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Domande esame glottologia e linguistica 1 – prof Cennamo

Glottologia e linguistica generale (Università degli Studi di Napoli Federico II)

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SOGGETTO
Il soggetto è la nozione grammaticale per eccellenza: nella grammatica tradizionale
si dice che il soggetto è quell’argomento del verbo che seleziona l’accordo col
predicato, pertanto il soggetto è l’argomento che ha una funzione sintattica
privilegiata all’interno di certi costrutti.
Delle 3 relazioni grammaticali (soggetto, oggetto diretto ed indiretto), il SOGGETTO
è la più importante in quanto più fenomeni sintattici lo coinvolgono.

Proprietà di codifica - Coding properties - sono soprattutto ma non


esclusivamente proprietà morfologiche
Quindi, 3 proprietà:
● Concordanza con il verbo (Accordo)
● Marca di caso
● Posizione dell’argomento nella frase
ci permettono di individuare la funzione sintattica di un argomento.
Queste proprietà sono in parte morfologiche (caso e accordo) ed in parte sintattiche
(la posizione rispetto al verbo).
● Concordanza con il verbo
In generale se una lingua ha il verbo che si accorda con un solo argomento
quest’ultimo sarà quasi sicuramente il soggetto: come l’italiano e l’inglese; il
soggetto è l’argomento che pilota la concordanza con il verbo, quindi il soggetto
concorda sempre con il verbo, qualsiasi altro argomento che non si accorda con il
verbo quindi non è soggetto.
Ma ci sono altre lingue come il Lakhota (lingua sioux parlata negli USA, regione
Midwest) in cui il verbo transitivo si accorda sia con il soggetto che con l’oggetto
diretto. Il verbo che mostra l’accordo con gli argomenti (sogg. e ogg. diretto).
Nella lingua basca: l’accordo é addirittura con tutti e 3 gli argomenti (soggetto,
oggetto diretto ed indiretto) in un frase con verbo ditransitivo - verbi ditransitivi
reggono soggetto, complemento oggetto e oggetto indiretto (give| grant (concedere)
He give Jhon ten dollars).
La concordanza con il verbo non é quindi la proprietà esclusiva del soggetto.
● Marca di caso
Per quanto riguarda i casi, i due modelli principali di marca dei casi (case-marking)
sono:
nominativo-accusativo
ergativo-assolutivo
Nominativo, accusativo, ergativo e assolutivo sono utilizzati per contrassegnare
sintatticamente, argomenti importanti in una frase, tra cui, soprattutto, il soggetto.

La lingua nominativa-accusativa: il soggetto del verbo intransitivo e il soggetto del


verbo transitivo é codificato al caso nominativo mentre l’oggetto diretto (altro
argomento del verbo transitivo) é al caso accusativo

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es. latino - verbo transitivo - MARCUS (nominativo) IULIUM (accusativo) OCCIDIT


es. latino - verbo intransitivo - MARCUS (nominativo) VENIT
oppure - verbo transitivo Puer puellam amat (il ragazzo ama la ragazza)
- verbo intransitivo Puer venit (il ragazzo venne)
Vediamo qui che la desinenza -us (caso nominativo) sarà uguale, concludiamo
dicendo che il sistema nominativo accusativo assegna lo stesso caso (caso
nominativo) al soggetto intransitivo ed a quello transitivo.

La lingua ergativa-assolutiva: (il basco, il georgiano)le lingue ergative codificano il


soggetto (agente) del verbo transitivo al caso ergativo. Il soggetto, unico argomento
del verbo intransitivo, e l’oggetto, altro argomento del verbo transitivo, sono codificati
al caso assolutivo.
Quindi in una frase come “L’uomo colpì la donna e venne qui”: se si analizza
seguendo il sistema ergativo assolutivo avremo che “L’uomo ha colpito la donna e
poi la donna è venuta qui” perché abbiamo il soggetto S ed A trattati in maniera
diversa poiché S=O cioé paziente.
Se la stessa frase la analizzassimo secondo il sistema nominativo - accusativo
avremo che “L’uomo ha colpito la donna e poi l’uomo é venuto qui” poiché S ed A
sono trattati allo stesso modo.
● O = oggetto di un verbo transitivo (spesso simboleggiato con P per paziente)
● S = soggetto di un verbo intransitivo
● A = agente di un verbo transitivo

Non si può concludere semplicemente che poiché un sintagma nominale è nel


caso nominativo, accusativo o dativo, quel sintagma nominale realizza
necessariamente sempre la funzione di soggetto, oggetto diretto, oggetto
indiretto. I casi possono essere creati morfologicamente in diversi modi in un
sintagma nominale spesse volte attraverso un suffisso vicino al nome (schema più
ricorrente e usato), ma anche attraverso apposizioni o articoli (come in tedesco);
ESEMPIO singolare è quello della lingua Maasai (lingua nilotica dell’est-Africa) che
per indicare il caso utilizza l’intonazione.

● Posizione dell’argomento nella frase (ARGOMENTO: sintagma che


compare all’interno di una proposizione in relazione col verbo: tipici argomenti
sintattici sono soggetto o ogg. diretto)
il Cantonese (della famiglia delle lingue cinesi) è una lingua che non ha né caso né
accordo, in cui é soltanto la posizione di un sintagma nella frase a segnalare la sua
funzione grammaticale, cioè è l’ordine delle parole che ci permette di distinguere la
funzione degli argomenti (ordine canonico SVO).
In Malgascio (lingua austronesiana parlata nel Madagascar): (ordine canonico è
VOS): il soggetto compare sempre in posizione finale, quindi qui la posizione
dell’argomento rispetto al verbo è determinante per stabilirne la funzione
grammaticale.

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Non esiste una proprietà di codifica che identifichi univocamente qualsiasi


relazione grammaticale.

Proprietà di comportamento: Behavioral properties - sono proprietà


sintattiche
sono i diversi costrutti in cui il soggetto può essere coinvolto.
Nelle singole lingue, ogni relazione grammaticale ha delle proprietà di
comportamento piuttosto distintive. Pertanto, non si può parlare di proprietà
universali, bensì solo di forti tendenze interlinguistiche.
SOGGETTO è sicuramente la funzione grammaticale più importante. Ci sono, infatti,
tanti fenomeni sintattici che lo coinvolgono.
I costrutti che sembrano riguardare universalmente il soggetto nelle frasi semplici
sono:
● la formazione dell'imperativo: in questo costrutto la seconda persona
singolare con funzione di soggetto è di norma sempre omessa ed è
interpretata come il destinatario del verbo, essendo questo normalmente non
coniugato.( Invece non si può mai omettere il complemento oggetto)
es: Open the door! --> il destinatario dei comandi è inteso come il soggetto del verbo
Tuttavia, ciò non avviene in tutte le lingue. Il Malgascio (lingua austronesiana
parlata nel Madagascar) ad esempio, presenta anche una forma inusuale di
imperativo: un imperativo passivo
es: Sasao ny lamba! (“siano lavati i vestiti!/The clothes be washed”).
I vestiti (ny lamba) è il soggetto sintattico ma non è anche il destinatario, perché il
destinatario è l’agente del verbo lavare (sasao) che è sottinteso.
Quindi essere il destinatario di un verbo imperativo è normalmente una proprietà del
soggetto, tuttavia, non è una proprietà universale, come dimostra la lingua
Malgascia.
● la forma riflessiva: la questione qui è capire argomento può precedere il
pronome riflessivo. Gli argomenti che possono precedere i pronomi riflessivi
sono sempre i soggetti. In alcune lingue, come il Norvegese, c'è un pronome
riflessivo (“seg selv”), che può essere preceduto solo dal soggetto, quindi in
norvegese è una proprietà esclusiva del soggetto.
es: Jon fortal-te meg om seg selv : “ John said me about him".
In altre lingue, come l'inglese, questa non è una proprietà esclusiva dei soggetti,
poiché prima del pronome riflessivo possiamo trovare anche l’oggetto diretto o
indiretto o un non-term.
es. Sam told Miriam about herself (antecedente=oggetto diretto)
Miriam talked with Sam about himself (antecendente=non-term)

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Quindi, generalizzando, si può dire che, universalmente, i soggetti possono essere


tra i possibili elementi che precedono i pronomi riflessivi ma questa proprietà non è
esclusiva del soggetto.
● Wh- question e la frase scissa (cleft sentence)
frase scissa è composta da:
- una proposizione reggente (principali, proposizioni) con il verbo essere in
funzione di copula che mette in rilievo il dato nuovo
- e da una proposizione subordinata introdotta da “che” con la funzione di
pronome relativo o di congiunzione, per fornire il dato già noto.
es: It was Mary who reAd the book.

Questi due costrutti in inglese in genere non riguardano esclusivamente il soggetto.


In entrambe le costruzioni l’argomento compare in posizione diversa rispetto alla
solita posizione delle frasi dichiarative semplici, pertanto queste costruzioni sono
definite anche extraction construction.
La formazione di queste due costruzioni in inglese è libera/senza vincolo rispetto alle
funzioni grammaticali.
es. - Who ate my sandwich? who = soggetto
- Who did Mary see? who= complemento oggetto
- It was Mary who ate my sandwich. Mary= soggetto di ate

Nel Malgascio (lingua del Madagascar) invece, queste due costruzioni sono più
limitate/vincolate: se le parole delle WH- e i sintagmi nominali delle frasi scisse sono
gli argomenti diretti, allora questi devono sempre essere il soggetto della frase.
ad es. una frase come: What did the woman wash?’
in cui what è oggetto diretto è impossibile. Per rendere questa frase in Malgascio
bisogna utilizzare la voce passiva nell’equivalente What was washed by the woman

Dunque, in relazione alla formazione dell'imperativo, alla forma riflessiva e alle


costruzioni wh- e le frasi scisse, il soggetto risulta essere la relazione grammaticale
più rilevante, in particolare quando ci sono restrizioni su quale argomento debba
essere coinvolto in un determinato costrutto . Ciò ha portato numerosi studiosi a
proporre una gerarchia delle relazioni grammaticali:
SOGGETTO>OGGETTO> OGGETTO DIRETTO> OGGETTO INDIRETTO>
NON-TERMS
Questa gerarchia fa intendere che se un fenomeno sintattico è ristretto ad un solo
term, tale term sarà il soggetto. In altre parole, il soggetto è l’argomento sintattico
privilegiato in una costruzione. Se un fenomeno sintattico include più di un elemento,
essi saranno soggetto e oggetto diretto, e così via. Dunque se un fenomeno
sintattico include più di un elemento, tra questi ci sarà sempre il soggetto.

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Per quanto concerne le frasi complesse possiamo analizzare:


● Proposizioni relative:
Le proposizioni relative modificano un sintagma, quest’ultimo modificato è
definito come la testa della proposizione relativa.
es. La ragazza che ho incontrato. “che” modifica il SN “la ragazza” - che fa
riferimento al sintagma modificato - in questo caso in funzione di
complemento ogg.
es. La ragazza che parla - “che” in funzione di soggetto
Quindi la testa può svolgere una funzione di soggetto, complemento oggetto o
oggetto indiretto.
● Raising Contruction o matrix-coding construction: è un costrutto che
riguarda un elemento che non si trova nella sua posizione canonica; in
Inglese ci sono 2 tipi:
1. La matrix-coding-as-subject construction: il soggetto della subordinata
diventa il soggetto della principale.
2. La matrix-coding-as-object construction: il soggetto della subordinata
diventa l’oggetto della principale.

es: - It seems (that) the students have forgotten the assignment.


- The students seem to have forgotten the assignment (soggetto).
- Mary believes (that) the students have forgotten the assignment.
- Mary believes the students to have forgotten the assignment. (oggetto)

● Control structure (struttura di controllo):


In questo tipo di costrutto c’è un argomento che deve essere omesso nella
subordinata, per evitare di formare frasi agrammaticali, ed è sempre il
soggetto, come in:

es. Mary tried ___ to open the window.

● Conjunction reduction (costruzione coordinata):


nella costruzione di una coordinata, che ha 2 o più proposizioni, in ognuna,
eccetto la prima, manca un argomento. Di solito l’argomento omesso è il
soggetto, perché esso è coreferenziale rispetto alla prima proposizione (il
soggetto della seconda proposizione coincide con il soggetto della prima
proposizione):

es. Sally saw Mary and (Sally) greeted her.

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Quindi, possiamo omettere il soggetto solo se è coreferenziale con il soggetto


della prima proposizione, ma non possiamo omettere l’oggetto diretto: non
possiamo dire: Sally saw Mary and greeted (her) sarebbe agrammaticale

ALLINEAMENTO : L’allineamento si riferisce alla particolare codifica degli


argomenti nucleari di una frase: soggetto/agente e oggetto dei verbi transitivi e il
singolo argomento soggetto dei verbi intransitivi.
S l’unico argomento di un verbo intransitivo;
A l’argomento agente di un verbo transitivo che coincide con il soggetto nelle lingue
in cui è possibile identificare l’azione grammaticale del soggetto;
O l’argomento paziente – oggetto di un verbo transitivo
Le distinzioni possono essere di tipo morfologico (attraverso i casi grammaticali e la
concordanza verbale), o sintattico (attraverso l’ordine delle parole), oppure
entrambi.
La differenza tra verbi transitivi e intransitivi risiede nella quantità di argomenti che
sono necessari per il significato del verbo:
I verbi transitivi hanno due argomenti: il soggetto (A, agente) e l’oggetto (O
paziente) - azione coinvolge ogg diretto - mangiare
I verbi intransitivi hanno un solo argomento che è il soggetto (S) - questo verbo
esprime un’azione|stato in assoluto - dormire sul divano
Questi 3 argomenti non sono allineati allo stesso modo in tutte le lingue per questo
motivo esistono vari tipi di allineamento:

Allineamento Nominativo-accusativo (A=S≠O) - morfosintattico


il soggetto del verbo intransitivo e il soggetto del verbo transitivo é codificato al caso
nominativo mentre l’oggetto diretto (altro argomento del verbo transitivo) é al caso
accusativo
es. latino - verbo transitivo - MARCUS (nominativo) IULIUM (accusativo) OCCIDIT
(Marco uccide Giulio)
es. latino - verbo intransitivo - MARCUS (nominativo) VENIT (Marco viene)
Vediamo qui che la desinenza -us (caso nominativo) sarà uguale, concludiamo
dicendo che il sistema nominativo accusativo assegna lo stesso caso (caso
nominativo) al soggetto intransitivo ed a quello transitivo.
Le lingue con un allineamento di questo tipo, inoltre, possono detransitivizzare i verbi
transitivi declassando l’argomento A e ponendo l’argomento O come se fosse S :
questo fenomeno prende il nome di diatesi passiva. La maggior parte delle lingue del
mondo hanno l’allineamento accusativo.

Allineamento Ergativo-assolutivo (S=O≠A) - morfosintattico


(il basco, il georgiano)

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le lingue ergative marcano il soggetto, o meglio l’agente del verbo transitivo, al caso
ergativo (che corrisponde di solito al genitivo ed altri casi obliqui). Il soggetto, unico
argomento del verbo intransitivo, e l’oggetto, altro argomento del verbo transitivo,
sono codificati allo stesso caso (assolutivo).
Quindi in una frase come “L’uomo colpì la donna e venne qui”: se si analizza
seguendo il sistema ergativo assolutivo avremo che “L’uomo ha colpito la donna e
poi la donna è venuta qui” perché abbiamo il soggetto S ed A trattati in maniera
diversa poiché S=O cioé paziente.
Se la stessa frase la analizzassimo secondo il sistema nominativo - accusativo
avremo che “L’uomo ha colpito la donna e poi l’uomo é venuto qui” poiché S ed A
sono trattati allo stesso modo.
Le lingue di questo tipo possono detransitivizzare i verbi declassando l’argomento O
e trattando A come se fosse S e questo fenomeno prende il nome di diatesi
antipassiva.

COSTRUTTO TRANSIMPERSONALE
Nel 1914 il linguista, antropologo statunitense Edward Sapir ha condotto uno studio
in cui parla dei costrutti transimpersonali.
Sapir analizza i verbi intransitivi delle lingue native americane come verbi transitivi e
propone una definizione di “soggetto impersonale inespresso”.
as es. nella frase I sleep lui fa diventare il soggetto del verbo intransitivo “I” in
oggetto diretto “me” quindi in alcune lingue la frase è espressa come se fosse:
It sleeps me, come se il soggetto subisse l’azione del dormire.
Quindi Sapir suggerisce di analizzare questi verbi/predicati che sono inattivi
intransitivi, in predicati transitivi.
(Questa costruzione non va confusa con l’intransitività scissa che invece riguarda i
verbi intransitivi.)
Ma Francesca Merlan 1985 (prof.ssa di antropologia) sottolinea che l'analisi di Sapir
è oscura e non è molto chiara, chiedendosi ‘Come può qualsiasi forma significare " it
sleeps me”. Non è chiaro come l'analisi generale di Sapir è concepita per essere
destinata a riguardare tutte le lingue attive (ovvero quelle lingue in cui l'argomento di
un verbo intransitivo può essere a volte codificato come l'agente di un verbo
transitivo (ossia come il soggetto in italiano) e a volte come un complemento
oggetto).
Grazie al lavoro di Merlan, i tipologi sono sempre più consapevoli dell'eterogeneità
delle lingue attive, che possono essere classificate secondo diversi criteri.
Da un lato se ogni verbo intransitivo supporta solo uno dei due casi si parla di lingua
split-S. In una lingua del genere l'argomento di un verbo intransitivo come cadere
sarà sempre contrassegnato come l'agente (soggetto), anche se l'azione di cadere è
involontaria. Un verbo come dormire sarà invece indicato come paziente (o
complemento oggetto). Dall’altro, se il parlante può scegliere come indicare
l'argomento, si parla di lingua fluid-S. In questo modo è possibile dare una maggiore
sfumatura riguardo al grado di intenzionalità del soggetto rispetto all’azione.

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Allineamento Attivo-Stativo (o inattivo) - semantico


Si tratta di una codifica a base semantica: le lingue attive-stative non effettuano una
distinzione su base sintattica, bensì semantica in quanto marcano i sintagmi
nominali in base al ruolo semantico (agente o no).
In queste lingue l’argomento del verbo intransitivo può essere codificato come
Agente di un verbo transitivo o come Oggetto di un verbo transitivo.
I criteri di assegnazione ad una classe o ad un’altra variano da lingua a lingua e
possono essere scelti dal parlante a seconda del grado di controllo/volontarietà del
soggetto rispetto all’evento espresso dal verbo.

Esistono due tipi di lingue attivo-stative:


-lingue SPLIT-S: c’è una scissione del soggetto, il soggetto dei verbi intransitivi è
codificato o sempre come Agente o come Oggetto, quindi si verifica o sempre una
condizione o sempre l’altra indipendentemente dal grado di controllo del soggetto
rispetto all’evento;
-lingue FLUID S: l’argomento di un verbo intransitivo può essere codificato sia come
Agente sia come Oggetto, a seconda del grado di controllo che il soggetto esercita
rispetto all’evento espresso dal verbo.
es.: la lingua BaZBI (della famiglia delle lingue caucasiche): un verbo come
“cadere” consente la codifica sia nominativa sia ergativa e questo dipende dall
intenzionalità/volontarietà o grado di controllo del soggetto rispetto all’azione. Ossia
se il soggetto compie l’azione volontariamente il soggetto viene codificato al caso
ergativo;
se l’azione è involontaria quindi non intenzionale il soggetto è codificato al caso
nominativo.
es.: nella lingua georgiana(lingua caucasica), un argomento S se inattivo è marcato
al caso pazientivo (come un O), mentre se S è attivo è marcato al caso agentivo
(come un A).

INTRANSITIVITà/VERBI INTRANSITIVI
I verbi possono essere divisi in diversi tipi di categorie: Una dimensione distintiva
importante riguarda il numero di elementi che un verbo riesce a reggere (valenza)
verbo transitivo: quando il verbo regge soggetto e complemento oggetto (Luca
suona il clarinetto)
Verbo Intransitivo: si chiama verbo intransitivo quando regge soltanto il soggetto
(piovere | morire)
Verbi ditransitivi: i verbi ditransitivi reggono soggetto, complemento oggetto e
oggetto indiretto (give| grant (concedere) He give Jhon ten dollars).
i verbi possono rappresentare diverse situazioni: alcuni rappresentano situazioni
statiche (vedere conoscere), altre azioni (correre), altre ancora a cambi di stato (per
esempio liquido-> solido), altri che coinvolgono azioni più cambi di stato
La differenza tra verbi transitivi e intransitivi risiede nella quantità di argomenti che
sono necessari per il significato del verbo:

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I verbi transitivi hanno due argomenti: il soggetto (A, agente) e l’oggetto (O


paziente).
I verbi intransitivi hanno un solo argomento che è il soggetto (S).
La classe dei verbi intransitivi comprende due sottoclassi:
1. Verbi inergativi
Sono verbi intransitivi il cui argomento (il soggetto) ha le proprietà sintattiche tipiche
del soggetto dei verbi transitivi (lavorare, camminare, ridere, dormire...). Es: Io
mangio la mela = Io lavoro);
2. Verbi inaccusativi : Verbi intransitivi in cui il soggetto ha le proprietà sintattiche
tipiche dell’oggetto dei verbi transitivi (arrivare, cadere, sparire...). Es: Io mangio la
mela= E’ caduta la matita).
Il termine inaccusativo fu introdotto nella terminologia linguistica da
Perlmutter nel 78 (pronominali: si combinano nella coniugazione con almeno un
pronome - accorgersi; pentirsi; arrendersi; andarsene)

Un test per distinguere i due tipi di verbi intransitivi è vedere l’ausiliare selezionato:
gli inergativi optano per il verbo avere, gli inaccusativi per il verbo essere. Il
fenomeno della variazione nella selezione dell’ausiliare con i verbi intransitivi prende
il nome di intransitività scissa.

Allineamento tripartito (A≠S≠O)


Il sistema tripartito possiede casi distinti per ciascuno dei tre argomenti; esso sembra
però essere piuttosto raro tra le lingue del mondo: le uniche attestazioni riguardano
certe classi di SN in alcune lingue iraniche, dove tale sistema rappresenta uno stadio
intermedio nel processo evolutivo da un precedente sistema casuale
ergativo-assolutivo in direzione di un sistema nominativo-accusativo.
Allineamento transitivo (A=O≠S)
l’ultimo sistema, attestato raramente, assegna lo stesso caso a A e a P/O, e
differenzia S tramite un altro caso. Tale sistema è estremamente raro tra le lingue
del mondo, finora è stato attestato solo in una lingua australiana, lo wanggumara
(lingua australiana).
Allineamento diretto (A=S=O)
Un numero ristretto di lingue non fa distinzione tra agente, paziente e argomenti
intransitivi, lasciando che l’ascoltatore faccia affidamento sul contesto e il senso
comune per comprendere l’evento descritto. Per es, nella domanda “Chi sta
fotografando Andrea?” non si riesce a capire se Andrea sia il fotografo o il
fotografato.

Lingue austronesiane
Le lingue austronesiane delle Filippine, Taiwan, Madagascar, utilizzano sia
l’allineamento accusativo che quello ergativo nei verbi transitivi.
Gli allineamenti sono spesso (ed erroneamente) chiamati diatesi attiva e passiva
poiché il parlante può spesso scegliere di usare un tipo di allineamento piuttosto che
la voce attiva o passiva. Tuttavia, poiché non sono delle vere e proprie ‘voci’, termini

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come “agente focale” o “causa agente/efficiente” sono usati per la tipologia


accusativa e “paziente focale” o “causa paziente” per la tipologia ergativa.
L’allineamento “causa paziente” è quello basilare in queste lingue. In ciascun
allineamento vengono usati due casi, ma avendo il nominativo e l’assolutivo la
stessa tipologia morfologica, esistono in totale 3 argomenti: nominativo-assolutivo
(chiamato convenzionalmente anche solo nominativo), ergativo e accusativo. Alcuni
studiosi di queste lingue, addirittura, credono che esistano 4 allineamenti, con diatesi
che marcano il locativo o il beneficiario con il caso nominativo, ma in generale si
ritiene che questi allineamenti non siano argomenti cardini (core arguments).

Relazioni di dipendenza
I principali approcci per descrivere la struttura sintattica sono 2:
la grammatica della dipendenza e la grammatica della struttura dei costituenti.
Dipendenza: in linguistica, è la relazione sintagmatica che un elemento
morfosintattico ha con altri elementi; questa relazione definisce la lingua come un
sistema strutturale. Un esempio di ciò è dato dalla relazione articolo-nome o
soggetto-verbo, verbo-oggetto diretto.
Un’altra relazione fondamentale è la relazione paradigmatica, che è data dal
rapporto esistente tra le parole che possono essere sostituite nella stessa posizione
sintagmatica - ad esempio: nella frase: “ho letto il libro di cui mi hai parlato”, è
possibile inserire la parola libro, romanzo, manuale, ecc...ma non la parola tavolo.
L'insieme delle parole che possono sostituirsi a “libro” costituiscono una relazione
paradigmatica.

Tipi di dipendenza
Quando due o più elementi occorrono in un dato schema sintattico, esiste una sorta
di dipendenza tra di loro. In genere c’è un elemento dominante da cui dipendono le
proprietà della disposizione sintattica e che si definisce “testa”, mentre gli altri
elementi sono i suoi “dipendenti”.
Il punto di partenza nella struttura di Dipendenze è il verbo, il verbo prende un certo
numero di dipendenti (argomenti)
es. Maria suona il pianoforte--> suona è la testa, Maria e il pianoforte sono i
dipendenti, anche tra “il” e “pianoforte” esiste una relazione di dipendenza poiché la
forma dell’articolo determinativo dipende dal sostantivo).

Le dipendenze possono essere classificate in tre tipi:


● bilaterale: la presenza di un elemento è legata alla presenza di un altro
elemento, cioè non c’è testa senza il dipendente e viceversa.
es. in inglese: la relazione soggetto+verbo, un verbo non può stare senza
soggetto e viceversa
● unilaterale: la testa può apparire senza alcun dipendente, mentre i dipendenti
non possono apparire senza la testa.
es: Ho letto un libro molto interessante→ interessante può occorrere senza
aggettivo molto, libro può occorrere senza il modificatore interessante.

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Modificatore: nella linguistica strutturale, elemento che, nella costruzione di una frase, ha una
«distribuzione» (ossia una posizione nel contesto) diversa da quella della costruzione nel suo
insieme; sono tali l’attributo o l’opposizione in un sintagma nominale, gli avverbi modali e alcuni
complementi nel sintagma verbale ecc.
The very tall women like basketball → tall può occorrere senza very, women può occorrere senza
alcun modificatore.
● coordinata: tutti gli elementi hanno uno status uguale (hanno lo stesso
valore), tutti possono essere la testa.
es. The girl and the boy; the happy and young couple (conjoined phrases)
Mary cooked and ate the sandwich. Le costrutti coordinate non hanno
necessariamente bisogno di un elemento di collegamento come una
congiunzione; infatti la coordinazione senza l’uso di una congiunzione è
conosciuta come paratassi (es. Maria cucina, Giulio pulisce).

Le valenze sono elementi linguistici che devono necessariamente esistere affinché ciò che il
verbo descrive abbia un senso. Quindi è il verbo stesso, sulla base della sua natura e di ciò
che esprime, a stabilire il numero e il tipo degli argomenti chiamati in causa.

Valenza
Il concetto di valenza riguarda il numero di dipendenti che una testa può avere.
Con l’espressione ‘valenza del verbo’ ci si riferisce al numero di argomenti che un
verbo può avere, ma il numero di argomenti non coincide sempre con il numero di
dipendenti.
es: Chris gave the present to Pat at the party yesterday:
ha 5 dipendenti:
● i SN Chris, the present, to Pat, at the party
● avverbio yesterday
Differenza con il SN “at the party” e l’avverbio “yesterday”.
Infatti, mentre gli altri dipendenti sono semanticamente tutti argomenti del verbo give
e sintatticamente sono terms, at the party e yesterday non sono né argomenti del
verbo, né terms, dal momento che non denotano un partecipante all’evento del
verbo dare (give) ma il luogo in cui l’evento accade e il tempo in cui accade.
At the party e yesterday sono adjuncts in quanto sono opzionali.

La differenza tra terms e non-terms si sovrappone (anche se non è identica)


all’opposizione tra argomento-adjuncts. I terms (soggetto, oggetto diretto, oggetto
indiretto) sono quasi sempre argomenti, mentre i non-terms possono essere sia
argomenti sia adjuncts.

Esistono due tipi di valenza:


● valenza sintattica di un verbo si riferisce al numero di terms che un verbo può
avere
● valenza semantica di un verbo, cioè il numero di ruoli semantici associati ad
esso (che è anche definita la ‘struttura degli argomenti’).

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Valenze sintattica e semantica non devono necessariamente essere uguali in ogni


caso.
● il verbo eat ha due argomenti semantici (quindi valenza semantica di 2) ma 1
solo argomento sintattico, ovvero il soggetto, può apparire da solo con il verbo
(quindi valenza sintattica di 1 o 2).
● verbi atmosferici come rain, snow illustrano il caso opposto: non hanno
argomenti semantici, ma siccome l’inglese (non pro-drop) richiede che tutte le
proposizioni nelle frasi semplici abbiano il soggetto espresso, esse prendono
il cosiddetto dummy (fittizio) subject it. (quindi hanno una valenza semantica
di 0 ma sintattica di 1).

Dato che verbi come eat o give hanno una valenza sintattica variabile: è necessario distinguere tra
argomenti sintattici obbligatori e facoltativi (gli adjuncts sono sempre facoltative.). Gli argomenti
semantici solitamente appaiono come argomenti sintattici, e gli adjunct in genere sono opzionali, ma
c’è un’eccezione: nelle costruzioni passive il SN ACTOR (che è un argomento semantico del verbo)
appare come adjunct opzionale ed è marcato da un caso obliquo in lingue come il Malayalam (parlata
in India), oppure da una apposizione in inglese, tedesco, francese, ecc.

Come si decide se un SN o SP è un argomento o adjunct?


= tramite il criterio dell’omissibilità:
● se esso deve essere presente obbligatoriamente all’interno della proposizione: è un
argomento del verbo
● se è facoltativo allora si tratta di un adjunct:
es. Per quanto riguarda i SP con la preposizione ‘con’, consideriamo gli esempi:
a. The boy broke the window (with a rock)
a’. The rock broke the window
b. The girl ate the pasta (with a fork)
b’. *The fork ate the pasta
Come possiamo vedere, sia in (a) che in (b) il SP è facoltativo; tuttavia, c’è una differenza tra le frasi:
in (a) rock può essere soggetto (actor) del verbo break, ma lo strumento fork non può essere soggetto
(actor) di eat. Dunque, rock deve essere un argomento semantico del verbo mentre fork è
un’estensione di eat.

Non è detto però che tutti i SN o SP facoltativi siano adjunct altrimenti bisognerebbe ammettere che
l’oggetto diretto di un verbo come eat o drink sia un’estensione anch’essa, il che è poco credibile; o
che l’oggetto indiretto di un verbo come give sia un’estensione, di nuovo poco credibile. La distinzione
sta nel fatto che gli oggetti diretti o indiretti sono argomenti semantici dei verbi eat, drink, give mentre
espressioni come yesterday o at the party non lo sono.
Si può anche dire che i SN o SP che si riferiscono ai partecipanti che sono concettualmente necessari
per il significato del verbo sono argomenti, mentre quelli che si riferiscono ai partecipanti che non
sono concettualmente necessari non lo sono (argomenti).

Coding/Codifica
Le relazioni di dipendenza sono anche espresse attraverso mezzi morfologici, nello
specifico con il caso e l’accordo. Ci sono lingue in cui la relazione tra la testa e il
dipendente viene codificata sul dipendente, ossia, gli argomenti del verbo prendono
il caso assegnato dal verbo, gli oggetti delle apposizioni prendono il caso assegnato
dalle apposizioni e il SN possessore prende il caso genitivo.

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Ma questa non è l’unica possibilità: in altri casi la relazione tra testa e dipendente è
codificata sulla testa e questa costruzione viene definita head marking (come nello
Yagua, una lingua indigena in Perù, Swahili…) che si contrappone alla costruzione
dependent marking tipica dell’inglese, tedesco, russo, ecc… Questa distinzione,
comunque, non è assoluta: primo perché ci sono lingue a cui non è possibile
applicarla, come il cantonese che manca di caso e di accordo; secondo, perché
alcune lingue possiedono entrambe le costruzioni, come il basco che è definita
‘double-marking language’.

Ruoli tematici
I ruoli semantici descrivono la funzione che un argomento assume nell’evento
descritto dal verbo;
I parametri semantici che hanno avuto maggior rilievo nella discussione
dell’allineamento semantico sono due:
● Il ruolo tematico del predicato, in particolare la sua posizione nel continuum
agente/paziente;
● L’aspetto del predicato, in particolare la divisione tra predicati stativi e
dinamici, e tra predicati telici e atelici. I predicati stativi esprimono degli stati e
qualità. Quelli dinamici denotano delle azioni e delle situazioni.

Alcuni studi riguardo il fenomeno dell’allineamento semantico suggeriscono che i


fattori che determinano la codifica degli argomenti sono specifici del linguaggio e che
è, spesso, un singolo fattore o una serie di fattori strettamente connessi che giocano
un ruolo fondamentale nel formare una lingua.
Recentemente Primus ha proposto un modello universale di argomenti
semanticamente allineati con dei predicati a singolo argomento, seguendo lo studio
di Dowty il quale propose un processo di scomposizione lessicale al fine di catturare
gli aspetti grammaticalmente rilevanti del significato del predicato. Secondo Dowty i
ruoli tematici individuali, devono rientrare nelle due macro-categorie di proto-ruoli,
cioè quella di proto-agente e di proto-paziente.
In generale, le proprietà del proto-agente sono:
● coinvolgimento nell’evento/azione, intenzionalità
● è un essere senziente;
● è colui che causa un evento o un cambiamento di stato o il movimento di un
altro partecipante;
● esiste indipendentemente dall’evento identificato dal verbo.
Le proprietà del proto-paziente sono:
● subisce un cambiamento di stato;
● descrive un tema incrementale (come nel verbo ‘costruire’, dove l’azione
descritta ha termine solo quando è stato raggiunto lo scopo);
● influenzato da un altro partecipante all’evento
● stazionario rispetto al movimento di un altro partecipante.

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ERGATIVITà
Il contrasto tra modello nominativo-accusativo ed ergativo-assolutivo non si riscontra
solo nella codifica dei casi ma anche nell’ambito del comportamento sintattico degli
argomenti. Quindi bisogna distinguere tra codifica morfologica e comportamento
sintattico.

Esistono 2 modelli di codifica ergativa:


I modelli di codifica ergativa sono definiti “ergatività morfologica”

1)ergatività morfologica: nelle costruzioni accusative il soggetto intransitivo e


quello transitivo (actor) sono trattati allo stesso modo, mentre l’oggetto diretto è
trattato diversamente. In una costruzione ergativa, invece, il soggetto intransitivo e
l’oggetto diretto sono trattati allo stesso modo e l’actor riceve un trattamento diverso.

(ergatività morfologia è una caratteristica più comune delle lingue) l’argomento é


marcato attraverso il caso e l'accordo(come in Basco). Se non c'è la marca dei casi
si può’ usare la morfologia verbale (perché ci sono lingue che non hanno un caso
ergativo ma la struttura dell’accordo verbale é ergativa)

2)ergatività sintattica: l’ergatività si esprime, appunto, nella sintassi & si può


esprimere in diversi modi (non è molto comune nelle lingue del mondo):
-nell’ordine delle parole
-nelle proposizioni relative determinando quale argomento debba essere
relativizzato
-nelle subordinate.
es: nella lingua Dyirbal: DAIBOL

Nella costruzione antipassiva delle lingue ergative come il Dyirbal (lingua ergativa
del gruppo delle lingue australiane aborigene) sono possibili 2 modi per esprimere la
stessa frase: il soggetto del verbo intransitivo e l’agente de verbo transitivo sono
codificati allo stesso caso mentre l'oggetto é codificato con una marca di caso
diversa:
1. Si ottiene, dunque, la promozione sintattica di un SN con funzione di Agente
(sogg. verbo transitivo) codificato al caso ergativo --> 2. in posizione di S
(verbo intransitivo) con la marca del caso assolutivo: in questo caso però P/O
(paziente|compl.ogg) non avrà più la marca del caso assolutivo, ma quella di
un caso obliquo (dativo).
In dyirbal si può quindi riformulare la frase transitiva (‘L’uomo colpí la donna e la
donna venne qui) in modo che ‘l’uomo’ appaia come S (sogg. verbo intransitivo) e
‘la donna’ come oggetto obliquo, aggiungendo al verbo il suffisso antipassivo -ay
(L’uomo venne qui e colpì la donna).
L’ergatività sintattica non è molto comune nelle lingue del mondo. Si trova
principalmente nelle lingue Maya in Messico e in America Centrale, in varie lingue

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australiane, in alcune filippine, ecc... mentre le ergatività morfologica è più comune, il


che significa che la maggior parte delle lingue ergative morfologicamente sono
sintatticamente accusative. Le lingue con ergatività sintattica quasi sicuramente
hanno anche l’ergatività morfologica mentre non è vero il contrario.

CARATTERISTICHE LINGUE ERGATIVE


1)La caratteristica distintiva di una lingua ergativa è che mantiene un'equivalenza tra
l'oggetto di un verbo transitivo e il soggetto di un verbo intransitivo, e tratta il
soggetto, meglio definito come agente, di un verbo transitivo in maniera differente.

2)un’altra caratteristica delle lingue con sintassi ergativa è che queste lingue hanno
un sistema doppio marcatura di caso:
- i pronomi di solito seguono uno schema accusativo
- i sostantivi che seguono uno schema ergativo.

3)tutte le lingue che seguono uno schema ergativo hanno anche una costruzione
che segue uno schema accusativo. In quanto questi sistemi sono divisi
sintatticamente e morfologicamente.
L’ergatività sintattica non è molto comune nelle lingue del mondo, mentre l’ergatività
morfologica è più comune. Ciò significa che Le lingue più morfologicamente ergative
sono sintatticamente accusative.
Es: nella lingua Mparntwe Arrernte (lingua aranda, aborigena dell’Australia)
-I sostantivi sono marcati al caso ergativo come in Dyirbal e in Yidin.
-Mentre l’accordo verbale lo troviamo al caso nominativo-accusativo (poiché S e A
che accordano con il verbo non S e O, dunque abbiamo anche uno schema
nominativo-accusativo dove S e A accordano con il verbo e non S e O).

Ergatività scissa
La maggior parte delle lingue ergative sono ergative solo a livello morfologico, e
possiedono invece una sintassi organizzata su base nominativo-accusativa: in esse
si riscontra spesso un fenomeno, conosciuto nella letteratura linguistica con il
termine di Ergative Split ‘scissione dell’ergatività’, in base al quale la morfologia di
una lingua ergativa mostra un’organizzazione in parte di tipo ergativo-assolutivo e in
parte nominativo-accusativo.
Tale fenomeno è principalmente determinato da due fattori, da un lato dal tempo o
dall’aspetto del verbo, e dall’altro dalla natura semantica del SN.
Nelle lingue che presentano l’ergatività scissa, in altri termini, l’ergatività è spesso
confinata a certi tempi o aspetti del verbo, e in tali casi è sempre il passato o
l’aspetto perfettivo che mostra una costruzione di tipo ergativo, mentre con il
presente o con l’aspetto imperfettivo appare una costruzione accusativa.
D’altra parte, sempre in un sistema con ergatività scissa, può succedere che la
costruzione ergativa sia utilizzabile solo quando certi tipi di SN o certe combinazioni
di SN appaiono nel ruolo di A e di P/O; in tal caso l’ergatività è connessa

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all’animatezza dei SN. L’animatezza può essere definita nei termini di una gerarchia,
i cui principali componenti sono
- umano (1ª/2ª > 3ª) > animale > inanimato
Quando A si trova in un punto della gerarchia più basso rispetto a P/O, si riscontra
una costruzione ergativa, mentre se si trova in un punto più alto appare una
costruzione accusativa.
Tra le poche lingue ergative che presentano l’ergatività scissa non influenzato da
questi due fattori, vi sono il basco e il tzeltal (lingua maya); d’altra parte, nessuna
lingua sembra mostrare un’ergatività scissa condizionata da entrambi i fattori.

Può essere causata da diversi fattori:


-animatezza, la 1° e 2° persona che compare, è marcata al modello accusativo;
-certi aspetti del verbo→distinzione tra perfettivo e imperfettivo: perfettivo, argomenti marcati
all’ergativo; imperfettivo, argomenti marcati all’accusativo;
-tipo di codifica coinvolta→ergativo-assolutivo se è marcato sul caso, nominativo- accusativo se è
rispetto all’accordo...

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RELAZIONI GRAMMATICALI E RUOLI SEMANTICI


Le nozioni di relazione grammaticale e ruolo semantico rientrano nella nozione più
generale di struttura relazionale.
Relazioni grammaticali:
● soggetto
● oggetto diretto
● oggetto indiretto
Mentre esistono 3 relazioni grammaticali, esistono molti ruoli semantici e il tipo di
ruolo che un SN assume in una frase dipende anche dal tipo di verbo che lo
accompagna.
Ruoli semantici:
● Agente: l’entità animata che compie l’azione intenzionalmente (Mario mangia)
● Paziente: l’entità che subisce l’azione/evento (Maria lava la camicia)
● Tema: l’entità che subisce un cambio di proprietario o di posizione (Ho dato il
libro a Maria/ ho messo il libro sul tavolo)
● Destinazione(goal): il punto finale di un cambiamento di luogo (ho messo il
libro sul tavolo)
● Ricevente: punto finale di un trasferimento di possesso (Ho dato il libro a
Maria)
● Strumento: entità inanimata che interviene al compimento dell’azione
involontariamente (Mario lava la camicia col sapone)
1. Le relazioni grammaticali (soggetto e il complemento oggetto) sono
indipendenti dai ruoli semantici di agente e paziente.
Negli anni ‘80 si riteneva che i ruoli semantici (agente e paziente) fossero dei
primitivi, invece proprio per l’impossibilità di individuare delle nozioni di agente e
paziente che abbiano una validità universale e anche per l’impossibilità di poter
specificare il ruolo semantico di tante situazioni linguistiche espresse dai predicati,
ha portato a comprendere che in realtà era necessaria una nozione più generale.
Van Valin di fatti propone le nozioni dei macroruoli actor e undergoer i quali
SUSSUMONO ai ruoli semantici per eccellenza.
ACTOR: è il ruolo del soggetto di una voce attiva di un verbo transitivo e dell’oggetto
diretto di una frase passiva.
UNDERGOER: è il ruolo dell’oggetto diretto di una frase attiva e del soggetto di una
frase passiva.
Entrambi sono definiti macroruoli semantici poiché ciascuno racchiude una serie di
relazioni tematiche.
Un altro concetto importante è quello di neutralizzazione: più i ruoli sono generali e
più i contrasti semantici vengono neutralizzati: i macroruoli di actor e undergoer
rappresentano delle neutralizzazioni; i ruoli di actor e undergoer invece sono
neutralizzati nella nozione di soggetto in lingue come l’inglese:

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ad es. in inglese il verbo finito concorda con il soggetto indipendentemente dal ruolo
semantico del soggetto, cioè indipendentemente dal fatto che il soggetto sia attore di
verbo transitivo o undergoer di verbo intransitivo…

La nozione grammaticale per eccellenza è quella del SOGGETTO: nella grammatica


tradizionale si dice che il soggetto è quell’argomento del verbo che seleziona
l’accordo col predicato, pertanto il soggetto è l’argomento che ha una funzione
sintattica privilegiata all’interno di certi costrutti.

Le relazioni grammaticali di soggetto e oggetto e ruoli semantici quali agente e


paziente possono non coincidere strutturalmente: non sempre l’agente è realizzato
come soggetto e non sempre il paziente è realizzato come oggetto.
Un esempio di non corrispondenza tra piano semantico e piano sintattico:

es: “Mario lavò la camicia” e “La camicia fu lavata da Mario”

Sul piano semantico: in entrambe le frasi “Mario” è colui che compie l’azione
(agente), mentre “la camicia” è l’entità che subisce l’azione (paziente);
Sul piano sintattico: questi ruoli sono realizzati in modi diversi:
- nella prima frase (attiva) “Mario” è agente soggetto, “la camicia” è l’oggetto
paziente
- nella seconda frase (passiva) il soggetto “la camicia” è paziente, mentre
l’agente “Mario” compare in una posizione periferica, espressa mediante un
sintagma preposizionale (introdotto dalla preposizione “da”).

Quindi mediante la voce passiva del verbo possiamo avere un paziente in funzione
di soggetto e possiamo rimuovere l’agente dalla sua posizione canonica di soggetto.

2. Esistono diverse relazioni tra un predicato e i suoi argomenti in una frase:


1. ogni verbo/predicato è associato a uno o più partecipanti/argomenti, e questo
prende il nome di ‘struttura argomentale del verbo’:
es. in italiano:
- piovere è un verbo privo di argomenti perché non ha alcun partecipante (es.
piove)
- partire è un verbo con una struttura argomentale caratterizzata dalla presenza
di un argomento agente-soggetto (es. Mario parte)
- mettere verbo con una struttura argomentale che necessita la direzione, cioè
il luogo verso cui è diretta l’azione (es. metto la penna sul tavolo), quindi la
direzione del movimento è lessicalizzata nel verbo mettere, cioè la direzione è
parte del significato del verbo mettere.
- lavare (in Malgascio) (lingua austronesiana parlata nel Madagascar) può
avere tre argomenti semantici (agente, paziente e strumento):
es. Mario lava la camicia col sapone

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Il ruolo semantico di “sapone” è chiamato strumento, ma in Malgascio, oltre alla voce attiva e
passiva, la cui funzione è analoga a quella nelle lingue come l’italiano o l’inglese, cioè un costrutto
sintattico che permette di avere l’originario oggetto in funzione di soggetto e l’originario soggetto
relegato ad una posizione periferica o eliminato, possiamo anche avere una voce circostanziale,
cioè una forma del verbo particolare, che viene utilizzata quando si vuole mettere uno strumento (uno
strumentale) in posizione di soggetto. In Malgascio quindi uno strumento può diventare una relazione
grammaticale.
● nozione di circostante (circumstant) è quell’argomento che specifica le circostanze di
tempo, modo e luogo e non è parte della struttura argomentale del verbo molto spesso:
soltanto in verbi come mettere l’elemento circostanziale è parte della struttura argomentale
del verbo, ma altrimenti se diciamo ‘Mario partì per Roma ieri con il sapone (strumentale)/con
l’amico (comitativo)1, le specificazioni sono tutte circostanziali.

Conclusione: non sempre c’è una corrispondenza tra ruolo grammaticale e ruolo
semantico e l’omissibilità o meno di un argomento dipende dalle proprietà lessicali
specifiche di un verbo e non dalla situazione extralinguisica descritta dal predicato.
Le relazioni termine: quando il sintagma nominale funziona come soggetto,
complemento oggetto o oggetto indiretto.
Non sono relazioni termine (non-terms): i sintagmi nominali non portatori di tali
funzioni grammaticali verranno definiti come non-terms.

COMPLEMENTO OGGETTO
I complementi oggetto sono difficili da caratterizzare in maniera universale poiché
hanno pochi attributi unici o esclusivi. Rispetto alle proprietà di codifica, vanno
tipicamente al caso accusativo, ma non è un principio valido per tutte le lingue dato
che alcune hanno gli oggetti che non vengono espressi attraverso l’accusativo
(russo, latino, islandese) mentre altre potrebbero marcare sia l’oggetto diretto che
quello indiretto attraverso l’accusativo (coreano, quechua che è la lingua di persone
che abitano in Perù, Bolivia, Ecuador, Cile…).

PROPRIETà DI CODIFICA COMPLEMENTO OGGETTO:

1. Concordanza con il verbo

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2. Solitamente il compl ogg, é codificato al caso accusativo

PROPRIETà DI COMPORTAMENTO COMPLEMENTO OGGETTO:

Frasi semplici

1. Forma riflessiva: in alcune lingue come il Norvegese esiste un sistema di


pronomi riflessivi complesso: ham selv che si lega agli elementi che non
siano soggetto, infatti di norma si lega all’oggetto diretto della frase.
2. Se una lingua ha una costruzione passiva, allora il SN che sarebbe il
complemento oggetto della voce attiva, appare come Soggetto nella frase
con voce passiva.

es. Maria mangia la mela | La mela è mangiata da Maria.

3. Dative shift: In alcune lingue esistono delle costruzioni in cui gli argomenti che
non dovrebbero apparire come complemento oggetto possono essere realizzati
come tali.

es. Mary sent the book to Sally--- Mary sent Sally the book (in questa frase Sally e
the book sono 2 ogg. diretti: costruzione con doppio oggetto diretto)

4. Applicative construction: in inglese quando la testa non funge da soggetto


né da complemento oggetto, ma da ricevente. Questa costruzione viene usata
per rendere l’argomento undergoer, dunque complemento oggetto.

es. The woman to whom I gave the book. - qui l’argomento undergoer (the woman)
é complemento oggetto

Invece in Swahili, l’applicative construction permette al non paziente|tema di


fungere da undergoer e dunque diventa soggetto in una costruzione passiva la
quale permette al ricevente di funzionare da undergoer (compl ogg) e
rappresenta la testa della frase relativa. In CONCLUSIONE, l’abilità di fungere
da testa della frase relativa è una proprietà del complemento oggetto.

Frasi complesse:

1. Matrix coding as object construction: Il soggetto della frase subordinata


funge da complemento oggetto del verbo principale

es. Leslie believes (that) the students have forgotten the book.
Leslie believes the students to have forgotten the book. (oggetto)

2. Control construction: In Inglese i verbi come “persuade” il complemento


oggetto del verbo principale è il controller dell’argomento omesso nella
subordinata infinitiva

es. Mary persuaded Pam ____ to open the window

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3. La costruzione relativa: ci sono lingue che permettono alla testa di


funzionare da soggetto o oggetto diretto come lo Swahili (lingua bantu della
famiglia delle lingue nigeriane) in cui il verbo mostra un accordo con il
soggetto ed a volte con il complemento oggetto poiché il verbo nella frase
relativa deve concordare con la testa, la testa può avere solo queste 2
possibili funzioni (cioè sogg o compl ogg).

OGGETTI INDIRETTI
(compl. ogg. indiretti, introdotti da “da a, di, in pronomi gli/le”) completano
l’informazione del predicato verbale, si classificano su base semantica, non
morfosintattiche, cioè a seconda del tipo di informazione che esprimono.
Grammaticalmente, sono divisi in 3 gruppi:
1. in alcune lingue gli oggetti indiretti hanno le stesse proprietà sintattiche degli
oggi diretti (come in Lakhota e altre lingue in Messico, Africa e Thailandia);
2. in alcune lingue come l’inglese si comportano come i sintagmi preposizionali o
obliqui per quanto riguarda la formazione delle wh- questions, delle frasi
scisse e la forma relativa.
3. gli oggetti diretti ricevono una codifica distintiva (come in russo) cioè sono
codificati al caso dativo. (inoltre in queste lingue il complemento indiretto non
può fungere da soggetto in una costruzione passiva.)
Infine, nelle lingue romanze, invece, ci sono una serie di pronomi clitici per i
complementi oggetto indiretti (es: le in spagnolo, lui in Francese) che esprimono i
riceventi, beneficiari.

OGGETTI PRIMARI VS OGGETTI SECONDARI: in alcune lingue (lakhota e


malgascio) il contrasto oggetto diretto/indiretto non è appropriato, gli oggetti indiretti
hanno le stesse proprietà di quelli diretti, quindi subentra un altro tipo di distinzione:
oggetto primario (che si riferisce al ricevente di un verbo ditransitivo o al compl ogg.
di un verbo transitivo) e oggetto secondario (si riferisce al tema dei verbi ditransitivi).
Da questo punto di vista, l’inglese accetta entrambi i contrasti:
es. - complemento oggetto vs complemento indiretto : Chris sent the package to Pat
- oggetto primario versus oggetto secondario: Chris sent Pat the package

caso assolutivo: abbreviato in ASS: è il caso grammaticale usato per tradurre sia il
soggetto di un verbo intransitivo, sia l'oggetto di un verbo transitivo

ERGATIVITà
Il contrasto tra modello nominativo-accusativo ed ergativo-assolutivo non si riscontra
solo nella codifica dei casi ma anche nell’ambito del comportamento sintattico degli
argomenti. Quindi bisogna distinguere tra codifica morfologica e comportamento
sintattico.
Esistono 2 modelli di codifica ergativa:

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1)ergatività morfologica: nelle costruzioni accusative il soggetto intransitivo e


quello transitivo (actor) sono trattati allo stesso modo, mentre l’oggetto diretto è
trattato diversamente. In una costruzione ergativa, invece, il soggetto intransitivo e
l’oggetto diretto sono trattati allo stesso modo e l’actor riceve un trattamento diverso.

(ergatività morfologia è una caratteristica più comune delle lingue) l’argomento é


marcato attraverso il caso e l'accordo(come in Basco). Se non c'è la marca dei casi
si può’ usare la morfologia verbale (perché ci sono lingue che non hanno un caso
ergativo ma la struttura dell’accordo verbale é ergativa)

2)ergatività sintattica si può esprimere in diversi modi (non è molto comune nelle
lingue del mondo):
-nell’ordine delle parole
-nelle proposizioni relative determinando quale argomento debba essere
relativizzato
-nelle subordinate.
es: nella lingua Dyrbal

Nella costruzione antipassiva delle lingue ergative come il Dyirbal (lingua ergativa
del gruppo delle lingue australiane aborigene) sono possibili 2 modi per esprimere la
stessa frase: il soggetto del verbo intransitivo e l’agente de verbo transitivo sono
codificati allo stesso caso mentre l'oggetto é codificato con una marca di caso
diversa:
2. Si ottiene, dunque, la promozione sintattica di un SN con funzione di Agente
(sogg. verbo transitivo) codificato al caso ergativo --> 2. in posizione di S
(verbo intransitivo) con la marca del caso assolutivo: in questo caso però P/O
(paziente|compl.ogg) non avrà più la marca del caso assolutivo, ma quella di
un caso obliquo (dativo).
In dyirbal si può quindi riformulare la frase transitiva (‘L’uomo colpí la donna e la
donna venne qui) in modo che ‘l’uomo’ appaia come S (sogg. verbo intransitivo) e
‘la donna’ come oggetto obliquo, aggiungendo al verbo il suffisso antipassivo -ay
(L’uomo venne qui e colpì la donna).
CARATTERISTICHE LINGUE ERGATIVE
1)La caratteristica distintiva di una lingua ergativa è che mantiene un'equivalenza tra
l'oggetto di un verbo transitivo e il soggetto di un verbo intransitivo, e tratta il
soggetto, meglio definito come agente, di un verbo transitivo in maniera differente.

2)un’altra caratteristica delle lingue con sintassi ergativa è che queste lingue hanno
un sistema doppio marcatura di caso:
- i pronomi di solito seguono uno schema accusativo
- i sostantivi che seguono uno schema ergativo.

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3)tutte le lingue che seguono uno schema ergativo hanno anche una costruzione
che segue uno schema accusativo. In quanto questi sistemi sono divisi
sintatticamente e morfologicamente.
L’ergatività sintattica non è molto comune nelle lingue del mondo, mentre l’ergatività
morfologica è più comune. Ciò significa che Le lingue più morfologicamente ergative
sono sintatticamente accusative.
Es: nella lingua Mparntwe Arrernte (lingua aranda, aborigena dell’Australia)
-I sostantivi sono marcati al caso ergativo come in Dyirbal e in Yidin.
-Mentre l’accordo verbale lo troviamo al caso nominativo-accusativo (poiché S e A
che accordano con il verbo non S e O, dunque abbiamo anche uno schema
nominativo-accusativo dove S e A accordano con il verbo e non S e O).

Capitolo 3
Relazioni di dipendenza
I principali approcci per descrivere la struttura sintattica sono 2:
la grammatica della dipendenza e la grammatica della struttura dei costituenti.
Dipendenza: in linguistica, è la relazione sintagmatica che un elemento
morfosintattico ha con altri elementi; questa relazione definisce la lingua come un
sistema strutturale. Un esempio di ciò è dato dalla relazione articolo-nome o
soggetto-verbo, verbo-oggetto diretto.
Un’altra relazione fondamentale è la relazione paradigmatica, che è data dal
rapporto esistente tra le parole che possono essere sostituite nella stessa posizione
sintagmatica - ad esempio: nella frase: “ho letto il libro di cui mi hai parlato”, è
possibile inserire la parola libro, romanzo, manuale, ecc...ma non la parola tavolo.
L'insieme delle parole che possono sostituirsi a “libro” costituiscono una relazione
paradigmatica.

Tipi di dipendenza
Quando due o più elementi occorrono in un dato schema sintattico, esiste una sorta
di dipendenza tra di loro. In genere c’è un elemento dominante da cui dipendono le
proprietà della disposizione sintattica e che si definisce “testa”, mentre gli altri
elementi sono i suoi “dipendenti”.
Il punto di partenza nella struttura di Dipendenze è il verbo, il verbo prende un certo
numero di dipendenti (argomenti)
es. Maria suona il pianoforte--> suona è la testa, Maria e il pianoforte sono i
dipendenti, anche tra “il” e “pianoforte” esiste una relazione di dipendenza poiché la
forma dell’articolo determinativo dipende dal sostantivo).

Le dipendenze possono essere classificate in tre tipi:


● bilaterale: la presenza di un elemento è legata alla presenza di un altro
elemento, cioè non c’è testa senza il dipendente e viceversa.
es. in inglese: la relazione soggetto+verbo, un verbo non può stare senza
soggetto e viceversa

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● unilaterale: la testa può apparire senza alcun dipendente, mentre i dipendenti


non possono apparire senza la testa.
es: Ho letto un libro molto interessante→ interessante può occorrere senza
aggettivo molto, libro può occorrere senza il modificatore interessante.
Modificatore: nella linguistica strutturale, elemento che, nella costruzione di una frase, ha una
«distribuzione» (ossia una posizione nel contesto) diversa da quella della costruzione nel suo
insieme; sono tali l’attributo o l’opposizione in un sintagma nominale, gli avverbi modali e alcuni
complementi nel sintagma verbale ecc.
The very tall women like basketball → tall può occorrere senza very, women può occorrere senza
alcun modificatore.
● coordinata: tutti gli elementi hanno uno status uguale (hanno lo stesso
valore), tutti possono essere la testa.
es. The girl and the boy; the happy and young couple (conjoined phrases)
Mary cooked and ate the sandwich. Le costrutti coordinate non hanno
necessariamente bisogno di un elemento di collegamento come una
congiunzione; infatti la coordinazione senza l’uso di una congiunzione è
conosciuta come paratassi (es. Maria cucina, Giulio pulisce).

Le valenze sono elementi linguistici che devono necessariamente esistere affinché ciò che il
verbo descrive abbia un senso. Quindi è il verbo stesso, sulla base della sua natura e di ciò
che esprime, a stabilire il numero e il tipo degli argomenti chiamati in causa.

Valenza
Il concetto di valenza riguarda il numero di dipendenti che una testa può avere.
Con l’espressione ‘valenza del verbo’ ci si riferisce al numero di argomenti che un
verbo può avere, ma il numero di argomenti non coincide sempre con il numero di
dipendenti.
es: Chris gave the present to Pat at the party yesterday:
ha 5 dipendenti:
● i SN Chris, the present, to Pat, at the party
● avverbio yesterday
Differenza con il SN “at the party” e l’avverbio “yesterday”.
Infatti, mentre gli altri dipendenti sono semanticamente tutti argomenti del verbo give
e sintatticamente sono terms, at the party e yesterday non sono né argomenti del
verbo, né terms, dal momento che non denotano un partecipante all’evento del
verbo dare (give) ma il luogo in cui l’evento accade e il tempo in cui accade.
At the party e yesterday sono adjuncts in quanto sono opzionali.

La differenza tra terms e non-terms si sovrappone (anche se non è identica)


all’opposizione tra argomento-adjuncts. I terms (soggetto, oggetto diretto, oggetto
indiretto) sono quasi sempre argomenti, mentre i non-terms possono essere sia
argomenti sia adjuncts.

Esistono due tipi di valenza:

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● valenza sintattica di un verbo si riferisce al numero di terms che un verbo può


avere
● valenza semantica di un verbo, cioè il numero di ruoli semantici associati ad
esso (che è anche definita la ‘struttura degli argomenti’).
Valenze sintattica e semantica non devono necessariamente essere uguali in ogni
caso.
● il verbo eat ha due argomenti semantici (quindi valenza semantica di 2) ma 1
solo argomento sintattico, ovvero il soggetto, può apparire da solo con il verbo
(quindi valenza sintattica di 1 o 2).
● verbi atmosferici come rain, snow illustrano il caso opposto: non hanno
argomenti semantici, ma siccome l’inglese (non pro-drop) richiede che tutte le
proposizioni nelle frasi semplici abbiano il soggetto espresso, esse prendono
il cosiddetto dummy (fittizio) subject it. (quindi hanno una valenza semantica
di 0 ma sintattica di 1).

Dato che verbi come eat o give hanno una valenza sintattica variabile: è necessario distinguere tra
argomenti sintattici obbligatori e facoltativi (gli adjuncts sono sempre facoltative.). Gli argomenti
semantici solitamente appaiono come argomenti sintattici, e gli adjunct in genere sono opzionali, ma
c’è un’eccezione: nelle costruzioni passive il SN ACTOR (che è un argomento semantico del verbo)
appare come adjunct opzionale ed è marcato da un caso obliquo in lingue come il Malayalam (parlata
in India), oppure da una apposizione in inglese, tedesco, francese, ecc.

Come si decide se un SN o SP è un argomento o adjunct?


= tramite il criterio dell’omissibilità:
● se esso deve essere presente obbligatoriamente all’interno della proposizione: è un
argomento del verbo
● se è facoltativo allora si tratta di un adjunct:
es. Per quanto riguarda i SP con la preposizione ‘con’, consideriamo gli esempi:
a. The boy broke the window (with a rock)
a’. The rock broke the window
b. The girl ate the pasta (with a fork)
b’. *The fork ate the pasta
Come possiamo vedere, sia in (a) che in (b) il SP è facoltativo; tuttavia, c’è una differenza tra le frasi:
in (a) rock può essere soggetto (actor) del verbo break, ma lo strumento fork non può essere soggetto
(actor) di eat. Dunque, rock deve essere un argomento semantico del verbo mentre fork è
un’estensione di eat.

Non è detto però che tutti i SN o SP facoltativi siano adjunct altrimenti bisognerebbe ammettere che
l’oggetto diretto di un verbo come eat o drink sia un’estensione anch’essa, il che è poco credibile; o
che l’oggetto indiretto di un verbo come give sia un’estensione, di nuovo poco credibile. La distinzione
sta nel fatto che gli oggetti diretti o indiretti sono argomenti semantici dei verbi eat, drink, give mentre
espressioni come yesterday o at the party non lo sono.
Si può anche dire che i SN o SP che si riferiscono ai partecipanti che sono concettualmente necessari
per il significato del verbo sono argomenti, mentre quelli che si riferiscono ai partecipanti che non
sono concettualmente necessari non lo sono (argomenti).

Coding/Codifica

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Le relazioni di dipendenza sono anche espresse attraverso mezzi morfologici, nello


specifico con il caso e l’accordo. Ci sono lingue in cui la relazione tra la testa e il
dipendente viene codificata sul dipendente, ossia, gli argomenti del verbo prendono
il caso assegnato dal verbo, gli oggetti delle apposizioni prendono il caso assegnato
dalle apposizioni e il SN possessore prende il caso genitivo.
Ma questa non è l’unica possibilità: in altri casi la relazione tra testa e dipendente è
codificata sulla testa e questa costruzione viene definita head marking (come nello
Yagua, una lingua indigena in Perù, Swahili…) che si contrappone alla costruzione
dependent marking tipica dell’inglese, tedesco, russo, ecc… Questa distinzione,
comunque, non è assoluta: primo perché ci sono lingue a cui non è possibile
applicarla, come il cantonese che manca di caso e di accordo; secondo, perché
alcune lingue possiedono entrambe le costruzioni, come il basco che è definita
‘double-marking language’.

CAPITOLO 4
Struttura dei costituenti - Constituent structure
La struttura dei costituenti di una frase riguarda le unità in cui sono raggruppate le
parole in una frase, ovvero i costituenti, e la loro organizzazione gerarchica.
Nell’analisi della struttura dei costituenti delle frasi è necessario SCOMPORLE nei
vari costituenti (parole)(azione conosciuta come parsing, ‘analisi sintattica’).
Il sintagma (termine introdotto da Ferdinand De Saussure,linguista svizzero):
è un insieme di costituenti (parole) tra i quali esiste una relazione sintattica; il
costituente é ognuno degli elementi in cui può essere scomposta la frase.
- Sintagma Nominale: il costituente composto da un sostantivo e da un articolo
. Es: Il cane morde, il cane è sintagma nominale.
-Sintagma Verbale: formato da un verbo ed un SN
es: Il cane morde, morde è sintagma verbale.
Mario suona il pianoforte. Suona il pianoforte è sintagma verbale
-Sintagma Preposizionale: formato da una preposizione (di, da ,del, nel, in, col) e
un SN.
es. Il cane di Mario (di Mario è sintagma preposizionale)
-Sintagma Aggettivale: può essere formato solo dall’aggettivo o da un aggettivo
modificato da un avverbio.
es: La città è deserta, deserta è sintagma aggettivale | la città è molto grande
(avverbio molto che modifica aggettivo grande)

I costituenti e la loro rappresentazione formale


Per l’analisi sintattica sono necessari una serie di test che permettono di svelare la
struttura dei costituenti delle frasi. Tale analisi prende il nome di analisi dei costituenti
immediati.
Test per la costituenza

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Esistono tre test per la costituenza: sostituzione, permutazione e coordinazione


1. Il criterio della sostituzione richiede che solo un costituente possa essere
sostituito da un altro elemento (di solito un pro-form, ovvero un pronome per
nomi, o un pro-VP per i VP, un pro-PP per un PP).

es. The new teacher read a short book in the library


She // it (in) there
Did
Quindi questo criterio non riguarda solo le possibili sostituzioni, ma anche le
sostituzioni impossibili. Ogni sostituzione, di fatti, è specifica per ogni costituente:
non esiste nessuna proforma per teacher read o per read a short.
2. Il secondo criterio è la permutazione che indica che un costituente può
apparire in posizioni diverse pur conservando la sua unità strutturale. Per es,
posso dire
es. In the library, the new teacher read a short book
in cui all’inizio della frase si sposta tutta l’unità e non solo la preposizione,
altrimenti la frase risulterebbe agrammaticale. Il verbo da solo non può
apparire in posizione iniziale, ma potremo trovarlo accompagnato dall’oggetto
diretto.
3. L’ultimo test coinvolge la coordinazione: solo i costituenti possono essere
legati, di solito da una congiunzione coordinante per formare una struttura
coordinata. Non è possibile unire una sequenza di parole che non formano un
costituente intero:
es *Kim read a and wrote the poem. (è agrammaticale)

Idealmente, affinché un gruppo di parole possa essere considerato un


costituente dovrebbe passare tutti e tre i test, ma, in genere, basta che ne
passi almeno uno.

Rappresentare la struttura dei costituenti


Un modo per rappresentare la struttura dei costituenti è attraverso il diagramma ad
albero. I componenti di un albero sintattico sono i nodi e i rami.
I rami sono semplicemente le linee che collegano i nodi. Questi ultimi possono
essere classificati in svariati modi:
● ramificazione/non-ramificazione,
● terminale/preterminale/nonterminale,
● madre/figlie,
● sorelle/non-sorelle.
Esistono importanti relazioni di dominio tra i nodi.
es: Mario suona il pianoforte
Mario nome Mario SINTAGMA NOMINALE
suona verbo suona il pianoforte SINTAGMA VERBALE
il articolo determinativo
pianoforte nome

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I rami possono collegare solo madri e figlie, e ogni figlia può avere una sola madre.
dominio immediato: il nodo madre domina i nodi figlie senza l’intervento di altri nodi
tra loro. Le figlie si dicono costituenti immediati delle loro madri.
Le quattro principali categorie sintattiche corrispondono alle quattro maggiori
categorie lessicali: nome, verbo, aggettivo e apposizione.
Adesso, possiamo dire che attraverso l’albero sintattico notiamo che un gruppo di
parole si definisce costituente se c’è un singolo nodo nell’albero che unicamente e
completamente le domina.
L’universalità delle form class - classi di forme
Assodato che Verbo e Nome sono presenti nelle grammatiche di tutte le lingue,
ovvero, sono universali, lo sono anche SN e SV?
Affiché SN sia universale, c’è bisogno che in ogni lingua un nome insieme ai suoi
modificatori formi un costituente, secondo uno o più test della costituenza
(sostituzione, permutazione, coordinazione* pag.18).
Esistono, a tal proposito, esistono diversi casi problematici.
1. riguarda il caso dello ‘split subject NP’ nel croato (SN soggetto separato). In
questo caso, SN è un costituente secondo il test della permutazione, in
quanto se cambia l’ordine nella frase si comporta sempre come un’unità.
2. quello del Kalkatungu (lingua aborigena australiana estinta) in cui l’aggettivo
appare separato da nome che modifica. Esso, tuttavia, supera tutti i test della
costituenza nonostante si tratti di modificatori non contigui.
3. caso particolare riguarda le lingue con ordine VSO come il Kwakwala (una
lingua wakashan parlata nella Columbia britannica). Una delle caratteristiche
della morfosintassi del Kwakwala è che i marcatori di caso e i SN determinanti
come dimostrativi e articoli, appaiono come clitici che si attaccano alla parola
precedente.
Quindi, mentre negli esempi precedenti, ogni nodo preterminale determinava una
parola piuttosto che una parte di parola, in questo caso abbiamo la situazione
opposta: un nodo si riferisce solo a una parte della parola. Però, l’applicazione del
test della permutazione dimostra che un nome associato a un clitico agisce come un
costituente e, di conseguenza, è possibile rappresentare la struttura dei costituenti
usando il diagramma.

Per quanto riguarda il SV (in cui abbiamo SN che appare tra il verbo e l’oggetto
diretto) bisogna considerare due fattori:
1. se non ci fosse la non-crossing condition (i rami/:linee che collegano i nodi/
non devono mai incrociarsi in una diagramma), non si porrebbe il problema di
unire il verbo e il OD in un SV
2. semplicemente perché due elementi non sono adiacenti non significa che non
possano essere parte di uno stesso costituente. Ciò significa che il fatto che
una lingua abbia un ordine delle parole molto libero, come il Kalkatungu, non
implica che non possa esistere un SV nella lingua. Per dimostrare che una
lingua manca del SV, bisogna dimostrare che il verbo + l’oggetto diretto SN

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non agisce come un’unità, per quanto riguarda la sostituzione, permutazione


e coordinazione. In una lingua come il Lakhota, esiste la possibilità di creare
una frase grammaticale con una singola parola fonologica che possiede sia il
soggetto che l’oggetto. Un SV, invece, include un verbo più l’oggetto diretto ed
esclude il soggetto.
3. Inoltre, non è possibile dividere la parola in parte di SV e parte di non SV, in
quanto il SV è una categoria frasale e non morfologica. Ciò nonostante, è
comunque necessario applicare i tre test.
Quello della sostituzione fallisce perché il Lakhota non ha un proVP analogo
all’inglese do. Se si volesse dire in Lakhota l’equivalente di “Kim read a book, and
Pat did, too”, il verbo “read” andrebbe ripetuto perché non può essere sostituito da
un altro verbo.
Anche il test della permutazione fallisce poiché nel Lakhota il verbo deve essere
l’ultimo costituente maggiore nella frase.
Infine, il test della coordinazione fallisce altrettanto perché non c’è possibilità di unire
tramite congiunzione il verbo e l’oggetto con un altro verbo più oggetto, poiché il
verbo porta sempre in sé anche la marca di soggetto. Si parla, dunque, di
Scoordination. Poiché tutti e tre i test falliscono per la lingua Lakhota si può
concludere che quest’ultima manca di SV che, di conseguenza, differentemente da
SN, non può essere considerata universale.
Le lingue che possiedono SV in genere sono definite lingue configurazionali, mentre
quelle senza SV sono dette non-configurazionali.

X-BARRA: è una teoria linguistica che cerca di identificare principi sintattici comuni a
tutte le lingue. Secondo questa teoria, tutte le lingue condividerebbero certe
similarità strutturali nel loro modo di formare la frase.
La lettera X simboleggia una categoria lessicale arbitraria; quando si analizza
un'espressione precisa, al posto della X viene assegnata una specifica categoria
lessicale - TESTA, e la X può diventare una N (per nome), una V (per verbo) o una P
(per preposizione)
Il termine X-barra deriva dalla notazione utilizzata. Alcune strutture sono
rappresentate da X (una X con sopra una barra), o in alcuni casi X′, per maggior
facilità tipografica (si legge comunque "x-barra"). La notazione XP sta per "sintagma
X" ed è equivalente a "x-barra barra" o "x doppia barra" (X con sopra una doppia
barra) o X″.

TYPOLOGY - ALLINEAMENTO
L’allineamento si riferisce alla particolare codifica degli argomenti nucleari di una
frase: soggetto/agente e oggetto dei verbi transitivi e il singolo argomento soggetto
dei verbi intransitivi.
S l’unico argomento di un verbo intransitivo;
A l’argomento agente di un verbo transitivo che coincide con il soggetto nelle lingue
in cui è possibile identificare l’azione grammaticale del soggetto;
O l’argomento paziente – oggetto di un verbo transitivo

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Le distinzioni possono essere di tipo morfologico (attraverso i casi grammaticali e la


concordanza verbale), o sintattico (attraverso l’ordine delle parole), oppure
entrambi.
La differenza tra verbi transitivi e intransitivi risiede nella quantità di argomenti che
sono necessari per il significato del verbo:
I verbi transitivi hanno due argomenti: il soggetto (A, agente) e l’oggetto (O
paziente).
I verbi intransitivi hanno un solo argomento che è il soggetto (S).
Questi 3 argomenti non sono allineati allo stesso modo in tutte le lingue per questo
motivo esistono vari tipi di allineamento:

Allineamento Nominativo-accusativo (A=S≠O)


il soggetto del verbo intransitivo e il soggetto del verbo transitivo é codificato al caso
nominativo mentre l’oggetto diretto (altro argomento del verbo transitivo) é al caso
accusativo
es. latino - verbo transitivo - MARCUS (nominativo) IULIUM (accusativo) OCCIDIT
(Marco uccide Giulio)
es. latino - verbo intransitivo - MARCUS (nominativo) VENIT (Marco viene)
Vediamo qui che la desinenza -us (caso nominativo) sarà uguale, concludiamo
dicendo che il sistema nominativo accusativo assegna lo stesso caso (caso
nominativo) al soggetto intransitivo ed a quello transitivo.
Le lingue con un allineamento di questo tipo, inoltre, possono detransitivizzare i verbi
transitivi declassando l’argomento A e ponendo l’argomento O come se fosse S :
questo fenomeno prende il nome di diatesi passiva. La maggior parte delle lingue del
mondo hanno l’allineamento accusativo.

Allineamento Ergativo-assolutivo (S=O≠A)


(il basco, il georgiano)
le lingue ergative marcano il soggetto, o meglio l’agente del verbo transitivo, al caso
ergativo (che corrisponde di solito al genitivo ed altri casi obliqui). Il soggetto, unico
argomento del verbo intransitivo, e l’oggetto, altro argomento del verbo transitivo,
sono codificati allo stesso caso (assolutivo).
Quindi in una frase come “L’uomo colpì la donna e venne qui”: se si analizza
seguendo il sistema ergativo assolutivo avremo che “L’uomo ha colpito la donna e
poi la donna è venuta qui” perché abbiamo il soggetto S ed A trattati in maniera
diversa poiché S=O cioé paziente.
Se la stessa frase la analizzassimo secondo il sistema nominativo - accusativo
avremo che “L’uomo ha colpito la donna e poi l’uomo é venuto qui” poiché S ed A
sono trattati allo stesso modo.

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Le lingue di questo tipo possono detransitivizzare i verbi declassando l’argomento O


e trattando A come se fosse S e questo fenomeno prende il nome di diatesi
antipassiva.

COSTRUTTO TRANSIMPERSONALE
Nel 1914 il linguista, antropologo statunitense Edward Sapir ha condotto uno studio
in cui parla dei costrutti transimpersonali.
Sapir analizza i verbi intransitivi delle lingue native americane come verbi transitivi e
propone una definizione di “soggetto impersonale inespresso”.
as es. nella frase I sleep lui fa diventare il soggetto del verbo intransitivo “I” in
oggetto diretto “me” quindi in alcune lingue la frase è espressa come se fosse:
It sleeps me, come se il soggetto subisse l’azione del dormire.
Quindi Sapir suggerisce di analizzare questi verbi/predicati che sono inattivi
intransitivi, in predicati transitivi.
(Questa costruzione non va confusa con l’intransitività scissa che invece riguarda i
verbi intransitivi.)
Ma Francesca Merlan 1985 (prof.ssa di antropologia) sottolinea che l'analisi di Sapir
è oscura e non è molto chiara, chiedendosi ‘Come può qualsiasi forma significare " it
sleeps me”. Non è chiaro come l'analisi generale di Sapir è concepita per essere
destinata a riguardare tutte le lingue attive (ovvero quelle lingue in cui l'argomento di
un verbo intransitivo può essere a volte codificato come l'agente di un verbo
transitivo (ossia come il soggetto in italiano) e a volte come un complemento
oggetto).
Grazie al lavoro di Merlan, i tipologi sono sempre più consapevoli dell'eterogeneità
delle lingue attive, che possono essere classificate secondo diversi criteri.
Da un lato se ogni verbo intransitivo supporta solo uno dei due casi si parla di lingua
split-S (?). In una lingua del genere l'argomento di un verbo intransitivo come cadere
sarà sempre contrassegnato come l'agente (soggetto), anche se l'azione di cadere è
involontaria. Un verbo come dormire sarà invece indicato come paziente (o
complemento oggetto). Dall’altro, se il parlante può scegliere come indicare
l'argomento, si parla di lingua fluid-S (il bazbi - lingua caucasica). In questo modo è
possibile dare una maggiore sfumatura riguardo al grado di intenzionalità del
soggetto rispetto all’azione.

Allineamento Attivo-Stativo (o inattivo)


Si tratta di una codifica a base semantica: le lingue attive-stative non effettuano una
distinzione su base sintattica, bensì semantica in quanto marcano i sintagmi
nominali in base al ruolo semantico (agente o no).
In queste lingue l’argomento del verbo intransitivo può essere codificato come
Agente di un verbo transitivo o come Oggetto di un verbo transitivo.
I criteri di assegnazione ad una classe o ad un’altra variano da lingua a lingua e
possono essere scelti dal parlante a seconda del grado di controllo/volontarietà del
soggetto rispetto all’evento espresso dal verbo.

Esistono due tipi di lingue attivo-stative:

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-lingue SPLIT-S: c’è una scissione del soggetto, il soggetto dei verbi intransitivi è
codificato o sempre come Agente o come Oggetto, quindi si verifica o sempre una
condizione o sempre l’altra indipendentemente dal grado di controllo del soggetto
rispetto all’evento;
-lingue FLUID S: l’argomento di un verbo intransitivo può essere codificato sia come
Agente sia come Oggetto, a seconda del grado di controllo che il soggetto esercita
rispetto all’evento espresso dal verbo.
es.: la lingua Bats (della famiglia delle lingue caucasiche): un verbo come “cadere”
consente la codifica sia nominativa sia ergativa e questo dipende dall
intenzionalità/volontarietà o grado di controllo del soggetto rispetto all’azione. Ossia
se il soggetto compie l’azione volontariamente il soggetto viene codificato al caso
ergativo;
se l’azione è involontaria quindi non intenzionale il soggetto è codificato al caso
nominativo.
es.: nella lingua georgiana(lingua caucasica), un argomento S se inattivo è marcato
al caso pazientivo (come un O), mentre se S è attivo è marcato al caso agentivo
(come un A).

INTRANSITIVITà/VERBI INTRANSITIVI
I verbi possono essere divisi in diversi tipi di categorie: Una dimensione distintiva
importante riguarda il numero di elementi che un verbo riesce a reggere (valenza)
verbo transitivo: quando il verbo regge soggetto e complemento oggetto (Luca
suona il clarinetto)
Verbo Intransitivo: si chiama verbo intransitivo quando regge soltanto il soggetto
(piovere | morire)
Verbi ditransitivi: i verbi ditransitivi reggono soggetto, complemento oggetto e
oggetto indiretto (give| grant (concedere) He give Jhon ten dollars).
i verbi possono rappresentare diverse situazioni: alcuni rappresentano situazioni
statiche (vedere conoscere), altre azioni (correre), altre ancora a cambi di stato (per
esempio liquido-> solido), altri che coinvolgono azioni più cambi di stato
La differenza tra verbi transitivi e intransitivi risiede nella quantità di argomenti che
sono necessari per il significato del verbo:
I verbi transitivi hanno due argomenti: il soggetto (A, agente) e l’oggetto (O
paziente).
I verbi intransitivi hanno un solo argomento che è il soggetto (S).
La classe dei verbi intransitivi comprende due sottoclassi:
1. Verbi inergativi
Sono verbi intransitivi il cui argomento (il soggetto) si comporta sintatticamente come
il soggetto dei verbi transitivi (lavorare, camminare, ridere, dormire...). Es: Io mangio
la mela= Io lavoro);
2. Verbi inaccusativi
il termine inaccusativo fu introdotto nella terminologia linguistica da
Perlmutter

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Verbi intransitivi in cui il soggetto si comporta sintatticamente come l’oggetto dei


verbi transitivi (arrivare, cadere, sparire...). Es: Io mangio la mela= E’ caduta la
matita).
Un test per distinguere i due tipi di verbi intransitivi è vedere l’ausiliare selezionato:
gli inergativi optano per il verbo avere, gli inaccusativi per il verbo essere. Il
fenomeno della variazione nella selezione dell’ausiliare con i verbi intransitivi prende
il nome di intransitività scissa.

Ergatività scissa
La maggior parte delle lingue ergative sono ergative solo a livello morfologico, e
possiedono invece una sintassi organizzata su base nominativo-accusativa: in esse
si riscontra spesso un fenomeno, conosciuto nella letteratura linguistica con il
termine di Ergative Split ‘scissione dell’ergatività’, in base al quale la morfologia di
una lingua ergativa mostra un’organizzazione in parte di tipo ergativo-assolutivo e in
parte nominativo-accusativo.
Tale fenomeno è principalmente determinato da due fattori, da un lato dal tempo o
dall’aspetto del verbo, e dall’altro dalla natura semantica del SN.
Nelle lingue che presentano l’ergatività scissa, in altri termini, l’ergatività è spesso
confinata a certi tempi o aspetti del verbo, e in tali casi è sempre il passato o
l’aspetto perfettivo che mostra una costruzione di tipo ergativo, mentre con il
presente o con l’aspetto imperfettivo appare una costruzione accusativa.
D’altra parte, sempre in un sistema con ergatività scissa, può succedere che la
costruzione ergativa sia utilizzabile solo quando certi tipi di SN o certe combinazioni
di SN appaiono nel ruolo di A e di P/O; in tal caso l’ergatività è connessa
all’animatezza dei SN. L’animatezza può essere definita nei termini di una gerarchia,
i cui principali componenti sono
- umano (1ª/2ª > 3ª) > animale > inanimato
Quando A si trova in un punto della gerarchia più basso rispetto a P/O, si riscontra
una costruzione ergativa, mentre se si trova in un punto più alto appare una
costruzione accusativa.
Tra le poche lingue ergative che presentano l’ergatività scissa non influenzato da
questi due fattori, vi sono il basco e il tzeltal (lingua maya); d’altra parte, nessuna
lingua sembra mostrare un’ergatività scissa condizionata da entrambi i fattori.

Può essere causata da diversi fattori:


-animatezza, la 1° e 2° persona che compare, è marcata al modello accusativo;
-certi aspetti del verbo→distinzione tra perfettivo e imperfettivo: perfettivo, argomenti marcati
all’ergativo; imperfettivo, argomenti marcati all’accusativo;
-tipo di codifica coinvolta→ergativo-assolutivo se è marcato sul caso, nominativo- accusativo se è
rispetto all’accordo...
Allineamento tripartito (A≠S≠O)
Il sistema tripartito possiede casi distinti per ciascuno dei tre argomenti; esso sembra
però essere piuttosto raro tra le lingue del mondo: le uniche attestazioni riguardano
certe classi di SN in alcune lingue iraniche, dove tale sistema rappresenta uno stadio

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intermedio nel processo evolutivo da un precedente sistema casuale


ergativo-assolutivo in direzione di un sistema nominativo-accusativo.
Allineamento transitivo (A=O≠S)
l’ultimo sistema, attestato raramente, assegna lo stesso caso a A e a P/O, e
differenzia S tramite un altro caso. Tale sistema è estremamente raro tra le lingue
del mondo, finora è stato attestato solo in una lingua australiana, lo wanggumara
(lingua australiana).
Allineamento diretto (A=S=O)
Un numero ristretto di lingue non fa distinzione tra agente, paziente e argomenti
intransitivi, lasciando che l’ascoltatore faccia affidamento sul contesto e il senso
comune per comprendere l’evento descritto. Per es, nella domanda “Chi sta
fotografando Andrea?” non si riesce a capire se Andrea sia il fotografo o il
fotografato.

Lingue austronesiane
Le lingue austronesiane delle Filippine, Taiwan, Madagascar, utilizzano sia
l’allineamento accusativo che quello ergativo nei verbi transitivi.
Gli allineamenti sono spesso (ed erroneamente) chiamati diatesi attiva e passiva
poiché il parlante può spesso scegliere di usare un tipo di allineamento piuttosto che
la voce attiva o passiva. Tuttavia, poiché non sono delle vere e proprie ‘voci’, termini
come “agente focale” o “causa agente/efficiente” sono usati per la tipologia
accusativa e “paziente focale” o “causa paziente” per la tipologia ergativa.
L’allineamento “causa paziente” è quello basilare in queste lingue. In ciascun
allineamento vengono usati due casi, ma avendo il nominativo e l’assolutivo la
stessa tipologia morfologica, esistono in totale 3 argomenti: nominativo-assolutivo
(chiamato convenzionalmente anche solo nominativo), ergativo e accusativo. Alcuni
studiosi di queste lingue, addirittura, credono che esistano 4 allineamenti, con diatesi
che marcano il locativo o il beneficiario con il caso nominativo, ma in generale si
ritiene che questi allineamenti non siano argomenti cardini (core arguments).

Ruoli tematici
I ruoli semantici descrivono la funzione che un argomento assume nell’evento
descritto dal verbo;
I parametri semantici che hanno avuto maggior rilievo nella discussione
dell’allineamento semantico sono due:
● Il ruolo tematico del predicato, in particolare la sua posizione nel continuum
agente/paziente;
● L’aspetto del predicato, in particolare la divisione tra predicati stativi e
dinamici, e tra predicati telici e atelici. I predicati stativi esprimono degli stati e
qualità. Quelli dinamici denotano delle azioni e delle situazioni.

Alcuni studi riguardo il fenomeno dell’allineamento semantico suggeriscono che i


fattori che determinano la codifica degli argomenti sono specifici del linguaggio e che

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è, spesso, un singolo fattore o una serie di fattori strettamente connessi che giocano
un ruolo fondamentale nel formare una lingua.
Recentemente Primus ha proposto un modello universale di argomenti
semanticamente allineati con dei predicati a singolo argomento, seguendo lo studio
di Dowty il quale propose un processo di scomposizione lessicale al fine di catturare
gli aspetti grammaticalmente rilevanti del significato del predicato. Secondo Dowty i
ruoli tematici individuali, devono rientrare nelle due macro-categorie di proto-ruoli,
cioè quella di proto-agente e di proto-paziente.
In generale, le proprietà del proto-agente sono:
● coinvolgimento nell’evento/azione, intenzionalità
● è un essere senziente;
● è colui che causa un evento o un cambiamento di stato o il movimento di un
altro partecipante;
● esiste indipendentemente dall’evento identificato dal verbo.
Le proprietà del proto-paziente sono:
● subisce un cambiamento di stato;
● descrive un tema incrementale (come nel verbo ‘costruire’, dove l’azione
descritta ha termine solo quando è stato raggiunto lo scopo);
● influenzato da un altro partecipante all’evento
● stazionario rispetto al movimento di un altro partecipante.

AN INTRODUCTION TO SYNTAX
CAPITOLO 1
SINTASSI
La sintassi è la componente centrale del linguaggio umano, ed è lo studio delle
funzioni proprie della struttura della frase.
Il termine Sintassi deriva dalla parola greca syntaxis, ovvero “disporre”. La sintassi è
la branca della grammatica e della linguistica che studia i diversi modi in cui le
parole, i codici dei linguaggi, si combinano tra loro per formare una frase.

La lingua è il sistema attraverso il quale gli appartenenti ad una comunità comunicano tra loro
attraverso l’uso di un determinato linguaggio, ovvero un insieme di segni scritti (simboli) o parlati
(suoni) quindi vi è una correlazione sistematica tra significanti e significati. (come rappresentato qui
sotto).
Con il termine significante si indica il piano dell’espressione del segno linguistico, cioè la parte
fisicamente percepibile del segno linguistico. Col termine significato si intende il piano del contenuto
del segno linguistico.
L’unione tra forma e contenuto, ossia tra significante e significato definisce il segno linguistico.
Per quanto riguarda il linguaggio orale, la lingua parlata, i significanti (segni) sono orali, per quanto
riguarda il linguaggio dei segni, sono manuali. Non è detto che ogni possibile significato che può
essere espresso, sia legato ad un unico significante, quindi:

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-Ad un significante possono corrispondere più significati (polisemia) mentre, ad un significato possono
corrispondere più significanti (sinonimia).
Dunque, ogni lingua ha un insieme di elementi portatori di significato e diversi modi di combinarli per
esprimere diversi significati, e questi stessi modi di combinarli sono essi stessi portatori di significato.
ciò significa che possiamo combinare frasi combinando i suoi elementi in modi diversi, con gli stessi
elementi portatori di significato, ma ottenendo un risultato diverso:
es: Chris dà il computer a Dana
Dana dà il computer a Chris
queste due frasi differiscono non nei loro elementi (parole) , ma nella loro sintassi.

ORDINE SINTATTICO
La sintassi fa riferimento a come le frasi sono costruite. Uno dei principali modi per i
quali le lingue si differenziano è l’ordine degli elementi che costituiscono una frase.
-In inglese e in italiano abbiamo l’ordine sintattico: SVO, abbiamo il soggetto prima
del verbo e il complemento oggetto che segue il verbo.
-in Lakhota (una lingua sioua del nord america) il soggetto e il complemento oggetto
precedono il verbo, quindi è una lingua SOV.
-in Toba Batak abbiamo il verbo, il complemento oggetto e il soggetto, dunque è una
lingua VOS.
-Ci sono lingue poi, il cui ordine sintattico delle parole non è rilevante ai fini
dell’interpretazione del significato della frase, come il Russo. In questa lingua sono le
desinenze (o flessioni) applicate alle parole stesse che definiscono la loro funzione.
MORFOLOGIA E SINTASSI.
Questi cambiamenti nella forma delle parole per indicare la loro funzione nella frase,
sono stati definiti da Matthwes “flessioni”, e lo studio delle formazioni delle parole è
chiamata “morfologia”
DEF: la morfologia (dal greco, morphé "forma" e lògos "discorso") è la parte della
grammatica o della linguistica che ha per oggetto lo studio della struttura
grammaticale delle parole.
Tornando dunque alla lingua Russa, è importante notare come sia fondamentale la
relazione tra la sintassi e la morfologia: quindi, ciò che può essere espresso
sintatticamente in alcune lingue, può essere espresso morfologicamente in altre.
L’incontro tra morfologia e sintassi, crea ciò che è comunemente chiamato
“grammatica”. un termine alternativo è “morfosintassi” che esplicitamente riconosce
l'importante rapporto tra sintassi e morfologia.
CARATTERISTICHE DELLA SINTASSI
Una delle più importanti caratteristiche della sintassi è che le frasi semplici possono
essere combinate in diversi modi per creare frasi complesse. Una delle più
importanti caratteristiche del linguaggio umano è la sua natura illimitata, ovvero: il
fatto che il numero delle espressioni dotate di significato che possono essere
prodotte dall’essere umano è infinito.
FRASI GRAMMATICALI E AGRAMMATICALI
-Le frasi grammaticali sono quelle che seguono le regole e i principi della sintassi di
una determinata lingua

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-Le frasi agrammaticali: sono quelle frasi che violano una o più regole o principi
sintattici.
Ad esempio la frase inglese
“teacher the book a reading is” : è agrammaticale perché viola alcuni principi di
ordine delle parole per la lingua inglese: l’ordine delle parole per l’inglese, infatti,
prevede una sequenza formata da soggetto-verbo-oggetto, SVO l’articolo “the” deve
precedere “a” che deve precedere il sostantivo che esso stesso modifica, e il verbo
ausiliare ”is” deve precedere il verbo principale
1.1ASPETTI DELLA STRUTTURA SINTATTICA
Nella struttura sintattica delle frasi, è necessario distinguere due aspetti diversi ma
connessi tra loro:
1)la funzione del soggetto e del complemento oggetto nella frase: soggetto e
complemento oggetto sono tradizionalmente stati indicati come “relazioni
grammaticali”. Questa specie di sintassi verrà chiamata quindi “struttura relazionale”.
E include più di semplici relazioni grammaticali come “soggetto-complemento
oggetto”; include anche la relazione “modificatore-modificato” e la relazione
“possessore-posseduto”
2)Il secondo aspetto, invece, riguarda l’organizzazione delle unità che costituiscono
una frase; la frase, infatti, non consiste di un mero filo di parole
Es: “The teacher read a book in the library”, questo non è il caso in cui ogni parola è
collegata a quella adiacente nel “filo”: non c’è diretta relazione tra “read” ed “a” o tra
“in” e “the”. “A” è collegata a “read” solo attraverso “a book”, essendo questo il
complemento oggetto di “read”, così come “the” è relazionato a “in” solo in quanto
“the library” è l’oggetto della preposizione “in”.
Le parole sono organizzate perciò in unità che a loro volta si organizzano in unità
maggiori chiamate costituenti, l’organizzazione gerarchica tra queste unità in una
frase è chiamata struttura costituente.

SINTAGMI
Il sintagma (termine introdotto da Ferdinand De Saussure,linguista svizzero):
è un insieme di costituenti (parole) tra i quali esiste una relazione sintattica; il
costituente é ognuno degli elementi in cui può essere scomposta la frase.
- Sintagma Nominale: il costituente composto da un sostantivo e da un articolo
. Es: Il cane morde, il cane è sintagma nominale.
-Sintagma Verbale: formato da un verbo ed un SN
es: Il cane morde, morde è sintagma verbale.
Mario suona il pianoforte. Suona il pianoforte è sintagma verbale
-Sintagma Preposizionale: formato da una preposizione (di, da ,del, nel, in, col) e
un SN.
es. Il cane di Mario (di Mario è sintagma preposizionale)
-Sintagma Aggettivale: può essere formato solo dall’aggettivo o da un aggettivo
modificato da un avverbio.
es: La città è deserta, deserta è sintagma aggettivale | la città è molto grande
(avverbio che modifica aggettivo grande)

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Come abbiamo scritto precedentemente le strutture relazionali e le strutture


sintagmatiche sono diverse ma collegate, vediamo perché:
Ad esempio, un sintagma nominale è composto da un verbo e dal seguente
sintagma nominale, ma in alternativa potrebbe essere caratterizzato il verbo e il suo
oggetto diretto. Allo stesso modo, un sintagma preposizionale è composto da un
preposizione e il suo complemento oggetto. I sintagmi nominali, d'altra parte,
coinvolgono modificatori, e di conseguenza la relazione tra “the” e “teacher”
potrebbe essere descritta come un modificatore-modificato.
Così, questi due aspetti della struttura sintattica sono sempre presenti in una frase, e
quando l'uno o l'altro è enfatizzato, la frase è descritta da una delle due prospettive.

1.2 LEXICAL CATEGORIES / CATEGORIE LESSICALI

Ci riferiamo ai sostantivi, verbi e preposizioni generalmente come a “parti del


discorso” o “classi di parole”, i linguisti invece li denominano “categorie lessicali”.

Le categorie più importanti sono:

- nomi
- verbi
- aggettivi
- avverbi
- apposizioni, che coinvolgono le preposizioni e le posposizioni
Nella grammatica tradizionale, le categorie lessicali sono determinate dalle
definizioni teoriche, ovvero sono caratterizzate a seconda del loro contenuto
semantico; nella linguistica moderna, invece, sono definite morfosintatticamente a
seconda delle loro proprietà grammaticali.
I NOMI: distinguiamo, pertanto, i nomi propri (riferiti a persone ) e i nomi comuni
(riferiti a cose). La differenza sostanziale tra i due è che i nomi comuni prendono
l’articolo. I sostantivi inoltre possono essere distinti tra numerabili e non numerabili; i
numerabili denotano entità appunto numerabili, (7 sedie). I sostantivi non numerabili
denotano entità non numerabili (acqua, burro).
I PRONOMI: I pronomi sono strettamente collegati ai nomi, entrambi funzionano nei
sintagmi nominali.
Essi sono generalmente visti come i “sostituti” dei nomi.
es: john è andato al negozio, lui ..
abbiamo i pronomi:
-personali
-relativi
-possessivi
-dimostrativi
-indefiniti
-interrogativi
-numerali

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-esclamativi.
I VERBI:
I verbi possono essere divisi in diversi tipi di categorie: Una dimensione distintiva
importante riguarda il numero di elementi che un verbo riesce a reggere (valenza)
Verbo Intransitivo: si chiama verbo intransitivo quando regge soltanto il soggetto
(piovere | morire)
verbo transitivo: quando il verbo regge soggetto e complemento oggetto (Luca
suona il clarinetto)
verbi ditransitivi: i verbi ditransitivi reggono soggetto, complemento oggetto e
oggetto indiretto (give| grant (concedere) He give Jhon ten dollars).
i verbi possono rappresentare diverse situazioni: alcuni rappresentano situazioni
statiche (vedere conoscere), altre azioni (correre), altre ancora a cambi di stato (per
esempio liquido-> solido), altri che coinvolgono azioni più cambi di stato
GLI AGGETTIVI:
Gli aggettivi, in genere, esprimono proprietà di entità (gli attributi di qualità e quantità
della persona o cosa indicata dal sostantivo a cui si riferisce).
es: mela rossa :Alcuni di questi sono intrinsechi alle entità alle quali si riferiscono, ad
esempio l’aggettivo “rosso” è intrinseco del sostantivo “mela” ma non lo è del
sostantivo “fagiolo”.
Alcune lingue sottolineano questa differenza. In spagnolo, ad esempio, per
sottolineare l’appartenenza innata di un aggettivo a un’entità, si attua una differenza
verbale: si usa, infatti, “ser” per gli aggettivi innati alle entità e “estar” per quelle
momentanee.
Abbiamo diversi tipi di aggettivi vengono tradizionalmente divisi in due classi:
-aggettivi qualificativi (forte, grande, bello, rettangolare, parco, goloso, verde,
vecchio ecc);
-aggettivi determinativi (o "indicativi”| indica il sostantivo con più certezza, lo
individua), che specificano il nome su piani diversi da quello qualitativo e si dividono
a loro volta in:
--aggettivi possessivi (mia, vostre, suo ecc...);
--aggettivi numerali (cardinali: due, trentatré ecc...; ordinali: primo, quarantatreesimo
ecc...);
--aggettivi dimostrativi (questo, quello ecc...)
--aggettivi indefiniti (alcuni, tutti, nessuna,ecc...);
--aggettivi interrogativi ed esclamativi (quale?, quanti?, quale gioia!, ma che onore!
ecc...).
AVVERBI
Gli avverbi sono una parte invariabile del discorso e modificano i verbi, gli aggettivi e
gli altri avverbi, e possono essere :
-di modo , indicano il modo in cui qualcosa viene fatto: attentamente,
meravigliosamente.
- di tempo, indicano quando qualcosa accade : ora, adesso, domani.
Gli avverbi, in inglese terminano generalmente (ma non sempre) in –ly. In italiano in
–mente.

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I modificatori avverbiali di aggettivi ed avverbi sono le parole come molto,


estremamente, tanto, ecc. Questa classe di avverbi è definita modificatori di grado.
PREPOSIZIONI
la preposizione, in grammatica, è una parte invariabile del discorso che serve a
creare un legame fra parole e frasi (che serve a precisare la funzione sintattica di un
nome, pronome o espressione nominale cui generalmente é premessa). Sono
apposizioni che precedono il loro oggetto, mentre le posposizioni lo seguono,
l’inglese e lo spagnolo hanno solo preposizioni, mentre il giapponese e il coreano
solo posposizioni, il tedesco le ha entrambe.
ARTICOLI:
Gli articoli italiani non possono mai essere usati in maniera isolata, ma vanno
sempre prima dei nomi (da cui prendono genere e numero).
-gli articoli indeterminativi (indefinite article - un, una, uno...), sono quelli che
segnalano che il parlante non riesce ad individuare il referente del sintagma
preposizionale;
-gli articoli determinativi (definite article - il, lo, la...), invece, segnalano che il parlante
conosce il referente del sintagma e può identificarlo.
-I (pronomi o aggettivi) dimostrativi (questo , quello) , si riferiscono alle entità in
termini della loro prossimità spaziale nei confronti del parlante.
-I quantificatori, esprimono la quantità relativa al concetto. Es: tutti, pochi
-I classificatori, invece, servono per classificare i sostantivi che essi modificano, in
termini di forma, materiale, funzione, stato sociale e altre prospettive; sono molto
usati nelle lingue dell’est e del sudest asiatico. Es. in una frase del tipo: tre persone,
viene realizzata come “tre X persone”, dove x è il classificatore.
-le congiunzioni: (e, ma, o) servono per collegare tra loro 2 elementi all’interno di una
proposizione oppure 2 o più proposizioni all’interno di un periodo. Ci sono sintagmi
nominali uniti|collegati (un ragazzo e il suo cane) e verbi uniti (Laura canta e gioca),
e aggettivi uniti (bella e brava). Tutte le categorie lessicali possono essere collegate
dalle congiunzioni per formare espressioni coordinate.
-I complementizers (complementatore) indicano che la proposizione dipendente é
una frase complessa.
es: Sally knows that bill ate the last piece of pizza
-Infine, ci sono le particelle (particles) che sono un insieme di elementi che non
rientrano in nessun’altra categoria ed hanno solitamente la funzione discorsiva. Es:
entonces| indeed (quindi, dunque)
CATEGORIE LESSICALI-CLASSI APERTE, CLASSI CHIUSE
Le categorie lessicali possono essere divise in due classi generiche basate
sulla possibilità o sull’impossibilità della classe di poter essere facilmente
incrementata o meno; Le lingue possono di solito aumentare i sostantivi, ad
esempio, prendendo in prestito sostantivi da altre lingue o creandone di nuovi
attraverso la composizione (ad es. black board produce blackboard) o altri
mezzi morfologici (ad es. rapido -MENTE= rapidamente), ma normalmente
non creano o prendono in prestito nuove apposizioni, congiunzioni o

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determinanti.
-Categorie lessicali come il sostantivo e il verbo la cui appartenenza può
essere ampliata sono chiamati categorie di classe aperta.
- le categorie come , determinanti o congiunzione, sono delle classe chiusa
perché a determinati termini non si aggiunge la possibilità di crearne di nuovi
della medesima funzione logica testuale

FUNZIONI SINTATTICHE
Argomento, Modificatore e Predicato.
In una frase come “the teacher read an interesting book”
“the teacher” e “an interesting book” : argomenti
“read” : predicato
“the” | “an” e “interesting” : modificatori.

Il predicato é l’ elemento linguistico il cui significato descrive una situazione,


uno stato di cose, un evento, qualcosa che è, accade o potrebbe accadere
volontariamente o involontariamente nel mondo (es. in italiano IL VERBO)
ARGOMENTO DEFINIZIONE
Il termine argomento in sintassi , («l’elemento linguistico che esprime uno dei
partecipanti all’evento o alla situazione asserita dal predicato, e che deve
obbligatoriamente essere nominato affinché ciò che il predicato descrive abbia
un senso» - Jezek 2005) è un sintagma che compare all'interno di una
proposizione in una relazione con il predicato (verbo).
Tipici argomenti sintattici sono il soggetto e l'oggetto diretto. Gli argomenti
possono essere obbligatori o facoltativi. Gli argomenti centrali sono
ovviamente obbligatori.
È consuetudine distinguere predicati di primo, secondo e terzo ordine, a
seconda di quanti partecipanti siano coinvolti nella azione espressa dal
predicato.
primo : es: Kim is sick (predicato (verbo) richiede 1 argomento)
l’essere malato involve un'unica persona. Dunque be sick è un predicato di
primo ordine e che prende un solo argomento.
secondo: es: “ the teacher destroyed the note », c’è l’azione di distruggere ,
che involve l’insegnante e una “note” . Dunque destroy è un predicato di 2
ordine e richiede 2 argomenti (predicato (verbo) richiede 2 argomenti)
terzo : (predicato (verbo) richiede 3 argomenti) quando un’azione include un
datore, qualcosa di dato e un ricevitore, così com’è previsto dal verbo “to
give”, si tratta di predicato di terz ordine in quanto esso regge tre argomenti.
quindi i nomi sono gli argomenti, i verbi i predicati e gli aggettivi sono i
modificatori.
“The teacher gave an interesting book to Kim”
Infine, i verbi impersonali come PIOVERE|NEVICA non hanno bisogno di
argomenti (soggetto o oggetto diretto)

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Sostantivi e aggettivi, inoltre, possono fungere anche come parte di un


predicato, come capita in “Chris was sick”. Tuttavia, anche se essi fanno parte
del predicato, essi sono comunque diversi dai verbi: non prendono il “tense
suffixes”, il suffisso come per esempio in :
es: chris sicked * (agrammaticale)
La copula essere (be in inglese), porta queste flessioni verbali.
In Lakhota, al contrario, i sostantivi e aggettivi hanno flessioni verbali quando
funzionano da predicati, concordando col numero del soggetto.
es: a. WiAháCa ki hená lowT-pi. Lakhota
man the those sing-pl
‘Those men are singing.’1
I sostantivi nel Lakhota non posseggono alcuna indicazione di numero,
l’unico modo per capire che il sintagma nominale è plurale è servendosi del
dimostrativo plurale “those”.
In particolare il suffisso plurale –pi non può essere adattato ai sostantivi,
pertanto si potrebbe giungere alla conclusione che esso si unisca solo ai
verbi, ma sarebbe incorretto: -pi, infatti, si lega ai sostantivi con uso di
predicato. Quindi i sostantivi in Lakhota sembrano funzionare come predicati,
ciò che la controparte in inglese non fa.
I verbi e gli aggettivi possono servire anche come argomenti nel Lakhota.
Tuttavia il verbo del Lakhota corrispondente a “cry” in inglese non può fungere
da soggetto, esso ha bisogno di essere tradotta come un’espressione più
complessa;es: the ones crying.
Mentre nel Lakhota basta semplicemente cambiare posizioni nella frase per
modificarle.
Pertanto, la correlazione tra argomento, verbo e predicato e aggettivo e
modificatore in Lakhota non è così forte come lo è in inglese.
Un esempio ancora più lampante di questa mancanza di correlazione è quella
che avviene nel Nootka, una lingua Wakashan (una lingua parlata nell’isola di
Vancouver, Canada). Le caratteristiche principali nelle frasi del Nootka sono il
predicato –ma, l’argomento -i, con –ma che segnala sia il tempo sia il
soggetto concordante di persona e di numero.

Modificatore: elemento non indispensabile in un sintagma: IL MIO GATTO


(GATTO: testa cioè elemento senza il quale non sussisterebbe il sintagma)
IL e MIO sono modificatori.

CATEGORIE LESSICALI UNIVERSALI?


La considerazione teorica fa presumere che le categorie lessicali maggiori
siano universali, ma ciò non è vero per tutte loro. Ogni lingua ha le sue
categorie lessicali di sostantivi e verbi:

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APPOSIZIONI
-il Russo per esempio è sprovvista di apposizioni, le quali esprimono i
contenuti semantici di solito appartenenti a preposizioni e posposizioni
attraverso suffissi apposti al sostantivo (come in Russo). Il concetto viene
espresso attraverso le finali chiamate “casi”, quelle poste a fine parola sono
chiamati “marcatori di caso”
- il Dyirbal (lingua aborigena australiana) ha solo suffissi e nessuna
apposizione, pertanto la categoria delle apposizioni non è universale.
AGGETTIVI
anche la categoria degli aggettivi non è universale.
es: per esempio le parole che esprimono proprietà come “rosso” “alto” hanno
le stesse proprietà morfosintattiche dei verbi.
es: per esempio l’aggettivo inglese “sick” in lakhota rappresenta un sottotipo di
verbo.
quindi non c’è nessun motivo di postulare una categoria “aggettivi” se esiste
già quella “verbi”.
Nel Dyirbal e nel Quechua, d’altro canto, le parole di questo tipo hanno le
stesse proprietà morfosintattiche dei sostantivi, pertanto vengono analizzate
come sottocategorie degli stessi.
AVVERBI
è difficile, infine, definire l’universalità degli avverbi poiché è stata poco
analizzata linguisticamente. In conclusione possiamo dire che i nomi e i vebi
sono categorie lessicali universali,ma apposizioni (preposizioni e posposizioni)
e aggettivi no. E’ importante tenere a mente che dicendo che quella degli
aggettivi non è una categoria universalmente valida, non vuol dire che ci sono
lingue in cui mancano parole che esprimano proprietà come “rosso”, “dolce”,
ecc. Al contrario, queste parole esistono ma sono espresse sotto forma di
membri di altre classi.

FORM CLASS
Nella linguistica moderna, la determinazione della categoria di una parola non
si basa sul suo significato, ma sul suo comportamento morfosintattico,
FORM CLASS: Sono le classi di parole che si basano sulle loro proprietà
morfosintattiche
es:
NOMI: Consideriamo le differenze tra nomi comuni e nomi propri in inglese:
entrambi sono due tipi di sostantivi, entrambi formano parte dei sintagmi
nominali, ma differiscono nel fatto che i nomi comuni possono essere
modificati dagli articoli (determ e indeterm) e dagli aggettivi, mentre i nomi
propri non possono. inoltre, i nomi comuni, se sono numerabili possono
prendere flessione plurale, mentre i nomi propri non possono pertanto, ci sono
sia differenze morfologiche che sintattiche a distinguere i nomi propri e quelli
comuni.

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VERBI:
I verbi inglesi si differenziano dalle altre classi attraverso criteri sintattici e
morfologici. Morfologicamente, solo i verbi prendono i vari suffissi –ing
/ando (progressive), -ed (past tense), -s (third person) e –en / andato (past
participle). Sintatticamente, occupano una posizione unica nella frase,
possono essere modificati solo dagli avverbi, non da aggettivi o dimostrativi
AGGETTIVI:
Non ci sono proprietà morfologiche che distinguono gli aggettivi in inglese, ma
qualche aggettivo richiede suffissi distintivi
Molti aggettivi prendono -er per le loro forme comparative, e prendono -est
per i loro superlativi; alcuni aggettivi, invece, si servono di “more” e “most”.
In inglese gli aggettivi occupano un posto specifico nei sintagmi nominali
(es. the seven tall trees) e possono funzionare da predicato solo in
combinazione con la copula “be”(Es. The tree is tall)
AVVERBI:
Gli avverbi in inglese spesso (ma non sempre) terminano in -ly; essi
funzionano solo da modificatori (ma mai di nomi) ES. the extremely quick
rabbit.

1.3 MORFOLOGIA: (dal greco, morphé "forma" e lògos "discorso")


si occupa della struttura delle parole e l'analisi morfologica è il processo
mediante il quale la linguistica scompone le parole complesse negli elementi
che le compongono.
è la parte della grammatica o della linguistica che ha per oggetto lo studio
della struttura grammaticale delle parole.
Abbiamo già notato come alcune lingue usino la morfologia per esprimere ciò
che altre lingue esprimono sintatticamente.
es: consideriamo la parola Lakhota
“wahi” (io arrivo): guardandola è impossibile determinare se sia una parola
semplice o composta;
Paragonata a “yahi”(tu arrivi) però : notiamo che in loro c’è una parte comune,
che sia “hi”, “i” o “ahi” e una parte diversa che sia “wah”, “wa” o “w” e “yah”,
“ya” o “y”.
È chiaro che queste forme siano forme complesse formate da più di una
componente.
In entrambe ci sono due parti, una che vuol dire “arrivare” e l’altra che vuole
specificare la persona (prima singolare o seconda singolare).

Soltanto attraverso queste due forme, comunque, non è possibile determinare


a quale categoria appartengono le loro due componenti, poiché sono
suddivise in tre modi: cosa rappresenta arrive? Hi i o ahi? Cosa rappresenta
la prima persona singolare wah wa o w?.

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Possiamo chiarire il tutto prendendo come esempio un’altra forma, ovvero


“uhi” (noi arriviamo). Le parti in comune, pertanto, sono “-i” o “-hi”, poiché
quest’ultima parte elimina la possibilità della componente “-ahi”. Ci restano
allora ancora due possibilità per determinare “arrivare” e per io (wah o wa), tu
(yah o ya) e noi (u o uh):
Considerando anche altri verbi:
-l’indicatore della prima persona singolare soggetto è wa- (io)
-l’indicatore della seconda persona singolare soggetto è ya- (tu)
-prima persona plurale soggetto è “u-” (noi)
Insomma, ognuna di queste parole “wahi”, “yahi” e “uhi” è composta da due
parti di significato: morfemi.

MORFEMA é qualunque segmento di enunciato dotato di significato.


“Hi” non può essere scomposto in “h+i” pertanto queste piccole forme (h e i)
non hanno significato e non sono morfemi. Quindi, wa-, ya-, u- e hi- sono tutti
morfemi in Lakhota.
RADICE DI MORFEMA :La parte complesse alla quale un morfema si attacca
è chiamata radice. . la radice è un elemento non ulteriormente scomponibile
che esprime significato principale della parola. La radice è un morfema che
sia contemporaneamente legato e lessicale. (morfema lessicale)
es:in questi casi le radici sono “hi”, “lowa”, “chi” “u” “nazi” e “aphe”.
PREFISSI: sono morfemi che si pongono prima della radice (come wa- e ya-)
è un morfema che viene affisso all’inizio di un lessema per modificarne o
precisarne il significato.
Es: reale
ir-reale
SUFFISSI: sono morfemi che si pongono dopo la radice (come nelle parole
russe in cui vi sono -a e -u) e possono dar luogo a nuove categorie lessicali.
es: reale
real-mente
INFISSI: è un elemento linguistico che può essere aggiunto all’interno della
parola (non alla destra o alla sinistra del morfema lessicale) come accade nel
Lakhota “awaphe” (io aspetto), dove i morfemi si introducono nelle parole,
questi si chiamano infissi.
es:mangi-ucchi-are
AFFISSI: è il termine generico per denominare infissi, suffissi e prefissi.
PRINCIPIO ANALISI MORFOLOGICA
il principio basilare usato nell’Analisi morfologica: cercare le forme ricorrenti che
mettono in correlazioni i significati; questo principio richiede quattro importanti
“requisiti”.
Primo requisito è che un significato possa essere espresso in diverse forme.
Considerando l’esempio dall’inglese: a. dog /dɔg/ a′. dogs /dɔgz/ b. cat /kæt/ b′. cats
/kæts/ c. rose /roz/ c′. roses /rozɘz/

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la forma presente nella seconda colonna ha una sostanziale differenza semantica


rispetto alla forma nella prima colonna, ma non sembra esserci una sostanziale
differenza nella forma. Nella prima parola c’è /z/, nella seconda c’è /s/ e nella terza
c’è /əz/. Queste forme sono pertinenti all’aspetto fonologico. Quindi queste forme
possono essere viste come varianti condizionate di un singolo morfema, ci riferiamo
a loro definendole allomorfi.
ALLOMORFI: sono le diverse forme che un morfema assume e che non
determinano cambiamenti nel suo significato.
In linguistica, è variante di un morfema determinata dal fonema iniziale della parola
seguente (per es. gli, variante di i, davanti a parola che comincia per vocale), oppure
da un morfema precedente (per es. iscritto per scritto, nella loc. per iscritto,
determinato dal per ).
Sono allomorfi condizionati fonologicamente, poiché la scelta dell’allomorfo è
determinata dalla forma fonologica della radice. ci sono poi altri allomorfi del
morfema plurale che non sono condizionati fonologicamente es: il plurale di bon è
boxes 
es: il plurale di ox è oxen non oxes. È dunque condizionato morfologicamente
.
es:mice e mouse.
Parole come mice e teeth (plurale di tooth) mostrano qual è il secondo requisito:
Queste parole non possono essere scomposte morfologicamente. 
es: le parole dogs
e cats, è facile dividerle in 2 parti dog-s e cat-s con la s che rappresenta il plurale.
Ma non è ovvio che mice e teeth possono essere divise in 2 parti. Parole del genere
hanno creato problemi per quanto riguarda l’analisi morfologica.tale forma è
morfologicamente condizionata ma non divisibile, segmentabile (es: oxen, che è
condizionato morfologicamente ma segmentabile).
Quando c’è un gruppo di allomorfi condizionati fonologicamente come negli esempi
inglesi, in genere si sceglie uno di loro affinché sia preso come esempio basilare del
morfema, generalmente si prende quello che compare il numero maggiore di volte,
Prendendo sempre spunto dall’esempio, /z/ è l’allomorfo candidato per essere quello
base.
Terzo requisito: non solo un significato può essere espresso da diverse forme, ma
una singola forma può esprimere diversi significati es: Prendendo in considerazione
il Russo: il suffisso -a in “ucitel’nica” (maestra) esprime tre diversi concetti: caso
nominativo, numero singolare e genere femminile. Allo stesso tempo il suffisso -s
nei verbi in inglese esprime tre concetti: terza persona soggetto singolare e tempo
presente.
Quarto requisito: Il quarto requisito è che le strutture di una lingua possono
richiedere al linguista di ipotizzare che un significato è espresso attraverso l’assenza
di una forma. es: considerando il paradigma del verbo hi (arrivare)in lakhota : (1.10)
a. wahi ‘I arrive’ Lakhota* b. yahi ‘you [sg] arrive’
c. hi ‘he/she arrives’
d. Rhi ‘we [dl
incl] arrive’*
e. Rhipi ‘we [pl] arrive’
f. yahipi ‘you [pl] arrive’
g. hipi ‘they arrive’
Abbiamo già stabilito che wa- esprime la prima persona singolare, che ya- esprime
la seconda persona singolare e che u- esprime la prima persona inclusiva soggetto,
e che “pi” indica il plurale”. Allora, cosa segnala la terza persona singolare.
L’assenza di -pi in * indica che il soggetto non è plurale, mentre l’assenza di wa-, ya-

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e u- indica che la forma (1.10 c) e (1.10g) è la terza persona. Quindi, la terza


persona è contraddistinta dall’assenza di un prefisso, la forma “lui/lei arriva” sarà
“hi”.questa assenza di una forma fonologica è chiamato morfema zero (sheep |
città).
DEF:ad ogni elemento di significato non corrisponde alcun esponente
morfo-fonologico

MORFEMI LESSICALI E MORFEMI GRAMMATICALI


I morfemi possono essere divisi in due categorie:
1)MORFEMI LESSICALI ( classi aperte) : hanno contenuto semantico. È un
morfema che dà tutto o parte del significato principale della parola o espressione ed
è un morfema libero. es: cane, rosa,gatto – dog, red,
2)MORFEMI GRAMMATICALI ( classi chiuse ): non hanno contenuto semantico.
sono dei morfemi legati, esprimono nozioni grammaticali come persona, numero,
genere, caso o tempo. -dog-s la s di dog esprime il plurale ed è un morfema
grammaticale.

MORFEMI LIBERI E LEGATI i morfemi liberi sono quei morfemi che possono
sussistere da soli come parole indipendenti, di nuovo “cane”, “rosa” e “gatto”. -
mentre i morfemi legati non possono sussistere come parole indipendenti, questi
sono in genere morfemi grammaticali, mentre quelli liberi possono essere sia
lessicali che grammaticali. es: dog-s , la s di dog,
in Alcune lingue i morfemi lessicali possono essere considerati morfemi legati.
Morfemi che non possono sussistere senza morfema grammaticale, come succede
nel russo, in cui il verbo “vide-“ (vedere) non può sussistere senza l’aggiunta di un
suffisso che vada ad indicare il proprio soggetto e il proprio tempo.

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