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Labuso del verbo fare

La lingua italiana, nelluso orale, si


impoverisce sempre di pi. Nel parlato,
spesso e volentieri, si usa un numero
limitato e ristretto di vocaboli. Il verbo fare
uno di quei verbi che si usano pi del
dovuto, perch facili da usare e da
ricordare. Lo si preferisce al posto del verbo
che sarebbe pi adatto e corretto. Alcuni
verbi sono una specie di jolly, cio riescono
ad andar bene ovunque.
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Il rischio per di impoverire il proprio
vocabolario.
Ecco lelenco di espressioni comuni dove il
verbo fare la fa da padrone, ma dove
sarebbe pi corretto usare un altro verbo.
Ricorda: la lingua bella perch varia!
Prof. Valerio Giacalone
Di seguito trovi delle frasi con il verbo fare
seguite dalla stessa frase, ma con il verbo
pi adatto
Lucia fa la terza elementare
Lucia frequenta la terza elementare
(frequentare)

Il preside ha fatto un discorso


Il preside ha pronunciato/ tenuto un
discorso (pronunciare/ tenere)
Mario ha fatto dei debiti
Mario ha contratto dei debiti (contrarre)
Mi accorgo di aver fatto un grosso sbaglio
Mi accorgo di aver commesso un grosso
sbaglio (commettere)
Bravo, hai fatto una buona azione
Bravo, hai compiuto una buona azione
(compiere)
Luca ha fatto ricorso alle autorit
competenti
Luca ha presentato ricorso alle autorit
competenti (presentare)
La polizia ha fatto molte domande al
testimone
La polizia ha rivolto molte domande al
testimone (rivolgere)
La squadra di pallavolo ha fatto una bella
partita
La squadra di pallavolo ha giocato una
bella partita (giocare)
Faccio pattinaggio da due anni
Pratico pattinaggio da due anni (praticare)
Oggi faccio i biglietti
Oggi acquisto/compero i biglietti
(acquistare/ comperare)
La professoressa ha fatto una bella lezione
La professoressa ha tenuto una bella
lezione (tenere)
Mamma, ho fatto i compiti
Mamma, ho eseguito i compiti (eseguire)
Maurizio ha fatto lesame di maturit
Maurizio ha sostenuto lesame di maturit
(sostenere)
Oggi ho fatto un telegramma
Oggi ho spedito un telegramma (spedire)
Quel cane abbandonato fa piet
Quel cane abbandonato suscita piet
(suscitare)
Fai attenzione a quello che dico
Presta attenzione a quello che dico
(prestare)
Non ho fatto il problema
Non ho risolto il problema (risolvere)
Domani faccio un contratto
Domani stipulo un contratto (stipulare)
Per andare a scuola facciamo la stessa
strada
Per andare a scuola percorriamo la stessa
strada (percorrere)
Ho fatto il tema di italiano
Ho svolto il tema di italiano (svolgere)
Facciamo la cena per tutta la tua famiglia?
Prepariamo/cuciniamo la cena per tutta la
tua famiglia? (preparare/ cucinare)
Inoltre il verbo fare viene usato anche in
alcune frasi idiomatiche molto comuni. Le
frasi idiomatiche sono quelle frasi che
hanno un significato diverso dal significato
letterale delle singole parole.
Ecco alcune frasi idiomatiche seguite dalla
loro spiegazione:
Luca ci sa fare con la chitarra
Luca bravo con la chitarra
Non farci caso, sempre nervoso.
Non badarci, sempre nervoso.
Non so dove andare a mangiare, fai tu!
Non so dove andare a mangiare, decidi tu!
Con lei non ho pi niente a che fare
Con lei non ho pi alcun rapporto
Non posso fare a meno di studiare litaliano
Non posso rinunciare a studiare litaliano
Se vuoi guadagnare devi darti da fare
Se vuoi guadagnare devi lavorare
duramente
Dopo tanti sacrifici ce lho fatta: mi sono
laureato.
Dopo tanti sacrifici ci sono riuscito: mi sono
laureato.
Lhai fatta proprio grossa: hai perso le
chiavi di casa!
Hai combinato un grande guaio: hai perso
le chiavi di casa!

Ora svolgi lesercizio: indica il significato


corretto delle seguenti frasi con il verbo
fare
casa
fisco
irpef
calcoli
giochi
svago
ricette
regioni
calcio
portalini
cultura
IL VERBO
Il verbo la parola che designa un'azione,
un avvenimento, uno stato, una qualit o
propriet, l'esistenza del soggetto.
Le determinazioni essenziali del verbo sono
le seguenti:
Le determinazioni del verbo
la personaprima, seconda, terza
il numero singolare e plurale
il modo finito (indicativo, congiuntivo,
condizionale, imperativo)
indefinito (infinito, participio, gerundio)
il tempo presente: presente
passato: imperfetto, passato prossimo,
passato remoto, trapassato prossimo,
trapassato remoto
futuro: futuro semplice e anteriore
il genere transitivo, intransitivo
la forma attiva, passiva, riflessiva
Tutti i verbi si distinguono in due grandi
classi: transitivi ed intransitivi. Si dice
transitivo il verbo la cui azione passa
direttamente dal soggetto al complemento
oggetto (Giuseppe legge un libro), mentre
intransitivo il verbo che esprime un modo
di essere del soggetto o un'azione che non
passa su un complemento oggetto
(Giuseppe legge; Luigi corre a casa).
Attenzione: per riconoscere un verbo
transitivo, in alcuni casi non necessaria la
presenza del complemento oggetto, poich
quest'ultimo pu essere sottinteso. Ad
esempio, nella frase Giuseppe legge, il
verbo leggere viene usato in forma
assoluta e continua a conservare la sua
classe transitiva anche se non viene
esplicitato il complemento oggetto (cio
"un libro"). In sostanza, la frase evidenzia
comunque l'azione compiuta dal soggetto:
implicito che un oggetto esista, poich
impensabile una lettura priva di un
elemento su cui concretizzarla.
Per quanto attiene ai verbi intransitivi, si
pu aggiungere che spesso sono riferiti ad
uno stato del soggetto o ad una sua azione
pienamente definita senza dover
aggiungere un complemento.
Ecco alcuni esempi con verbi intransitivi:
1) Giuseppe impallidisce;
2) la roccia frana;
3) l'acqua gorgoglia;
4) Giuseppe distratto;
5) il treno parte;
6) arriva la primavera (ovviamente, la
"primavera" il soggetto dela frase).
Nei periodi sopra elencati, vengono
descritti stati d'animo, situazioni, condizioni
che non necessitano di ulteriori elementi
(cio di complementi oggetto) per avere un
senso compiuto; qualora essi venissero
aggiunti, servirebbero soltanto a
specificare, a precisare meglio il concetto o
la circostanza.
Altri esempi di verbi intransitivi sono
aderire, rinunciare, giovare, ecc.; il
riferimento dell'azione esiste, ma
espresso da un complemento indiretto:
aderisco ad un'iniziativa; rinuncio alla
partenza; giova alla salute.
L'ausiliare 'essere' si riscontra di solito nei
tempi composti di parecchi verbi
intransitivi, mentre l'ausiliare 'avere'
caratteristico dei tempi composti dei verbi
transitivi. Va per sottolineato che non si
tratta di una regola fissa, di una peculiarit
discriminante, poich pu accadere che un
verbo intransitivo richieda l'ausiliare
"avere", come nel caso dei verbi "parlare",
"esclamare", "riflettere".
Inoltre, va ricordato che la distinzione tra
verbi transitivi ed intransitivi non
assoluta. Talvolta, alcuni verbi intransitivi
diventano transitivi, prendendo come
complemento oggetto una parola ricavata
dalla loro stessa radice o dal loro significato
( il complemento oggetto interno): vive
una vita di stenti; ha pianto tutte le sue
lacrime.
Altre volte sono i verbi transitivi che
diventano intransitivi, cambiando di
significato: la valanga rovin sulle case; lo
spettacolo gi cominciato; "attendere una
risposta" pu divenire "attendere ad un
compito".
I verbi intransitivi hanno solo la forma
attiva, poich l'azione compiuta in s non
ricade su un complemento oggetto, cio
non "esce" dalla sfera del soggetto; i verbi
transitivi, invece, possono avere tre forme:
attiva, passiva, riflessiva.
La forma attiva si ha quando il soggetto
compie l'azione espressa dal verbo: Marco
legge il giornale.
La forma passiva quella in cui il soggetto
subisce l'azione espressa dal verbo: Il bravo
scolaro viene lodato dal maestro.
La forma riflessiva indica azione che si
riflette sul soggetto che la compie: Io mi
vesto; essi si lavano.
Nell'esempio di forma passiva sopra citato,
l'elemento che compie l'azione e che
agisce "il maestro" e non il "bravo
scolaro" (soggetto). Di conseguenza,
nell'analisi logica della frase, si parla di
complemento di agente e di complemento
di causa efficiente quando si tratta di
agente inanimato (ad esempio, "I turisti
vennero sorpresi dalla tempesta").
La forma passiva si pu avere anche
quando il complemento d'agente o il
complemento di causa efficiente non sia
specificato: ad esempio, il colpevole stato
punito, la nave stata affondata, gli ordini
non sono stati rispettati.
Il significato di una frase di forma attiva
sostanzialmente identico a quello della
stessa frase resa in forma passiva.
Riprendendo gli esempi dello schema
iniziale, non si riscontreranno differenze di
significato nelle frasi "Il maestro loda il
bravo scolaro" (forma attiva) e "Il bravo
scolaro viene lodato dal maestro".
A cambiare sono gli elementi grammaticali
e la focalizzazione dell'attenzione: nel
primo esempio, si mette in risalto il ruolo
del maestro (soggetto) nei confronti dello
scolaro (complemento oggetto); nel
secondo, si evidenzia l'alunno (soggetto)
che riceve le lodi dall'insegnante
(complemento di agente).
Un verbo transitivo pu diventare passivo
in tre modi:
a) premettendo al suo participio passato le
voci corrispondenti del verbo essere: io
sono lodato; tu eri lodato; che essi siano
lodati, ecc.
b) premettendo al suo participio passato,
nei tempi semplici, le voci corrispondenti
del verbo venire: io vengo chiamato; egli
veniva lodato; che egli venga punito; voi
verreste licenziati, ecc.
c) premettendo alle sue voci attive, ma solo
per le terze persone singolari e plurali dei
tempi semplici, la particella pronominale si,
che in questo caso prende il nome di si
passivante: questo libro si legge molto
volentieri; si attravers un'ampia pianura;
si vedevano molte luci sulla collina.
La proposizione (?) attiva pu essere
sempre trasformata in passiva, e
quest'ultima in attiva: ad esempio, La
mamma allatta il bimbo; il bimbo allattato
dalla mamma. Nel trasformare la
proposizione attiva in passiva, si fa
diventare soggetto il complemento oggetto
(il bimbo) e si cambia il soggetto (la
mamma) in complemento (?) di agente,
facendolo precedere dalla preposizione da.
Come gi spiegato, quando il complemento
di agente espresso da un nome di cosa,
detto complemento di causa efficiente.
La forma attiva si cambia in passiva in uno
dei tre modi sopra ricordati.
La forma riflessiva
La forma riflessiva del verbo non altro che
il verbo nella sua forma attiva (?),
accompagnato dalle particelle pronominali
(?) mi, ti, si, ci, vi, si che precedono
immediatamente il verbo nei modi finiti o lo
seguono encliticamente nell'imperativo e
nei modi infiniti. Le particelle
rappresentano il soggetto, ma fanno da
complemento oggetto (?) del verbo: ad
esempio, io mi lavo (io lavo me), tu ti lavi,
egli si lava, noi ci laviamo, voi vi lavate,
essi si lavano.
Non si ha dunque forma riflessiva quando
le particelle svolgono la funzione del
complemento di termine (?): ad esempio, Io
mi lavo il fazzoletto (io lavo il fazzoletto a
me); Noi ci prepariamo la colazione (noi
prepariamo la colazione a noi stessi).
Questa forma con la particella pronominale
che non fa da complemento oggetto si dice
riflessiva apparente.

Simile alla forma riflessiva poi la forma


reciproca che, nelle sole voci plurali del
verbo, esprime con le particelle
pronominali ci, vi, si un'azione scambievole
tra due o pi persone: ad esempio, Noi ci
aiutiamo; Voi vi salutate; Essi si lodano a
vicenda.
Per distinguere con sicurezza la forma
riflessiva da quella reciproca, bisogna
vedere se nel senso della frase nuoccia o
no l'aggiunta delle parole a vicenda, fra
loro, l'un l'altro o simili.
La forma pronominale
La forma pronominale quella in cui alcuni
verbi intransitivi (?) sono accompagnati
dalle particelle pronominali mi, ti, si, ci, vi,
si che hanno solo funzione pleonastica e
formano una cosa sola col soggetto: ad
esempio, io mi dolgo; egli si pente; noi ci
accorgemmo dell'errore.
In questi casi evidente che le particelle
pronominali non hanno valore di
complemento oggetto (?) o di termine (?);
non si pu cio dire: "io dolgo me stesso o
a me stesso"; "egli pente se stesso o a se
stesso"; "noi accorgemmo noi stessi o a noi
stessi". In tal modo si pu agevolmente
distinguere questa forma da quella
riflessiva.
Tra le forme pronominali del verbo da
notare l'uso comunissimo di rafforzare
alcuni verbi intransitivi (?) con le particelle
pronominali raggruppate me ne, te ne, se
ne, ce ne, ve ne, se ne, che sono adoperate
in senso puramente pleonastico : ad
esempio, me ne infischio, te ne cadi, ve ne
dispiacete.
Tra i verbi pronominali figurano alcuni che,
separati dalle particelle pronominali,
cambiano di significato, come abbocarsi
(venire a colloquio con uno), abboccare
(prendere con la bocca); apporsi
(indovinare, non ingannarsi), apporre
(aggiungere); sovvenirsi (ricordare),
sovvenire (soccorrere).
Altri invece non cambiano affatto il
significato :
affogare affogarsi
annegare annegarsi
ammalare ammalarsi
riposare riposarsi
sbigottire sbigottirsi
disperare disperarsi
lamentare lamentarsi
sbagliare sbagliarsi
LA CONIUGAZIONE DEL VERBO
La coniugazione del verbo consiste nella
variazione della desinenza in rapporto a 4
elementi:
il soggetto che compie l'azione (e pu
essere di prima, seconda, terza persona e
di numero singolare o plurale);
il modo in cui presentata l'azione (come
certa, indicativo; come possibile,
congiuntivo; come subordinata ad una
condizione, condizionale; come un ordine,
imperativo; in maniera indeterminata,
infinito, participio, gerundio;
il tempo in cui avviene (presente, passato,
futuro);
la vocale tematica, caratteristica di
ciascuna coniugazione a cui il verbo
appartiene (a della prima, e della seconda,
i della terza), che per non resta invariata
per tutta la coniugazione n sempre
presente.
Il verbo varia secondo uno schema, che
fisso per i verbi regolari e che si articola
nelle varie forme.
I verbi che non seguono nella variazione il
paradigma delle tre coniugazioni regolari si
dicono irregolari.
Le coniugazioni sono tre, distinte dalla
terminazione dell'infinito presente: -are per
la prima coniugazione; -ere per la seconda;
-ire per la terza. A queste bisogna
aggiungere le coniugazioni dei due verbi
ausiliari, essere e avere.
Gli ausiliari
Gli ausiliari essere ed avere ci "aiutano" a
formare i tempi composti degli altri verbi.
L'ausiliare essere si usa:
per tutti i tempi della forma passiva: ad
esempio, sono amato, siete lodati;
per i tempi composti della forma riflessiva o
pronominale: ad esempio, si sono salutati,
si sono lasciati, si pentito del suo atto;
coi verbi impersonali e con quelli adoperati
impersonalmente: ad esempio, si
convenuto, stato detto, accaduto, mi
rincresciuto. Attenzione, per: il verbo fare,
usato impersonalmente, richiede avere. Ad
esempio, ieri ha fatto molto caldo, ha fatto
cattivo tempo, ha fatto giorno. Nella forma
riflessiva, invece, il verbo fare prende
l'ausiliare essere: si fatto notte;
coi verbi sembrare, divenire, parere: mi
parso, ci siete sembrati, sono divenuti
amici;
coi verbi indicanti moto, quando questo sia
considerato in relazione ad una mta: sono
corsi da te, sono andato a casa di amici,
scivolato sui gradini delle scale. Per: ho
camminato, ha passeggiato lungo la riva
del mare, hanno viaggiato tutta la notte,
abbiamo vagato vanno usati con questa
forma;
coi verbi che esprimono un'azione
compiuta nel soggetto: ad esempio, sono
cresciuto, morto, siete ringiovaniti, era
invecchiato;
coi verbi che indicano fortuna, caso:
accadere, avvenire, succedere, capitare,
toccare, dipendere, derivare. Inoltre:
valere, costare.
L'ausiliare avere si usa:
nei tempi composti dei verbi transitivi, nella
forma attiva: ad esempio, noi abbiamo
vinto, ho temuto il peggio, avevano
costruito una casa;
coi verbi intransitivi che esprimono
un'attivit fisica o morale: avete dormito
troppo, ho sognato mio nonno, hanno
vissuto a lungo;
coi verbi intransitivi (?) indicanti moto,
purch sia considerato in se stesso e resti
circoscritto in un luogo: ho corso nel
giardino di casa; stavano raggiungendoci,
ma poi hanno tardato.
In conclusione, si pu dire che l'uso dei due
ausiliari (?) obbedisce a regole fisse quando
si tratta di verbi transitivi nella forma attiva
o di verbi passivi, impersonali o riflessivi;
quando invece si tratta di verbi intransitivi
occorre consultare il vocabolario.
I verbi servili volere, potere, dovere, ecc.,
quando sono usati in modo assoluto senza
un verbo infinito che li accompagni,
vogliono tutti - tranne solere - l'ausiliare
avere: ad esempio, ho voluto, ho potuto, ho
dovuto, ecc. Quando invece svolgono la
funzione di verbo servile, prendono di
regola l'ausiliare richiesto dall'infinito del
verbo che servono: non voluto restare,
non ha potuto dormire, dovuto partire.
Tuttavia la lingua contemporanea ammette
di regola, in simili casi, anche l'ausiliare
avere, specie quando si vuol dare
particolare rilievo al verbo servile nei
confronti dell'altro: ad esempio, non ha
voluto restare, ha dovuto partire.
Quando ad un ausiliare seguono pi
participi, che richiedono tutti lo stesso
ausiliare, si pu evitare di ripeterlo dinanzi
ad ogni participio: ad esempio, Furono
arrestati, gettati in carcere, spogliati dei
loro vestiti, messi a giacere su un
pagliericcio e sfamati di solo pane.
Quando l'infinito dipendente un riflessivo,
sono ammessi due costrutti:
a) Non s'era voluto lavare. - Non aveva
voluto lavarsi.
b) Vi siete dovuti accontentare. - Avete
dovuto accontentarvi.
Oltre ai due ausiliari essere e avere, in
alcuni casi speciali possono svolgere la
funzione di ausiliari i seguenti verbi:
venire si usa al posto di "essere" per
formare il passivo dei verbi: ad esempio, io
vengo punito, tu vieni lodato, noi verremo
espulsi, ecc. Con il gerundio di un altro
verbo indica un'azione graduata: ad
esempio, mi vengo accorgendo, ci veniva
raccontando l'accaduto;
andare si usa, a volte, come ausiliare solo
per la terza persona singolare o plurale dei
verbi transitivi, col significato di
necessario, deve essere: ad esempio,
questo ragazzo va punito, il cibo va ben
masticato, i lavori andavano eseguiti
meglio. Con l'infinito o il gerundio di altro
verbo, andare indica azione continuata: ad
esempio, andava dicendo la verit, andr a
vedere la partita.
La costruzione dei verbi andare e venire
con le preposizioni a e di e l'infinito di altro
verbo per esprimere il significato di star per
fare, aver fatto or ora un francesismo da
evitare assolutamente: ad esempio, vado a
dire, veniamo di scrivere ( pi corretto
dire: sto per dire, abbiamo terminato or ora
di scrivere);
stare costruito con un gerundio o con un
infinito preceduto dalla preposizione a
indica azione continuata o stato,
condizione, posizione: ad esempio, stiamo
conversando con amici, staremo a vedere,
sto a sedere.

TEMPI E MODI DEL VERBO


Modi finiti
L'indicativo il modo della realt e della
certezza ed esprime un fatto reale o
supposto come tale.
Ha 8 tempi, di cui 4 semplici (presente,
imperfetto, passato remoto, futuro
semplice) e 4 composti (passato prossimo,
trapassato prossimo, trapassato remoto,
futuro anteriore).
Si usa nelle proposizioni principali
enunciative, nelle secondarie soggettive ed
oggettive (specie con i verbi affermativi),
nelle causali, consecutive, temporali,
locative, avversative, modali, ecc.
Il presente, oltre ad indicare un'azione o
uno stato che si svolge nel momento in cui
si parla, pu essere usato anche:
a) nei proverbi, nelle sentenze e negli
aforismi, per indicare che l'azione continua
sempre: ad esempio, il sole riscalda la
terra; la fortuna aiuta gli audaci; chi va al
mulino s'infarina. Tuttavia, negli aforismi e
nei proverbi si usa a volte il passato
remoto: ad esempio, un bel tacere non fu
mai scritto;
b) al posto di un tempo passato, per dare
maggior vivacit al racconto (cosiddetto
presente "storico"): ad esempio, Cesare
giunge in Egitto ed informato
dell'uccisione di Pompeo;
c) per esprimere un'azione o uno stato
abituale o che si ripete con regolarit
(cosiddetto presente iterativo): ad esempio,
Natale cade in dicembre; tutti gli anni
andiamo in vacanza ad Ischia; il Parlamento
fa le leggi;
d) per indicare un fatto che si avvera
sempre, in tutti i tempi: ad esempio, la
terra gira intorno al sole;
e) per riferire passi di autori: Dante dice:
"Tu proverai s come sa di sale lo pane
altrui". Socrate afferma: "Conosci te
stesso";
f) per dare maggiore insistenza al fatto
(cosiddetto presente "modale", usato
soprattutto nei titoli giornalistici): Il
Presidente del Consiglio convoca i ministri;
Spara al rapinatore e lo uccide;
g) per indicare cose e fatti futuri, quando
essi sono certi e si vogliono esprimere con
maggior sicurezza: ad esempio, domani
parto per Milano; questa estate vado a
Venezia.

L'imperfetto indica:
a) un'azione o uno stato nella sua durata in
rapporto al passato: pioveva quando
uscimmo; Giuseppe dormiva quando lo
andai a trovare; era gi sera, quando
rientrammo in casa;
b) un'azione ripetuta nel passato
(imperfetto "iterativo"): tutti gli anni
passavamo l'estate al mare; ogni anno
erano rimandati a settembre;
c) azioni o stati descrittivi o narrativi: C'era
una volta...; una fitta nebbia copriva la
vallata.
Usi particolari dell'imperfetto:
- al posto del condizionale passato per
esprimere un'irrealt nel passato, specie
con i verbi servili: Dovevi salutare il tuo
maestro (per significare: avresti dovuto
salutare); Volevamo avvisarvi del nostro
arrivo (per significare: avremmo voluto
avvisarvi).
- come espressione di cortesia o di
modestia: Desidera, signore? - Volevo un
chilo di pane (meno categorico di: voglio);
Ci premeva conoscere il referto medico (per
significare: desidereremmo conoscere);
- in funzione di passato remoto (imperfetto
storico): Nel 1959 si apriva il Concilio
ecumenico Vaticano II;
- come imperfetto "cronistico": Nel
sorpassare un autocarro l'auto sbandava e
andava a sbattere contro il guard-rail;
- come imperfetto "incidentale", per
riprendere il filo del discorso: Quella
malattia, come ti dicevo poco fa, si risolse
con una operazione ben riuscita.
Il futuro semplice si usa per indicare:
a) un'azione o uno stato che si realizzer in
un tempo futuro, prossimo o non: Domani
verr a trovarti; Non sapremo mai la verit;
b) in luogo dell'imperativo, di un comando
assoluto o attenuato: Tu non te ne andrai;
Imparerete a memoria questa poesia;
c) un dubbio, un'incertezza, una
congettura: Sar vero, ma ho i miei dubbi;
Il maestro ti dir che sono arrivato tardi a
scuola;
d) una concessione: Potrai dire quel che
vorrai, ma io resto con le mie idee.
Il passato prossimo indica:
a) un'azione avvenuta in passato, ma i cui
effetti durano ancora: E' nato nel 1950 ed
tuttora vivente; Manzoni ha scritto "I
Promessi Sposi";
b) un'azione compiuta in un tempo non
ancora interamente trascorso: Oggi sono
invitato a pranzo da un amico; Stasera non
ho telefonato ancora a mia moglie;
c) un fatto avvenuto nello stesso giorno in
cui parliamo: Oggi mio figlio partito per la
Spagna; Avete udito ci che ha detto? - S,
ma non ci ha convinto.

Il passato remoto indica un'azione


conclusa, staccata dal presente. E' il tempo
proprio della narrazione: Mecenate aiut gli
artisti; Tu Venisti con molto ritardo.
Si usa anche nei proverbi: Un bel tacer non
fu mai scritto.
Il trapassato prossimo indica un'azione
interamente compiuta quando ne
sopravvenuta un'altra: Era gi uscito,
quando andai a trovarlo; Avevamo appena
finito di pranzare, quando arriv la notizia
della promozione di nostro figlio.
Il trapassato remoto indica un'azione
portata a termine prima di un'altra, pure
passata, espressa dal passato remoto:
Appena lo ebbe salutato, part; Dopo che
ebbero cenato, andarono al cinema.
Il futuro anteriore indica un'azione
anteriore ad un'altra futura: Dopo che avrai
esaminato bene la questione, potrai darmi
il tuo parere; Andremo in montagna, dopo
che avremo finito le scuole. Il futuro
anteriore viene usato talvolta per indicare
fatti passati, sui quali si voglia esprimere
dubbio, incertezza, supposizione: Sar
stato attento, ma non lo dimostrava; Avr
incontrato una pattuglia e sar stato preso
(Calvino).
Il congiuntivo il modo che esprime una
azione possibile, incerta o desiderata. Ha 4
tempi: presente, imperfetto (tempi
semplici), passato, trapassato (tempi
composti).
Si usa nelle proposizioni principali volitive,
suppositive e meditative ed in numerose
proposizioni secondarie: soggettive e
oggettive introdotte dai verbi indicanti
un'opinione, un'affermazione incerta o una
testimonianza dei sensi (credo, spero,
suppongo, sento, mi pare), una volont o
un sentimento (voglio, mi auguro, sono
lieto, mi dispiace); nelle proposizioni
interrogative indirette, relative e nel
discorso indiretto.
Esempi: Magari mi fossi attenuto ai consigli
di mio padre!; Possa tu stare sempre in
salute!; Caschi il mondo, voglio tentare la
sorte (volitive); Si dice che voi abbiate
marinato la scuola; Il tuo lavoro pare sia
stato molto apprezzato (soggettive); Credo
che tu debba partire; Desidero che mia
madre sia rispettata (oggettive); Non
capisco perch tu te ne sia andato; Le
chiesi che cosa facesse (interrogative
indirette); Cercavo una persona che mi
parlasse dello stato di salute di mia madre;
Chi l'avesse visto in quelle condizioni, si
sarebbe spaventato (relative); Il
comandante ordin ad alcuni militari che
andassero in avanscoperta e non si
facessero scoprire (discorso indiretto).
Il condizionale il modo dell'incertezza e
dell'irrealt. Ha 2 tempi: presente e
passato.
Si usa:
1) soprattutto nell'apodosi, cio nella
proposizione principale dei periodi ipotetici
di tipo potenziale e irreale;
2) per esprimere un desiderio o
un'asserzione incerta;
3) per indicare un'azione futura nelle
proposizioni dipendenti.
Esempi: Vorrei che tu sapessi ogni cosa;
Avrei voluto che avessi appreso subito la
notizia (desiderio o asserzione attenuata);
Eravamo sicuri che avreste detto la verit
(posteriorit); Se potessi, ti aiuterei ben
volentieri (periodo ipotetico).

l'imperativo il modo del comando,


dell'esortazione, della preghiera. Esso ha 2
tempi: presente e futuro.
Non ha, naturalmente, la prima persona
singolare, perch colui che parla non
rivolge un comando, un invito o una
preghiera a se stesso. Quando si vuole
esprimere un comando a se stessi, si usa il
verbo dovere: ad esempio, Debbo studiare;
Debbo onorare i miei genitori.
In frasi negative ci si serve dell'infinito per
formare la seconda persona del singolare:
Non parlare!; Non arrabbiarti!.
Si pu usare l'infinito anche nelle
ammonizioni e nelle sortazioni al posto
dell'imperativo: Lavorare, lavorare!; Tenere
la destra!.
L'imperativo pu venire espresso anche
mediante espressioni ellittiche: Silenzio!;
Attenzione!; Avanti!; All'erta!; Su!.
L'imperativo si rafforza coi modi avverbiali
(?) ors, via, una buona volta, andiamo e
simili; e si attenua invece con un po', di
grazia e simili: ad esempio, Ors,
sbrighiamoci, siamo gi in ritardo. Diamoci
da fare una buona volta. Di grazia, dimmi
che cosa ti fa piacere. Dammi un po' di
tempo.
Modi infiniti (o indefiniti)
L'infinito uno dei modi indefiniti del verbo
ed esprime genericamente l'idea del verbo
senza determinazione di persona e di
numero. Ha 2 tempi: il presente e il
passato. Si usa in funzione di un sostantivo,
di un'intera proposizione soggettiva
(infinito soggettivo) od oggettiva (infinito
oggettivo), con valore di congiuntivo o di
indicativo, nelle proposizioni infinitive ed in
altre secondarie.
Quando svolge la funzione di proposizione
soggettiva (?) od oggettiva (?), l'infinito
suole essere costruito con la preposizione
di, specialmente con i verbi parere,
avvenire, toccare: ad esempio, Mi pare di
sognare. Speravo di aver trovato la
soluzione giusta. Talvolta avviene di
sbagliare.
Esso si costruisce senza preposizione con i
verbi potere, dovere, volere, usare,
lasciare, desiderare, preferire, fare, vedere,
sentire e simili: ad esempio, Desiderei
partire subito. Non voglio disturbarla.
Gradirei sapere se hai esaminato la
questione. Uso alzarmi di buon mattino.
Preferisco andare in bicicletta.
Quando il soggetto dell'infinito un
pronome personale, quest'ultimo si
pospone al verbo nella forma soggettiva
(io, tu), se si tratta delle prime due
persone; e nella forma oggettiva (lui, lei,
loro), se si tratta della terza persona: ad
esempio, Credevo essere io il pi fortunato.
Credevano essere stati loro a provocare i
danni.
Il participo cos detto perch partecipa
della funzione nominale come un aggettivo
e si usa in funzione attributiva, predicativa
e verbale.
Ha 2 forme temporali: presente e passato.
Il participio presente si usa sia come
aggettivo o sostantivo, sia in funzione
verbale:
a) Ha ottenuto un brillante successo; E' una
scuola eccellente; Ha un'industria fiorente
(attributi);
b) E' ormai un mendicante; Fu nominato
docente in una scuola superiore
(sostantivi);
c) Ho acquistato una cartolina raffigurante
(che raffigura) il Colosseo; Inseguimmo i
nemici fuggenti (che fuggivano); Il quadro
rappresentante (che rappresenta) la
Gioconda si trova al Louvre (funzione
verbale).
In funzione verbale il participio presente
pu sostituire solo un costrutto relativo.
Alcune parole hanno ormai perduto
l'originaria funzione verbale e sono
adoperate come sostantivi: l'insegnante, il
contribuente, il veggente, l'assistente, il
comandante, il tenente, il rappresentante, il
dirigente, il docente, ecc.
Il participio passato si adopera in funzione
attributiva e predicativa:
a) Si riteneva un giovane colto; Abbiamo
forzato un passaggio proibito; Ricordo con
piacere i tempi passati (funzione
attributiva);
b) L'avaro teneva nascosto il suo tesoro;
Vide il proprio sogno infranto; Alzatosi, usc
subito di casa; Ti credevo interessato al
problema (funzione predicativa).
Alcuni participi passati possono assumere
valore sostantivale: un laureato, un ferito,
un morto, una spremuta di limone, il
selciato, la Traviata, ecc.
La funzione pi importante del participio
passato quella di formare con l'ausiliare
essere o con l'ausiliare avere (?) tutti i
tempi composti degli ausiliari stessi e dei
verbi attivi, e formare con l'ausiliare essere
tutti i tempi del verbo passivo.
Il participio passato unito all'ausiliare
essere si accorda nel genere e nel numero
con il soggetto: Io sono arrivato; Essa
soddisfatta; Essi sono partiti. Unito
all'ausiliare avere resta generalmente
invariato: Io ho bevuto; Voi avete bevuto;
Esse hanno bevuto.
Il participio passato di un verbo transitivo
attivo pu accordarsi con il complemento
oggetto, specie se quest'ultimo precede il
verbo oppure espresso da una particella
pronominale (?) atona (mi, ti, si, ci, vi, la,
le, lo, ne): Le spese le ha pagate la ditta; I
libri li ho letti con interesse (oppure Io ho
letto i libri, o anche Io ho letti i libri); Noi
abbiamo chiuse le finestre, oppure Noi
abbiamo chiuso le finestre (Le finestre
l'abbiamo chiuse noi).
Anche il participio passato, usato nelle
proposizioni implicite concessive (?), modali
(?), temporali(?), relative (?), ecc., pu
essere risolto sempre in una proposizione
esplicita introdotta dalla congiunzione che:
Giuseppe, superato l'esame (dopo che
aveva superato l'esame) telefon ai
genitori.
Il participio passato o presente che
rappresenta una proposizione incidentale
(?), e che pertanto separato dalla
proposizione principale in cui si trova, si
dice participio assoluto: ad esempio,
Regnante Luigi XIV, si compirono in Francia
molte opere insigni: Vinti i nemici, Cesare
torn in patria.
Il gerundio esprime un complemento di
mezzo, di modo o di maniera, di
coincidenza (simultaneit), in genere
un'azione secondaria rispetto alla
principale.
Ha 2 tempi: presente e passato.
Il gerundio presente molto usato per la
forma implicita di proposizioni secondarie,
temporali, modali, condizionali, causali,
ecc.: ad esempio, Sbagliando s'impara
(mezzo); Parla balbettando (modale);
Camminando, gli mostravo le bellezze della
citt (temporale).
Il verbo Andare con il gerundio esprime la
ripetizione o la progressione successiva;
stare con il gerundio denota la durata
dell'azione: ad esempio, And
lamentandosi tutta la notte; Va arricchendo
il suo patrimonio; Sta raccogliendo fiori nel
suo giardino; I miei figli stanno studiando.
In certi casi, il gerundio presente serve a
determinare meglio o a specificare il
significato del verbo principale o reggente:
ottenere lottando, guadagnare lavorando,
apprendere studiando.
Il gerundio passato esprime un fatto
avvenuto nel passato in relazione ad un
altro avvenuto posteriormente o che
avviene o che avverr: Avendo ricevuto un
invito, lo accettai ben volentieri; Avendo
sbagliato, rimedier quanto prima
all'errore; Essendo stati promossi, andremo
in vacanza premio.
Talvolta la costruzione gerundiva viene
sostituita da quella participiale: Sparsasi la
notizia (che sta per: essendosi sparsa),
tutta la famiglia era in grande apprensione;
Avuti i disegni tecnici (che sta per: avendo
avuto i disegni), furono iniziati i lavori.
Anche il gerundio, come i participi, pu
essere usato nella costruzione assoluta, e si
chiama gerundio assoluto: Domani, tempo
permettendo, verremo a trovarti; Essendo
piovuto, non potemmo uscire.
VERBI IMPERSONALI, IRREGOLARI,
DIFETTIVI, SOVRABBONDANTI
I verbi impersonali
I verbi impersonali sono quelli che vengono
usati soltanto all'infinito e alla terza
persona singolare di tutti i tempi e modi,
senza che sia espresso un soggetto
determinato.
Tali sono i verbi che indicano fenomeni
atmosferici, come:
albeggia = spunta il giorno, spunta l'alba
= si fa giorno, aggiorna
annotta = si fa notte
imbrunisce = si fa buio
annebbia = cala la nebbia
piove = scende la pioggia
pioviggina, pioviscola = piove fine fine
diluvia = piove a dirotto
nevica = cade la neve
grandina = cade la grandine
lampeggia= il cielo produce lampi
tuona = rimbomba di tuoni
agghiaccia, gela = fa gelare
Tutte queste forme impersonali semplici o
composte si usano nei tempi composti con
l'ausiliare essere (?): ad esempio, E'
piovuto, era nevicato; ma si trova anche
avere, specie per indicare un'azione
continuata: ad esempio, Ha piovuto tutta la
notte. Aveva nevicato tutto il giorno.
I predetti verbi impersonali possono usarsi
anche personalmente, se usati in senso
figurato: ad esempio, Gli piovvero addosso
tante proteste. Intorno a lui grandinavano
le pallottole. Gli balen davanti una lama. Il
professore tuon dalla cattedra. Lo folgor
con lo sguardo.
I verbi irregolari (clicca qui per consultare
le pagine con i verbi irregolari)
I verbi irregolari sono quelli che si
allontanano dalla coniugazione regolare per
uno dei seguenti motivi:
- o modificano il tema: togli-ere, tolg-o, tol-
si
- o modificano la desinenza: ven-ni invece
di ven-ii
- o mutano totalmente il tema: and-are,
vad-o, v-a, and-ava.
La prima coniugazione ha solo tre verbi
irregolari (andare, dare, stare); mentre la
2a coniugazione quella che ne ha il
maggior numero e la 3a ne ha un numero
limitato.
I verbi difettivi
I verbi difettivi mancano di parecchie voci,
o perch non sono mai esistite, o perch
sono cadute in disuso.
I verbi sovrabbondanti
I verbi sovrabbondanti sono quelli che, pur
avendo una sola radice, appartengono a
due coniugazioni diverse, avendo due
diverse desinenze all'infinito, sia che
conservino lo stesso significato in
entrambe, sia che prendano un significato
diverso in base alla diversa desinenza.
I verbi ausiliari
Per poter focalizzare i verbi ausiliari
all'interno del panorama morfologico della
nostra lingua, dobbiamo prima aver chiari i
concetti di coniugazione (attiva, passiva,
riflessiva, impersonale), di modi e tempi
verbali, e di genere transitivo e intransitivo,
pertanto, vi rimandiamo
all'approfondimento presente al capitolo de
Il verbo.
I verbi essere e avere, oltre a figurare come
tempi verbali autonomi, vengono detti
ausiliari, poich d'aiuto nella formazione di
voci verbali composte, attive e passive.
Agiscono sui Modi verbali:
- Indicativo: tempi passato prossimo,
trapassato prossimo, trapassato remoto,
futuro anteriore;
- Congiuntivo: tempi imperfetto e
trapassato;
- Condizionale/Infinito/Participio/Gerundio:
tempo passato.
Si usa il verbo essere (anteponendo i suoi
tempi semplici al participio di stare
stato Es: sono stato) per esprimere un
concetto di condizione, di stato, appunto; il
verbo avere (che forma i tempi composti
con i propri tempi semplici Es: ho avuto)
si usa per esprimere un concetto di azione.
Non esiste una regola che attribuisca ad
ogni verbo il suo ausiliare; i casi di
incertezza, purtroppo sono frequenti.
Tuttavia, la norma ci conferma che si
coniugano con l'ausiliare essere:
- tutti i verbi impersonali (era successo) e i
verbi riflessivi (sono risentito);
- i verbi intransitivi che indicano un'azione
subita dal soggetto, non volontaria (sono
nato);
e con l'ausiliare avere:
- tutti i verbi transitivi (ho scritto);
- i verbi intransitivi che indicano un'azione
volontaria del soggetto (ho annuito).
Diverse voci verbali, comunque, si
annoverano tra le eccezioni a questa
norma.
Possono essere usati indistintamente
entrambi gli ausiliari con verbi che
ammettano solo la forma impersonale (era
piovuto/aveva piovuto)e con verbi
intransitivi la cui forma sia modale (o
servile), che aggiunga ovvero un concetto
di possibilit, obbligo, necessit, volont o
capacit al verbo che segue (il quale,
coniugato al tempo infinito, chiarir quale
dei due ausiliari utilizzare - Es: ho dovuto
scrivere/sono dovuto andare). Verbi quali
dovere, potere, volere, sapere, solere o
locuzioni come essere capace di, essere in
grado di, ecc. possono avere funzione di
verbo modale.
I verbi italiani - i tempi verbali
Essendo il verbo, dal punto di vista
sintattico, l'elemento portante della frase,
attorno al quale si sviluppano i restanti
elementi, esso svolge una funzione
predicativa (indica un'azione, fatta o
subita) nei confronti di un sintagma
nominale (due o pi parole aventi un
legame logico stretto) pertanto, la sua
forma varia a seconda del modo e tempo
caratterizzanti l'azione esposta.
Tale flessione viene chiamata
coniugazione e incide nella sola desinenza
(parte finale e variabile del verbo) quando
la radice (parte stabile) rimane immutata, e
in tal caso si parler di verbi regolari,
mentre incide in entrambe le parti se si
tratta di verbi irregolari.
Vi sono tre tipologie di coniugazione:
- 1a coniugazione, indica i verbi che
all'infinito finiscono in -are (parlare,
pubblicare, ecc.);
- 2a coniugazione, per quelli che finiscono
in -ere (scrivere, leggere, ecc.);
- 3a coniugazione, per quelli che finiscono
in -ire (dormire, sentire, ecc.).
I verbi che all'infinito non terminano in
nessuna delle tre, rientrano nella seconda
coniugazione, ad esempio tradurre,
comporre, ecc.
Dal punto di vista della forma, possiamo
giostrare tra le seguenti coniugazioni:
- attiva (in cui un soggetto esegue
un'azione);
- passiva (in cui un soggetto subisce
un'azione);
- riflessiva (l'azione compiuta riguarda il
soggetto che la esegue);
- impersonale (non specifica il soggetto che
compie l'azione).
Una delle principali caratteristiche dei verbi
la possibilit di constare di un
complemento oggetto o meno; perci
abbiamo:
- verbi transitivi (che permettono la
presenza di un complemento oggetto);
- verbi intransitivi (che non prevedono
complemento oggetto).
Possiamo indicare la funzione predicativa
del verbo attraverso sette modi verbali:
- modi finiti, che indicano il soggetto che
compie l'azione, per tipologia e numero*
(indicativo, congiuntivo, condizionale,
imperativo);
- modi infiniti, detti impliciti, poich non
indicano chi compie l'azione (infinito,
participio, gerundio).
*La flessione del verbo, nella sua funzione
predicativa, coinvolge un elemento
fondamentale del processo di
comunicazione che la Persona, intesa
come colui che compie o subisce l'azione,
a cui attribuiamo i valori di prima, seconda
o terza persona, che possono esprimersi al
singolare o al plurale.
A comporre il sistema di coniugazione
verbale sono anche i tempi, che consistono
nella collocazione temporale delle azioni.
Questi sono presente, passato e futuro, e si
dividono in:
- tempi semplici, che constano, nella forma
attiva, di un'unica parola (scrisse) e, in
quella passiva, del verbo essere anteposto
al participio passato di quello che segue
(sono amato);
valutazione manoscritti
- tempi composti, che constano, nella
forma attiva, dei verbi essere o avere
anteposti al participio passato del verbo
che seguono (ha scritto) e, in quella
passiva, del verbo essere + stato +
participio passato del verbo (fossero stati
scritti).

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