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Morfologia – classifica e descrive le parole della lingua in base alle loro caratteristiche di forma e di
significato (articolo, nome, aggettivo…)
Sintassi (greco syntaxis, unione, ordinamento) – studia gli elementi che compongono una
proposizione o un periodo attraverso le relazioni che intercorrono tra essi
La sintassi della frase semplice o proposizione – analizza i rapporti che intercorrono tra i vari
elementi (soggetto, predicato, complementi, attributi, apposizioni e predicativi)
Enunciato – una frase che fa parte di un reale contesto comunicativo orale e scritto
Analisi logica (delle funzioni logico-sintattiche) – prende in considerazione anche insiemi di due o
più parole (sintagmi)
Frase – una sequenza di parole, dotata di significato compiuto, compresa fra due punti di
interpunzione forte e caratterizzata dalla presenza di un verbo di forma compiuta
Verbo – l’elemento intorno a cui si costruisce tutta la frase; si può dire che ad ogni verbo corrisponde
una frase
1. frase semplice o proposizione in cui le parole che compongono una frase si organizzano
intorno a un solo verbo.
Martina legge
2. frase complessa o periodo in cui le parole si organizzano intorno a più verbi (ognuna delle
parti che costruisce una frase complessa si chiama proposizione)
Paolo legge e scrive tutto il giorno.
Sono contento perché domani cominciano le vacanze.
Frase semplice (proposizione) nella sua forma di base (frase minima) è costruita da due elementi
fondamentali: soggetto (cioè 'di cui si parla') e predicato (ciò che si dice del soggetto)
Il soggetto e il predicato sono il nucleo della frase intorno al quale si possono aggiungere altri elementi
(espansione).
Paolo scrive.
Mio fratello Paolo scrive.
Mio fratello Paolo scrive una lettera.
Quel bel tipo di mio fratello Paolo scrive una lettera.
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Frase semplice può essere divisa in due parti ben precisi:
gruppo del soggetto (tutto ciò che è legato ad esso): Quel bel tipo di mio fratello Paolo
gruppo del predicato (tutto ciò che è legato ad esso): scrive una bella lettera d’amore a Laura.
Le parole o i gruppi di parole che possono espandere la frase minima sono di vario tipo:
Il soggetto è l'elemento di cui il predicato dice qualcosa e con esso concorda nel numero, nella persona
e a volte nel genere; l’elemento con cui il predicato concorda morfologicamente.
La parola deriva dal latino subiectum (ciò che sta sotto, ciò che sta alla base); originariamente
significava 'argomento' – è il suo significato attuale più comune, S e O sono intercambiabili in questo
senso; si usa anche nella comunicazione email
Caratteristiche:
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La funzione del soggeto è svolta solitamente da un nome o un pronome, ma anche da qualsiasi parola
sostantivata (nominalizzata), cioè usata come nome:
Il soggetto può essere composto da una sola parola preceduta o meno dall'articolo ma anche da più
parole.
Il cane abbaia.
Il primo figlio della signora Maria si è sposato.
L'insieme delle parole che ruotano intorno al soggetto è un sintagma nominale ma si chiama più
propriamente gruppo nominale soggetto o gruppo del soggetto.
Soggetto partitivo
Il soggetto non è mai preceduto da una preposizione perché come l'elemento essenziale della frase non
dipenda mai da niente ma può essere preceduto dall'articolo partitivo con il significato di un po',
alcuni, alcune e si chiama soggetto partitivo.
Attenzione a non confondere il soggetto partitivo con altri elementi dalla preposiozione 'di':
Il soggetto tende a occupare il primo posto nella frase (in genere ritenuto più importante). Di solito
precede il predicato ma può anche andare dopo di esso.
Nel caso in cui le posizioni si invertano si esprimono sfumature diverse di significato in una frase:
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1. quando è rappresentato da un pronome personale di I o II p.sg. o pl. – si deduce facilmente
dalla desinenza del verbo: Non intendo più aiutarti.
2. quando risulta chiaro da ciò che è scritto prima: Quella mattina Franco si alzò presto. Si lavò,
si vestì…
3. nelle risposte a una frase già fornita del soggetto: Come sta Paolo? Sta meglio, grazie.
A volte il soggetto manca del tutto e ciò succede nelle frasi che contengono come predicato un verbo
impersonale.
*I verbi d'appoggio (in base alla funzione) ovo imate među papirima s druge godine
-ausiliari
-servili o modali
-fraseologici o aspettuali
-causativi
Verbi ausiliari
-essere/avere- la loro funzione è esclusivamente grammaticale (non ha nulla a che fare con il
significato di essere/avere)
Aiutano tutti i verbi nella forma dei tempi composti e i verbi transitivi nella formazione del passivo.
Verbi servili
Promessi all'infinito del verbo, gli conferiscono un significato aggiuntivo teso a precisare la modalità
dell'azione. Hanno anche un significato autonomo. Gli altri verbi che possono appartenire a questo
gruppo: osare, pregare(?), desiderare, solere
Verbi fraseologici
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A differenza dei servili che si riferiscono all'atteggiamento del soggetto rispetto all'azione, i
fraseologici si riferiscono direttamente all'azione (all'aspetto temporale). Molto spesso sono seguiti da
preposiozioni.
-Aspetto (iminenza, inizio, svolgimento, durata, conclusione) – sta per, accingersi a, iniziare a,
cominciare a, mettersi a, stare, andare, venire + gerundio, continuare a, persistere a (nel), insistere a
(nel), smettere di, finire di, cessare di...
Verbi causativi
-fare e lasciare
Precisano che l'azione è causata dal soggetto ma non da lui compiuta direttamente.
Sono i verbi la cui azione non è attribuibile ad alcun soggetto. Il verbo di forma impersonale è usato
solo alla terza persona singolare (nei modi finiti). Sono i verbi che indicano fenomeni atmosferici
(hanno un soggetto con un significato figurato).
Verbi usati spesso nella forma impersonale perché il loro soggetto è un'intera frase (soggettiva):
bisognare, sembrare, importare, parere, accadere, capitare, convenire, occorrere, avvenire.
Qualunque verbo può essere usato impersonalmente premettendo la particella 'si' e coniugando il
verbo alla terza persona singolare seguito da un avverbio o da un verbo all'infinito, ma mai da un
complemento oggetto:
Per rendere impersonali i verbi riflessivi in cui è già presente la particella 'si', si aggiunge la particella
ci: ci si lava, ci si sveglia, ci si arrabbia.
Verbi predicativi:
Lucia scrive.
Piove.
Possono servirsi da diversi argomenti (soggetto e/o complementi) per completare/definire meglio il
proprio significato.
I giornalisti scrivono.
I giornalisti raccolgono le notizie e le scrivono con i propri commenti.
Verbi copulativi:
Sono privi di un significato autonomo. Non avendo un senso compiuto di per sé, si completano
mediante un aggettivo o un nome.
Il verbo copulativo per eccellenza è il verbo essere (+ elementi a cui è stato unito=predicato
nominale).
Essere non è il solo verbo che può fungere da copula: sembrare, parere, apparire, divenire,
diventare:
I verbi nascere, crescere, morire, rimanere, restare, risultare, farsi hanno funzione da copula
quando seguiti da un aggettivo o un nome per avere un senso compiuto:
È nato un bambino.
Paola è rimasta a casa.
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I cosiddetti appellativi: chiamare, dire, soprannominare
elettivi: eleggere, nominare, proclamare, dichiarare
effettivi: fare, rendere, creare
quando usati al passivo:
IL PREDICATO, 5.11.
Il predicato è una forma verbale che dà informazioni (predica) circa il soggetto della frase, della quale
costituisce il centro sintattico. Concorda grammaticalmente con il soggetto nella persona, nel numero e
nel genere.
Grazie alla sua desinenza morfologica, nei modi finiti, dal predicato è possibile risale al soggetto,
anche se non è espresso.
Il bambino dorme.
Quando il verbo non è in grado di fornire da solo tutte le informazioni sul soggetto è costituito da più
parole – gruppo del predicato/gruppo del verbo
In base alla struttura interna e ai rapporti che intrattiene con altri elementi del gruppo verbale si
distinguono P verbale e P nominale
Predicato verbale è un verbo predicativo che serve a comunicare un significato. Può avere qualsiasi
forma:
attiva: Roberto studia.
passiva: I libri sono stati aperti da Roberto.
riflessiva: Roberto si specchia.
pronominale: Roberto si vergogna.
1. verbo ausiliare + participio passato, nei tempi composti o nelle forme passive:
Predicato nominale
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Indica di solito:
Il verbo essere serve principalmente a collegare il soggetto con la parte nominale e prende perciò il
nome di copula (legame):
Ci sono altri verbi (come essere) che non hanno in sé un significato compiuto (o solo in particolari
contesti) ma lo trovano solo nella parte nominale che li segue e che essi collegano al soggetto. Questi
verbi, per la funzione che svolgono, si chiamano copulativi.
Complemento predicativo
La parte nominale che completa il significato dei verbi copulativi e che forma con essi il predicato
nominale è detta complemento predicativo del soggetto. Oltre che da un nome o un aggettivo possono
essere costituiti da:
Il predicato sottinteso
La frase priva di predicato e fatta solo di nomi o gruppi nominali si chiama frase nominale. Si ha una
frase nominale:
nelle frasi volutamente concise (saluti, frasi convenzionali o formali, massime e proverbi):
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Per me, un risotto.
titoli di giornali:
La frase minima può espandersi attraverso altri elementi che in vario modo ne arricchiscono il
significato:
Picasso dipinge.
Picasso dipinge un quadro.
Picasso dipinge un grande quadro.
Il pittore Picasso dipinge un grande quadro in campagna.
Gli elementi che possono espandere la frase minima sono fondamentalmente di tre tipi: attributi,
apposizioni, complementi
ATTRIBUTO
Generalmente è un aggettivo che accompagna un nome per precisarlo attribuendogli una qualità o una
caratteristica.
In alcuni casi l'attributo non è solo un elemento accessorio della frase ma costituisce un determinante
necessario del nome a cui si riferisce (perché fondamentale per il significato della frase).
Senza 'bugiarde' non ha un senso compiuto, ma completamente diverso di quello della frase con
l'attributo.
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Alcuni avverbi e locuzioni avverbiali aggiunti a un nome per precisarne il significato si comportano
come attributi.
L'attributo può riferirsi a qualsiasi elemento della frase, basta che sia un nome. A seconda della
funzione che il nome cui si accompagna ha nella frase si può essere l'attributo:
APPOSIZIONE
Come l'attributo si può riferire a qualsiasi altro elemento della frase, basta che sia composto da un
nome e quindi al soggetto e a tutti i complementi.
Talvolta l'apposizione è introdotta dalla preposizione 'da', o da espressioni tipo: come, quale, in
qualità di, in funzione di, in veste di...
Può precedere o seguire il nome cui si riferisce. Di solito lo precede quando è semplice e lo segue
quando è composta:
Il nome 'città', diversamente da altri nomi geografici, non si costituisce con l'apposizione ma con un
complemento (indiretto) di denominazione.
COMPLEMENTI
Elementi della frase che hanno la funzione di completare il significato di base della frase.
Arricchiscono e precisano, ma non sono indispensabili per comprendere con esattezza il senso della
frase.
Martina, questa mattina, ha acquistato molto cibo al supermercato.
Precisa l'oggetto dell'azione espressa dal predicato. Segue direttamente un verbo transitivo (senza
preposizione). Utile porsi la domanda chi? che cosa?
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nomi: Gli alpinisti amano la montagna.
pronomi: Lui ti aiuterà.
verbo: Odiavo quel sussurare.
congiunzioni e avverbi sostantivati: Dimmi precisamente il come e il quando.
COMPLEMENTO PREDICATIVO
Frase complessa o periodo è un testo costituito dall'unione di due o più proposizioni in un'unica
struttura di senso compiuto e chiusa tra due segni di interpunzione forte (. ? ! ;)
Un periodo è costituito da tante proposizioni quanti sono i predicati che contiene (attenzione ai
predicati costituiti da più verbi: servili + infinito, fraseologici + infinito, gerundio)
È una proposizione pienamente autonoma. Costituisce l'elemento portante della struttura del periodo.
È fornita di un predicato contenente un verbo di forma finita. Siccome spesso regge altre proposizioni
si chiama anche proposizione reggente.
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Prenderò un taxi perché è tardi.
(FP sintatticamente autonoma e ha un significato compiuto)
Alcune sono pienamente autonome e indipendenti sia per sintassi che per significato. Altre sono
pienamente autonome per sintassi ma non per significati e richiedono di essere completate con una
subordinata.
Quando usata da sola e a seconda delle funzioni espressive (nel parlato e nello scritto) si distinguono
in:
1. informative o enunciative
Esprimono una semplice constatazione. Possono essere affermative e negative. Hanno come modo
verbale l'indicativo.
Antonio è simpaticissimo.
Non ho comprato il giornale.
2.volitive
Sono usate per esprimere una volontà, cioè un ordine (imperative), un'esortazione o un invito
(esortative), un divieto (proibitive), una concessione (concessive). Il verbo è all'imperativo, al
congiuntivo presente (congiuntivo esortativo), all'infinito presente (con valore di imperativo negativo).
3.desiderative (o ottative)
Sono usate per esprimere un desiderio, un augurio, un rimpianto. Spesso caratterizzate dal punto
esclamativo, introdotte da interiezioni (oh, ah), dalla congiunzione 'se', o da locuzione come
(Voglia/volesse il cielo che...). Hanno il verbo al congiuntivo
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4.interrogative
Sono utilizzate per porre una domanda e contraddistinte dal punto interrogativo e nella lingua orale dal
tono ascendente della voce. Il verbo è per lo più all'indicativo, ma anche al condizionale per formulare
una richiesta in modo cortese.
Dove vai?
Domani si va al mare?
Potrebbe indicarmi la strada per il centro?
5.esclamative
Usate per esprimere stupore, gioia, dolore. Contraddistinte dal punto esclamativo e, nella lingua orale,
da un'intonazione discendente della voce. Il verbo è all'indicativo, al congiuntivo, al condizionale e
all'infinito.
Domani si va al mare!
Fossi matto!
Che brutta vita sarebbe!
6.dubitative
Sono usate per esprimere un dubbio, un’incertezza o una domanda cui è difficile o impossibile
rispondere. Il verbo è per lo più all'infinito presente oppure le dubitative sono costruite con i verbi
servili dovere/potere all'indicativo o al condizionale + infinito.
Tutte le altre proposizioni di un periodo (coordinate e subordinate) non sono autonome e si collegano
alla principale in due modi:
COORDINAZIONE/PARATASSI
Le frasi hanno tra loro un rapporto di coordinazione o paratassi, cioè sono sintatticamente indipendenti
l'una dall'altra. La coordinazione non altera né la forma né il significato e le pone sul medesimo piano,
stabilendo tra esse un rapporto di assoluta parità. Le proposizioni collegate una all'altra per
coordinazione si chiamano proposizione.
1. congiunzioni coordinati
Rido e mi diverto.
Al mare nuoto, ma raramente faccio immersioni.
4. polisindeto quando le frasi sono collegate dalla stessa congiunzione ripetuta, con effetto di
enfasi.
Tu esci con i tuoi amici e vai a giocare a calcio e guardi tutte le partite in TV, e io mi occupo
di tutto e aspetto.
Congiunzioni coordinati
Le coordinate collegate alla principale prendono lo stesso nome della congiunzione coordinante con la
quale sono state collegate:
Vorrei uscire, ma devo ancora finire di studiare. (coordinata avversativa della principale)
il grado di subordinazione, stabilendo se dipende dalla principale (prima, seconda, terza solo
se dipende da un'altra subordinata o è coordinata a un atra subordinata)
la funzione specifica che svolge nel periodo (soggettiva, oggettiva, dichiarativa, relativa,
finale...)
la forma, stabilendo se è in forma esplicita o implicita
Esplicite:
Implicite:
quando il predicato è costituito da un verbo di modo indefinito. Si collegano direttamente alla reggente
o tramite preposizione + infinito o congiunzioni.
L'uso della forma non condiziona il significato, ma include sullo stile del discorso. Implicite – stile più
rapido, incisivo. Esplicite – stile meno 'agile', ma immediatamente più comprensibile.
Attenzione! Implicite – di norma possono essere trasformate in esplicite. Possono essere usate solo
quando il soggetto della subordinata è uguale a quello della proposizione reggente oppure se il verbo è
al participio o al gerundio e sia espresso il soggetto della subordinata.
*ma NON si può dire: Avendo finito di studiare, la mamma lasciò uscire il ragazzo.
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CLASSIFICAZIONE DELLE SUBORDINATE IN BASE ALLA LORO FUNZIONE,
9.12.
Assumono una funzione paragonabile a quella che soggetto, attributo, apposizione, complementi
(complemento oggetto e complementi indiretti) hanno nella frase semplice. Completano e
arricchiscono quanto detto principale.
L'analogia che si stabilisce tra gli elementi nominali (soggetto, ecc.) della frase semplice e le
subordinate ci aiuta a classificarle in base alla loro funzione.
Completano il significato della principale. Dipendono sintatticamente dal predicato della principale.
Hanno una funzione simile al soggetto/complemento oggetto nella frase semplice. Le dichiarative
chiariscono il significato di un sintagma nominale della reggente (non dipende dal predicato!)
Nel periodo svolgono la funzione che nella frase semplice hanno l'attributo o l'apposizione.
Completano il senso della frase determinando un nome della reggente cui sono collegate da un
pronome o avverbio relativo.
Nel periodo svolgono la funzione che nella frase semplice hanno gli avverbi e i complementi indiretti.
Arricchiscono con espansioni particolari il significato della proposizione da cui dipendono.
verbi usati in forma impersonale: accade, capita, succede, importa, conviene, occorre, pare,
bisogna, risulta, sembra, piace ecc.
verbi costruiti con il 'si' passivante (si dice, si crede, si pensa, si teme, si spera).
Forma esplicita
Hanno il verbo all’indicativo se il verbo della reggente esprime una certezza e al congiuntivo se
esprime possibilità, dubbio, speranza.
Si usa il condizionale se quanto espresso dipende da una condizione o se si segnala una posteriorità
rispetto alla reggente.
È il momento | di decidere.
Bisogna | avvisare tutti.
Frasi subordinate complementari dirette che svolgono quasi* sempre la funzione di complemento
oggetto del predicato della reggente.
*Talvolta le oggettive non sembrano corrispondere esattamente al complemento oggetto – sono rette
da locuzioni verbali intransitive (avere paura, rendersi conto ecc.) e sarebbero piuttosto equivalenti a
complemento di specificazione.
Sono tuttavia considerate oggettive in quanto le locuzioni possono essere trasformare in verbi
transitivi.
Verbi che indicano percezione: vedere, sentire, udire, capire, accorgersi, dimenticare ecc.
Verbi e locuzioni che esprimono opinione, giudizio, sospetto, dubbio o ipotesi: credere,
ritenere, giudicare, supporre, ipotizzare, essere consapevole, essere convinto ecc.
Verbi e locuzioni che esprimono volontà, concessione, speranza, desiderio, ordine, divieto:
volere, desiderare, sperare, vietare, permettere, essere desideroso ecc.
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Temo | che non otterremo alcun risultato.
Gli impediremo | di fare altri danni.
Frasi esplicite
Sono introdotte dalla congiunzione subordinativa che e hanno il verbo all’indicativo se la reggente
annuncia un fatto come reale o certo.
Hanno il verbo al congiuntivo se la reggente presenta il fatto come un’opinione o un’ipotesi. A volte
sono introdotte anche da come + congiuntivo (registro letterario o elevato).
Frasi implicite
Ci sono casi in cui le oggettive implicite sono rette da verbi dopo i quali non va messa la preposizione
di prima dell’infinito:
verbi che indicano volontà/desiderio: volere, desiderare, gradire, favorire, preferire ecc.
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verbi che indicano ordine, proibizione, esortazione:
*Il complemento oggetto o di termine sono espressi nella reggente – sostantivo o pronome
ATTENZIONE!!
Alcuni verbi che indicano desiderio/volontà (volere, desiderare, preferire ecc.) funzionano
diversamente se reggono:
una costruzione con soggetti diversi – il verbo di volontà è un predicato e regge una
proposizione oggettiva implicita
Una costruzione in cui il soggetto coincide con quello espresso dal verbo di volontà – il verbo
di volontà è considerato un verbo servile e regge un infinito formando con esso un predicato
Frasi subordinate complementari dirette che chiariscono o spiegano un elemento della reggente per
completare il senso del periodo – un nome/un pronome dimostrativo/un aggettivo dimostrativo unito a
un sostantivo.
L'elemento della reggente spiegato dalla dichiarativa è un nome (spesso la speranza, il pensiero,
l'impressione, il fatto, ecc.):
L'elemento della reggente spiegato dalla dichiarativa è un aggettivo dimostrativo unito a un sostantivo:
Mettiamoci d'accordo su questo punto: | che ognuno mette in ordine almeno la propria
stanza.
Frasi esplicite
Frasi implicite
L'uso della forma implicita è possibile solo se i soggetti coincidono. Sono inntrodotte dalla
preposizione DI + infinito (a volte la preposizione va omessa).
Per non sbagliare: come distinguere le subordinate dichiarative dalle oggettive e dalle soggettive? Le
loro costruzioni sono simili, ma diversa è la funzione.
Dichiarativa: la sua reggente è sintatticamente completa. Dipende dal nome/pronome (non dal verbo)
di una reggente il cui soggetto o complemento oggetto è espresso e viene spiegato proprio dalla
dichiarativa.
Pongono una domanda o un dubbio in forma indiretta, cioè in dipendenza di un'altra frase.
Dipendono da verbi, da locuzioni, nomi o aggettivi che esprimono domanda, dubbio o incertezza
quali:
domandare, chiedere, essere incerti, (non) sapere, dire, spiegare, raccontare, dubitare...
domanda, dubbio, incertezza...
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incerto, perplesso...
all'indicativo
Le implicite hanno il verbo all'infinito presente. Dipendono per lo più da verbi o da locuzioni di
significato dubitativo:
Nella trasformazione delle interrogative dirette alle interrogative indirette vanno applicate le regole del
passaggio dal discorso diretto al discorso indiretto.
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Per non sbagliare: È facile confondere interrogative indirette / soggettive / oggettivi-se introdotte da
verbi dichiarativi e da CHE ma a differenza delle soggettive / oggettive, le interrogative indirette sono
sempre sostituibili con una interrogativa diretta indipendente.
Ricapitoliamo:
a. complementari dirette
b. relative
c. complementari indirette
Determinano e arricchiscono il significato di un elemento della reggente e svolgono nel periodo una
funzione analoga a quella dell'apposizione e dell'attributo nelle frasi semplici.
Hanno il verbo:
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Ho bisogno di una persona | che parli bene il russo.
al condizionale (fatto ipotizzabile)
Ho trovato una ragazza che avrebbe i requisiti per fare l'interprete.
Subordinate relative proprie – implicite
Hanno il verbo:
al participio presente o passato
Non mi è ancora arrivato il pacco | spedito (che è stato spedito) la scorsa settimana.
Il nostro ospite | giunto (che è giunto) 3 giorni fa è appena ripartito.
all'infinito preceduto dalle preposizioni DA, A oppure dal pronome relativo usato come
complemento indiretto
Restrittive
Servono a identificare meglio l'elemento della reggente a cui si riferiscono e apportano alla reggente
un'informazione che completa il senso del periodo.
La subordinata relativa restrittiva segna una sola fra le tante ragazze (quella vincitrice)
Appositive
Venezia, che sorge tra la terraferma e il mare, è la città italiana che preferisco.
La subordinata relativa appositiva va isolata tra due virgole (proprio per evidenziare che si tratta di
un'aggiunta non necessaria).
Hanno la stessa forma delle relative proprie, ma svolgono una funzione diversamente. Sono
complementari indirette (causali, temporali, finali, consecutive, concessive, condizionali)
AGGETTIVI QUALIFICATIVI
Caratterizzano un nome, generalmente seguono un nome. La loro posizione può variare a seconda di
quello che vogliono esprimere:
In altri casi prima del nome assume un valore 'descrittivo' generico (non aiuta a identificare il nome a
cui si riferisce, ma lo descrive o lo valuta con quelle delle qualità soggettive). In questo tipo di
costruzioni il senso della frase può cambiare anche il modo significativo:
l'aggettivo dopo: valore fisico (un libro grande – un libro di grosse dimensioni; un amico
vecchio-di età avanzata)
l'aggettivo prima: senso traslato, figurativo (un grande libro – un libro bello, di grande valore
artistico, un vecchio amico – che conosco da molto tempo), una vecchia idea (non ancora
realizzata ma forse attuale e interessante)
Bello, buono, alto, certo, discreto possono avere la funzione di intensificatori del senso del sostantivo
e allora precedono il nome:
Un bel giorno mi arrivò la notizia del mio licenziamento. (un giorno qualunque, inaspettato)
Meglio un buon libro che guardare la TV. (un libro 'qualunque')
Ho una discreta età. (un'età considerevole)
Gli aggettivi relazionali – aggettivi qualificativi che hanno la caratteristica di derivare da un nome
(passione – passionale, Italia – italiano). Gran parte di questi aggettivi finisce con suffissi: -ale, -ico,
-ista, -istico, -ano, -oso. Spesso possono essere sostituiti dalla forma di + sostantivo. Proprio per la
stretta relazione fra questi aggettivi e il nome devono necessariamente seguire il sostantivo:
Solo gli aggettivi qualificativi possono essere modificati da avverbi (una ragazza molto solare, non il
calore molto solare; un uomo piuttosto nervoso, non il sistema piuttosto nervoso.)
Due o più aggettivi: non è possibile la costruzione: nome + aggettivo qualificativo + aggettivo
qualificativo
Due aggettivi qualificativi possono seguire il nome solo se il primo fa parte di una cristallizzazione
linguistica:
oppure se il secondo aggettivo ha una funzione restrittiva relativa al nome e al primo aggettivo:
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