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Proces usvajanja drugog jezika

Sandra Mardešić
A.A. 2019/2020

IL BILINGUISMO E IL PLURILINGUISMO
Di Cindy Sostaric

ANALISI SU DUE RICERCHE


§ Il bilinguismo tardivo, «Il caso delle badanti», di Ana Benčić, Rita Scotti Jurić Università Juraj
Dobrila Dipartimento di studi in lingua italiana, 20 gennaio 2020
§ Abilità metalinguistiche negli alunni bilingui e monolingui, di Andrea Močinić, Scuola elementare
italiana di Buie, Neala Ambrosi-Randić Dipartimento di studi in lingua italiana Università Juraj Dobrila di
Pola, 20 gennaio 2020

Il tema che ho scelto di analizzare per il mio seminario riguarda il bilinguismo e il plurilinguismo legato ad
una scelta personale.
Trovo questo tema molto interessante per il legame con la vita reale dato che anch’io sono soggetta a questo
fenomeno in prima persona, essendo nata e cresciuta in Italia da genitori croati fino ai 19 anni.

Ho scelto due ricerche che riguardano il bilinguismo, uno legato ai bambini (bilinguismo precoce) con
l’ambito di ricerca in Croazia (Istria) e che riguarda lo sviluppo delle capacità metalinguistiche sia degli gli
alunni bilingui che di quelli monolingui, mentre la seconda ricerca riguarda il bilinguismo tardivo, con “il
caso delle badanti”, signore croate e bosniache che si sono trasferite in Italia in età adulta per lavoro (Veneto
e Friuli) con un’analisi delle loro capacità cognitive.

Introduzione
Prima di passare alla spiegazione e all’analisi delle due ricerche mi permetto di fare una breve introduzione
riguardo al tema trattato in generale per poter capire meglio.
Gli studi sul bilinguismo sono molti, e di conseguenza, molte sono anche le definizioni.
Il significato di ‘‘bilingue’’ varia a seconda della situazione, età, prospettive, motivazioni. MacNamara
(1967) afferma che è bilingue chiunque parli più di una lingua, Bloomfield (1993) proclama bilingue solo
chi parla perfettamente due lingue. Secondo Titone (1972) le due lingue devono godere di una autonomia
strutturale completa. Deshays (2003) dice che il bilinguismo è la padronanza naturale di due lingue.

Tipi di bilinguismo
Weinreich (1953) delinea la competenza bilingue come: coordinata, composita e subordinata.
Secondo il bilinguismo composito il bilingue possiede una struttura cognitiva unitaria, ovvero, pur facendo
ricorso a espressioni distinte per designare un determinato referente nelle due lingue, ad esse fa
corrispondere una stessa concettualizzazione.
Nel bilinguismo coordinato il soggetto possiede due sistemi linguistici indipendenti, avendo imparato le due
lingue in ambienti separati.
Nel bilinguismo subordinato la concettualizzazione nella L2 è guidata dalle immagini mentali della L1 (una
lingua è dominante sull’altra).
Nel bilinguismo coordinato le lingue raramente si scambiano reciprocamente, a differenza del bilinguismo
composito che si sviluppa in contesti linguistici dove continuamente avviene la commutazione del codice.
Il bilinguismo bilanciato presuppone una pari conoscenza delle due lingue, mentre quello dominante una
conoscenza molto forte di una delle due lingue.
Nel bilinguismo additivo le capacità della L2 si aggiungono a quelle della L1 senza però intaccarla, mentre il
bilinguismo sottrattivo avviene quando c’è una graduale sostituzione della prima lingua da parte della
seconda.

Albers e Borgschulte (2009) individuano i vantaggi dei bilingui: comunicativi (conoscenza di due lingue,
possibilità di comunicare con più persone), culturali, cognitivi (maggior creatività e sensibilità nella
comunicazione), caratteriali (maggior fiducia in se stessi e nelle proprie possibilità), scolastici (facilità
maggiore nell'imparare una nuova lingua), economici (maggiori possibilità d'impiego). A questi si
aggiungono anche la comprensione, la tolleranza e l'apertura mentale nei confronti di altri, l'arricchimento
della personalità.
La precocità al bilinguismo è importante se si considera la plasticità del cervello del bambino che lo aiuta ad
apprendere le lingue nel modo migliore. Deshays (2003) scrive che un bambino che è esposto a due lingue
fin dalla nascita le apprenderà entrambe in modo naturale nella loro interezza. Già Titone (1993) parlava del
cervello del bambino che è malleabile, assorbe informazioni dall'ambiente che lo circonda come una spugna.

Acquisizione e apprendimento
L’acquisizione di una lingua viene effettuata con modalità naturali, in un ambiente naturale, informale, con
il coinvolgimento della memoria implicita, a livello subconscio. Essa è profonda e stabile. L’apprendimento,
invece è razionale e volontario, di durata breve. L’apprendimento si realizza con modalità formali, per
regole, quindi a livello conscio e con un incremento delle conoscenze esplicite sulla lingua. Mentre
nell’acquisizione l’attenzione è posta sul significato, nell’apprendimento si concentra più sulla struttura
linguistica e sulla correttezza per evitare errori.
Esiste anche una modalità intermedia chiamata apprendimento naturale o spontaneo dove oltre
all’istruzione formale il soggetto acquisisce la lingua nella vita quotidiana. Ciò prevale nel bilinguismo
tardivo.
Ricerca n. 1
Metodologia e scopo della ricerca
Nella prima ricerca si analizzerà il linguaggio di 6 parlanti bilingui in età adulta, badanti presso persone
anziane in Italia. Si spiegheranno le difficoltà linguistiche che i soggetti incontrano e il grado di bilinguismo
raggiunto.
La pendolarità lavorativa dall’Istria croata verso l’Italia è sempre più frequente negli ultimi vent’anni. In
tutto il Veneto e nella Venezia Giulia le donne vanno a lavorare come collaboratrici domestiche, lavorano
come infermiere ed aiutanti presso persone anziane o invalidi, a domicilio, e sono chiamate comunemente
“badanti”.
I soggetti della ricerca sono sei signore di madrelingua croata e bosniaca (M=53.5), tre nate e cresciute a
Pola, tre nate in Bosnia ma residenti a Pola. Le tre signore istriane hanno studiato l’italiano nella scuola
media superiore per quattro anni, mentre le tre signore bosniache non hanno mai parlato l’italiano prima di
lavorare in Italia. In questo periodo di permanenaza in Italia parlano la lingua italiana nell’ambiente
lavorativo e nell’ambiente sociale.
Lo strumento principale della ricerca è l’intervista semi-strutturata. Lo scopo è quello di presentare e
discutere i fenomeni linguistici nei momenti di contatto delle lingue nel bilingue tardivo.

Analisi della ricerca e conclusioni


L’incontro tra due lingue nel linguaggio dei bilingui tardivi genera interferenze linguistiche causate dalle
differenze strutturali, il parlante cerca di riportare nella seconda lingua elementi e strutture della prima.
L’interferenza fonologica riguarda il modo in cui un parlante percepisce e produce i suoni della seconda
lingua in rapporto alla lingua nativa.
Nel parlato delle badanti bosniache e istriane abbiamo casi di ipodifferenziazione di fonemi (che è in leto
[letto]; no avevo kontato [contatto]).
Casi di reinterpretazione di distinzioni sono individuabili nei fonemi /kw/ e /gw/ che corrispondono al
grafema q o g seguito dalla u semiconsonantica: pronunciato come /kv/ (kva, [qua] a Pola; la lingva [lingua]
..da qvando [quando]). Così la l italiana e’ piuttosto alveolare, mentre quella croata è quasi dentale.
Troviamo poi ausiliari sbagliati o l’ausiliare essere con un verbo transitivo. Ulteriori interferenze le
troviamo nell’uso delle preposizioni che a volte non vengono nemmeno indicate (In mattina mi alzo). Le
interferenze lessicali rappresentano trasposizioni di modelli morfologici o sintattici dalla lingua d’origine a
quella d’arrivo.
L’uso di una gamma di mitigatori ristretta se paragonata con quella dei parlanti nativi porta ad una
inadeguatezza pragmatica che tende a generare nell’interlocutore nativo una falsa impressione di scortesia
(Signora, tu devi mangiare, brodo se fredda). Questo tipo di parlato è chiamato foreigner talk.
Un’altra caratteristica del linguaggio esaminato è il code mixing ovvero la giustapposizione di elementi
linguistici appartenenti a due codici diversi in uno stesso enunciato.
Per quel che riguarda i risultati della ricerca, le badanti costruiscono una conoscenza nuova sulle conoscenze
che già possiedono e il loro bilinguismo è dominante. Gli intervistati si concentrano sul significato, mentre
gli enunciati sono spesso grammaticalmente scorretti, soprattutto la morfologia e la sintassi. Le interferenze
più evidenti, chiamate ‘‘indicatori del bilinguismo tardivo’’ sono quelle fonologiche e l’italiano rimarrà per
sempre lingua straniera, non sentita come propria. Per i soggetti istriani si può parlare di una padronanza
della lingua a livello di B1, mentre per quelli bosniaci la padronanza della lingua è A2.
Nel caso dei soggetti istriani la competenza in lingua italiana dopo una decina di anni di lavoro in Italia è
migliore dei soggetti bosniaci che vi lavorano da più di quindici anni, grazie allo studio dell’italiano a scuola
che ha fornito una migliore conoscenza della morfosintassi italiana, con una maggiore coesione e coerenza
negli enunciati. L’esclusivo contatto con la lingua italiana nell’ambiente sociale senza insegnamenti, non da’
ai soggetti bosniaci esempi di grammaticalità corretta e ciò risulta nella discontinuità delle frasi e nella
carenza lessicale.

Ricerca n.2
Introduzione
Molti autori discutono della consapevolezza metalinguistica dando diverse definizioni. Malakoff e Hakuta
(2003) affermano che essa sia la consapevolezza della basilare natura linguistica nell'uso della lingua, essa
aiuta l'individuo a staccarsi dalla comprensione o dalla produzione di una parola per poter considerare la
forma linguistica e la struttura fondamentale del significato della parola.
Diaz e Klingler (2003), invece, spiegano che si tratta di un certo numero di abilità che coinvolgono una
consapevolezza oggettiva e un controllo di variabili linguistiche. Un compito metalinguistico è il pensare
alla natura linguistica del messaggio: curare e riflettere sugli aspetti strutturali della lingua. L'idea di una
dominanza metalinguistica dei bilingui sui monolingui è partita dalle idee di Vygotsky (1962). Baker (2007)
dice che i bilingui tendono ad essere superiori nell'abilità di mettere in relazione storie ed esprimere concetti
in queste storie in rapporto ai monolingui. Aggiunge inoltre che per i bilingui, nomi e oggetti sono separati.
Mentre i monolingui tendono ad essere limitati dalle parole, i bilingui tendono a credere che la lingua sia più
arbitraria.

Metodologia e scopo della ricerca


Per chiarire ed ampliare le conoscenze sul rapporto tra bilinguismo e funzionamento metacognitivo, è stata
fatta una ricerca su 230 alunni delle scuole elementari, bilingui e monolingui.
Gli obbiettivi sono due: verificare i cambiamenti evolutivi risolvendo compiti metalinguistici e verificare
l'esistenza di differenze nella capacità di risolvere compiti metalinguistici tra monolingui e bilingui.
I partecipanti sono 230 alunni (107 maschi e 123 femmine), delle seconde e quarte classi di 4 scuole
elementari: 2 con insegnamento in italiano in cui gli alunni sono classificati come bilingui, e 2 in croato con
alunni classificati come monolingui (per il programma di L2 meno consistente e meno ore settimanali).
La ricerca è stata compiuta durante le lezioni, con la durata di 15-20 minuti per classe, da marzo a maggio
del 2009.
Il questionario è stato costruito sulla base della famosa ricerca sul problema del Sole e della Luna di Piaget
(1929). Il testo consiste nel gioco dello scambio di nomi del Sole e della Luna.
“Immaginate che la Luna ed il Sole si scambino i nomi: il Sole si chiamerebbe Luna e viceversa, la Luna si
chiamerebbe Sole. Cercate ora di immaginare la storia e rispondete alle domande.”
6 domande cercano di confondere il lettore e provare le sue capacità metalinguistiche e logiche. Le risposte
disponibili sono 3 per ogni domanda: nelle prime 2 sono Sole, Luna e non so; mentre nella quinta e nella
sesta sono nero, chiaro e non so.

Analisi della ricerca e conclusione


Per verificare l'eventuale esistenza di differenze evolutive analizziamo le risposte degli alunni nelle seconde
e quarte classi. Dai risultati si vede l’effetto dell’età nelle abilità metacognitive dei bambini. In 4 su 6

situazioni proposte i bambini della 4a classe risolvono in un numero maggiore in modo corretto i compiti
rispetto a quelli più piccoli.
Il secondo passo dell’analisi è stato compiuto con l’intenzione di verificare l’eventuale esistenza di
differenze nelle abilità metalinguistiche tra alunni bilingui e monolingui. I risultati parlano a favore dei
bambini monolingui. Infatti, in 4 compiti su 6 sono i monolingui quelli che risolvono meglio i problemi.

Per i bambini della 2a classe in 4 situazioni su 6 sono i monolingui ad essere migliori, mentre in 2 sono
migliori i bilingui. Nella 4a classe sono nuovamente i monolingui a dimostrare una superiorità nelle capacità
metacognitive in quanto risolvono meglio 5 compiti su 6.
Si analizzano poi i dati più a fondo, controllando le differenze tra gli alunni monolingui e bilingui delle
classi seconde, e quelli delle quarte. Ciò conferma i risultati precedenti con però delle particolarità. Gli
alunni monolingui delle 2e classi rispondono meglio alle domande: i monolingui hanno 4 risposte esatte su 6
a favore, mentre le restanti 2 domande sono a favore dei loro coetanei bilingui. Il fatto che gli alunni bilingui
rispondono in modo esatto in una percentuale più alta dei loro coetanei monolingui alle ultime 2 domande è
perché si tratta di domande generalmente più difficili da risolvere. Come mai ci sono riusciti i bilingui più
piccoli? Specie in quanto poi nella quarta classe soltanto un numero ridotto di bilingui riesce a farlo? La
risposta sta nel bilinguismo che rallenta l’acquisizione di alcune abilità metalinguistiche.
Bialystok e Baker scrivono che i risultati migliori dimostrati da bambini bilingui nei confronti dei loro
coetanei monolingui nel risolvere compiti metalinguistici, dipendono dal livello di bilinguismo. Infatti si
hanno risultati positivi per i bilingui nel caso di un bilinguismo equilibrato, di equilingui. Se invece un
bambino non ha capacità linguistiche uguali o simili nelle due lingue, il suo bilinguismo non gli porta
vantaggi cognitivi o metalinguistici. Qui si può menzionare la teoria delle soglie, per cui i bilingui devono
raggiungere un certo livello di competenze linguistiche in entrambe le lingue per avere vantaggi a livello
metalinguistico e cognitivo. I bambini di questa ricerca probabilmente non possiedono un simile livello di
bilinguismo.
Si potrebbe concludere che i risultati ottenuti in questa ricerca sono prevalentemente, ma non
completamente, a favore degli alunni monolingui, per un mancato equilinguismo nella maggior parte dei
bambini delle scuole italiane dell’Istria.

Conclusioni
Considerando le due ricerche fatte posso concludere che al giorno d’oggi il bilinguismo è una ricchezza che
deve essere custodita, soprattutto per quel che riguarda il bilinguismo precoce e coordinato, stando però
d’altro canto attenti alla sensibilità dei bambini. I bilingui hanno una maggiore apertura verso il mondo che
ci circonda, e maggiori sono le loro aspettative per il loro futuro.

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