I fonemi sono rappresentati nella lingua scritta per mezzo di grafemi. L'insieme dei grafemi
costituisce l'alfabeto. Non c'è una perfetta congruenza tra fonemi e grafemi.
3
I nomi sono le parole che servono a indicare tutto ciò che esiste nella realtà in base al
significato e si possono essere divisi in tre gruppi:
Nomi propri di persone di persone o di luoghi
Nomi comuni di essere umani di animali e di cose. I nomi comuni a loro volta possono
essere suddivisi in numerabili, non numerabili e nomi collettivi.
Il genere può essere maschile o femminile, per individuarli possiamo aiutarci attraverso la
desinenza e il significato. Abbiamo nomi con doppia forma sia al singolare che al plurale,
nomi difettivi ovvero che si usano solo al singolare o solo plurale.
4
L'aggettivo modifica il significato del nome a cui si riferisce aggiungendo una qualità o una
determinazione. Gli aggettivi si dividono iin qualificativi e determinativi.
Gli aggettivi qualificativi si aggiungono nome per specificarne una qualità.
Gli aggettivi determinativi si aggiungono a un nome per specificarlo meglio e possono
avere valore di pronome. Si dividono in possessivi, dimostrativi, indefiniti,
interrogativi,esclamativi, numerabili.
Abbiamo aggettivi con quattro desinenze, con tre desinenze e anche con due desinenze.
Inoltre ci sono gli aggettivi invariabili. L'aggettivo qualificativo concorda in genere e numero
al nome a cui si riferisce anche se con alcuni casi particolari.
Gli aggettivi di relazione sono un sottogruppo degli aggettivi qualificativi, e si derivano dai
nomi e indica una relazione con il nome di base. Non possono essere collocati prima del
nome o non sono graduabili. Il Grado comparativo sia quando si stabilisce un confronto tra
due o più termini, esso può essere di maggioranza di minoranza e di uguaglianza.
Il grado superlativo indica che la qualità espressa dall’aggettivo è posseduta al grado
massimo o in misura molto elevata. Esso può essere assoluto è relativo. Esistono poi i
comparativi e superlativi sintetici formati da una parola ad esempio buonissimo
5 .
Aggettivi pronominali sono così chiamati perché, a differenza degli aggettivi qualificativi,
possono avere anche valore di pronome. Non possono essere graduati attraverso
comparativi o superlativi e sono una classe chiusa ovvero non utilizzabili per la formazione
di nuovi aggettivi.
Gli aggettivi possessivi che indicano possesso, amicizia o vicinanza, possono essere
preceduti dall'articolo ma non in tutti i casi, possono avere un valore sostantivale (ricordati
che comprendono anche proprio e altrui).
Per quanto riguarda aggettivi e pronomi dimostrativi in due fondamentali sono questo e
quello e indicano la posizione nello spazio e nel tempo di qualcuno o qualcosa in relazione
a chi parla.I Dimostrativi non possono essere preceduti da articolo, per quanto riguarda il
dimostrativo quello si presenta forme diverse a seconda delle iniziali del nome che segue e
si comporta allo stesso modo dell'articolo determinativo. Nell'italiano letterario e nel parlato
toscano esiste un terzo dimostrativo (codesto), che indica qualcosa lontano da chi parla è
vicino a chi ascolta. Esistono altri dimostrativi ovvero medesimo, stesso e tale. Ci sono poi
dimostrativi impiegati solo como pronomi (questi,costui ecc.). Attenzione a non confonderli
con i plurali.
Abbiamo poi gli aggettivi e pronomi indefiniti la cui caratteristica è quella di verificare in
maniera generica una quantità o qualità del nome cui si riferiscono. Ci sono indefiniti usati
solo come aggettivi (ogni, qualche ecc.) e indefiniti usati solo come pronomi (alcunchè, altri
qualcuno ecc.)
I pronomi e aggettivi interrogativi ed esclamativi servono a porre una domanda diretta o
indiretta sulla qualità,la quantità o l'identità del nome a cui si riferiscono.(Che, quale, quanto,
chi).
I numerali dal punto di vista della classificazione grammaticale costituiscono una categoria
eterogenea , comprendenti aggettivi, pronomi, e sostantivi. Indicano una determinazione
numerica precisa e si distinguono in:
Cardinali - indicano la quantità numerica di persone animali o cose.
Ordinali - indicano l'ordine o la successione in una serie numerica. A differenza dei
cardinali, sono tutti variabili nel genere e nel numero, e quindi si accordano al sostantivo
come gli aggettivi qualificativi a quattro desinenze. I primi 10 hanno una forma particolare, i
successivi si formano aggiungendo il suffisso esimo al numero cardinale che generalmente
perde la vocale finale. Vi sono poi altri numerali come i moltiplicativi, frazionari,
distributivi e collettivi.
6
I pronomi personali indicano i partecipanti allo scambio comunicativo, chi parla in prima
persona, chi ascolta in seconda persona, qualcuno o qualcosa di cui si parla in terza
persona.
La forma dei pronomi personali è diversa a seconda della funzione che svolgono, possono
essere:
Pronomi personali soggetto sono sempre tonici (io,tu, egli ecc.)
Pronomi personali complemento possono essere sia tonici che atoni (mi, ti,ci, ecc.) (sè=
pronome riflessivo.)
I pronomi allocutivi si usano quando ci si rivolge direttamente, a voce o per iscritto, a
qualcuno. Si usa il tu in una forma confidenziale, Il lei si usano una forma di cortesia, ci
sono poi alcune forme meno usuali come il voi che si usava qualche decennio fa, ed ella si
riferisce a una persona ed è la forma di massimo rispetto.
I pronomi relativi hanno una duplice funzione, sostituiscono un nome e servono a mettere
in relazione tra loro due proposizioni, la reggente e la relativa.(Che, cui, il quale)
usi: soggetto- che,il quale
oggetto- che, il quale
….
I pronomi doppi chi e quanto racchiudono in sé le funzioni di due pronomi.
7
Il verbo svolge la funzione di predicato , fornisce cioè informazioni sul soggetto sperando
che cosa fa o com’è. Inoltre il verbo attraverso la valenza determina la struttura complessiva
della frase. Il verbo può variare secondo i parametri della forma, del modo, del tempo,
della persona, e del numero.
I verbi si distinguono in:
Predicativi e cioè hanno un significato compiuto e possono essere usati anche da soli.
Copulativi e servono a collegare il soggetto ha un nome o un aggettivo.
-La forma può essere attiva o passiva, riflessiva se ricade sul soggetto e pronominale se
il verbo è accompagnato dalla particella pronominale.
- Il Modo può essere finito ( indicativo, congiuntivo, condizionale, imperativo) o indefinito (
infinito, participio, gerundio)
-la persona ( prima, seconda e terza)
-il numero ( singolare o plurale)
I verbi transitivi possono avere un complemento oggetto, anche se non sempre, mentre i
verbi intransitivi non possono avere il complemento oggetto. I verbi intransitivi possono
talvolta essere usati come verbi transitivi nel caso in cui ci sia il cosiddetto complemento
oggetto interno, rappresentato da un sostantivo avente la stessa radice del verbo o legato
ad esso attraverso un forte rapporto di significato.
La Forma
attiva il soggetto può svolgere due ruoli, più comunemente svolge ruolo di agente o di
strumento.
Passiva l'agente o strumento non sono in posizione di soggetto ma di complemento.
Riflessiva soggetto e complemento oggetto coincidono e l'oggetto è espresso dalla
particella pronominale
Pronominale dal punto di vista formale è identico alla forma riflessiva. Ha significato attivo.
Ma a differenza di quanto accade con i verbi riflessivi in questo caso il pronome non svolge
alcun ruolo sintattico mentre nella forma riflessiva il pronome può essere per esempio
complemento oggetto.
L'aspetto del verbo è un'informazione fornita dal verbo che consente di specificare se
l'azione da essere espressa e momentanea o durativa, se si è conclusa o si sta ancora
svolgendo ecc.
A differenza delle altre lingue non abbiamo desinenze verbali che consentono di determinare
il valore aspettuale del verbo, tuttavia possiamo ricevere informazioni sul tempo di azione in
più modi, attraverso il significato intrinseco, attraverso il tempo (perfettivo e
imperfettivo), attraverso perifrasi verbali, attraverso l'aggiunta di un suffisso a un
verbo.
Ogni verbo è caratterizzato è una parte costante che la è radice e da un elemento variabile
ovvero la desinenza. Per quanto riguarda la desinenza un genere troviamo una vocale
tematica che specifica la coniugazione, una marca personale che consente di individuare
la persona del verbo e una marca temporale presente solo in alcuni tempi.con le dovute
eccezioni.
In italiano si hanno tre coniugazioni verbali, la prima coniugazione comprende i verbi che
all'infinito terminano in are, la seconda quelli che terminano in e
re, la terza quelli che escono
in ire. I verbi ausiliari essere e avere hanno una coniugazione propria.
Si usa l'ausiliare avere con i verbi transitivi attivi e con i verbi intransitivi inergativi.
Si usa l'ausiliare essere con i verbi intransitivi inaccusativi quindi con parecchi
intransitivi pronominali e con i verbi riflessivi, pronominali, e impersonali.
La coniugazione passiva si ottiene con le voci dell'ausiliare essere seguito dal participio
passato del verbo da coniugare.
Nella coniugazione riflessiva e pronominale le voci verbali sono accompagnate dalle
particelle pronominali mi ti si ci vi.
I verbi impersonali non hanno un soggetto determinato e si usano soltanto nei modi
indefiniti e nella terza persona singolare dei tempi di modo finito.
I verbi modali come dovere, potere, e volere alcuni altri, possono essere usati
autonomamente o con solo precisare il significato di un altro verbo all'infinito.
I verbi fraseologici o aspettuali sono i verbi come stare, cominciare, iniziare, continuare,
seguitare, finire, smettere che, usate davanti un altro verbo all'infinito o al gerundio virgola
definiscono una particolare modalità di svolgimento dell'azione ad esempio progressività,
imminenza, inizio, proseguimento, e fine dell'azione.
I verbi difettivi sono quei verbi che mancano di alcune voci del paradigma ( addirsi,
aggradare, calere, consumere, fervere, ostare, prudere, solere, tangere, urgere, vertere,
vigere.)
I verbi sovrabbondanti sono alcuni verbi che possono appartenere a due coniugazioni, ad
esempio adempiere e adempire, compiere e compire ecc
8
L'avverbio serve a modificare le si sentono meglio il significato di altri componenti del
discorso. Gli avverbi sono variabili e possono essere classificati in base alla loro formazione
o in base al loro significato. L’avverbio può accompagnare, modificando, un verbo, un
aggettivo, un nome, un altro avverbio, un sintagma, una frase.
Secondo il tipo di formazione gli avverbi si distinguono in : semplici, composti, derivati,
locuzioni avverbiali.
Secondo il loro significato si distinguono in : avverbi di modo, il luogo, il tempo, il
giudizio, di quantità, interrogativi.
Esistono due suffissi per la formazione degli avverbi derivati mente e oni.
-Gli avverbi di modo indicano il modo in cui si svolge l'azione espressa dal verbo, parlava
lentamente, il caldo è diminuito sensibilmente, ti sei comportato male.
-Gli avverbi di luogo perché ci sono la posizione di qualcosa o qualcuno rispetto a chi parla
o che ascolta, indicando il luogo in cui si svolge un'azione o danno una generica indicazione
di luogo.
-Gli avverbi di tempo servono a determinare il tempo di svolgimento di un'azione.
-Gli avverbi di giudizio servono per affermare, negare o esprimere un parere sulla
probabilità di un evento.
-Gli avverbi di quantità indicano in modo non precisato una quantità.
-Gli avverbi interrogativi servono a introdurre una domanda.
-I verbi frasali sono così chiamati perché si usano per modificare il significato di un'intera
frase.
La posizione dell'avverbio a seconda dei casi può essere vista avere libertà di movimento. Il
significato di alcuni avverbi molto con il mutare della loro collocazione nella frase.
9
Le preposizioni sono parole invariabili che servono a mettere in relazione due elementi
della frase. Le proposizioni svolgono funzioni distinte nella frase semplice e in quella
complessa. Nella frase semplice, servono a determinare la funzione logica dell'elemento
che precedono. Nella frase complessa, introducono varie proposizioni subordinate implicite
e hanno una funzione analoga a quella delle congiunzioni.
10
Le congiunzioni servono a collegare tra loro parole sintagmi o proposizioni, specificando
che tipo di legame si stabilisce tra due elementi. Le congiunzioni sono invariabili e possono
essere classificate in base alla forma o alla funzione sintattica.
-Coordinative si uniscono proposizioni o parti di proposizioni mettendole sullo stesso piano
e si distinguono in copulative che indicano un semplice rapporto tra gli elementi congiunti,
disgiuntive segnalano separazione termini collegati ed esclusione o alternativa tra essi,
avversative che indicano una contrapposizione, dichiarative o esplicative che introducono
una dichiarazione una spiegazione, correlative stabiliscono una corrispondenza, una
relazione tra due o più elementi.
Le congiunzioni testuali sono così chiamate perché collegano tra loro porzione di testo più
ampie della singola frase e talvolta fungono da segnali di apertura parziale o totale di un
testo. Hanno sviluppato il valore di congiunzione testuale elementi di natura diversa
congiunzioni coordinative come e e ma, congiunzioni subordinative come perché,
benché , locuzioni congiuntive come d'altra parte, più che altro, tutto sommato,
avverbi come allora, altrimenti, così, ora, verbi che hanno perso quasi del tutto il loro
significato originario guarda, vedi, senti, ascolto.
11
L'interiezione è una parte invariabile del discorso, usato per esprimere un'emozione o per
formulare un ordine, un saluto, un richiamo. A differenza delle altre parti del discorso virgola
un'interazione non ha legami sintattici con le parole della precedono e la seguono.
Distinguiamo tra interiezioni quelle proprie, improprie e locuzioni interiettive.
Le interiezioni proprie sono così dette perché hanno soltanto questa funzione
(ah,ahi,eh…)
Le interiezioni improprie sono così dette perché in origine hanno altre funzioni sono
secondariamente usate con il valore di interiezioni (basta! giusto!..)
Le locuzioni interiettive sono così dette perché formate da gruppi di parole o da vere e
proprie proposizioni (Dio mio! ora basta!... )
12
La comunicazione verbale attraverso i testi, tesoro unità di lunghezza variabile,
caratterizzate dall'Unità e dalla completezza. Tra le parole ei testi esistono varietà
intermedie:
I sintagmi sono unità intermedie tra la parola la frase e sono costituiti da parole o gruppi di
parole che svolgono la medesima funzione. Marco (sintagma nominale) ha regalato un libro
a sua sorella (sintagma verbale).
Le frasi semplici sono sequenze di parole ben formate e dotate di senso comprese tra due
pause forti. Dal punto di vista della struttura interna una frase semplice composta solo da
sintagmi cioè non contiene altre frasi. Sono inoltre dette frasi indipendenti poiché non
dipendono da altre né dal punto di vista sintattico né dal punto di vista del significato.
Le frasi complesse sono invece più frasi collegate tra loro. Le frasi subordinate non sono
indipendenti nè dal punto di vista sintattico nè da quello del significato. Lo stesso si può dire
in molti casi per le frasi coordinate e per quelle principali. Per questo motivo e per evitare
ambiguità nella terminologia, in questa grammatica chiameremo proposizioni le frasi siano
esse principali, coordinate o subordinate, che compongono una frase complessa. In testi di
maggiore estensione, unità superiori alla frase alla frase complessa sono i paragrafi, i
capitoli, le sezioni ecc.
La frase semplice può essere analizzata da diversi punti di vista:
Analisi del contenuto formativo. È un'analisi che tiene conto del contenuto informativo
dell'enunciato. I due componenti fondamentali sono il tema (ciò di cui si parla) e il rema (ciò
che si dice al proposito del tema).
Analisi della struttura delle conoscenze. Si analizzano dal punto di vista delle
conoscenze condivise tra emittente e ricevente le frasi, ciò avviene in base al principio
secondo il quale a quello che è già noto della frase si aggiunge qualcosa di nuovo.
Generalmente il soggetto coincide con il tema e con il noto mentre il predicato coincide con il
rema e il nuovo.
La frase semplice può essere analizzata anche in un ulteriore modo ovvero prendendo come
punto di riferimento il parco e la sua capacità di legarsi i componenti della frase. Questo
metodo richiede il riempimento di alcuni tasselli per dare luogo a frasi ben formate. Questi
castelli rispecchiano un argomento: esistono pertanto verbi a zero argomenti che hanno
senso compiuto da soli, verbi a un argomento, e sono completati dalla presenza del
soggetto, verbi a 2 argomenti, e possono essere transitivi o intransitivi, verbi a tre
argomenti, che richiedono un soggetto un oggetto diretto e un oggetto indiretto. Il verbo e
suoi argomenti costituiscono l'ossatura fondamentale della frase (nucleo). Al nucleo poi si
possono aggiungere altri elementi chiamati elementi circostanziali.
Il soggetto
Dal punto di vista grammaticale il soggetto è l'elemento della frase che si accorda
morfologicamente col verbo. L'accordo riguarda il numero, e in alcuni casi anche il genere.
Dal punto di vista del significato il soggetto può assumere diversi ruoli. I principali sono
agente, paziente, esperiente, strumento.
Il predicato
Il predicato è l'elemento che indica l'azione sono stato riferito al soggetto e può essere
verbale o nominale.
Il predicato verbale è costituito da un verbo predicativo punto quando il predicato verbale
non ha significato compiuto deve essere completato da più argomenti, eh sì insieme al verbo
formano il gruppo del predicato.
Il predicato nominale è costituito dal verbo essere più un aggettivo o un nome. La voce del
verbo essere si chiama copula cioè legame, perché lega il soggetto alla parte nominale.
L'aggettivo o il nome unito al verbo essere si chiamano parte nominale del predicato.
Eventuali espansioni della parte nominale fanno parte del gruppo del predicato.
I complementi
I complementi sono determinazioni di varia natura che si aggiungono soggetto e al predicato
verbale per completare il significato della frase. Si distinguono i complementi diretti e
indiretti.
Diretti
Sono così chiamati perché si leggono il verbo direttamente, cioè senza l'ausilio di una
preposizione. Sono diretti il complemento oggetto e i complementi predicativi del soggetto e
dell'oggetto.
Complemento oggetto. Se ha solo con i verbi transitivi attivi e finisci direttamente al verbo,
senza preposizione.
Complemento predicativo del soggetto. È un nome o un aggettivo che si riferisce al
soggetto e completa il significato del verbo. È generalmente introdotto dai verbi copulativi e
dai verbi passivi (appellativi, elettivi, estimativi, effettivi)
Complemento predicativo dell'oggetto. È un aggettivo o un sostantivo che completa il
significato del verbo e si riferisce grammaticalmente al complemento oggetto. Le stesse
categoria di verbi che al passivo vengono il complemento predicativo del soggetto, nella
forma attiva reggono il complemento predicativo dell'oggetto.
Indiretti
I complementi indiretti sono così chiamati perché si legano albergo indirettamente, cioè per
mezzo di una proposizione. Eccone alcuni:
Complemento di termine invia destinatario dell'azione espressa dal verbo, complemento
d'agente e di causa efficiente indicano l'essere animato o inanimato da cui è compiuta
l'azione espressa da un verbo passivo, complemento di specificazione specifica il
significato del termine a cui si riferisce, complemento partitivo specifica il tutto di cui
l'elemento introduttivo rappresenta una parte, complemento di mezzo indica il mezzo per il
quale si è svolta l'azione espressa dal verbo, complemento di modo indica la maniera in
cui si svolge l’azione, complemento di causa indica il motivo per cui si compie l'azione,
complemento di compagnia e unione indicano l'essere animato o inanimato con cui ci si
trova in una determinata situazione, complementi di luogo ovvero stato a luogo -moto a
luogo- moto da luogo e moto per luogo, complementi di tempo servono a precisare la
collocazione temporale dell'azione indicata dal verbo e si distinguono in tempo determinato o
tempo continuato.
un
L'attributo è un aggettivo che serve a determinare meglio un nome, l’apposizione è
nome che serve a determinare meglio un altro nome.
Le frasi semplici sono autonome dal punto di vista sintattico belle frasi che le precedono e
seguono e sono perciò dette indipendenti. E se si possono classificare sulla base del
l'intento comunicativo del parlante. Da questo punto di vista possiamo individuare cinque tipi
fondamentali: dichiarative esprimono un'asserzione, interrogative che esprimono una
domanda, esclamative esprimono meraviglia o sorpresa, imperative che esprimono un
ordine o un comando, desiderative esprimono un desiderio.
Scissione e Dislocamento
Nel parlato si fa ricorso molto spesso alla frase segmentata. Si tratta di particolari
costruzioni, così chiamate perché sono il risultato di una trasformazione che suddivide
l’informazione di un'unica frase in due segmenti. Dal punto di vista comunicativo, queste
strutture servono a concentrare l'attenzione dell'ascoltatore su un particolare elemento,
isolandolo ed evitandolo dal resto della frase. Le due forme più diffuse di frase segmentata
sono la frase scissa e la dislocazione a destra oa sinistra.
Coordinazione
Si ha quando le proposizioni sono collegate in modo da rimanere concettualmente sullo
stesso piano. Secondo il tipo di rapporto che lega le proposizioni, si distinguono diversi tipi di
coordinazione.
La coordinazione copulativa consiste nella semplice aggiunta di una proposizione a
un'altra. Le congiunzioni copulative di uso più comune sono e con valore positivo e né con
valore negativo.
La coordinativa avversativa segnala un contratto tra le circostanze espresse nelle due
proposizioni per esempio con la congiunzione ma.
La coordinazione disgiuntiva segnala un'alternativa tra due elementi con congiunzioni
come per esempio o, oppure.
La coordinazione conclusiva segnala che il secondo elemento è la conseguenza logica
del primo e le congiunzioni più comuni sono pertanto, dunque, quindi ecc.
La coordinazione dichiarativa o esplicativa segnale del secondo elemento conferma,
giustifica o chiarisce il primo con le congiunzioni come infatti è cioè.
La coordinazione non relativa si ottiene per mezzo delle coppie di congiunzioni sia... sia,
e...e, e si richiamano a vicenda in un rapporto di reciproca dipendenza.
Si può avere anche la coordinazione per asindeto ovvero con il semplice spostamento delle
proposizioni, senza alcun tipo di congiunzione.
Subordinazione
Le proposizioni subordinate dipendono da altre proposizioni. Si distinguono in implicite
ed esplicite. Quelle implicite hanno il verbo di modo indefinito, quelle esplicite di modo
finito. Se estendiamo alla frase complessa la distinzione tra argomenti del verbo ed
elementi circostanziali utilizzata per spiegare la struttura della frase semplice, possiamo
suddividere le subordinate in proposizioni argomentali e proposizioni non argomentali.
A parte vanno considerate le proposizioni relative che costituiscono l'espansione di un
antecedente nominale.
Argomentali
Le proposizioni argomentali espandono uno degli argomenti della frase principale. A
seconda della funzione che svolgono nel periodo si distinguono in oggettive, soggettive,
dichiarative, interrogative indirette.
Dichiarative nella funzione sono molto simili alle oggettive ma differiscono da esse perché
sono espansioni non del verbo, ma di un elemento nominale della principale, di solito
funzione del complemento oggetto.
Le proposizioni relative
A differenza delle altre subordinate le proposizioni relative non si riferiscono ad una
proposizione reggente, ma generalmente ad un elemento nominale antecedente.
Dal punto di vista del significato, si distinguono due tipi di relative:
La relativa determinativa serve a limitare oa precisare il senso dell'antecedente.
La relativa appositiva fornisce invece un'aggiunta non indispensabile alla compiutezza
dell'antecedente.
Finali indicano con quale fine viene compiuta o verso quale obiettivo tende l'azione
espressa nella reggente.
Avversative indicano una situazione in contrasto con quella espressa dalla principale.
Esclusive esprimono il mancato verificarsi di una circostanza in relazione a ciò che è detto
nella reggente.
Eccettuative esprime una circostanza che condizione o potrebbe interferire con quanto
affermato nella reggente.
Limitative esprimono una limitazione rispetto a ciò che viene affermato nella principale.
Una frase può essere interrotta da una sequenza di parole più o meno lunga chiamata
inciso. Gli incisi possono essere quindi delle proposizioni subordinate chiamate incidentali
o parentetiche. Distinguiamo tra incidentali primarie in cui l'elemento introduttivo della
frase non è espresso, e incidentali secondarie in cui l'elemento introduttivo compare.
La frase nominale è una frase priva del predicato verbale. Il processo di trasformazione di
una frase verbale in caso nominale e chiama nominalizzazione.
Per riferire le parole o il pensiero di qualcuno possiamo ricorrere al discorso diretto così
detto perché riporta direttamente le parole pronunciate, con il discorso indiretto le
medesime parole vengono invece riferite per mezzo di una proposizione subordinata
dipendente da verbi con dire, riferire, esclamare.
14
Il lessico di una lingua si arricchisce continuamente grazie al prestito di termini stranieri, ma
anche mediante meccanismi di formazione delle parole, che consentono di creare parole
nuove a partire da parole già esistenti. Le parole semplici non derivano da nessun'altra
parola della lingua di cui fanno parte, le parole derivate sono formate da una base
mediante l'aggiunta di un prefisso o di un suffisso ( le parole alterate ne costituiscono una
sottoclasse ), le parole composte sono formate dall'unione di due o più parole.
La suffissazione consente la formazione sia di parole che appartengono alla stessa classe
morfologica della parola base, sia di parole che appartengono a una classe diversa: da un
nome si può ottenere un altro nome, un aggettivo o un verbo, è un aggettivo si può tenere
un nome un verbo, un verbo si può tenere un nome o un aggettivo.
L'alterazione è un tipo particolare di derivazione che non cambia nella sostanza il significato
della parola base, ma ne modifica alcuni aspetti particolari. Sono soggetti ad alterazione
nomi, aggettivi e verbi.
La composizione consiste nell'unire due o più parole in modo da formare una parola nuova.