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Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832)

Goethe nacque nel 1749 e morì nel 1832, fu uno di quei geni ribelli nella sua gioventù, e diventò
poi uno scrittore canonico per eccellenza. Sia Goethe che Schiller hanno avuto un ruolo
importantissimo nella letteratura dell’epoca, e gli scrittori che non venivano approvati da loro
ebbero molta difficoltà ad emergere. Da giovane si interessò molto al sapere, ma era anche dedico al
piacere. Esercitava un fascino notevole nei confronti delle persone che aveva attorno, era un grande
studioso di lingue antiche e moderne, ma era anche uno studioso della natura, dei fenomeni naturali,
era dedito agli esperimenti scientifici, era molto curioso anche dell’alchimia, era affascinato dal
potere che i maghi potevano esercitare sulle persone. Era un dotto che però non si fermava solo alla
conoscenza che troviamo sui libri, infatti il suo Faust fa un patto con il diavolo, in quanto
nonostante fosse un professore universitario, voleva conoscere sempre di più, anche quello che non
si trova sui libri. Fa il patto col diavolo per arrivare a questo livello di conoscenza e di potere sul
mondo che non si può ottenere solo con le capacità intellettive.

Goethe è nato a Francoforte, figlio di una ricca famiglia patrizia, venne influenzato dalla figura dei
genitori. Il padre era un noto scrittore, un intellettuale che fece un viaggio in Italia prima ancora di
Goethe, era molto concentrato sull’istruzione che doveva dare ai suoi figli. La madre era molto
giovane, aveva uno spirito allegro e fantasioso. Sin da giovanissimo, Goethe manifestò un interesse
per i più svariati ambiti del sapere, lingue, scienze naturali, francese, inglese, italiano, danza,
disegno, lirica.
Le opere di Goethe sono sempre molto attuali, in quanto ci parla di conflitti umani, un po' come
Shakespeare. Questi autori sembrano classici ma sono in realtà moderni, perché si occupano di
grandi conflitti dell’umanità. Goethe studiò a Lipsia, e questi anni di studio segnano profondamente
la sua formazione. In questi anni, contro le sue aspirazioni, sceglie di seguire la volontà del padre e
si iscrive in una facoltà di studi giuridici. Tornò a Francoforte a causa di una malattia, e
successivamente passò un anno a Strasburgo, dove conobbe Herder, e entrò a far parte di un gruppo
giovanile di Sturmeriani. Tornato a Francoforte, iniziò il suo lavoro presso la cancelleria. Ebbe
sempre una collocazione felice nella realtà del suo tempo, in quanto benestante e in quanto riusciva
sempre a farsi apprezzare da chi lo circondava. Scrive il suo primo dramma storico: Götz von
Berlichingen, del 1773, che viene spesso considerato il dramma storico più importante di tutta la
letteratura tedesca, in quanto riprende la figura storica di un personaggio veramente esistito nel
Cinquecento, e ne fa quasi un eroe nazionale. Vi è la rappresentazione di tutta una serie di conflitti
interiori che contrassegnarono la vita di questo personaggio, e fa un vivace e colorito affresco della
Germania del 500. A questa prima opera drammatica, corrisponde da un punto di vista cronologico,
il romanzo epistolare Die Leiden des jungen Werthers (1774), I dolori del giovane Werther,
pubblicato nel 1774. Queste due opere pubblicate a distanza di un anno, portano Goethe alla ribalta
e diventa un giovane scrittore molto promettente. Il Götz è interessante in quanto ci presenta un
efficace affresco dell’epoca: siamo quasi alla fine del 400, metà del 500, e questo personaggio ci
presenta una figura che è al centro del dramma ma non al centro dell’azione. Sembra quasi una
figura che viene sopraffatta dagli eventi. Götz è uno di quei cavalieri mercenari, che vendeva le sue
prestazioni agli imperatori, al vescovo. Questo cavaliere lo ricordiamo anche per il fatto che aveva
una mano di ferro. Anche la menomazione fisica non gli impedisce di continuare questa sua guerra
non tanto ideologica, ma è il suo lavoro. Questo cavaliere diventa quasi una figura tragica che si
rende conto di non poter più scegliere a chi offrire i suoi servigi. Non può solo combattere per
l’imperatore, ma deve combattere per il vescovo o ad esempio combatte anche per la rivolta dei
contadini, sebbene non ne condivida le idee. Al centro dell’opera sembra esserci una Germania che
sta affrontando un nuovo cambiamento dopo la riforma luterana. Da un punto di vista politico, c’è
la difficoltà a far fronte a una serie di contrasti che ben rispecchiano quel periodo di confusione, di
incertezza politica nella quale viveva anche Goethe.
Tornando alla vita di Goethe. Egli viene inviato dal padre in una piccola cittadina di nome Wetzlar
per completare la sua formazione giuridica. Qui conosce una bellissima ragazza, Charlotte o Lotte
von Buff, fidanzata con Johann Christian Kestner, che diventa anche amico di Goethe. Questo
triangolo “intellettuale” dà l’ispirazione a Goethe per una serie di opere, tra cui I dolori del giovane
Werther. Charlotte è una bella ragazza molto colta e si occupa dei fratellini. Questo aspetto di
giovane ragazza quasi madre, ha sempre affascinato Goethe che rivedeva in lei sua madre. Da
questa esperienza scaturisce il romanzo epistolare sopracitato, pubblicato nel 1774, che riprende tra
vari e complessi temi, la vicenda di un amore non corrisposto, nei confronti della fidanzata di un
amico. Non è solo la storia tragica di un giovane che si innamora di una ragazza già fidanzata, ma è
una tragedia in quanto il fidanzato è un personaggio molto interessante, amico del protagonista.
Dietro questo conflitto si celano i grandi temi dello Sturm und Drang, in particolar modo la più
compiuta espressione del tentativo dell’artista di affermare la sua soggettività in maniera felice,
positiva nel mondo esterno. Un dato biografico importante è che prima di lasciare Francoforte,
Goethe incontra Karl August, duca di Weimar, con cui instaura un rapporto grazie al quale si
stabilirà poi a Weimar.
I dolori del giovane Werther è stato composto in soli 4 mesi, ebbe un successo strepitoso, e
tantissimi giovani iniziarono a imitare Werther, a vestirsi come lui, arrivando anche agli estremi:
molti i suicidi che riprendevano le modalità usate da Werther. Fu un’opera che suscitò moltissime
polemiche, ad esempio in Italia il vescovo di Milano ordinò al clero della sua diocesi di far sparire
dalla circolazione le copie del romanzo, in modo che non potesse più circolare fra i giovani
milanesi. In Germania venne condannato e ridicolizzato in modo da alleviarne l’influenza tra i
giovani, si cercò di trasformarlo in parodia.

- Chiara sfida ai principi che governavano la società (anche rispetto alle imposizioni educative che
spingevano i giovani a intraprendere la carriera ecclesiastica o militare, per esempio)
- Ispirazione autobiografica, ma non c’è una diretta trasposizione della sua vita: è un errore
identificare Goethe con Werther.

Spesso i contemporanei di Goethe commettevano l’errore di identificare lo scrittore con Werther.


Goethe era uno scrittore troppo consapevole e profondo per parlarci solo della sua vita. Kestner,
fidanzato di Lotte, si lamentò con Goethe per aver messo in piazza gli affari della sua vita, delle
vicende che contrassegnavano la loro amicizia. Anche nella seconda parte dell’opera, quando
Werther si suicida, c’è chi la interpreto alla luce di un evento che coinvolse un amico di Goethe che
lavorava all’ambasciata e si suicidò per motivi di lavoro.
Werther è molto intelligente, un genio sturmeriano, che rappresenta l’intellettuale borghese tedesco.
Un giovane dotato di ogni qualità che cerca un posto nella società. La vicenda è raccontata
attraverso le lettere che Werther scrive all’amico Guglielmo. L’aspetto sorprendente dell’opera è
che tutte queste caratteristiche (il ragazzo così entusiasta della vita, con questa grande sensibilità e
bontà d’animo) non portano al suo affermarsi felice nella società, ma portano alla sua morte.
Proprio perché è così sensibile, gentile d’animo, capace di avvertire sulla propria pelle una serie di
problematiche che le altre persone neanche lontanamente intuiscono, lo porterà al suicidio. Questa
sua decisione è stata vista come una forma di critica alla Germania di quei tempi. Werther vuole una
vita tranquilla, una vita felice insieme agli altri. Questa incapacità di trovare un posto nella società
lo porta a uccidersi, e quindi la società è vista come incapace di accettare al suo interno gli animi
più geniali, le persone singolari che si elevano al di sopra degli altri. Ecco perché viene interpretato
come una soluzione più matura dello Sturm und Drang, siamo alle porte di qualcosa che sta per
cambiare. Sembra quasi che questo dilemma dell’artista non sia risolto positivamente, se poi il
protagonista invece di trovare un posto nella società decide di uccidersi. Quindi non è una vera
soluzione, è un po’ un fallimento. È come se Goethe arrivasse al limite dello Sturm und Drang per
poi dedicarsi a un’altra opera, il Wilhelm Meister, che riprende sempre il conflitto dell’artista con
una sensibilità successiva, diversa.
Werther non ha la possibilità di vedere completate le sue ambizioni nel mondo esterno. Il
sentimento della natura e il sentimento amoroso sono due sentimenti importanti dello Sturm und
Drang che Goethe utilizza per rappresentare la soggettività dell’individuo che si vuole affermare. Il
sentimento della natura si concretizza in una serie di descrizioni che sono la manifestazione del
sentimento dell’interiorità dell’individuo. Questa è una cosa che si riprende poi nel Romanticismo,
specialmente in quello italiano, quando Manzoni descrive la natura che rispecchia il sentimento dei
Promessi Sposi e che in Germania c’è già adesso. La natura esterna rispecchia l’animo interno del
protagonista, che prova un sentimento amoroso che permette di racchiudere quest’idea in un
concetto preciso. Tutta questa sua interiorità, capacità di sentire con maggiore profondità rispetto
agli altri. sembra addensarsi nel sentimento amoroso, laddove l’amore che io cerco di comunicare
con il mondo esterno. È come se il sentimento amoroso sia un tramite attraverso il quale Goethe
vuol fare vedere come il protagonista possa far parte di una società. Quindi è sicuramente vero che
Werther si innamora di Lotte, ma non è il sentimento fine a sé stesso: Goethe non ci parla di una
storia d’amore e basta. Attraverso l’amore il protagonista vuole trovare un posto nella società, e
siccome non ci riesce si uccide; non perché è innamorato di una donna che non lo corrisponde.
Questi elementi Goethe ce li fa capire, perché Lotte è fidanzata e poi si sposa con Alberto, ma
Werther soffre in maniera dolce, perché vede i due perfettamente compatibili. È come se si
innamorasse dell’intera coppia, perché Albert è suo amico: non prova né invidia né gelosia. È quel
desiderio di essere come loro: essere felice con un’altra persona, trovare un posto nella società.
L’aspetto rivoluzionario di quest’opera è per la prima volta che si rappresenta questa volontà di
affermare questa interiorità e soggettività dell’individuo nella società esterna attraverso il
sentimento amoroso. Sin dalle prime pagine del romanzo epistolare abbiamo una descrizione della
natura che molto ci dice di come si sente il nostro protagonista.

Analisi del testo (vedi fotocopie)


10 Maggio  Werther ha appena ottenuto un nuovo incarico in una cittadina, e quindi questa è la
visione della natura che ha in questa realtà. Lui è contento e questa felicità si rispecchia in tutte le
manifestazioni naturali. Apprendiamo che è un pittore e rintracciamo all’interno della
manifestazione naturale la presenza divina, di Dio (panteismo). Questo sentimento della natura è
talmente potente, che c’è un rispecchiamento tra la realtà interiore del protagonista e la felicità che
proviene da questa visione magnificente. È una visione talmente strabiliante che il suo spirito
artistico soccombe. I suoi sensi sono così coinvolti che non riesce a creare. Si fa avanti l’idea che
quando l’artista è felice, l’artista non crea; ha bisogno della sofferenza per dare espressione
compiuta alla propria soggettività. Poi parla dell’erba, dove l’elemento più piccolo è l’espressione
della capacità della creazione divina.

Werther rintraccerà in una diversa visione della natura, i suoi stessi stati d’animo. In questo caso
abbiamo l’erompere di una mattina di primavera che palesa questa felicità in cui si trova il
protagonista. L’elemento naturale si unisce all’elemento divino. La magnificenza della natura
quindi castra un po’ e sue capacità artistiche perché non riesce a creare. Questa prima lettera è già
un indizio di separatezza dal mondo, perché non abbiamo esseri umani in questo momento. Non
sappiamo come si rapporterà con le persone che incontrerà nella nuova cittadina. Questo mondo
esterno è fatto anche di umani e Werther capisce che per arrivare a una conciliazione con questo
consorzio umano sarà possibile solo a patto di una rinuncia.

17 Maggio  In questa cittadina con la ridente campagna circostante, vivono contadini e persone
semplici. Werther a volte si illude che la vita sia solo quello: mangiare attorno a una tavola
imbandita, fare feste, vivere con semplicità; ma se pensa a tutte quelle qualità artistiche che lui ha,
gli sembra uno spreco. In questo passaggio, vi è la prima vera manifestazione del conflitto interiore
di Werther, del conflitto dell’artista. Werther deve scegliere se mettere da parte le sue qualità, la sua
interiorità e vivere una vita mondana, oppure coltivare la sua profondità col rischio di non essere
compreso da questi esseri semplici. Vivere il contrasto dell’artista significa appartenere a un mondo
doppio, a due mondi: uno esterno e uno interno. L’impossibilità di questa conciliazione è il nocciolo
del problema dell’artista.

22 maggio  Se si accontentasse di vivere come gli altri sarebbe come dipingere le pareti di una
gabbia, che resta comunque una gabbia. Se invece desse voce alla sua interiorità, non verrebbe
capito dal resto del mondo. Non abbiamo ancora un tentativo di Werther di cercare una soluzione al
suo conflitto e quindi una sintesi di questi due mondi.

26 maggio  Werther inserisce una specie di discorso metaforico, arricchito di metafore e


similitudini, ci vuole dire cose più precise che hanno un significato alla luce del suo pensiero su
questa inconciliabilità del mondo dell’artista e del mondo esteriore. È una rappresentazione dello
Sturm und Drang di opposizione alle regole, come quella di sottoporre il proprio sentimento alla
ragione. Se al giovane si toglie lo slancio (in questo caso metaforicamente il sentimento amoroso),
la passione e cerchi di inculcargli un modo di comportarsi saggio, basato sull’esperienza di altri, gli
si ammazza lo spirito artistico, e lo spirito di novità che un giovane è capace di apportare in una
società. Perché lo fanno? Se dovesse erompere il sentimento dei giovani, la loro capacità di
cambiare il mondo, sarebbe come se un fiume straripasse e andasse ad allagare tutte le casettine, gli
orticelli, coi tulipani, intorno ad esso. È la metafora della generazione di padri che ha cambiato il
mondo che non vuole che cambi niente, tantomeno con lo spirito nuovo della gioventù. Le casette
con le aiuole e i giardini perfetti rappresentano quella realtà felice che non conosce alcuno spirito di
rinnovamento, e non conosce soprattutto l’interiorità rivoluzionaria della gioventù in generale.
Forse non tutti siamo artisti, ma tutti siamo esseri umani che provano sentimenti di affetto verso i
nostri simili. Questo è l’esempio fatto per esemplificare il sentimento di ribellione degli sturmeriani.
Nel sentimento amoroso, così come nell’arte, c’è questa manifestazione dell’interiorità che è quasi
un erompere rivoluzionario nei confronti del mondo, una vita problematica semplice dei contadini.
Il fatto di essere un artista diventa poi nel Novecento una maledizione.

27 maggio  Queste persone semplici, limitate rispetto al genio artistico, non si mettono alcun
problema: di fronte alla caduta delle foglie non pensano alla caducità dell’esistenza, alla morte, a
cosa ci sarà oltre la vita. Pensano semplicemente all’imminente arrivo dell’inverno. Questa
nostalgia, questa volontà di essere come gli altri, caratterizza l’animo dell’artista.
Lotte non è una fanciulla semplice, che non si rende conto della profondità dell’animo, ma è dolce,
carina, colta, intelligente. Essa si occupa dei fratellini, in quanto è una ragazza assennata,
innamorata della sua famiglia, e dagli stessi fratellini è molto amata. Questa è la prima visione di
Lotte.

16 giugno  Werther (scende dalla carrozza per andare a una festa) rintraccia in Lotte una ragazza
semplice, ma molto profonda d’animo che ha comprensione e intuito.

21 giugno  Sempre attraverso il confronto con la natura, Werther ci parla desiderio di conoscere
cose nuove che è connaturato all’essere umano. La lontananza ci sembra sempre qualcosa di
bellissimo da raggiungere ma quando il futuro diventa presente, abbiamo sempre una sorta di
delusione, perché l’immaginazione è più bella della realtà e le nostre speranze non si sono avverate.
Come il viandante che ha girato il mondo intero però alla fine trova la sua felicità nella sua patria
con la sua moglie e i suoi figli. Werther vorrebbe trovare questa finitezza: sedersi a mangiare un
cavolo, e mentre lo mangia, non è solo il gusto di quel cavolo, ma di tutto quel lavoro, di chi lo ha
raccolto. Quando l’attimo diventa la somma di tutti gli attimi che hanno portato a raggiungere
quella soddisfazione allora troverò davvero alla felicità. Che Lotte sia lontana dal risolvere il
problema di Werther è determinato dal fatto che lei stessa rappresenta quell’elemento elementare
perché non capisce veramente a fondo. Questa dichiarazione la leggiamo anche nella sua
autobiografia poetica che ci fanno capire le motivazioni anche di altri capolavori.
Questa ragazza rappresenta però quel tramite che avrebbe potuto mettere l’artista in contatto con la
vita di tutti i giorni, una realtà concreta. Lotte da un lato è all’oscuro del grande dissidio di Werther,
dall’altro lato è una ragazza sensibile, intelligente e colta. Ci viene detto nel romanzo, che durante
un temporale, mentre alcune ragazze guardano davanti a sé quasi con lo sguardo assente, Lotte
invece legge i grandi autori dell’epoca. Attraverso lei Werther percepisce questo mondo felice, in
equilibrio, una integrazione con la realtà. Questo dissidio con la vita semplice lo porta a trascurare
la sua arte.

24 luglio  Sempre questa vicinanza alla vita gioiosa che sembra poter colmare la sua interiorità
mortifica invece le sue capacità artistiche. Lotte ha già un fidanzato: è promessa sposa ad Albert.
Werther non prova gelosia, ma ammira quella felice unione a cui egli stesso vorrebbe arrivare.

10 agosto È una situazione strana: lui è innamorato di Lotte, ma al tempo stesso ha un forte
legame con Albert, che gli vuole bene a sua volta. La rottura degli equilibri arriva quando nasce una
discussione in cui Werther si fa portavoce di tutta la sua interiorità, della sua soggettività; invece
Albert, perfettamente inserito nella società, amato da tutti, incarna la ragione borghese. Il tema
della discussione è il suicidio: Werther vede il suicidio come l’affermazione della libertà
dell’individuo di poter decidere della propria vita. Albert accusa chiunque faccia questo tipo di
discorso di essere un pazzo o un vigliacco. Albert rappresenta la razionalità, Werther la sturmeriana
affermazione di sé, il massimo gesto di libertà è decidere della propria vita.

12 agosto  Werther dice che chiunque abbia fatto cose sapienti nella vita è stato sempre accusato
di follia o di essere ubriaco. Werther stesso si è ubriacato per manifestare le sue passioni, e non per
questo è un essere da trattare con disprezzo. Questo è il punto di rottura tra i due personaggi, e
quindi anche una rottura degli equilibri perfetti che Werther credeva di aver raggiunto. Albert è
l’esatto contrario di Werther, è un personaggio positivo sotto ogni suo aspetto, morigerato, amato da
tutti, perfettamente inserito nella società, e per lui il suicidio è negazione di tutto: delle regole
sociali, della libertà umana, e quindi una rottura di qualsiasi equilibrio e atteggiamento assennato
dell’essere umano. Viceversa, Werther accusa Albert di essere eccessivamente assennato,
sostanzialmente cieco e sordo davanti alle grandi cose che può fare l’essere umano. Ecco allora che
la rottura di questo equilibrio porta Werther di nuovo a rifugiarsi nella sua interiorità. Di fronte a un
mondo che non capisce, lui è destinato a soccombere. Il suicidio, quell’idea che stava nascendo in
lui, diventa azione concreta alla fine del romanzo. Il suicidio è un atto di passione, un atto di libertà
che non può essere giudicato dagli altri, che reclamano per sé i grandi uomini che hanno la libertà di
autoregolarsi e di esercitare la libertà anche di interrompere la propria vita. Per Albert invece il
suicidio è solo debolezza.
Albert si sofferma sul caso specifico di chi si suicida sottraendosi alle proprie responsabilità: non
capisce il discorso più ampio, più elevato che fa Werther, e quindi il divario fra le due anime
diventa irrecuperabile. Da questo momento cambia la percezione della natura da parte di Werther.

18 agosto  Questo mostro di cui parla Werther è la natura. La prima citazione che abbiamo visto
era di una natura incontaminata manifestazione di Dio, ora la natura distrugge tutto, è un mostro.
Egli stesso, se prima si sdraiava sul prato e tutto sembrava manifestazione dell’onnipotente, se ora
si mette a fare una semplice passeggiata, anche lui è un mostro distruttore che schiaccia i vermi. La
natura è un mostro che divora, che rumina, che risputa, in un continuo ciclo di distruzione.

Lezione 4 - 12 Marzo
Continuiamo il discorso di ieri sul Werther e riprendiamo da quella citazione che ieri ho letto
velocemente e cioè quel momento in cui Werther ha avuto uno scontro significativo con Albert che
va ben oltre un semplice alterco perché sono due diverse visioni del mondo, dell’esistenza, che si
contrappongono; il tema sul quale si scontrano è il suicidio, laddove Werther vede in esso la
manifestazione più completa della libertà del singolo, invece secondo Albert, da rappresentante di
un mondo borghese e completamente inserito nel mondo che lo circonda, è solo il gesto di un folle
che per codardia rinuncia alla lotta che è la lotta della vita. Alla luce di questa incomprensione con
Albert muta la visione che Werther ha del mondo esterno e quindi comprende appieno
l’impossibilità di trovare una unione armonica con esso e cambia anche la sua visione e
immedesimazione nella natura che non è più quella natura ridente, soleggiata e primaverile
dell’inizio del romanzo epistolare ma è una natura distruttrice foriera di morte.
“18 Agosto. […] Quel mio caldo e pieno sentimento della viva natura, che mi inondava di tante
voluttà e trasformava in paradiso il mondo intorno a me, ecco che mi si è mutato in carnefice
intollerabile, in spirito tormentatore che mi insegue per ogni dove. […] Si direbbe che un velo è
stato tolto davanti alla mia anima, la scena della vita sterminata ecco mi si muta nell’abisso della
tomba eternamente spalancata. […] Non c’è istante che non divori te e i tuoi cari intorno a te, né
istante in cui tu non sia, non debba essere distruttore; la più innocente passeggiata costa la vita a
mille vermiciattoli, un passo annienta le faticate costruzioni delle formiche, calpesta quel piccolo
mondo, lo riduce a vile tomba. […] A questo pensiero vacillo angosciato, cielo e terra e forze
operose turbinano a me intorno! Non vedo altro che un mostro il quale eternamente divora,
eternamente rumina” (pp.96-98).…..” (V. fotocopie)
Quindi è come un continuo ricordargli l’imminenza della morte, della fine della vita stessa. Quindi
la rappresentazione della natura ancora una volta è manifestazione dell’interiorità del soggetto, in
questo caso dell’artista, che ha preso definitivamente atto dell’impossibilità di trovare un posto in
quella società fatta di atti semplici alla quale continuamente anela, nella quale sperava di trovare
una collocazione anche lui. E quindi poi ci sono una serie di piccole vicende; Werther ritorna alla
vita in città, lavora presso l’ambasciata, cerca di dimenticare Lotte, e con lei il tentativo di integrarsi
nel mondo. Lo scontro quindi con questa realtà della quale non rispetta le regole e lo scontro con
Albert lo ha dimostrato nella sua pienezza fa percepire al protagonista l’inevitabilità di uno scontro
che deve essere anche uno scontro decisivo. Quindi abbiamo ancora dei brevi momenti in cui lui
torna da Lotte ma è ormai un essere sconfitto, stanco, che attende la fine, tant’è che lo stesso
equilibrio della vita matrimoniale di Lotte coi fratellini ai quali lei fa da mamma è quasi minacciato
dalla presenza avvertita ormai come negativa dell’artista che è un artista ormai mutato, diventato
pessimista; ha capito che quel mondo che tanto lo attrae non può essere per lui. L’unica fine che si
prospetta per Werther è dunque la morte attraverso la quale è convinto di poter arrivare a
quell’unione del suo io, del suo spirito, della sua interiorità con il creato, con l’universo, col mondo
esterno. Quindi quella di Werther è una morte per suicidio, ma non è una morte eroica. Non è una
fine come abbiamo visto in Karl Moor di Schiller; non abbiamo quindi l’eroe che accetta una fine
-nel caso di Karl era quello di consegnarsi a un povero contadino per riscuotere la taglia posta sulla
sua cattura- ma è una morte, quella di Werther, caratterizzata da una lenta agonia.
L’opera quindi rivela anche la posizione di Goethe in questo momento. Poi vedremo in che modo I
dolori del giovane Werther si inserisce in questo sviluppo del romanzo dell’artista. Goethe,
l’abbiamo visto attraverso la sua biografia, anche se abbiamo detto che la cosa non deve trarci in
inganno, aveva vissuto sulla propria pelle un dissidio simile a quello che fa vivere al suo Werther,
cioè questo dissidio tra l’interiorità artistica e il mondo esterno. Quando lui scrive questo romanzo
epistolare, Goethe è ancora molto giovane, in realtà aveva trovato più o meno un equilibrio nella
sua vita attraverso il sentimento amoroso (Charlotte Buffe è effettivamente una donna di cui lui si
innamora) però non era arrivato alla possibilità di elaborare un finale, una risoluzione degna anche
per il suo romanzo perché la morte, potremmo dire, è quasi solo una fine provvisoria che Goethe
riesce a mettere al dissidio dell’artista. Su questo problema del dissidio dell’artista si soffermerà a
lungo nel corso della sua vita, tant’è che scrive altri romanzi in cui il dissidio tra arte e vita viene
risolto in altri modi con delle soluzioni più accettabili che danno anche più soddisfazione allo studio
del dissidio dell’artista stesso.
Abbiamo visto come l’amore in questa vicenda è sì un sentimento amoroso ma è anche un passo, un
ponte, un elemento simbolico nella tematica dell’artista. Attraverso l’amore Goethe riesce a
concretizzare questo anelito che il suo personaggio ha verso la vita concreta, quindi il sentimento
umano, l’amore verso qualcun altro lo spinge ad allontanarsi verso la sua interiorità e a cercare di
confrontarsi con la vita reale. È il ponte, in maniera simbolica, che collega l’interiorità di Werther
con l’esteriorità, la società ordinata, popolata da persone semplici che hanno una vita felice, una
posizione riconosciuta a livello sociale e lavorativo. Ecco perché quindi le esperienze amorose nel
Werther, ma lo vedremo forse in tutti i romanzi dell’artista, hanno una doppia valenza: una valenza
a livello della narrazione, della trama, dello svolgersi di eventi e dall’altro lato hanno anche sempre
un significato simbolico perché attraverso l’amore, in questo caso tra un uomo e una donna, ma può
essere anche un amore caratterizzato dalla amicizia tra due giovani, l’affetto famigliare tra un padre
e un figlio, un parente, uno zio e un nipote, quindi il sentimento amoroso è l’affetto che funge da
elemento simbolico per avvicinare l’artista alla realtà.
È un elemento simbolico ma abbiamo visto non solo. Nel caso di Goethe abbiamo visto come si
fonda su elementi biografici, la prima di queste donne è Charlotte Buffe ma dopo si innamorò anche
di un’altra donna, Maximiliane La Roche, che ispirò queste sue riflessioni, lo pose di fronte a
quell’elemento, quell’espediente a livello romanzesco che avvicina l’artista alla realtà concreta ed è
anche un espediente narrativo. Noi adesso leggiamo il Werther secondo questa chiave di lettura
sottolineando una delle stratificazioni dell’interpretazione ma è senz’altro vero che Werther è un
romanzo che può leggere anche chi non sa niente di letteratura tedesca, del problema dell’artista, e
probabilmente anche voi l’avete letto senza tener conto della dimensione dell’artista, l’avete
probabilmente letto come prima rappresentazione dello Sturm und Drang, come una serie di
elementi che anticipano poi il Romanticismo, il sentimento riflesso del personaggio con la natura, è
questa la chiave di lettura che viene data negli studi superiori.
Werther quindi prende atto che i due mondi non sono conciliabili e quindi in un momento quasi di
riflessione mistica, di immedesimazione con l’universo e la sera e la notte scrive a nota queste
parole:
“Dopo le undici. Tutto tace intorno a me, e la mia anima è tranquilla. Ti ringrazio, o Dio, che
concedi questo calore, questa forza ai miei ultimi istanti. M’affaccio alla finestra, carissima! E
vedo tra le tempestose nuvole fuggenti qualche stella all’eterno cielo! No, non cadrete! L’Eterno vi
porta nel suo cuore, come porta me” (p. 185)
Quindi è una identificazione questa dimensione eterna, in questa dimensione che gli infonde una
sensazione di pace e da qui poi la decisione di compiere un gesto estremo che come detto non è il
gesto estremo per cui il protagonista muore in maniera eroica ma segue una lentissima lunga agonia,
tutti gli amici si preoccupano, vanno al suo capezzale per assisterlo. Quindi Goethe ha trovato una
soluzione temporanea, che gli era stata ispirata anche da elementi biografici che ora vediamo molto
velocemente, soluzione temporanea a quello che per lui era un conflitto eterno che riguarda tutti.
Infatti in un carteggio con un suo amico disse: “Sarebbe un bel guaio se ciascuno non avesse, una
volta nella sua vita, un’epoca in cui il Werther gli dia l’impressione di essere stato scritto
appositamente per lui”.
Cioè attraverso la rappresentazione di questo conflitto in cui Goethe ha anche il suo bel da fare per
spiegare ai suoi amici che cosa intendeva con il conflitto dell’artista, c’era qualcuno che lo accusò
anche di avere appiccicato l’argomento dell’artista ad una trama che non c’entrava niente proprio
perché il sentimento amoroso confonde. Invece lui dice che non è appiccicato, è proprio la sostanza
di questo innamoramento, di questo avvicinamento a questa famiglia (?) semplice, fa parte della
sofferenza che vive qualsiasi artista e come detto lui lo sentiva sulla sua pelle ma la parte
interessante dietro questa vocazione artistica potremmo anche voler leggere qualsiasi persona che
ha una profondità d’animo e che si pone dei problemi se vogliamo filosofici, esistenziali che ha una
difficoltà poi a trovare tra i propri simili la comprensione di questa profondità.
Se all’epoca del Werther Goethe aveva già superato questa sorta di crisi, attraverso il sentimento
amoroso, queste due donne che incontra nella sua vita, a livello artistico non era ancora riuscito ad
elaborare una soluzione più matura e la soluzione del suicidio del protagonista alla quale aveva già
pensato gli viene ispirata dal suicidio di questo suo conoscente, Jerusalem. Ma anche in questo caso
l’elemento biografico è un elemento, come nel caso dell’innamoramento di Lotte, è un elemento che
gli dà quasi un ultimo convincimento, lo slancio per far svolgere il suo romanzo in quella direzione
perché di fatto Jerusalem era un conoscente di Goethe, non era un amico stretto, un amico che con
la sua decisione ultima di suicidarsi l’avesse sconvolto. Come detto, lui stesso aveva già pensato
alla opportunità di far suicidare il suo Werther. Jerusalem si suicidò per diverse cause tra le quali
cause professionali. Anche lui come Werther lavorava al servizio dell’ambasciata però si sentiva
continuamente trattato male, vessato, umiliato dall’ambasciatore, invece questo aspetto noi non ce
l’abbiamo tanto in Werther. In Werther noi abbiamo che lui si rassegna a compiere un lavoro che
però non è un rientrare felice nella società, è quasi un rassegnarsi a trovare una collocazione in una
società che non lo capisce. L’aspetto che ha interessato Goethe è che Jerusalem in questa sua
estrema decisione si faceva rappresentante del giovane borghese, di questa gioventù tedesca che
cercava sì di affermarsi nel mondo esteriore ed esterno ma non ci riusciva. Questo è l’aspetto
stürmeriano che abbiamo visto nelle scorse lezioni, quindi c’era un po’ questo rapporto con uno
stato opprimente, Goethe lo interpretò come elemento significativo da quel punto di vista. Come
detto sono sempre elementi biografici che ispirano la direzione in cui lui fa muovere i suoi
personaggi ma che non devono essere considerati una riproduzione immediata per lo meno nel caso
di Goethe della realtà extratestuale.
Quello che a noi interessa è che Goethe (è un giovane scrittore, la seconda opera abbiamo visto di
successo) nel pieno movimento dello Sturm und Drang avverte la necessità di occuparsi di questo
argomento. I dolori del giovane Werther dalla critica non viene considerato come il primo romanzo
dell’artista perché da un lato è un romanzo epistolare e quindi segue canoni diversi dal romanzo
normale e d’altro lato Goethe non poteva fare diversamente perché proprio attraverso le lettere che
Werther scrive dà pieno sfogo al suo animo, ai suoi pensieri, dubbi e desideri che è più difficile
rendere anche attraverso il narratore onnisciente oppure anche un narratore alla prima persona
perché per esprimere tutti i miei dubbi, incertezze, desideri, sostanzialmente il più delle volte o la
narrazione si ferma quando do libero sfogo ai miei pensieri oppure devo raccontare una serie di
piccoli avvenimenti che mi hanno fatto venire quel dubbio o che hanno fatto scaturire in me quel
pensiero. Goethe è maestro della narrazione e preferisce optare per questo genere se vogliamo
ibrido del romanzo epistolare con molte descrizioni liriche della natura ma senz’altro se lui non
riesce a risolvere nella maniera più compiuta il dissidio dell’artista scrive un romanzo eccezionale.
Il romanzo successivo che vedremo oggi, ha una impostazione completamente diversa cioè ci
racconta ogni minimo dettaglio, avvenimento che fanno cambiare continuamente idea al
protagonista e al lettore contemporaneo risulta molto più accettabile e comprensibile la lettura del
Werther che la lettura delll’Anton Reiser, proprio per questa serie di avvenimenti, tutti i
cambiamenti di opinione del protagonista rendono la lettura a noi oggi molto più faticosa rispetto al
romanzo epistolare Goethiano che risulta più scorrevole. Marcuse dice dell’opera di Goethe:
“L’uomo che è presente nell’artista aspira sempre di nuovo a ciò che è particolare, finito e
tangibile, all’appagamento dei suo i desideri nella realtà concreta nella sua solitudine senza limiti
non può fare a meni di sentire il fascino irresistibile della pace della convivenza umana, della
felicità del rapporto umano”.
Tenete presente queste ultime due righe, la pace della convivenza umana e la felicità del rapporto
umano, per farvi capire che Goethe ci parla di un sentimento amoroso di un uomo per una donna,
poi la cosa si complica perché questo sentimento di profondo affetto lo prova anche per il fidanzato
di lei, quasi si innamora dell’immagine dei due, di questa coppia felice, questo sentimento per altri
scrittori sarà un sentimento di amicizia? Oppure può essere quasi un amore filiale, la necessità di
una vicinanza umana, del calore umano. La fine di Werther lascia intravvedere a Goethe però il
moto di superare questo dissidio. Sarò quello che viene definito romanzo educativo oppure romanzo
di formazione, Bildungsroman. Attraverso il romanzo educativo forse riuscirò a superare il dissidio
dell’artista cioè ad allontanarmi da un romanzo eccessivamente soggettivo, perché se io do troppo
sfogo alla soggettività, all’interiorità, a mille dubbi a mille pensieri del protagonista poi è molto
difficile che questo protagonista faccia il salto e trovi una pacificazione col mondo esterno e questo
romanzo sarà anche il Wilhelm Meister che Goethe inizia già tre anni dopo il Werther ma in questi
tre anni già cambiano moltissime cose. Innanzitutto, del Wilhelm Meister esistono diverse versioni
con diversi titoli, tanto che sebbene la vicenda non cambi tantissimo cambiano alcuni elementi
fondamentali tanto che parliamo di opere diverse e soprattutto Goethe di occupa del Wilhelm
Meister dopo il suo rientro dal viaggio in Italia, questa grande importantissima cesura nella vita di
Goethe, perché fa un viaggio importantissimo di due anni in Italia, il cosiddetto viaggio di
formazione. Spesso i figli della nobiltà, della ricca borghesia, inglesi, francesi e anche tedeschi
andavano in Italia per da il viaggio di formazione trattenendosi anni perché si studiava la cultura
italiana ma anche le radici classiche. Quando Goethe tornerà a Weimar dopo il suo viaggio in Italia
avrà una concezione completamente diversa della sua stessa produzione letteraria, per cui inizia una
nuova stagione letteraria che viene chiamata il classicismo di Weimar a cui fa riferimento proprio
questa primissima opera che è il Wilhelm Meister.
Quindi il Werther non è solo una storia d’amore.

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