Sei sulla pagina 1di 3

02/10/19

SINTASSI

Vari livelli di analisi del linguaggio. Studio della sintassi, oggetto della prima verifica dell’11/10.

Es. “Vi do una qualsiasi frase italiana” è un gruppo di parole, qualsiasi parlante è capace di dire che parole
all’interno della frase formano un gruppo, c’è una organizzazione interna della frase. Consideriamo il
significato: italiana va con frase. L’idea che le nostre percezioni si basino sul significato delle singole parole.
Ma i raggruppamenti non vanno con il significato, esempio con piastra e pesce. Frase bizzarra: “idee verdi
senza colore dormono furiosamente”. Dal punto di vista GRAMMATICALE è corretta, ma non da quello del
SENSO. I meccanismi di combinazione all’interno di una frase non si basano quindi esclusivamente sul
significato delle frasi, esiste un’architettura interna delle frasi indipendente dal significato e che poggia su
qualcos’altro [2].

L’analisi delle lingue che conosciamo non dipende dal significato, ma dalla RELAZIONE SINTATTICA.
L’identificazione di queste avviene grazie a fenomeni distribuzionali [7]:

Adiacenza: sappiamo quindi che insalata va con verde e pesce con alla piastra, da combinare insieme.
Interpretazione diversa. In lingue come latino e greco non si ha un ordine fisso, ad esempio in poesia ordine
delle parole variabili senza che questo abbia ripercussioni sull’interpretazione. Abbiamo quindi fatto
l’operazione di capire quali parole vanno insieme a quali altre.

Possibilità di spostamento: possiamo prendere gruppi di parole e spostarli in blocco, ma non possiamo farlo
con tutte le frasi di riferimento. Invertiamo Il ghiro e il cappellaio matto e ne invertiamo la posizione
all’interno della frase: ne risulta una frase grammaticale. Non possiamo farlo con qualunque parola presa
arbitrariamente, ad esempio metterli in posizioni strane, es. “Matto svegliò il cappellaio il ghiro”.

Possibilità di sostituzione: sostituiamo il cappellaio matto con un altro nome (lui, la lepre marzolina). Se
sostituiamo con “il”, “il vide ghiro”, non funziona: non si possono prendere arbitrariamente qualunque
gruppo della frase e sostituirlo con qualcos’altro. Su cosa poggiano quindi queste intenzioni? Non solo il
significato ma altro, i fenomeni che stiamo esaminando. Fenomeni indipendenti di significato di questo
tipo.

Accordo: in italiano la forma del verbo varia al variare del tempo, non possiamo avere una frase del tipo “Il
cappellaio matto svegliarono la lepre marzolina”: il verbo in questa lingua non dipende dal complemento
oggetto. La forma di alcune parole riflette e produce la forma di altre parole. Le parole sono legate dalla
relazione sintattica.

Le parole soggette a reggenza non riproducono il senso di altre parole soggette a reggenza. Il verbo
determina la forma del sostantivo. Esempi di casi in cui determinate parole determinano altre determinate
parole, ad esempio verbi con sostantivi. L’italiano rispetto al latino da cui deriva ha perso il sistema di casi,
ma non completamente: non usiamo la stessa forma del verbo per il complemento oggetto. È un fenomeno
simile all’accordo, abbiamo delle parole che determinano la forma di altre parole ma è differente: una è la
differenza di direzione, chi determina cosa.

I gruppi di parole legati tra loro da una relazione all’interno del contesto più ampio della frase sono i
COSTITUENTI o SINTAGMI [9]; famoso il cosiddetto diagramma ad albero. Ci sono SN, sintagma nominale, o
SV, verbale. Per produrre una frase quindi prendiamo elementi piccoli, le parole, li mettiamo insieme e
combiniamo elementi più ampi. Quindi da elementi piccoli procediamo ad elementi più ampi. Se facciamo i
test della possibilità di cambiare o sostituire parole, sostituiamo il cappellaio matto con il bambino; vanno
insieme, non possiamo sempre fondarci sul significato, quindi dividiamo “cappellaio matto” da “il”.
Ci sono parole la cui forma è determinata da altre, ad esempio l’aggettivo dal nome o il nome dal verbo.
Parole che determinano sono più essenziali di quelle la cui forma è determinata, quindi non tutte le parole
hanno lo stesso status, importanza. Quindi distinzione tra elementi TESTA ed elementi DIPENDENTI. Il verbo
è quindi la testa. Se fosse una lingua a casi avrebbe avuto un determinata forma. Modo di far vedere le
relazioni di dipendenza [11]. Forma del pronome è determinata dal verbo, non possiamo dire “Mi svegliai il
ghiro”.

Distinzione fra vari elementi dipendenti [12]. ARGOMENTI: elementi che designano i partecipanti all’azione
del verbo. Es. verbi: elementi transitivi che presuppongono qualcosa d’altro, come svegliare, colpire,
presuppongono DUE ENTITÀ COINVOLTE, una che fa l’azione e una che la subisce. Un verbo intransitivo
invece presuppone UN’UNICA ENTITÀ, solitamente quella che fa l’azione. Queste sono presupposte da un
punto di vista logico. Verbi come dare presuppongono invece TRE ENTITÀ o argomenti, chi dà, chi riceve e
l’oggetto considerato: è un verbo ditransitivo. Inoltre gli altri argomenti non possono essere aggiunti
liberamente all’interno della frase. Sono differenze quindi tra argomenti e CIRCOSTANZIALI: complementi di
luogo, tempo, modo, ecc.

ESEMPIO. I fenomeni non presentano le stesse caratteristiche da una lingua ad un’altra. Alcune lingue, rare,
hanno il verbo all’inizio della frase. Lingua australiana, guardando la struttura originaria e le glosse [19],
determinare quali fenomeni indicano l’esistenza di relazioni sintattiche delle parole. Hanno le stesse
terminazioni. Ergativo si usa per il soggetto delle frasi transitive. “Cane” e “grande” non devono stare in
posizione adiacente. Il criterio che possiamo usare non è quello che usiamo in italiano, l’adiacenza, ma
l’accordo. Dal punto di vista logico, del significato, “grande” sarebbe potuto andare anche con “me”. Ma la
frase non è “il cane mi ha morso da grande”, perché “grande” ha la stessa desinenza di “cane” mentre “me”
non ha l’ergativa. Non è un verbo all’infinito. Il verbo è quindi in una relazione sintattica anche con “me” e
con “cane”. 1 tra cane e grande, benché non adiacenti hanno la stessa forma dell’ergativo. 2 verbo. Morde
(verbo transitivo) richiede che chi fa l’azione sia all’ergativo e quindi presuppone una relazione tra morde e
altri elementi. “Cane grande” è sì il “soggetto” di mordere, ma un soggetto diverso da quello del greco,
latino o italiano, che hanno la stessa forma sia con verbi transitivi che intransitivi. Non c’è nulla in questo
verbo che ci indichi la persona, ha sempre la stessa forma. “I cani grandi mi hanno morso”: relazione tra
verbo e cani grandi, ma possiamo dire anche che c’è un fenomeno di reggenza [21].

03/10/19

ESEMPIO. Australiano. NON FUT. Nelle glosse: questa lingua distingue solo tra futuro e non futuro (sia
presente sia passato). Il verbo determina l’aspetto delle altre parole nella frase: fenomeno della reggenza.
Relazione sintattica o dell’assolutivo. [22] Uomo transitivo; donna intransitivo. Qui il fenomeno della
reggenza è diverso dal latino o dal greco: lì i nomi che prendono il nominativo fanno azione e accusativo se
la subiscono, qui c’è relazione tra verbo assolutivo (coloro che fanno azione di verbo intransitivo o
subiscono l’azione) e ergativo (coloro che compiono azione transitiva).

Relazioni sintattiche. Relazione tra il verbo della frase ed i suoi argomenti: relazione grammaticale.

A (agente)  soggetto transitivo


S (soggetto)  soggetto di verbi intransitivi
P (paziente)  oggetto di verbi transitivi

Sia per lingue NOMINATIVE sia per lingue ERGATIVE si usano. Il soggetto di una frase passiva è S, perché le
passive sono considerate intransitive. Ricorda anche distinzione tra volontarietà (andare) e involontarietà
(cadere) negli intransitivi [24]. In alcune lingue, A sta prima del verbo e P dopo; negli intransitivi, se l’azione
è volontaria, S sta davanti al verbo, se è involontaria dopo. Questa lingua, il malese di Ambon, non è né
nominativa (latino) né ergativa (australiano yuwalaraay), ma ATTIVA.
DU nelle glosse sta per duale. Le marche di caso in maniera ergativa, la reggenza in maniera nominativa [26]
[27].

Potrebbero piacerti anche