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IL LESSICO
I SIGNIFICATI DI ‘PAROLA’:
Tutti i parlanti di una certa lingua sanno cos’è una parola e
riconoscono quelle che appartengono alla propria lingua o meno: è
possibile però distinguere le diverse accezioni che definiscono
‘parola’.
LESSEMA: è l’unità lessicale in senso astratto.
Comprende forme flesse (accordo del lessema con gli altri elementi
per genere e numero), forme contestuali (forma che un lessema
assume nel contesto di una frase, ma che non porta significato
contrastivo) e forme di citazione. Queste ultime non sono
propriamente parte della grammatica, ma costituiscono un modo di
riferirsi a lessemi (soprattutto verbi) che si vogliono citare in una
determinata frase.
Esempi:
forma flessa ‘figlio’ è il lessema di riferimento, ‘figli/a/ie’ sono le
forme flesse che può assumere.
Il lessico è una lista strutturata in cui esistono delle reti che uniscono tra loro
determinate parole e questo permette al parlante di poterle associare più facilmente.
Queste reti sono:
CAMPI SEMANTICI alcune parole appartengono allo stesso contesto e possono
quindi essere associate in base a questo.
SINONIMIA alcune parole hanno lo stesso significato. Generalmente però non è
molto comune che due o più parole abbiano esattamente lo stesso significato: di solito
esistono delle accezioni che, anche se in modo sottile, distinguono tra loro le parole.
Ad esempio, tra due termini sinonimi è probabile che uno venga usato in un contesto
formale e l’altro no (es: dono/regalo), o che uno dei due possa essere usato anche con
significato metaforico e l’altro no, ecc.
OPPOSIZIONE/ANTONIMIA due o più termini hanno significati opposti tra loro.
GERARCHIE gli iperonimi sono parole che nella loro definizione comprendono per
significato al loro interno gli iponimi, ovvero termini più specifici che costituiscono
delle ‘sottocategorie’.
Esempio: ‘animali’ è iperonimo di ‘mammiferi’, perché questi ultimi sono compresi
automaticamente nella definizione generica di ‘animali’.
RETI MORFOLOGICHE le parole sono legate tra loro per derivazione.
Esempio: opera operare operato operaio operazione, ecc..
DEFINIZIONE DI ‘PAROLA’
Non è possibile definire una parola precisamente ‘unità di significato’, perché spesso il
significato che viene attribuito alle parole in un determinato contesto non è letterale:
questo vale ad esempio per le espressioni idiomatiche.
Oltretutto, il modo di distribuzione dei significati può variare tra le diverse lingue: se in
una lingua un dato significato può essere espresso da una parola sola, è possibile che
quello stesso significato necessiti di più parole per essere espresso in un’altra lingua.
Ad esempio: ‘andrete’ ‘you will go’.
MOBILITA’ All’interno di una frase, una parola può assumere posizioni diverse senza
che questo ne cambi necessariamente il significato. È una caratteristica che in italiano
appartiene particolarmente agli avverbi.
Esempio: ‘leggo spesso il giornale’ ‘spesso leggo il giornale’ ‘leggo il giornale
spesso ‘.
La mobilità però non si applica all’interno delle parole: se una parola è composta da più
parti riconoscibili, non è possibile spostarle tra loro.
Esempio: ‘letterariamente’ ‘letter- aria- mente’ non può diventare ‘letter-mente-
aria’
E’ IMPORTANTE quindi considerare che la divisione grammaticale delle categorie spesso necessita di
suddivisioni ulteriori e più specifiche: ad esempio, nella frase ‘Giulia ha camminato per ore’
grammaticalmente si direbbe che ‘ha camminato’ appartenga ad un’unica categoria, ovvero quella del VERBO.
Serve però separare i due elementi e distinguerli, perché: ‘Giulia ha per ore’ è una frase senza senso. Questo
significa che ‘camminare’ è un verbo, ‘avere’ è un verbo ausiliare, quindi un elemento diverso perché può non
portare senso se non è seguito da un altro elemento, come nel secondo caso. Lo stesso vale per i verbi modali
(dovere, volere, potere).
QUINDI: la suddivisione grammaticale scolastica NON corrisponde a quella applicata dalla linguistica.
(Vedi tabella)