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Sintassi
La sintassi si occupa delle regole relative al collegamento e alle relazioni tra le parole
(quindi tra le categorie grammaticali: nomi, aggettivi, verbi, pronomi, articoli…).
L’analisi sintattica riguarda:
- l’ordine delle parole: *sul messo busta ho mobile la > ho messo la busta sul
mobile (la sequenza grammaticale delle parole è data dalle regole sintattiche
dell’italiano) -> Soggetto - Verbo - Oggetto: questo è l’ordine normale per
l’italiano);
- la forma delle parole determinata dalle funzioni che hanno in un enunciato:
*da; egli / da lui (morfosintassi);
- la concordanza (accordo) morfologica tra le parole (è una relazione per cui la
forma di una parola richiede una corrispondenza forma in un’altra parola: gli
studenti *avete hanno sostenuto l’esame (morfosintassi);*
Sintassi: terminologia dell’analisi per la frase
enunciato: atto comunicativo reale (un’espressione linguistica prodotta oralmente o
per iscritto, compresa tra due stacchi forti, di senso compiuto perché compresa tra due
enunciati-> quando ci riferiamo a una frase appartenente a una comunicazione reale;
una frase, dunque, che consideriamo a livello pragmatico-comunicativo);
frase: sequenza di parole dal punto di vista sintattico (cioè delle regole che
governano le relazioni /#reggenza# e *accordo*/ tra le parole che la compongono).
#reggenza -> legamento sintattico per cui una parola richiede a un’altra parola dopo
di sé di assumere una particolare forma morfologica -> mi fido di te.
proposizione (frase): in riferimento al contenuto semantico della frase
Sintassi: il sintagma
In una frase le parole si raggruppano in unità chiamate sintagmi.
Un sintagma è una sequenza di parole che in una frase ha lo stesso ruolo sintattico e
che è, dunque, uno dei costituenti di una frase:
1) Gianni parte domani
2) Il signor Gianni parte domani
3) Il figlio di Gianni parte domani
I sintagmi possono essere
- nominali (SN): il signor Gianni;
- verbali (SV): ha comprato i fiori;
- aggettivali (SA): molto belli, simile a te;
- preposizionali (SP): di Gianni.
Questa classificazione dipende dall’elemento che è la testa del sintagma: un nome, un
verbo, un aggettivo, una preposizione.
Un sintagma nominale è costituito quindi da un nome che funge da testa e poi da uno
o più elementi, il complemento o modificatore, che può svolgere funzione di
specificare, quantificare e determinare:
1. sono specificatori gli articoli e i dimostrativi
2. sono quantificatori gli indefiniti e i numerali
3. sono determinanti numerosi aggettivi.
In base alla posizione che la testa occupa nel sintagma nominale, a sinistra o a destra
del complemento, le lingue possono essere classificate con costruzione progressiva e
regressiva: l’italiano è una lingua con testa iniziale, quindi a sinistra del
complemento.
In base all’ordine degli elementi che lo compongono il sintagma può essere continuo
o discontinuo: nel primo caso gli elementi sono ordinati linearmente, cioè sono posti
uno accanto all’altro , nel secondo sono interrotti. Le sequenze che costituiscono un
sintagma si riconoscono con le prove della loro:
• spostabilità: se una sequenza di parole si può spostare in una diversa posizione
all’interno della frase, senza rompere quest’ultima, essa forma un sintagma ->
ha comprato il vino il figlio di Gianni
• sostituibilità: se una sequenza di parole può essere sostituita da una proforma,
essa forma un sintagma -> lui ha comprato il vino
• enunciabilità in isolamento: se una sequenza di parole in determinati contesti
può costituire da sola un enunciato, essa forma un sintagma -> Chi ha
comprato il vino? - Il figlio di Gianni.
• criterio della coordinabilità: sequenze di parole che costituiscono i membri di
strutture coordinate con sintagmi -> il libro di storia e di geografia non è
adatto alla scuola media inferiore
Oltre all’analisi dei componenti, una frase si può esaminare dal punto di vista del suo
contenuto informativo e quindi, della distribuzione delle conoscenze. In genere un
enunciato può contenere informazioni di due tipi: qualcosa che parlante e ascoltatore
sapevano già (informazione data), e qualcosa che non sapevano ancora
(informazione nuova).
Sintassi: la frase semplice
La frase semplice consta di una parte centrale, il nucleo (contiene verbo e i suoi
argomenti), a cui si possono aggiungere ulteriori elementi, distinguibili in circostanti
ed espansioni. Nelle grammatiche possiamo trovare queste definizioni di frase:
• la frase è un’unità minima di comunicazione dotata di senso compiuto (o
l’espressione di un senso compiuto);
• la frase è una combinazione di parole governata da regole;
• la frase è una sequenza massima in cui vigono delle relazioni di costruzione.
Ma non tutte le frasi hanno senso compiuto ed esistono espressioni che hanno senso
compiuto e che nono sono combinazioni ma singole parole (Lui!, Ahi!, Sì).
Le definizioni dipendono dalla prospettiva d’analisi.
La prospettiva pragmatica considera il senso compiuto. La prospettiva grammaticale
considera piuttosto le relazioni di costruzione.
• Una definizione più comprensiva è quella data da Prandi: la frase è «la più
piccola unità linguistica in grado di trasmettere un messaggio
indipendente», «il modulo di un testo o un di discorso» (Prandi, De Santis
2019).
• Nella riflessione sulla lingua ciò che è importante capire è che una frase può
essere considerata un’entità astratta (per esempio le frasi dette o scritte per
ragionare sul funzionamento di una lingua) o un’entità concreta, cioè un
enunciato: ciò che realizza un atto comunicativo.
Sintassi: la frase semplice
La frase semplice italiana è formata da un sintagma nominale e un sintagma verbale:
Frase F = SN + SV (gruppo del nome + gruppo del verbo).
Per parlare di frase, dunque, è necessario tra e parole ci sia una “struttura
predicativa”, cioè una combinazione di soggetto e predicato (Il predicato è ciò che si
afferma del soggetto e può essere verbale, con verbi predicativi o nominale, unione
ausiliare essere+verbi copulativi). Questa non richiede sempre la presenza di un
verbo finito: può essere realizzate in modi diversi.
I costituenti si concatenano e si inseriscono uno dentro l’altro. Possono avere, cioè,
uno stesso rango o un rango diverso:
Il fratello di Paolo ha incontrato il professore di matematica
Il sapore piccante del peperoncino copre il gusto del piatto.
Tipi di frasi semplici:
La frase in generale può essere osservata in vari modi:
- Dipendenza (principali e subordinate)
- Polarità (affermativa, interrogativa)
- Diatesi (attiva, passiva)
- Segmentazione
- Modalità (dichiarativa, volitiva)
Una distinzione della frase semplice va fatta tra frasi con o senza presenza del
predicato:
- Tra le frasi senza predicato troviamo la frase ellittica, che è la frase con il
verbo sottinteso perché presente nella precedente
- Frase nominale
Nella frase nominale, che non è un’ellissi verbale, ma una frase assertiva usata in
modo marcato, il predicato è espresso con un’altra forma. Ovviamente sono nominali
le frasi anche non assertive prive di predicato:
- Imperativa
- Interrogativa
- Enfatica
Dal punto di vista del contenuto e della modalità si possono avere vari tipi di frasi:
1. Modalità enunciativa o dichiarativa o assertiva: sono frasi che contengono
un’enunciazione, una dichiarazione in modo affermativo o negativo.
L’indicativo è il modo abituale ma si può trovare anche il condizionale o una
costruzione con l’infinito.
2. Modalità volitiva: si tratta di frasi che indicano un comando, un’esortazione,
un desiderio o una concessione, si distinguono soprattutto per il modo verbale
usato (imperativo, congiuntivo, condizionale) e per una certa enfasi intonativa
e semantica.
3. Modalità esclamativa: le frasi esclamative comunicano un senso di stupore e di
sorpresa che, nel parlato, si manifesta attraverso una particolare intonazione
4. Modalità interrogativa: le frasi interrogative contengono una domanda espressa
in modo diretto. Si possono distinguere in:
- Interrogative totali o polari, che presuppongono una risposta affermativa o
negativa
- Interrogative disgiunte: che presentano un’altra alternativa
- Interrogative parziali: introdotte da elementi interrogativi o operatori di
domanda
- Domande retoriche: che rappresentano un tipo di interrogativa orientata, in cui
si conosce già la risposta.
Il verbo e i suoi argomenti
Il soggetto
L’argomento fisso di una frase e primo argomento è il soggetto, che ha due proprietà:
completa il verbo determinandone il genere, numero, persona, accordo ecc. e di solito
precede il verbo nell’ordine della frase non marcato. Le definizioni tradizionali non
sono del tutto soddisfacenti:
- «ciò di cui si parla»
- «chi fa l’azione (chi è nello stato)»
- chi o che cosa compie, fa, l’azione espressa dal predicato (verbo attivo): Carla
ha regalato un libro a Grazia
- chi o che cosa subisce l’azione (verbo passivo o riflessivo): Carla ha ricevuto
un regalo da Grazia (Grazia compie l’azione)
- a chi o a che cosa è attribuito uno stato o una qualità (verbi che indicano uno
stato o un modo di essere)
Difficile l’applicazione delle definizioni tradizionali a frasi come queste:
1. Carla capisce il tedesco
2. A Carla piacciono i libri di cucina
Per applicarle si ricorreva alla distinzione tra soggetto grammaticale (formale) e
soggetto logico (agente):
1. L’analisi logica “riconosce” ma non “definisce” il soggetto
2. Le analisi moderne intendono individuare le proprietà della funzione sintattica
del soggetto:
il soggetto è l’argomento che si accorda obbligatoriamente con il verbo di forma
finita in persona e numero :
1. A Carla e Grazia piace la cucina francese
2. A Carla e Grazia piacciono i libri sulla cucina francese
Sul piano sintattico il soggetto si accordo obbligatoriamente con il verbo, ma ci sono
dei casi, soprattutto nel parlato, in Cui tale accordo non può verificarsi:
- Nella concordanza a senso: Cioè quando il soggetto È un nome collettivo e il
verbo è il plurale
- Quando ci sono più soggetti può posposti al plurale, il verbo può talvolta
restare al singolare
- Con verbo singolare e si passiva ante.
Le due proprietà del soggetto, accordo e posizione, sono sintattiche ma non
esauriscono alla funzione del soggetto il quale ha anche un ruolo semantico.
Quanto alla posizione nella frase, il soggetto solitamente nell’ordine normale della
frase precede il verbo ma può occupare anche una posizione postverbale:
- Con i verbi inaccusativi
- Se si vuole marcare un confronto con un altro soggetto
- Nelle frasi interrogative
- Nelle frasi esclamative
- Con il verbo dire ed espressioni di significato analogo
- Negli ordini marcati che mettono in rilievo, sottolineano il soggetto
Il soggetto non è introdotto da una preposizione:
Se è un pronome ha una forma particolare (io / me): io ho cercato / hanno
cercato me
spesso tende a precedere il predicato
spesso è in apertura della frase
spesso è topico (è il tema), cioè è l’elemento che riceverà il commento: Carla
(T) è partita (C)
L’elemento topico è quello sul quale di solito si chiede un commento:
Es. chi ha comprato i dolci? I dolci li ha comprati Andrea
C’è in genere coincidenza tra valore topico e posizione di rilievo nell’ordine
lineare di ricorrenza degli elementi nella frase (iniziale o finale).
A volte il soggetto non è un nome o un pronome: tutte le parti del discorso,
anche il verbo, possono avere funzione di soggetto:
es. Nuotare rilassa / è rilassante
Un infinito con valore nominale: Fidarsi è bene… Studiare l’arabo mi
piacerebbe molto
Un aggettivo sostantivato: Il bello sarà l’oggetto del nostro corso
Un avverbio: il male è assurdo
Un articolo: Il non si usa davanti a parola che comincia per z.
Una preposizione: di è una preposizione semplice…
Una congiunzione: il perché di questa risposta è...
Un’ interiezione: Un oh di meraviglia uscì dalle sue labbra…
L’oggetto diretto: è l’argomento aggiuntivo oltre al soggetto presente nel nucleo
formato da verbi bivalenti, trivalenti ecc., che può stabilire due tipi di legame con il
verbo. L’oggetto è appunto chiamato diretto, con verbi transitivi attivi, con verbi
intransitivi che hanno la possibilità di costruzioni transitivi (oggetto interno), con
verbi supporto. Inoltre:
- non è introdotto da preposizioni
- non determina la concordanza con il verbo finito -> Ho mandato un messaggio
a Nino
- Concorda con il participio passato -> La lettera / Le lettere, gliel’ho spedita /
gliele ho spedite (agrammaticali le altre possibilità)
- nel costrutto participiale assoluto: Fatta la valigia…
- è ripreso dalla particella partitiva ne (nei contesti con nessi nominali
quantificati): ha comprato tre cornici > ne ha comprate tre.
L’oggetto diretto di solito segue il predicato:
- Può precederlo nelle frasi che hanno effetti contrastivi (enfasi nella pronuncia):
IL PANE ho comprato (non un’altra cosa…)
- Forme per i pronomi atoni: lo, la, li, le
- Diventa soggetto nelle costruzioni passive:
1. Un gruppo di ricercatori ha presentato il progetto
2. Il progetto è stato presentato da un gruppo di ricercatori
L’oggetto indiretto (il tradizionale complemento di termine): ma esiste anche con
pronomi personali o con preposizione: di luogo, di causa, di mezzo, di agente, di
causa efficiente ecc.
Margini
La causa e la concessione sono altri margini esterni (al processo descritto dal verbo)
- la causa: introdotta da per / a causa di;
- la concessione (circostanza contraria, causa frustrata): introdotta da
nonostante, malgrado
1. L’albero è caduto a causa della pioggia
Margini interni (del predicato, predicato d’azione)
- lo strumento: con un coltello / mediante / per mezzo di o anche viaggiare in
treno, in macchina
- il collaboratore dell’agente (compl. di compagnia): con Andrea / insieme a
(compl. di esclusione: senza)
Si riconoscono anch’essi con la prova della staccabilità, fatta però con il verbo fare:
1. Ha tagliato il foglio con un righello / L’ha fatto con un righello (fare riprende
solo il predicato, del quale conserva il soggetto).
Margini interni (del predicato, predicato d’azione)
2. Il beneficiario (compl. vantaggio e svantaggio): per sua sorella / contro il suo
nemico, a favore di, a danno di
3. il fine: per (ma il fine è un processo: l’espressione tipica è con la frase)
Espressioni eccettuative: eccetto, salvo, tranne indicano ridimensionamento,
correzione, rettifica di un argomento o di un margine: «parassiti»)
Modificatori del nome:
- aggettivi (attributi):
1. Caterina ha letto un bel libro (aggettivo anteposto, descrive la qualità)
2. Caterina ha letto un libro illustrato (aggettivo posposto, restringe l’insieme
dei libri: ‘restrittivo’, valore ‘descrittivo’
- nomi : apposizioni, anche preceduti da come, in quanto, in qualità di
Complementi del nome:
- espressioni preposizionali: il figlio di Antonio (complemento di
specificazione)
- argomenti: un viaggio in Francia
Il complemento di specificazione
Stabilisce una relazione tra i contenuti di due nomi: il muro del giardino
Nota: «la preposizione di non codifica la relazione, che può essere inferita di volta in
volta a partire dal contenuto dei nomi collegati» (la codifica è povera: il complemento
apporta al processo le più svariate relazioni concettuali:
- La vittoria di Cesare (agente)
- La sconfitta del Milan (paziente)
- L’esame di gennaio (tempo)
- L’albero del giardino (luogo)
- Le ruote della macchina (parte-tutto)…
Il contenuto viene inferito a partire da criteri di coerenza di appropriatezza
Concettuale
Frase: argomenti e margini (circostanziali)
Una frase semplice (verbo e suoi argomenti) può diventare più ricca di informazioni
con l’aggiunta di espressioni marginali. Si tratta di informazioni che sul piano
sintattico si trovano ai margini del nucleo della frase. Chiamiamo circostanti ed
espansioni quegli elementi facoltativi (cioè non richiesti obbligatoriamente dal
verbo) che danno altre informazioni oltre a quelle essenziali date dagli argomenti di
un verbo.
Sono margini (espansioni)
• le espressioni di tempo e di spazio: oggi a casa ho dato il biglietto a mio
fratello
• la causa, introdotta dalla preposizione per o dalla locuzione a causa di: indica
ciò che ha provocato un evento (i fogli sono cascati a causa del vento);
• la concessione, introdotta tramite le preposizioni nonostante e malgrado (sono
uscito malgrado / nonostante la pioggia).
Margini del predicato interni al processo lo strumento (con), il collaboratore
dell’agente (con, insieme a), il beneficiario (per, in favore di), il fine (per + frase).
Frase: determinanti
Il soggetto non è introdotto da nessun elemento (In quel locale non sono mai andato,
di quel locale conosco il proprietario).
Le focalizzazioni
«In enunciati più lunghi, una struttura non-marcata permette anche che una parte
dell’enunciato sia tematica, cioè fornisca solo appoggio semantico alla comprensione
del rema»:
[Ciao, eccoti: ci domandavamo dove fossi]
Appena uscito dalla palestra sono stato in biblioteca
(tema) (rema)
Il contenuto della subordinata anteposta «può anche essere nuovo per il ricevente ma
dall’emittente è presentato come accessorio. Solo la parte rematica dell’enunciato è
davvero asserita, e quindi riceve piena attivazione».
Strumenti delle focalizzazioni:
1. Segnali prosodici
«Negli enunciati assertivi la posizione della prominenza accentuale è marcata se non
è sull’ultima parola dell’enunciato». Quando la tonica è in posizione marcata, il
costituente è focalizzato come rema ristretto. Es.:
- CARLO è arrivato
- non ho MAI parlato di soldi
Se lo stesso enunciato avesse la tonica sull’ultima parola, il rema potrebbe coincidere
con tutto l’enunciato: Carlo è arrivato. Il costituente che porta la tonica in posizione
marcata è focalizzato.
Strumenti delle focalizzazioni:
2. Segnali sintattici
Alcuni costituenti «per essere focalizzati, vengono spostati dalla loro posizione
naturale (non-marcata) ad una speciale (marcata)» (dislocazioni) Questo
meccanismo è la dislocazione […], che si accompagna alla segnalazione prosodica
del rema ristretto.
Con le dislocazioni si hanno focalizzazioni (segnalazioni di un costituente come
rema ristretto) o topicalizzazioni (segnalazioni di un costituente come tema) che si
possono avere con uno spostamento sia a destra che a sinistra rispetto alla posizione
non-marcata e con una particolare prosodia.
- l’amica di Federica, hanno bocciato
Dislocazioni: «spostamenti di un costituente dalla sua posizione non-marcata a
un’altra marcata, con la funzione di segnalare univocamente il suo statuto
informativo».
• Focalizzazione con costituente spostato a destra, sotto la prominenza
accentuale:
ci attirava l’idea
(tema) (rema)
(ordine sintattico: OI OD V S)
me l’ha regalata Riccardo
(tema) (rema)
Dislocazione a destra
Se l’elemento dislocato è posto dopo la prominenza accentuale esso è tematico. La
focalizzazione è sul costituente che porta la tonica, che diventa un rema ristretto (il
costituente dislocato è così un particolare tipo di tema posposto al rema,
un appendice). La dislocazione a destra ha due varianti: una in cui il referente del
tema posposto è anticipato da un pronome clitico, e una in cui il clitico non c’è:
è rimasta proprio indietro la Chiesa
(rema) (tema)
Frase marcata
• Gli studi diacronici hanno evidenziato che le frasi con ordine dei costituenti
marcato sono attestate nello scritto fin dall’antichità. D’altro canto, le moderne
analisi condotte su ampi corpora di testi suggeriscono di ridimensionare la
presenza di questi costrutti nell’italiano parlato contemporaneo. Tuttavia,
le frasi marcate sono spesso avvertite come tipiche dell’italiano parlato o di
uno scritto che riproduca le caratteristiche dell’oralità. Questa presentazione,
che ha pure le sue ragioni, è anche il riflesso della condanna o
dell’estromissione di questi costrutti nelle grammatiche tradizionali (da quelle
cinquecentesche a quelle novecentesche).
• Effettivamente, nelle loro manifestazioni più ridondanti e spezzate, le frasi
marcate restano molto più frequentate nel parlato; effettivamente, la norma
continua a incidere sulla quantità e sulla qualità delle frasi marcate nei registri
scritti più alti e controllati; ed effettivamente, la loro presenza si fa più
sostanziosa mano a mano che ci spostiamo verso scritture di fruizione più
ampia e frequentata (giornali, testi di divulgazione scientifica) o verso scritture
più spontanee e occasionali, come ad esempio quelle mediate dalla rete.
• Le frasi marcate occorrono molto spesso nel parlato spontaneo perché sono
utili per evidenziare le componenti informative degli enunciati. Svolgono bene
questa funzione in una produzione spesso frammentata (microprogetti),
soggetta al cambiamento di progetto e a un minor grado di controllo sintattico,
com’è quella orale non pianificata. Inoltre, permettono di mettere in rilievo
nella conversazione faccia a faccia le condivisioni di conoscenze e gli intenti
comunicativi degli interlocutori.
Frase marcata: le dislocazioni a sinistra
Funzioni delle dislocazioni a sinistra e dei temi sospesi
• Se realizzate «con una netta soluzione di continuità tra l’elemento iniziale e il
resto della frase, le dislocazioni e i temi sospesi possono essere la conseguenza
del processo di esecuzione linguistica tipico del parlato spontaneo:
un’esecuzione, come si diceva, che procede ‘pezzettino per pezzettino’, che
non controlla l’enunciato nella sua interezza, e che a ogni movimento
informativo lascia aperta la possibilità di un cambio di microprogettazione del
discorso». Ad es.:
1. lo psichiatra / io ho un’alta considerazione
• adesso noi / di veri burattinai / ci sono i fratelli Ferrari
Le frasi marcate a sinistra mettono al primo posto il tema o Topic dell’enunciato:
Questa torta /metterla in frigo / è inutile, no?. In merito a questi costrutti si parla
pertanto di topicalizzazione. Nel parlato, infatti, è abbastanza naturale richiamare
prima ciò di cui si parla e poi ciò che si vuole dire su questo Topic. Questo rilievo
del Topic ha spesso anche una funzione contrastiva o aggiuntiva:
Sì ma / ci provo // che me frega // a me mi basta passare (rafforzamento
fonomorfologico del pronome clitico: non errore di grammatica come talvolta si è
insegnato a scuola).
• Le costruzioni marcate a sinistra possono essere sfruttate anche per imporre un
nuovo Topic nella conversazione: Ma a tua mamma gliel’hai detto?
(interrompendo qualcuno che ci racconta qualcosa. E, ancora, l’elemento
dislocato a sinistra o il tema sospeso possono indicare “il centro di interesse
per il locutore”; per esempio, quando le frasi marcate cominciano con il
pronome di prima persona Io: Io di solito tutti i libri che ho controllato dal sito
poi c’erano in biblioteca (da un messaggio postato in rete).
Frase marcata: la dislocazione a destra
Funzioni della dislocazione a destra
• presentare il Topic o tema come già dato nella conversazione o più in
generale come già noto (effetto di familiarità, “quasi di ammiccamento”);
• enfatizzare il Comment o rema (effetto combinato al precedente);
• mettere in rilievo l’elemento extraposto (specie quando questo è un pronome
tonico; il rilievo è assicurato sul piano intonativo dalla posizione finale senza
soluzione di continuità e marcato dalla ridondanza morfosintattica (che dà un
appoggio fonologico alla sequenza in cui si inscrive il Topic); es. Eppure
gliel’avevo detto di smetterla;
• registrare un movimento comunicativo che è un “ripensamento”: si
aggiunge alla fine della frase un’informazione che si giudica importante,
considerata in un primo momento scontata.
Frasi concessive.
Le frasi concessive esprimono un evento o uno stato che dovrebbe portare a una
conseguenza, la quale però è contraddetta dalla principale. Indicano il mancato
verificarsi dell’effetto, introducono un elemento inatteso. Sono introdotte nel
costrutto esplicito da anche se (+ indicativo) benché, malgrado (che), nonostante
(che), sebbene (+ congiuntivo), con tutto che, ancorché, seppure:
1. Sono soddisfatto di quanto abbiamo fatto, anche se abbiamo commesso
qualche errore.
2. Guidava la sua macchina nonostante avesse la patente sospesa dal 2009.
Le forme implicite sono introdotte da pur + gerundio costrutti impliciti:
Pur senza + infinito:
1. Ebbene, pur senza fare allarmismi, con questo dossier vogliamo invitare i
nostri lettori a prestare un po’ di attenzione ai mille pericoli che si
nascondono dietro l’acquisto di un giocattolo.
2. L’allenatore non perde di vista l’obiettivo dei tre punti, pur dovendo fare i
conti con tante assenze / pur non avendo a disposizione molti giocatori.
3. Hanno senso del comico e sanno mettersi in gioco anche come attori e attrici
senza eccesso di pudore, pur non rinunciando al rigore richiesto dalle
partiture.
per + infinito:
Nemmeno a, neanche a, manco a:
1. Non voleva neanche a pregarlo
2. Nel parcheggio della stazione non c’è un posto nemmeno a pagarlo.
A costo di:
1. Nessuno mi fermerà, a costo di andare a nuoto
Il participio passato può avere valore concessivo:
2. Questa conclusione, benché trovata da povera gente, c'è parsa così giusta, che
abbiamo pensato di metterla qui, come il sugo di tutta la storia.
3. Frontone, per quanto celebrato dai contemporanei come il più grande oratore
del tempo e la massima autorità in campo di teoria retorica, è giudicato
abitualmente un letterato di ristrette vedute.
Frasi consecutive
Le frasi consecutive indicano la conseguenza dell’azione o del fatto contenuto nella
reggente; l’effetto o il risultato di un elemento o di un intero evento della frase
principale:
1. è tanto vecchio che non esce più di casa
(+ conseguenza: tanto – intensificatore – indica che la causa provoca necessariamente
l’effetto)
2. Era così stanco che si è addormentato subito.
3. È talmente volgare che non lo sopporto.
Si trovano al congiuntivo in una frase negativa o retta da una frase negativa:
1. È lontanto, ma non così tanto che non si possa andare a piedi (connotazione di
eventualità o potenzialità)
E anche al condizionale:
2. questa preparazione è talmente facile che non avrebbe neanche senso forse
descriverla
Si riconoscono consecutive con costrutti forti: hanno un antecedente strettamente
legato a un sintagma della sovraordinata, così, tanto, a tal punto, tale, talmente,
tanto…:
3. Odia a tal punto l’Inter che la vorrebbe in serie B.
4. Era così bella che non potevo smettere di guardarla.
5. il fastidio era così leggero che l'ho trascurato e ho continuato a fare attività
sportiva.
6. si prese una tale paura che non pensò neppure a difendersi
7. È talmente presto che non si può limitare la lotta a due squadre
8. era tanto distratta che cadde nel mare (avverbio)
E consecutive con costrutti deboli: legano una sovraordinata che ha una sua
autonomia semantica, che esprime un contenuto in sé compiuto e sono introdotte da
sicché, cosicché, tanto che, in modo che, in maniera che, al punto che:
1. la squadra di Pellegrini, in vantaggio 2-0 all'intervallo, si è fatta rimontare
nella ripresa, cosicché le posizioni di testa rimangono invariate
Frasi ipotetiche o condizionali.
La relazione condizionale si esprime in una costruzione chiamata periodo ipotetico.
Il periodo ipotetico è formato da una pròtasi (premessa) introdotta da se e
un’apòdosi (conseguenza); è un ragionamento su cause e motivi non reali, su
un’ipotesi:
2. Se non piove, andrò al mare.
3. Se lo sapevo, non uscivo di casa.
4. Se l’avessi saputo, non sarei uscito di casa.
5. Se fosse rimasto qui, avrebbe sicuramente trovato un lavoro.
6. Se non cambia la situazione, saremo costretti ad andare via.
7. Se non vorrà parlare con noi, dovremo spedirgli una lettera.
8. Se anche volessimo fare qualcosa, che cosa potremmo fare?
Altri introduttori della frase ipotetica sono casomai, qualora e locuzioni come
ammesso che, posto che, a condizione che, a patto che:
1. Non ci saranno le elezioni. Casomai ci fossero, sarebbero organizzate per la
prossima primavera.
2. Qualora fosse annunciato un ritardo per il volo, è comunque necessario
presentarsi al gate d’imbarco negli orari previsti in origine?
Sfumature di significato con altre introduzioni:
1. Se anche: se anche volessimo fare qualcosa, cosa possiamo fare? (ammissione
ipotetica)
2. Se pure, seppure: se pure dovesse accadere, non sarebbe una tragedia
3. Se mai, semmai: semmai avesse bisogno di altri chiarimenti…
Ove, dove, laddove:
1. Gli illeciti edilizi comportano sanzioni sia amministrative che penali e, in
alcuni casi, laddove risultasse necessario, anche la messa in opera dei sigilli.
2. Qualora: Qualora fosse annunciato un ritardo per il volo, è comunque
necessario presentarsi al gate d’imbarco negli orari previsti in origine?
3. Quando (sfumatura temporale): Con l’Europa, succede quello che succedeva a
Sant’Agostino col tempo: quando non ci si chiede cosa sia, si sa cos’è, ma
quando lo si domanda, non lo si sa più.
Introducono frasi ipotetiche anche locuzioni congiuntive come Ammesso che, dato
che, posto che (possibili sfumature concessive ),Ammesso e non concesso che, A
condizione che, a patto che
Nella misura in cui + indicativo
Esempi di costrutti impliciti:
1. A sentirli, si direbbe che il loro collega abbia ragione.
2. È una malattia tutto sommato normale. Non curata, può peggiorare.
3. Inserire utente e password, se richiesti.
4. Stando alle voci, non era nato in Italia.
5. Speravo, ottenendo quella risposta, di poter partire.
Pur di + infinito: Cioccolato:
1. pur di mangiarlo si sopporta anche il dolore
Con le frasi condizionali si può formare anche un costrutto biaffermativo, una
struttura che ‘afferma due volte’: si presenta così una premessa vera per contrapporre
poi un’altra affermazione vera; è come se si desse all’interlocutore la possibilità di
considerare vera la premessa per poter poi affermare la verità della conseguenza (ciò
che si presenta quindi è un collegamento tra due diritti di affermare due fatti):
2. Se in questi giorni al Nord piove, al Sud nevica.
Un costrutto simile è quello binegativo, con il quale si presenta l’assurdità di una
conseguenza per togliere verità alla premessa (l’intento è quindi polemico):
3. Se lui è il quarto cuoco più bravo del mondo, io allora sono Carla Fracci.
Frasi comparative.
Le frasi comparative servono a fare un paragone rispetto a ciò che è detto nella frase
reggente (a indicare quindi una relazione di maggioranza, minoranza, uguaglianza
con un termine di paragone). Gli introduttori del paragone saranno quindi più / meno
che, più / meno di quanto, di quello, di come; tanto quanto:
4. Riparare il computer costa più che comprarlo nuovo (maggioranza).
5. Ha piovuto meno di quanto ci aspettassimo (minoranza).
6. tanto quanto è indispensabile alla natura, l’acqua è indispensabile anche al
nostro corpo (uguaglianza).
Frasi modali.
Sono frasi modali quelle che esprimono la maniera in cui si realizza il contenuto della
reggente (e possono servire anche a fare una comparazione di analogia; queste sono
introdotte da come: Facciamo come dice lui; oppure possono essere espresse con il
gerundio): camminava appoggiandosi al bastone
Se indicano il fatto per mezzo del quale si realizza quanto è detto nella reggente
hanno valore strumentale.
1. Mi ha convinto discutendo
2. È guarito curandosi bene
Nota: le frasi al gerundio (gerundive).
Quando una frase è al gerundio occorre inferire il suo valore logico considerando il
significato delle parole che costituiscono le frasi del periodo. Il gerundio potrà avere
un valore
- modale (strumentale)
- temporale
- causale
- ipotetico
- concessivo (pur + gerundio; es.: pur avendo frequentato il corso, questo
studente non ha fatto l’esame a giugno).
Attenzione: il gerundio ha sempre il soggetto della frase reggente a cui è legato;
esiste tuttavia la possibilità di fare una frase con un gerundio assoluto, un gerundio
che ha il suo soggetto espresso:
1. Essendo i suoi genitori cittadini argentini, gli venne automaticamente
assegnata la cittadinanza argentina (causale).
Gerundio coordinato (corrisponde a una frase coordinata):
2. La Cardinale, che attendeva l'imbarco per le isole Mauritius nella sala VIP,
ha reagito male passando alle maniere forti contro l'esterrefatta impiegata (‘e
è passata alla maniere forti’)
Frasi avversative.
La relazione avversativa, quella che c’è tra due processi reali ma presentati come
opposti, può essere espressa dalla congiunzione coordinativa ma (indicazione di un
evento che contrasta con quanto si dice nella frase precedente), e anche da però o
bensì. Oppure può essere codificata con le congiunzioni subordinative mentre (o
anche quando):
3. tu insisti mentre dovresti stare zitto
4. In montagna l’aria è pulita, mentre in città in questi giorni non si respira.
5. ha dato tutta la colpa ai suoi dipendenti, quando è lui il responsabile
E nel costrutto implicito può essere introdotta da anziché o invece di:
1. Anziché lanciare allarmi, si lavori per dare ai lavoratori precari una
pensione giusta.
Frasi eccettuative.
Le frasi eccettuative indicano una restrizione, hanno funzione di introdurre
un’eccezione rispetto al contenuto informativo dato nella frase reggente (ne
rettificano, ‘correggono’, il contenuto). Sono introdotte da a meno che, eccetto che,
salvo che, tranne che, fuorché,:
2. Penso di partire a meno che non cambi il tempo.
3. Tutto si può dire di quest’artista fuorché che non abbia ironia
4. Sono disposto a tutto tranne che a tradire un amico.
Frasi esclusive.
Le frasi esclusive introducono un’esclusione, sottolineano il mancato verificarsi di
una circostanza:
1. Il tempo è passato senza che me ne accorgessi
2. è andato via senza avvisarci
Frasi aggiuntive.
Le frasi aggiuntive danno un’informazione in più su ciò che dice la frase reggente.
Sono introdotte dalle locuzioni oltre a e oltre che e nell’italiano contemporaneo sono
solo in forma implicita, con il verbo all’infinito:
1. Oltre a essere un’appassionata di romanzi, adora l’arte e la storia.
Frasi limitative
Le frasi limitative esprimono una limitazione rispetto alla reggente, secondo un
particolare punto di vista:
2. Per quanto ne so, non ci sono più possibilità.
3. Facile a dirsi.
Hanno questi introduttori:
- Per quanto, a quanto + indicativo o congiuntivo:
1. A quanto ne so, ancora non è in vendita
2. Per quanto ne sappia, questa teoria è tutta da dimostrare
- Per quel che:
1. per quel poco che ne so, ho sentito che non è male come marchio.
Seguito da un verbo come concerne, si riferisce, riguarda ecc. costituisce una
locuzione preposizionale con valore limitativo.
2. Che + cong.: che io sappia queste cose danneggiano la batteria