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GRAFFI: SINTASSI

CAPITOLO 1: L’AMBITO E GLI OBIETTIVI DELLA SINTASSI

Il termine sintassi ha un origine molto antica, essendo utilizzata già dai grammatici greci
dell’epoca classica.

1.1 La natura delle relazioni sintattiche

La sintassi come sappiamo si occupa delle combinazioni possibili delle parole. E più in
generale bisogna dire che le possibilità di combinazione delle parole che questa disciplina
studia riguardano l’aspetto “formale” e non semantico delle parole stesse.
Per mostrare che quella che potremmo chiamare la “buona formazione” non ha nulla a che
vedere col significato, ma è organizzata secondo leggi proprie, ricorriamo alla ormai classica
coppia di esempio dovuta a Chomsky

• Idee verdi senza colore dormono con furia


• *Furia con dormono colore senza verdi idee

La differenza di statuto che intuitivamente si avverte tra 1 e 2 può essere esplicitata, tra l’altro,
osservando che:
• Mentre 1 viene pronunciata con l’intonazione analoga a quella di una frase del tutto
normale
• La 2 viene pronunciata come una lista di parole, cioè con l’intonazione discendente
dopo ogni singola parola.

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L’asterisco anteposto a 2 indica che la frase in questione non è ben formata, ossia che è
agrammaticale.

La comprensibilità, la sensatezza non è dunque condizione necessaria e né sufficiente per


rendere ragione alla buona formazione delle frasi e delle altre combinazioni di parole dal
punto di vista sintattico, che va quindi spiegata in base ad altre cause: lo studio della sintassi
consiste proprio nella ricerca di queste cause.

Analizzando queste altre 2 frasi invece:

• Quest’uomo mi ha colpito
• Questa donna mi hanno colpito

La
• 5 è perfettamente ben formata dal punto di vista sintattico
• 6 non è bene formata dal punto di vista sintattico

L’Accordo (in questo caso quello di numero) è quindi un tipico esempio di “relazione
sintattica”.
La frase corretta e accordata sarebbe: Questa donna mi ha colpito

Ma attenzione perché se prendiamo in considerazione altri esempio notiamo che non si può
sostenere che il verbo si accorda sempre in numero con il nome più vicino; se così fosse
dovrebbe essere corretta la frase:

…quella donna che accompagnava i bambini mi hanno colpito…invece la frase corretta è…


…quella donna che accompagnava i bambini mi ha colpito

Osservazioni di questo tipo ci suggeriscono che e combinazioni sintattiche on riguardano solo


elementi contigui ma riguardano anche le “relazioni a distanza”

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Esistono tuttavia oltre all’ accordo di numero, altri tipi di relazioni:

• Quest’uomo mi ha colpito.

Si può osservare che le due parole “quest’uomo” hanno funzione di soggetto, mentre le 3
parole “mi ha colpito” hanno funzione di predicato, a sua volta la parola “mi” ha funzione
di oggetto diretto.

Queste concetti, detti “funzioni grammaticali” o “relazioni grammaticali” sono ineliminabile


in qualunque modello sintattico.

Tuttavia notiamo che la funzione di oggetto diretto potrebbe essere svolta anche da una parola
equivalente a mi, cioè ME

• Quest’uomo ha colpito me

Tanto “mi “quanto “me” sono dei pronomi personali:

• Mi è un pronome clitico
• Me è un pronome tonico

La caratteristica peculiare dei pronomi clitici è quella di non essere dotati di accento proprio
e di poter ricorrere solo in determinate posizioni, cioè immediatamente prima o
immediatamente dopo il verbo. Ai pronomi clitici si contrappongono i pronomi tonici.

Mi---------- me
Ti------------ te
Lo---------- lui
La------------ lei

Questo è un altro tipo di relazione sintattica.

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1.2 La base empirica della sintassi

Le intuizione dei parlanti, cioè il fatto che i parlanti nativi dell’italiano riconoscano
direttamente un tipo di contrasto o errore o un tipo dir relazione formano la BASE EMPIRICA
della sintassi; in altre parole esse costituiscono i dati che la scienza linguistica deve
interpretare e spiegare.
Per chiarire tuttavia e descrivere le intuizioni dei parlanti bisogna esplicitare il valore di alcuni
termini:

• Grammaticalità, grammaticale inteso come termine equivalente all’espressione “ben


formato per il parlante nativo di una determinata lingua”
Agrammaticale: non ben formato

La buona formazione di una frase è quindi indipendente alla sua immediata comprensibilità,
o dal fatto di poter essere effettivamente utilizzata. Nell’uso concreto del linguaggio infatti
si possono incontrare frasi agrammaticali e tuttavia perfettamente comprensibili,
“accettabili”.
Questa distinzione tra grammaticale e accettabile si lega ad un’altra distinzione di importanza
fondamentale quella tra:
• Competenza, la conoscenza che il parlante – ascoltatore ha della sua lingua
• Esecuzione, l’uso effettivo della lingua in situazioni concrete

Grammaticale è quindi un concetto relativo alla competenza, mentre accettabile riguarda


l’esecuzione.

• Sintassi “ingenua” e sintassi “teorica”

Quando introduciamo nozioni come “frase” “parola” “gruppo di parole” parliamo di


CONCETTI SINTATTICI INGENUI

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Sintassi ingenua significa su base empirica, priva di esplicitazioni teoriche: questo vuol dire
che la struttura sintattica di un testo, una frase, non si basa su regole metodiche prestabilite,
ma solamente su una certa esperienza, come può essere per esempio la struttura tipica di alcuni
dialetti: il siciliano tende a mettere il verbo a fine frase, ecc.

Invece ad un livello non più ingenuo ma teorico, ci si può domandare come sia rappresentabile
esplicitamente l’accordo e se esso non sia un riflesso si qualche meccanismo più profondo.

Per spiegare la natura delle relazioni sintattiche sono state proposte varie teorie. :

• La Grammatica Universale che può essere considerata come una teoria dei meccanismi
innati, una matrice biologica sottostante che fornisce un quadro all’interno del quale si
sviluppa la crescita della lingua.

La grammatica universale determina quindi il concetto di “lingua naturale possibile”


Ciò significa che tutte le lingue devono avere alcune proprietà comuni ma all’interno di questi
limiti esse possono ovviamente variare.
Tale variazione è possibile in quanto la grammatica universale è un sistema aperto, con alcune
proprietà che non sono innate, ma il cui valore è fissato in base all’esperienza, i cosiddetti
parametri.

CAPITOLO 2: SINTASSI INGENUA: I COSTITUENTI

Che cos’è una parola?

Parola è un termine che assume valori differenti e può indicare entità diverse, a seconda del
livello di analisi.
A livello sintattico una determinata entità linguistica è riconosciuta come parola se:
• Può occupare posizioni diverse secondo il tipo di frase in cui si trova
• Non può alterare l’ordine degli elementi che la formano

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Quante e quali sono le parti del discorso?

Sono 9:
• Nome
• Aggettivo
• Articolo
• Pronome
• Verbo
• Avverbio
• Preposizione
• Congiunzione
• Interiezione

Tale schema non è tuttavia identico in tutte le lingue.

La grammatica tradizionale italiana colloca una parola come “il” nella classe degli articoli e
una parola come “questo” nella classe degli aggettivi (determinativi).
Ma bisogna un attimo rivedere tali confini.
Sembra più adeguato non considerare parole come “questo” “quello” degli aggettivi ma
collocarli insieme agli articoli in una classe di parole chiamata “DETERMINANTI”.

La grammatica tradizionale ci dice che questo, quello adoperati senza il nome sono dei
pronomi dimostrativi, invece adoperati con il nome sono degli aggettivi determinativi.
Tuttavia è opportuno considerare queste parole non appartenenti a classi diverse ma come un
unico tipo di determinanti, caratterizzati dalla proprietà di poter essere seguiti o meno dal
nome.
All’interno della classe dei determinanti distinguiamo poi 2 sottoclassi:

• Determinanti che non possono ricorrere senza nome


• Determinanti che possono ricorrere anche da soli

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Le parole che nella grammaticale tradizionale sono classificate tra i pronomi indefiniti
(relativi, interrogativi) prenderanno invece il nome di “QUANTIFICATORI”
Riserveremo invece l’etichetta di pronomi ai soli pronomi personali.
Nella grammatica tradizionale, la categoria avverbio è ancora più eterogena. Abbiamo:

• Avverbi di modo (probabilmente, necessariamente)


• Avverbi di tempo (ieri, oggi)
• Avverbi di luogo (qui, la sopra)

Sono considerati avverbi anche le particelle negative “non” “ne” e le espressioni “si” “no”.
Ma ad esempio più attento ci accorgiamo che alcuni avverbi come quelli di tempo e luogo
sono omofoni a preposizioni (dopo, dentro)

2.3 La categoria verbo e le varie classi di verbi: il concetto di valenza

Tra le varie sottocategorie di nomi possiamo trovare:

• Nomi propri
• Nomi comuni
• Nomi concreti
• Nomi astratti
• Nomi di massa (acqua, vino.)
• Nomi numerabili (libro, cane.)

Tra i verbi possiamo distinguere:


• Verbi stativi (sapere)
• Verbi non stativi (guardare)

Il termine di VALENZA indica che per avere una frase ben formata con un verbo è necessario
che esso sia accompagnato da 2 gruppi nominali.

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Ci sono elementi della frase che richiedono assieme ad essi la presenza di altri elementi. La
presenza di tali altri elementi può essere obbligatoria (ARGOMENTI) oppure facoltativa
(ELEMENTI CIRCOSTANZIALI)

Potremmo dire che gli ARGOMENTI partecipano al processo mentre i CIRCOSTANZIALI


forniscono il contesto.

Bisogna ricordare che, sia nel caso della valenza verbale che della valenza dei nomi, possiamo
avere elementi che ammettono più costruzioni.

Così in una frase come “Gianni ha incontrato Maria la settimana scorsa:


• Gianni e Maria sono gli argomenti
• La settimana scorsa è il circostanziale

A seconda del numero di argomenti che li accompagnano possiamo avere 4 classi di verbi:

1) Avalenti (zerovalenti)= non sono accompagnati da alcun argomento (es.: piove, nevica,)
2) Monovalenti = accompagnati solo da un argomento (nome o sintagma nominale o frase):
(es.: Antonio parla, bisogna che Antonio parta).
3) Bivalenti = accompagnati da due argomenti, (il primo sempre nome o SN mentre il secondo
può essere nome o sono oppure una frase): (es.: Giovanni teme il giudizio)
4) Trivalenti = accompagnati da tre argomenti (due gruppi nominali e un gruppo
preposizionale): (es.: Giovanni dice qualcosa a Pietro)

La categoria nome e le varie classi di nome

1) mono-argomentali = corrispondono a verbi monovalenti: es.: la camminata di Gianni (=


Gianni cammina)

2) biargomentali = di solito derivati da verbi transitivi: es.: la spiegazione di Newton della


forza di gravità (= Newton ha spiegato la forza di gravità)
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3) trivalenti = come verbi trivalenti: es.: il dono di una collana a Maria da parte di Antonio.
(=Antonio ha donato una collana a Maria).

2.5 La categoria pronome e le varie classi di pronomi

PRONOMI PERSONALI = io, me, mi, tu, te + pronomi riflessivi (me stesso te stesso)

PRONOMI CLITICI = mi, ti, lo, la, ci, vi, li,le.

1) ricorre in posizione rigida (non può ricorrere nella posizione in cui sono gruppi nom.
o pronomi liberi dotati della stessa funzione)

2) posizione condizionata dal verbo a cui sono collegati (proclitici se lo precedono,


enclitici se lo seguono)

3) non può comparire in isolamento

4) non possono essere coordinati tra loro

PRONOMI LIBERI = me, te, lui,lei, noi, voi, loro

Uso deittico = il loro riferimento è interno all’enunciato ma non esplicito.

Uso anaforico (personali possono essere deittici mentre riflessivi sempre anaforici) =
rimanda ad elemento presente all’interno della frase detto ANTECEDENTE

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CAPITOLO 3: SINTASSI INGENUA: I COSTITUENTI

CI SONO VARI TIPI DI SINTAGMI CIOE’ DI RAGGRUPPAMENTI DI PAROLE:

SN = SINTAGMA NOMINALE ulteriormente scomponibile in compl. + N

SV = SINTAGMA VERBALE ulteriormente scomponibile in V (+ compl.(+ SN))

SA = SINTAGMA AGGETTIVALE ulteriormente scomponibile in A + compl.

SP = SINTAGMA PREPOSIZIONALE ulteriormente scomponibile in P + Compl.

Compl. = si intende genericamente l’intero argomento della testa che può essere ad es, det.,
sn, ecc.

SINTAGMI = si riescono a delimitare i sintagmi grazie ad alcuni criteri principali:

Movimento = parole che fanno parte dello stesso gruppo si spostano insieme

Ininseribilità = un costituente non può essere interrotto tramite l’inserzione di altri costituenti

Enunciabilità in isolamento = le parole che formano un gruppo possono essere pronunciate


anche da sole e non in una frase completa, dato un contesto opportuno.

Coordinabilita’ = due sequenze di parole possono essere coordinate solo se appartengono alla
stessa categoria (es.: *a mezzanotte E il poliziotto; Gianni è tornato nella sua città E nel
villaggio della sua infanzia)

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CAPITOLO 4: SINTASSI INGENUA III: LE FRASI

Tipi Di Frasi

FRASE SEMPLICE = si intende una frase che in essa non contiene altre frasi.

FRASE COMPLESSA = si intende una frase che in essa contiene altre frasi.

FRASI PRINCIPALI O INDIPENDENTI = si intendono frasi che hanno senso compiuto.

FRASI DIPENDENTI / SUBORDINATE / SECONDARIE = si intendono frasi che da sole


non hanno senso compiuto.

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Modalità Delle Frasi:

1) dichiarative (enunciative)
2) interrogative (distinte in interrogative si/no e interrogative WH)
3) imperative
4) esclamative

Principali Caratteristiche Delle Frasi:

POLARITA’ = oppone le frasi positive da quelle negative


DIATESI = oppone le frasi attive da quelle passive
SEGMENTAZIONE = le frasi segmentate sono quelle che “staccano” un determinato
costituente da tutti gli altri:
1) dislocate a sinistra (pronome di ripresa è facoltativo): es. questo film, non lo avevo mai
visto.
2) tema sospeso (elemento non è mai preceduto dall’eventuale preposizione che avrebbe nella
frase non segmentata; il pronome di ripresa è obbligatorio): il presidente, la folla invocava
soltanto lui.
3) topicalizzate (non c’è pronome di ripresa): Gianni ho visto ieri
4) dislocate a destra: lo riferirò ai giudici, quello che ho sentito.
5) frasi scisse: (frase principale verbo essere + dipendente introdotto da che): è in piazza che
Gianni parlerà stasera.

Tipi Di Frasi Dipendenti

• FRASI INCASSATE = dipendenti da quella precedente, di vari livelli: es. Maria ha


detto [che Gianni crede]1 [che Paolo abbia mentito]2

• FRASI ARGOMENTALI = (la cui presenza è obbligatoria)


1) soggettive (es.:è possibile che Gianni parta domani)

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2) oggettive o completive (es.: Gianni ha detto che partirà domani)
3) completive nominali (frasi che sono argomento del nome = es.: il fatto che i soldati si
comportino così non ha meravigliato)
4) interrogative indirette (es.: Gianni non sa chi partirà domani)

FRASI CIRCOSTANZIALI:

1) temporale (es.: quando è arrivato Antonio, abbiamo potuto cenare)


2) causale (es.: dato che Antonio è arrivato tardi, abbiamo cenato in fretta)
3) finale (es.: abbiamo aspettato Antonio per cenare tutti insieme)
4) consecutive (es.: abbiamo mangiato tanto che non abbiamo finito il dolce)
5) condizionali (es.: se Emma avesse telefonato, avremmo potuto partire insieme)
6) concessive (es.: benchè io avessi avvertito Antonio, il gruppo era partito)
7) comparative (es.: abbiamo scritto relazioni più articolate di quanto fosse richiesto)

FRASI RELATIVE

1) restrittive = indicano una delimitazione (es.: gli studenti, che non si sono iscritti [solo quelli
e non tutti gli studenti], non possono sostenere l’esame)
2) appositive = aggiungono informazioni (Gianni, che non si è iscritto [aggiungo
un’informazione spiegando il perché], non può sostenere l’esame)

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