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Il termine sintassi ha un origine molto antica, essendo utilizzata già dai grammatici greci
dell’epoca classica.
La sintassi come sappiamo si occupa delle combinazioni possibili delle parole. E più in
generale bisogna dire che le possibilità di combinazione delle parole che questa disciplina
studia riguardano l’aspetto “formale” e non semantico delle parole stesse.
Per mostrare che quella che potremmo chiamare la “buona formazione” non ha nulla a che
vedere col significato, ma è organizzata secondo leggi proprie, ricorriamo alla ormai classica
coppia di esempio dovuta a Chomsky
La differenza di statuto che intuitivamente si avverte tra 1 e 2 può essere esplicitata, tra l’altro,
osservando che:
• Mentre 1 viene pronunciata con l’intonazione analoga a quella di una frase del tutto
normale
• La 2 viene pronunciata come una lista di parole, cioè con l’intonazione discendente
dopo ogni singola parola.
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L’asterisco anteposto a 2 indica che la frase in questione non è ben formata, ossia che è
agrammaticale.
• Quest’uomo mi ha colpito
• Questa donna mi hanno colpito
La
• 5 è perfettamente ben formata dal punto di vista sintattico
• 6 non è bene formata dal punto di vista sintattico
L’Accordo (in questo caso quello di numero) è quindi un tipico esempio di “relazione
sintattica”.
La frase corretta e accordata sarebbe: Questa donna mi ha colpito
Ma attenzione perché se prendiamo in considerazione altri esempio notiamo che non si può
sostenere che il verbo si accorda sempre in numero con il nome più vicino; se così fosse
dovrebbe essere corretta la frase:
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Esistono tuttavia oltre all’ accordo di numero, altri tipi di relazioni:
• Quest’uomo mi ha colpito.
Si può osservare che le due parole “quest’uomo” hanno funzione di soggetto, mentre le 3
parole “mi ha colpito” hanno funzione di predicato, a sua volta la parola “mi” ha funzione
di oggetto diretto.
Tuttavia notiamo che la funzione di oggetto diretto potrebbe essere svolta anche da una parola
equivalente a mi, cioè ME
• Quest’uomo ha colpito me
• Mi è un pronome clitico
• Me è un pronome tonico
La caratteristica peculiare dei pronomi clitici è quella di non essere dotati di accento proprio
e di poter ricorrere solo in determinate posizioni, cioè immediatamente prima o
immediatamente dopo il verbo. Ai pronomi clitici si contrappongono i pronomi tonici.
Mi---------- me
Ti------------ te
Lo---------- lui
La------------ lei
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1.2 La base empirica della sintassi
Le intuizione dei parlanti, cioè il fatto che i parlanti nativi dell’italiano riconoscano
direttamente un tipo di contrasto o errore o un tipo dir relazione formano la BASE EMPIRICA
della sintassi; in altre parole esse costituiscono i dati che la scienza linguistica deve
interpretare e spiegare.
Per chiarire tuttavia e descrivere le intuizioni dei parlanti bisogna esplicitare il valore di alcuni
termini:
La buona formazione di una frase è quindi indipendente alla sua immediata comprensibilità,
o dal fatto di poter essere effettivamente utilizzata. Nell’uso concreto del linguaggio infatti
si possono incontrare frasi agrammaticali e tuttavia perfettamente comprensibili,
“accettabili”.
Questa distinzione tra grammaticale e accettabile si lega ad un’altra distinzione di importanza
fondamentale quella tra:
• Competenza, la conoscenza che il parlante – ascoltatore ha della sua lingua
• Esecuzione, l’uso effettivo della lingua in situazioni concrete
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Sintassi ingenua significa su base empirica, priva di esplicitazioni teoriche: questo vuol dire
che la struttura sintattica di un testo, una frase, non si basa su regole metodiche prestabilite,
ma solamente su una certa esperienza, come può essere per esempio la struttura tipica di alcuni
dialetti: il siciliano tende a mettere il verbo a fine frase, ecc.
Invece ad un livello non più ingenuo ma teorico, ci si può domandare come sia rappresentabile
esplicitamente l’accordo e se esso non sia un riflesso si qualche meccanismo più profondo.
Per spiegare la natura delle relazioni sintattiche sono state proposte varie teorie. :
• La Grammatica Universale che può essere considerata come una teoria dei meccanismi
innati, una matrice biologica sottostante che fornisce un quadro all’interno del quale si
sviluppa la crescita della lingua.
Parola è un termine che assume valori differenti e può indicare entità diverse, a seconda del
livello di analisi.
A livello sintattico una determinata entità linguistica è riconosciuta come parola se:
• Può occupare posizioni diverse secondo il tipo di frase in cui si trova
• Non può alterare l’ordine degli elementi che la formano
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Quante e quali sono le parti del discorso?
Sono 9:
• Nome
• Aggettivo
• Articolo
• Pronome
• Verbo
• Avverbio
• Preposizione
• Congiunzione
• Interiezione
La grammatica tradizionale italiana colloca una parola come “il” nella classe degli articoli e
una parola come “questo” nella classe degli aggettivi (determinativi).
Ma bisogna un attimo rivedere tali confini.
Sembra più adeguato non considerare parole come “questo” “quello” degli aggettivi ma
collocarli insieme agli articoli in una classe di parole chiamata “DETERMINANTI”.
La grammatica tradizionale ci dice che questo, quello adoperati senza il nome sono dei
pronomi dimostrativi, invece adoperati con il nome sono degli aggettivi determinativi.
Tuttavia è opportuno considerare queste parole non appartenenti a classi diverse ma come un
unico tipo di determinanti, caratterizzati dalla proprietà di poter essere seguiti o meno dal
nome.
All’interno della classe dei determinanti distinguiamo poi 2 sottoclassi:
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Le parole che nella grammaticale tradizionale sono classificate tra i pronomi indefiniti
(relativi, interrogativi) prenderanno invece il nome di “QUANTIFICATORI”
Riserveremo invece l’etichetta di pronomi ai soli pronomi personali.
Nella grammatica tradizionale, la categoria avverbio è ancora più eterogena. Abbiamo:
Sono considerati avverbi anche le particelle negative “non” “ne” e le espressioni “si” “no”.
Ma ad esempio più attento ci accorgiamo che alcuni avverbi come quelli di tempo e luogo
sono omofoni a preposizioni (dopo, dentro)
• Nomi propri
• Nomi comuni
• Nomi concreti
• Nomi astratti
• Nomi di massa (acqua, vino.)
• Nomi numerabili (libro, cane.)
Il termine di VALENZA indica che per avere una frase ben formata con un verbo è necessario
che esso sia accompagnato da 2 gruppi nominali.
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Ci sono elementi della frase che richiedono assieme ad essi la presenza di altri elementi. La
presenza di tali altri elementi può essere obbligatoria (ARGOMENTI) oppure facoltativa
(ELEMENTI CIRCOSTANZIALI)
Bisogna ricordare che, sia nel caso della valenza verbale che della valenza dei nomi, possiamo
avere elementi che ammettono più costruzioni.
A seconda del numero di argomenti che li accompagnano possiamo avere 4 classi di verbi:
1) Avalenti (zerovalenti)= non sono accompagnati da alcun argomento (es.: piove, nevica,)
2) Monovalenti = accompagnati solo da un argomento (nome o sintagma nominale o frase):
(es.: Antonio parla, bisogna che Antonio parta).
3) Bivalenti = accompagnati da due argomenti, (il primo sempre nome o SN mentre il secondo
può essere nome o sono oppure una frase): (es.: Giovanni teme il giudizio)
4) Trivalenti = accompagnati da tre argomenti (due gruppi nominali e un gruppo
preposizionale): (es.: Giovanni dice qualcosa a Pietro)
PRONOMI PERSONALI = io, me, mi, tu, te + pronomi riflessivi (me stesso te stesso)
1) ricorre in posizione rigida (non può ricorrere nella posizione in cui sono gruppi nom.
o pronomi liberi dotati della stessa funzione)
Uso anaforico (personali possono essere deittici mentre riflessivi sempre anaforici) =
rimanda ad elemento presente all’interno della frase detto ANTECEDENTE
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CAPITOLO 3: SINTASSI INGENUA: I COSTITUENTI
Compl. = si intende genericamente l’intero argomento della testa che può essere ad es, det.,
sn, ecc.
Movimento = parole che fanno parte dello stesso gruppo si spostano insieme
Ininseribilità = un costituente non può essere interrotto tramite l’inserzione di altri costituenti
Coordinabilita’ = due sequenze di parole possono essere coordinate solo se appartengono alla
stessa categoria (es.: *a mezzanotte E il poliziotto; Gianni è tornato nella sua città E nel
villaggio della sua infanzia)
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CAPITOLO 4: SINTASSI INGENUA III: LE FRASI
Tipi Di Frasi
FRASE SEMPLICE = si intende una frase che in essa non contiene altre frasi.
FRASE COMPLESSA = si intende una frase che in essa contiene altre frasi.
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Modalità Delle Frasi:
1) dichiarative (enunciative)
2) interrogative (distinte in interrogative si/no e interrogative WH)
3) imperative
4) esclamative
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2) oggettive o completive (es.: Gianni ha detto che partirà domani)
3) completive nominali (frasi che sono argomento del nome = es.: il fatto che i soldati si
comportino così non ha meravigliato)
4) interrogative indirette (es.: Gianni non sa chi partirà domani)
FRASI CIRCOSTANZIALI:
FRASI RELATIVE
1) restrittive = indicano una delimitazione (es.: gli studenti, che non si sono iscritti [solo quelli
e non tutti gli studenti], non possono sostenere l’esame)
2) appositive = aggiungono informazioni (Gianni, che non si è iscritto [aggiungo
un’informazione spiegando il perché], non può sostenere l’esame)
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