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IL VERBO

Il verbo ebraico è normalmente trilittero.


I verbi si dividono in:
 attivi (se indicano un’azione) e stativi (se indicano uno stato o una qualità);
 forti (se conservano le tre radicali) e deboli (se qualche consonante muta).

Il verbo ebraico è coniugato in 7 forme:

 Pi’el, pu’al e hithpa’el hanno un dagheš forte nella seconda radicale

Ogni coniugazione comprende alcuni modi verbali che sono:


1. perfetto
2. imperfetto
3. imperativo
4. infinito, distinto in assoluto; costrutto
5. participio, distinto in attivo; passivo

In Ebraico non c’è un tempo presente, passato, futuro, ma piuttosto si pensa se l’azione è compiuta o incompiuta.
Si parla dunque di verbi al perfetto, riferendosi a tutte le azioni che si sono concluse nel passato; verbi all’imperfetto,
riferendosi a tutte le azioni che non si sono ancora verificate, quindi future e verbi al participio corrispondenti ad
azioni presenti.
In genere si usa la terza persona singolare maschile al perfetto e non all’infinito come accade in italiano, poiché il
perfetto è la forma più semplice che fa da base a tutte le altre forme verbali.

Da ricordare che ci sono alcuni verbi che sono attestati nelle forme derivate e non al qal.
FORMA

PERFETTO

Indica un’azione compiuta, realizzata quindi è l’equivalente del passato prossimo o remoto.

 Il paradigma dei verbi ebraici procede in maniera diversa dall’italiano e dalle lingue indoeuropee:
3a - 2a - 1a persona singolare e plurale.
 Le persone al perfetto sono formate prendendo la radice del verbo e aggiungendo i pronomi personali alla fine.
 Tutte le persone si vocalizzano nella prima sillaba con qames, eccetto la seconda persona plurale (maschile e
femminile) in cui, a causa dell’accento che si sposta sui suffissi gravi, il qames nella prima sillaba si trasforma in
swa
 Se la prima lettera della radice del verbo è una gutturale allora ci sarà uno swa composto sotto la gutturale nella
seconda persona plurale.
 Quando la terza consonante della radice coincide con quella del suffisso, si scrive solo una consonante, che prende
dagheš forte

Sono tonici i suffissi vocalici e i suffissi consonantici  essendo l’accento spostato dalla radice, questo
provoca una mutazione delle vocali precedenti:
 la vocale della seconda radicale si trasforma in swa alla 3 persona femminile singolare, e alla 3 persona plurale.
 la vocale della prima radicale si trasforma in swa alla seconda persona plurale (maschile e femminile)
IMPERFETTO

L’imperfetto denota un’azione incompleta e può dunque corrispondere al futuro.


Spesso è anche utilizzato con valore congiuntivo.

L’imperfetto presenta una congiunzione a prefissi.


I prefissi dell’imperfetto sono ‫נ ת י א‬
‫א‬è per la 1 persona del singolare; ‫ י‬per la 3 persona maschile singolare e plurale;
‫ ת‬per la 3 persona femminile e per le 2 persone (m/f); ‫ נ‬per la 1 persona plurale.
 La prima radicale è vocalizzata in tutte le persone con swa.
 La seconda radicale è vocalizzata in tutte le persone con holem, tranne la 2 persona femminile singolare, e la 2
e la 3 persona maschile plurale vocalizzata con swa.
 La 2 persona femminile singolare ha suffisso ī
 La 2 e la 3 persona maschile plurale hanno suffisso
 La 2 e la 3 persona femminile plurale hanno suffisso

COORTATIVO E IUSSIVO

In ebraico esiste una forma più lunga dell’imperfetto che esprime enfasi o sforzo.

 Nella prima persona questa estensione è chiamata coortativo, ed è indicata con l’aggiunta della sillaba
alla prima persona dell’imperfetto:

 Corrispondente al coortativo è l’imperativo enfatico, che ha una aggiunta all’imperativo maschile


singolare:

 L’imperfetto è spesso impiegato con valore iussivo (imperfetto del comando)  significa sia
“il re giudicherà”, ma in alcuni contesti può anche significare “che il re giudichi”
IMPERATIVO

L’imperativo è uguale all’imperfetto ma senza prefissi.


La coniugazione dell’imperativo riguarda solo le seconde persone (singolari e plurali).

 La prima radicale nella 2 persona maschile singolare, e nella 3 persona femminile plurale  swa
 La prima radicale nella 2 persona femminile singolare, e nella 3 persona maschile plurale  hireq
 La seconda radicale nella 2 persona maschile singolare, e nella 3 persona femminile plurale  holem
 La seconda radicale nella 2 persona femminile singolare, e nella 3 persona maschile plurale  swa

ORDINI NEGATIVI O PROIBIZIONI

I comandi negativi o le proibizioni sono espressi con una negazione seguita dall’imperfetto.
La negazione non si usa mai con l’imperativo.

+ imperfetto per esprimere un divieto momentaneo e immediato (adesso)

+ imperfetto  per esprimere un divieto permanente (mai)


PARTICIPIO ATTIVO

Viene utilizzato per indicare il tempo presente.

Il participio attivo ha struttura vocalica ō – ē

 Maschile singolare prima radicale holem, seconda radicale sere

 Femminile singolare prima radicale holem, seconda radicale seghol + desinenza

 Maschile plurale prima radicale holem, seconda radicale swa + desinenza

 Femminile plurale prima radicale holem, seconda radicale swa + desinenza

 Quando l’ultima lettera della radice di un verbo è una gutturale 1 come

- il maschile singolare prende pathah furtivum  invece di

- il femminile singolare prende due pathah invece di due seghol  invece di

Il participio può essere considerato un aggettivo verbale esso concorda in genere e numero con il sostantivo o il
pronome a cui si riferisce.
Come l’aggettivo può essere predicato o attributo:

Il participio oltre ad esprimere il presente italiano, indica una situazione di attività continua e per questo ha un uso
molto ampio per cui in base al contesto si può riferire ad un tempo presente, ma anche al passato.

1
Questo perché le gutturali preferiscono il patah come vocale propria e anche come vocale precedente.
PARTICIPIO PASSIVO

Il participio passivo segue gli stessi principi del participio attivo.

Il participio passivo ha struttura vocalica ā – ū

 Maschile singolare prima radicale qames, seconda radicale (ū)

 Femminile singolare  prima radicale swa, seconda radicale (ū) + desinenza

 Maschile plurale prima radicale swa, seconda radicale (ū) + desinenza

 Femminile plurale prima radicale swa, seconda radicale (ū) + desinenza


 Quando l’ultima lettera è una gutturale il maschile singolare prende un patah furtivum

Come il participio attivo, anche il participio passivo è un aggettivo verbale.


INFINITO

In ebraico esistono due infiniti:


1) Infinito assoluto

2) Infinito costrutto

INFINITO ASSOLUTO

L’infinito assoluto per la maggior parte dei verbi ha struttura vocalica ā – ū

L’infinito assoluto viene usato con valore rafforzativo ed enfatico in questo caso precede la forma coniugata dello
stesso verbo; esprime durata e continuità di un’azione in questo caso segue la forma coniugata dello stesso verbo;
viene utilizzato anche con un valore simile all’imperativo.

Ricorda  quando l’ultima radicale è una gutturale, questa avrà un patah furtivum: 

INFINITO COSTRUTTO

L’infinito costrutto per molti verbi ha forma simile all’imperfetto, in alcuni casi identica all’imperativo; per altri verbi,
invece, ha forma irregolare.

L’infinito costrutto corrisponde all’infinito italiano, o al gerundio.


Unito alla preposizione ‫ ל‬ha valore di finale.

 custodire, custodendo  custodire / per custodire

 giudicare, giudicando 2
 giudicare / per giudicare

Con il verbo (dire) ha valore di gerundio (dicendo), e corrisponde ai nostri “due punti” come segno che
introduce un discorso diretto.

Ricorda quando l’ultima radicale è una gutturale, questa avrà un patah furtivum: 

‫ו‬CONSECUTIVO

2
L’infinito costrutto , unito alla preposizione ‫ ל‬diventa  la ‫ פ‬ha un dagheš lene. Questo avviene solo con la ‫ל‬
prefissa, poiché tale combinazione è considerata come una sola parola. Con le altre preposizioni non ha il dagheš, come da regola.
In ebraico, due frasi che si riferiscono a eventi passati o futuri possono essere messe in continuità narrativa attraverso
un waw chiamato consecutivo, che viene posto davanti al verbo della seconda frase.

1) Se due frasi, che si riferiscono al passato, sono unite in una narrazione continua, il primo verbo è al perfetto,
mentre il secondo verbo sarà all’imperfetto preceduto da waw l’imperfetto si traduce come un perfetto.

 il re custodì la parola del Signore e giudicò il popolo con giustizia

2) Allo stesso modo, in una narrazione continua che si riferisce al futuro, il primo verbo è all’imperfetto, mentre
il secondo verbo sarà al perfetto preceduto da waw il perfetto si traduce come un imperfetto.

 il re custodirà la parola del Signore e giudicherà il popolo con giustizia

Waw consecutivo unito al perfetto è vocalizzato come la congiunzione

- Normalmente è vocalizzata con swa 


- Davanti ad una parola che inizia con swa mobile 
- Davanti alle labiali ‫ פ מ ב‬
- Davanti ad una parola che inizia con swa composto assume la vocale breve corrispondente

- Davanti a sillaba tonica

- Davanti a  e lo yod diventa quiescente


- Davanti ad una parola la cui prima lettera ha un dagheš lene, questo cade perché è immediatamente preceduto da vocale

Il waw consecutivo con il perfetto in genere fa avanzare l’accento sull’ultima sillaba (alla 2 persona maschile singolare,
e alla 1 persona singolare e plurale): 

Waw consecutivo unito all’imperfetto + dagheš forte  ma davanti al prefisso di 1 persona singolare ‫ א‬ 3

Il waw consecutivo con l’imperfetto tende a far abbreviare la vocale dell’ultima sillaba e a far arretrare l’accento:

 4

Quando l’imperfetto ha una forma apocopata (solo nel caso della forma hiphil) il waw consecutivo è unito a questa
invece che alla forma lunga.
Per esempio, l’imperfetto di 5
è 6
e la sua forma apocopata è  , con il waw consecutivo è  7

 “ed ecco avvenne”


 “ed ecco avverrà”

VERBI STATIVI

3
La gutturale non può ricevere il dagheš forte per cui si allunga la vocale precedente
4
Quando l’accento arretra, l’ultima sillaba diventa chiusa e atona, perciò la sua vocale diventa breve.
5
Egli fu, ciò fu
6
Egli sarà, ciò sarà
7
Ed egli fu, e ciò fu spesso tradotto come “e avvenne”. Da notare che il dagheš forte è omesso dalla ‫ י‬per eufonia
I verbi, oltre che esprimere un’azione o un moto, possono anche indicare uno stato, un modo di essere, una qualità del
soggetto. Tali verbi sono chiamati stativi.
Il segno che distingue i verbi stativi dai verbi di azione o di moto è la vocale della seconda sillaba della radice del
perfetto.
I verbi di azione o di moto appartengono alla classe “a” 

I verbi stativi appartengono alla classe “e” – “o”  (egli era pesante) - (egli era piccolo)

 Entrambe le classi di verbi hanno l’imperfetto e l’imperativo in “a” invece che in “o”;
 Il participio maschile singolare ha la stessa forma della 3 persona maschile singolare del perfetto; quindi, solo
il contesto permette di distinguerli;
 Il perfetto dei verbi in e è regolare nella vocalizzazione il sere della seconda sillaba si trasforma in phatah,
e diventa swa davanti ai suffissi vocalici (3 femminile singolare, 3 maschile/ femminile plurale)
 Nel perfetto dei verbi in o, predomina la vocale o, tranne davanti ai suffissi vocalici in cui diventa swa (3
femminile singolare, 3 femminile/maschie plurale.) Holem si trasforma in qames hatuf in sillaba chiusa atona,
e cioè nella 2 persona femminile/maschile plurale.

C’è da notare che ci sono molti verbi che hanno un significato stativo, anche se al perfetto non hanno le vocali
“e”oppure “o” nella seconda sillaba. In questi casi l’imperfetto e l’imperativo sono in “a”.

IL POSSESSO
In ebraico non esiste il verbo avere, la dichiarazione del possesso al presente viene espressa attraverso le particelle

e che indicano l’esistenza e la non esistenza + la preposizione ‫ל‬.

Io ho un figlio (c’è un figlio a me) 


Io non ho un figlio (non c’è un figlio a me) 

L’umo ha un figlio (c’è all’uomo un figlio)

Per esprimere il possesso al passato o al futuro, si usa il verbo8 e + la preposizione ‫ל‬.


Per la negazione si usa

Io avevo un figlio (era a me un figlio)

Io non avevo un figlio (non era a me un figlio)


Io avevo dei figli (erano a me dei figli)

Io avrò un figlio (sarà a me un figlio)

Io non avrò un figlio (non sarà a me un figlio) 

Io avrò dei figli (saranno a me dei figli) 

FORMA

Il niphal esprime l’aspetto passivo-riflessivo dell’azione.


8
Il verbo deve concordare con il soggetto in genere e numero
Alcuni verbi hanno solo il niphal, mentre non sono attestati in altre coniugazioni.

 Il perfetto della forma niphal si crea prefissando la sillaba alla radice.


I suffissi pronominali sono gli stessi del qal.

 Nell’imperfetto la ‫ נ‬viene assimilata, quindi c’è un dagheš forte nella prima radicale del verbo.
Se la prima radicale è una gutturale, la vocale hireq che la precede, è allungata in sere.
I prefissi sono gli stessi del qal.

 Non c’è una forma apocopata per il iussivo.


L’imperativo e l’infinito hanno la lettera ‫ ה‬davanti alla radice + dagheš forte

 Quindi hanno la il perfetto e il participio. Mentre nell’imperfetto, imperativo e infinito la ‫ נ‬viene assimilata.
Inoltre, imperativo e infinito hanno ‫ ה‬davanti alla radice + dagheš forte
FORMA

Il pi’el esprime il valore attivo dell’azione intensiva. Ha un dagheš forte caratteristico nella seconda radicale.
Dal qal (egli ruppe, spezzò) deriva il pi’el
Alcuni verbi si trovano solo al pi’el, senza una coniugazione primaria qal

Anche al pi’el i suffissi pronominali a perfetto e i prefissi all’imperfetto sono uguali a quelli del qal.
Il participio ha il prefisso

Da notare che il dagheš forte della seconda radicale talvolta viene omesso. Ad esempio, nel verbo , questo
fenomeno accade quando la seconda radicale ha uno swa la 3 persona plurale del perfetto si può trovare anche nella
forma , dove il raddoppiamento della radicale media è stato omesso per eufonia.

Lo stesso si verifica al coortativo singolare .

C’è un piccolo gruppo di verbi pi’el con una a nella seconda sillaba, come

Questa è la forma originaria che si è conservata in molte forme del perfetto

Quanto al significato e alla traduzione si possono notare queste varie sfumature:


a) fattitivo un verbo che al qal ha significato intransitivo o stativo, al pi’el ricupera il senso transitivo con la sfumatura
del “fare”

b) denominativo senza che esista la forma qal, da un nome deriva al pi’el il verbo corrispondente.

c) intensivo soprattutto in poesia il piel offre una sfumatura di significato intensivo rispetto al senso espresso dal qal.

FORMA

Il pu’al esprime il valore passivo di un’azione intensiva è una forma che si incontra soprattutto al participio.
È il passivo del pi’el.
Eccetto la vocale sotto la prima radicale, la vocalizzazione del pu’al segue quella del pi’el.
Ha un dagheš forte caratteristico nella seconda radicale.

Il participio ha il prefisso .

Non ci sono esempi di pu’al all’imperativo.

Stato assoluto e stato costrutto coincidono.

FORMA
L’Hiph’il ha valore causativo.
Si crea premettendo una ‫ ה‬alla radice del verbo al perfetto, imperativo e infinito.

Al perfetto si inserisce dopo la seconda radicale alla terza persona (femminile e maschile) singolare e plurale
su cui cade l’accento; mentre le altre voci hanno un patah.

 All’imperfetto la ‫ ה‬e assimilata e compare dopo la seconda radicale tranne alla 2 e 3 persona femminile
plurale. I prefissi all’imperfetto hanno un patah.

 L’hiph’il è la sola forma del verbo forte con una variante apocopata all’imperfetto (iussivo). Con il waw
consecutivo si usa questa forma abbreviata. Da ricordare che questa forma non è usata per la 1 persona singolare.

Il participio prende una ‫מ‬.

FORMA

L’Hoph’al è il passivo dell’hiph’il.


 È caratterizzato dal prefisso ‫ ה‬vocalizzato con qames hatuf (ō).

Il participio è caratterizzato da una ‫מ‬, che si può trovare vocalizzata anche con una u (breve)

FORMA

L’hithpa’el ha valore riflessivo.


La forma Hithpael ha come caratteristica il dagheš forte nella seconda radicale ed è formato dal prefisso ְ‫הת‬
ִ

 quando il verbo inizia con una sibilante ( ‫ ) ס ש ׁש‬si inverte con la ‫ ת‬che si pone dopo

 se il verbo inzia con ‫ צ‬, la ‫ת‬si pone dopo questa lettera trasformato in ‫ט‬

 quando la prima radicale è una dentale ( ‫ )ד ת ט‬la ‫ ת‬del prefisso spesso si assimila.
Questo può accadere anche con ‫ז נ‬

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