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NICOLA LANZARONE

ELEMENTI DI LINGUA LATINA


UNITÀ 1

L’alfabeto; la pronunzia; la quantità (di vocale e di sillaba; la divisione in sillabe; le sillabe


aperte e chiuse); le leggi dell’accento

Obiettivo di questa prima unità è fornire alcune nozioni essenziali di fonetica, cioè relative ai
suoni della lingua latina.

1. L’alfabeto
L’alfabeto lat. è costituito da 23 lettere:

A B C D E F G H I K L M N O P Q R S T V X Y Za
be ce de e ef ge ha i ka el em en o pe qu er es te u ix hy zeta

I Latini non distinguevano fra il suono u e il suono v; dal punto di vista grafico, utilizzavano
sempre u come minuscola, sempre V come maiuscola. Z e x sono consonanti doppie, cioè
costituite da una muta [d o c] + la spirante s.

2. La pronunzia
Si danno qui le indicazioni essenziali per la pronunzia ‘ecclesiastica’, che, propria della Chiesa
cattolica, è diffusa nella scuola italiana. È bene tuttavia tener presente che essa non coincide
con la pronunzia ‘classica’, quella storicamente vera almeno fino al II sec. d.C.
Secondo la pronunzia ‘ecclesiastica’ la velare sorda c e quella sonora g davanti a e e a i si
pronunziano rispettivamente ce e ge, ci e gi, cioè con suono palatale, come in italiano.
I dittonghi ae e oe si pronunziano e. Altri dittonghi sono: au, eu, e – più rari – ei (nella
particella esclamativa ei), ui (in huic e cui), yi in grecismi (come Harpyia).
Ph si pronunzia f.
Il gruppo ti seguito da vocale si pronunzia zi (es. militia: pron. milízia); si pronunzia ti se la
i è lunga e accentata, se il gruppo è preceduto da s, t, x (hostia, Vettius, commixtio), nei nomi
greci (es. Boeotia: pron. Beótia).
Il gruppo gn si pronunzia come in italiano.
La labiovelare sorda q è sempre accompagnata da u sia quando si pronunzia sia quando si
scrive; perci tale u non ha valore di vocale e il semplice qu non costituisce una sillaba, ma la
sillaba è data da qu + la vocale che segue, p. es. o in sequor (se-quor). Lo stesso vale per la
labiovelare sonora gu prevocalica (cioè posta prima di una vocale) se è preceduta da n, come
in anguis: an-guis; ma exiguus si sillaba ec-si-gu-us, quindi in questo caso gu è una sillaba.
L’h è muta.

3. La quantità (di vocale e di sillaba); le sillabe aperte e chiuse; la divisione in sillabe La


quantità è la durata di un suono che pu essere percepita dall’orecchio. Pertanto le vocali
possono avere quantità breve o lunga: quest’ultima è il doppio della prima. La quantità breve e

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quella lunga si indicano rispettivamente col segno ˘ e col segno ¯ posto sulla vocale. Si
distingue la quantità di vocale da quella di sillaba. La sillaba – l’unità minima della catena
fonica dotata di autonomia fonologica – pu essere costituita da una sola vocale oppure da
una vocale preceduta e/o seguita da una o più consonanti.
Ai fini della quantità della sillaba conta esclusivamente la consonante che segue la vocale e
che pertanto – con termine tecnico – ‘chiude’ la sillaba. La consonante di chiusura aggiunge
una certa quantità a quella della vocale, per cui la sillaba risulta lunga (anche se la vocale è per
sua natura breve). Le sillabe si distinguono in aperte e chiuse. Le prime sono prive di
consonante di chiusura, le seconde – al contrario – presentano almeno una consonante che
chiude la sillaba. Tutte le sillabe chiuse sono lunghe; le sillabe aperte sono lunghe se la
loro vocale è lunga, sono brevi se la loro vocale è breve. I dittonghi, costituiti da una vocale
seguita da un’altra ‘vocale’ che in realtà svolge la funzione di una consonante ed è perci detta
‘semivocale’ (o ‘semiconsonante’), sono sempre lunghi, in quanto sillabe chiuse.
In lat. la divisione in sillabe segue – in linea di massima – i criteri che si applicano in ital.,
ma tra le due lingue sussistono importanti differenze. Un gruppo composto da due consonanti
si divide in modo tale che la prima consonante vada con la vocale che precede il gruppo, la
seconda con la vocale che lo segue: quindi, come in ital., cor-pus, al-tus, bel-lum. Ma,
diversamente che in ital., questa regola si applica sempre, per cui in lat. abbiamo: magnus;
magis-ter; gaza: gad-sa; hos-tia; as-per; maximus: mac-simus.
Il gruppo muta cum liquida (‘consonante muta con liquida’), del tipo tr, pl pu scandirsi
come tr o t-r, pl o p-l: pa-tres o pat-res.
Qualora la vocale sia seguita da più di due consonanti, solo l’ultima di queste si unisce con
la vocale per segue: dexter: decs-ter. Fa eccezione il gruppo muta cum liquida: dextra: decs-
tra.
Nel caso di composti, si applica la divisione etimologica: sub-egi, ab-actum, de-scendo, ex-
erceo, in-ambulo.

4. Le leggi dell’accento
La legge fondamentale che regola l’accento in lat. è la legge della penultima sillaba:
la sillaba che regola l’accento di parola in lat. è la penultima: quando la penultima è
lunga, essa porta l’accento; quando è breve, l’accento arretra sulla terzultima sillaba
(indipendentemente dalla quantità della terzultima).
Le altre due leggi sono quelle del trisillabismo (l’accento non pu in nessun caso
arretrare oltre la terzultima sillaba) e della baritonesi (l’accento non pu cadere
sull’ultima sillaba: casi come adhúc, addúc ecc. sono apparenti eccezioni: tali parole
derivano, per apocope, da originari adhuce adduce).
Queste tre leggi regolano l’accento di parola. In latino ci sono dei composti, detti nessi
encliticali, ai quali non si applicano le leggi dell’accento. Essi sono costituiti da una parola
ortotonica (cioè con un proprio accento) e da un’enclitica, come -que, -ve ecc. L’enclitica è
una parola che, mancante di accento proprio, si unisce a quella che la precede, formando
così un nesso encliticale. A questo si applica l’accento d’ènclisi, il quale cade sempre sulla
sillaba che precede l’enclitica, anche se tale sillaba è breve. Ci non deve stupire, perché la
legge della penultima si applica solo all’accento di parola, quindi non al nesso encliticale, a cui
si applica l’accento d’ènclisi. Pertanto rosăque si legge rosáque. In alcuni di questi nessi – p.
es. itaque (‘così, pertanto’) – col tempo si è costituita un’unità semantica (cioè di significato);
dal nesso encliticale siamo passati alla parola, a cui ovviamente si applica la legge della
penultima: pertanto ităque si legge ítaque.

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ESERCIZI

1) Leggere: philosophĭa Darīus Alexandrīa irrōro irrŏgo invŏco Herculanĕum cadĕre


fervēre recĭpis fulgēre legĭtur persuadēre effĭcis cadūcus morĕris officĭis adulēscens collabōro
collŏquor ambōbus Priāpus salūbre aedīlis infīdus.

2) Dividere in sillabe: magistra agnosco ascendere collega cortex viximus iniussus


pectus maestus castra mixtus agnus miseria officiis gaudia amoenus fixit dealbatus perago
exardesco agrestis moenia sceptrum puer aurum.

Soluzioni

1) philosóphia Daríus Alexandría irróro írrogo ínvoco Herculáneum cádere fervére


récipis fulgére légitur persuadére éfficis cadúcus móreris offíciis aduléscens collabóro
cónloquor ambóbus Priápus salúbre aedílis infídus.

2) ma-gis-tra a-gnos-co a-scen-de-re col-le-ga cor-tex vic-si-mus in-ius-sus pec-tus


maes-tus cas-tra mics-tus ag-nus mi-se-ri-a of-fi-ci-is gau-di-a a-moe-nus fic-sit de-alba-
tus per-a-go ex-ar-des-co ag-res-tis moe-ni-a scep-trum pu-er au-rum.

Se per ogni esercizio sono stati commessi più di tre errori, occorre ristudiare l’unità prima di
passare a quella successiva.

UNITÀ 2

Il nome. La I declinazione. La II declinazione.

Obiettivo di questa unità è fornire le prime, parziali informazioni sulle forme del nome, in
particolare sui nomi della I e della II declinazione.

1. Il nome
Come in ital., anche in latino nel nome si distinguono genere e numero. Diversamente
dall’ital., il nome pu essere di tre generi: o maschile, o femminile, o neutro. Anche se nomi
di esseri animati possono essere neutri e, d’altra parte, nomi di cose possono essere maschili o
femminili, in linea di massima si pu affermare che maschili e femminili sono i nomi di esseri
animati, neutri i nomi di cose. Sono femminili i nomi di piante, città, regioni. I nomi dei frutti
sono neutri.

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Per quanto riguarda il numero, in lat. – come in ital. – si distinguono il singolare e il
plurale.
Diversamente che in ital., il nome lat. presenta un’ulteriore caratteristica: il caso. Il latino è
una lingua flessiva, cioè il nome viene flesso (o declinato): questo significa che, a seconda
della funzione sintattica che esso svolge nella frase (soggetto, compl. oggetto, altro
complemento) varia la parte finale – detta desinenza – del nome stesso; proprio la
desinenza (oltre – in alcune circostanze – alla preposizione) ci dice la funzione sintattica svolta
dal nome in una specifica frase. L’insieme di tali funzioni e quindi delle desinenze del
nome si chiama declinazione.
In latino tutti i nomi sono ripartiti fra cinque declinazioni; esse si individuano in base al
tema, che è dato dal genitivo plurale:

I decl.: temi in a: rosā-rum;


II decl.: temi in o: lupō-rum;
III decl.: temi in consonante o in i: corpor-um; monti-um; IV decl.: temi in u: manu-
um; V decl.: temi in e: diē-rum.

Un comodo sistema empirico consiste nel distinguere le declinazioni sulla base della
desinenza del genitivo singolare:

I decl.: temi in a: ros-ae;


II decl.: temi in o: lup-ī;
III decl.: temi in consonante o in i: corpor-ĭs; mont-ĭs; IV decl.: temi in u: man-ūs;
V decl.: temi in e: di-ēi; fid-ĕi.

I casi sono sei, disposti in un ordine fisso, che è il seguente: nominativo, genitivo, dativo,
accusativo, vocativo, ablativo.
Il nom. è il caso del soggetto, del compl. predicativo del sogg. e del predicato nominale.
Il gen. è il caso del compl. di specificazione.
Il dat. è il caso del compl. di termine.
L’acc. è il caso del compl. oggetto, del compl. predicativo dell’oggetto ecc.
Il voc. è il caso del compl. di vocazione.
L’abl. è il caso dei complementi di allontanamento, mezzo, modo ecc.

Il nom., l’acc. e il voc. si definiscono casi diretti, perché collegati direttamente al verbo;
viceversa il gen., il dat. e l’abl. si dicono casi indiretti.
Tra i sei casi della decl. solo l’acc. e l’abl. possono essere accompagnati da preposizione
(per indicare specifici complementi).

2. La I declinazione
La I decl. comprende esclusivamente nomi femminili (in maggioranza) e maschili; mancano i
neutri. Es.: rosa ‘rosa’:

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Singolare Plurale

Nom. ros- Nom. ros-ae


Gen. ros- Gen. ros-ārum
Dat. ros-ae Dat. ros-īs
Acc. ros- Acc. ros-ās
Voc. ros- Voc. ros-ae
Abl. ros-ā Abl. ros-īs

N.B.: le desinenze sono le medesime tanto per il maschile quanto per il femminile: quindi
come rosa, che è femminile, si declina anche, p. es., agricŏla (‘agricoltore’), che è maschile.

Le I decl. presenta dei nomi che hanno solo il plurale (pluralia tantum): divitiae ‘ricchezza’,
insidiae ‘insidia’, minae ‘minaccia’, nuptiae ‘nozze’, Athenae ‘Atene’, Syracusae ‘Siracusa’,
Thebae ‘Tebe’.

Altri nomi hanno un significato al sing. e un altro, differente, al plur.: copia


‘abbondanza; facoltà’; copiae ‘truppe’;
littera ‘lettera dell’alfabeto’; litterae ‘lettera missiva; letteratura’;
opera ‘opera’; operae ‘operai’; vigilia ‘veglia’; vigiliae
‘sentinelle’.

In espressioni del tipo ‘padre di famiglia, figlio di famiglia ecc.’ il gen. sing. di familia pu
essere quello arcaico familiās: quindi pater familias, filius familias ecc.

3. La II declinazione
La II decl. è costituita da nomi maschili, femminili e neutri. Il nome neutro ha sempre il
nom., l’acc. e il voc. uguali fra loro. I nomi masch. e femm. hanno le stesse desinenze in tutta
la decl.; i neutri differiscono soltanto nel nom., acc. e voc. del sing. e del plur.

Decl. dei nomi masch. e femm.; es.: lupus ‘lupo’:

Singolare Plurale

Nom. lup- Nom. lup-ī


Gen. lup- Gen. lup-ōrum
Dat. lup- Dat. lup-īs
Acc. lup- Acc. lup-ōs
Voc. lup- Voc. lup-ī
Abl. lup- Abl. lup-īs

Decl. dei nomi neutri: es. bellum ‘guerra’:

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Singolare Plurale

Nom. bell- Nom. bell-ă


Gen. bell- Gen. bell-ōrum
Dat. bell- Dat. bell-īs Acc.
Acc. bell- bell-ă
Voc. bell- Voc. bell-ă Abl.
Abl. bell- bell-īs

Si noti che il gen. dei nomi in -ĭus (come filĭus ‘figlio’) e in -ĭum (come auxilĭum ‘aiuto’) esce
in -ī, derivante dalla contrazione della -i- del tema e di quella della desinenza.

Della II decl. fanno parte alcuni nomi masch. che al nom. sing escono in -er, come puer
(‘fanciullo’) e aper (‘cinghiale’).

Puĕr

Singolare Plurale

Nom. puĕr Nom. puĕr-ī


Gen. puĕr-ī Gen. puĕr-ōrum
Dat. puĕr-ō Dat. puĕr-īs
Acc. puĕr-ŭm Acc. puĕr-ōs
Voc. puĕr Voc. puĕr-ī
Abl. puĕr-ō Abl. puĕr-īs

Aper

Singolare Plurale

Nom. apĕrNom. apr-ī


Gen. apr- Gen. apr-ōrum
Dat. apr- Dat. apr-īs
Acc. apr- Acc. apr-ōs
Voc. apĕr Voc. apr-ī
Abl. apr- Abl. apr-īs

Come puer, tranne che nel nom. e nel voc. sing., si declina l’importante nome vir ‘uomo
(maschio)’.

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Tra i nomi che hanno solo il sing. (singularia tantum), si ricordano – oltre a pontus ‘mare’ e
letum ‘morte’ – quelli indicanti materia: aurum ‘oro’, argentum ‘argento’ ecc.

Pluralia tantum sono alcuni nomi di città (Pompeii, -orum ‘Pompei’, Delphi, -orum ‘Delfi’
ecc.) e alcuni nomi comuni: exta, -orum ‘viscere’, infĕri, -orum ‘gli dei inferi’, libĕri, -orum ‘i
figli’ (maschi e femmine), postĕri, -orum ‘i posteri’, supĕri, -orum ‘gli dei superi’.

Alcuni nomi hanno un significato al sing. e un altro, diverso, al plur.; ecco qualche esempio:
auxilium ‘aiuto’; auxilia ‘truppe ausiliarie’; castrum ‘castello’; castra ‘accampamento’;
impedimentum ‘impedimento’; impedimenta ‘salmerie, bagagli’.

Cominciamo a riflettere.
Leggiamo queste due forme del nome rosa: rosă e rosā. Qual è la differenza? La diversa
quantità della desinenza induce a tradurre diversamente: come si rende la prima forma? Come
la seconda?

Box 6 (Suggerimenti): Imparare a usare il dizionario è fondamentale. Di ciascun nome il


vocabolario indica sempre nominativo e genitivo sing., con cui il nome viene individuato:
es.: rŏsa, -ae ‘rosa’. Qualora di un nome il dizionario indichi più significati, si adotta quello
che si addice al contesto in cui la parola da tradurre si colloca. La declinazione va
memorizzata nell’ordine stabilito. Se non ricordi i principali complementi in italiano, leggi
con attenzione la pagina dedicata al supporto.

Box 8 (Supporto): Chiariamo i principali complementi. Il compl. di specificazione specifica


il termine a cui esso si riferisce (‘l’importanza dello studio’). Il compl. di termine indica la
persona o cosa a cui si indirizza l’azione (‘Ho dato il libro a un amico’). Il compl. oggetto
indica l’oggetto dell’azione (‘Ho visto un amico’). Il compl. di vocazione indica la persona
o cosa chiamata direttamente (‘Ragazzi, prestate attenzione a questo problema’). Il compl.
di mezzo e il compl. di modo indicano rispettivamente il mezzo e il modo con cui avviene
l’azione (‘Disegna con la matita’; ‘Studia con attenzione’). Esempi di compl. predicativo
del soggetto: ‘Mario fu eletto console’; ‘La pioggia cade abbondante’. Esempi di compl.
predicativo dell’oggetto: ‘Il popolo ha eletto Mario console’; ‘Ti vedo pensieroso’.

Box 9 (Approfondimento): Originariamente in lat. i casi erano 8: a quelli già menzionati se


ne aggiungevano due, poi quasi completamente scomparsi: lo strumentale, che indicava
appunto lo strumento, il mezzo con cui avviene l’azione, e il locativo, che indicava lo stato
in luogo (esempi: Romae ‘a Roma’, domi ‘a casa’, ruri ‘in campagna’). Le due funzioni
sono state ereditate dall’ablativo.

Box 11 (Autovalutazione):
1) agricolam è: acc. sing., acc. plur., gen. plur.

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2) puellas è: acc. sing., acc. plur., abl. plur.
3) poetarum è: gen. sing., abl. plur., gen. plur.
4) fagos è: acc. plur., acc. sing., dat. plur.
5) proeliorum è: acc. sing., gen. plur., nom. sing.
6) pugnas è: acc. sing., acc. plur., abl. plur.
7) equorum è: gen. plur., abl. sing., dat. plur.

[N.B.: sono evidenziate in neretto le risposte esatte]

ESERCIZI

1) Per esercitarti declina ciascuno dei seguenti nomi: puella incola cura femina
populus (popolo) agnus templum donum.

2) Tradurre le seguenti forme nominali: agricolarum agnum templorum belli


populum. Traduzioni indicative (sono in neretto le risposte giuste): degli agricoltori, dei
contadini, agli agricoltori; l’agnello, all’agnello, agnello; nei templi, dei templi, di templi;
della guerra, con la guerra, la guerra; il popolo, popolo, al popolo.

UNITÀ 3

Gli aggettivi della I classe. La I coniugazione. Il verbo sum

Gli obiettivi di questa unità consistono nell’illustrare gli aggettivi della I classe, la I
coniugazione verbale e la coniugazione di un verbo fondamentale come sum = ‘essere’.

1. Gli aggettivi della I classe


L’aggettivo concorda con il nome a cui si riferisce in genere, numero e caso.
In lat. gli aggettivi si raggruppano in due classi. Ora ci occuperemo di quelli della I classe. Gli
aggettivi della I classe seguono la I decl. per il femminile, la II per il maschile e per il
neutro.
Es.: bon-us, -a, -um ‘buono’:

Singolare

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Maschile Femminile Neutro

Nom. bon- Nom. bon-ă Nom. bon-ŭm


Gen. bon- Gen. bon-ae Gen. bon-ī
Dat. bon- Dat. bon-ae Dat. bon-ō
Acc. bon- Acc. bon-ăm Acc. bon-ŭm
Voc. bon- Voc. bon-ă Voc. bon-ŭm
Abl. bon - Abl. bon -ā Abl. bon-ō

Plurale

Maschile Femminile Neutro

Nom. bon- Nom. bon-ae Nom. bon-ă


Gen. bon- Gen. bon-ārum Gen. bon-ōrum
Dat. bon-īs Dat. bon-īs Dat. bon-īs Acc.
Acc. bon- Acc. bon-ās bon-ă
Voc. bon- Voc. bon-ae Voc. bon-ă Abl.
Abl. bon-īs Abl. bon-īs bon-īs

Oltre a questo tipo di aggettivi, la I classe comprende anche quelli che escono in -er, -a, um:
questa seconda categoria si suddivide in due gruppi, a seconda che la -e- si conservi o non
davanti a r nel resto della decl. del masch. e nella decl. del femm. e del neutro.
Es.: miser, -era, -erum ‘misero’:
Singolare

Maschile Femminile Neutro

Nom. misĕr Nom. misĕr- Nom. misĕr-ŭm


Gen. misĕr- Gen. misĕr- Gen. misĕr-ī
Dat. misĕr- Dat. misĕr- Dat. misĕr-ō
Acc. misĕr- Acc. misĕr- Acc. misĕr-ŭm
Voc. misĕr Voc. misĕr- Voc. misĕr-ŭm
Abl. misĕr- Abl. misĕr- Abl. misĕr-ō

Plurale

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Maschile Femminile Neutro

Nom. misĕr- Nom. misĕr- Nom. misĕr-ă


Gen. misĕr- Gen. misĕr- Gen. misĕr-ōrum
Dat. misĕr- Dat. misĕr- Dat. misĕr-īs Acc.
Acc. misĕr- Acc. misĕr- misĕr-ă
Voc. misĕr- Voc. misĕr- Voc. misĕr-ă Abl.
Abl. misĕr- Abl. misĕr- misĕr-īs

Es.: piger, -ra, -rum ‘pigro’:

Singolare

Maschile Neutro

Nom. pigĕr Nom. pigr-ŭm


Gen. pigr-ī Gen. pigr-ī
Dat. pigr-ō Dat. pigr-ō
Acc. pigr-ŭm Acc. pigr-ŭm
Voc. pigĕr Voc. pigr-ŭm
Abl. pigr-ō Abl. pigr-ō

Plurale

Maschile Femminile Neutro

Nom. pigr- Nom. pigr-ae Nom. pigr-ă


Gen. pigr-ōrumGen. pigr-ārum Gen. pigr-ōrum
Dat. pigr-īs Dat. pigr-īs Dat. pigr-īs Acc.
Acc. pigr-ōs Acc. pigr-ās pigr-ă
Voc. pigr-ī Voc. pigr-ae Voc. pigr-ă Abl.
Abl. pigr-īs Abl. pigr-īs pigr-īs

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5. La I coniugazione
Il verbo latino, come quello ital., presenta diatesi, modo, tempo, numero, persona.
Diversamente che in ital., il verbo lat. ha non solo la diatesi attiva, passiva e riflessiva, ma
anche deponente. I verbi deponenti hanno forma passiva, ma significato attivo (saranno
studiati nell’Unità 5). I modi si distinguono in finiti e infiniti. I primi, diversamente dai
secondi, sono dotati di numero e persona. I modi finiti sono indicativo (modo
dell’oggettività), congiuntivo (modo della soggettività) e imperativo (modo del comando). I
modi infiniti sono infinito, gerundio, participio e supino.
Tutte le voci verbali derivano ciascuna da uno dei tre temi fondamentali: il tema del
presente, il tema del perfetto, il tema del supino. L’insieme di queste tre forme costituisce il
paradigma, che è interamente riportato dal dizionario.
I verbi regolari latini sono raggruppati in quattro coniugazioni, le quali si distinguono
sulla base dell’uscita dell’infinito presente attivo (come in ital.). Pertanto abbiamo i verbi in -
āre (I coniugazione), -ēre (II coniugazione), -ĕre (III coniugazione), -īre (IV coniugazione). Si
dà ora il prospetto della I coniugazione attiva: es.: laudo ‘lodo’:

Indicativo

Presente

S. laud-o io lodo, ecc.


laud-ās
laud-ăt

P. laud-āmus
laud-ātis laud-ant

Imperfetto

S. laud-ābam io lodavo, ecc.


laud-ābas
laud-ābat

P. laud-abāmus laud-
abātis laud-ābant

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Futuro primo

S. laud-ābo io loder , ecc.


laud-ābis laud-
ābit

P. laud-ābimus laud-
ābitis laud-ābunt

Perfetto

S. laudāv-i io lodai, ho lodato, io ebbi lodato ecc.


laudav-isti
laudāv-it

P. laudav-ĭmus laudav-
istis
laudav-ērunt o laudav-ēre

Piuccheperfetto

S. laudav-ĕram io avevo lodato, ecc.


laudav-ĕras laudav-
ĕrat

P. laudav-erāmus laudav-
erātis laudav-ĕrant

Futuro secondo

S. laudav-ĕro io avr lodato, ecc.


laudav-ĕris
laudav-ĕrit

P. laudav-erĭmus
laudav-erĭtis laudav-ĕrint

Congiuntivo

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Presente

S. laud-em che io lodi, ecc.


laud-es
laud-et

P. laud-ēmus
laud-ētis laud-ent

Imperfetto

S. laud-ārem che io lodassi, ecc.


laud-āres
laud-āret

P. laud-arēmus laud-
arētis laud-ārent

Perfetto

S. laudav-ĕrim che io abbia lodato, ecc.


laudav-ĕris
laudav-ĕrit

P. laudav-erĭmus
laudav-erĭtis laudav-ĕrint

Piuccheperfetto

S. laudav-issem che io avessi lodato, ecc.


laudav-isses
laudav-isset

P. laudav-issēmus laudav-
issētis laudav-issent

Imperativo

Presente

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S. laud-ā loda

P. laud-āte lodate

Futuro

S. laud-āto loderai laud-āto


loderà

P. laud-atōte loderete
laud-anto loderanno

Infinito

Presente laud-āre
lodare

Perfetto laud-avisse
aver lodato

Futuro
laudat-ūrum, -ūram, -ūrum,
-ūros, -ūras, -ūra esse stare per lodare

Participio

Presente laud-ans, -antis


che loda Futuro
laudat-ūrus, -ūra, -ūrum che loderà

Gerundio
laud-andi di lodare laud-
ando a lodare (ad) laud-
andum a lodare laud-
ando con il lodare

Supino
laud-ātum a lodare

6. Il verbo sum

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La coniugazione di sum (‘essere’) è irregolare.
Eccone il prospetto:

Indicativo

Presente

S. sum io sono, ecc.


es
est

P. sumus
estis
sunt

Imperfetto

S. eram io ero, ecc.


eras
erat

P. erāmus
erātis
erant

Futuro primo

S. ero io sar , ecc.


eris
erit

P. erĭmus
erĭtis
erŭnt

Perfetto

S. fui io fui, sono stato, ecc.


fuisti
fuit

P. fuĭmus
fuistis
fuērunt o fuēre

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Piuccheperfetto

S. fuĕram io ero stato, ecc.


fuĕras
fuĕrat

P. fuerāmus
fuerātis fuĕrant

Futuro secondo

S. fuĕro io sar stato, ecc.


fuĕris
fuĕrit

P. fuerĭmus
fuerĭtis fuĕrint

Congiuntivo

Presente

S. sim che io sia, ecc.


sis sit

P. simus
sitis
sint

Imperfetto

S. essem che io fossi, ecc.


esses
esset

P. essēmus
essētis essent

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Perfetto

S. fuĕrim che io sia stato, ecc.


fuĕris
fuĕrit

P. fuerĭmus
fuerĭtis fuĕrint

Piuccheperfetto

S. fuissem che io fossi stato, ecc.


fuisses
fuisset

P. fuissēmus
fuissētis fuissent

Imperativo

Presente
es sii

este siate

Futuro esto
sarai
esto sarà

estote sarete sunto


saranno

Infinito
Presente
esse essere

Perfetto
fuisse essere stato

Futuro
futurum, -am, -um; -os, -as, -a esse ovvero
fore stare per essere

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Participio
Futuro
futurus, -a, -um che sarà

Il participio presente e perfetto, il gerundio e il supino mancano.

Cominciamo a riflettere.
Traduciamo in latino il sintagma ‘l’alto faggio’: con il nom. sing. fagus (femminile) si accorda
la forma alta o altus?

Box 6 (Suggerimenti): Nel tradurre una frase latina bisogna cominciare dal verbo; da questo
si risale al sogg. (col suo attributo, se c’è); successivamente si individuano gli eventuali
complementi (con gli eventuali, rispettivi attributi), gli avverbi ecc. L’ordine delle parole in
latino è spesso diverso che in italiano; si tenga conto che l’ordine delle parole in ital. è
essenziale per il senso della frase: Marco loda Antonio ha un senso diverso da Antonio loda
Marco. Poiché il latino è una lingua flessiva, e quindi i rapporti sintattici dipendono dalle
desinenze, non dall’ordine delle parole, il senso resta invariato in tutti i seguenti casi:
Marcus Antonium laudat; Antonium Marcus laudat; Marcus laudat Antonium. Del verbo il
dizionario riporta il paradigma, che va memorizzato. Se non ricordi le nozioni relative a
sostantivo, attributo e coniugazioni verbali in italiano, leggi attentamente la pagina dedicata
al Supporto.

Box 8 (Supporto): Anche in ital. l’agg. concorda con il nome a cui si riferisce in genere e
numero: un albero alto; la pagina bianca. In sintassi per indicare il nome si usa il termine
‘sostantivo’; l’agg. prende il nome di ‘attributo’. L’agg. pu svolgere anche la funzione di
sostantivo: i buoni saranno premiati. Forma attiva del verbo in ital.: io leggo il libro.
Forma passiva del verbo in ital.: il libro è letto da me. Forma riflessiva del verbo in ital.: mi
sono specchiato nelle acque del lago. In ital. le coniugazioni del verbo sono tre,
rispettivamente in -are, -ere, -ire. Come in latino, anche in ital. Il verbo ‘essere’ è
irregolare.

Box 9 (Approfondimento): Il gerundio è la flessione delle forme nominali del verbo: es.:
amandi = ‘dell’amare’. Il participio lat. si traduce spesso con un gerundio italiano: es.:
certans obiit = ‘morì combattendo’. L’imperativo futuro, piuttosto raro, era adoperato, per
es., nei testamenti. Non sempre il congiuntivo si trova in proposizioni dipendenti; esso pu
trovarsi anche in proposizioni indipendenti: es.: laudemus discipulos = ‘lodiamo gli alunni’.
Laudemus è qui congiuntivo – indipendente – con valore esortativo.

18
Box 11 (Autovalutazione):
1) con il nom. plur. agricolae si accorda: boni, bonis, bonos.
2) con puellas si accorda: doctae, doctis, doctas.
3) la 2ª pers. sing. dell’indic. futuro primo di puto è: putaveras, putabis, putabas.
4) fueras si traduce: ‘sei stato’, ‘sarai stato’, ‘eri stato’.
5) amavero si traduce: ‘amer ’, ‘avr amato’, ‘avevo amato’.
6) sit si traduce: ‘che egli sia’, ‘che egli sia stato’, ‘che io sia stato’. 7) magnorum è: acc.
sing., gen. plur., acc. plur.

[N.B.: sono evidenziate in neretto le risposte esatte]

ESERCIZI

1) Declinare i seguenti aggettivi: magnus -a -um, altus -a -um.

2) Tradurre i seguenti sintagmi costituiti da nome + agg.: populus alta, populi magni,
multorum incolarum, doctae puellae, fagus alta.

Traduzioni indicative: l’alto pioppo, dell’alto pioppo, pioppo alto; al grande popolo, del
grande popolo, col grande popolo; dei molti abitanti, i molti abitanti, ai molti abitanti;
alle dotte fanciulle, le dotte fanciulle, per le dotte fanciulle; l’alto faggio, faggio alto,
sull’alto faggio.

3) Coniugare i seguenti verbi: amare arare.

4) Tradurre le seguenti voci verbali: putavi fuisti sitis certans vocavisse es cantabo optaveras
indicavero indĭcem litigaveramus simus impĕra ero amaret fueramus.

Traduzioni indicative: io pensai, io pensavo; tu eri, tu fosti; che voi siate, che voi
foste; combattenti, combattente; aver chiamato, chiamare; tu sei, tu sarai; canterà,
canter ; avevi desiderato, aveva desiderato; avr indicato, indicher ; che io indichi,
che egli indichi; avevano litigato, avevavmo litigato; che noi siamo, che noi fossimo;
comanderai, comanda; sar , ero; che egli amasse, che tu amassi; eravamo stati,
eravate.

6) Tradurre le seguenti frasi: Agricolae multi sunt. Laudemus Athenarum incolas. Agricola
agrum arat. Paulus Antonium laudavit. Magister discipulos laudabit. Magnum concordiam
bonum puto. Magna est Athenarum gloria. Iram vitate. Nautarum vita iucunda non est.
Oppidum antiquum fuit. Athenae sub (‘sotto’) imperio tyranni erant. Cloeliae animum
laudate. Multae sunt Italorum copiae.

Traduzioni indicative: I contadini sono molti. Lodiamo gli abitanti di Atene.


L’agricoltore ara il campo. Paolo lod Antonio. Il maestro loderà gli alunni. Considero

19
la concordia un grande bene. La gloria di Atene è grande. Evitate l’ira. La vita dei
marinai non è piacevole. C’era (ci fu) un’antica città. Atene era sotto il comando di un
tiranno. Lodate l’animo di Clelia. Le truppe degli Italici sono molte.

20
UNITÀ 4

La III declinazione.

Obiettivo di questa unità è fornire ulteriori, fondamentali informazioni sulla morfologia


nominale, aggettivale, verbale; si danno inoltre le prime nozioni di sintassi del periodo, in
modo tale da consentire all’allievo di tradurre non solo semplici frasi, ma anche periodi più
articolati.

1. La III declinazione
È la declinazione che comprende il maggior numero di nomi, ed è anche la più articolata. Ne
fanno parte nomi masch., femm., neutri. I nomi della III decl. si distinguono in due grandi
gruppi: quelli che hanno il tema in consonante e quelli che hanno il tema in -i. Come si è
accennato nella Unità 2, il tema si ricava dal gen. plur.; es. di tema in cons.: corpor-um; es. di
tema in -i: monti-um. Si dà ora il prospetto delle desinenze dei nomi masch. e femm. della III
decl.:

Singolare Plurale

Nom. vario Nom. -ēs


Gen. -ĭs Gen. -ŭm
Dat. -ī Dat. -ĭbus
Acc. -ĕm Acc. -ēs
Voc. = al nom.
Voc. -ēs
Abl. -ĕ Abl. -ĭbus

I nomi neutri hanno – oltre, ovviamente, all’acc. e al voc. sing. uguali al nom. sing. – nom.,
acc. e voc. del plur. in -ă.

Es.: homo, homĭnis (masch.) ‘uomo’:

Singolare Plurale

Nom. homo Nom. homĭn-ēs


Gen. homĭn- Gen. homĭn-ŭm
Dat. homĭn- Dat. homin-ĭbus
Acc. homĭn- Acc. homĭn-ēs
Voc. homo Voc. homĭn-ēs
Abl. homĭn- Abl. homin-ĭbus

21
Es.: corpus, corpŏris (neutro) ‘corpo’:

Singolare Plurale

Nom. corpus Nom. corpŏr-ă


Gen. corpŏr-ĭs Gen. corpŏr-ŭm
Dat. corpŏr-ī Dat. corpor-ĭbus
Acc. corpus Acc. corpŏr-ă
Voc. corpus Voc. corpŏr-ă
Abl. corpŏr-ĕ Abl. corpor-ĭbus

I nomi col tema in -i hanno il gen. plur. in -ium.

Es.: civis, civis (masch.) ‘cittadino’:

Singolare Plurale

Nom. civĭs Nom. civ-ēs


civ-ĭs Gen. civ-ĭum
Dat. civ-ī Dat. civ-ĭbus
Acc. civ-ĕm Acc. civ-ēs
Voc. civĭs Voc. civ-ēs
Abl. civ-ĕ Abl. civ-ĭbus

Hanno il tema in -i – e quindi il gen. plur. in -ium – alcuni nomi masch. e femm. che
presentano almeno due consonanti davanti alla desinenza del gen. sing. (dens, dentis ‘dente’,
mons, montis ‘monte’ ecc.); alcuni nomi come mus, muris ‘topo’, mas, maris ‘maschio’, nix,
nivis ‘neve’; nomi di popoli che al nom. sing. escono in -as e -is (gen. sing. rispettivamente in
-ātis e -ītis), come Arpinás, Arpinātis ‘Arpinate’, Samnís, Samnītis ‘Sannita’.

Alcuni nomi neutri in -ĕ, -ăl, -ăr hanno – oltre al gen. plur. in -ium – l’abl. sing. in -ī, il nom.,
l’acc. e il voc. plur. in -iă. A questa categoria appartengono nomi come mare ‘mare’, tribūnal
‘tribunale’, calcar ‘calcare’.

Alcuni nomi masch. e femm. hanno l’acc. sing. in -im e l’abl. sing. -ī; esempi: sitis ‘sete’,
tussis ‘tosse’, Carălis ‘Cagliari’, Neapŏlis ‘Napoli’. Altri nomi hanno l’acc. sing. sia in -em
che in -im; esempi: febris ‘febbre’, securis ‘scure’, turris ‘torre’.

22
Anche la III decl. presenta dei nomi che hanno solo il sing. (lac, lactis ‘latte’, piĕtas, pietatis
‘pietà’, sanguis, sanguinis ‘sangue’, ver, veris ‘primavera’ ecc.) e nomi adoperati solo al
plurale (Bacchanalia ‘Baccanali’, Alpes ‘Alpi’, Penates ‘Penati’, moenia ‘mura’ ecc.).

Della III decl. fanno parte alcuni nomi la cui declinazione utilizza temi diversi:
1) Iuppĭter (m.: ‘Giove’), Iovis, Iovi, Iovem, Iuppĭter, Iove;
2) iter, itinĕris (n.: ‘viaggio’): al di fuori di nom., acc. e voc. sing., utilizza il tema itinĕr-.
3) vīs (f.: ‘forza’), robŏris, robŏri, vim, vīs, vī; plur.: vires, virium, viribus, vires, vires, viribus.

Cominciamo a riflettere
Spesso ci capita di ascoltare la celebre frase homo homini lupus: come si traduce?

Box 6 (Suggerimenti): [1. Traduzione del periodo] Nel tradurre un periodo bisogna anzitutto
individuare la proposizione principale e poi quella o quelle che ne dipendono, dette
subordinate. [2. Proposizioni subordinate] Da una proposizione subordinata pu inoltre
dipendere un’altra subordinata. Per es., nel periodo ‘Mi hai chiesto perché capitano tanti
mali ai buoni, se il mondo è governato dalla provvidenza divina’, ‘Mi hai chiesto’ è la
principale. Da essa dipende l’interrogativa indiretta ‘perché capitano tanti mali ai buoni’;
quest’ultima, a sua volta, regge un’altra subordinata (di 2° grado), la proposizione ipotetica
‘se il mondo è governato dalla provvidenza divina’. Se non ricordi le nozioni essenziali
riguardanti la sintassi del periodo in italiano, vedi la pagina dedicata al Supporto.

Box 8 (Supporto): La sintassi del periodo studia i rapporti fra le varie proposizioni
all’interno di un periodo, che evidentemente ne è costituito da più di una. Per proposizione
si intende la frase semplice, costruita su un solo verbo: esempi: ‘Piove’, ‘Mario va a
scuola’. La proposizione interrogativa indiretta esprime una domanda formulata in maniera
indiretta: ‘Gli chiesi perché fosse triste’ (forma diretta: ‘Gli chiesi: “perché sei triste?”’).
La proposizione ipotetica indica la condizione necessaria perché si realizzi ci che è detto
nella reggente: ‘Se hai tempo, parliamo’. Alle parole lat. cadūcus, infīdus, aedīlis
corrispondono in ital. ‘cadùco’, ‘infìdo’, ‘edìle’.

Box 9 (Approfondimento): Non di rado, specialmente in poesia o nella prosa storiografica


(arcaizzante), si pu trovare l’acc. plur. masch. e femm. della III decl. in -is anziché in es: è
una forma arcaica; es.: amnis = amnes (‘fiumi’). La frase proposta nella rubrica
‘Cominciamo e riflettere’ è ellittica di verbo, cioè manca il verbo (est ‘è’), che è sottinteso:
tale mancanza si chiama ellissi.

Box 11 (Autovalutazione):
1) con il nom. plur. patres si accorda: bonis, boni, bonorum.

23
2) dentium è: acc. sing., gen. plur., abl. plur.
3) la forma corretta è: magnorum hominum, magnis hominum, magni hominum.
4) roboris è: dat. sing., gen. sing., acc. sing.
5) fratribus è: gen. plur., acc. plur., dat. plur.
6) Iovi è: abl sing., dat. sing., acc. sing.
7) con montes si accorda: altos, altis, alto.

[N.B.: sono evidenziate in neretto le risposte esatte]

ESERCIZI

1) Declinare i seguenti nomi: frater, soror, vulnus, collis, pectus.

2) Tradurre le seguenti forme nominali: tempore, navibus, corpore, victoribus, nutrici,


parentibus, dolore, magnitudinis, virtutibus, Maecenati, Ciceronis, Samnitibus.

Traduzioni indicative: nel tempo, il tempo; con le navi, le navi; il corpo, col corpo; ai
vincitori, dei vincitori; alla nutrice, della nutrice; i genitori, ai genitori; per il dolore, al
dolore; della grandezza, alla grandezza; le virtù, con le virtù; di Mecenate, a Mecenate;
a Cicerone, di Cicerone; ai Sanniti, i Sanniti.

3) Tradurre i seguenti sintagmi costituiti da nome + agg.: exiguum tempus, magnae


calamitatis, multi hostes, inscia multitudo.

Traduzioni indicative: poco tempo, di poco tempo; di una grande sciagura, per una
grande scigura; molti nemici, ai molti nemici; moltitudine inconsapevole, alla
moltitudine inconsapevole.

4) Tradurre le seguenti frasi: Amantis iusiurando poena non est. Summum ius summa iniuria.
Pulchrum bellum inexpertis. Homines pericula evitant. Caesar putabat victoriam in
cohortium virtute constare.

Traduzioni: Per il giuramento degli amanti non è prevista alcuna pena. Estrema giustizia,
estrema ingiustizia. La guerra è bella per coloro che non l’hanno sperimentata. Gli
uomini evitano i pericoli. Cesare pensava che la vittoria dipendesse dal valore delle
coorti.

UNITÀ 5

Gli aggettivi della II classe

Obiettivo di questa unità è illustrare gli aggettivi della II classe

24
Dulce bellum inexpertis ‘La guerra è cara a chi non l’ha sperimentata’: questo proverbio
contiene una forma dell’agg. dulcis ‘dolce’, un agg. della II classe, di cui ora ci occuperemo.

Gli aggettivi della II classe si declinano come i nomi della III declinazione. Bisogna tener
presente che l’abl. sing. masch., femm. e neutr. esce in -ī, il gen. plur. in -ĭum, il nom., l’acc. e
il voc. plur. del neutro in -iă. Gli agg. della II classe di suddividono in tre gruppi, a seconda
che nel nom. sing. abbiano tre forme diverse (una per ciascun genere), due forme diverse (una
per il masch. e il femm., un’altra per il neutr.), una sola forma (comune ai tre generi): abbiamo
pertanto, rispettivamente, agg. a tre terminazioni, a due terminazioni, a una terminazione.

Declinazione di un agg. a tre terminazioni (masch. -er, femm. -is, neutr. -e); es.: salūber,
salūbris, salūbre ‘salùbre’:

Singolare

Maschile Femminile Neutro

Nom. salūbĕrNom. salūbr-ĭs Nom. salūbr-ĕ


Gen. salūbr- Gen. salūbr-ĭs Gen. salūbr-ĭs
Dat. salūbr- Dat. salūbr-ī Dat. salūbr-ī
Acc. salūbr- Acc. salūbr-ĕm Acc. salūbr-ĕ
Voc. salūbĕr Voc. salūbr-ĭs Voc. salūbr-ĕ
Abl. salūbr- Abl. salūbr-ī Abl. salūbr-ī

Plurale

Maschile Femminile Neutro

Nom. salūbr Nom. salūbr-ēs Nom. salubr-iă


Gen. salubr- Gen. salubr-ĭum Gen. salubr-ĭum
Dat. salubr- Dat. salubr-ĭbus Dat. salubr-ĭbus
Acc. salūbr- Acc. salūbr-ēs Acc. salubr-iă
Voc. salūbr- Voc. salūbr-ēs Voc. salubr-iă
Abl. salubr- Abl. salubr-ĭbus Abl. salubr-ĭbus

Declinazione di un agg. a due terminazioni (masch. e femm. -is, neutr. -e); es.: facĭlis, facĭle
‘facile’:

Singolare

25
Masch. e Femm. Neutro

Nom. facĭl-ĭs Nom. facĭl-ĕ


Gen. facĭl-ĭs Gen. facĭl-ĭs
Dat. facĭl-ī Dat. facĭl-ī
Acc. facĭl-ĕm Acc. facĭl-ĕ
Voc. facĭl-ĭs Voc. facĭl-ĕ
Abl. facĭl-ī Abl. facĭl-ī

Plurale

Femminile Neutro

Nom. facĭl-ēs Nom. facil-iă


Gen. facil-ĭum Gen. facil-ĭum
Dat. facil-ĭbus Dat. facil-ĭbus
Acc. facĭl-ēs Acc. facil-iă
Voc. facĭl-ēs Voc. facil-iă
Abl. facil-ĭbus Abl. facil-ĭbus

Declinazione di un agg. a una terminazione, comune a masch., femm. e neutr.; essa pu


essere o in -x o in -l o in -r o in -s; es.: audax, audācis ‘temerario’:

Singolare

Masch. e Femm. Neutro

Nom. audax
Gen. audac-ĭs
Dat. audac-ī
Acc. audac-ĕm audax
Voc. audax
Abl. audac-ī

Plurale

26
Masch. e Femm. Neutro

Nom. audac-ēs audac-iă


Gen. audac-ĭum
Dat. audac-ĭbus
Acc. audac-ēs audac-iă
Voc. audac-ēs audac-iă
Abl. audac-ĭbus

Cominciamo a riflettere
Un sintagma che si incontra spesso nei testi latini è vir fortis: come si traduce?

Box 6 (Suggerimenti): [1. La funzione qualificativa] Quando l’aggettivo precede il


sostantivo, svolge funzione qualificativa, cioè indica una qualità del sostantivo; es.: alba rosa
‘la bianca rosa’. [1. La funzione determinativa] Quando l’aggettivo segue il sostantivo, si dice
che esso svolge funzione determinativa: rosa alba ‘la rosa bianca’. Se non ti è chiara la
distinzione fra le due funzioni in italiano, vedi la pagina dedicata al Supporto.

Box 8 (Supporto):
La differenza fra l’aggettivo qualificativo e quello determinativo consiste nel fatto che il
secondo specifica la qualità del sostantivo per distinguerlo da altri della stessa specie, appunto
per determinarlo; es.: dire ‘ho visto una rosa bianca’ significa volere distinguere (sulla base
del colore) la rosa vista da altre di diverso colore. Se invece si dice ‘ho visto una bianca rosa’,
si pone l’accento sul fatto che è stata vista una rosa, indipendentemente dal suo colore: in
questo caso l’aggettivo aggiunge un dettaglio trascurabile.

Box 9 (Approfondimento):
In latino sono abbstanza diffusi degli aggettivi composti, derivanti per es. da radici nominali o
verbali; esempi: luctificus ‘apportatore di lutti’ (da luctus e facio), frugifer ‘fruttuoso’ (da frux
e fero). Essi sono di livello stilistico alto e di conseguenza sono adoperati in opere poetiche di
registro elevato, come i poemi epici e le tragedie.

Box 11 (Autovalutazione):
1) con il nom. plur. cursores si accorda: velocem, veloces, velocibus.
2) gravium è: acc. sing., gen. plur., abl. plur.

27
3) la forma corretta è: crudelium hominum, crudeli hominum, crudelibus hominum.
4) celeris è: dat. sing., gen. sing., acc. sing.
5) gravibus è: gen. plur., acc. plur., dat. plur.
6) facili è: nom. sing., dat. sing., acc. sing.
7) con hostes si accorda: acres, acribus, acri.

[N.B.: sono evidenziate in neretto le risposte esatte]

ESERCIZI

1) Declinare i seguenti aggettivi: celer, -is, -e; gravis, -e.

2) Tradurre i seguenti sintagmi: velox cursor, velocis leporis, pauper agricola, senis
immemoris, celebres Baiae.

Traduzioni indicative: il corridore veloce, del corridore veloce; alla lepre veloce, della
lepre veloce; dell’agricoltore povero, l’agricoltore povero; del vecchio immemore, il
vecchio immemore; Baia affollata, di Baia affollata.

3) Tradurre le seguenti frasi: Hostes acres sunt. Marcus velox cursor fuit. Facilis fuit
Caesaris victoria. Constat multas mulieres loquaces esse. Grave bellum milites
pugnaverunt.

Traduzioni indicative: I nemici sono accaniti. Marco fu un corridore veloce. La vittoria


di Cesare fu facile. È noto che molte donne sono loquaci. I soldati combatterono una
grave guerra.

28
UNITÀ 6

La II coniugazione. Elementi di sintassi del periodo (I): proposizioni soggettive e oggettive.

Cave canem (‘Attenti al cane’) è una nota espressione latina contenente una voce del verbo caveo,
appartenente alla II coniugazione, di cui ora ci occuperemo.

1. La II coniugazione
La seconda coniugazione è costituita dai verbi in -ēre, con e tematica lunga. Es.:
monĕo, -ēs, monui, monĭtum, monēre ‘ammonire’:

Indicativo

Presente

S. mon-eo io ammonisco, ecc.


mon-ēs
mon-ĕt

P. mon-ēmus
mon-ētis mon-
ent

Imperfetto

S. mon-ēbam io ammonivo, ecc.


mon-ēbas mon-
ēbat

P. mon-ebāmus mon-
ebātis mon-ēbant

Futuro primo

S. mon-ēbo io ammonir , ecc.


mon-ēbis
mon-ēbit

P. mon-ebĭmus mon-
ebĭtis mon-ēbunt

29
Perfetto

S. monu-i io ammonii, ho, ebbi ammonito ecc.


monu-isti
monu-it

P. monu-ĭmus monu-
istis
monu-ērunt (monu-ēre)

Piuccheperfetto

S. monu-ĕram io avevo ammonito ecc.


monu-ĕras monu-
ĕrat

P. monu-erāmus monu-
erātis monu-ĕrant

Futuro secondo

S. monu-ĕro io avr ammonito ecc.


monu-ĕris
monu-ĕrit

P. monu-erĭmus
monu-erĭtis monu-
ĕrint

Congiuntivo

Presente

S. mon-ĕam che io ammonisca, ecc.


mon-ĕas
mon-ĕat

P. mon-eāmus
mon-eātis mon-
ĕant

30
Imperfetto

S. mon-ērem che io ammonissi, ecc.


mon-ēres
mon-ēret

P. mon-erēmus mon-
erētis mon-ērent

Perfetto

S. monu-ĕrim che io abbia ammonito ecc.


monu-ĕris monu-
ĕrit

P. monu-erĭmus
monu-erĭtis monu-
ĕrint

Piuccheperfetto

S. monu-issem che io avessi ammonito ecc.


monu-isses
monu-isset

P. monu-issēmus monu-
issētis monu-issent

Imperativo

Presente

S. mon-ē ammonisci

P. mon-ēte ammonite

Futuro

S. mon-ēto ammonirai mon-ēto


ammonirà

31
P. mon-etōte ammonirete mon-ento
ammoniranno

Infinito
Presente
mon-ēre ammonire

Perfetto
monu-isse avere ammonito

Futuro
monit-ūrum, -ūram, -ūrum,
-ūros, -ūras, -ūra esse stare per ammonire

Participio
Presente
mon-ens, -entis che ammonisce

Futuro
monit-ūrus, -ūra, -ūrum che ammonirà

Gerundio
mon-endi di ammonire mon-
endo ad ammonire (ad) mon-
endum ad ammonire
mon-endo con l’ammonire

Supino
mon-ĭtum ad ammonire

2. Elementi di sintassi del periodo (I): proposizioni soggettive e oggettive

Le proposizioni soggettive sono quelle che – all’interno di un periodo composto da più proposizioni
– fungono da soggetto. Le proposizioni oggettive sono quelle che – in un periodo composto da più
proposizioni – fungono da complemento oggetto. Sia le prime che le seconde sono strutturate nel
modo seguente: il verbo è in forma infinita e il loro soggetto va in accusativo. Le proposizioni
soggettive dipendono di solito da verbi o espressioni impersonali come ‘si sa’, ‘è noto’ ecc. Le

32
proposizioni oggettive dipendono da verbi di dire, pensare ecc. (verba dicendi, sentiendi,
declarandi).

Es. di proposizione sogg.: constat te bonum esse ‘è noto che tu sei buono’ Es.
di proposizione ogg.: dico te bonum esse ‘dico che tu sei buono’.

Cominciamo a riflettere.
Maxima peccantium est poena peccasse: in questo periodo del filosofo Seneca si riscontra una prop.
sogg.: come si traduce?

Box 6 (Suggerimenti): Traduzione delle soggettive e delle oggettive. Nel tradurre un periodo in
cui ci sia una proposizione soggettiva o oggettiva bisogna prestare particolare attenzione a
distinguere il soggetto dell’infinitiva, in caso accusativo, da un altro eventuale accusativo
indicante un complemento oggetto. Esempio: constat te multa pericula vitavisse ‘è noto che hai
evitato molti pericoli’: te è il soggetto dell’infinitiva, pericula il complemento oggetto. Se non
ricordi le nozioni relative alle proposizioni soggettive e oggettive in italiano, leggi attentamente la
pagina dedicata al Supporto.

Box 8 (Supporto): Diversamente che in latino, in italiano le proposizioni soggettive e oggettive


sono di solito introdotte dalla congiunzione ‘che’ seguita da un verbo di modo finito; esempi:
‘che tu legga molto mi fa piacere’ (proposizione soggettiva); ‘vedo che leggi molto’ (proposizione
oggettiva).

Box 9 (Approfondimento): Molti verbi della II coniugazione indicano una condizione; esempi:
fulgeo ‘rifulgo’, algeo ‘ho freddo’, horreo ‘ho paura’. Questi verbi presentano un aspetto
durativo. Tale aspetto verbale si distingue, per es., dall’aspetto ingressivo (erubesco ‘divento
rosso’) o perfettivo (perficio ‘porto a termine, completo, realizzo’). Vanno ricordati anche i verbi
intensivi (territo ‘spavento’, rispetto a terreo) e frequentativi (dormito ‘dormicchio’, rispetto a
dormio).

Box 11 (Autovalutazione):
1) la 2ª pers. plur. del cong. perf. di video è: videritis, vidistis, videramus.
2) la 3ª pers. sing. del cong. presente di horreo è: horret, horruit, horreat.
3) la 2ª pers. sing. dell’indic. futuro primo di video è: videras, videbis, videbas. 4) monueras si
traduce: ‘hai ammonito’, ‘avrai ammonito’, ‘avevi ammonito’.
5) habuero si traduce: ‘avr ’, ‘avr avuto’, ‘avevo avuto’.
6) fulsit si traduce: ‘rifulse’, ‘rifulge’, ‘rifulgeva’.
7) docui si traduce: ‘insegno’, ‘insegnai’, ‘insegnavo’.

[N.B.: sono evidenziate in neretto le risposte esatte]

33
ESERCIZI

1) Coniugare i seguenti verbi: timeo (‘temere’), habeo (‘avere’).

2) Tradurre le seguenti voci verbali: vidisti, habueram, timuerunt, moneam, fulserunt.

Traduzioni indicative: vedesti, vedrai, vedevi; avr avuto, avevo avuto, ebbi; temono,
temettero, temeranno; ammonir , ammonisco, che io ammonisca; rifulgono, rifulgeranno,
rifulsero.

3) Tradurre le seguenti frasi: Constat magnam esse Atheniensium gloriam. Pericula cavete. Milites
periculum timent. Marcus equestrem obtinuit dignitatem. Marcet sine (‘senza’) adversario
virtus. Oportet homines periculum timere. Caesar monuit victoriam in cohortium virtute
constare.

Traduzioni indicative: È noto che è grande la gloria degli Ateniesi. State attenti ai pericoli. I
soldati temono i pericoli. Marco ottenne il grado di cavaliere. Il valore marcisce senza un
avversario. Bisogna che gli uomini temano il pericolo. Cesare ammonì che la vittoria
dipendeva dal valore delle coorti.

34
UNITÀ 7

La IV declinazione. La III coniugazione.

Manus manum lavat (‘Un mano lava l’altra’) è un noto proverbio latino, in cui ricorre il nome manus
‘mano’, della IV declinazione; di questa ora tratteremo.

Argom. 1. La IV declinazione

La IV decl. è costituita da nomi masch., femm. e neutri in -u.


Esempio della decl. dei nomi masch. e femm.: manus, -us (femm.) ‘mano’:

Singolare Plurale

Nom. man-ŭs Nom. man-ūs


Gen. man-ūs Gen. man-uŭm
Dat. man-uī Dat. man-ĭbus
Acc. man-ŭm Acc. man-ūs
Voc. man-ŭs Voc. man-ūs
Abl. man-ū Abl. man-ĭbus

Decl. dei nomi neutri; esempio: cornu, -us ‘corno’:

Singolare Plurale

Nom. corn-ū Nom. corn-uă


Gen. corn-ūs Gen. corn-uŭm
Dat. corn-ū Dat. corn-ĭbus
Acc. corn-ū Acc. corn-uă
Voc. corn-ū Voc. corn-uă
Abl. corn-ū Abl. corn-ĭbus

Argom. 1. La III coniugazione

35
La terza coniugazione è costituita dai verbi in -ĕre, con e tematica breve. Es.:
lego, -is, lēgi, lectum, legĕre ‘leggere’:

Indicativo

Presente

S. leg-o io leggo, ecc.


leg-ĭs
leg-ĭt

P. leg-ĭmus
leg-ĭtis leg-
unt

Imperfetto

S. leg-ēbam io leggevo, ecc.


leg-ēbas leg-
ēbat

P. leg-ebāmus
leg-ebātis leg-
ēbant

Futuro primo

S. leg-ăm io legger , ecc.


leg-ēs
leg-ĕt

P. leg-ēmus
leg-ētis leg-
ent

Perfetto

S. leg-i io lessi, ho, ebbi letto ecc.


leg-isti
leg-it

P. leg-ĭmus
leg-istis
leg-ērunt (leg-ēre)

36
Piuccheperfetto

S. leg-ĕram io avevo letto ecc.


leg-ĕras
leg-ĕrat

P. leg-erāmus
leg-erātis leg-
ĕrant

Futuro secondo

S. leg-ĕro io avr letto ecc.


leg-ĕris
leg-ĕrit

P. leg-erĭmus
leg-erĭtis leg-
ĕrint

Congiuntivo

Presente

S. leg-am che io legga, ecc.


leg-as
leg-at

P. leg-āmus
leg-ātis leg-
ant

Imperfetto

S. leg-ĕrem che io leggessi, ecc.


leg-ĕres leg-
ĕret

P. leg-erēmus
leg-erētis leg-
ĕrent

37
Perfetto

S. leg-ĕrim che io abbia letto ecc.


leg-ĕris
leg-ĕrit

P. leg-erĭmus
leg-erĭtis leg-
ĕrint

Piuccheperfetto

S. leg-issem che io avessi letto ecc.


leg-isses
leg-isset

P. leg-issēmus
leg-issētis leg-
issent

Imperativo

Presente

S. leg-ĕ leggi

P. leg-ĭte leggete

Futuro

S. leg-ĭto leggerai leg-ĭto


leggerà

P. leg-itōte leggerete leg-


unto leggeranno

Infinito
Presente leg-ĕre
leggere

38
Perfetto
leg-isse avere letto

Futuro
lect-ūrum, -ūram, -ūrum,
-ūros, -ūras, -ūra esse stare per leggere

Participio
Presente
leg-ens, -entis che legge

Futuro
lect-ūrus, -ūra, -ūrum che leggerà

Gerundio
leg-endi di leggere leg-
endo a leggere (ad) leg-
endum a leggere
leg-endo con il leggere

Supino
lect-um a leggere

Cominciamo a riflettere.
Tolle, lege scrive Agostino nelle Confessioni: come si traduce?

Box 6 (Suggerimenti): 1. Il comando. Le due voci verbali della rubrica Cominciamo a riflettere
sono due forme di imperativo presente (2ª pers. sing.). In latino il comando si pu esprimere anche
con il congiuntivo esortativo: caveat canem ‘(egli) stia attento al cane’. 2. Il comando negativo.
L’imp. negativo si rende con ne + il congiuntivo perfetto (ne maesti fueritis ‘non siate tristi’) oppure
con noli / nolite + l’infinito (nolite iudicare ‘non giudicate’). Va detto che è attestato anche, per es.
in poesia, ne con l’imperativo: tu ne cede malis ‘non cedere ai mali’ (Virgilio). Se non ricordi le
nozioni relative al modo di esprimere il comando in italiano, leggi attentamente la pagina dedicata al
Supporto.

39
Box 8 (Supporto): In italiano il comando è reso dal modo imperativo; anche in ital. si pu
adoperare il congiuntivo esortativo. Il comando negativo alla seconda persona si rende con ‘non’
e l’infinito. Un periodo come quello della rubrica Cominciamo a riflettere presenta due voci
verbali coordinate per asindeto, cioè senza il ricorso a una congiunzione. Qualora più
proposizioni di un periodo (o più elementi di una proposizione) siano collegati mediante
congiunzioni, si parla di polisindeto.

Box 9 (Approfondimento): Domi è locativo di domus (nome della IV decl.), e significa: ‘a casa’,
‘in patria’. Si trova in espressioni polari del tipo domi militiaeque, domi bellique ‘in pace e in
guerra’. Per espressione polare si intende un’espressione (per esempio una coppia di nomi) le cui
componenti indicano le due parti, le due metà, le due polarità di un tutto, e quindi una realtà nella
sua interezza: per es., ‘cielo e terra’; ‘guerra e pace’ ecc.

Box 11 (Autovalutazione):
1) la 1ª pers. plur. del cong. perf. di mitto è: miserimus, misimus, miseramus.
2) la 2ª pers. sing. del cong. presente di curro è: curres, curris, curras.
3) la 3ª pers. sing. dell’indic. futuro primo di concludo è: concludat, concludet, concludebat.
4) feceras si traduce: ‘hai fatto’, ‘avrai fatto’, ‘avevi fatto’.
5) cepero si traduce: ‘catturer ’, ‘avr catturato’, ‘avevo catturato’.
6) rapuit si traduce: ‘port via’, ‘porta via’, ‘portava via’. 7) vixit si traduce: ‘vive’, ‘visse’, ‘viveva’.

[N.B.: sono evidenziate in neretto le risposte esatte]

ESERCIZI

1) Coniugare i seguenti verbi: mitto (‘mandare’), duco (‘condurre’).

2) Tradurre le seguenti voci verbali: fecisti, duces, vivent, mittant, ceperunt, currerent.

Traduzioni indicative: facesti, facevi; condurrai, conduci; vivranno, vivono; che essi mandino,
che essi mandassero; prendevano, presero; che essi corressero, che essi corrano.

3) Tradurre le seguenti frasi: Manibus date lilia plenis. Augustus agebat Italos in proelia cum
patribus populoque. Capitolia ad alta aget currum. Ducis uxor parvulum sinu filium gerebat.

Traduzioni indicative: Spargete gigli a piene mani. Augusto conduceva gli Italici in battaglia
insieme con i senatori e il popolo. Guiderà il carro sull’alto del Campidoglio. La moglie del
comandante portava in braccio il figlioletto.

40
UNITÀ 8

Spesso si sente dire: ‘rinvio sine die’: ‘rinvio indefinito’ (letteralmente, ‘rinvio a data da
destinarsi’). Dies è un nome della V decl., di cui ora ci occuperemo.

La V declinazione

La V decl. è costituita da pochi nomi; tranne dies (‘giorno’) e meridies (‘mezzogiorno’), che
sono masch., tutti gli altri sono di genere femminile. Decl. dei nomi della V decl.: es.: dies,
diēi, masch. (‘giorno’)

Singolare Plurale

Nom. di-ēs Nom. di-ēs


Gen. di-ēī Gen. di-ērum
Dat. di-ēī Dat. di-ēbus
Acc. di-ĕm Acc. di-ēs
Voc. di-ēs Voc. di-ēs
Abl. di-ē Abl. di-ēbus

Al gen. e al dat. sing. la e della desinenza è lunga se è preceduta da vocale (come nel caso di
dies: diēī), è breve se è preceduta da consonante (come nel caso di fides: fidĕī).

Solo dies e res (‘cosa’) hanno la declinazione del plur. completa; gli altri nomi o mancano
completamente del plurale, oppure non hanno i casi indiretti (gen., dat. e abl.), come acies
(‘schiera’), effigies (‘immagine’), spes (‘speranza’) ecc.

La IV coniugazione

La IV coniugazione è costituita dai verbi in -īre, cioè con la i tematica lunga. Es.:
audio, -is, audīvi, audītum, audīre ‘ascoltare’.

Indicativo

41
Presente

S. aud-io io ascolto, ecc.


aud-īs
aud-ĭt

P. aud-īmus
aud-ītis aud-
iunt

Imperfetto

S. aud-iēbam io ascoltavo, ecc.


aud-iēbas aud-
iēbat

P. aud-iebāmus
aud-iebātis aud-
iēbant

Futuro primo

S. aud-iăm io ascolter , ecc.


aud-iēs
aud-iĕt

P. aud-iēmus
aud-iētis aud-
ient

Perfetto

S. audīv-i io ascoltai, ho, ebbi ascoltato ecc.


audīv-isti
audīv-it

P. audiv-ĭmus
audiv-istis
audiv-ērunt (audiv-ēre)

42
Piuccheperfetto

S. audiv-ĕram io avevo ascoltato ecc.


audiv-ĕras
audiv-ĕrat

P. audiv-erāmus
audiv-erātis audiv-
ĕrant

Futuro secondo

S. audiv-ĕro io avr ascoltato ecc.


audiv-ĕris
audiv-ĕrit

P. audiv-erĭmus
audiv-erĭtis audiv-
ĕrint

Congiuntivo

Presente

S. audi-am che io ascolti, ecc.


audi-as
audi-at

P. audi-āmus
audi-ātis audi-
ant

Imperfetto

S. aud-īrem che io ascoltassi, ecc.


aud-īres
aud-īret

P. aud-irēmus
aud-irētis aud-
īrent

43
Perfetto

S. audiv-ĕrim che io abbia ascoltato ecc.


audiv-ĕris
audiv-ĕrit

P. audiv-erĭmus
audiv-erĭtis audiv-
ĕrint

Piuccheperfetto

S. audiv-issem che io avessi ascoltato ecc.


audiv-isses
audiv-isset

P. audiv-issēmus
audiv-issētis audiv-issent

Imperativo

Presente

S. aud-ī ascolta

P. aud-īte ascoltate

Futuro

S. aud-īto ascolterai aud-īto


ascolterà

P. aud-itōte ascolterete aud-iunto


ascolteranno

Infinito
Presente aud-īre
ascoltare

44
Perfetto
audiv-isse avere ascoltato

Futuro
audit-ūrum, -ūram, -ūrum,
-ūros, -ūras, -ūra esse stare per ascoltare

Participio
Presente
audi-ens, -entis che ascolta

Futuro
audit-ūrus, -ūra, -ūrum che ascolterà

Gerundio
audi-endi di ascoltare audi-
endo ad ascoltare (ad) audi-
endum ad ascoltare
audi-endo con l’ascoltare

Supino
audīt-um ad ascoltare

Cominciamo a riflettere
Parturient montes, nascetur ridiculus mus (Orazio): come si traduce?

Box 6 (Suggerimenti): Idea del dovere. Spesso in latino si incontra un costrutto del tipo:
parentes amandi sunt ‘bisogna amare i genitori’, dove si nota l’uso del gerundivo
(amandus, -a, -um). Tale costrutto si chiama ‘perifrastica passiva’ e indica l’idea di
dovere. La persona o cosa che deve compiere l’azione va in dativo. Sulla presenza di tale
costrutto in italiano vd. la pagina dedicata al Supporto.

Box 8 (Supporto): Anche in italiano si rinvengono tracce del gerundivo: per es., si pu dire:
‘la costruenda casa’ = ‘la casa che deve essere costruita’. Di solito, per , in italiano – molto
più spesso che in latino – l’idea di dovere è espressa mediante il verbo ‘dovere’ +
l’infinito. Un altro modo di esprimere l’idea di dovere in ital. consiste nell’uso del verbo

45
‘essere’ seguito da ‘da’ + l’infinito: es.: ‘questo è un libro da leggere’, ‘è uno spettacolo da
vedere.’

Box 9 (Approfondimento): Significati di dies. Al plurale dies è sempre maschile; al


singolare pu essere sia maschile che femminile. Di solito il nome è maschile. È
femminile: a) quando, unito a un aggettivo o a un participio, indica un ‘giorno stabilito’
(dies certa, statuta, dicta); b) quando indica genericamente l’idea di ‘tempo’; c) quando
indica la data. L’italiano ‘domenica’ deriva da dies dominica ‘giorno del Signore’.

Box 11 (Autovalutazione):
1) spem è: acc. sing., acc. plur., gen. plur.
2) fide è: acc. sing., abl. sing., abl. plur.
3) dierum è: gen. sing., abl. plur., gen. plur.
4) res è: acc. plur., acc. sing., dat. plur.
5) rerum è: acc. sing., gen. plur., nom. sing.
6) dies è: acc. sing., acc. plur., abl. plur.
7) fidei è: gen. sing., abl. sing., dat. plur.

[N.B.: sono evidenziate in neretto le risposte esatte]

ESERCIZI

1) Coniugare i seguenti verbi: munio (‘fortificare’), venio (‘venire’).

2) Tradurre le seguenti voci verbali: venisti, munies, audient, muniant, venerunt,


esuriant.

Traduzioni indicative: venisti, venivi; fortificherai, fortifichi; ascolteranno, ascoltano;


che essi fortifichino, che essi fortificassero; venivano, vennero; che essi abbiano fame,
che essi avessero fame.

3) Tradurre le seguenti frasi: Poetae audiendi sunt. Philosophos audite. Audiverunt


Caesarem a Gergovia discessisse. Antiochum saepe disputantem audiebam.

Traduzioni indicative: Bisogna ascoltare i poeti. Ascoltate i filosofi. Vennero a sapere


che Cesare aveva lasciato Gergovia. Spesso ascoltavo discutere Antioco.

46
UNITÀ 9

La comparazione dell’aggettivo

Ubi maior, minor cessat ‘Dove c’è la persona più importante, quella meno importante si fa da
parte’: è un noto proverbio latino, dove si incontrano due forme di comparativo dell’aggettivo
(maior e minor); di questo tratteremo in questa unità.

Il comparativo
Come in ital., anche in latino l’agg. presenta i tre gradi di comparazione: di uguaglianza, di
minoranza, di maggioranza. Il comp. di uguaglianza si ottiene premettendo l’avv. tam
(‘tanto’) all’agg. di grado positivo; il secondo termine di paragone, nello stesso caso del
primo, è introdotto dall’avv. correlativo quam (‘quanto’): Marius tam pulcher est quam
Antonius ‘Mario è tanto bello quanto Antonio’. Il comp. di minoranza si ottiene
premettendo l’avv. minus all’agg. di grado positivo; il secondo termine di paragone, nello
stesso caso del primo, è introdotto dall’avv. correlativo quam (‘quanto’): Marius minus
pulcher est quam Antonius ‘Mario è meno bello di Antonio’.
Il comp. di maggioranza si ottiene aggiungendo il suffisso -ior (per il masch. e il femm.)
e -ius (per il neutro) e declinando poi come si declinano i nomi della III decl. con il tema in
consonante: quindi, p. es.: dulcis grado positivo; dulcior, -ius comp. di maggioranza:

Masch. e femm. Neutro

Nom. dulcior, dulcius


Gen. dulcioris ecc…

Il secondo termine di paragone è espresso con quam + il nome nel medesimo caso del I
termine (Marius pulchrior est quam Antonius), oppure in abl. (Marius pulchrior est Antonio):
‘Mario è più bello di Antonio’.

Il superlativo
Il superlativo si forma aggiungendo al tema dell’agg. il suffisso -issimus: dulcissimus; gli
agg. della I classe che terminano in -er aggiungono al nom. sing. masch. il suffisso -rĭmus:
pulcher: pulcherrimus (‘bellissimo’); asper: asperrimus (‘asperrimo’). Diversamente
dall’italiano, il latino non distingue morfologicamente il superlativo assoluto (dulcissimus,
‘dolcissimo’) da quello relativo (dulcissimus, ‘il più dolce’). Tuttavia anche in lat. è facile
individuare il superlativo relativo, perché esso è accompagnato dal complemento partitivo:
Vergilius est maximus poetarum Latinorum, ‘Virgilio è il più grande dei poeti latini’:
poetarum è gen. partitivo. Il compl. partitivo pu essere anche espresso con e/ex, de e l’abl., o
con inter e l’acc.

47
Forme abnormi di comparativo di maggioranza e di superlativo
Ecco alcune delle più rilevanti forme abnormi di comp. di maggioranza e di superlativo: bonus
(‘buono’): melior, optimus; magnus (‘grande’): maior, maximus; malus (‘cattivo’): peior,
pessimus; multus (‘molto’): plus; plurimus; parvus (‘piccolo’): minor, minimus.

Cominciamo a riflettere
Primus inter pares: come si traduce?

Box 6 (Suggerimenti): Confronto fra due aggettivi. La differenza fra italiano e latino circa
il modo di esprimere il confronto fra due aggettivi, è in alcuni casi notevole. Nel caso del
comparativo di maggioranza, il latino pone entrambi gli aggettivi al comparativo se le due
qualità non si escludono a vicenda, ma sussistono entrambe: Marius pulchrior est quam
altior (‘Mario è più bello che alto’’). Invece, quando una qualità esclude l’altra, entrambi gli
aggettivi, preceduti da magis, sono espressi al grado positivo: Marius magis pulcher est
quam sapiens ‘Mario è più bello che saggio’. Per il modo come si regola, al riguardo,
l’italiano, vedi la pagina dedicata al Supporto.

Box 8 (Supporto): In italiano, nel caso di confronto fra due aggettivi, il primo va al grado
comparativo, il secondo, invece, si esprime al grado positivo; esempio: ‘Mario è più
intelligente che diligente’. Il superlativo assoluto pu essere reso in italiano anche con
‘molto’ + l’agg. di grado positivo: ‘molto buono’ = ‘ottimo’.

Box 9 (Approfondimento): Alcuni aggettivi in -ilis, tra cui facilis e difficilis, hanno il
superlativo in -lĭmus, -lĭma, -lĭmum: facillimus e difficillimus rispettivamente. Gli aggettivi
in -dĭcus, -fĭcus, -vŏlus hanno il comparativo di maggioranza in -entior e il superlativo in -
entissimus: magnificus (‘magnifico’), magnificentior, magnificentissimus.

Box 11 (Autovalutazione):
1) maiorem è: acc. sing., acc. plur., gen. plur.
2) laetiore è: acc. sing., abl. sing., abl. plur.
3) maximarum è: gen. sing., abl. plur., gen. plur.
4) amoenissimos è: acc. plur., acc. sing., dat. plur.
5) dulcissimarum è: acc. sing., gen. plur., nom. sing.
6) antiquissima è: acc. sing., acc. plur., abl. plur.
7) latissimi è: gen. sing., abl. sing., dat. plur.

[N.B.: sono evidenziate in neretto le risposte esatte]

48
ESERCIZI

1) Declinare le seguenti forme: maior (‘maggiore’), longissimus (‘lunghissimo’).

2) Tradurre le seguenti forme: splendidior, acrior, minus antiquus, potentior,


amoenissimus.

Traduzioni indicative: più splendido, meno splendido; acerrimo, più accanito; meno
antico, antichissimo; potente, più potente; ameno, molto ameno.

3) Tradurre le seguenti frasi: Salus rei publicae suprema lex. Philosophia et litteris maxima
est gloria Athenarum. Vita rustica iucundior est quam urbana. Milites Romani fortiores
Graecis fuerunt.

Traduzioni indicative: La salvezza del Stato è la legge suprema. Nella filosofia e nella
letteratura è grandissima la gloria di Atene. La vita campestre è più piacevole di quella
urbana. I soldati romani furono più più forti di quelli greci.

49
UNITÀ 10

Elementi di sintassi del periodo (II): la consecutio temporum del congiuntivo

Sine experimento nemo sciet quid potueris ‘Senza un banco di prova, nessuno saprà di che
cosa tu sia stato capace’: in questo periodo troviamo applicata la consecutio temporum
(‘concatenazione dei tempi’) del congiuntivo, di cui ora tratteremo.

Il latino osserva rigorosamente i rapporti di contemporaneità, anteriorità, posteriorità che


intercorrono fra i tempi verbali della proposizione reggente e di quella dipendente. Possiamo
constatarlo molto bene considerando una proposizione interrogativa indiretta e la sua
reggente.
Bisogna prima richiamare una importante distinzione, quella fra tempi principali e tempi
storici; i primi sono il presente, il futuro e il perfetto logico (= passato prossimo ital.); i
secondi sono l’imperfetto, il perfetto storico (= passato remoto ital.) e il piuccheperfetto.
In dipendenza da un tempo principale, il rapporto di contemporaneità prevede nella
secondaria il congiuntivo presente, il rapporto di anteriorità il congiuntivo perfetto, il
rapporto di posteriorità la perifrastica attiva con sim. Esempi: nescio quis veniat (‘non so
chi venga’); nescio quis venerit (‘non so chi sia venuto’); nescio quis venturus sit (‘non so chi
verrà’).
In dipendenza da un tempo storico, il rapporto di contemporaneità prevede nella
secondaria il congiuntivo imperfetto, il rapporto di anteriorità il congiuntivo
piuccheperfetto, il rapporto di posteriorità la perifrastica attiva con essem. Esempi:
nesciebam quis veniret (‘non sapevo chi venisse’); nesciebam quis venisset (‘non sapevo chi
fosse venuto’); nesciebam quis venturus esset (‘non sapevo chi sarebbe venuto’).

Cominciamo a riflettere
Vide quid agas (Terenzio): come si traduce?

Box 6 (Suggerimenti): Rapporti temporali. Per quanto riguarda la consecutio temporum, è


opportuno precisare che il latino è più rigoroso dell’italiano. In questo spazio e in quello
seguente si segnalano le principali divergenze fra le due lingue in proposito. In lat., in
dipendenza da tempo principale, l’azione anteriore va sempre al perfetto (Nescio quis
fuerit). In dipendenza da tempo principale o storico l’azione futura è espressa dalla
perifrastica attiva con sim o essem rispettivamente (Nescio quis venturus sit; Nesciebam
quis venturus esset). Anche per esprimere un concetto valido in ogni tempo il latino
applica la consecutio temporum (Sciebam quam multae res adversae essent). In tutti e tre
questi casi l’italiano si regola diversamente: vedi, al riguardo, la pagina dedicata al
Supporto.

Box 8 (Supporto): In italiano, in dipendenza da tempo principale, l’azione anteriore pu


essere espressa mediante l’imperfetto congiuntivo (‘Non so chi fosse’). In dipendenza da

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tempo principale o storico l’azione futura è espressa rispettivamente mediante il futuro e il
condizionale passato (‘Non so chi verrà’; ‘Non sapevo che sarebbe venuto’). L’italiano
pu esprimere un concetto valido in ogni tempo – senza determinazioni temporali –
prescindendo dalla consecutio temporum, quindi utilizzando il presente (atemporale)
anche in dipendenza da un tempo storico: ‘Sapevo quanto numerose siano le avversità’.

Box 9 (Approfondimento): Il latino conosce una particolare costruzione, la cosiddetta


perifrastica attiva. Essa si forma con il participio futuro attivo + il verbo sum, e indica
l’intenzione di compiere un’azione o l’imminenza dell’azione medesima: esempio:
laudaturus sum: ‘ho intenzione di lodare’, ‘sto per lodare’, ‘sono sul punto di lodare’.

Box 11 (Autovalutazione):
In dipendenza da nescio quid è corretto:
1) dicat, dicit, dicet.
2) dixisset, dixerit, dixit.
3) dicturus sit, dicturus esset, dicet.

In dipendenza da nesciebam quid è corretto:


4) ageret, agat, agebat.
5) egisset, egerit, egit.
6) aget, acturus sit, acturus esset.

[N.B.: sono evidenziate in neretto le risposte esatte]

ESERCIZI

1) Tradurre le seguenti frasi: Video quam multos homines una ruina fortuna involvat. Vide
quid de Marco dicas. Homines nesciunt quid futurum sit. Non vides quanto aliter patres,
aliter matres indulgeant? Quid homo posset, nisi temptando non didicit. Non refert quam
multos, sed quam bonos libros habeas.

Traduzioni indicative: Vedo quanti uomini la fortuna travolga in una sola rovina. Bada
a ci che dici sul conto di Marco. Gli uomini non sanno che cosa accadrà. Non vedi
quanto sia diverso l’affetto dei padri e quello delle madri? L’uomo non conosce le
proprie possibilità se non provando. Non importa quanti libri tu abbia, ma quanto buoni.

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