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CAPITOLO 4:

La fonologia è lo studio dei suoni della lingua intesa come un sistema astratto (secondo trubekoj), dunque è
il livello della lingua relativo alla forma dell’espressione e la sua unità minima è il FONEMA, cioè il
complesso delle proprietà fonologicamente rilevanti. Le proprietà rilevanti sono quelle associate ad una
funzione, e x trubekoj noi distinguiamo 3 diverse funzioni, ossia: DISTINTIVA: consente di distinguere tra
loro 2 significanti: sonorità nelle coppie minime italiane = Pollo – Bollo ( la P e la B sono due fonemi in
quanto modificano il significato della parola, dunque due parole che differiscono per un fonema formano
una COPPIA MINIMA), grazie alla sonorità dunque io riesco a distinguere queste due parole; FUNZIONE
CULMINATIVA: consente di individuare il numero di unità, e contando gli accenti si possono contare le
unità, dunque il numero di parole fonologiche di cui si compone un significante; e FUNZIONE DELIMITATIVA
la quale consente di individuare un margine lineare di un unità, per ex: in FRANCESE la sillaba finale
accentata indica sempre la condizione della fine della parola che ci permette di individuare quante sono le
parole fonologiche.
Noi ci concentriamo soprattutto però sulla funzione DISTINTIVA; Per capire se effettivamente una proprietà
di un suono ha funzione distintiva noi ricorriamo alla prova di COMMUTAZIONE e di PERMUTAZIONE:
commutazione = mare – pare ( vi è dunque uno scambio sull’asse paradigmatico con una relazione tra gli
elementi presenti e assenti che potrebbero configurare nella stessa posizione); Permutazione = mare –
rame ( vi è dunque uno scambio sull’asse sintagmatico e una relazione tra due elementi COMPRESENTI).
Ciascun fonema si definisce infatti per rapporto agli altri, come unità che si oppone ad altre unità con cui
stabilisce un rapporto paradigmatico, per cui in questo caso il fonema /p/ risulta definito come unità che si
oppone a /b/, il quale viceversa può essere considerato come l’unità che si oppone a /P/.
Nel capitolo precedente noi abbiamo parlato di fonetica e dunque dell’analisi fonetica la quale consiste nel
confrontare il caso specifico ( alta, posteriore, non arrotondata, nasale, velare etc…) con il meccanismo
umano di produzione dei suoni linguistici; al contrario nell’analisi FONOLOGICA vengono analizzati i diversi
sistemi linguistici, inoltre nella trascrizione fonologica devono essere rappresentate solo e tutte le unità del
significante tra parentesi OBLIQUE e non quadre.
Come abbiamo già detto precedentemente, l’unità minima della fonologia è il fonema e noi attuiamo una
differenza sostanziale tra fonema e ALLOFONO, gli allofoni sono le diverse realizzazioni fonetiche di un
medesimo fonema: possiamo dire che in italiano i suoni (a) (A) (ae) vanno intesi con tre diverse
realizzazioni e quindi sono 3 ALLOFONI ma di un’unica unità del significante di un MEDESIMO FONEMA, es:
fare: [‘fa.re
], [‘fA.re], [‘fae.re]. Quest’esempio ovviamente non vale per tutte le lingue, ad esempio in francese
abbiamo una diversa pronuncia tra ‘A’ e ‘AE’

INVENTARIO FONOLOGICO DI UNA LINGUA:


Si definisce inventario fonologico di una lingua l’insieme delle unità del significante di quella lingua. Queste
si dividono a loro volta in due gruppi: I SEGMENTI, e I COSTITUENTI PROSODICI.

ESAME DELLA DISTRIBUZIONE:


Un’ulteriore prova utile a determinare l’inventario fonologico è costituita dall’esame distribuzionale. Dato
due elementi A e B, questi possono logicamente avere le seguenti distribuzioni nel contesto linguisitco:
- distribuzione complementare: in tutti i contesti in cui compare l’elemento A è escluso l’elemento B e
viceversa

-distribuzione sovrapposta: in tutti i contesti in cui compare l’elemento A si sovrappongono solo in parte a
quelli in cui compare l’elemento B e viceversa

- distribuzione coincidente: in tutti i contesti in cui compare l’elemento A compare anche l’elemento B e
viceversa.

Quella più importante è la distribuzione complementare introdotta da Daniel …. Il quale afferma che un
fonema è una famiglia di suoni , famiglia nel senso che non comprende tutte le variazioni ma solo quelle più
macroscopiche. Per esempio la nasale velare di ‘’anca’’ è diversa dalla ‘’n’’ di ‘’nano’’ perché si formano con
due configurazioni articolatorie diverse che pur essendo tali formano parte delle stesse famiglie di suoni
perché non si troveranno mai entrambe nello stesso contesto, questo fenomeno è chiamato ‘’variante
combinatoria’’. Ci sono alcuni casi in cui due suoni sono in distribuzione complementare ma sono
totalmente diversi che è inverosimile che il parlante li consideri come due realizzazioni diverse di una stessa
unità, per esempio, riprendendo la ‘’n’’ di ‘’nano’’ e la ‘’n’’ di ‘’anca’’, queste ultime sono diverse ma hanno
anche proprietà comuni, per questo motivo la mente del parlante le mette insieme nella stessa
categorizzazione, ma se prendiamo in considerazione il caso della ‘’n’’ fricativa laringale con la ‘’n’’ nasale
velare in inglese, queste due sono in distribuzione complementare.
In italiano abbiamo osservato la presenza di 5 foni nasali: bilabiale, labiodentale, alveolare, palatale e
velare, due di questi, la nasale labiodentale e quella velare, si trovano in distribuzione complementare con
gli altri tre.

ALLOFONIA CONDIZIONATA:

L’allofonia condizionata è dovuta all’influsso del contesto linguistico e si verifica generalmente quando due
allofoni sono in distribuzione complementare. Nel caso delle vibranti dell’italiano, le varianti coinvolte sono
mutamente sostituibili in tutti i contesti. Questa viene chiamata ALLOFONIA LIBERA.

I TRATTI:

Fino a questo punto abbiamo considerato il fonema come il costituente minimo della forma
dell’espressione linguistica, possiamo però chiederci se sia possibile analizzare anche il fonema in elementi
più semplici che si combinano tra loro simultaneamente. Si considerino per esempio i due fonemi italiazi /s/
e /z/. L’opposizione tra questi due elementi può essere verificata considerando alcune coppie minime
presenti quasi esclusivamente nella varietà toscana dell’italiano, tra cui: chiese = /kjɛse/ (passato remoto di
chiedere) – chiese = /kjɛze/ (plurale di chiesa). L’opposizione si verifica solo in posizione intervocalica,
davanti a consonante quindi non si può avere un’opposizione distintiva tra /s/ e /z/ . Il fenomeno è noto come
NEUTRALIZZAZIONE. Dobbiamo quindi supporre che i due fonemi /s/ e /z/ abbiamo numerose proprietà
comuni, quelle che rimangono attive anche nei casi di neutralizzazione e che consentono di distinguere
entrambi gli elementi da tutti gli altri fonemi dell’inventario fonologico. Ma oltre a queste è presente una
proprietà distintiva, la differenza nel GRADO DI SONORITA’, che consente di differenziare tra loro i due
elementi e che viene sospesa nei contesti in cui questi si neutralizzano.
Ogni singolo fonema ci appare dunque come un insieme simultaneo di proprietà diverse: ciascuna di queste
consente di differenziare quel fonema dagli altri elementi dell’inventario. In questa prospettiva fu introdotta in
fonologia la nozione di TRATTO come esito ultimo dell’analisi. Il tratto non costituisce un’unità della lingua e
non si può presentare isolatamente nella sequenza dell’espressione, ma devono sempre combinarsi tra loro
in fasci simultanei, cioè in fonemi.
La nozione di tratto ha diverse teorie:

1) Nella loro formulazione originaria, dovuta soprattutto a Jakobson i tratti sono intesi come TRATTI
DISTINTIVI, hanno cioè la proprietà di distinguere tra loro i fonemi dell’inventario fonologico. Inoltre
ogni tratto è strettamente binatio, ammette cioè esclusivamente due valori: la presenza o l’assenza
di una proprietà. Questa teoria fu poi messa da parte a favore di quella di Chomsky.

2) Nella seconda teoria abbiamo invece una concezione classificatoria dei tratti: questi vengono intesi
come CLASSI NATURALI DI SUONI , in tale prospettiva i tratti furono intesi soprattutto come
proprietà della sola produzione.

3) Inoltre abbiamo ancora un’altra teoria che è la più recente, in cui i tratti sono intesi come proprietà
COMPONENZIALI dei suoni che vengono diffuse su segmenti diversi in alcuni processi fonologici, in
particolare nell’assimilazione e nell’armonia vocalica.

Uno dei sistemi vocalici che meglio si presta a esemplificare il funzionamento dei tratti è quello del turco. In
questa lingua sono presenti 8 fonemi vocalici, che possono essere rappresentati in ipa attraverso gli
elementi /i, y, o, a, o, i, u/. All’interno di una medesima parola gli otto fonemi non possono combinarsi
liberamente ma tendono a dividersi in diversi gruppi , e le parole ereditarie attestano o tutte vocali
anteriori o tutte vocali posteriori – centrali, tale fenomeno prende il nome di ARMONIA VOCALICA. Per dar
conto a questa differenza è sufficiente introdurre un tratto [arretrato] che distingua tra vocali anteriori [ -
arretrato] e vocali posteriori o centrali [+ arretrato]. Un secondo gruppo di suffissi ha invece un’alternanza
tra 4 diverse vocali /i, y, i, u/. Otteniamo in questo modo due altre serie parallele che possono essere
distinte dal tratto [basso]: le vocali caratterizzate da [- basso] sono quelle di questo gruppo di suffissi,
mentre tutte le altre sono [+ basso]. Infine l’ARMONIA è regolata anche da un altro tratto che è quello
[arrotondato], che distingue tra vocali [- arrotondato] ovvero /i,i/ , e vocali [+ arrotondato] ovvero /y, u/.

TRATTI PER LA DISTINZIONE DEL LUOGO DIAFRAMMATICO CONSONANTICO:

Nella distinzione dei luoghi diaframmatici del consonantismo si sono succedute numerose soluzioni. Per
esempio nella fonologia generativa classica si opera soprattutto attraverso la combinazione di due tratti
articolatori: [cronale] che caratterizza positivamente gli elementi realizzati con la corona della lingua
[avanzato] che assume valore positivo in tutti gli elementi prodotti nella regione compresa tra gli alveoli
dentali e le labbra, cioè anteriormente alla cosiddetta ‘’cresta alveolare’’. Pertanto saranno caratterizzati da
[+ avanzato] tutte le labiali, le labiodentali, le dentali, le alveolari; da [- avanzato] tutte le postalveolari, le
retroflesse, le palatali, le velari, le uvulari, le faringali e le glottidali.
Le consonanti specificate dai tratti [- cronale] e [+ avanzato] sono tutte le bilabiali e le labiodentali.
L’italiano presenta nel suo inventario occlusive e una nasale bilabiale, e fricative labiodentali. Pertanto non
c’è opposizione distintiva tra i due luoghi bilabiale e labiodentale, e le ulteriori distinzioni tra gli elementi
presenti nell’inventario coinvolgono altri tratti indicanti il modo di articolazione e l’attività laringea.
Il sistema delle consonanti che assumono il valore [+ cronale] è piuttosto ricco, e comprende tutte le
dentali, le alveolari, le retroflesse e le postalveolari. In italiano, per specificare ulteriormente il luogo
diaframmatico è sufficiente la distinzione operata dal tratto [avanzato], responsabile per esempio delle
seguenti distinzioni esemplificate attraverso alcune coppie minime:

Per dar conto alle distinzioni presenti in alcune lingue è necessaria l’introduzione di un ulteriore tratto,
[distribuito], relativo all’ampiezza del diaframma, che tende a essere maggiore nelle articolazioni dentali e
postalveolari, pertanto caratterizzate da [+ distribuito], e minore in alveolari e retroflesse associate quindi
al tratto [- distribuito].
I diversi modi di articolazione sono distinti innanzi tutto dal tratto [sonorante]: sono considerate
[+sonorante] le nasali, le laterali e le vibranti; mentre saranno [- sonorante] tutte le ostruenti, ovvero le
occlusive, affricate e fricative.
Per la distinzione delle diverse classi di ostruenti ricorriamo a due tratti: [continuo] e [soluzione ritardata]; il
primo di questi fa riferimento alla capacità di tenuta della consonante: le fricative sono specificate come [+
continuo] mentre le occlusive e le affricate hanno il valore [- continuo]. Le affricate sono quindi poi
specificate come [+ soluzione ritardata] mentre le occlusive saranno [- soluzione ritardata].
Nel trattamento dei modi di articolazione delle sonoranti si fa invece uso dei tratti [laterale] e [nasale] ,
ovviamente le consonanti nasali saranno [+nasale] mentre le altre sonoranti sono [- nasale]; le laterali
saranno [+ laterale] mentre le vibranti [-laterale].
Inoltre abbiamo ancora un altro tratto che è quello SILLABICO che è marcato positivamente in tutti gli
elementi che possono occupare il nucleo della sillaba, quindi in italiano le sole vocali, e avrà invece valore
negativo [-sillabico] in tutte le unità che non hanno tale proprietà.
Ancora abbiamo i tratti laringei; il primo di questi è [sonoro] e indica la presenza o assenza di vibrazione
glottidale, e tutti i fonemi che hanno il tratto [+ sonorante] avranno di conseguenza il tratto [+ sonoro] e
così via.

AUTOSEGMENTABILITA’:

Fino a questo momento abbiamo parlato di SEGMENTABILITA’ , ossia abbiamo visto il fonema come
un’unità definita da un fascio di tratti che agiscono SIMULTANEAMENTE.
Nel caso dell’AUTOSEGMENTABILITA’ abbiamo invece dei fonemi rappresentati su 2 diversi livelli in cui
sono collocati elementi reciprocamente AUTONOMI, detti autosegmenti. Questi due livelli sono: il livello
scheletrico dove sono collocate esclusivamente le posizioni dei segmenti, e il livello timbrico dove sono
collocati i tratti fonologici. Il rapporto tra questi due livelli è stabilito mediante una serie di linee di
associazione che collegano tra loro gli autosegmenti.

ACCENTO E PAROLA FONOLOGICA:

Per quanto riguarda la fonologia dell’accento ci soffermiamo sulla prominenza principale di parola. In
relazione a questa, le lingue si dividono in due gruppi: in alcuni sistemi la posizione dell’accento è
interamente predicibile: così il francese accentano l’ultima sillaba della parola, il ceco la prima. In alcuni casi
agiscono algoritmi più complessi, come si è mostrato poco più in alto a proposito della ‘’legge della
penultima’’ in latino. In altre lingue invece la posizione dell’accento è solo parzialmente prevedibile: per
esempio in italiano l’accento cade in una delle ultime 3 sillabe della parola. All’interno di questa finestra la
sua posizione è specificata lessicalmente.

Con parola fonologica o prosodica si intende una sequenza di sillabe organizzare attorno ad un solo
accento.

I PROCESSI FONOLOGICI: NON HO CAPITO

ASSIMILAZIONE E DISSIMILAZIONE:

Con assimilazione si intende un processo fonologico in cui uno o più segmenti assumono parte o tutti i tratti
di un diverso segmento. L’assimilazione può essere dunque TOTALE o PARZIALE, inoltre può essere A
CONTATTO quando i due segmenti sono tra loro adiacenti, e a DISTANZA se i due segmenti sono separati da
uno o più elementi. Poi ancora abbiamo la distinzione tra assimilazione REGRESSIVA quando il segmento
successivo influisce su quello precedente, e assimilazione PROGRESSIVA quando il segmento precedente
influisce su quello successivo, e BILATERALE quando due segmenti si influenzano a vicenda.
Con DISSIMILAZIONE si intende invece il processo inverso.

LENIZIONE E FORTIZIONE: NON HO CAPITO

INSERZIONE, CANCELLAZIONE E METASTASI:


L’inserimento di un segmento è ulteriormente classificato secondo la posizione assunta da quest’ultimo: si
parla di PROSTESI se il nuovo elemento è inserito in posizione iniziale di parola; di EPENTESI se inserito
all’interno della parola e di EPITESI alla fine della parola.
Abbiamo poi la cancellazione che è anche questa classificata rispetto alla posizione dell’elemento
soppresso rispetto alla parola: si parla dunque di AFERASI per la caduta di un elemento all’inizio di una
parola, SINCOPE se a cadere è un elemento all’interno della parola, e di APOCOPE fine della parola.
Meno sistematico è infine il processo di METATESI, ovvero il mutamento di ordine degli elementi in una
determinata sequenza.

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