Fonologia
La disciplina che studia in che modo i foni si raggruppano in classi, e in che modo queste classi si organizzano
all’interno di ciascuna lingua, costituendo le unità pertinenti (la seconda articolazione), si chiama fonologia,
ragionando esattamente nei termini della dicotomia tra langue e parole di Saussure.
Per fonologia si intende lo studio degli elementi segmentali (fonemi) e soprasegmentali (accento, sillaba ed
intonazione). La differenza sostanziale tra le materie della fonetica e della fonologia è l’obiettivo della ricerca
scientifica.
Nello studio di ogni lingua storico-culturale, secondo Saussure bisogna distinguere due aspetti complementari:
PAROLE= Saussure intende l’uso concreto, individuale ed irrepetibile che un determinato gruppo di parlanti
fanno in un certo momento evolutivo di una lingua.
LANGUE= Saussure intende la lingua come un insieme di regole che serve alla comunicazione.
I due aspetti sono inscindibilmente legati l’uno all’altro.
Il processo in questione avviene più o meno così:
I parlanti delle lingue, grazie alla loro facoltà di linguaggio, riconducono gli infiniti usi linguistici (atti di
parole) ad un sistema finito di elementi, le classi di una lingua che poi organizza tali usi rendendoli
riconoscibili. Queste classi poi successivamente costituiscono la langue. La langue è quindi il risultato
dell’unione tra significante e significato.
Secondo Saussure, ciò che fa il parlante quando sente un fono è quello di classificarlo (atto di classificazione),
quindi prende il fono ascoltato e lo riconduce ad un insieme finito di classi di foni. Questi tipi ideali necessari
per dare ordine alle realizzazioni fonico-acustiche è chiamato fonema.
In breve quindi, il sistema linguistico o LANGUE non è altro che il modello di fonemi che i parlanti hanno
per la classificazione degli usi linguistici, mentre la PAROLE è l’applicazione pratica di questo modello, che
fanno i parlanti all’interno del processo di comunicazione.
La fonetica si occupa dello studio delle parole, mentre la fonologia si colloca al livello della langue.
Un’altra distinzione che Saussure fa è quella dell’immagine acustica e del concetto. L’immagine acustica
non è altro che la traccia psichica che i parlanti elaborano per classificare i foni.
Quindi la fonetica si occupa del suono materiale, quindi la realizzazione concreta dei significanti prodotti con
la voce e percepiti con l’orecchio, mentre la fonologia si occupa dello studio del significante e della sua
struttura interna. Ogni suono producibile dall’apparato fonatorio umano rappresenta un potenziale fono, il
quale è la realizzazione concreta di un qualunque suono del linguaggio.
Fonetica e fonologia per Trubekoj→ si occupa della parole, e quindi della produzione dei foni in quanto
fatto articolatorio, meccanico, fisico ed uditivo. Se ne occupa nella misura in cui individua le caratteristiche
empiriche che costituiscono la realizzazione dei singoli foni e li classifica sulla base della somiglianza
empirica di queste caratteristiche. Le lingue, rendono queste caratteristiche pertinenti, raggruppando foni simili
entro classi astratte, caratterizzate da alcuni tratti chiamati ‘’tratti pertinenti’’ e rendendo questi tratti, delle
unità che possono svolgere la funzione di cambiare il significato delle parole modificandone il significante a
livello di seconda articolazione
Se prendiamo la stessa parola e sostituiamo la vibrante [R] di mare e la laterale [L] scopriamo che
l’opposizione di mare e male è un’opposizione pertinente in italiano, cioè scopriamo che i due foni che sono
in qualche modo simili per certi aspetti, in italiano se vengono sostituiti in uno stesso punto della catena
fonica, producono due parole diverse. Ciò significa che [R] e [L] sono due fonemi, e ciascuno di essi può
creare due realizzazioni diverse. Quindi una coppia di parole che siano uguali in tutto tranne che per la
presenza di un fonema al posto di un altro in una certa posizione forma una ‘’coppia minima’’. Una coppia
minima identifica sempre due fonemi. Quando i foni hanno (in una data lingua) valore distintivo, cioè si
oppongono sistematicamente ad altri foni nel distinguere e formare le parole di quella lingua, si dice che
funzionano come fonemi. I fonemi sono le unità minime della fonologia, mentre i foni sono le unità minime
della fonetica.
Cos’è la fonologia? → è lo studio del sistema dei suoni di una lingua destinati a svolgervi una funzione
distintiva. Essa cioè si pone a livello astratto (secondo alcuni linguisti psichico mentale) e tralascia le
modalità concrete di realizzazione/articolazione fisica dei suoni. Questi suoni sono suoni che i parlanti di una
lingua realizzano in modo concreto attraverso la produzione di foni, ma si organizzano ad un livello astratto.
Le lingue organizzano le classi di suoni effettivamente prodotti dai loro parlanti in una serie di categorie, che
costituiscono il sistema fonematico (tradizione americana) o fonologico (tradizione europea). Non esistono
due lingue al mondo che hanno lo stesso sistema fonologico, in quanto questa branca della linguistica si
occupa di una lingua in particolare, a differenza della fonetica.
La competenza fonologica è una conoscenza mediante la quale i parlanti estrapolano dai concreti foni una
base costante o schema che concorre a formare un type astratto, distintivo o contrastivo in relazione al
significato di due o più parole se sostituito, in particolari contesti, a un altro tipo di suono. Questa unità
astratta si chiama fonema e si rappresenta convenzionalmente fra barre oblique mentre il fono, ossia la
realizzazione concreta o variante fonetica di un fonema, si trascrive tra parentesi quadre.
Fonema → /…/ Fono→ […]
Foni diversi che costituiscono realizzazioni differenti di uno stesso fonema si dicono allofoni (o varianti
foniche) di un dato fonema
Tratti distintivi
Dobbiamo al linguista praghese Nicolai Trubeckoj, che nel 1939 scrisse i Principes de phonologie e
introdusse nella linguistica moderna la nozione di fonema, la formulazione di alcune regole per stabilire se
due foni abbiano o meno valore distintivo e siano, dunque, la manifestazione di fonemi differenti in una
lingua data:
1) ‘’quando due suoni ricorrono nelle medesime posizioni e non possono essere scambiati fra loro
senza con ciò mutare il significato delle parole o renderle irriconoscibili, allora questi de suoni sono
realizzazioni fonetiche di due diversi fonemi’’→ nella linguistica americana sono detti in
distribuzione contrastiva. Hjelmslev chiamerà questa proprietà commutativa. Questo è il caso delle
coppie di parole identiche che si distinguono solo per un elemento (coppie minime)
Coppie minime→ feste veste
se sostituisco il primo fono [f] con il corrispondente fono coarticolato ma sonoro [v] ottengo veste.
Quindi, siccome in italiano, feste e veste sono due parole diverse, e [f] e [v] non sono due varianti di uno
stesso fonema ossia allofoni, formano una coppia minima.
2) Quando due suoni della stessa lingua compaiono nelle medesime posizioni e si possono scambiare
fra loro senza causare variazione di significato della parola, questi due suoni sono soltanto varianti
fonetiche facoltative [ nella linguistica americana sono dette varianti libere] di un unico fonema.
es→ [rema] [Rema]→ monovibrante uvulare o ‘’erre moscia’’. Aspetto influenzato da fattori
sociali, di provenienza geografica e caratteristiche personali del singolo parlante. Questo è il caso
degli allofoni.
Un caso è quello della parola tedesca Kirche.
Da questa parola possiamo avere diverse pronunce, e questo può dipendere dalla diversa provenienza
geografica del singolo parlante. In materia, però, una certa variabilità viene offerta dalla consonante uvulare
[R], la quale normalmente viene trascritta come fricativa, in altre zone come vibrante uvulare
(la cosiddetta R moscia) o addirittura come vibrante dentale. Di conseguenza si hanno diversi modi di
pronuncia.
Possiamo dunque dire che nella parola KIRCHE il fono, può essere commutato (sostituito), senza che venga
cambiato il rapporto tra significante e significato che costituisce il segno linguistico. Infatti, in questo caso, il
significante non cambia affatto, cambia solo la sua realizzazione a livello fonetico.
A tal proposito, si dice che questi foni sono varianti dello stesso fonema [R], e quindi sono chiamati allofoni.
3) Quando due suoni di una lingua, simili dal punto di vista articolatorio, non ricorrono mai nelle stesse
posizioni, esse sono due varianti combinatorie dello stesso fonema [nella linguistica americana sono
due allofoni in distribuzione complementare]
Es→ [nazo] [aŋkora]→ n alveolare e velare, allofoni in distribuzione complementare
varianti dello stesso fonema, ma cambiano i foni che seguono la n. La loro distribuzione è strettamente
condizionata dalla coarticolazione con altri foni e quindi non possiamo mai trovare ciascuna delle
varianti in posizioni diverse da quelle che sono stabilite in base alle regole di co-articolazione.
I fonemi si possono analizzare sulla base delle caratteristiche articolatorie che li contrassegnano, possiamo
identificare /t/ come occlusiva dentale sorda e /d/ come occlusiva dentale sonora. Due fonemi sono
differenziati da almeno un tratto fonetico pertinente binario. La ‘’correlazione’’ di sonorità, o ‘’sordità’’ è
molto importante perché in molte lingue interviene a differenziare parecchie coppie di fonemi uguali per gli
altri tratti. Partendo da queste considerazioni, è stata sviluppata in fonologia la teoria dei tratti distintivi, che
consente di rappresentare economicamente tutti i fonemi come un fascio di alcuni tratti distintivi con un
determinato valore + o – grazie anche all’utilizzazione di proprietà acustiche soltanto articolatorie.
Tratti che differenziano e oppongono ampie classi di foni o fonemi, molto utilizzati dalla recente teoria
fonologica sono: + o – coronale, + o – sonorante, + o – sillabico, + o – ATR.
Coronali→ sono foni prodotti con la corona, cioè la parte anteriore della lingua, apice e lamina, sollevata
rispetto alla posizione di riposo
Sonoranti→ sono foni prodotti a canale vocale aperto e libero, senza turbolenze del flusso d’aria dovute alla
differenza di pressione fra l’interno della cavità orale e l’esterno
Sillabici→ sono foni che possono costituire nucleo di sillaba
ATR→ contraddistingue i foni prodotti con la radice della lingua spostata in avanti (Advanced Tongue Root)
Coppia minima e Serie minima→ tutte quelle coppie e serie di parole che in tutte le lingue sono
caratterizzate dal fatto che al livello di seconda articolazione, quindi a livello delle unità fonologiche, la
sostituzione di un fonema con un altro produce una differenza completa del significato sul piano del
contenuto della parola.
Le distinzioni fonemiche (o fonologiche) di una lingua possono essere verificate servendosi di coppie o serie
di parole identiche in tutto tranne che per l’opposizione di un unico fonema che viene, appunto, commutato.
Tali parole si chiamano coppie minime (se sono due) pane cane
oppure serie minime (se sono più di due) care, mare, pare
Fonotassi→ l’identificazione di coppie o serie minime consente di classificare quelli che il parlante (in modo
parzialmente inconsapevole) riconosce come i tipi di combinazioni fra suoni permesse nella sua lingua.
Es→ cane-mane-tane-vane-lane è una serie minima che non si può completare con parole come bane e giane,
perché anche se si tratta di parole possibili ed accettabili non si possono legare alla serie minima di parole.
L’insieme di restrizioni caratteristiche di ogni data lingua costituiscono la sua fonotassi e riguarda
sostanzialmente l’unità fonologica superiore al fonema chiamata sillaba (e dotata di funzione prosodica)
Fonotassi→ fono=suono tassi= ordine
Nella linguistica strutturale formale il fonema, inteso come grandezza oppositiva, relativa e negativa
(secondo la definizione del valore linguistico di Saussure) è individuato anzitutto in base alla posizione
all’interno della lingua come forma pura (ovvero in base alla sua distribuzione), senza tener conto delle sue
qualità foniche positive e considerandolo come una semplice ‘’casella vuota’’ nella rete strutturale delle
opposizione
Quando consideriamo le parole che abbiamo visto essere delle coppie minime (pollo bollo), quello che noi
realizziamo sono dei foni [p] [b], in cui noi cogliamo una realizzazione fonica che si concretizza in una
caratterizzazione distintiva o positiva e cogliamo la possibilità che la commutazione ci metta in evidenza di
che natura è l’opposizione che c’è tra questi due suoni.
Es→ pollo bollo→ l’opposizione che c’è tra questi due fonemi è molto più simile di quanto
non appaia tra pollo e rollo, perché [p] e [b] sono realizzati in maniera
foneticamente molto simili e la sola caratteristica articolatoria che risulta
pertinente a distinguerli è la presenza o assenza di sonorità.
Ecco allora che la commutazione di suoni all’interno di una lingua ci porta a definire il fonema come
grandezza dotata di valore distintivo in virtù di alcuni tratti che sono tratti distintivi (o pertinenti), che sono
già dei tratti positivi. Per tratti positivi si intende che si realizzano non come semplici tratti formali, come
nella definizione distribuzionale di fonema. I fonemi sono insiemi di tratti distintivi.
Una delle conseguenze della definizione fornita da Jakobson del fonema come fascio di tratti distintivi che
rendono un’unità fonematica pertinente ai fini della commutazione è alla base di una importante proposta per
formulare una teoria fonologica ambiziosa di grande flessibilità e che possa essere applicata ai sistemi
fonologici di tutte le lingue che si basa esattamente sull’idea che in tutte le lingue, i fonemi sono in realtà dei
fasci simultanei di tratti distintivi. Questa teoria fonologica si chiama ‘’fonologia binarista’’.
Fonologia binarista→ Jakobson, Chomsky e Halle hanno individuato un certo numero, chiuso e
relativamente limitato, di proprietà denominate tratti distintivi (una dozzina per Jakobson, oltre 30 per
Chomsky e Halle) di natura binaria (basate cioè sulla presenza e assenza) le quali, opportunamente
combinate, possono dar conto di tutti i fonemi attestati o anche solo possibili nelle lingue del mondo. Si tratta
per lo più di tratti articolatori, ma nei vari elenchi elaborati dai linguisti compaiono anche tratti di natura
acustica o uditiva.
Per i contoidi→ sillabico (se si tratta di un nucleo di sillabe, non accade con consonanti)
consonantico, sonorante, sonoro, continuo, nasale, rilascio ritardato, laterale, arretrato,
anteriore, coronale
Per i vocoidi→ sillabico, consonantico, sonorante (presenza di una modificazione sensibile, quindi di una
vibrazione prodotta dagli organi interessati nel processo di fonazione nell’emissione di aria)
arrotondato, alto, basso, arretrato
La definizione di fonema, quindi, più vicina a quella che è la sua effettiva realizzazione concreta:
un’analisi empirica basata sulla sostanza fonica, infine definisce il fonema come classe di foni o fascio di
differenze foniche. Il fonema, questo livello, sarà definito sia in base ai caratteri pertinenti ai fini della
commutazione sia in base a ulteriori caratteristiche, distinguibili sul piano articolatorio e uditivo che
costituiscono la serie dei suoni allofoni e si sedimentano nella norma di realizzazione fonica dell’unità
funzionale. La norma è una sorta di possibile campo di variabilità in cui un’unità astratta come un fonema
può essere realizzata all’interno di una comunità linguistica in modi diversi, in virtù del fatto che vengono
lasciati inalterati i tratti pertinenti (i quali consentono di riconoscerlo ed opporlo ad altri fonemi) e vengono
cambiati e aggiunti altri tratti articolatori che sono in qualche modo opzionali.
La [r] francese sarà perciò definita come una vibrante sonora dento-alveolare, o come vibrante uvulare, o
ancora come una vibrante alveolare non arrotondata (in questo caso si parla di allofoni, le cui minime
differenze dipendono dalla provenienza geografica del parlante).
Una regola fonologica è un meccanismo che connette una rappresentazione fonologica astratta a una
fonetica, operando una serie di cambiamenti soggetti a restrizioni.
Le regole fonologiche possono:
1) Cambiare alcuni tratti→ dico (1 pers. Sing verbo dire)→ dice (3 pers sing verbo dire) la vocale si
palatalizza
2) Inserire dei segmenti-→ in storia (assenza dopo suono in)—in istoria→ per iscritto
3) Cambiare l’ordine dei segmenti (metatesi)→ miraculum→ periculum
4) Cancellare un segmento→ vino+aio= vinaio
Tra gli effetti della produzione quasi contemporanea di suoni successivi si crea il processo della
coarticolazione. Le unità discrete dei fonemi producono delle trasformazioni visibili nel nostro parlato, che
sono dei fenomeni in base ai quali i foni che realizzano dei fonemi che sono giustapposti nel flusso del
segnale, si influenzano tra di loro in due modi possibili: assimilandosi o elidendosi
1) Assimilazione→ sono quei processi in virtù dei quali due foni contigui all’interno della catena fonica
che realizzano due fonemi ben distinti, tendono a trasmettere caratteristiche articolatorie l’uno
all’altro in base ad un meccanismo che può essere:
regressivo→ dove il fono successivo trasmette alcune caratteristiche al fono precedente o tutte
le caratteristiche; es: in+ ragionevole= irragionevole (totale)
es: in+ probabile= improbabile (parziale)
progressivo→ dove il primo fono della catena trasmette alcune delle sue caratteristiche al fono
successivo; es: want to=wanna (totale)
es: dog+s= dog[z] (parziale)
metafonesi→ assimilazione a distanza, frutto di un processo di armonizzazione vocalica
es: nero= niri (plur, di nero in dialetto umbro)
fusione o sandhi→ assimilazione talmente forte che le parole si uniscono
es: les amis= [lƐza’mi]
2) Elisioni→ fenomeni in cui la pronuncia di strutture fonologiche articolate che si realizzano nel
parlato reale in maniera rapida, produce a seguito della coarticolazione la caduta di alcuni foni che
andrebbero pronunciati in un parlato sorvegliato
es: we asked him= [wiɶstǝm]
L’italiano standard ha 28 fonemi (30 se si considerano fonemi indipendenti le approssimanti /j/ e /w/).
Vi sono due aspetti problematici della fonologia dell’italiano che determinano la variabilità dell’alfabeto
fonematico:
- Differenze regionali→ influiscono su alcune distinzioni fonologiche
fricativa, affricate, vocali medio-alte vs medio-basse, velarizzazione nasali,
raddoppiamento fonosintattico
- Statuto delle consonanti geminate→ sono una parte delle consonanti dell’italiano. Consonante
geminata indica un suono consonantico la cui durata sia
apprezzabilmente più lunga di quella delle consonanti
ordinarie, dette brevi o scempie, indipendentemente dal
fatto che il suono venga rappresentato ortograficamente da una
lettera singola o da una doppia.
es: pazzo e non pazo
quindi abbiamo molti casi in cui parole dell’italiano si
distinguono perché presentano di fatto la stessa realizzazione
fonica di un fonema, ma in un caso sottoforma di fonema
semplice, singolo, breve e nell’altro caso sottoforma di fonema
consonantico geminato
es: fato→ fatto azione→ [at’tsjo:ne] (con due z)
dita→ ditta
Per quanto riguarda l’aspetto regionale emergono diverse questioni:
1) Rendimento funzionale→ le opposizioni tra /s/ /z/ /ts/ /dz/ etc.. non hanno uno statuto chiaro e varia
dalle regioni
2) Differenze di apertura→ l’opposizione fra vocali medio-alte e medio-basse che si attua soltanto in
posizione tonica, cioè quando le rispettive vocali sono in sillaba accentata
3) Raddoppiamento fonosintattico→ consiste nell’allungamento della consonante iniziale di una parola
quando questa sia preceduta da una delle parole di una serie che appunto provoca il fenomeno
es→ dove vai? A Roma= [a r’ro:ma]
Quindi se noi dobbiamo considerare come fonemi indipendenti fonemi che si oppongono tra loro in base alla
prova di commutazione, tutta la serie di consonanti brevi rispetto a tutta la serie di consonanti che possono
essere geminate bisogna aggiungere altri 15 fonemi.
Elementi soprasegmentali
Sillaba→ la sillaba è un’unità prosodica costituita da uno o più foni agglomerati attorno a un picco di
intensità. Essa è formata da un nucleo sempre presente (vocalico o che funge da vocale), eventualmente
preceduto da un attacco o testa e seguito da una coda. Nucleo +coda formano la rima. La rima cioè l’insieme
del nucleo e della coda, determina il ‘’peso’’ di una sillaba. È detta pesante una sillaba che abbia una coda o
che abbia come nucleo una vocale lunga; negli altri casi le sillabe sono dette ‘’leggere’’
(fai schema ppt)
Tono→ ogni sillaba può essere pronunciata con altezze diverse (in base alla tensione delle pliche vocaliche
che altera la frequenza fondamentale o altezza musicale); ma mentre in italiano questo aspetto non è
distintivo, ha solo valore espressivo, in altre lingue lo è. Ad esempio il cinese distingue quattro toni:
- alto costante
- alto ascendente
- basso discendente
- basso ascendente
In molte lingue, dette appunto ‘’lingue tonali’’ o lingue a toni, il tono può avere valore distintivo pertinente a
livello di parola, cioè può distinguere da solo parole diverse per il resto foneticamente del tutto eguali. Si
parla in tal caso di ‘’tonemi’’.
Intonazione→ picchi e avvallamenti nell’altezza dei suoni o foni in sequenza danno un effetto percettivo
detto intonazione, o curva melodica. In italiano l’andamento del gruppo tonale o ritmico ha valore distintivo
in ambito sintattico
es: per distinguere frasi affermative da interrogative ed esclamative
Lunghezza→ è la durata temporale con cui vengono realizzati i suoni. In italiano è distintiva solo quella
consonantica es: fato – fatto, mentre la lunghezza vocalica non ha funzioni fonologiche.
La lunghezza vocalica è maggiore nel caso delle vocali toniche, o può marcare espressivamente e
affettivamente un’enfasi sulla parola stessa.
La lunghezza vocalica è distintiva in latino classico e fra le lingue europee più diffuse, come nel tedesco
Nella fonetica sperimentale su base acustica, appositi apparecchi e programmi di analisi del suono
consentono di fornire rappresentazioni in termini di tracciati dei caratteri fisici della catena parlata, prodotta,
in quanto segnale acustico. I diagrammi ottenuti mediante la scomposizione del segnale nelle proprietà ed
elementi che lo formano sono detti spettrogrammi