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Germanica lezione 6

Esempio dewb che fa vedere come la dh iniziale diven7 d in germanico.


A differenza della B indoeuropea, che è un fonema piu@osto raro, la dh non era in fonema raro.
A inizio di parola , che è una posizione forte , quando in realtà questo avviene anche quando la consonante
si troverebbe in posizione post nasale —> se c’è una nasale ci sono due sillabe, quindi, in realtà, pur non
essendo a inizio di parola il fonema si trova a inizio sillaba.
Se davan7 ci fosse una vocale, la divisione in sillabe avrebbe meno rilevanza, dal punto di vista fone7co,
perché viene a crearsi una forte differenza.

Il terzo passaggio prevede la perdita dell’ aspirazione, perché non c’è più la necessità ci mantenere un
opposizione con le consonan7 occlusive sonore, è così esse sono sparite.
Così facendo, viene a verificarsi una sorta di rotazione , chiamata anche rotazione consonan7ca —> in
tedesco, la parola è “Laut-verschiebung” , che viene formata da Laut, che significa suono, mentre
verschiebung, prende il significato di qualcosa che scivola, e quindi c’è una sorta di scivolamento dall’una
all’altra. Questo ci fa capire che:
o Se p, si trasforma in f, allora b, si trasforma in p;
o Bh , chiamata b con aspirazione, si trasforma in b semplice.
Quindi è una sorta di tornare indietro l’uno con l’altro; ogni fonema va a rimpiazzare quello precedente, un
volta che il primo passaggio è avvenuto.

Il terzo passaggio della prima rotazione, è più complesso, perché ques7 esi7 bh, dh, gh, ghw, sono quello
che si vedono nella posizione forte, e invece, nella posizione debole si trovano esi7 di frica7va , e non
occlusiva (fila di mezzo) e lo si vede nelle parole inglesi che hanno avuto esi7 diversi, in alcuni contes7, la
ghw si è modificata.
Per quando riguarda la parola tungw, in realtà, essendoci una nasale davan7 non va tanto modificata.

Gh e ghw, non possono venire pronunciare insieme, prima luna o prima l’altra, ma sicuramente un fonema
con due appendici tendeva a essere difficile da pronunciare; infaX, una lingua complessa come il sanscrito
che ha tan7ssimi fonemi aspira7, non ha però le labbio velari, e ha già una semplificarne in più rispe@o alle
lingue del gruppo kentum , infaX una cara@eris7ca del gruppo santem è quella di non avere labbiovelari.

Passaggio tra la legge della prima rotazione consonan2ca e la legge di Verner

La legge di Verner, è una specie di appendice della legge della rotazione consonan7ca, che viene chiamata
normalmente prima legge di Grimm (LV I: Laut-verschiebung 1), e prende il nome del primo suo scopritore .
Questa legge di Grimm, a volte fa cilecca, nel senso che non la si trova dove c’è da aspe@arsela, cioè dove
c’è un esito di frica7va sorda, ma bensì di frica7va sonora e li si viene a scoprire perché —> intanto l’unica
frica7va sorda indoeuropea, la S, sia le frica7ve sorde del protogermanico, f, th e kh, esito della legge di
Grimm regolare, possono trovarsi come sonore invece che sorde, quando si trovano in determinate
condizioni —> cioè condizioni che incoraggiano la sonorizzazione di un suono sordo.
1. All’interno di parola, non quindi in posizione iniziale;
2. In un contesto sonoro, cioè preceduta e seguita da vocali, semivocali o sonan7 (L, M, N, R);
3. Non devono essere preceduta da sillaba accentata —> perché l’accento dell’indoeuropeo
originariamente non è fisso su una sillaba, ma lo si può trovare su sillabe diverse, anche per
esempio nel corso della flessione.

La legge di Verner ci mostra che questo processo assimila7vo si verifica, però, soltanto se la sillaba
precedente al fonema interessato, non è portatrice di accento, e questo perché l’accento indoeuropeo può
avere accen7 su sillabe diverse, come un italiano, ad esempio sul verbo amare. Nella prima coniugazione, io
amo, l’accento è sulla a, mentre, in amar l’accento non è più sulla a radicale, ma sulla desinenza.

è l’accento si trova sulla radice o sulla desinenza a seconda della forma flessa che noi abbiamo.

La legge di Verner è stata scoperta successivamente alla legge di Grimm, e l’ha completata.

La parola indoeuropea (ie), che aveva l’accento sulla prima sillaba (brater), e ha uno sviluppo perfe@amente
regolare in germanico.
1. La consonaste occlusiva sonora aspirata, perde l’aspirazione e diventa una occlusiva sonora
semplice;
2. la vocale a lunga si trasforma in o lunga ;
3. la consonante alveolare sorda t si trasforma nella frica7va non esa@amente corrispondente, ma
che viene considerata corrispondente, perché si trasforma in una frica7va interdentale;
4. La e in un primo momento rimane, ma successivamente le vocali atone cominceranno a ridurmi
dramma7calmente nelle lingue Germaniche, con una forza che non ha paragone nell’italiano
(sopra@u@o nell’italiano standard);
5. La r finale, come la r precedente, rimane uguale.
Le altre parole, dalla seconda in poi, sono influenzate dalla legge di Verner, e quindi si ha prima un
passaggio che riguarda soltanto la legge di Grimm (dalla seconda in poi), tranne in aw’s-on, perché la s è già
frica7va, quindi non c’è in passaggio per la legge di Grimm.
Tu@avia, il fa@o che l’accento di queste parole non è sulla prima sillaba, quindi non è sulla sillaba che viene
considerata radicale, secondo indoeuropeo. Dopo che è avvenuta la rotazione consonan7ca germanica, la
frica7va sorda provocata da questa legge, come anche la frica7va sorda indoeuropea s, tendono a
sonorizzarsi perché sono in una situazione in cui questo può avvenire, perché l’accento non si trova sulla
sillaba precedente e quindi non blocca il processo.

L’accento indoeuropeo una volta che si è verificata questa evoluzione, si fissa sulla sillaba radicale, ed e così
che la parola fathér, diventa father con l’accento sulla prima sillaba, esa@amente parallelo a brother, ma
originariamente non era così, e questo spiega perché father abbia la d e non la z —> questo processo
assimila7vo della legge di Verner si può verificare nel secondo dei due lessemi, ma non nel primo.

Da qui si può notare come alcune parole dell’ indoeuropeo diven7no germaniche, e a volte sono parole di
cui qualcosa è intuibile, come ad esempio ma:’te:r, mother, è vicino a madre dell’italiano; come se’p(t)m
che è molto vicino al se@e dell’italiano, rispe@o septem del la7no.
- La m finale dell’ indoeuropeo tende alla n in germanico, come con se’p(t)m, che in germanico è
cambiato in ‘seßun.

L’accento
L’accento indoeuropeo è libero, cioè può cadere sedi diverse della parola, e anche, all’interno della flessione
della stessa parola, quindi abbiamo un nomina7vo con l’accento “pter” e un voca7vo con “ptè”, e questo
fenomeno si rispecchia nel greco classico, che dal punto di vista dell’accento conserva bene tante
par7colarità dell’accento indoeuropeo; invece, il la7no da una parte e il germanico dall’altra, va analizzato
perché hanno banalizzato, perché hanno fissato l’accento:
- nel caso del la7no, l’hanno fissato sulla terzul7ma sillaba;
- Nel caso del germanico, che ha un corpo della parola più breve, l’accento è posto sulla prima sillaba
radicale.

C’è, quindi, stato uno sviluppo, da un accento libero ad un accento fisso —> l’accento si trova su una sede
della parola.
La lingua con accento fisso, ta le lingue europee, è il francese, anche se l’inglese e il tedesco i mostrano
delle tendenze a causa del vasto numero di origine o manza che hanno assorbito, e vanno a ri7rare
l’accento sulla prima sillaba radicale, per le parole che arrivano nella lingua successivamente.
Es: compassione, compassion (fr)), e compassion (ing),con l’accento che è tonato indietro per nostare
sull’ul7ma sillaba.

Un cambiamento, ancora più importante, anche se nello scri@o è difficile da notare, è il cambiamento di
7po di accento, l’accento ie è infaX, un accento che sembra tonale e non di intensità, tonale cioè che non
da più forza alla sillaba accentata rispe@o alle altre.
Espiratorio: la sillaba accentata si dis7ngue per la forza espiatoria.

In italiano ci sono residui di intonazione, come nel napoletano, dove la sillaba accentata è anche portatrice
di una tonalità diversa rispe@o alle altre, e da un intonazione par7colarmente musicare all’eloquio, invece,
laddove l’italiano standard presuppone una totale prevalenza della forza espiatoria, quindi della sillaba
tonica, rispe@o a quella atona, anche se l’accento in italiano tende a rispe@are le sillabe atone, ma questo
avviene principalmente nei dialeX del nord Italia, infaX tendono ad avere un corpo della parola che si
riduce; e invece , meno nei dialeX del centro sud dove la parola è pronunciata con sillabe toniche e atone
con una lunghezza comparabile della sillaba, laddove in inglese non è così , infaX, là, la tonica è messa in
evidenza a discapito delle sillabe atone.
Ø L’accento musicale dell’indoeuropeo può essere considerato un “pitch”, che indica l’intonazione
acuta, quasi stridula in segno di una possibile emozione che impone alla voce di avere questo tono
par7colare.
Ø Invece, l’accento “stressed”, è un accento di intensità e significa porre preso su qualcosa, enfa7zzare
in senso metaforico, ma in senso reale significa porre una pressione.
Lo stressed produce queste sillabe in evidenza a discapito delle altre e quindi si ha questa situazione
di riduzione della parola.
Nell’indoeuropeo , essendo una lingua ricostruita, si ha più difficoltà a dire se l’accento fosse totalmente o
parzialmente libero, mentre per le lingue classiche, in genere, hanno un accento parzialmente libero: sia il
greco classico sia ancora meno il la7no e un po’ di più l’italiano.

Laddove una lingua cerca di evitare gli accen7 secondari deve però ridurre le sillabe atone, ed è quello che
avviene, con par7colare forza, in inglese (tu@e le lingue germaniche hanno questa tendenza); la presenza di
questo accento così forte che sposta e indebolisce le sillabe che non sono accentate, spiega perché poi la
pronuncia deve essere così rido@a e spiega perché le lingue germaniche a poco a poco hanno grossi
problemi con le desinenze, perché quelle indoeuropee sono a@accate alla radice ma non sono la radice,
tranne per pochissimi sostan7vi, e nel momento in cui le sillabe atone tendono a ridursi, l’intera flessione
tende a ridursi.
Esempio di una parola germanica, per la quale si può trovare un origine indoeuropea è la radice *mark-o,
quello della parola marca, importante per la Danimarca o le marche, mA comunque terre di confine.
Da questa parola si arriva anche alla parola marchese, che ha un ruolo delicato perché gli viene consegnato
dal re una terra che si trova al confine. Marchese in ambito germanico veniva chiamato margravio , la radice
graf viene usata in tedesco con il valore della parola conte.

La radice, è la radice che di trova nella parola “margo – marginis”, parola La7na che ha dato margine
dell’italiano (È una parola nasale come homo-hominis).

ü Le parole so@o sono degli anni passa7, non ci servono.

- Aw > o —> è la7no, esempio di come anche il la7no ha subito numerosi passaggi.
Il germanico ha delle chiare evoluzioni secondarie che non sono importan7, come:
- La “e” nasale che rendendo a chiedersi va via via a trasformarsi a “i”;
quando si parla di nasale + consonaste si va a parlare di nasale implicata che spiega la forma di
“wen’tos” e di “‘bhendh-on-om” .

Il Germanico presen6 elemen6 di semplificazione nei confron6 dell’ indoeuropeo.


- Quelle in verde sono le isoglosse vocaliche;
- Quelle in arancione sono quelle che riguardano consonan7 e accento, dove l’accento si lega
fortemente al problema delle consonan7, dal momento che la legge di verner avviene solo in
determinate condizioni rispe@o all’accento.

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