Le varianti combinatorie dipendono da un certo contesto: la nasale n (nasale dentale) diventa una
nasale labiodentale ɱ in un contesto ben preciso: quando si trova prima di una consonante
labiodentale, come f o v
(n ɱ / __f , __v).
Nelle parole inferno e inverno (vi è anche un rapporto di coppia minima), la n davanti a queste due
parole non è la stessa n di nano (contesto neutro davanti a vocale). Il luogo di base della nasale è
dentale, ma davanti alle consonanti labiodentali, questa nasale cambia il luogo di articolazione. L’aria,
come sappiamo, durante la nasale passa attraverso il naso, ma l’apparato dentale si sta già preparando
a realizzare i suoni seguenti che sono labiodentali.
La nasale dentale diventa invece velare quando si trova davanti a delle consonanti velari ( n ŋ /__k ,
__g). Ad esempio in parole come fungo o anche, si sente che la nasale non è la stessa di nano o dente (in
dente si tratta di una nasale davanti a consonante dentale. La nasale di fungo è una nasale che in
inglese troviamo anche in finale di parola, mentre in italiano la troviamo solo come allofono, ovvero
variante di n in un contesto ben preciso (davanti alle consonanti velari).
La nasale labiodentale e la nasale velare non sono fonemi dell’italiano perché non possono trovarsi in
tutte le posizioni. Non sarebbe possibile sostituire alla n dentale in una parola come nano, la n
labiodentale o quella velare, non possono occorrere davanti a vocale infatti, ma possono occorrere
solamente prima di una consonante che abbia lo stesso luogo di articolazione.
La n dentale diventa una nasale bilabiale quando è davanti alle bilabiali (n m / __p , __b , __m). La
parola impossibile, deriva dal prefisso in- che si mette davanti agli aggettivi per esprimere il contrario
(adatto in + adatto = inadatto). In questo caso, avremmo in + possibile = impossibile la n è
diventata m (la scriviamo anche così) perché una nasale dentale davanti a consonante bilabiale
diventa bilabiale.
Non posso lo scriviamo con n, ma lo pronunciamo con m. Non c’è una pausa, le due parole
morfologiche sono un’unica parola fonologica, le pronunciamo con un’unica emissione di voce
(nomposso). La n davanti a una bilabiale p, viene pronunciata come una bilabiale. Un altro esempio è
immorale (in + morale) che diventa immorale (davanti alla stessa m la nasale diventa bilabiale).
REGOLE FONOLOGICHE
Avendo in mente il fonema /n/, posso avere 4 diverse realizzazione dello stesso, che sono 4 allofoni di
n:
1) La prima è la [n] stessa, ovvero la [n] dentale
2) Nasale labiodentale [ɱ]
3) Nasale velare [ŋ]
4) Nasale bilabiale [m]
La [m] (n bilabiale) però è un po’ diversa dalle altre perché sappiamo che si tratta anche di un fonema
dell’italiano. Infatti abbiamo parole come nano e mano (coppia minima). In questo caso non dipende
dal contesto perché entrambe stanno davanti a vocale, cosa che non sarebbe possibile con la nasale
labiodentale o con quella velare. Inoltre, questo vale in tutte le posizioni, possiamo avere anche lana e
lama. La nasale labiodentale e quella velare sono soltanto allofoni di /n/. Per quanto riguarda la nasale
bilabiale, può essere sia un allofono di n, sia un fonema a sé stante. In contesti diversi, la nasale dentale
e quella bilabiale possono alternarsi e dare origine a parole dal significato diverso la nasale bilabiale
è un fonema dell’italiano.
In alcuni casi però , la nasale bilabiale può anche essere allofono di /n/, come in impossibile, o non
posso.
In spagnolo, l’occlusiva bilabiale sonora diventa fricativa bilabiale in un contesto ben preciso, ovvero
tra due vocali: b β / v__v (beber si pronuncia con la prima b occlusiva, mentre la seconda si
pronuncia fricativa, una via di mezzo tra b e v – quindi cambia il modo di articolazione in questo caso).
Stesso contesto, sempre davanti a vocali, anche la d diventa fricativa (come in dedo) – cambia il modo
di articolazione (la regola fonologica colpisce i fremi dello stesso tipo).
Stesso vale per la g ɣ / v__v (se una regola fonologica colpisce un segmento (un fonema) colpisce
tutti quelli dello stesso tipo; ad esempio nella parola lago.
Queste tre regole che valgono per lo spagnolo possono diventare una regola sola:
occlusiva sonora fricativa / v__v
un’occlusiva sonora diventa fricativa in contesto intervocalico (luogo di articolazione rimane lo stesso,
rimane sonora, cambia solo il modo). Regola che spiega la distribuzione degli allofoni in spagnolo.
Regola fonologica del fiorentino, simile allo spagnolo, ma che colpisce i fonemi sordi invece di quelli
sonori.
p ɸ / v__v : occlusiva bilabiale che diventa fricativa perché le labbra non si chiudono.
Le occlusive e le vocali sono suoni più diversi che ci siano, le vocali sono continue e le occlusive sono
momentanee. Una occlusiva tra due vocali è in una posizione di debolezza, rendendola fricativa la
rendiamo più simile alle vocali, non chiudendo completamente la cavità orale. Abbiamo un suono
sordo tra due suoni continui. Queste regole fonologiche sono leggi di minimo sforzo articolatorio. La
nasale abbiamo detto che fa passare l’aria attraverso il naso mentre la bocca si sta preparando ad
articolare la consonante seguente. Per questo la nasale diventa velare. Si tratta di leggi di minimo
sforzo: questi suoni occlusivi in mezzo a suoni continui sono in una posizione di debolezza e quindi
tendiamo a renderli fricativi.
k x / v__v : occlusiva velare sorda che diventa fricativa sempre in contesto intervocalico
s + consonante
s sorda [s] s sonora [z]
fricativa dentale sorda s sonora perché quella che segue è sempre una cons sonora
spazio sbaglio
stadio sdentato
scacco sgraziato
sfatto svernare
smacco
snodato
srotolare
slabbrato
in italiano non si pensa più che la [z] sia un fonema a sé stante ma è diventato una variante:
s z / __c sonora : la fricativa dentale sorda diventa sonora davanti a consonante sonora
nel caso della nasale cambiava il luogo di articolazione, nel caso dello spagnolo e del fiorentino
cambiava il modo di articolazione, mentre in questo caso cambia la sonorità . Mentre la s intervocalica
cambia a seconda della provenienza geografica, la s intervocalica è così per tutti.
Questo non vale però in inglese, dove s + consonante = sempre sorda (molti italiani pronunciano male
la parola snow ad esempio, rendendo la s sonora, mentre in realtà è sorda). Un altro esempio è smart
(in italiano con la s sonora indica la macchina, lo stesso vale per lo smoking, parole integrate con
l’italiano). In inglese infatti non esistono parole che inizino per i nessi consonantici sb, sd, sg, sv
(pronunciandolo sonoro in effetti suona molto male). Ci sono parole che iniziano per s + liquida o
nasale. In italiano invece sonorizzando la s le abbiamo rese molto più pronunciabili.
Inglese: s finale
In inglese la s sonora è un fonema a sé stante (coppie minime sip-zip; ice [ais]- eyes [aiz]). La s iniziale
prima di cons è sempre sorda, la s finale?
s z / v , c sonora __ ## (# indica che siamo in fine di parola) : la s fricativa dentale sorda diventa
sonora se preceduta o da vocale o da consonante sonora.
è una regola un po’ speculare a quella dell’italiano (in italiano all’inizio, in inglese alla fine), anche se in
italiano s + vocale sempre sorda.
In inglese quindi il suono [z] (fricativa dentale sonora) è sia un fonema a sé stante, sia un allofono di
[s]