DISPENSA DI DIZIONE:
REGOLE PER LA CORRETTA PRONUNCIA
DELLA LINGUA ITALIANA
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Premessa:
Questa sintetica dispensa nasce dalla necessità di mettere a fuoco tutte le regole della corretta
pronuncia della lingua italiana.
Per capire il lavoro che seguirà è importante comprendere un aspetto fondamentale legato al
linguaggio: la comunicazione umana si avvale, per la maggior parte dei casi, del linguaggio
verbale che si è tradotto per i vari popoli e le varie culture in una lingua o in un dialetto. Il
linguaggio è determinato dal legame tra il segno grafico di una parola (Grafìa) e il suono che ne
deriva (Fonéma): per esempio, quando impariamo una lingua straniera, non solo apprendiamo
come si scrive una parola ma dobbiamo anche fare nostro il modo in cui la stessa viene
pronunciata.
E’ importante notare che le regole che fanno parte del corretto apprendimento della lingua
italiana e, quindi, della sua corretta fonetica purtroppo nelle scuole non vengono insegnate.
b. Perché quando recitiamo per essere COMPRESI in maniera CHIARA da chi ci ascolta
è necessario parlare nel linguaggio più diffuso e più studiato nel nostro paese: la lingua
italiana (troppo spesso il nostro linguaggio comune è il prodotto della contaminazione
tra la lingua italiana e le cadenze o i dialetti che udiamo intorno a noi ).
c. Perché non è lecito pensare che uno spettacolo teatrale (pensando al teatro come forma
di conoscenza e di riflessione sulla realtà a disposizione di tutti) venga, a causa del
linguaggio usato, capito e apprezzato solo dai pochi che comprendono i concetti
espressi dai vostri fonemi di uso comune.
Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai in una selva oscura ,che la diritta via era
smarrita…
Se la pronuncia fosse questa :
Neel mézzoo del cammin di nustra vita mi ritrovai in una silva oscura, ch’è la diritta via ira
smarrita1…
le E dette chiuse quando devono essere aperte o le O aperte quando devono essere chiuse
rischiano non solo di mettere a repentaglio la comprensione del testo (mandando in fumo tutto
il lavoro dell’Autore) ma addirittura di stravolgerne il senso.
Per esempio, la parola mezzo ha due significati diversi a seconda del tipo di accento fonico
utilizzato:
1
dove le vocali sono state variate per dare al lettore la sensazione sonora dello spettatore che sente recitare questi vèrsi con una dizione
sbagliata
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Mézzo: aggettivo; 1. detto di frutto prossimo ad infradiciare, marcire; 2 . fig. corrotto
moralmente.
Mèzzo: aggettivo; 1. di cosa che costituisce la metà di un intero; 2. medio, intermedio fra due
limiti [...]; sostantivo maschile 1. strumento , procedimento o altro di cui si vale per giungere ad
un fine.
Appare chiaro che lo spettatore che conosce le due accezioni della parola “mezzo”, avrà grosse
difficoltà di comprensione dei versi sopra citati, nei quali si possono individuare due tipi di
errore: l’individuazione dell’accento fonico e, ancora più grave, l’individuazione dell’accento
tonico.
Errore tipico nelle parole omografe (parole aventi stessa grafia ma significato diverso):
ANCORA
àncora ancóra
In questo ed in altri errori può incappare l’attore che presume di parlare quotidianamente un
italiano dalla dizione corretta.
Fortunatamente esistono persone che si esprimono con una corretta dizione italiana perché
abituati ad ascoltare ed a vivere in un ambiente dove si parla un italiano corretto.
Fatta questa premessa possiamo inoltrarci nello studio delle regole che questa dispensa si
propone di evidenziare.
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Definizioni:
Accènto Tònico: è l’accento che viene segnato sulla sillaba che deve essere pronunciata con un
maggior volume nella voce e che caratterizza quindi l’intonazione della parola.
Accènto Fònico : indica se il timbro della vocale su cui cade l’accento tonico deve essere chiuso
(acuto) o aperto (grave).
Dizione: modo di parlare sapientemente chiaro che un attore impiega sulla scena.
Ortoepìa: dal greco Orthós=retto e épos=parola. Studio della corretta pronuncia di una lingua.
Nel nostro caso dei suoni vocalici e di alcune consonanti.
Dittòngo: unione di due elementi vocalici di timbro diverso in una sola emissione di voce e
quindi in una sola sillaba : una delle due vocali , quella con maggiore sonorità, avrà
funzione di vocale tonica della sillaba (potranno essere a, e, o ) ; l’altra sarà chiamata
semiconsonante o semivocale ( i ,u ). Incontreremo quindi due tipi di dittongo :
Jato : Si può verificare che una semivocale porti l’accento tonico: in questo caso si formerà
uno jato ed essa non farà parte della stessa sillaba della vocale.
Preso atto che quasi tutte le parole italiane hanno un loro accento tonico (uno ed uno solo) che
cade sempre e solo sulla vocale di una sillaba all’interno della parola possiamo vedere ora quali
sono i fonemi vocalici presenti nella lingua italiana:
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Fonemi vocalici
A
Vocali Aperte
È Ò Tono Grave
I U
sal Òtto fin Èstra orolÒgio Cass Étto fu Òco cand Éla
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IndividuaziÓne accÈnto fonico : Caratterizza la pronuncia della vocale
sulla quale abbiamo individuato l’accento tonico della parola.
È aperta
assemblèa cappèllo biènnio rovènte capiènza accènto innocènza
É chiusa
campéggio capéllo canadése moménto caténa indiféso ingégno
Ò aperta
campagnòlo artròsi negòzio Nò cuòio cuòre carbonio
Ó chiusa
bisógno ballatóio feróce biónda coróna dotazióne fióre
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Ortoepia vocali
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celebèrrimo – integèrrimo – misèrrimo
15 –èsimo, –èsima Nel suffisso dei numerali ordinali:
undicèsimo – ventèsimo – centèsimo –
millèsimo – novantèsimo
16 -èstra, –èstre, -èstro Nelle terminazioni:
balèstra – finèstra – ginèstra – dèstra –
alpèstre – terrèstre – rupèstre – ambidèstro –
èstro – sequèstro
17 –ètti, –ètte, -èttero Nelle desinenze del passato remoto:
stètti – sedètti – dovèttero – stèttero – sedètti
– sedèttero
18 –èzia, –èzio Nel suffisso e terminazioni dei sostantivi:
inèzia – facèzia – scrèzio – trapèzio
19 Nei Numeri Cardinali Sèi – sètte – dièci - cènto
20 Nel dittongo –iè Mièle – viène – dièci – canottièra – cassièra – Chiérico – biétta – schiétto
pionière – mièi - cassière – pièno – Sièna – – bigliétto
carabinière Nei suffissi con é chiusa :
fischiétto – specchiétto
-pugliése – marsigliése
21 -rèi, –rébbero, -rèbbe Desinenze condizionale : amerèi – vedrèi –
dormirèi – dirèbbe – canterèbbe –
andrèbbero – finirèbbero – verrèbbero –
parlerèi – farèi – sarèbbero – avrèi – parlerèi
– potrèbbe – farèbbero – dirèbbero
22 Sostantivi stranieri Bignè – caffè – canapè – corvè – gilè – lacchè consommé
– purè – tè
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Regole per la É tonica chiusa
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Nei vocaboli in cui la e Vérgine (virgo) – védo (video) – sègno Maèstro – ancèlla - sènza
deriva dalla “i” in latino (signum)
classico
-rémo, –réte Nelle desinenze del futuro:
potrémo – potréte
-résti, –rémmo, -réste Nelle desinenze del condizionale:
potrésti – potrémmo – potréste- avrémmo
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Regole per la Ò tonica aperta
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ciòttolo – pianeròttolo – viòttolo – collòttola –
fròttola – tròttola
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Regole per la Ó tonica chiusa
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Monosillabi Atoni
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Regole per la corretta pronuncia delle consonanti S e Z
Preceduta da consonante.
Es: TOLSE – ARSO – MORSO
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Distinguiamo due tipi di Z:
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Distinguiamo sei principali componenti espressive della voce:
COLORE – VOLUME – TONO – RITMO – PAUSE - MORDENTE
IL COLORE
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IL VOLUME
Legenda: 1 -> 3 sussurrato
4 -> 5 volume medio
6 -> 8 volume forte
9 -> 10 fortissimo
I monacchini sono esseri piccolissimi, allegri, aerei: corrono veloci qua e là, e il loro
( 6 )( 4 )( 1 ) ( 5 )( 4
maggior piacere è di fare ai cristiani, ogni sorta di dispetti. Fanno il solletico agli uomini
4 )( 3 )( 2 )( 6
addormentati, tirano via le lenzuola dai letti, buttano sabbia negli occhi, si nascondono
6 )( 4 )( 8 )( 2
nelle correnti d’aria e fanno volare le carte e cadere i panni stesi, danno pizzicotti, tirano i
2 )( 9 )( 6 )( 3 )( 7
capelli, pungono e fischiano come le zanzare. Ma sono innocenti: i loro malanni non sono
7 )( 4 )( 6 )( 4 )( 6
mai seri, hanno sempre l’aspetto d’un gioco e, per quanto fastidiosi, non ne esce mai
6 )( 5 )( 3 )( 5
nulla di grave.
5 )
da “Credenze di Lucania” – Carlo Levi
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C’era una guerra contro i Turchi. Il Visconte Medardo di Terralba, mio zio, cavalcava per la
( 5 )( 6 )( 3 )( 5
pianura di Boemia diretto all’accampamento dei Cristiani. Lo seguiva uno scudiero di nome
5 )( 3
Curzio. Le cicogne volavano basse, in bianchi stormi, traversando l’aria opaca e ferma. “Perché
3 )( 2 )( 7
tante cicogne” disse Medardo a Curzio “Dove volano?” Mio zio era nuovo arrivato, essendosi
7 ) (2 )( 6 )( 4 )( 3
arruolato appena allora per compiacere certi duchi, nostri vicini, impegnati in quella guerra.
3 )( 5 ) (2 ) ( 5 )
S’era munito di un cavallo e d’uno scudiero all’ultimo castello in mano cristiana, e andava a
( 4 )( 2
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IL TONO registri vocali)
Legenda: 1 -> 2 voce di diaframma
3-> 4 voce di petto
5 -> 6 voce di gola
7 -> 8 voce in maschera
9 -> 10 voce di testa
I grilli sono insetti piccoli, ma hanno una forza, che saltano in aria, quando qualcuno si avvicina,
( 5 )( 3 )( 7 )( 4 )
saltano e poi si ributtano in terra e cercano qualche buco per nascondersi. Ci sono grilli di tante
( 4 )( 2 )( 5
razze: ci sono neri, grossetti, che hanno sul dorso due piccole ali nere, hanno sei zampette.
)( 4 )( 1 )( 4 )( 9 )( 6 )
Ci sono marroni, sottili e magri, con ali rossicce e lunghe, saltano in branchi e quando
( 5 )( 7 )( 5 )( 4 )( 6
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Sapete dunque il mio nome, o uditori? O come vi debbo chiamare? Vi posso chiamare pazzi?
Pazzi tra i pazzi? C’è nome più nobile col quale la Pazzia possa salutare i propri iniziati?
Ma poiché a molti di voi non è ugualmente chiara la mia genealogia, cercherò con l’aiuto delle
Muse di esporvela. Non fu mio padre il Caos, né l’Orco, né Saturno, né altre divinità di tal fatta
in carta pecorita e cadente, ma Pluto, il Dio della ricchezza in persona, lui solo. E tutto ciò a
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IL RITMO
Legenda: -- lentissimo
- lento
0 adagio
+ veloce
++ velocissimo
Un treno non è una piccola cosa; ma il signor Aghiòs nella vasta stazione, non trovava il suo.
Doveva pur esserci, nella stazione, in qualche posto, l’indicazione necessaria per trovarlo,
ma il signor Aghiòs non la vedeva. Di solito sua moglie lo dirigeva. Il signor Aghiòs fiutò
inutilmente a destra e a sinistra. Vide un facchino che gli correva incontro. Gli consegnò la
valigetta che tanto facilmente avrebbe potuto portare da solo e domandò del treno. Sentì il
bisogno di scusarsi: “E’ leggera ma mi pesa, perché sono vecchio”. Aveva parlato al facchino
cominciano a vivere, di trovarmene una che non m’aspettavo: ombra solo da ieri. “Ma come
mamma? Tu qui?” E’ seduta, piccola, sul seggiolone, non di qui, non in questa mia stanza, ma
ancora quello della casa lontana. Curva, tutta ripiegata su se stessa, con le pugna sui ginocchi, e
su le pugna la fronte, sta qua. Alla mia domanda “Ma come mamma? Tu qui?” alza la fronte
dai ginocchi e mi guarda con quegli occhi che hanno ancora la luce dei vent’anni, ma in un
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LE PAUSE
Legenda: / piccola pausa
// pausa
/// pausa lunga
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Sono salito // sulla più alta montagna: /// i venti / imperversavano: // io non vedeva le querce
ondeggar sotto i miei piedi; /// la selva fremeva / come mar burrascoso, / e la valle, ///
rimbombava; // su le rupi dell’erta // sedean le nuvole. ///
Nella terribile maestà della Natura / la mia anima / attonita e sbalordita // ha dimenticato i suoi
mali, / ed è tornata in pace /// con se medesima.
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IL MORDENTE
Legenda: 1 -> 3 quasi soffiato
4 -> 5 morbido
6 -> 8 teso
9 -> 10 aggressivo
A casa non ci sto. ho bisogno di starmene dietro la vetrine delle botteghe, io, ad ammirare la
bravura dei giovani di negozio. Perché, lei capisce, se mi si fa un momento di vuoto dentro, lei
lo capisce, posso anche ammazzare come niente tutta la vita in uno che non conosco… cavare la
rivoltella e ammazzare uno che come lei, per disgrazia, abbia perduto il treno…
No, no, non tema, caro signore: io scherzo. Me ne vado. Ammazzerei ma, se mai.
Ma ci sono, in questi giorni, certe buone albicocche… Come le mangia lei? Con tutta la buccia,
è vero? Si spaccano a metà, si premono con due dita, per lungo… come due labbra succhiose…
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L’anno decimo volge, dal giorno che di Priamo il grande avversario, Menelao, col sovrano
Agamennone, salda coppia di Atridi, cui Giove diè fregio di duplice scettro, di duplice trono,
disciolsero, da questa contrada lo stuolo dei mille navigli, belligero, vindice, alzando dall’alma
clangore di guerra altissimo, come avvoltoi che, perso il travaglio dei figli dai nidi vegliati, nel
cruccio immane, sovressi i giacigli, s’aggirano, a guisa di turbine, librali sui remi dell’ale.
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