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Tiziana Panero
1. La comunicazione
E in atto un processo di comunicazione ogni volta che un MITTENTE ha lo SCOPO di FAR SAPERE qualcosa, cio far capire un certo significato (informare di una nostra emozione, un desiderio, un certo fatto.) a un DESTINATARIO, e per questo produce un SEGNALE, cio qualcosa di percepibile dai sensi del destinatario, a cui collegato quel SIGNIFICATO, cio proprio quello che il mittente vuole far sapere. Qualsiasi oggetto o fatto che sia percepibile con i sensi pu essere usato come segnale (un gesto, un disegno, una parola, uno sciopero, un vestito, un profumo...), e ogni segnale prodotto in una certa MODALIT MOTORIA e percepito in una MODALIT SENSORIALE. Ad esempio noi produciamo segnali con la voce, le mani, lo sguardo, lespressione facciale, i movimenti del corpo ecc.; ed essi possono essere percepiti in diverse modalit sensoriali: ludito, la vista, il tatto, lolfatto, persino con il gusto. Una serie di regole per mettere in corrispondenza una serie di segnali con i relativi significati costituisce un SISTEMA DI COMUNICAZIONE. Una lingua un sistema di comunicazione, cio un insieme di regole che mettono in corrispondenza certi segnali (ad esempio una parola) o aspetti di un segnale (ad esempio lordine in cui sono poste delle parole) con certi significati. Ma anche le espressioni del viso o i gesti costituiscono sistemi di comunicazione, in cui ogni espressione o gesto comunica un certo significato.
Guarda questo disegno: questa persona il mittente, tu sei il destinatario, il significato, ossia ci che lei ti vuol far sapere Ti chiedo di venire qui. Il segnale il gesto che lei fa con la mano, prodotto nella modalit gestuale, e percepito nella modalit visiva. Il sistema di comunicazione usato il sistema dei gesti usati in Italia.
a sinistra per dire no, un siciliano dice no tirando il capo indietro; un bulgaro o un cingalese invece dicono s dondolando il capo da destra a sinistra. Usare questi movimenti senza tener conto dei diversi significati che hanno nelle diverse culture pu portare a fraintendimenti e malitesi. Per tutte queste ragioni dunque importante cercare di individuare gli elementi universali e culturali nei diversi sistemi di comunicazione non verbale.
Lo stesso possibile fare per lo sguardo: individuare gli elementi costitutivi che, combinati in vario modo, distinguono uno sguardo dallaltro: ad esempio, la direzione degli occhi, i movimenti delle sopracciglia (innalzate o aggrottate) eccetera. Vi dunque, sia per la conoscenza scientifica dellinsegnante che per le riflessioni metalinquistiche e metacomunicative da fare con i ragazzi, un interesse genuinamente teorico dei sistemi di comunicazione non verbale. Se, come si pu sostenere, i segnali usati nelle diverse modalit costituiscono ciascuno uno specifico sistema di comunicazione, dotato di sue precise regole lessicali, fonologiche e di uso, lanalisi di questi sistemi di comunicazione pu essere un modo particolarmente motivante e interessante per insegnare ai ragazzi a fare analisi lessicale e ad affinare la loro sensibilit semantica; e pi in generale, per educare le loro capacit di riflessione metalinguistica, che sono particolarmente utili allo sviluppo sia delle capacit concettuali in genere che delle abilit di comprensione e produzione del linguaggio.
2. La comunicazione multimodale
Quando parliamo, in realt tutto il nostro corpo che comunica: comunichiamo, certo, con le frasi e le parole di cui sono formate (cio nella modalit VERBALE), ma anche con l'intonazione della voce, cio il suo salire e scendere di tono, e la prosodia, cio le pause, il ritmo e l'allungamento delle vocali (modalit PROSODICO INTONATIVA); e poi con i gesti (modalit GESTUALE), lo sguardo e l'espressione del viso (modalit FACCIALE) e infine con i movimenti del busto, che s'inchina, si protende, si ritrae, e i movimenti delle gambe, con cui ci spostiamo nello spazio nell'avvicinarci a una persona, o nel cambiare postura per segnalare un cambiamento di argomento (modalit CORPOREA). Con le modalit di comunicazione "non verbali", a volte semplicemente ripetiamo ci che dicono le nostre parole, ma spesso comunichiamo qualcosa in pi, e a volte anche qualcosa di diverso, o addirittura contrastante. Talvolta infine parliamo solo col corpo, e non con le parole. Tutta questa ricchezza comunicativa ci pu essere particolarmente utile quando il nostro interlocutore non parla la nostra lingua, perch, se non possiamo capirci con le parole, possiamo almeno in parte capirci con i gesti (almeno alcuni), con le espressioni facciali, coi movimenti corporei.
OBIETTIVO:
Osservare che anche le modalit comunicative non verbali portano informazioni.
Attivit 1
Si registra su videocassetta un brano di interazione reale o televisiva (ad es. un talk show), e lo si vede senza audio. Poi si cerca di rispondere alle seguenti domande, e per ognuna si cerca di determinare da cosa si intuita la risposta (da un gesto, uno sguardo, unespressione facciale, un movimento del corpo ecc.): 1. 2. 3. 4. 5. Di che cosa stanno parlando ? Vanno daccordo gli interlocutori ? Chi la persona pi importante? C qualcuno che cerca di imporsi? Che emozioni ti sembra che stiano provando le persone che parlano? Quelli che ascoltano capiscono quello che si dice? Sono daccordo?
OBIETTIVO:
Osservare che le varie modalit comunicative in genere sono sincronizzate, cio danno informazioni congruenti, non discordanti
3. I gesti
Una parte molto importante della nostra comunicazione avviene attraverso i gesti. Definiamo gesto un movimento delle mani, delle braccia o delle spalle, e gesto comunicativo un gesto fatto allo scopo di comunicare.
iconici / arbitrari Certi gesti sono iconici, cio rappresentano limmagine di ci a cui si riferiscono (icon in greco significa appunto immagine). Ad esempio, nel gesto per telefono la mano imita la forma di una cornetta; i gesti che significano gli manca una rotella, un po tocco guarda caso sono fatti tutti vicino alla testa. Altri gesti invece sono arbitrari, nel senso che non c alcuna ragione perch quel gesto abbia quel significato: ad esempio, i gesti ciao e ma che vuoi?
I gesti "batonici", in cui le mani si muovono su e gi per scandire la frase, sono gesti coverbali; i gesti "emblematici" o "simbolici" sono autonomi e codificati. I gesti che facciamo nel giocare ai mimi sono gesti "creativi iconici"): sono gesti creativi perch creati estemporaneamente, quando per farci capire cerchiamo di mimare un oggetto o un'attivit, o addirittura un concetto astratto. Questi gesti vengono costruiti in base a una serie di regole basate sulla somiglianza fra il gesto e il suo significato. Sono probabilmente universali, e perci questi gesti possono spesso essere capiti anche da persone di culture diverse.
OBIETTIVO:
Prendere coscienza dei gesti simbolici che si usano.
Attivit1
Ogni ragazzo produce un gesto simbolico usato nella propria cultura e ne esprime a parole il significato.
Attivit 2: Linterprete
Un ragazzo produce un gesto simbolico e gli altri lo traducono in parole.
Attivit 3:
Per ognuno di questi gesti italiani, traducilo in parole e poi inventa un contesto in cui pu essere usato.
Orientamento: dove sono rivolti il palmo e le dita della mano nel gesto Movimento: il modo di muoversi della mano o delle mani, lento, a scatti, in linea retta, circolare .... C per una differenza importante fra i gesti e i suoni che compongono le parole: nelle parole ciascun suono privo di significato, ed solo la combinazione di pi suoni che significativa; fra i gesti invece ogni singolo gesto di per s gi dotato di significato.
OBIETTIVO:
Esplorare il proprio lessico gestuale.
Attivit 1: Il gestionario
Costruire un piccolo lessico di gesti simbolici italiani partendo dalle seguenti configurazioni della mano: - la mano a borsa (tutte le dita chiuse a mazzetto) - la mano a pugno chiuso - la mano a pugno chiuso con indice teso - la mano a pugno chiuso con pollice e indice tesi - la mano aperta LAttivit va svolta in piccoli gruppi e ciascuno di essi deve: a) individuare il maggior numero di gesti che si possono eseguire con la mano in quelle configurazioni b) per ogni gesto fornire la corrispondente formulazione verbale e il contesto duso c) stilare un elenco dei gesti identificati, con i rispettivi significati d) se per alcuni gesti analizzati risultano significati diversi per i ragazzi di altre nazioni o altre regioni, registrare queste differenze
Attivit 2
Gesto e cultura: il mio gestionario, il tuo gestionario Ragazzi di culture diverse si mostrano rispettivamente alcuni gesti del proprio repertorio gestuale, cercando di spiegarne significato e contesti d'uso.
OBIETTIVO:
Studiare l'iconicit nei gesti
Attivit 1
Si fa il gioco della pantomima. Poi, per ogni pantomima prodotta si cerca di individuare il rapporto fra i gesti usati e il loro referente: se il gesto mima la forma, il movimento, il luogo del referente, lazione del referente stesso o di chi lo usa.
Attivit 2.
Nell'elenco di gesti costruito per il gestionario, e fra quelli usati dai ragazzi non italiani, distinguere quelli iconici; poi per ognuno di essi stabilire cosa viene imitato del suo referente.
Es.: Il gesto per "ciao" e quello per "me ne frego" non sono iconici. I gesti "fumare" e "sei matto?" invece sono iconici; tuttavia, il primo lo perch imita la forma della mano che tiene la sigaretta e il movimento di portarla alla bocca; il secondo invece rappresenta il luogo della follia (la testa).
OBIETTIVO:
Studiare l'iconicit nelle parole onomatopeiche
Attivit 1
Scrivi 5 nomi di uccelli (ad es. upupa, gallina), 5 di strumenti musicali (es. zufolo, violino) e 5 di altri oggetti rumorosi (es. sciacquone, autobus). Per stabilire se sono nomi onomatopeici, prova a chiederti: Il suono del nome simile al suono prodotto da quell'oggetto o animale? Se s, scrivi che il nome onomatopeico, se no, no.
Attivit 2
Ogni ragazzo della classe scrive 5 parole, della sua lingua o del suo dialetto, che gli sembrano onomatopeiche. Poi le legge a tutti gli altri e si discute se la parola richiama davvero ci a cui si riferisce, o no; e perch.
OBIETTIVI:
prendere coscienza delle emozioni trasmesse dal proprio viso e da quello dellinterlocutore saper riprodurre le espressioni facciali degli altri saper dare una traduzione verbale delle emozioni espresse attraverso le espressioni facciali
OBIETTIVI:
consapevolezza di quanto le espressioni del viso sono legate alla comunicazione di emozioni; capacit di discriminare tra le diverse emozioni espresse dal volto prendere coscienza delle proprie modalit di comunicazione emotiva e di quelle dell'altro sperimentare nuove espressioni facciali
c. racconta un evento in cui ha provato (o avrebbe potuto provare) quell'emozione Poi tutti i componenti del gruppo esprimono la propria opinione sullemozione riprodotta, e il gruppo nella sua totalit discute fino a proporre una definizione verbale comune. Il gruppo relaziona agli altri i risultati della discussione, e infine tutti i ragazzi della classe rispondono a queste domande: Hai trovato differenze tra lespressione delle varie emozioni nella tua cultura e in quella dei tuoi compagni? Se s, quali?
La voce e il viso
Si riprendono le foto di facce espressive usate per lAttivit precedente. Ogni giocatore prende, a turno, una foto e: a) riproduce lespressione facciale esprimendo la stessa emozione, sia verbalmente con il nome dellemozione o laggettivo emotivo, sia con la voce (es: fa unespressione di paura e dice ho paura! con una voce spaventata); b) riproduce lespressione facciale esprimendo verbalmente e con la voce unemozione molto diversa o contraria (es: fa unespressione di paura dicendo sono molto arrabbiato con voce arrabbiata) Poi il giocatore e i compagni rispondono a queste domande: Cos'hai provato ad esprimere unemozione accompagnandovi dei segnali verbali e non verbali coerenti? E cos'hai provato quandoi segnali verbali e quelli non verbali erano contrastanti? E i tuoi compagni cosa hanno provato?
Poich il compito b. molto difficile, si pu riflettere sul fatto che in genere siamo sincronizzati per comunicare la stessa cosa, o quantomeno cose non contraddittorie, con le parole, la voce e la faccia. Chi riesce a fare la seconda parte dellesercizio (b.) di certo un bravo attore (e forse anche un bravo bugiardo....).
Il performativo di un atto comunicativo pu essere esplicitato in vari modi: attraverso la SINTASSI (ordine delle parole: es., in inglese le frasi interrogative hanno il verbo all'inizio); la MORFOLOGIA (in italiano il modo imperativo tipico delle frasi richiestive) il LESSICO (l'uso di verbi performativi o di formule performative). Il verbo performativo un verbo di dire che descrive un'azione compiuta attraverso la comunicazione; ma in particolare l'enunciazione stessa di questo verbo, alla 1a persona del Pres. Indicativo, realizza (esegue = performs) l'azione che il verbo esprime (es. dico, chiedo, prometto, giuro, lodo...). Una formula performativa una parola o espressione di pi parole che da sola esprime uno specifico performativo. Ad es., scusa per compiere l'atto comunicativo di scusarsi, grazie per ringraziare; goal per dichiarare che una squadra si aggiudica un goal, ecc. la PUNTEGGIATURA nello scritto (es., il punto interrogativo per le domande) l'INTONAZIONE di una frase nel parlato. l'intonazione la variazione di altezza della voce nel pronunciare le frasi (ad es., nelle frasi interrogative in genere l'intonazione ascendente - la voce "sale" - e poi resta come sospesa; nelle informative invece alla fine della frase l'intonazione discendente); l'ESPRESSIONE FACCIALE, cio l'insieme di movimenti dei muscoli della faccia, lo sguardo, la posizione della testa (ad es., in un ordine perentorio la testa dritta mentre in un suggerimento generalmente inclinata in avanti; nell'ordine le sopracciglia sono un po' aggrottate, nel suggerimento un po' alzate...)
OBIETTIVO:
Distinguere con l'intonazione e con l'espressione facciale le tre classi generali di performativi: informazione, domanda, richiesta d'azione.
OBIETTIVO:
Imparare a distinguere, con l'intonazione e con l'espressione facciale, i diversi performativi all'interno di una stessa classe.
4.3.Lenfasi: evidenziare con le parole, la voce e il viso le parti importanti della frase
In ogni frase possiamo distinguere una parte data, cio l'informazione che diamo per gi conosciuta dal nostro interlocutore, e una parte nuova (in un certo senso la pi importante), il nuovo contributo di informazione che forniamo con la nostra frase; e nel parlare segnaliamo chiaramente qual la parte nuova e quale la parte data. Questo tipo di informazione sulla frase pu essere veicolata attraverso: la SINTASSI: in molte lingue esistono precisi meccanismi di topicalizzazione e focalizzazione (cio per indicare qual l'informazione data e qual l'informazione che vogliamo focalizzare, ci che vogliamo far capire, la parte pi nuova e importante della frase). Un meccanismo tipico quello della dislocazione a sinistra: es. "Il panino l'ho mangiato io" Il panino l'oggetto, ma in questa frase la parte data della frase, e per questo viene messo in prima posizione; io il soggetto, ma viene messo in posizione finale perch in questa frase la parte nuova; Il pronome lo in l'ho mangiato e' una "ripresa pronominale" della parte data. l'INTONAZIONE: in genere la parte nuova di una frase, specie se in contrasto con la parte presupposta dall'interlocutore, enfatizzata, cio pronunciata con una maggiore altezza o intensit della voce. l'ESPRESSIONE FACCIALE: in corrispondenza con l'enfasi vocale si ha molto spesso un innalzamento delle sopracciglia, e in certi casi anche un abbassamento della testa. i GESTI: muovendo le mani su e gi, cio facendo dei gesti "batonici", il parlante scandisce la divisione della frase in parte data e parte nuova, e accompagna l'enfasi dellintonazione.
OBIETTIVO:
Capire la differenza fra parte data e parte nuova della frase; capire i meccanismi dellenfasi vocale e facciale