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Abstract Le scienze del linguaggio contemporanee hanno accettato il convenzionalismo. Una prospettiva alternativa
suggerisce che la forma fisica delle parole pu intrattenere una relazione non arbitraria con il significato indicato, secondo un
processo detto simbolismo fonetico. La conferma empirica che lo sviluppo linguistico supportato da processi foneticosimbolici offre spunti per possibili analogie con la filogenesi del linguaggio verbale: possibile che un sistema di suoni iconici
sia divenuto sempre pi arbitrario attraverso crescenti convenzioni. Inoltre se consideriamo le moderne lingue dei segni
evidente il contenuto iconico: i gesti vanno a riprodurre i pi svariati aspetti di ci cui si riferiscono. quindi plausibile che un
protolinguaggio di gesti iconici accoppiati a brevi parole abbia preceduto e favorito lemergenza della verbalizzazione come
mezzo preferenziale di comunicazione.
Index Terms linguaggio, convenzionalit, iconicit, simbolismo fonetico, parole, gesti
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il senso di parole straniere, registrata con partecipanti di diverse lingue (ad es. Brown, Black & Horowitz, 1955; Gebels,
1969; Kunihira, 1971), ha spinto a parlare esplicitamente di unevoluzione del linguaggio verbale a partire da
connessioni imitative tra suoni e significati (Kovic et al., 2010). Negli ultimi dieci anni parecchi studi osservazionali e
sperimentali condotti con parlanti di differenti idiomi (Akita et al., 2008; Kovic et al., 2010; Iwasaki et al., 2007;
Nielsen & Rendall, 2011; Nygaard et al., 2009a, b; Parault, 2006; Ramachandran & Hubbard, 2001; Spector & Maurer,
2008; Westbury, 2004) hanno prodotto risultati che supportano queste intuizioni, in particolare per quel che riguarda le
corrispondenze suono-stato/maniera (di cui un esempio molto studiato sono le parole giapponesi giseigo e gitaigo, che
sono mimetiche rispettivamente per modi di ridere e di camminare) e le corrispondenze suono-forma, mostrando anche
una certa continuit ontogenetica del simbolismo fonetico: nei compiti di denominazione effettuati finora si sono infatti
registrati tali effetti anche con bambini da 1 a 4 anni (Arata et al., 2010; Asano et al., 2011; Imai et al., 2008; Maurer et
al., 2006; Yoshida & Smith, 2003).
La conferma che durante lo sviluppo lapprendimento linguistico supportato da processi fonetico-simbolici (BerkoGleason, 2005; Imai et al., 2008; Parault, 2006; Parault & Parkinson, 2008; Parault & Schwanenflugel, 2006; Yoshida
& Smith, 2006) offre spunti per possibili analogie con la filogenesi del linguaggio verbale: come i primi stadi di
acquisizione nello sviluppo sono modulati da tali relazioni, cos potrebbero esserlo state anche le fasi originarie di un
sistema linguistico parlato. infatti plausibile che un sistema di suoni iconici possa esser divenuto sempre pi arbitrario,
fino ai livelli oggi osservabili, attraverso le crescenti convenzioni lessicali, grammaticali e sintattiche. Evidenze recenti
relative sia alla produzione che alla comprensione del linguaggio verbale ci suggeriscono che il simbolismo fonetico
agisce a diversi livelli del discorso parlato: siamo di fronte ad un processo linguistico-cognitivo che va ben oltre
limitativit dellonomatopea, in cui si crea uneco attraverso la fonoarticolatozione di suoni naturali di oggetti od
eventi. Se a sostegno di questa idea ci sono di certo le ricerche che hanno mostrato con metodi impliciti la facilitazione
fonetico-simbolica allaccesso lessicale (Westbury, 2004), come quelle che hanno rinvenuto questi effetti anche nella
prosodia (Nygaard, 2009a; Shintel, Nusbaum & Okrent, 2006), sono altri gli studi che ci stanno mostrando quanto tali
modulazioni possano agire a livelli impliciti e ben pi inattesi: ce lo conferma lanalisi statistica recentemente condotta
da Farmer, Christiansen & Monaghan (2006), dai cui risultati sembrerebbe evidente che lInglese moderno presenti
estese propriet fonetico-simboliche, in particolare una relazione probabilistica tra suono della parola e categoria
lessicale dappartenenza (cfr. anche Kelly, 1992). Questi studi suggeriscono che levolversi del lessico e delle
grammatiche ha generato non la scomparsa, ma pi probabilmente lestensione delle originarie capacit predittive
fonetico-simboliche che erano proprie alle prime parole, e che quindi di l hanno impregnato e coinvolto tutte le
dimensioni dellespressione verbale, fino alle pi evolute, tra cui troviamo appunto le stesse categorie lessicali e
sintattiche.
Sempre a proposito di categorie, dati recentemente raccolti nel nostro laboratorio (Flumini et al., in prep.) stanno
mostrando che le corrispondenze suono-forma emergono anche quando i partecipanti devono ridenominare degli oggetti
gi noti, e che nei compito di denominazione che usano materiali gi conosciuti anche la categoria concettuale cui
appartengono gli oggetti mostrati (ad es. animale) pu esercitare una sua influenza sulla scelta del nome da assegnare,
rivelandoci un processo di simbolismo fonetico che, connettendo aspetti tipicamente associati alla categoria delloggetto
da denominare agli aspetti fonoarticolatori della parola, si basa anche sulla conoscenza precedente circa i referenti. Ci
suggerisce quindi unulteriore estensione, in questo caso semantica, del classico effetto percettivo di corrispondenza
fonetico-simbolica: se in questo tipo di processo a partire da propriet effettivamente presenti in ci che viene percepito
si punta, per mezzo di analogie sonore, a propriet attribuite al concetto di ci che viene percepito, allora in questo
modo verranno catturati e rinforzati dalla denominazione i tratti pi prototipici dellattuale oggetto di percezione, con
probabili vantaggi cognitivi per la categorizzazione concettuale e linguistica.
III. LEMERGERE DELLE PAROLE DAI GESTI
Il carattere iconico e indicale di cui abbiamo affermato esser intessute le parole ci fa supporre unorigine gestuale per
il linguaggio verbale. Osservando le moderne lingue dei segni facile rendersi conto dellaltissimo tasso di iconicit
che tutte quelle ad oggi conosciute presentano (Corballis, 2009; Pizzuto & Volterra, 2000; Thompson et al., 2009,
2010): i gesti delle lingue segnanti copiano, mimano, riproducono aspetti percettivi, processuali, strutturali etc. di ci
che denotano e descrivono. Ci sembra quindi plausibile che un protolinguaggio di gesti iconici accoppiati a
vocalizzazioni emotigene e parole indicali molto brevi - secondo un modello che dovrebbe essere piuttosto vicino a
quello ancora osservabile nei click languages africani (Crystal, 1997) - possa aver preceduto e favorito lemergenza
della verbalizzazione come mezzo preferenziale di comunicazione. Se ci pu essere ammissibile proprio perch il
simbolismo fonetico, gi rintracciato in pi della met dei phyla conosciuti dei linguaggi umani (Parault, 2006), una
conferma vivente che gli originari suoni che hanno tratto luomo dal silenzio del mondo animale dovevano avere oltre
che lo stesso scopo anche la stessa struttura dei gesti che accompagnavano (Corballis, 2009; Gallese, 2008; Gentilucci et
al., 2004b; Gentilucci & Corballis, 2006; Merleau-Ponty, 1945; Nietzsche, 1878; Rizzolatti & Craighero, 2004) - e che
hanno poi finito col sostituire, in virt della loro maggiore economicit sia cognitiva che fisica. Da sottolineare che un
tale emergere del verbale dal gestuale nellevoluzione filogenetica del linguaggio umano comprensibile in una
prospettiva teorica quale quella proposta dalle teorie della Embodied and Grounded Cognition (Barsalou, 1999, 2008;
Gallese, 2008; Gallese & Lakoff, 2005; Glenberg, 1997; Lakoff & Johnson, 1980, 1999).
Ci che immaginiamo sottendersi alla nostra storia parlata fin dalle sue radici pi antiche quindi un percorso
filogenetico ininterrotto, un continuum aperto da unoriginaria comunicazione gestuale che, facendosi sempre pi sonora
per gli ovvi vantaggi offerti da una tale modalit (che utilizzabile anche a distanze relativamente grandi), si votata
ancora e ancora alluso della vocalizzazione, fino ad essere capace di forgiare parole che denominando potessero
verbalizzare gli aspetti pi salienti ed urgenti di ci che si voleva esprimere, in una maniera di certo pi specifica e
riconoscibile di quanto grida o sibili avrebbero mai potuto fare. Il valore adattativo del simbolismo fonetico per un
ominide parlante doveva quindi essere quello di un processo linguistico-cognitivo capace di supportare in modo non
dispendioso una comunicazione sonora in cui i poteri espressivi del corpo riuscissero ad essere implicitamente
sintonizzati sullo stile percettivo del reale (Merleau-Ponty, 1945), per lo meno con la stessa immediatezza ed efficacia di
quanto ci gi probabilmente avveniva attraverso luso di gesti e suoni non-verbali nella comunicazione dei gruppi di
ominidi non-parlanti.
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