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Noterelle su: Leonardo Vittorio Arena (a cura di), Superbur classici, BUR, Milano, 2003.

Hagakure Il codice dei samurai,

Ieri, sbrigate le faccende per cui mi son preso un giorno di permesso, ho acquistato alcuni libretti, tra i quali (spinto da curiosit) unaltra traduzione dello Hagakure: Hagakure Il codice dei samurai, Superbur classici, 2003 a cura dellesimio professor Leonardo Vittorio Arena, uno e bino, visto che allo stesso tempo possessore di due nomi di battesimo e titolare di due cattedre nella medesima universit di Urbino. Il testo comincia a pagina 5, ma gi a pagina 12 sobbalzo sul mio sedile sul Maerne-Noale delle 10:45. La frase incriminata recita: Chikamatsu, lo scrittore del kabuki, lo immortal in una pice di grande valore, Chshingura (Il tesoro dei cuori leali), tuttora replicato di frequente. Qui di seguito riporto alcune mie osservazioni veloci veloci, cos come potrebbe esprimerle qualunque studente al termine del primo anno di Lingue e letterature orientali (e. ahim, tanto tempo ormai passato da quel giorno ): 1. Chikamatsu scrisse trenta testi per kabuki, ma cento per il bunraku (lo

spettacolo di marionette conosciuto anche come joururi dal titolo di unopera) ... e infatti giustamente conosciuto come lo Shakespeare del Giappone proprio per le sue opere bunraku. Chikamatsu prediligeva questo genere poich la mancanza di rivalit con eventuali attori in carne ed ossa (nel teatro delle marionette cera solo un declamatore e dei pupari muti) faceva s che i suoi testi risaltassero maggiormente. Chshingura, il cui titolo completo Kanadehonchuushingura (sic) ... gnanca questo ..., NON fu scritto da Chikamatsu. Fu scritto invece da Izumo Takeda, Miyoshi Shraku, e Namiki Senry 2. A proposito: nella stessa pagina Leonardo Vittorio scrive che i 47 rnin si

uccisero tutti. In realt uno rinunci.

3.

Lillustre tuttologo utilizza un sistema di trascrizione del giapponese di sua

invenzione nel quale indica le vocali lunghe mediante un accento grave ... Sistema assolutamente nuovo visto che quelli standard sono: a. lo hebonshiki, cos denominato dal nome del suo ideatore il

missionario cristiano James Curtis Hepburn (1815-1911), nel quale le suddette vocali lunghe vengono indicate tramite un trattino orizzontale posto sopra la vocale stessa b. il kunreishiki (ideato dai giapponesi) nel quale si trascrive

lallungamento pari pari, cio raddoppiando la vocale stessa come nel giapponese (lopera in questione andrebbe trascritta perci: Chuushingura) c. un altro metodo abbastanza simile al precedente, sempre di

invenzione giapponese e denominato nihonshiki. Anche in questo metodo si trascrive lallungamento pari pari, cio raddoppiando la vocale stessa come nel giapponese d. un nuovo metodo che non ha ancora un nome ufficiale (sic) ma

usato in numerose opere recenti (per esempio in: Andrew Horvat, Japanese beyond words: how to walk and talk Like a native speaker, Stone Bridge Press, 2000 e in Kimura Akiko e Hashigata Kadona, Dizionario giapponese-italiano italiano-giapponese, De Agostini, Novara, 2000). e. un metodo ormai sorpassato (usato in Francia anni fa e anche in

Italia, per esempio da Marega nella sua traduzione del Kojiki) nel quale si usava laccento circoflesso f. talvolta (in passato e in alcune opere di autori di area inglese)

tramite una /h/ posta dopo la vocale (vedi per esempio leditor in chief del

Kenkyushas New Japanese-English Dictionary, Kenkyusha il cui nome trascritto Koh Masuda) 4. Naturalmente nulla vieta che ciascuno si inventi un proprio sistema di

trascrizione: basta che poi ciascuno abbia lumilt (nonch la correttezza scientifica) di indicare allinizio del suo libro quale sistema ha inteso adottare. 5. In ogni caso faccio notare che il giapponese una lingua quantitativa e

non accentuativa perci indicare una quantit mediante luso di un accento filologicamente scorretto. Ma forse il professore tuttologo alla lezione in cui insegnavano questa particolarit della lingua giapponese era assente ... 6. Nella sezione Nota bibligrafica, as usual, c lormai sua caratteristica e

assordante assenza di qualunque testo critico in una qualunque lingua originale: quale versione dellopera sar stata usata per la traduzione italiana? 7. Io sono proverbialmente un rompiballe criticone ... ma, a parte la frase

incriminata, il testo (e mi sono fermato di schianto a pagina 50 perch tutto ha un limite) un susseguirsi di facilonerie formali e di contenuto: a. ma quando e dove si mai visto un docente universitario

infarcire un testo di punti esclamativi neanche stesse scrivendo su Topolino? Da notare che la stessa cosa riscontrabile anche in altre sue opere: per esempio in Samurai edito da Mondadori. b. a proposito del Giappone scrive decine di volte sovrano ...

senza mai far capire se sta parlando di un re, dellimperatore, dello shougun o di una sua zia dominatrice sadomaso. c. a pagina 40 c un fantastico Tannen apparteneva alla scuola

Zen. A parte la rima baciata e indubbiamente non facile ... potrebbe dirci di grazia a

quale? Ah, gi: lillustre tuttologo le filosofie orientali le insegna, non tenuto a conoscerle. d. nella stessa pagina invito a godere una fantastica definizione de

(...) la condizione di non pensiero tipica dello Zen (...). Tra laltro, ricordo che i miei docenti universitari al primo tipico del Giappone ... oppure tipico dello Zen ... che tiravi fuori allesame sghignazzavano e ti facevano tornare alla sessione desami successiva ... Ma stiamo scrivendo un libro o conducendo una conversazione da scompartimento ferroviario? e. a pagina 47 chiama la spada di bamb usata in allenamento

shitai anzich shinai.

Mi fermo qui. Aggiungo solo che, per questi motivi e per una certa quale sensazione a pelle, sono sempre pi convinto che il nostro in qualche modo faccia uso di un ghost-writer ... e pure scarsetto.

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