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FREGE
Rapporto tra la filosofia e il linguaggio. Differenza tra ermeneutica e filosofia del linguaggio:
questultima abbastanza recente, 1892 data di nascita della filosofia del linguaggio con la
pubblicazione del saggio di Frege dal titolo Sul senso e Significato.
Bisogna fare delle precisazioni: questa la data di nascita della filosofia del linguaggio di matrice
analitica (si riflettuto su due grandi approcci metodologici: uno di matrice analitica e uno di
matrice continentale la filosofia di matrice analitica si sente accomunata da un metodo condiviso,
dalla capacit di fare un ricorso costante allargomentazione e alla logica e non avere bisogno di
ricorrere invece cos spesso ai precedenti, alla tradizione, alla storia; pi centrato rispetto al
problema che tratta). Questo discorso ha molto a che fare con il linguaggio: allinizio del novecento,
ma anche pi in l, comincia una riflessione sul linguaggio a partire da Heidegger e Gadamer,
tuttavia questa ermeneutica: il linguaggio come accesso allessere. La filosofia del linguaggio si
occupa degli usi pi comuni, delle questioni legate al linguaggio nella sua semplicit.
Frege sosteneva che il nostro linguaggio quotidiano non va bene perch impreciso, vago. Bisogna
fondarne uno artificiale: inventa una ideografia. Invece autori come Russell o Wittengstein diranno
che il linguaggio quotidiano va benissimo, bisogna mutare il mondo di analizzarlo al fine di eliminare
quelle impurit che secondo Frege erano insuperabili e il tipo di lavoro che la filosofia fa un lavoro
che parte dal linguaggio nei suoi usi quotidiani e banali.
La filosofia del linguaggio si occupa di semantica (teoria del significato) quindi cosa sia il
significato delle parole. In altri casi si pu occupare di metasemantica (epistemologia della teoria
del significato). Non ci si occuper di linguistica e molto raramente di sintassi.
Dummett, the justification of deduction (1974): dice che tutti i problemi della filosofia provengono
dal linguaggio. Visione poi ridimensionata.
Da quando frege ha pubblicato il suo saggio fino alla met degli anni 70, si costituito un paradigma
della filosofia del linguaggio, che rimasto fermo e importante fino a quando non sono cominciate
le critiche al paradigma dominante.
Cratilo di Platone: dialogo in cui ci sono tre personaggi che discutono sul rapporto tra le parole e le
cose di cui sono i nomi. Perch il cavallo si chiama cavallo? Tre teorie principali difese dagli attori di
questo dialogo: Ermogene difende la teoria sofistica del linguaggio, quindi luomo misura di tutte
le cose e il linguaggio stabilito per convenzione un legislatore dei nomi. Secondo Cratilo il nome
la cosa, sono la stessa cosa (posizione naturalista). Cavallo si chiama cavallo e non potrebbe
essere altrimenti. Socrate invece avanza una tesi intermedia che si esprime riguardo a un rapporto
di somiglianza che lega i nomi alle cose e viceversa, il nome assomiglia alla cosa di cui nome come
un ritratto assomiglia alla persona di cui il ritratto. Possiamo dire lo stesso dei nomi, ad esempio se
un ritratto fatto male.
Come avviene che un nome si attacchi ad un certo oggetto? Cosa fa s che un determinato
enunciato abbia un determinato senso? Prendiamo tre enunciati:
Il cielo blu
Che cos il significato? Linizio di questa riflessione dato da Agostino nel primo libro delle
confessiones, spiega cos il significato attraverso lapprendimento dei significati delle parole per
ostensione, si associano i nomi alle cose di cui sono nomi. Il nome si attacca alla cosa di cui nome.
Il significato delle parole loggetto per le quali esse stanno. Teoria referenzialista classica o ingenua,
che sar poi abbandonata per essere ripresa molto pi tardi solamente per i nomi propri.
Termini con molteplici significati, anche se il referenzialista potrebbe dire che il problema
apparente:
Quando due termini si riferiscono alla stessa cosa ma in modo diverso: (due modi diversi di chiamare
uno stesso oggetto) le differenze tra gli asserti di identit che sono vere a priori o a posteriori.
Il referenzialista suppone che il nome si attacchi alla cosa di cui significato. Prendiamo per un
enunciato come Espero e Fosforo. La stella del mattino e quella della sera: in realt sono la stessa
stella.
Espero Fosforo.
(predicato di esistenza: predicare lesistenza; per gli asserti di identit di una cosa diciamo che
uguale a se stessa o uguale ad unaltra).
Se il referenzialista avesse ragione non ci sarebbe alcuna differenza. Dire che a=a o a=b sarebbe
uguale. Per quello su cui si sofferma frege che non uguale, perch banalmente io se so che
a=a una cosa, mentre se io so che a=b so qualcosa in pi, ha un diverso valore informativo, cio
che espero e fosforo sono nomi della stessa cosa e io potevo prima non saperlo. Secondo frege
bisogna distinguere loggetto a cui il nome si riferisce dal suo modo di presentazione, quindi abbiamo
bisogno di una teoria del linguaggio meno semplice, con una semantica pi complessa. Com che
frege riesce in questo? Ammettendo due livelli. Il livello del senso (sein) e il livello del significato
(bedeutung).
I nomi di niente: per frege hanno solo un senso ma non hanno significato, per russell sono un buco
linguistico.
Ci possono essere sensi che non hanno un oggetto e un oggetto che ha molti sensi; nel caso di diversi
sensi che non hanno alcun significato (ulisse approd ad itaca immerso in un sonno profondo)
ulisse non c, questo uno dei tipici casi in cui noi non abbiamo il livello di riferimento del significato.
Lunica cosa mentale la rappresentazione, che mentale ed ognuno ha la sua. Ma non ha a che
fare con il suo studio.
La luna un oggetto, il significato; limmagine della luna che viene riflessa sul telescopio lo sein
ed oggettivo; limmagine della luna sulla retina la rappresentazione.
Frege illustra la differenza tra senso e denotazione per i nomi propri, poi per gli enunciati (spiegando
tramite la composizionalit perch la denotazione di un enunciato non possa essere il pensiero). Poi
illustra tre esempi di subordinate (enunciati incassati) e li risolve. Conclude riprendendendo
l'uguaglianza iniziale (a=a vs a=b) ed esponendo la sua tesi.
[1]: Alla differenza di segno deve corrispondere una differenza nel modo di darsi (poi senso)
dell'oggetto. Nel capoverso dopo fonda denotazione e senso.
il senso di un nome proprio viene afferrato subito da chi conosce la lingua ( quindi legato alla
comprensione del linguaggio)
la conoscenza di una denotazione (un oggetto) coincide con il poter sapere, dato qualunque senso,
se il senso sia adeguato alla denotazione a ci non perveniamo mai.
Nota n.2 sui nomi propri: [per Russell i nomi propri sono descrizioni definite abbreviate: quando
diciamo Aristotele, motiviamo la conoscenza di questo nome con descrizioni definite. Questo
combacia con la terza propriet del senso di Frege per cui in una scienza rigorosa le oscillazioni
di senso dovute alla variet e incompletezza di d.d.vanno evitate].
[2]: tutti i nomi propri ben costruiti grammaticalmente hanno senso, non per forza denotazione. Ad
esempio la serie convergente (come il numero pi grande) ha senso ma non denotazione,
perch non esiste propriamente.
[3] rappresentazione: interna, e non c' un rapporto costante tra segno e rappresentazione. La
differenza tra soggettivit della rappresentazione e soggettivit del senso che la prima assoluta,
mentre il senso oggettivo: possibile avere sensi diversi della stessa denotazione, ma ci si pu
incontrare su un senso.
[5]: gli enunciati assertori contengono un pensiero: esso il senso o la denotazione? Dimostrazione
con composizionalit (se sostituiamo un elemento, la denotazione resta uguale, ma il pensiero
cambia, dunque il pensiero non la denotazione: esso il senso).
possibile che la denotazione sia un'altra cosa o che non esista: certamente in alcuni casi, ovvero
quando l'enunciato contiene un nome senza denotazione, esso complessivamente privo di
denotazione (teorie del gap in linguistica: il nome proprio in questione un buco all'interno della
frase). il caso di Ulisse sbarc a Itaca immerso in un sonno profondo: ma chi pensasse che Ulisse
abbia una denotazione (sia realmente esistito) attribuirebbe anche un valore di verit alla
proposizione. Il senso dell'enunciato invece sempre presente.
Se siamo interessati alla conoscenza, ci interessa il valore di verit della proposizione. Possiamo
benissimo non essere interessati alla conoscenza, ad es.nel caso di opere d'arte (l'arte non veicolo
di conoscenza).
Dato che la denotazione di un enunciato si accompagna al fatto che esso abbia un valore di verit,
la denotazione dell'enunciato proprio il Vero o il Falso.
[6]: tratta la prima tipologia di subordinate, quelle rette da che. Sembra mancare il principio di
sostituibilit, ma perch bisogna considerare le subordinate come discorso indiretto: quindi si
considera la loro denotazione indiretta, cio il senso ordinario.
Riferimento a espressioni del linguaggio ordinario non assertorie: ordinare, pregare ecc. non hanno
una denotazione ma solo un senso, e non sono un pensiero in senso rigoroso, ma stanno sullo stesso
piano dei pensieri.
[7]: Secondo tipo di subordinata: Chi scopr la forma ellittica dell'orbita dei pianeti, mor in miseria.
La prima parte una subordinata, ma potrebbe anche essere intesa come descrizione definita: anzi,
non va interpretata come subordinata perch non esprime un pensiero compiuto, ma identifica
solamente un nome proprio.
Si potrebbe obiettare che la frase vada interpretata come (1) vi fu qualcuno che scopr la forma
ellittica dell'orbita dei pianeti e (2) costui mor in miseria, perch (1) non pu essere negato da chi
ritenga vero l'intero enunciato. Ma Frege risponde che in qualunque enunciato si presuppone da
subito che il nome proprio abbia una denotazione, anche per uno come Keplero mor in miseria,
che contiene la stessa presupposizione ma non contiene una subordinata che implica l'esistenza di
Keplero: presupposizione =/= implicazione.
Se Keplero mor in miseria contenesse un'implicazione, la sua negazione non sarebbe Keplero non
mor in miseria, ma Keplero non mor in miseria, oppure il nome Keplero non ha denotazione.
Invece il fatto che il nome Keplero abbia denotazione solo presupposto, sia nell'enunciato
affermativo sia nel suo opposto.
[9] Terzo tipo di subordinata: il nome proprio ugualmente contenuto in enunciato principale e
subordinato.Napoleone, che si accorse del pericolo per il suo fianco destro, guid egli stesso la
sua Guardia contro la posizione nemica" contiene due pensieri, il fatto che N si accorse del pericolo
e il fatto che guid la sua guardia. Affermare la verit del periodo affermare la verit di entrambi
i pensieri.
RUSSELL
Ci sono enunciati che attribuiscono propriet, come Giulia fuma. Un enunciato come qualcuno
fuma apparentemente simile, ma dove il primo attribuisce una propriet a un individuo, il secondo
afferma che presente una propriet che esemplificata da qualcuno. Per spiegare meglio Russell
introduce i quantificatori esistenziale e universale (E ed A rovesciate).
Per Frege questo enunciato aveva senso ma non denotazione, perch un nome proprio in esso
contenuto era privo di denotazione; mancando la denotazione dell'enunciato, esso non ha valore
di verit.
Per Russell non possibile che un enunciato non abbia valore di verit, per principio del terzo escluso.
L'enunciato testimonia le mancanze del linguaggio naturale perch la sua struttura grammaticale
nasconde la sua struttura profonda: ne va descritta la forma logica.
Per far questo necessario abolire il concetto freghiano di nome proprio come Frege lo intendeva,
introducendo una distinzione fondamentale tra nome proprio e descrizione definita (nota 2 di Senso
e denotazione: il nome proprio potenzialmente un'abbreviazione di molte descrizioni definite). Per
Russell il nome proprio qualcosa che possiamo usare per definire ci di cui abbiamo conoscenza
diretta (senza intermediari), che abbiamo solo di tre elementi: sense data, universali e forme logiche.
La descrizione definita non denota un individuo, ma denota delle propriet. Ad esempio 1) indica
che:
Costui calvo
Parafrasato in questo modo l'enunciato non contiene alcuna descrizione definita. Esso implica (e
NON presuppone) (1.1) l'esistenza, (1.2) l'unicit, (1.3) una predicazione.
.1, .2 e .3 sono tre congiunti (l'enunciato vero se e solo se i congiunti sono tutti e tre veri).
Anche Frege prendeva in descrizione enunciati contenenti descrizioni indefinite. Per Russell queste
devono avere sostanzialmente la stessa trattazione, ma con un requisito in meno da soddisfare, cio
l'unicit; Frege adotta la stessa analisi di Russell sulle indefinite (anche se molto diverso sulle
definite): per Russell l'errore di Frege stato considerare definite e indefinite in maniera
essenzialmente diversa, pensando che le definite denotassero individui e non propriet, e che
dicendo Socrate pensassimo a cose diverse che dati di senso, universali e forme logiche: gli
individui sono denotati solo da nomi logicamente propri.
Teoria freghiana-russelliana dei nomi propri, o descrittivista per Kripke: i nomi propri sono
sostanzialmente la somma delle descrizioni definite corrispondenti (?). Kripke considera questa teoria
sbagliata pierch il nome proprio ad es di Aristotele rester lo stesso indipendentemente dalle
descrizioni che gli associamo: il nome si associa direttamente all'individuo (teoria del riferimento
diretto). La teoria descrittivista pu riguardare il modo in cui noi impariamo i nomi o li usiamo, ma
non la semantica e il significato dei nomi propri, il cui significato chi lo porta. Se ad esempio
scoprissimo che tutto quello che sapevamo di Aristotele falso, egli resterebbe il portatore di quel
nome e si cambierebbe ancora Aristotele.
RUSSELL 1.1
On denoting (1905)
Distinzione tra acquaintance e knowledge about (conoscenza diretta e indiretta: la seconda solo
per denotazioni); la conoscenza indiretta non necessariamente ambigua, ad esempio il centro
di massa del sole si riferisce a un unico punto, anche se non lo vediamo.
A fine pag. 4 introduce l'articolo the e il tema dell'unicit, quindi parafrasi che rimuovono le
denotazioni.
A fine pag. 5 accenna a Meinong, che considera ogni sintagma grammaticalmente sensato come
segno di un oggetto e afferma che oggetti come il quadrato rotondo non sussistono, ma sono
comunque oggetti. Questi oggetti violano il principio di contraddizione, quindi qualunque teoria
che eviti questo risultato (ad es la distinzione freghiana senso/denotazione) preferibile. [la teoria di
Frege ha il vantaggio (appunto quello che si prefiggeva) di rendere utile l'asserzione di identit (con
descrizioni definite)]. Ma anche critica a Frege: il re di Francia calvo non nonsense, perch
palesemente falso.
Tre puzzle che Russell ritiene ogni teoria sulla denotazione debba risolvere, e la propria abbia il
vantaggio di risolvere (pag. 8).
Giorgio IV voleva sapere se Scott era l'autore di Waverley; quindi voleva sapere se Scott era Scott?
Per principio del terzo escluso, L'attuale re di Francia calvo e L'attuale re di Francia non calvo
non possono essere entrambe vere o entrambe false [la risposta sar che una domanda
trabocchetto: la seconda non una negazione della prima]
Questione di oggetti inimmaginabili ma esistenti come la luce onda/particella: risposte possibili sono
a) semplice antirealismo [il discorso degenera]
1.2
[filosofia della scienza: oggetti postulati inseriti per completare teorie; l'ontologia di Russell ha il
problema di non renderne conto.]
Meinong esposto bene: gli interessi di Meinong sono pi ontologici che semantici. La sua teoria
dell'oggetto si regge su tali principi:
Principio di caratterizzazione
(1): un oggetto non deve essere per avere delle propriet. (2): un oggetto quello che
indipendentemente dai modi in cui pu darsi. (3): a ogni insieme di propriet corrisponde un oggetto
(si pu assumere un oggetto). (4): un oggetto caratterizzato da tutte le propriet che lo definiscono
e le possiede.
Dato che un oggetto definito dalle sue propriet, un oggetto non caratterizzato (ad es. il lonfo)
non un oggetto: devono esserci descrizioni.
Propriet nucleari ed extranucleari sono gli equivalenti meinonghiani di propriet essenziali e non
essenziali: e quelle extranucleari sono proprio il modo di darsi dell'oggetto, ovvero il fatto che esso
esemplifichi o meno le proprie propriet nucleari.
Un sintagma denotativo unicamente in virt della sua forma. Possiamo distinguere tre fasi:
La distinzione tra conoscenza diretta e conoscenza indiretta coincide con la distinzione fra le cose
che so sono date in presenza e quelle cui possiamo giungere soltanto per mezzo di sintagmi
denotativi. Nella percezione abbiamo conoscenza diretta degli oggetti percepiti, e nel pensiero
abbiamo conoscenza diretta di oggetti dotati di un carattere logico pi astratto. Ogni pensiero deve
partire dalla conoscenza diretta, ma possibile pensare su molte cose di cui non si ha conoscenza
diretta.
Assumo come fondamentale la nozione di variabile; uso C(x) per indicare una funzione
proposizionale in cui x un costituente, dove x, la variabile, essenzialmente e totalmente
indeterminata. Tutto, niente e qualcosa, che sono i sintagmi denotativi pi primitivi, vanno interpretati
nel modo seguente:
Si assume che tutto, niente e qualcosa sono privi di qualsiasi significato se presi isolatamente, e che
ha invece un significato ogni proposizione in cui essi figurano. Questo il principio della teoria della
denotazione: i sintagmi denotativi sono, in se stessi, privi di un qualsiasi significato, mentre ha un
significato ogni proposizione nella cui espressione verbale essi figurano.
Rimangono da interpretare i sintagmi contenenti il. Questi sono i sintagmi denotativi di gran
lunga pi interessanti e difficili. Il, quando usato in modo rigoroso, comporta unicit [Meinong
considera ogni sintagma denotativo grammaticalmente corretto come segno di un oggetto.
Ammette che oggetti come Lattuale re di Francia non sussistono, ma li considera pur sempre
oggetti].
Ci troviamo costretti a fornire una denotazione (oggetto) nel caso esso sia a prima vista
assente oppure bisogna abbandonare la tesi che la denotazione ci su cui vertono le proposizioni
contenenti sintagmi denotativi. [Frege: fornire mediante definizione qualche denotazione
puramente convenzionale nei casi in cui non ci sarebbe alcuna denotazione].
Una teoria della denotazione deve essere in grado di risolvere questi tre enigmi:
Se a=b allora posso sostituirli entrambi allinterno dello stesso enunciato senza alterare la verit o la
falsit della proposizione;
Per il principio di non contraddizione una delle seguenti frasi vera e laltra falsa: Lattuale re di
Francia calvo, Lattuale re di Francia non calvo. Ma lattuale re di Francia non esiste
Se a=b allora la loro differenza non sussiste. Ma come pu un non-entit essere il soggetto di una
proposizione?
Quando vogliamo parlare del significato di un sintagma denotativo, in quanto opposto alla sua
denotazione, risulta naturale farlo per mezzo delle virgolette: quando si ha C, della sua
denotazione che si parla; quando si ha C, si parla invece del suo significato.
Che il significato sia rilevante quando un sintagma denotativo figura in una proposizione
formalmente provato dallenigma a proposito dellautore di Waverley. La proposizione Scott era
lautore di Waverley possiede una propriet che la proposizione Scott Scott non possiede, e
questa propriet consiste nel fatto che Giorgio IV desiderava sapere se la proposizione stessa fosse
vera. Non abbiamo quindi due proposizioni identiche: pertanto, il significato di lautore di Waverley
deve essere rilevante quanto la sua denotazione, se accettiamo il punto di vista che comporta
questa distinzione. Tuttavia, come abbiamo appena constatato, finch aderiamo a questo punto
di vista siamo costretti a sostenere che solo la denotazione pu essere rilevante. Ne consegue che il
punto di vista in questione deve essere abbandonato.
Lenigma circa la curiosit di Enrico IV risulta risolvibile tramite la distinzione tra occorrenze
primarie e occorrenze secondarie dei sintagmi denotativi:
Occorrenza primaria: Uno e un solo uomo scrisse Waverley, e Giorgio IV voleva sapere se Scott era
quelluomo;
Occorrenza secondaria: Giorgio IV voleva sapere se uno e un solo uomo scrisse Waverley e se Scott
era quelluomo.
La nostra teoria delle denotazione ci consente di affermare che non ci sono individui irreali,
cosicch la classe nulla la classe che non contiene alcun membro, non gi la classe contenente
come membri tutti gli individui irreali.
Quando abbiamo a che fare con una qualsiasi cosa di cui non abbiamo conoscenza diretta
ma solo una definizione per mezzo di sintagmi denotativi, allora le proposizioni in cui questa cosa
introdotta per mezzo di un sintagma denotativo non contengono in realt questa cosa come un
costituente, ma contengono invece i costituenti espressi dalle varie parole del sintagma denotativo.
Pertanto, in ogni proposizione che riusciamo ad afferrare, ogni costituente in effetti unentit di cui
abbiamo conoscenza diretta, ma cose come la materia (nel senso in cui ne parla la fisica) e le menti
altrui ci sono note solo in virt di sintagmi denotativi: noi non ne abbiamo conoscenza diretta, ma le
conosciamo come ci che possiede queste e quelle propriet. In casi di questo genere, noi
conosciamo le propriet di una cosa senza aver conoscenza diretta della cosa stessa, e
conseguentemente senza conoscere nemmeno una proposizione di cui la cosa stessa sia un
costituente.
SENSO E SIGNIFICATO, FREGE:
la struttura del saggio: comincia ragionando sugli asserti di identit, che differenza ci sia tra a=a e
a=b. qual la funzione del segno, se quella di nominare un oggetto o altro e prende come buona
questa teoria: il segno nomina un oggetto cos potremmo dare la distinzione tra a=a e a=b etc
poi Frege ci presenta la distinzione tra senso e significato e come si applica ai significati e agli
enunciati. Nel caso degli enunciati parte domandandosi se il significato ci che espresso
dallenunciato, poi chiarisce invece che ci impossibile: il pensiero non pu essere il significato
dellenunciato, bens esso ne il senso. E perch invece il significato dellenunciato coincida con il
suo valore di verit: il Vero o il Falso.
Il resto del saggio dedicato alla risoluzione dei problemi derivati dagli enunciati subordinati, es:
enunciati di credenza.
MINUTO 10
WITTGENSTEIN
2/10
Wittgenstein, tractatus logicus Philosophicus, pubbl. 1921 (tedesco e poi tradotto in inglese). Allievo
di Russell e conoscitore di Frege. Il titolo rimanda al trattato di Spinoza. 7 proposizioni principali cui
seguono altre proposizioni derivate > argomentazione molto breve, poi sviluppate nelle prop
successive.
Nell'intro al trattato, Russell [che presenta il testo dell'allievo] compie un errore (secondo
Wittgenstein) di lettura del testo [ tractatus pu essere letto secondo chiavi molto diverse]: scrive
Wittgenstein si occupa di un linguaggio logicam perfetto (come Frege). W dice inve di no essere
interessato a inventare un linguaggio perfetto, anzi, dice di voler portare avanti il proposito russelliano
di lavorare sul linguaggio che abbiamo per comprenderne la struttura logica. W in partic dice che
con il trattato vuole occuparsi di logica tirar fuori la logica che ogni linguaggio, in quanto tale,
deve avere. Questo linguaggio di cui W vuole occuparsi dev'essere un po' ripulito da quei nonsensi
che molta cattiva filosofia ha utilizzato per lasciare intendere di veicolare dei contenuti quando non
veniva in effetti espresso nulla con quelle proposizioni > una certa filo ha fatto un uso non buono del
linguaggio. Prop 4.0031: Tutta la buona filo critica del linguaggio, e merito di Russell stato aver
mostrato che la forma logica apparente della proposizione non nec la forma reale di essa. P
4.003: Le proposizioni su cose filosofiche sono mostly non false ma insensate: unsinnig (prop
filo/metafisica) va distinto da sinnlos (insensatezza tipica delle prop della logica). Molta filo si
occupata di unsinnigkeit = insensatezza, perch si occupa di domande cui non possiamo
rispondere, ma solo constatare che non hanno senso. Unsinnig deriva dal fatto che non sappiamo
come funziona il linguaggio e quindi lo usiamo per dire cose che in realt non potremmo dire. Quelli
che crediamo siano i problemi pi profondi in realt non sono problemi.
Si trova quindi il tema sull'ingannevolezza del linguaggio (per Frege c' via di uscita a questo per
Russell no). Per w filo deve far vedere queste insensatezze e la filo cos intesa non tanto una dottrina
o teoria ma un lavoro per eliminare le insensatezze. 4.112: Lo scopo della filosofia il rischiaramento
logico dei pensieri. La filo non una dottrina ma un'attivit e un'operazione filosofica consta di
chiarificazioni. Filo come attivit e non come dottrina leit-motiv di tutta la produzione di W, che si
distingue in due fasi: Primo W quello del tractatus (unica opera pubblicata in vita) ed vicino al
paradigma dominante, con debiti vs Frege e Russell, e vuole scrivere un libro di logica, ma non per
elaborare un linguaggio logicam perfetto, bens per esplicitare la logica sottostante ad ogni
linguaggio > il suo approccio originale consiste nell'aver avvicinato al logica non dal punto di vista
sintattico ma semantico. Molte sue posizioni saranno criticate dal secondo W, quello delle Ricerche
filosofiche.
Tractatus: 7 proposizioni. 1 proposizione: Il mondo tutto ci che accade, 1.1:I fatti sono sussistere
di stati di cose [] l'ultima p.7 (non ha sotto-proposizioni) su ci di cui no i pu parlare si deve
tacere > testo sui limiti del linguaggio. W dice da dove possiamo partire, il mondo = ci che accade
[prop 1 e 1.1 sono quelle dette sull'ontologia]. p.3: Le proposizioni sono immagini di stati di cose (
il linguaggio un'immagine) > per questo per il tractatus si parla di teoria raffigurativa del
linguaggio. Perch un'immagine possa rappres uno stato di cose, essa deve avere la stessa struttura
dello stato di cose (dev'essere in grado di riprodurne la struttura). Se lo stato di cose la prop
immagine di un fatto, se non sussiste no. Noi non possiamo dire come funzioni un linguaggio senza
cadere nell'insensatezza, perch il linguaggio ci pu dire cosa succede nel mondo, ma non pu
spiegarci come funziona il suo rapporto col mondo. W individua due grandi classi di prop (cfr Russell):
In particolare, le p elementari sono immagini di stati di cose. Stati di cose = complessi di oggetti fra
cui ci sono certe relazioni. W pensa che ogni nome sta per un oggetto e gli oggetti devono sempre
essere semplici. C' ampio dibattito su cosa voglia dire che gli oggetti sono semplici.
Gli stati di cose = ingenerale sono possibili, perch se sussistono sono dei fatti, se non sussistono
sono possibili > non detto siano parte della realt. Le prop elementari son immagini di stati di cose
sign che le proposizioni sono immagini di complessi di oggetti collegati in un certo modo. Noi
comprendiamo una prop quando siamo in gradi di afferrare lo stato di cose di cui la prop
immagine capire, NON sapere se vera > comprensione scissa da attribuz valore di verit > per
W comprendere una proposizione vuol dire sapere cosa accade SE essa vera [non dire che vera]
comprendere = cogliere lo stato di cose di cui la prop immagine, per essere immagine la prop
deve avere una certa struttura/configurazione. Se c' proporzione tra immagine e realt, poi, no
solo capiamo la proposizione ma sappiamo anche dire se vera o no W: teoria della verit come
corrispondenza: porp vera quando immagine di uno stato di cose che sussiste. Il linguaggio, per
W come per Russell, traveste i pensieri.
Sappiamo usare il linguaggio nonostante non sappiamo e non possiamo dire come funzioni. [E' come
dire che sappiamo digerire senza sapere come funziona apparato digerente]. Il fatto che
comprendere prop = sapere cosa accade se vera e il fatto che questo non voglia ancora idre
sapere che vera, fa s che non ci sia nex diff tra una proposizione vera e una falsa: comprensione
ha a che fare con essere in grado di cogliere lo stato di cose di cui la p immagine; per stabilire
verit bisogna confrontare prop con la realt [se corrisponde vera perch stato di cose un fatto,
se no no]. Quindi la proposizione vera non in base a come fatto il linguaggio ma in base alla
realt. La prop immagine distato di cose e le relazioni riflesse nella struttura logica prop devono
essere le stesse che sussistono tra oggetti che compongono lo stato di cose, non una metafora: le
cose stanno proprio cos: le relaz tra gli oggetti degli stati di cose [che se sussistono sono fatti] devono
essere riflesse nella proposizione > prop e stato di cose devono avere la stessa forma/struttura.
Quando W dice che prop elementare corrisponde a una serie di relazioni tra nomi, esse devono
riflettere la relazione tra oggetti di cui vogliamo parlare. Questa operazione di rispecchiamento non
metaforica ma la prop, solo in maniera pi astratta di un disegno, riflette la stessa struttura dello
stato di cose di cui immagine. Es: Giorgio odia Luca: abbiamo due nomi e un verbo, no un
caso che G sia a sx verbo e L a sx, se cambio posizione le cose cambiano se assumo p di vista
astratto, constato che la prop immagine di uno stato di cose = riporta la stessa struttura.
Gli oggetti dei quali parla il tractatus son diversi d quelli dell'esperienza comune. Gli oggetti, dice W,
sono eterni e indistruttibili e sono qlcs al cui esistenza non mai in discussione > esistono e devono
esistere. Inve gli oggetti complessi (che derivano da combinaz di ogg semplici) possono anche non
esistere, mentre gli oggetti semplici devono esistere. p. 2.02: L'oggetto semplice 2.0201: ogni
enunciato sopra complessi pu scomporsi in un enunciato sopra le loro parti costitutive etc... >
atomismo logico. 2.021: Gli oggetti formano la sostanza del mondo, perci non possono essere
composti. P successiva: Se il mondo non avesse una sostanza, l'avere una proposizione senso
dipenderebbe dall'essere un'altra posposizione vera > oggetti devono essere semplici perch
costituenti ultimi del reale. E' strano che le proposizioni di cui il tractatus tratta ci parli di questi ogg
semplici: W: le proposizioni ci parlano di questi oggetti perch il senso di una proposizione dipende
da questi oggetti. Possiamo afferrare senso prop indip da fatto che sappiamo se vera. La semplicit
degli oggetti piega anche perch possiamo comprendere una proposizione senza che ci sia
spiegata: proprio perch siamo in grado di cogliere ci di cui ci parla siamo in grado di capire
quali son gli oggetti di cui ci parla e quali relaz sussistono tra gli ogg perch prop immagine di stato
di cose e stato di cose complesso di oggetti. Quindi il fatto che ogg sono semplici permette di
vedere di cosa una prop parla analizzandola.
I nomi hanno una denotazione = significato = oggetto di cui sono nomi [il nome ci che sta per
l'oggetto all'interno della proposizione]; le proposizioni hanno un senso ma non una
denotazione/significato = valore di verit come per Frege. Per W le proposizioni non possono
denotare il loro valore di verit, perch: le proposizioni hanno un senso (le comprendiamo, quando
siamo in grado di capire di quale stato di cose sono immagine) poi se la p vera lo stato di cose di
cui la p immagine sussiste, se falsa no. Inve i nomi, che sono i segnaposto degli oggetti nella
denotazione, hanno una denotazione ma non un senso. Le p complesse son funzioni di verit delle
proposizioni elementari che contengono > composizionalit: per stabilire v verit di una p complessa
dobbiamo conoscere i v di verit delle p elementari e in partic li possiamo calcolare a partire dai
valori di verit delle p elementari in essa contenute. Valore di verit di proposizione complessa si
calcola tramite le tavole di verit > la verit si pu calcolare.
Insensatezza della logica (sinnlos): le regole della grammatica ci consentono di formare p che sono
sempre vere o sempre false comunque stiano le cose del mondo [W sposa teoria corrispondentista
della verit]: le contraddizioni e le tautologie. Es: G corre e non corre contraddiz (sempre falsa);
G corre o non corre tautologia (sempre vera). Per W le tautologie coincidono con le verit
logiche. Tautologie e contraddizioni son quelle che sono sinnlos = senza senso, perch non ci dicono
niente sul mondo > prive di senso ma non insensate (nel senso unsinnig); non hanno utilit per
descrivere le cose del mondo. La proposizione sensata mostra ci che dice = immagine di uno
stato di cose; contradd e tautologia non mostrano nulla > non rappresentano alcuna possibile
situazione (rappr o tutte lo possibilit o nessuna). Contradd e taut ci danno info non sul mondo ma
su come funzionano le costanti logiche.
Ci sono per prop che non possono di fatto essere immagini di stati di cose perch non ci sono gli
stati di cose corrispondenti. Queste sono le proposizioni dell'etica e dell'estetica, che dicono cosa
buono o cosa bello. Non ci possono essere prop che descrivono stati di cose su etica o estetica [x
bello] perch gli stati di cose sono contingenti, mentre le questioni morali ed estetiche sembrano
situarsi su una altro livello > dimensione della necessit. Se esistessero cose come fatti morali o estetici
questi dovrebbero essere necessari e per le proposizioni che sono immagini di stati di cose sono
immagini di fatti contingenti per W i valori sono necessari e non ci possono essere immagini di fatti
necessari [ma solo di stati di cose contingenti]. Pseudo-proposizioni: a diff prop normali non dicono
come dev'essere fatto il mondo perch la posposizione sia vera, quindi non sono proposizioni, perch
comprendere = saper come dev'essere fatto il mondo perch p sia vera. Le pseudo-p non
comunicano come dev'essere fatto il mondo. Un altro tipo di questioni che non posso essere veicolati
dalle proposizione sono i nessi causali: essi non possono essere espressi dalle proposizioni perch nel
mondo no esistono i nessi causali/non si danno, perch non esistono cose come i fatti causali.
Pseudo-proposizioni:
questioni su etica o estetica perch mentre prop sono imm stati di cose che possono sussistere o no
queste questioni non sono nell'ambito di una simile contingenza;
nessi causali
atteggiamenti proposizionali = atteggiam che hanno a che fare con le cose che le persone possono
credere. Es: p 6.43.
C' scontro tra i livello della contingenza e il mondo della necessit, che non possiamo raggiungere
col nostro linguaggio impo definire i limiti del linguaggio: p. 5.641 concetto di io V' dunque
realmente un senso in cui in filo si pu parlare in termini no psicologici di io; io filosofico il limite del
mondo io = come io trascendentale kantiano, condizione di possibilit [non io psicologico].
Questo io la condizione di possibilit dello spazio logico no parte del mondo. Il mondo che
descrive il linguaggio solo quello dei fatti o delle possibilit. Proprio perch il mondo cos inteso
non ci possono essere valori: nel mondo le cose sono come sono. p. 6.41: il senso del mondo
dev'essere fuori di esso, perch nel mondo tutto come , non vi in esso nessun valore se un
valore che abbia valore c', esso dev'essere fuori dall'avvenire > i valori esulano dal livello della
contingenza, per questo il senso del mondo e i valori sono al di fuori del mondo non li possiamo
riflettere e catturare con il linguaggio. Questo spiega l'insensatezza di cui tacciata molta filosofia:
molta filo insensata perch il linguaggio non in grado per come fatto [ha solo compito di
raffigurare stati di cose che se sussistono sono fatti], ma questo no vuol dire che non sci sia un senso
ulteriore del mondo, solo che non possiamo afferrarlo con il linguaggio con questo ha a che fare
la parte del mistico nel tractatus.
C' distinzione tra ci che pu essere detto e ci che pu essere mostrato. In questo la filo come
analisi chiarificatrice del ling ci mostra le condizioni di sensatezza del ling: il ing sensato quando
pu raffigurare combinazioni di oggetti che chiamiamo stati di cose, che possono sussistere o meno.
Il ling non pu fare altro [quindi non possibile il metalinguaggio]. Molti problemi della filo derivano
dal non aver capito questa cosa. Da qui la conclusione del tractatus, con metafora della scala: W
nel testo ha fatto quello che non si pu fare: spiegare qlcs sul linguaggio chi l'ha compreso deve
gettare la scala su cui salito > le proposizioni del tractatus hanno detto ci che non pu essere
detto ma che pu solo essere mostrato quindi sono insensate.
3/10
Riprendiamo dalle ultime proposizioni del trattato: superare le proposizioni risalendo la scala per poi
trovarsi oltre e comprendere linsensatezza del linguaggio sul linguaggio non ci si pu pronunciare.
Le pseudo-proposizioni sono forme che sembrano avere struttura di proposizioni ma non possono
essere considerate funzioni di verit delle proposizioni elementari sono le proposizioni di estetica
ed etica, quelle causali (la causalit non un fatto del mondo) e gli atteggiamenti proposizionali.
Il tractatus si colloca nella fase del primo Wittgenstein. Oggi parleremo delle ricerche logiche, con il
secondo Wittgenstein.
Nonostante linterpretazione erronea di Russell al trattato, perch Russell crede che W voglia scrivere
un libro sul linguaggio perfetto, invece lintento scrivere un trattato sulla logica che il linguaggio
deve avere per essere tale. A differenza di Frege e Russell, lui affronta la logica da un punto di vista
semantico.
Le tautologie: verit logiche sono vere comunque stiano le cose / in tutti i mondi possibili; sono
vere indipendentemente dallesperienza (non dobbiamo guardare fuori per confermare a o non
a) vere e necessarie.
Secondo Wittgenstein egli stesso non deve fornire teorie ma assumere una posizione
chiarificatrice.
Come Frege anche lui aderisce al principio di composizionalit (ossia il valore di verit di un
enunciato complesso deriva dal valore di verit delle sue parti componenti)
Russell e Wittgenstein pensano che i nomi abbiano solo una denotazione (si sbarazzano del senso);
tuttavia W avr un parziale recupero del senso, ma poi in effetti non funzionale.
Frege pensa che il linguaggio che adottiamo sia imperfetto, mentre per R e W va bene cos,
dobbiamo impararne ad esplicitare le forma logica, usarlo meglio.
W e R pensano che gli enunciati sono necessariamente o veri o falsi, contro F che ammetteva la
possibilit di enunciati senza un valore di verit.
E con w abbiamo visto con la teoria raffigurativa del linguaggio che propone (una prop elementare
immagine di stato di cose e prop complesse sono funzioni di verit delle prop elementari)
sappiamo che il ling ha funzione descrittiva e che W condivide una teoria della verit come
corrispondenza.
Linteresse di w per il ling come trasmissione di conoscenze e descrizione del reale qualcosa di
fondamentale. Le descrizioni sono importantissime. Tutte le parole sono nomi: vuol dire che
funzionano allo stesso modo, i nomi funzionano in un certo modo si richiama agli oggetti in un
certo modo, ci si riallaccia ad una denotazione.
C un solo linguaggio quindi che w prende in esame ed il ling descrittivo, e quindi egli prende in
considerazione un linguaggio che abbiamo prop elementari e prop complesse e che esso in quanto
tale possa essere diverso da come sembra e che le parole siano tutte nomi ( queste sono le
condizioni del linguaggio tipo di w) tutte le prop che sembrano descrivere cose a cui non possono
corrispondere fatti in realt non sono proposizioni.
Questa visione viene ridimensionata nelle ricerche filosofiche. Luso descrittivo del ling non pi
privilegiato, un uso come un altro. W giunge alla conclusione che lidea stessa di prop elementare
quale troviamo nel tractatus debba essere abbandonata abbandona lidea che le parole siano
nomi, quindi che tutte le parole funzionino allo stesso modo. Questo il punto di partenza delle
ricerche filosofiche: comincia con limmagine agostiniana del ling. E w commenta questa funzione:
per funzionare cos bisogna ammettere di conoscere a priori molte cose. Siamo sicuri che ci basti ci
per acquisirlo? Come si fa capire che unostensione quella che io sto mettendo in atto?
Lapprendimento del linguaggio non solo instaurare una relazione tra le parole e le cose. Bisogna
vedere che funzione hanno le parole nella pratica: il significato di una parola il suo uso nel
linguaggio.
Questo non un punto di rottura tra il primo e il secondo w, ma una continuit, perch nella prop
3.326 del trattato egli scrive: per riconoscere il simbolo nel segno si deve considerare luso munito di
senso.
Posizione anti-essenzialista: mentre nel tractatus w sembra pensare che ci sia una essenza nel ling,
ebbene nelle ricerche non c qualcosa come unessenza del ling, perch il ling un fenomeno
molto complesso di quelli che lui chiama i giochi linguistici (non c qualcosa come Il Linguaggio,
ma ci sono tanti ling diversi) -> e proprio come i giochi non sono di per s definibili (quindi non si
possono fornire le condizioni necessarie e sufficienti perch qualcosa sia quello che ) tutti i giochi
sono diversi, non tutti hanno un obbiettivo o un vincitore o un premio ma hanno in comune delle
regole sulle quali si basano. Le regole variano a seconda della variet, nonostante non ne possiamo
fornire una definizione, possiamo fornirne unaria di famiglia, delle somiglianze relazionali
somiglianze che non possono essere ridotte a caratteristiche. Per includere proposizione in un
linguaggio bisogna capire qual e se vi un ruolo entro quel gioco linguistico. Quando si apprende
non si collegano le parole alle cose, ma ci si comporta in un certo modo (anticipazione degli atti
linguistici) > es. della lista della spesa: se dico le parole lungi dallaver la semplice funzione di riferirsi
alle cose possono essere usate per fare cose molto diverse se dico al fruttivendolo cinque mele
rosse lui comprende che gli sto chiedendo di vendermele e no che sto descrivendo cosa ho di fronte.
Ci sono parole che non si usare per descrivere delle parole ma per fare o chiedere di fare delle cose.
Le teorie agostiniane sul linguaggio vengono definite come linguaggio primitivo Linguaggio
primitivo: es, un muratore e il suo aiutante, devono passarsi lutile: allora uno grida allaltro:
mattone!; cazzuola! descrivere le cose con le parole per solo uno degli usi, uno dei giochi.
Analogia tra luso descrittivo di agostino del linguaggio e luso degli scacchi: solo uno dei giochi,
ne esistono infiniti altri, cos come i linguaggi.
Il complesso di pratiche che noi chiamiamo linguaggio tenuto insieme da una rete di somiglianze
di famiglia e noi non possiamo dire di pi, perch non c una essenza del linguaggio, non ci sono
dei principi generali, quindi non possibile una teoria universale del linguaggio.
Anche nelle ricerche si propone lintento di non fornire una teoria, ma il compito suo e della filosofia
fornire una attivit e che in fondo eliminare le confusioni sia questo lintento cardine della filosofia,
per a differenza di quello che si diceva nel trattato, ossia scrostare il linguaggio, perch alcune
cose che il ling sembra dire non sono quelle che ci diceva, il secondo w dice che non bisognare
andare a fondo delle cose o bisogna scoprire la logica del mondo, diche che non dobbiamo
cercare chiss dove quello che il ling vuole dire perch a noi non interessa quello che nascosto,
la verit sotto i nostri occhi ed proprio per questo che non si vede, come un paio di occhiali che
si tengono sul naso e non si trovano: molti problemi, afferma W si risolvono perch ci si rende conto
a un certo punto che essi non erano problemi, il loro era uno statuto apparente.
Tre metafore:
Cassetta degli attrezzi: martello, tenaglia, chiodi, viti quanto differenti sono le funzioni degli oggetti
tanto differenti sono le funzioni delle parole; ci sono per delle somiglianze tra gli utensili come tra le
funzione delle parole. Ci che ci confonde il loro impiego, che non sta di fronte a noi in modo
evidente, soprattutto in filosofia.
I comandi della locomotiva: ci sono impugnature che hanno tutte un aspetto quasi uguale, perch
tutte vanno impugnate con la mano, ma si spostano tutti in modo diverso, con un movimento
diverso. I comandi sono formalmente uguali, ma tutti diversi nella funzione alla quale rispondono.
Devono essere trattati in modo diverso. Se io dico fuori piove e fuori non piove allora sto sbagliando.
Egli ha comunque sempre presente la posizione essenzialista e ne risponde: se noi veramente
estendessimo il discorso in modo tale che tutti servano a far qualcosa perch questo sia plausibile,
ci servirebbe davvero a qualcosa? Egli non pensa.
Lanti-mentalismo.
Per giocare bene bisogna seguire le stesse regole della comunit ed essere riconosciuti in quanto
tali.
Affinit tra W e Austin: attenti al linguaggio ordinario, lontani dal linguaggio formale il nostro scopo
capire come funziona in quanto risorsa inesauribile. A differenza dei teorici del ling ordinario, W
allergico a qualunque forma di teoria, non c lintenzione di teorizzare il ling ordinario, non
interessante farlo, non possibile.
Le prop del trattato quindi sono solo un tipo di prop e un tipo di uso del linguaggio che si pu fare e
in particolare il punto che gli sta a cuore vedere queste prop non come qualcosa che stia in un
regno separato e altro, perch il ling con le sue prop unattivit e non qualcosa di ineffabile
impossibile da cogliere.
Paragrafo 30: la definizione ostensiva quando sia chiaro il funzionamento dellestensione. Per essere
in grado di chiedere il nome di una cosa bisogna gi sapere qualcosa, ma cosa si deve sapere?
mostrando a qualcuno il pezzo che rappresenta il re negli scacchi, non gli si sta dicendo niente, a
meno che non abbia una conoscenza della configurazione del pezzo si pu presupporre che
abbia imparato il gioco per osservazione, senza per comprendersi allinterno del gioco attraverso
lo studio delle regole. Chiede sensatamente il nome colui che sa gi fare qualcosa con esso,
altrimenti si potrebbe rispondere: decidi tu che nome dargli! Il linguaggio un gioco di cui spesso
non conosciamo le regole, per esempio i parlanti a volte non riescono a spiegare la grammatica ad
uno straniero.
W dice che non c nessun problema su come funzioni il riferimento, perch nel momento in cui
sappiamo usare il nome sappiamo cosa il riferimento, non c un problema, il problema viene
dissolto perch ovvio. Non formulare come problemi quelli che sono gi soluzioni.
Nulla di ci che importante nascosto: frecciata allessenzialismo, quello che essenziale visibile
agli occhi.
KRIPKE
Socrate soffre perch intelligente secondo Russell bisogna compiere una analisi secondo le
propriet: (1) il maestro di Platone [descrizione definita di Socrate], (2) lessere intelligente.
Ad ogni nome proprio sia almeno associata una descrizione definita e una sola e tale descrizione
definita pu essere considerata il senso del nome. Ci implica che il rapporto tra il nome proprio e
lindividuo sia un rapporto indiretto; noi sappiamo anche, come dice Frege, allinterno di una data
comunit possono essere molte le descrizioni che riferiscono ad un individuo.
Abbiamo visto anche le ragioni per le quali una teoria come il descrittivismo possa essere una buona
teoria: sia Frege che Russell cercavano di spiegare come si stabilisce il riferimento di un nome;
spiegazione degli asserti di identit e del loro valore informativo;
Naming and necessity, Kripke sferra un attacco importante alla teoria dei nomi dal punto di vista
descrittivista si vanno ad attaccare a determinati individui in maniera indiretta, per Frege
attraverso il senso e per Russell secondo la descrizione; Kripke prende di mira questa teoria.
Nomi grammaticalmente propri: argomenti per criticare questa teoria, raggruppati in tre tipologie:
1, argomento semantico
2, modale o metafisico
3, epistemologico
Le sue critica fanno uso del ragionamento controfattuale e della semantica dei mondi possibili.
Donnelan (?), in un suo saggio aveva distinto due tipologie di descrizioni definite. Es: ponete di essere
ad una festa e laggi c un tipo che sta bevendo qualcosa da un calide e voi affermate che la
persona che sta bevendo champagne la pi simpatica della festa e il nostro interlocutore
comrpende di chi stiamo parlando. Ma se quella persona stesse bevendo sprite? Non andrebbe pi
a pescare quella persona. Per questo D. individua un uso delle descrizioni attributivo e un uso
referenziale.
Attributivo: in linea con il pensiero di Russell- S pescare quellunico individuo che corrisponde alla
descrizione.
Referenziale: va a pescare lindividuo di cui vuole parlare il parlante e che inteso allo stesso modo
anche dallinterlocutore, anche se la descrizione non corrisponde ai fatti reali.
I nomi hanno una denotazione e non una connotazione (hanno un significato ma non un senso)
Possiamo associare dei sensi al nome proprio, vero, per questultimo non ha alcun rilievo
semantico. Possiamo dire che Aristotele lallievo di Platone e magari persino conveniente, ma
non ha importanza da un punto di vista semantico forse lo ha in un contesto cognitivo o di intesa
tra parlanti, ma non riguarda il funzionamento dei nomi A Kripke interessa capire come funzionano
i nomi propri.
Frege e Russell pensavano che Mill avesse torto e che un nome proprio fosse una descrizione definita
abbreviata o camuffata e che tale descrizione costituisce il senso del nome. Anche chi ha detto
che falsa, ne ha abbandonato la lettera ma non lo spirito, sostitutendola con la teoria del concetto
agglomerato (di John Searle, 1970).
Teoria degli agglomerati o di famiglie di descrizioni sostenuta da Searle e prima ancora dal
Wittgenstein delle Ricerche Filosofiche.
Questo nome ha un senso oppure labbreviazione di una descrizione definita, es: lallievo di
Platone.
Potremmo dire con altra terminologia che: lallievo di Platone, in quanto descr definita, in una
relazione di esplicitazione del significato del nome proprio Aristotele.
In filosofia questi enunciati che esplicitano il significato si chiamano enunciati analitici. Es:
scapolo=uomo adulto non sposato.
Tali enunciati sono anche necessari. necessario affermare che uno scapolo sia un uomo adulto
non sposato, altrimenti scapolo non sarebbe questo.
Secondo Kripke per nel caso di Aristotele non necessario che egli sia stato lallievo di Platone.
Perch non difficile immaginare un mondo possibile in cui A si sia dedicato al tiro del giavellotto
anzich frequentare Platone.
Ricapitolando:
3) non analitico
Quindi in questo caso lallievo di Platone non ha come significato Aristotele perch possibile
immaginare un mondo in cui le cose stiano in modo di verso [argomento modale].
Argomento semantico
Tutti gli argomenti si basano questa struttura, poniamo che abbiamo ragione e analizziamo le
implicazioni etc
Allora se noi scrivessimo: Aristotele lallievo di Platone, dal momento che lallievo di Platone
identico ad A., allora stiamo affermando Aristotele Aristotele.
Tuttavia dice Kripke se cos fosse questa sarebbe una tautologia. Ma chiaramente non cos, perch
questo enunciato esprime un fatto: A stato lallievo di P.
Argomento epistemico.
Poniamo che i descrittivisti abbiano ragione di nuovo e poniamo di prendere un nome: Godel.
Persone ad esempio poco colte in aritmetica e logica assocerebbero come unica descrizione al
nome G questa descrizione.
E se sapessimo che in realt Godel era un truffatore e aveva rubato la scoperta del teorema a
Smith?
Utilizzo della semantica dei mondi possibili. Spiega cosa sono cos i mondi possibili distinguendoli da
altri: sono mondi stipulati, dove cambiamo quellunica cosa che vogliamo cambiare per esprimere
il ragionamento controfattuale. Inserire ununica variante: Aristotele non va da Platone ma a
praticare il lancio del giavellotto e ne siamo sicuri perch un mondo che abbiamo stipulato noi.
Kripke dice cosa sono i nomi propri: designatori rigidi, perch designano rigidamente uno e uno
stesso individuo in tutti i mondi possibili (in tutti i mondi possibili in cui questo individuo esiste o anche
in quelli in cui non esiste? se Hitler non fosse mai nato la storia europea avrebbe avuto esiti diversi
[immagino un mondo tutto uguale fino a un certo punto dove nego lesistenza di Hitler e cambio la
storia])
Teoria cluster, a grappoli. Qualcuna delle descrizioni che noi associamo a quel nome deve riferirsi a
quellindividuo. Ma secondo Kripke anche questa non va bene dovrebbe essere tutto falso. Qual
lunica cosa che non possiamo cambiare? Che quel nome si attacchi a quellindividuo l. Ma che
significa ci?
Critica a Kripe di Dummett: ci sono filosofi che pensano di fare metafisica parlando di zigoti!
Per essere quello che sono devo avere i genitori che ho avuto, ed vero a posteriori ma determina
la mia essenza a priori.
Aristotele avrebbe potuto essere o non essere aristotele? Se s, lo , altrimenti non lo e in quel caso
sarebbe una descrizione.
Lallievo di Platone pesca A. nel nostro mondo, in un altro mondo dove A. si dedicato al giavellotto
va a pescare un altro individuo etc mentre A. pesca sempre A in tutti i mondi possibili.
In Naming & Necessity Kripke spiega come di fatto i nomi funzionino in quanto designatori rigidi, ci
spiega anche come a volte possano essere usate le descrizioni fissandole come riferimento di un
nome quando questo riferimento non possibile:
es il primo bambino nato in italia nel 2018 si chiamer Ugo (uso una descrizione per fissare il
riferimento di un nome di un individuo non ancora esistenza ma non pu essere comunque ridotta
al significato di un nome).
Ci che importante con questa operazione (descrizione definita x riferimento del nome) si d
luogo a risultati contingentemente veri e conoscibili a priori. Ed difficile da accettare perch
secondo la tradizione, es Kant, ci che conoscibile a priori anche necessario. Necessario per
kripke un concetto metafisico, per lui invece si parla di concetti epistemologici. Le posizioni sono
differenti.
Un nome pu anche essere introdotto tramite una descrizione definita. Es: oggetti ipotetiti Nettuno
Perch contingente che i pianeti abbiano una deter posizione, avrebbero potuto averne pure
unaltra. Tuttavia lo scienziato che ha fatto tale scoperta lo ha conosciuto a priori.
Come succede che un oggetto abbia un certo nome? Ma come viene determinato tale
riferimento? Catena causale intensionale del riferimento. Per lo pi i nomi si danno per ostensione o
battesimo iniziale. Ed causale, perch tale ne il contatto. Ed intensionale: perch tutti gli altri
che si situano in quella catena dovranno usare il nome nello stesso modo che io lo ho introdotto, in
quanto rivesto la figura di colui che battezza importante che i diversi parlanti trasmettano luso
del nome con una catena.
Problemi: nel 1973, il cado Madagascar esposto da Evans quando Marco Polo era l chiedeva
come si chiamava lisola antistante lafrica ai nativi, per i nativi credevano che si riferisse alla costa
la costa si chiamava Madagascar, ma lui pensa che sia il nome dellisola e credeva di portare
avanti una catena causale intenzionale.(sembra che le intenzioni non bastino)
Espande la teoria ai nomi di sostanza e di genere naturali erano detti secondo la teoria descrittivista
funzionare in maniera analoga, Es: tigre sono capace di riconoscerla quando posso affidarle delle
propriet.
Ma non sono le propriet che fanno il nome dice Kripke: perch lenunciato che ne esplicita le
propriet perch sarebbe un enunciato analitico, tuttavia i critici direbbero che essere una tigre non
significa possederne tutte le propriet.
Non possibile immaginare un mondo dove Aristotele non Aristotele. Immaginare un mondo dove
lacqua non h20 significa immaginare un mondo dove qualcosa che acqua non acqua. Ci
sono degli enunciati quindi necessari a posteriori? una necessit, ma a posteriori, perch lo
scopriamo dopo.
10/10
PUTNAM:
porta avanti le ricerche gi avviate da Kripke e per altro in parallelo: P. sposta il suo argomento di
interesse dai nomi grammaticalmente propri dai nomi di sostanza e genere naturale: come acqua
e tigre e prova a domandarsi come funzionino questi nomi, giacch anche per nomi come acqua
e tigre secondo una teoria descrittivista noi possiamo associare delle caratteristiche, dal momento
che se vengono soddisfatte le condizioni richieste dai referenti di questi termini si attiva una
riconoscibilit il referente delle descrizioni il senso? Quindi il senso la strada per arrivare al
riferimento?
La distinzione tra sintetico e analitico ci pu aiutare a determinare il valore di verit degli enunciati
modali?
1) 7+5=12 V
2) In piemonte ci sono i tartufi V
1,2 hanno la stessa estensione, ma hanno anche la stessa intensione? Ossia, sono veri negli stessi
mondi possibili? Come facciamo a sapere se un enunciato analitico? Basta anteporre, secondo
Carnap, loperatore necessariamente.
3) Necessariamente 7+5=12 V
4) Necessariamente in piemonte ci sono i tartufi F
Come mai cambiato il valore di verit? Il principio di sostituibilit decade. Non si pu sostituire
perch questi due enunciati non sono veri negli stessi mondi possibili, nonostante abbiano la stessa
estensione (ossia sono entrambi veri nel mondo reale ) ma non hanno la stessa intensione (ossia non
sono veri in tutti i mondi possibili).
?) Jakko Hintikka
Nec:
Parallelismo con W: io comprendo una prop quando conosco gli stati di cose per verificarne il valore
di verit, Carnap ci dice invece: io conosco un enunciato quando conosco la sua intensione. In
questo modo C riesce ad abbandonare una nozione di senso e introdurne unaltra pi rigorosa,
lintensione e in pi stabilisce condizioni di verit per gli enunciati modali (necessari o possibili).
Due espressioni sono dette essere sinonime quando hanno lo stesso senso con la stessa intensione
ed proprio grazie a qualcosa come la sinonimia che noi possiamo sostituire unespressione con
unaltra espressione sinonima e il valore di verit dellenunciato non cambia. Il problema sul quale
insister Quine che analiticit e sinonimia si definiscono lun laltra e quindi c qualcosa che non
va.
17/10/17
Analitico/sintetico: nesso tra i due dogmi, per ricevono una trattazione separata.
Allinterno degli analitici i positivisti facevano ricadere tanto le verit logiche (relative ai connettivi,
ai nessi logici etc tautologie, contraddizioni); enunciati analitici che esplicitano un significato e
verit matematiche.
1) Verit logiche: sono state molto ben esposte da W e studiate dai neopositivisti, tuttavia
questa tipologia non ricade allinterno di quella tipologia di enunciati analitici.
Occorrenza vacua: una espressione occorre in maniera vacua in un enunciato quando
essa pu essere sostituita senza che se ne cambi il valore di verit. (nessun uomo non
sposato sposato nessuna ballerina non russa russa)
Occorrenza essenziale: appartiene allo scheletro dellenunciato ed impossibile da
sostituire senza mutare il valore di verit dellenunciato le verit logiche sono quegli
enunciati che rimangono veri se sostituiamo le parti vacue e non tocchiamo invece le
occorrenze essenziali. La verit dipende dalla struttura dei connettivi.
Quindi:
La nozione di analiticit non stata sufficientemente spiegata e che la distinzione tra analitico e
sintetico deve essere criticata ancora. Lui non vuole per dire che non vi sia differenza alcuna, vuole
solo dire che questa possibilit di distinguere gli enunciati a seconda che abbiano esclusivamente
una relazione intralinguistica o che si spieghino dal loro interno solo con nessi di significato e che
devono essere distinti da altri perch altri hanno giusto un fondamento fattuale non sembra essere
una posizione forte. Per Quine esiste un gradualismo dal sintetico allanalitico etc dallesperienza
allapriori.
Il secondo dogma si occupa di criticare lidea che il significato di un enunciato possa essere
compreso solo se esso posto allinterno di un contesto di verificabilit empirica. Quine critica che
ci possa essere qualcosa del genere e che possano effettivamente possano essere esperibili non
c un rapporto uno a uno tra un enunciato e lesperienza, siamo su due piani diversi; potrebbe
innanzitutto servire un chiarimento linguistico.
Words & objects:
tradurre una pratica che produce indeterminatezza: secondo Q per tradurre, per rendere conto
di uno e di uno stesso stimolo sono possibili manuali di traduzione diversi e che per sono tra loro
incompatibili.
I manuali sembrano compatibili con lesperienza, ma fra di loro non lo sono, perch tradurre in un
modo non significa tradurre in un altro questo per non significa che siano tutti corretti, ci
dipende dalla raffigurazione dellindigeno: questi ha in mento un solo significato per quel termine.
Noi non sappiamo per quale quello corretto.
Quine per non crede ci sia un significato proprio, bens dei comportamenti verbali, quindi gli unici
fatti a livello semantico che siano rilevanti sono coloro che rendono conto delle nostre reazioni a
determinati stimoli.
Lunica cosa che conta sono i comportamenti linguistici dei parlanti, perch secondo Q la verit
che non ci stanno dei significati nella testa dei parlanti, ma il linguaggio una risposta allo stimolo.
Quindi in realt tutte le traduzioni vanno bene, perch tutte hanno lo stesso rapporto con
lesperienza e rispondono allo stesso stimolo, quindi bisognerebbe costituire un manuale che possa
rispondere di questa disposizione linguistico-esperienziale. Dallindeterminatezza della traduzione
arriviamo allimperscrutabilit del riferimento. Quindi non ci sono riferimenti ma solamente
corrispondenze tra linguaggio ed esperienza.
18/10/17
Atti linguistici:
atti linguistici:
constativi
performativi
filosofia del linguaggio ordinario: si occupa di semantica (teoria del significato) e del suo rapporto
con la sfera dellazione. Tra il dire e il fare c in mezzo un punto che bisogna vedere: perch con gli
usi del linguaggio facciamo delle cose. Alcuni filosofi del linguaggio partono dal concetto di
fonetica, dallemettere dei suoni (fischi, rumori). I filosofi del ling. Ordinario si concentrano molto su
quegli usi del ling. Che appartengono a una sfera pratica, tutto ci che ha a che fare con le azioni
e tuttora lavorano nella pragmatica (contesti di proferimento, ci che si vuole fare con ci che si
dice) (pg. 29, atti linguistici in frege).
ti prego Babbo Natale, portami un regalo! atto linguistico, espressione di ci che si sta facendo:
una preghiera.
Dopo la seconda guerra mondiale a Oxford, Austin teneva degli incontri il sabato mattina il loro
punto di partenza era un cambio di prospettiva radicale. Partivano dal ling ordinario e lo
prendevano molto sul serio, quindi lungi da loro volerlo analizzare, correggerlo, credere che sia
difettoso. Invece tutto l, tutto l ed ricchissimo. Bisogna solo saperlo usare. Il linguaggio ordinari
con le sue difficolt incredibile, inesauribile: discutono tutto, dagli scambi verbali a ci che pu
essere implicito, agli usi devianti del linguaggio tutta quella sfera del ling che ha a che fare non
con il ling informativo ma tutto il resto.
Grice, signato naturale e non naturale delle espressioni. Mette in discussione lantimentalismo.
AUSTIN
Talvolta non siamo pienamente consapevoli del significato delle parole che stiamo utilizzando; a
volte bisognerebbe cercare nel dizionario; il problema potrebbe non essere risolto, ma pu aver
chiarito qualcosa. Dobbiamo fare ricorso a due ambiti:
Psicologia
Diritto
Ricorso al dizionario buona padronanza delle parole che usiamo, le quali sono i nostri strumenti,
ed bene che questi strumenti siano puliti, ossia siamo in grado di maneggiarli nel modo giusto. Il
secondo punto che porta alla luce che noi importante che proviamo ad esaminare questi
enunciati guardando le parole che li compongono provando anche ad isolare delle parti
(fenomenologia linguistica).
Le william james lecture del 55, pubblicat nel 1962 con il titolo how to do things with words (come
fare cose con le parole), 1975 nuova ed.
I presupposti teorici:
Il linguaggio un tipo di azione
Non c una contrapposizione tra il dire e il fare, perch nel ling ogni dire anche un fare
e lo affermer quando spiegher la natura spuria della differenza tra constativi e
performativi.
Enunciati constativi: torino pi grande di nw york, la mole antonelliana a torino
(descrittivi); performativi (vi dichiaro marito e moglie, ti battezzo maria, portami il regalo
che ti ho chiesto, chiudi la porta).
I constativi sembrano avere un valore di verit
I performativi sono un po diversi (frege diceva che avevano un senso ma non un
significato, quindi non cera un valore di verit) cos che dobbiamo avere per avere
un performativo? importante soddisfare alcune condizioni.
(Importante dimensione convenzionale e sociale che caratterizza i performativi)
Ma secondo Austin anche i constativi sono in realt dei performativi, sono delle azioni
perch vi sono delle parti implicite che non sono dette. La mole a torino significa: io
dichiaro che la mola a torino, mi impegno ad ammettere lesistenza etc.. un tipo
particolare di atto linguistico.
Atto illocutivo: riguarda appunto quello che si fa nel dire quello che si dice
Forza illocutiva che rende esplicito il tipo di atto in questione. Questi anni sono essere
espliciti (ti ordino di uscire dalla porta!); implicito (quella la porta!; fuori!; nessuno ti
trattiene) f. illocutiva diretta (chiudi la finestra per favore? ) o indiretta (non avete
freddo?)
Condizione essenziale; preparatoria, linguistica condizioni di felicit o successo
1) Essenziale: vuole che ci sia una procedura riconosciuta, convenzionale, accettata
che abbia degli effetti e come caratteristica il ricordo a determinate catene verbali.
Mario io ti prometto che domani andiamo al cinema mario che conosce il
significato della promessa, quindi sa riconsocere luso dei termini, che sono impegni,
quindi c una procedura che ammette le promesse. Condizione essenziale: deve
esserci una procedura convenzionale e determinante catene verbali o riferimenti che
siano accettati.
2) Preparatoria: vuole che chi invoca questa convenzione o chi si trova in deter
circostanze possa avere il titolo di fare ci che afferma. Bisogna trovarsi nella
condizione di poter compiere ci che si afferma.
3) Linguistica: vuole che la procedura sia completata in maniera corretta
4) Sincerit: chi invoca una deter procedura sia sincero mentre lo fa
Se le prime 3 non vengono soddisfatte latto non ha luogo, se la 4 non viene soddisfatta
si dice che latto abusato. C tutta una serie di tassonomia di atti linguistici.
Sistematizzati da Searle, tipo Una tassonomia di atti locutivi
Individua 5 atti illocutivi: verdettivi (riconoscere qualcuno come es colpevole o innocente
sulla base di certe prova o ragioni); esercitivi (esprimono una certa decisione) relativi
alle nomine, io ti nomino o ti dichiaro o ti proclamo; i commissivi, quelli delle promesse,
limpegno del parlante verso qualcuno; comportativi, a che fare con il comportamento,
mi scuso, mi offendo etc; espositivi constativi, come affermo, asserisco etc
Atto perlocutivo: quella che concerne gli effetti che si producono nellascoltatore nel
proferire ci che si proferisce.
1) Quelle macchie significano morbillo. (significato naturale, quelle macchie sono morbillo!)
2) Quel bilancio significa che abbiamo avuto un anno disastroso. naturale
3) Il suono della campanella significa che la lezione finita convenzionale
4) Mario non pu vivere senza il suo tormento significa che Mario si sente perduto senza sua
moglie. Convenzionale
Type
Token
Frege russell passi da ricerche filosofiche e tractatus e i due dogmi dellempirismo, putnam, logica
e conversazione. )
Due distinzioni importanti: significato naturale e significato non naturale. La questione sorge dagli
esempi sopraccitati.
Nel caso del significato naturale abbiamo a che fare con un significato fattivo: se il bambino ha
quelle macchie, allora ha il morbillo e non possibile che sia altrimenti. Con il significato non-naturale
abbiamo un verbo non-fattivo: il fatto che la campanella abbia suonato non significa
necessariamente che la lezione sia finita. Unaltra differenza che le macchie in corrispondenza del
morbillo non hanno unintenzione, mentre ad esempio la campanella ha un titolo intenzionale,
perch ci vuole informare di qualcosa: la lezione finita, adesso ne comincer unaltra. Abbiamo
un segno legato allintenzione di qualcuno di comunicare qualcosa. Questultimo significato non
naturale possa essere preso in esame in generale (semantica), come type o come uso che ne fa il
parlante, token (pragmatica).
Larticolo mette in discussione lanti-mentalismo che una delle tre colonne del paradigma
dominante. Il token afferma che il significato coincida con lintenzione del parlante che appartiene
alla sfera del mentale. Espone tre punti che devono essere soddisfatti affinch il significato del
parlante coincida con le sue intenzioni di comunicare:
Un parlante vuole significare qualcosa usando una certa espressione se e soltanto se:
1) Se vuole generare nellinterlocutore una certa credenza (intende produrre un certo effetto
nellinterlocutore)
2) Il parlante vuole che il suo interlocutore riconosca la sua intenzione
3) Il parlante vuole genera una certa credenza nellinterlocutore sulla base che questi ne
riconosca lintenzione.
Il fatto che queste tre condizioni riportino il significato allintenzione, mostra la riduzione della
semantica alla psicologica.
Il parlante A vuole che ci che dice produca un certo effetto nellinterlocutore sulla base della sua
intenzione di significare lintenzione di significare latto del parlante.
Questa definizione stata soggetta a molte critiche: sembra esserci un senso proprio che ha una
rilevanza maggiore rispetto al significato che da parlanti associamo. E se Grice avesse ragione la
comunicazione cadrebbe del tutto e nessuno si capirebbe.
Esempio del soldato americano che proferisce una frase in tedesco al soldato tedesco per essere
salvato: vero che lintenzione quella di far comprendere che lui tedesco e quindi non deve
essere ucciso, ma il suo significato comunque quello che .
Forse bisogna distinguere la sfera del significare e quella del voler dire.
teoria in cui Grica prende n esame il significato in tutti i suoi aspetti e in tutti quegli aspetti che molto
spesso non riescono ad essere trattati in modo soddisfacente da una pura analisi semantica.prima
edizione 75, e poi 89.
La quale tratta delle eccedenze, ossia il non-detto, ossia ci che implicato da quanto detto. Come
si fa ad arrivare alle eccedenze? Bisogna analizzare il significato convenzione delle espressioni e lo
si deve vedere calato nel contesto della conversazione. Grice in quelle lectures parte da un
presupposto di stampo psicologico: la conversazione tra due o pi individui sia sempre unimpresa
razionale e cooperativa. Ossia, gli individui che partecipano alla conversazione devono essere
entrambi razionali e sono coscienti di ci che stanno facendo e per questo applicano il principio di
cooperazione (il quale funzionale al buon andamento della conversazione).
Quantit
Qualit
Modo
Relazione
1) Quantit: quella che vuole che si partecipi alla conversazione fornendo tante informazioni
quante sono richieste sufficiente e ad appropriata alla richiesta.
2) Qualit: la pi importante per Grice. Ha a che fare con v e f. non ci si impegni al falso ma
ci si impegni sempre al vero. La conversazione ha un obbiettivo di verit. Non si dica ci che
si sa essere falso.
3) Relazione: si partecipa ad una conversazione in maniera pertinente al tipo di informazioni
richieste.
4) Modo: evitare le ambiguit, bisognerebbe partecipare alla conversazione in un modo non
ambiguo, essere chiaro.
Il suo esempio pi famoso quello del professore: un professore scrive una lettera di referenza per
un dottorato di un suo studente ad un altro professore.
I formalisti sarebbe stati interessati solo al valore di verit della disgiunzione, che vero se
almeno uno dei due disgiunti vero.
Invece ci che interessa che non si sia violato il principio di qualit, perch se avessi
detto al cinema e fosse stata a danza avrei mentito.
Uscire dalla cooperazione: si pu voler uscire dalla conversazione per mancanza di interesse o per
mancanza di informazioni.
Queste sono le implicature che dipendono da contesti convenzionali e dalla cooperazione del
parlante nonostante la categoria violata, e la violazione sia compiuta deliberatamente le
implicature conversazionali sono calcolabili, si possono calcolare ma non sono mai riducibili ad un
procedimento deduttivo ma uninferenza alla migliore spiegazione (marconi).
Implicature convenzionali: dipendono dal valore convenzionale dalle espressioni che usiamo: c
sempre qualcosa di implicato in ci che detto, ma dipende dagli aspetti convenzionali
dellespressione
Mario giovane ma affidabile: quello che si vuole dire che spesso i giovani siano
inaffidabili, ma con il nesso di disgiunzione affermo che nonostante ci lui affidabile.
Maria ha avuto un ambino e si sposata: la congiunzione ha unimplicatura
convenzionale di tipo temporale (si sposata perch ha avuto un bambino?) oppure:
Maria ha sposato Carlo Conti ed diventata famosa ( diventata famosa perch ha
sposato C?).
Sono:
particolarizzare
generalizzate
qual la particolarit di questa teoria? Abbiamo visto come per Freghe tutta la dimensione del
significato sia da intendersi in una dimensione oggettiva separata da qualsiasi contenuto mentale.
Secondo un autore come Freghe la semantica e la logica non hanno nulla di psicologico, nemmeno
i pensieri. La teoria del significato di Grice, invece, riducono potentemente la nozione di significato
a quella di intenzione, catalogata allinterno di una dimensione mentale. E non solo! Il presupposto
principale di ridurre quindi la semantica alla psicologica, ci sia una teoria della razionalit alla base
della t. della conversazione che ha una base psicologica quindi sembra dire che le questioni
semantiche possano essere trattate su un terreno diverso, quello della psicologia.
Quello che interessante nelle lectures di G che lui ha molto ben presente il quadro della filosofia
dellling. allinterno del quale si vuole collocare.