Sei sulla pagina 1di 3

TEORIE DI APPRENDIMENTO DEL LINGUAGGIO

Le prime parole compaiono tra i 9 e i 12 mesi e a 3 anni il linguaggio è molto simile a


quello degli adulti; qualunque bambino impara la lingua della comunità in cui cresce,
indipendentemente dalla stimolazione che riceve.

Negli ultimi 20 anni, le ricerche sull’acquisizione del linguaggio di tradizione innatista


hanno utilizzato il costrutto teorico della Grammatica Universale, intesa come l’insieme di
principi e parametri innati che limitano la variazione fra le lingue e guidano il bambino
nella definizione dello “stato finale” della grammatica mentale.

Sul versante teorico opposto, si è andato affermando un approccio fondato


sull’assunzione che lo sviluppo del linguaggio sia governato da meccanismi dominio-
generali comuni della cognizione umana (costruttivismo).

Quali sono i meccanismi che regolano l’acquisizione del linguaggio? 

Esistono numerosi studi e diversi approcci a riguardo: alcune teorie cercano di fare luce
sul processo di acquisizione della lingua madre (L1) e altri si concentrano sull’acquisizione
di una seconda lingua (L2). Questi studi cercano di spiegare come una persona assorbe
la conoscenza di una lingua e le condizioni che facilitano un completo dominio della
stessa.
Tra le principali teorie di acquisizione del linguaggio sono compresi gli schemi previsti da
Chomsky, Bruner, Piaget, Vygotsky e Skinner.

Teoria di Chomsky o del dispositivo di acquisizione della lingua


Chomsky teorizza l'esistenza di "scatola nera" nel nostro cervello, un dispositivo per
l'acquisizione del linguaggio in grado di ricevere input linguistici sin dai primi attimi di
vita. Il bambino piccolo impara subito a codificare e interpretare prima i suoni, poi le parole
e infine le strutture grammaticali. 
Per Chomsky l'uomo ha una capacità innata per il linguaggio e imparare una lingua fa
parte di un processo naturale tipico della nostra specie: questa capacità viene elevata
come caratteristica prima che ci distingue dagli altri mammiferi. L'acquisizione della lingua
madre è quindi collegata al processo di socializzazione e di inserimento nella cultura nella
quale siamo nati.

Teoria di Bruner o della risoluzione dei problemi


Per Bruner le due caratteristiche fondamentali nell’acquisizione del linguaggio sono la
capacità cognitiva e il contesto. 
Bruner introduce l’idea che il bambino impari a usare il linguaggio per comunicare quando
si trova in un contesto in cui deve risolvere dei problemi. Il bambino ha dunque bisogno di
due elementi per apprendere la propria lingua madre: uno è il dispositivo di acquisizione
linguistica teorizzato da Chomsky, l'altro è la presenza di un ambiente di sostegno per
facilitare l'apprendimento. Bruner ha definito questo secondo elemento come "sistema di
supporto per l'acquisizione di linguaggio". Qui entrano in gioco le figure genitoriali,
quanto queste mettano il bambino in contatto con il linguaggio e in che modo si articolano
le forme di comunicazione (lente, brevi, ripetitive e articolate). Queste diverse forme
fungono da guida per il bambino e gli consentono di catturare la struttura dei principi di
base del linguaggio.

Teoria di Piaget o teoria genetica


Piaget postula l'universalità, il carattere innato, del processo cognitivo e ritiene che il
contesto non sia particolarmente importante nè influenzi lo sviluppo delle capacità
comunicative. Secondo la sua teoria, il bambino è un artefice attivo e diretto del proprio
sapere e della costruzione del linguaggio. Piaget ha introdotto una teoria integrata che
comprende sviluppo cognitivo, genetica e teoria della conoscenza, attraverso la quale il
bambino deve padroneggiare la struttura concettuale del mondo fisico e sociale per
acquisire il linguaggio.
Prima di dominare linguaggio, il bambino imita e usa gli oggetti come simboli: pertanto,
Piaget parla di funzione simbolica o rappresentante.

Teoria de Vygotsky o delle influenze socio-culturali


Vygotsky ha sottolineato gli aspetti culturali dello sviluppo del linguaggio e ne ha studiato
le diverse influenze storiche. 
Per Vygotsky la reciprocità tra individuo e società è molto importante e non è possibile
affrontare un’analisi seria del linguaggio senza tener conto in primo luogo del contesto in
cui esso si sviluppa e, con il tempo, cambia.
L'evoluzione del linguaggio e del pensiero sono intesi come il risultato di un processo
sociale.
Vygotsky ritiene che lo sviluppo umano avviene e può avvenire solo attraverso lo scambio
e la trasmissione di conoscenze culturali. 
Il linguaggio è, in questo contesto, sia frutto che generatore di questo continuo scambio:
grazie al linguaggio è più semplice scambiare informazioni, tramite lo scambio si sviluppa
a sua volta il linguaggio.

Teoria di Skinner o del condizionamento


Secondo Skinner, l'apprendimento del linguaggio avviene grazie a semplici meccanismi
di condizionamento. I bambini iniziano con il replicare suoni e mimare movimenti per poi
associare le parole a situazioni, oggetti o azioni.
Skinner osserva che lo sviluppo del linguaggio è influenzato da stimoli esterni: le prime
parole pronunciate dal bambino sono una risposta a tali stimoli.
Secondo questa teoria l’acquisizione del linguaggio può essere sintetizzata in termini di
stimolo e risposta, per cui è necessario un’interazione tra chi comunica tramite il
linguaggio (il genitore) e chi ascolta (il bambino).
CONCLUSIONI
È stato osservato che durante i processi di elaborazione e di acquisizione del
linguaggio si verifica una continua interazione fra le diverse componenti del linguaggio e
queste e i processi cognitivi sociali, tanto da rafforzare l’ipotesi che si verifichino all’interno
di un unico sistema di elaborazione, controllato da leggi comuni.
La costruzione di una lingua può realizzarsi con una vasta gamma di strumenti ed è
possibile che nessuno dei meccanismi cognitivi, percettivi e sociali da noi utilizzati a tal
fine si sia sviluppato esclusivamente per il linguaggio. Il sistema di funzionamento del
linguaggio potrebbe pertanto essere il risultato di una riorganizzazione in funzione
comunicativa di meccanismi cognitivi preesistenti: tutti i meccanismi neurali coinvolti nel
linguaggio svolgono anche altre funzioni, ma si sono modificati per svolgere pure il
compito lingua.
Gli studi effettuati negli ultimi anni nell’ambito delle neuroscienze cognitive hanno
supportato l’idea che, sia quando osserviamo un evento e/o ne siamo attori, sia quando
elaboriamo un enunciato linguistico relativo a tale evento, nel sistema cerebrale vengono
reclutati i medesimi sistemi percettivi, motori e socioemozionali.
Sulla base di tali scoperte è stato proposto che il linguaggio, così come la cognizione
sociale, sia “incarnato” (embodied), cioè che si fondi sui sistemi senso-motori. In tale
visione, la cognizione viene anche intesa come situata, ovvero i processi mentali non
possono essere studiati senza tener conto dei contesti in cui occorrono; viene inoltre
sottolineato l’aspetto adattivo, nel senso che i cambiamenti sono il risultato di processi di
adattamento flessibili e dinamici nel corso del tempo.
La nuova prospettiva offerta dall’ “embodiment theory” è quella che attualmente può
integrare efficacemente spunti teorici e approcci metodologici provenienti da visioni a volte
anche molto distanti sullo studio del linguaggio e sui processi del suo sviluppo.

Potrebbero piacerti anche