Esplora E-book
Categorie
Esplora Audiolibri
Categorie
Esplora Riviste
Categorie
Esplora Documenti
Categorie
Si tratta cosi di prendere atto del fatto che comportamenti barbari e condannabili si
trovano anche nella nostra societ. Gli ilongot, nel momento che criticano
apertamente la nostra societ, aprono la possibilit di un confronto alla pari ed
questa parit che permette di avviare, nel dialogo, un duplice processo. In primo
luogo, la possibilit per noi e per gli ilongot di espandere il senso solito attribuito a
concetti e pratiche familiari. Per noi, vedere e pensare sotto unaltra luce alcuni aspetti
della nostra quotidianit a noi invisibili, vuoi il principio di autorit o il sistema
gerarchico o i vincoli sociali. Per loro pensare alluso espressivo della violenta, allo
stretto legame tra violenza e dolore.
Il confronto tra due diverse, ma in fonda simili, barbarie ha permesso di approfondire
la conoscenza della nostra cultura attraverso la conoscenza della cultura ilongot e,
viceversa, di conoscere la cultura ilongot attraverso la nostra. In secondo luogo, la
critica degli ilongot alla guerra moderna, paradossalmente ci consente di poter
denunciare la pratica della caccia alle teste come per noi inaccettabile. Appunto
perch il dialogo, il confronto, ci mettono in una condizione di parit, di uguaglianza,
possiamo permetterci di esprimere senza sospetti di etnocentrismo, un personale
giudizio morale. Possiamo, cosi come condanniamo la guerra moderna, condannare
anche la caccia alle teste. Il riposizionamento duplice: rispetto alla mia cultura,
acquisisco elementi per ripensarla sotto unaltra luce. Rispetto alla cultura ilongot,
posso permettermi, attraverso un confronto ala pari, di esprimere un motivato
giudizio.
CAPITOLO 1
Il relativismo culturale nasce nei primi anni del novecento in relazione a due ambiti di
riferimento: il particolarismo storico di Franz Boas e il funzionalismo britannico di
Bronislav Malinowski. Entrambi i paradigmi, storicista e funzionalista, hanno avuto un
importante ruolo nello scardinare la mentalit evoluzionista, etnocentrica, tipica della
seconda met dellottocento. Alcune loro caratteristiche sono : la prospettiva
idiografica, il metodo etnografico, lattenzione per il punto di vista del nativo, la
coerenza interna dei sistemi di pensiero.
La scuola boasiana
Alfred Kroeber, allievo di Boas, paragon la svolta boasiana ad una vera e propria
rivoluzione copernicana in antropologia, scrivendo che la consapevolezza della
diversit culturale introdotta da Boas, allontanando gli antropologi dalletnocentrismo
di cui erano inconsapevolmente portatori e indirizzandoli verso una prospettiva
relativista, rivoluzion i loro universi di interpretazione e comprensione. Ruth benedict,
unaltra allieva di Boas, concluder il suo libro pi celebre, Modelli di Cultura, del 1934
Bronislaw Malinowski
Negli stessi anni unaltra rivoluzione, laffermarsi del funzionalismo e del metodo
dellosservazione partecipante, modifica decisamente la teoria e la pratica del sapere
antropologico. Malinowski, cittadino austriaco di origini polacche, sorpreso ad un
convegno a Melbourne dallo scoppio della prima guerra mondiale, e confinato alle
Trobriand, un gruppo di isole ad est della nuova guinea, trascorre un lungo periodo di
vita e di ricerca presso i nativi. Argonauti del pacifico occidentale segna una svolta
decisiva nella storia dellantropologia. Egli propone la prospettiva funzionalista olistica:
la cultura vista come un organismo vivente, un tutto integrato inscindibile, in cui
ogni parte, in relazione di interdipendenza con le altre, concorre al funzionamento del
tutto. Un rito, unistituzione politica, una particolare modalit di organizzazione della
parentela, non sono altre che elementi attraverso il quale le societ provvedono alla
loro conservazione e riproduzione. Ogni elemento culturale, per, deve essere
analizzato e pu essere compreso solo tenendo conto del suo funzionamento in
relazione alla totalit della societ. Inoltre egli esplicita la necessit per lantropologo
di risiedere a lungo presso la comunit studiata, isolandosi dagli altri uomini bianchi,
partecipando attivamente ad ogni aspetto della vita della societ, in modo da
comprenderne le leggi e le regolarit che strutturano la vita sociale, le quotidianit e il
comportamento usuale e i giudizi, opinioni. Attraverso questa partecipazione
quotidiana lantropologo cessa di essere un elemento esterno, un ostacolo, per
diventare parte e porzione della loro vita, un male necessario o una seccatura,
mitigata dalle elargizioni di tabacco. Solo cosi lantropologo pu rendersi conto della
sua visione del mondo. Ogni cultura per lui deve essere considerata nella sua globalit
e a partire da una prospettiva emica. Lantropologia funzionalista si impegner per
almeno una trentina danni in una battaglia tesa a dimostrare la coerenza dei diversi
sistemi di pensiero, la loro funzionalit pragmatica, la loro pari dignit.
Possiamo quindi affermare che le prospettive del particolarismo storico boasiano e del
funzionalismo britannico, che hanno permesso labbandono dellevoluzionismo
vittoriano e hanno contribuito a generare le condizioni per laffermarsi del relativismo
culturale, contenevano gia in nuce gli elementi che ne prefiguravano le future
difficolt: la sottolineatura della particolarit storica delle culture si scontrava con la
vocazione comparativa e generalizzante dellantropologia, la propensione allo studio
dei processi di riproduzione della vita sociale sembrava oscurare i processi di
trasformazione sociale, il riconoscimento del carattere condiviso dei comportamenti
culturali entrava in tensione con il dato fatto della variabilit e distribuzione sociale dei
signifati. Questi aspetti, che costituiscono certo un problema, sono al tempo stesso
una risorsa straordinaria per la prospettiva relativista, sia da punto di vista conoscitivo
che etico.
CAPITOLO 2
Il consolidamento della prospettiva relativista: Melville
Herkovits
Melville Herkovits considerato il il padre fondatore della prospettiva relativista. Il
richiamo al ruolo fondamentale del processo di inculturazione nella vita degli individui
si coniuga, nei suoi scritti, alla sottolineatura della differenza tra relativismo etico e
cognitivo, relativismo infraculturale e interculturale, e alla discussione del rapporto tra
universali culturali e assoluti.
Inculturazione
i giudizi sono basati sullesperienza e lesperienza interpretata da ciascun individuo
in termini della propria inculturazione. Questa affermazione, secondo la quale ognuno
di noi interpreta la propria esperienza sulla base delleducazione che ha ricevuto una
delle frasi pi celebri di Herkovits. Egli sottolinea anche altri aspetti del relativismo
culturale. Innanzitutto limportanza della dimensione non-etica del relativismo
culturale. Herskovits si meraviglia che relativismo culturale sia diventato pressocche
sinonimo di relativismo etico. invece importante parlare di relativismo culturale
anche per quanto riguarda la dimensione percettiva e cognitiva dellesistenza,
dimensioni che si possono studiare forse pi facilmente di quella etica: anche la
indicata quella di tentare sempre di portare avanti, per quanto possa essere faticoso,
le ragioni del confronto, del dialogo, della negoziazione.
base della pratica del relativismo culturale. Come osserva Campbell, il relativismo
culturale sottolinea che solitamente la moralit tende ad essere vista come parte
dellevento, come parte del mondo, piuttosto che come un giudizio di valore
dellosservatore. Il relativismo vuole condurre gli individui ad ammettere che, bench
sembri loro che i loro principi morali sono veri in modo evidente, in verit,
lautoevidenza di questi principi unillusione. I relativisti hanno tentato di mettere in
discussione letnocentrismo occidentale. Le cosidette societ primitive possono essere
per certi aspetti, pratiche o credenze, pi complesse di quele occidentali. Herskovits
sottolinea che aborigeni australiani hanno un sistema di parentela cosi complesso che
ci sono voluti anni di studio per comprenderlo. Dal loro punto di vista noi sembriamo
primitivi perch non distinguiamo termino logicamente nonni materni da paterni, o
fratelli pi grandi da pi piccoli e chiamiamo dozzine di parenti cugini. Il relativismo
sostiene quindi la necessit di sospendere il pregiudizio, rinunciare allapplicazione acritica delle proprie categorie e sforzarsi di percorrere la via dellascolto e del dialogo.
Gli individui sono immersi in tradizioni culturali che certamente sono importanti e
condizionano, ma non determinano completamente le loro scelte. Per questo le
possibilit del dialogo e del cambiamento sono possibilit aperte.
IL RELATIVISMO LINGUISTICO
Il relativismo linguistico che si afferma negli anni trenta e quaranta legato alle figure
di Edward Sapir e Benjamin Lee Whorf, e risente direttamente dellinfluenza
dellantropologo Franz Boas.
La struttura della lingua condiziona la nostra visione del mondo a tal punto che
possiamo affermare che persone che parlano lingue diverse vivono in mondi diversi.
hopi egli intende dimostrare che la grammatica hopi influenza la cultura hopi cosi
come la grammatica europea condiziona la cultura europea. In base allanalisi dello
hopi compiuta da Whorf, i concetti di tempo e materia non sarebbero dati a tutti gli
uomini nello stesso modo, ma dipenderebbero invece dalla natura della lingua
attraverso il cui uso sono espressi e analizzati.
Le comunit differiscono notevolmente nei modi di parlare, nei repertori, nelle scale
linguistiche.
RELATIVISMO COGNITIVO
Lalternativa tra lo sforzo di ricondurre le credenze e i comportamenti apparentemente
incomprensibili ad una comune razionalit cognitiva del genere umano (lapproccio
universalista) o lindulgere in una irriducibile differenza (lapproccio relativista)
costituisce il centro del dibattito sulle cosidette credenze apparentemente
irrazionali.
irrazionali sono sbagli, errori della mente immatura del primitivo, dovuti ad una
mancanza di coerenza logica nei ragionamenti oppure ad un tentativo ancora
imperfetto di spiegare e controllare la natura. Lopposizione tra noi e gli altri si
concretizza nellopposizione tra magia e scienza: la scienza vera ed efficace, in
quanto basata sullesatta osservazione e descrizione dei fenomeni; la magia invece,
unestensione indebita dellordine del pensiero umano allordine della natura. Con
tempo, pensano gli evoluzionisti in virt del principio dellunit psichica del genere
umano associato alla prospettiva nomo tetica, le credenze irrazionali assumeranno
razionalit e coerenza, evolvendo in direzione del modello di osservazione e
descrizione scientifico. Tutte le credenze sono interpretate alla luce di una concezione
unitaria dello sviluppo del pensiero, che, gradualmente, ma incessantemente, evolve
dalla magia, attraverso la religione, verso la scienza.
Nei primi decenni del novecento diversi antropologi cercano di superare i limiti
dellevoluzionismo, sottolineando la necessit di considerare le credenze e le pratiche
allinterno di contesti specifici e come istituzioni sociali:
la scuola sociologica francese cerca di spiegarle in relazione ai sistemi di pensiero che
ne stanno alla base;
la scuola funzionalista a partire dal concetto di funzionalit sociologica. Nel primo
caso, il problema risiede nel fatto che noi e i primitivi ci muoviamo allinterno di
prospettive categoriali diverse.
Secondo Levy-Bruhl, le rappresentazioni collettive, per quanto bizzarre, non sono
sbagli di valutazione compiuti dalla mente rozza del primitivo ma sono
rappresentazioni che si basano su principi logici differenti. Alla base delle
rappresentazioni collettive dei primitivi non sta, come alla base delle nostre, il
principio di non contraddizione ma piuttosto della partecipazione mistica: la
mentalit primitiva si preoccupa come la nostra delle cause di ci che accade. Ma non
le cerca nella stessa direzione. Vive in un mondo in cui innumerevoli potenze occulte
dappertutto presenti sono sempre attive o pronte ad agire. Levy-Bruhl definisce prelogico questo tipo di mentalit. Pre-logico non significa meno evoluto, significa ascientifico, a-critico, qualitativamente differente.
Nel caso del funzionalismo britannico, diventa centrale la funzione sociale protettiva
delle credenze irrazionali. Nelle sue attivit quotidiane, si sostiene, il nativo razionale
quanto noi. La magia e la religione, le credenze irrazionali, rappresentano attivit
accessorie che s aggiungono al comportamento realistico. Non spiegano lordine dei
fenomeni ma hanno la funzione di assicurare agli uomini una protezione di fronte alle
forze e ai pericoli della natura che il sapere empirico non riesce a spiegare e a
fronteggiare. Centrale diventa la funzione sociale della rassicurazione di fronte
allimprevisto.
Uguali bisogni vengono soddisfatti in modi differenti dalle diverse culture. Questa
prospettiva apre la strada alla prospettiva simbolista secondo la quale le credenze
apparentemente irrazionali, cosi come il pensiero magico, non hanno un carattere
strumentale, non si collocano nel campo della verit o dellefficacia, ma piuttosto
hanno un carattere simbolico o espressivo. Attraverso il ricorso ad una concezione
unitaria dello sviluppo del pensiero (evoluzionisti) o di una stessa razionalit operante
migliore, quindi anche per luscita di scena di Cook/Lono. Ma, per strana fatalit, una
tempesta sfascia lalbero della nave e Cook obbligato a fare ritorno sulla spiaggia per
le riparazioni. Questa volta, diversamente dal momento del suo primo arrivo, il suo
ritorno difficilmente assimilabile allinterno del sistema interpretativo locale. Cook da
oggetto di venerazione diventa oggetto di ostilit. Viene pugnalato da un capo, mentre
la folla, esultante, si accanisce su di lui.
Non possiamo ignorare il fatto che gli stessi oggetti o eventi possono rivestire
significati molto diversi allinterno di sistemi di riferimento diversi. E questo conferire
significati particolari e ogni volta unici, fa si che le stesse cose assumano, in contesti
diversi, aspetti profondamente differenti.
RELATIVISMO ETICO
Clifford Gertz lautore che introduce il relativismo etico. Esso un modo di
impostare la riflessione sulla diversit culturale che chiede di sforzarsi di comprendere
ci che non possiamo accettare.
Ritorniamo a Franz Boas, Melville Herskovits, Clyde Kluckhohn. In modi diversi, questi
autori hanno sottolineato quanto lindividuo si senta solidale ai valori del proprio
gruppo sociale e mal sopporti di vederli messi in discussione. Il concetto di
inculturazione evidenzia lo stretto legame che si viene a creare tra lindividuo e il
gruppo sociale di cui fa parte attraverso il processo educativo, la trasmissione dei
valori, norme, pratiche di vita. Le norme e i valori del gruppo vengono sentiti come
naturali, giusti, necessari, autentici. Sottolineando le differenze tra relativismo
intraculturale e infraculturale, Herstkovits intendeva proprio sottrarsi alla critica
secondo la quale lattenzione e la comprensione nei propri termini di credenze e
comportamenti di culture diverse avrebbe comportato lanarchia entro la propria.
Quello che invece tutti i ricercatori eredi dellimpostazione boasiana sostengono con
forza la necessit di prendere consapevolezza del complesso processo di
fabbricazione degli uomini ad opera delle societ di appartenenza, processo che
rischia di rendere gli individui ciechi e chiusi alla comprensione dellaltro.
Il relativismo culturale ci spinge a un severo esame dei nostri giudizi. Il relativismo non
deve essere visto come impedimento, impossibilit di scegliere, ma al contrario come
consapevolezza del limite delle nostre scelte. Una consapevolezza che ci aiuta ad
agire nel massimo rispetto possibile dellagire altrui.
Il relativismo culturale in campo etico si sforza di migliorare la nostra capacit di
formulare giudizi fondati, condivisi, riconosciuti da un numero il pi possibile maggiore
di individui, che si riconoscono come appartenenti a tradizioni differenti. Non esiste
altro modo di impostarle relazione tra punti di vista differenti che non sia un faticoso
procedere attraverso il dialogo.
Relativismo metodologico
Nel 72 usci una etnografia, che riscuoter un grande successo, Il popolo della
montagna di Colin Turnbull. In esso lautore descrive la vita degli IK , da lui studiati tra
il 64 e il 67, una piccola tribu di cacciatori del nord uganda , costretta ad abbandonare
i propri territori, trasformati in parco nazionale dalle autorit britanniche e a stanziarsi
in una regione arida al confine con uganda, sudan e kenya. Turnbull raccolta la vita di
una societ al collasso: legami tribali e familiari in via di dissoluzione, bambini e
vecchi, abbandonati a loro stessi, che muoiono di fame nel disinteresse generale,
egoismo generalizzato. Il libro provoc la reazione di uno degli antropologi pi
prestigiosi del tempo Friederich Barth che, in una nota rivista americana, current
antropologist, pubblic una breve critica, dai toni accesi.Barth accusava Turnbull non
solo di povert motedologica, nel metodo, nei dati raccolti, e nel ragionamento
teorico, ma anche di disonest nei confronti del pubblico (al quale non avrebbe mai
chiarito le fonti e avrebbe comunicato informazioni infondate se non false) e di
scorrettezza nei confronti del suo oggetto di studio, gli IK (dei quali avrebbe reso
pubbliche informazioni tali da metterli in pericolo). Il testo era considerato da Barth
una tale summa di errori da meritare di essere sanzionato da parte della comunit
scientifica e da diventare un esempio (di ci che non bisogna fare ) per gli altri
antropologi. Quello che, in sistesi, sembrava emergere dalle critiche di Barh era la
convinzione che solo una summa di errori nella metodologia e nelletica della ricerca
potevano portare un antropologo ad esprimere giudizi cosi severi sul popolo studiato. I
pi critici si concentrarono sullanalisi degli errori contenuti nella descrizione
etnografica di Turnbull o sulla libert di giudizio che lantropologo si era concesso nei
confronti del suo oggetto di studio, che dimostrava un certo livello di insensibilit
etnografica. Altri spostarono il dibattito sul problema etico della responsabilit
sempre presente nella descrizione dellaltro e sulla possibilit per lantropologo di
esprimere giudizi di valore forti sulle societ studiate. Venti anni dopo luscita dal libro,
Roland Littlewood difende il lavoro di Turnbull da quello che definisce il trend del
relativismo culturale che impedirebbe di formulare giudizi morali su un popolo.
Il relativismo culturale viene proposto non come una posizione dogmatica, una fede,
ma come un metodo (avvicinarsi alla diversit con la disponibilit a comprenderla).
Sospensione del pregiudizio, disponibilit a mettere in discussione le proprie categorie
interpretative, espansione del senso dei propri concetti ne costituiscono gli aspetti
fondamentali.