HERDER
Nel 1769 l’Accademia di Prussia propose un premio per chi fosse riuscito a spiegare l’evoluzione del linguaggio
umano. Herder ricevette il premio e affermò l'inseparabilità del linguaggio e del pensiero: secondo lui avevano un
origine comune e letteratura popolare e i popoli potevano essere capiti solo attraverso la loro lingua. Questa teoria
fu apprezzata perché era il periodo dell'affermazione dell'individualità di una nazione.
Il primo passo verso il linguaggio fu il riconoscimento di un'entità ricorrente, con caratteristiche relativamente
costanti e distintive, e la relativa simbolizzazione vocale. Per Herder fu l’udito il primo senso i cui dati furono isolati e
nominati in tal modo per poi passare ai dati forniti dagli altri sensi. Il primo insieme di parole fu un vocabolario
semplice: in seguito la diversità lessicale crebbe via via che il tesoro del pensiero umano si accumulava.
Si ipotizzò che quella del verbo fosse stata la prima classe di parole a comparire.
HARRIS
Nel 1751, in Inghilterra, un rappresentante della teoria filosofica della grammatica universale, fu James Harris,
pubblicò la sua opera. Il suo pensiero si può collegare ai cosiddetti platonici di Cambridge. Harris, di formazione
aristotelica, guardò i fondamenti filosofici della grammatica. Distinse fra le differenze strutturali caratteristiche di
ogni lingua e i principi che sono essenziali a tutte, come tutti gli universalisti. Riprendendo da Aristotele, per lui le
parole hanno un rapporto convenzionale con ciò che designano e la lingua è un sistema di suoni che hanno
significato in virtù di un accordo. Il sistema grammaticale di Harris postula due principali: i nomi o sostantivi che
significano sostanze e i verbi che significano attributi. I verbi comprendono ciò che formalmente si può distinguere
in: verbi veri e propri, participi e aggettivi. Harris è ben consapevole delle differenze che si osservano in superficie
fra le varie lingue, ma è necessario andare più in profondità per identificare le categorie universali della grammatica.
Harris difese il concetto delle idee innate e reputò che la capacità umana di concepire idee universali, delle quali le
TOOKE
L'opera di Harris, l’"HERMES" fu bersaglio di attacchi da parte di Horne Tooke. Tooke criticò molto Harris per aver
costruito un sistema di grammatica universale sulla base di una insufficiente conoscenza delle lingue ed espose le
sue idee sul linguaggio in una serie di dialoghi pubblicati in due volumi nel 1786 e nei quali compare lui stesso come
interlocutore: la sua metodologia era empirista infatti, legata a Locke e la sua teoria fu la continuazione di quanto si
pensava nel XVIII secolo sull'origine del linguaggio umano. In parte ripeteva il pensiero di Condillac sul passaggio
graduale dalle grida disarticolate alle lingue strutturate. Tooke riconobbe solo due parti essenziali del discorso: il
nome e il verbo, tutte le altre classi di parole erano il risultato di abbreviazioni con cui le lingue venivano rese più
scorrevoli. Tooke considerò gli elementi flessionali e derivazionali come frammenti di antiche parole indipendenti
agglutinati poi alla parola radice. Opinione ricorrente anche in Condillac.
Burnett credeva che si potesse studiare l'origine del linguaggio analizzando alcune lingue esistenti.
Gli indiani presero in considerazione la misura in cui i significati potevano essere considerati una proprietà naturale
delle parole, ma si capì subito che era tipico del linguaggio un rapporto convenzionale tra forma e significato. Si
discusse sulla estensibilità dei significati delle parole: il contesto restringeva l'ampiezza di significato di una parola
escludendo altri significati.
I linguisti indiani discussero l'intera questione del primato fra la parola e la frase. Qualcuno affermava che la frase è
data dal significato che fornisce ogni singola parola altri invece affermavano che la frase è un organismo unico che
permette di esprimere il proprio significato in un lampo.
Nella teoria dello SPHOTA in un elemento linguistico vengono distinti due aspetti: l'evento vero e proprio (dhvani) e
l'entità permanente attualizzata da ogni occasione dell'evento vero e proprio (sphota). Dal punto di vista della
fonetica gli indiani si sono rivelati superiori agli occidentali. Gli indiani organizzarono una descrizione fonetica sotto
tre punti principali:
» processi di articolazione
» i segmenti cioè consonanti e vocali
» la sintesi dei segmenti in strutture fonologiche
La sillaba fu l'elemento base della descrizione fonetica.
Gli indiani si mostrano consapevoli di differenze fonetiche ma la dottrina linguistica degli antichi indiani è nota
soprattutto per la teoria grammaticale e per l'analisi grammaticale del sanscrito. Il trattato di Panini è il più antico
esistente in lingua indoeuropea è diviso in otto sezioni principali e risale alla metà del primo millennio a.C.). La
grammatica di Panini comprende un’esauriente esposizione delle regole di formazione della parola in sanscrito
chiamate SUTRAS, cioè fili. Panini raggiunse una grande economia nell'esposizione delle sue formulazioni ma la sua
opera comunque, lo ASTA DHYAYI, era tuttavia una grammatica per grammatici. Infatti la descrizione fonetica della
lingua è data per scontata, non ci sono commenti.
Il verbo flesso secondo la persona, il numero, il tempo fu considerato il nucleo della frase.
Panini identifica radici e affissi, ciò che ispirò direttamente il nostro concetto di morfema. Panini usa un espediente
familiare ai linguisti contemporanei ossia la rappresentazione zero di un elemento o di una categoria: forme in
apparenza irregolari possono essere fatte apparire più regolari assumendo la presenza di un morfema rappresentato
da un morfo zero cioè privo di materiale foneticamente evidente!
Ma GIUSEPPE GIUSTO SCALIGERO nel XVI secolo eliminò l'origine di tutte le lingue dall'ebraico riconoscendo 11
famiglie di lingue. Quelle che furono ritenute risultare da precedenti lingue isolate furono chiamate lingue madri.
Fra le 11, le 4 maggiori sono gli odierni gruppi romanzo, greco, germanico e slavo. Scaligero eliminò il supposto
LEIBNIZ, un secolo dopo, si occupò di linguistica storica. La sua innovazione fu quella di non cercare la lingua madre
in alcuna lingua vivente [ex.ebraico).
CATERINA II aveva un forte interesse linguistico per i suoi domini russi che sfociò nella pubblicazione di liste
comparative di parole prese da 200 lingue. Sin dal Rinascimento l'interesse era stato rivolto alla comparazione dei
vocabolari e delle strutture delle lingue europee moderne con quelli del latino. Tutto ciò fu esposto negli articoli della
ENCYCLOPEDIE francese. Gli Encyclopedistes non considerarono il francese un discendente del latino perchè la
struttura grammaticale era molto differente bensì la continuazione di una lingua celtica che aveva incorporato
parole latine.
Per WILLIAM JONES due lingue avevano un'origine comune se avevano simili etimologie e struttura nelle forme
della grammatica.
********1800*******
SCHLEGEL nel 1808 pubblicò un trattato in cui mise in rilievo l'importanza di studiare le strutture interne ossia la
morfologia delle lingue perché sono queste che permettono di cogliere l'affinità genetica tra le lingue.
RASK avviò confronti sistematici fra le forme delle parole combinando un suono di una lingua con quello di un'altra
ed essendo il primo a mettere ordine nelle parentele.
BOPP era interessato ad una descrizione comparata delle lingue che lo interessavano e scorse nelle flessioni il
risultato di un remoto processo di affissazione di parole ausiliarie anticamente separate [ricorda molto Tooke in
questo).
Dunque in quel periodo l'uso della comparazione diventa una guida e si concepisce il mutamento come un
deterioramento della primitiva integrità della lingua.
forma di albero) e ricondotte ad un'unica lingua originaria che per lui rappresentava uno stadio maturo.
Il sistema di Schleicher fu soggetto a molte critiche e a modifiche da parte di ulteriori studi. In Schleicher l'evoluzione
per la sopravvivenza citata da Darwin sostituisce l'evoluzione perfezionista pensata da Humboldt secondo cui le
lingue sono sempre alla ricerca di perfezione e in evoluzione, è ciò è più reale! Schleicher guardò molto alla biologia
e parlò di nascita, lotta e morte di una lingua a prescindere dal parlante. Schleicher considerò i tre tipi di lingua
individuati da von Humbolt, isolante, agglutinante e flessiva, come rappresentanti di stadi storici nello sviluppo
delle lingue sino alla loro massima organizzazione.
OSTOFF scrisse di leggi sui suoni che agiscono per “cieca necessità” in modo indipendente dalla volontà
dell’individuo, ma va detto che secondo lui la lingua non era un'entità sopraindividuale con una crescita e una vita
propria (rif. Humboldt e Schleicher) ma aveva la sua esistenza negli individui e i mutamenti linguistici erano
mutamenti nelle abitudini linguistiche degli individui.
e quelle periferiche.
Nella glossematica di HIEMSLEV (visione teorica e personale della linguistica strutturale di Saussure), quando il
linguista distingue tra "piano del contenuto" [semantica e grammatica) e "piano dell'espressione" (fonologia),
richiama la preminenza data da Saussure alla forma sulla sostanza. Ognuno di questi due piani è analizzabile in
costituenti ultimi e entrambi i piani debbono essere analizzati in modo analogo. Questa pretesa dell'equivalenza fra i
due piani è stata difficile da accettare perché le differenze nell'espressione si possono osservare in modo
indipendente e appartengono a un campo circoscritto, mentre le differenze nel contenuto semantico sono rivelate
soltanto da differenze nell'espressione.
SWEET distinse fra suoni le cui differenze nella lingua dipendono dal contesto fonetico e perciò non distintive e
suoni che bastano a fare in due parole voci separate lessicalmente. (Una stessa differenza fonetica può essere
distintiva in una lingua e non in un'altra).
La distinzione terminologica tra fono e fonema fu opera di un polacco Courtenay che pubblicò la sua teoria del
fonema nel 1893. Tuttavia fu intorno al 1920, dopo l'insegnamento di Saussure, che il termine fonema entrò in uso.
Significativo nell'evoluzione di questa teoria il lavoro della scuola di Praga negli anni '20 e '30.
LA SCUOLA DI PRAGA fu costituita da un gruppo di studiosi cechi che si interessò soprattutto alla teoria fonologica
(Jackobson e il principe Trubeckoj). Essi applicarono la teoria di Saussure all'elaborazione del concetto di fonema:
sostennero che i suoni della lingua appartengono alla PAROLE mentre il fonema appartiene alla LANGUE. Dunque
il fonema è un'unità fonologica complessa realizzata dai suoni della lingua. In fonetica e fonologia, l'analisi dei tratti
distintivi fece passi avanti con gli studi sulla trasmissione del parlato. Ciò soprattutto grazie a Jakobson che decise di
considerare i tratti distintivi che compongono i fonemi dal punto di vista acustico e da quello dell'ascoltatore
piuttosto che dal punto di vista articolatorio e cioè del parlante. Si fece attenzione all'evoluzione dei sistemi
fonologici piuttosto che ai mutamenti dei singoli suoni ritenuti indipendenti con cause multiple e complesse sempre
relative a come viene trasmesso il parlato.
In Russia la rivoluzione bolscevica portò con sé una rottura con la cultura linguistica del resto del mondo per circa
trent'anni la linguistica sovietica fu dominata dai dogmatismi di Marr. Secondo lui le lingue erano fenomeni di classe:
i mutamenti corrispondevano ai mutamenti nella base economica dell'organizzazione sociale dei parlanti. Queste
infondate idee continuarono ad essere sostenute fino al 1950. L'intervento di Stalin pose fine al dominio di questa
teoria. Da allora i linguisti russi cominciarono a lavorare con l'Europa e l'America. Si occuparono molto della
lessicografia. Dopo Saussure in Europa apparvero altri libri che trattavano linguistica sincronica. Vennero inaugurati
dal 1928 molti congressi internazionali di linguisti.
BOAS (considerato il maestro) e SAPIR fecero collaborare antropologia e linguistica nelle università. In America la
teoria fonematica si spinse più avanti della teoria grammaticale e questa la seguì nella scia dei progressi compiuti da
quella. Il rapporto fra la grammatica e la fonologia costituì il campo della morfofonematica. Le due unità principali
dell’analisi erano il fonema e il morfema. Inizialmente si disse che i morfemi erano composti di fonemi. Tale relazione
è difficile da sostenere di fronte alla variazione allomorfica nella quale sequenze di fonemi diverse sono
morfeticamente equivalenti. Autori successivi allora dissero che i fonemi compongono morfi rappresentando il
morfema come una classe. I 2 livelli erano considerati in ordine gerarchico perché l'analisi morfemica presupponeva
quella fonemica. La dottrina della "separazione dei livelli" fu spinta tanto oltre che l'analisi grammaticale poteva
cominciare soltanto quando era stata completata l'analisi fonematica.
BLOOMFIELD aveva studiato i neogrammatici e si avvicinava ancora al pensiero di Humboldt. All'inizio del suo
percorso Bloomfield si occupò della grammatica comparativa/storica. Si convinse che si doveva trattare
scientificamente il linguaggio con un metodo empirista che si concentrava su quegli aspetti osservabili da tutti. La sua
concezione della metodologia scientifica fu esposta nella sua opera principale LANGUAGE e in LINGUISTIC ASPECT OF
SCIENCE. Si concentrò sulla fonetica e sulla grammatica formale con un rilievo particolare dato alla morfologia,
trascurando la semantica, lo studio del significato linguistico, aspetto della linguistica meno riconducibile al
trattamento scientifico. Infatti Bloomfield afferma che la definizione del significato è il punto debole dello studio del
linguaggio. Dopo la morte di Bloomfield nel 1949 il suo pensiero fu sviluppato e applicato a un numero maggiore di
lingue. Anche la scuola di Londra nonostante si opponesse alla teoria di Bloomfield cioè la biunivocità
unidirezionale, si trovò guidata dalla sua enfasi. I 3 sistemi di analisi linguistica e che cronologicamente sono in
relazione con l' era di Bloomfield sono: Analisi tagmemica, Linguistica di Firth, Teoria della stratificazione proposta
da Lamb
PIKE E LA TAGMEMICA
Uno sviluppo grammaticale diverso dall'analisi di Bloomfield fu sviluppato da Pike in studi su lingue indigene
dell'America centrale e meridionale. Questo sistema di analisi è noto come tagmemica perchè il tagmema è l'unità
grammaticale fondamentale. Il tagmema è la correlazione tra una funzione grammaticale [ o slot, casella) e una
classe di voci mutuamente sostituibili che possono ricorrere in quella casella. I tagmemicisti mantengono vivo
l'interesse strutturalista per le procedure di scoperta concentrandosi su lingue non analizzate in precedenza. Ma
nonostante siano vicini a Bloomfield per metodologia, si differenziano da lui poiché hanno interesse pratico per
l'attività linguistica a fini evangelici cristiani e hanno tradotto la Bibbia. Bloomfield era invece ateo.
Chomsky sostiene che una grammatica della struttura sintagmatica non è sufficiente a fornire un modello di analisi di
una lingua e pensa a un'interpretazione razionalista della scienza (Nel 1957 pubblica SYNTACTIC STRUCTURES che
tratta esclusivamente sintassi e morfologia).
CHOMSKY:
- Guarda dall'interno la competenza del parlante nativo nell'usare la lingua mentre gli empiristi guardavano la
lingua dall'esterno. Ovviamente l'approccio "internalista" di Chomsky diventa anche un modo per comprendere il
cervello umano;
- sostiene che l'apprendimento del linguaggio è l'elaborazione, da parte del bambino, della esperienza della parola
che gli si presenta grazie ad una particolare componente del cervello geneticamente data, il dispositivo di
acquisizione linguistica. L'acquisizione della lingua materna, raggiunta senza un'insegnamento formale, è distinta
dall'apprendimento di una seconda lingua che si compie con lo studio scolastico, un lavoro intrapreso in modo
cosciente. Gli empirisiti invece considerano l'apprendimento della lingua materna simile ad altre forme di
apprendimento;
- Parla di grammatica universale (da ricercare nelle strutture profonde delle lingue) come l'ipotesi centrale che
permette la comprensione della struttura del linguaggio e fornisce a tutti noi una capacità di acquisire un sistema di
regole molto complesso attraverso l'esposizione per pochi anni a un corpus di dati casuale. Per lui una grammatica è
"descrittivamente" adeguata se permette di descrivere adeguatamente una lingua, è adeguata dal punto di vista
"esplicativo" solo se offre spiegazioni sui mezzi attraverso i quali il bambino acquisisce la lingua madre. Il concetto
di albero generato dalle regole di struttura sintagmatica è rimasto vivo all'interno della tradizione chomskiana: ogni
punto di congiunzione (nodo) viene etichettato con un'indicazione di categoria ad esempio SN, sintagma nominale.
La fonologia comprende un insieme di regole che convertono le strutture sintattiche superficiali in sequenze di foni.
LA LINGUISTICA COGNITIVA
Una differenza importante fra Bloomfield e Chomsky è che il primo vede la grammatica universale come risultato di
un lavoro induttivo dato dallo studio di molte lingue, mentre il secondo, vede la grammatica universale come un
lavoro deduttivo.
Le teorie della reggenza e del legamento sono le due più importanti sottocomponenti dell'intera grammatica. La
reggenza riguarda l'assegnazione di specifici ruoli grammaticali a parole mentre il legamento specifica le condizioni
sotto le quali i pronomi o altre parole sono o non sono interpretate co-riferenzialmente.
LA PRAGMATICA
Si occupa dell’uso reale che si fa del linguaggio e comprende diverse sottocomponenti tra le quali le ormai accettate
“regole della conversazione”.
Nella seconda metà del ‘900 la linguistica storica ricevette l’influsso dei recenti sviluppi degli studi sulla dialettologia,
oltre a quello apportato dalla nascita della sociolinguistica (studio dell’uso della lingua nelle comunità).
Attualmente l’Unesco sta istituendo un progetto per le “Lingue compromesse”.