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R. H. Robins- "La linguistica moderna"

Mediazione linguistica e culturale (Università degli Studi di Napoli L'Orientale)

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RIASSUNTI DE “LA LINGUISTICA MODERNA” - ROBINS

IL PENSIERO SCIENTIFICO E LA LINGUISTICA:


Tra il 1600 e il 1700 il corso della linguistica fu interessato da due influssi: uno proveniente dall'Europa, l'altro
dall'India; quest’ultimo con un forte impatto sulla materia. Ci fu una riconciliazione della cosmologia cristiana da
parte degli scienziati contemporanei, da Newton a Boyle e infine a Linneo. L’atteggiamento successivo,
maggiormente critico, non condusse comunque ad un profondo conflitto tra la fede nella Bibbia e le scoperte della
scienza.
Nel 1700 ha inizio la moderna antropologia. E con questa mentalità scientifica generale si risvegliano gli schieramenti
intorno all’origine del linguaggio. Ma più che focalizzarsi sulla chiave religiosa (in che lingua Dio parlò ad Abramo) ci si
interroga sulle condizioni e sugli stadi di evoluzione nel sistema della comunicazione orale. I tentativi di fornire
spiegazioni su questo unirono i filosofi del '700 e i loro predecessori (razionalisti e legati all’empirismo) a coloro che
operarono successivamente nel movimento romantico agli inizi dell’800: "l’uomo del razocinio" e "l'uomo del
sentimento" infatti si realizzano attraverso le risorse della loro lingua.

CONDILLAC, ROUSSEAU E LA FILOSOFIA DEL LINGUAGGIO


Verso la metà del '700, due filosofi francesi discussero l'origine del linguaggio umano: Condillac nel 1746 gli dedicò
la seconda parte del suo "saggio sull'origine delle conoscenze umane" mentre Rousseau nel 1755 trattò lo stesso
argomento nel "discorso sull'origine dell'ineguaglianza".
Condillac si basò molto sulla teoria della conoscenza di Locke mentre Rousseau subì l’influenza sia del movimento
razionalista che del movimento romantico che stava per sopraggiungere.
Per entrambi il linguaggio ebbe la sua origine in gesti indicativi e naturali ma poiché i gesti erano poco efficaci
prevalse l'elemento fonico via via che sequenze di suoni specifici erano semanticamente associate a entità e
fenomeni.
Condillac parlò anche di una fase intermedia in cui gesti e parole erano associati. Considerarono i contrasti tonali
come la sopravvivenza d'un tratto primitivo. Condillac non apprezzava la poesia latina dal momento che la
costruzione grammaticale era molto libera a differenza di Rousseau che invece si rallegrava per la vivacità dei primi
stadi del linguaggio umano quando non esisteva ancora uno schema così rigido.

HERDER
Nel 1769 l’Accademia di Prussia propose un premio per chi fosse riuscito a spiegare l’evoluzione del linguaggio
umano. Herder ricevette il premio e affermò l'inseparabilità del linguaggio e del pensiero: secondo lui avevano un
origine comune e letteratura popolare e i popoli potevano essere capiti solo attraverso la loro lingua. Questa teoria
fu apprezzata perché era il periodo dell'affermazione dell'individualità di una nazione.
Il primo passo verso il linguaggio fu il riconoscimento di un'entità ricorrente, con caratteristiche relativamente
costanti e distintive, e la relativa simbolizzazione vocale. Per Herder fu l’udito il primo senso i cui dati furono isolati e
nominati in tal modo per poi passare ai dati forniti dagli altri sensi. Il primo insieme di parole fu un vocabolario
semplice: in seguito la diversità lessicale crebbe via via che il tesoro del pensiero umano si accumulava.
Si ipotizzò che quella del verbo fosse stata la prima classe di parole a comparire.

HARRIS
Nel 1751, in Inghilterra, un rappresentante della teoria filosofica della grammatica universale, fu James Harris,
pubblicò la sua opera. Il suo pensiero si può collegare ai cosiddetti platonici di Cambridge. Harris, di formazione
aristotelica, guardò i fondamenti filosofici della grammatica. Distinse fra le differenze strutturali caratteristiche di
ogni lingua e i principi che sono essenziali a tutte, come tutti gli universalisti. Riprendendo da Aristotele, per lui le
parole hanno un rapporto convenzionale con ciò che designano e la lingua è un sistema di suoni che hanno
significato in virtù di un accordo. Il sistema grammaticale di Harris postula due principali: i nomi o sostantivi che
significano sostanze e i verbi che significano attributi. I verbi comprendono ciò che formalmente si può distinguere
in: verbi veri e propri, participi e aggettivi. Harris è ben consapevole delle differenze che si osservano in superficie
fra le varie lingue, ma è necessario andare più in profondità per identificare le categorie universali della grammatica.
Harris difese il concetto delle idee innate e reputò che la capacità umana di concepire idee universali, delle quali le

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parole sono i segni, è certamente un dono di Dio.

TOOKE
L'opera di Harris, l’"HERMES" fu bersaglio di attacchi da parte di Horne Tooke. Tooke criticò molto Harris per aver
costruito un sistema di grammatica universale sulla base di una insufficiente conoscenza delle lingue ed espose le
sue idee sul linguaggio in una serie di dialoghi pubblicati in due volumi nel 1786 e nei quali compare lui stesso come
interlocutore: la sua metodologia era empirista infatti, legata a Locke e la sua teoria fu la continuazione di quanto si
pensava nel XVIII secolo sull'origine del linguaggio umano. In parte ripeteva il pensiero di Condillac sul passaggio
graduale dalle grida disarticolate alle lingue strutturate. Tooke riconobbe solo due parti essenziali del discorso: il
nome e il verbo, tutte le altre classi di parole erano il risultato di abbreviazioni con cui le lingue venivano rese più
scorrevoli. Tooke considerò gli elementi flessionali e derivazionali come frammenti di antiche parole indipendenti
agglutinati poi alla parola radice. Opinione ricorrente anche in Condillac.

Burnett credeva che si potesse studiare l'origine del linguaggio analizzando alcune lingue esistenti.

W.VON HUMBOLDT E LA TRIPARTIZIONE DEI TIPI DI LINGUE


Von Humboldt nel XVIII secolo scrisse molto su argomenti di linguistica, in particolare cercando di spiegare la
creatività infinita del linguaggio grazie alla quale le risorse finite di ogni parlante possono essere combinate secondo
le necessità. Definì quindi la lingua come un' "energeia", cioè una capacità insita nel parlante-ascoltatore e non un
semplice prodotto, ergon descrizione fissa e morta del grammatico. Von Humbolt postulò la tensione della lingua al
miglioramento e alla perfezione continua.
Fu consapevole dell'importanza del sanscrito e della linguistica storico-comparativa indoeuropea che si stava
sviluppando. Viaggiò molto e conobbe alcune lingue degli indigeni in America. Le lingue possono mutare e adattarsi
come richiedono le circostanze. Humboldt segue il pensiero di Herder affermando l'individualità di ogni singola
lingua come possesso particolare del gruppo che la parla. La INNERE SPRACHFORM di Humboldt è la struttura
grammaticale di una lingua, incorporante elementi, moduli e regole imposti al materiale greggio del discorso. Una
parte è comune a tutti gli uomini, mentre un’altra la sprachform di ogni lingua, costituisce la sua identità formale. La
lingua di un popolo è il suo spirito e il suo spirito è la lingua. Per Humboldt il sanscrito era la lingua meglio
sviluppata. Le differenze fra le lingue non si limitano ai suoni diversi, ma implicano differenze nel modo con cui
coloro che le parlano interpretano e comprendono il mondo. Oggi le idee di Humboldt sul linguaggio sono state
pienamente comprese. Forse la dottrina di Kant influì molto sul suo pensiero; egli diceva che le sensazioni prodotte
dal mondo esterno erano ordinate da categorie imposte dalla mente; Humboldt adattò questa teoria al campo
linguistico rendendo la innere sprachform responsabile dell'ordinamento dei dati dell'esperienza.

TRIPARTIZIONE DEI TIPI DI LINGUE


Il contributo più noto di Humboldt alla teoria linguistica è la tripartizione dei tipi di lingue in isolante, agglutinante,
flessivo in relazione alla struttura predominante della parola come unità grammaticale. I due poli tipologici sono il
cinese (LINGUA ISOLANTE) e il sanscrito (LINGUA FLESSIVA). Humboldt considerò il cinese privo di classi
grammaticali formali, ma proprio per questo lo ritenne una lingua di particolare eccellenza. Humboldt distinse anche
tre tipi di struttura della frase: quello che non presenta legami grammaticali manifesti fra le parole come il cinese,
quello in cui le forme delle parole segnalano rapporti grammaticali come il sanscrito e il tipo rappresentato da lingue
in cui la struttura essenziale della frase è incorporata in una sola parola (lingue amerindiane).

LA SCOPERTA DEL SANSCRITO


Alla fine del ‘700 la linguistica ricevette dall'India uno stimolo molto produttivo. Nel 1786 William Jones affermò a
Calcutta la parentela storica del sanscrito, la lingua classica dell'India, col latino, greco e le lingue germaniche e lo
fece in un momento propizio, poco prima che si destasse l'interesse per gli studi sull'India. Già nel XVI secolo si erano
notate le affinità del sanscrito con le lingue romanze ma il suo studio permise lo sviluppo della linguistica
comparativa e storica. Le origini della linguistica in India sono più antiche di quanto lo siano nell'Europa occidentale.

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LA LINGUISTICA INDIANA E LA GRAMMATICA DI PANINI


L'impulso alla linguistica in India veniva dal bisogno di preservare dall'azione del tempo certi testi rituali e religiosi
trasmessi sin dal periodo VEDICO, lo stadio più antico della letteratura sanscrita.
La risposta andò molto oltre di quei bisogni immediati e i risultati furono:
♣ una teoria linguistica generale e semantica
♣ fonetica e fonologia
♣ grammatica descrittiva

Gli indiani presero in considerazione la misura in cui i significati potevano essere considerati una proprietà naturale
delle parole, ma si capì subito che era tipico del linguaggio un rapporto convenzionale tra forma e significato. Si
discusse sulla estensibilità dei significati delle parole: il contesto restringeva l'ampiezza di significato di una parola
escludendo altri significati.
I linguisti indiani discussero l'intera questione del primato fra la parola e la frase. Qualcuno affermava che la frase è
data dal significato che fornisce ogni singola parola altri invece affermavano che la frase è un organismo unico che
permette di esprimere il proprio significato in un lampo.

Nella teoria dello SPHOTA in un elemento linguistico vengono distinti due aspetti: l'evento vero e proprio (dhvani) e
l'entità permanente attualizzata da ogni occasione dell'evento vero e proprio (sphota). Dal punto di vista della
fonetica gli indiani si sono rivelati superiori agli occidentali. Gli indiani organizzarono una descrizione fonetica sotto
tre punti principali:
» processi di articolazione
» i segmenti cioè consonanti e vocali
» la sintesi dei segmenti in strutture fonologiche
La sillaba fu l'elemento base della descrizione fonetica.

Gli indiani si mostrano consapevoli di differenze fonetiche ma la dottrina linguistica degli antichi indiani è nota
soprattutto per la teoria grammaticale e per l'analisi grammaticale del sanscrito. Il trattato di Panini è il più antico
esistente in lingua indoeuropea è diviso in otto sezioni principali e risale alla metà del primo millennio a.C.). La
grammatica di Panini comprende un’esauriente esposizione delle regole di formazione della parola in sanscrito
chiamate SUTRAS, cioè fili. Panini raggiunse una grande economia nell'esposizione delle sue formulazioni ma la sua
opera comunque, lo ASTA DHYAYI, era tuttavia una grammatica per grammatici. Infatti la descrizione fonetica della
lingua è data per scontata, non ci sono commenti.
Il verbo flesso secondo la persona, il numero, il tempo fu considerato il nucleo della frase.
Panini identifica radici e affissi, ciò che ispirò direttamente il nostro concetto di morfema. Panini usa un espediente
familiare ai linguisti contemporanei ossia la rappresentazione zero di un elemento o di una categoria: forme in
apparenza irregolari possono essere fatte apparire più regolari assumendo la presenza di un morfema rappresentato
da un morfo zero cioè privo di materiale foneticamente evidente!

LA LINGUISTICA STORICA E COMPARATIVA NELL’800


Già prima dell'800 c'erano state ricerche sul confronto tra le lingue ma in questo secolo si approfondiscono in modo
particolare (COMPARATISTI). Già Dante li aveva analizzati riconoscendo 3 famiglie di lingue propriamente europee:
la germanica a nord, la latina a sud, la greca ad est. Suddivise l'area latina in 3 distinti volgari tutti discesi dal latino.
Per diagnosticare le distinzioni tra lingue Dante scelse un significato e osservò come lo esprimevano le varie lingue.
Dante percepì le differenze dialettali dando avvio al dibattito sulla QUESTIONE DELLA LINGUA su quale dovesse
rappresentare l’italiano standard della penisola, scelta che finì sul fiorentino. La classificazione di Dante si rifa al
modo narrato nel racconto della Torre di Babele nella Genesi poiché l’ebraico fu la prima lingua del mondo, la lingua
di Abramo, dono di Dio.

Ma GIUSEPPE GIUSTO SCALIGERO nel XVI secolo eliminò l'origine di tutte le lingue dall'ebraico riconoscendo 11
famiglie di lingue. Quelle che furono ritenute risultare da precedenti lingue isolate furono chiamate lingue madri.
Fra le 11, le 4 maggiori sono gli odierni gruppi romanzo, greco, germanico e slavo. Scaligero eliminò il supposto

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rapporto lineare fra greco e latino.

LEIBNIZ, un secolo dopo, si occupò di linguistica storica. La sua innovazione fu quella di non cercare la lingua madre
in alcuna lingua vivente [ex.ebraico).

CATERINA II aveva un forte interesse linguistico per i suoi domini russi che sfociò nella pubblicazione di liste
comparative di parole prese da 200 lingue. Sin dal Rinascimento l'interesse era stato rivolto alla comparazione dei
vocabolari e delle strutture delle lingue europee moderne con quelli del latino. Tutto ciò fu esposto negli articoli della
ENCYCLOPEDIE francese. Gli Encyclopedistes non considerarono il francese un discendente del latino perchè la
struttura grammaticale era molto differente bensì la continuazione di una lingua celtica che aveva incorporato
parole latine.

Per WILLIAM JONES due lingue avevano un'origine comune se avevano simili etimologie e struttura nelle forme
della grammatica.

********1800*******

LO STUDIO DELLE LINGUE INDOEUROPEE: SCHLEGEL, BOPP, RASK


Nell'800 ci si concentrò sullo studio delle lingue indoeuropee. I primi comparatisti analizzarono il confronto fra la
morfologia flessiva e derivativa del sanscrito e quella delle lingue indoeuropee. Tre tra gli studiosi più noti di scienza
linguistica nel primo ‘800 sono Rask, Grimm e Bopp fondatori della linguistica storica scientifica.

SCHLEGEL nel 1808 pubblicò un trattato in cui mise in rilievo l'importanza di studiare le strutture interne ossia la
morfologia delle lingue perché sono queste che permettono di cogliere l'affinità genetica tra le lingue.

RASK avviò confronti sistematici fra le forme delle parole combinando un suono di una lingua con quello di un'altra
ed essendo il primo a mettere ordine nelle parentele.

BOPP era interessato ad una descrizione comparata delle lingue che lo interessavano e scorse nelle flessioni il
risultato di un remoto processo di affissazione di parole ausiliarie anticamente separate [ricorda molto Tooke in
questo).

Dunque in quel periodo l'uso della comparazione diventa una guida e si concepisce il mutamento come un
deterioramento della primitiva integrità della lingua.

LA DEUTSCHE GRAMMATIK E LA LEGGE DI GRIMM


Legge di Grimm: “Se due lingue hanno tra le forme delle parole indispensabili una concordanza tale che si possono
scoprire regole sui mutamenti di lettere che permettono di passare dall'una all'altra, allora fra quelle lingue vi è
una fondamentale parentela”. Queste corrispondenze erano già state illustrati da Rask mentre la legge di Grimm
comparve solo nella seconda edizione della sua "Deutsche Grammatik". Tra i sistemi di corrispondenze foniche
nell’ambito dell’indoeuropeo quello di Grimm è certo il più noto: si confrontano classi di consonanti tra lingue
germaniche e lingue indoeuropee. Questi risultati furono poi integrati da altre leggi. Sebbene la terminologia di Rask
e Grimm non era precisa, la loro opera fu importante perché si capì che nel percorso delle lingue un suono poteva
essere sostituito un altro. Grimm scorgeva nella rotazione consonantica, cioè nel cambiamento di suoni una
precoce affermazione di indipendenza da parte dei popoli germanici. Grimm subì l’influenza dei romantici.

IL METODO BIOLOGICO DI SCHLEICHER


Nel 1850 fu molto importante Schleicher che scrisse opere di linguistica storica. Egli cercò di comprendere la natura
e le forme di una lingua indogermanica originaria anche per comprendere i rapporti genetici che la collegavano alle
sue discendenti note: le lingue indoeuropee esistenti furono così raggruppate in sottofamiglie (in uno schema a

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forma di albero) e ricondotte ad un'unica lingua originaria che per lui rappresentava uno stadio maturo.
Il sistema di Schleicher fu soggetto a molte critiche e a modifiche da parte di ulteriori studi. In Schleicher l'evoluzione
per la sopravvivenza citata da Darwin sostituisce l'evoluzione perfezionista pensata da Humboldt secondo cui le
lingue sono sempre alla ricerca di perfezione e in evoluzione, è ciò è più reale! Schleicher guardò molto alla biologia
e parlò di nascita, lotta e morte di una lingua a prescindere dal parlante. Schleicher considerò i tre tipi di lingua
individuati da von Humbolt, isolante, agglutinante e flessiva, come rappresentanti di stadi storici nello sviluppo
delle lingue sino alla loro massima organizzazione.

I NEOGRAMMATICI (OSTOFF E BRUGMANN) 1878 – visione scientifica


La più importante controversia linguistica della fine dell’800 è quella della dottrina dei neogrammatici. Essi, come
Schleicher, cercarono di fondare il loro lavoro all'interno delle scienze naturali. Presero però come modello non la
biologia ma le scienze fisiche e i dati di fatto con una tale attenzione per il particolare che finirono per tralasciare
quanto scoperto dai linguisti precedenti.
La teoria dei neogrammatici esposta nel 1878 afferma che “tutti i mutamenti di suono, in quanto processi
meccanici, avvengono in uno stesso dialetto ed entro un dato periodo di tempo secondo leggi che non ammettono
eccezioni, e lo stesso suono nello stesso ambiente si svilupperà sempre nello stesso modo” . Ma creazioni e
modifiche di parole specifiche sono una componente universale del mutamento linguistico in tutti periodi della
storia. Furono Osthoff e Brugmann che dichiararono questo e se, come dice Leskien, si ammettono deviazioni casuali
della lingua, senza alcun nesso, l'oggetto di indagine non è accessibile all'analisi scientifica. Verner invece affermava
che doveva esserci addirittura una regola per l'irregolarità nella rotazione consonantica nel germanico. Moltissimi
dei famosi linguisti del ‘900 si formarono sulle teorie dei neogrammatici.

OSTOFF scrisse di leggi sui suoni che agiscono per “cieca necessità” in modo indipendente dalla volontà
dell’individuo, ma va detto che secondo lui la lingua non era un'entità sopraindividuale con una crescita e una vita
propria (rif. Humboldt e Schleicher) ma aveva la sua esistenza negli individui e i mutamenti linguistici erano
mutamenti nelle abitudini linguistiche degli individui.

LA DIALETTOLOGIA E GLI STUDI SU WORTE UND SACHEN


I neogrammatici studiarono molto la fonetica, ponendo l’accento sull’uniformità fonetica, e la dialettologia perché i
dialetti rappresentavano l'ultimo stadio nella differenziazione della famiglia indoeuropea. Tentare di limitare le
modificazioni dialettali in determinate aree e in determinati periodi è praticamente impossibile a causa dei continui
cambiamenti. L'esame minuzioso delle differenze tra i dialetti, l’indagine sulla storia e la distribuzione geografica di
voci relative alla cultura materiale “parole e cose”, portarono alla luce considerazioni connesse all'indagine
etimologica. Solitamente l'evoluzione fonetica di una parola può essere descritta secondo leggi fonetiche ma a volte
per spiegare una parola si deve far riferimento a circostanze particolari ed errori individuali possono essere
conservati e propagati nelle generazioni successive.

LA LINGUISTICA IDEALISTA: VOSSLER E CROCE


Un gruppo di linguisti di scuola idealista, affermò l'importanza del singolo parlante nella diffusione di mutamenti
linguistici.
VOSSLER era il capo di quel gruppo mise in rilievo l'aspetto individuale della capacità linguistica: ogni mutamento
linguistico ha inizio con innovazioni nella parlata abituale dell'individuo che poi si diffondono. Certi individui, per la
loro posizione sociale, sono in una posizione migliore per dare inizio ai mutamenti. Tale opinione non sarebbe in
contrasto con i neogrammatici se non fosse che gli idealisti vollero sottolineare la funzione cosciente che ha
l’individuo nel processo piuttosto che la “cieca necessità”.
CROCE sottolineò l’intuito estetico come guida in tutti gli aspetti della vita umana. E gli idealisti concentrandosi sulle
lingue arricchite dalla letteratura diedero troppo rilievo all’elemento letterario ed estetico nell’evoluzione della
lingua.
Alcuni dei principi dei linguisti idealisti combinati con studi sui dialetti diedero origine in Italia alla scuola
neolinguistica che osservava la diffusione delle innovazioni nelle aree geografiche e nel contrasto tra le aree centrali

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e quelle periferiche.

LA LINGUISTICA NEL NOVECENTO. I. DA SAUSSURE A BLOOMFIELD


Continua la tradizione del lavoro grammaticale e viene apprezzato il sapere linguistico indiano. La scienza linguistica
si adegua ad atteggiamenti generali sorti nell'800.

LO SVILUPPO DELLA LINGUISTICA DESCRITTIVA


La linguistica descrittiva diventa importante grazie al linguista svizzero Ferdinand de Saussure che inizialmente
studia a Lipsia con i neogrammatici. Le sue lezioni di linguistica furono pubblicate nel 1916 dai suoi allievi di Parigi e
Ginevra che ricostruirono gli appunti dei suoi interventi. Nacque così il "cours de linguistique generale". Saussure
utilizzò un numero limitato di lingue. Le sue idee sul linguaggio erano state già espresse da Von Humboldt che non
era stato subito apprezzato perché al suo tempo erano più in voga gli studi storici.

FERDINAND DE SAUSSURE (fondatore della linguistica moderna o STRUTTURALISMO)


Saussure:
1- diede forma precisa alle due dimensioni dello studio linguistico: quella sincronica (stato della lingua nel suo
organizzarsi sistematico e simultaneo) e quella diacronica (evoluzione della lingua nel tempo)
2- distinse fra SIGNIFICATO E SIGNIFICANTE, la LANGUE, il patrimonio linguistico di chi parla quale membro di una
comunità linguistica, e la PAROLE, cioè i fenomeni della linguistica ossia gli enunciati concreti. Mentre la PAROLA è il
dato immediatamente accessibile, il linguista ha come oggetto di studio la LANGUE di una comunità cioè il lessico,
grammatica... impressi in ogni individuo dalla sua educazione nella società in base alla quale egli parla e capisce la
sua lingua. Saussure diceva che la LANGUE non è soggetta al potere che l’individuo ha di mutare le forme.
3- ogni LANGUE deve essere descritta sincronicamente come un sistema di elementi lessicali, grammaticali,
fonologici in mutuo rapporto. In una lingua questi rapporti reciproci dipendono da ognuna delle due dimensioni
fondamentali della struttura linguistica sincronica: la SINTAGMATICA, in linea con la successione dell'enunciato, e la
PARADIGMATICA, in sistemi di elementi contrastanti. Fu Saussure che rese il concetto di struttura un concetto
primario in linguistica. I rapporti tra gli elementi sono oggetto di una scienza che Saussure rivendica come
autonoma. L'effetto più importante della teoria di Saussure si ebbe nel campo della fonologia.

Nella glossematica di HIEMSLEV (visione teorica e personale della linguistica strutturale di Saussure), quando il
linguista distingue tra "piano del contenuto" [semantica e grammatica) e "piano dell'espressione" (fonologia),
richiama la preminenza data da Saussure alla forma sulla sostanza. Ognuno di questi due piani è analizzabile in
costituenti ultimi e entrambi i piani debbono essere analizzati in modo analogo. Questa pretesa dell'equivalenza fra i
due piani è stata difficile da accettare perché le differenze nell'espressione si possono osservare in modo
indipendente e appartengono a un campo circoscritto, mentre le differenze nel contenuto semantico sono rivelate
soltanto da differenze nell'espressione.

LA FONOLOGIA: SWEET, JONES E LA SCUOLA DI PRAGA


La fonetica aveva ricevuto in Inghilterra molta attenzione dal Rinascimento in poi.
JONES fece una netta distinzione fra lettera e suono e in seguito furono elencati i possibili suoni vocalici e
consonantici rappresentati da simboli distinti, dando vita nel 1889 all'alfabeto fonetico internazionale (IPA) e al
settore riconosciuto dall'indagine fonetica.

SWEET distinse fra suoni le cui differenze nella lingua dipendono dal contesto fonetico e perciò non distintive e
suoni che bastano a fare in due parole voci separate lessicalmente. (Una stessa differenza fonetica può essere
distintiva in una lingua e non in un'altra).

La distinzione terminologica tra fono e fonema fu opera di un polacco Courtenay che pubblicò la sua teoria del
fonema nel 1893. Tuttavia fu intorno al 1920, dopo l'insegnamento di Saussure, che il termine fonema entrò in uso.
Significativo nell'evoluzione di questa teoria il lavoro della scuola di Praga negli anni '20 e '30.

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LA SCUOLA DI PRAGA fu costituita da un gruppo di studiosi cechi che si interessò soprattutto alla teoria fonologica
(Jackobson e il principe Trubeckoj). Essi applicarono la teoria di Saussure all'elaborazione del concetto di fonema:
sostennero che i suoni della lingua appartengono alla PAROLE mentre il fonema appartiene alla LANGUE. Dunque
il fonema è un'unità fonologica complessa realizzata dai suoni della lingua. In fonetica e fonologia, l'analisi dei tratti
distintivi fece passi avanti con gli studi sulla trasmissione del parlato. Ciò soprattutto grazie a Jakobson che decise di
considerare i tratti distintivi che compongono i fonemi dal punto di vista acustico e da quello dell'ascoltatore
piuttosto che dal punto di vista articolatorio e cioè del parlante. Si fece attenzione all'evoluzione dei sistemi
fonologici piuttosto che ai mutamenti dei singoli suoni ritenuti indipendenti con cause multiple e complesse sempre
relative a come viene trasmesso il parlato.

In Russia la rivoluzione bolscevica portò con sé una rottura con la cultura linguistica del resto del mondo per circa
trent'anni la linguistica sovietica fu dominata dai dogmatismi di Marr. Secondo lui le lingue erano fenomeni di classe:
i mutamenti corrispondevano ai mutamenti nella base economica dell'organizzazione sociale dei parlanti. Queste
infondate idee continuarono ad essere sostenute fino al 1950. L'intervento di Stalin pose fine al dominio di questa
teoria. Da allora i linguisti russi cominciarono a lavorare con l'Europa e l'America. Si occuparono molto della
lessicografia. Dopo Saussure in Europa apparvero altri libri che trattavano linguistica sincronica. Vennero inaugurati
dal 1928 molti congressi internazionali di linguisti.

LA LINGUISTICA AMERICANA: BOAS, SAPIR, BLOOMFIELD


In America la linguistica ricevette negli anni '20 un grande riconoscimento nelle università. Tre grandi studiosi
avviarono la linguistica americana sul suo cammino: Boas, Sapir e Bloomfield.

BOAS (considerato il maestro) e SAPIR fecero collaborare antropologia e linguistica nelle università. In America la
teoria fonematica si spinse più avanti della teoria grammaticale e questa la seguì nella scia dei progressi compiuti da
quella. Il rapporto fra la grammatica e la fonologia costituì il campo della morfofonematica. Le due unità principali
dell’analisi erano il fonema e il morfema. Inizialmente si disse che i morfemi erano composti di fonemi. Tale relazione
è difficile da sostenere di fronte alla variazione allomorfica nella quale sequenze di fonemi diverse sono
morfeticamente equivalenti. Autori successivi allora dissero che i fonemi compongono morfi rappresentando il
morfema come una classe. I 2 livelli erano considerati in ordine gerarchico perché l'analisi morfemica presupponeva
quella fonemica. La dottrina della "separazione dei livelli" fu spinta tanto oltre che l'analisi grammaticale poteva
cominciare soltanto quando era stata completata l'analisi fonematica.

BLOOMFIELD aveva studiato i neogrammatici e si avvicinava ancora al pensiero di Humboldt. All'inizio del suo
percorso Bloomfield si occupò della grammatica comparativa/storica. Si convinse che si doveva trattare
scientificamente il linguaggio con un metodo empirista che si concentrava su quegli aspetti osservabili da tutti. La sua
concezione della metodologia scientifica fu esposta nella sua opera principale LANGUAGE e in LINGUISTIC ASPECT OF
SCIENCE. Si concentrò sulla fonetica e sulla grammatica formale con un rilievo particolare dato alla morfologia,
trascurando la semantica, lo studio del significato linguistico, aspetto della linguistica meno riconducibile al
trattamento scientifico. Infatti Bloomfield afferma che la definizione del significato è il punto debole dello studio del
linguaggio. Dopo la morte di Bloomfield nel 1949 il suo pensiero fu sviluppato e applicato a un numero maggiore di
lingue. Anche la scuola di Londra nonostante si opponesse alla teoria di Bloomfield cioè la biunivocità
unidirezionale, si trovò guidata dalla sua enfasi. I 3 sistemi di analisi linguistica e che cronologicamente sono in
relazione con l' era di Bloomfield sono: Analisi tagmemica, Linguistica di Firth, Teoria della stratificazione proposta
da Lamb

PIKE E LA TAGMEMICA
Uno sviluppo grammaticale diverso dall'analisi di Bloomfield fu sviluppato da Pike in studi su lingue indigene
dell'America centrale e meridionale. Questo sistema di analisi è noto come tagmemica perchè il tagmema è l'unità
grammaticale fondamentale. Il tagmema è la correlazione tra una funzione grammaticale [ o slot, casella) e una
classe di voci mutuamente sostituibili che possono ricorrere in quella casella. I tagmemicisti mantengono vivo
l'interesse strutturalista per le procedure di scoperta concentrandosi su lingue non analizzate in precedenza. Ma

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nonostante siano vicini a Bloomfield per metodologia, si differenziano da lui poiché hanno interesse pratico per
l'attività linguistica a fini evangelici cristiani e hanno tradotto la Bibbia. Bloomfield era invece ateo.

LA FONOLOGIA PROSODICA DI FIRTH – (prof. Linguistica a Londra metà XX secolo)


FIRTH dedicò molta attenzione alla semantica e alla fonologia per la quale propose la teoria dell'analisi prosodica. La
sua è una "teoria contestuale del linguaggio” secondo cui i significati degli enunciati e delle parole venivano
rapportati in base alle loro funzioni nei diversi contesti situazionali nei quali erano usati. Firth estese tale approccio al
linguaggio trattando ogni descrizione linguistica come un'affermazione di significato.
Firth si occupò molto più di fonologia che di grammatica e in particolare di fonologia prosodica. L'analisi prosodica
implica due tipi di elementi fondamentali: le unità fonematiche e le prosodie. Le unità fonematiche sono le
consonanti e vocali. Le prosodie sono assegnate a strutture definite e sono stabilite per trattare relazioni
sintagmatiche fra certi tratti fonetici. Ogni tipo di tratto fonetico che si può dimostrare essere sintagmaticamente
implicato in più di un segmento può essere trattato come l'esponente di una prosodia. L'analisi prosodica istituisce
sistemi diversi di unità fonematiche e di prosodie in punti diversi delle strutture, dove ciò facilita l'analisi stessa. Il
risultato di un'analisi prosodica è una rappresentazione diagrammatica delle relazioni fra elementi e tratti in un
allungamento di enunciato che può essere messo in rapporto con la struttura grammaticale.
Firth fa del significato linguistico il punto centrale della sua teoria linguistica, però non scrisse mai una versione
coerente della propria teoria. Halliday, il suo primo allievo, iniziò ad esporre dal 1961 la teoria del maestro in modo
completo includendo una teoria della morfologia e della sintassi che Firth aveva trattato poco.

LA TEORIA DELLA STRATIFICAZIONE DI LAMB


Come Chomsky, LAMB colloca la struttura del linguaggio nel cervello umano prima che nei dati osservati. La teoria
della stratificazione di Lamb reagisce alla linearità del distribuzionalismo di Bloomfield mettendo in mostra i diversi
tipi di relazione strutturale. Per l'analisi delle frasi sono supposti 4 strati: 1) sememico, in cui le unità della lingua con
significato distintivo sono disposte in una rete di rapporti; 2) lessematico, in cui le unità lessicali distintive sono
concatenate nella struttura di un periodo; 3) morfematico, in cui morfemi appaiono in una sequenza successiva; 4)
fonematico, in cui fasci simultanei di tratti distintivi formano una sequenza di unità fonematiche. I livelli sono in
relazione gerarchica e sono collegati dal rapporto di rappresentazione: il fonematico rappresenta il morfematico che
rappresenta il lessematico che rappresenta il sememico.

LA LINGUISTICA NEL NOVECENTO. I. DA CHOMSKY AI GIORNI NOSTRI

NOAM CHOMSKY E LA GRAMMATICA GENERATIVO-TRASFORMAZIONALE


Siamo nell'era della grammatica generativo-trasformazionale. Si cercano di capire le regole tramite le quali le frasi
vengono comprese e inizialmente le trasformazioni furono gli strumenti per raggiungere tale obiettivo. Lentamente
però il ruolo delle trasformazioni diminuisce per l'introduzione della nozione di "struttura profonda" sulla quale le
trasformazioni furono chiamate ad operare per dare origine alle strutture superficiali (Teoria standard). Ci furono
comunque varie critiche e la teoria fu rivista da molti.

Chomsky sostiene che una grammatica della struttura sintagmatica non è sufficiente a fornire un modello di analisi di
una lingua e pensa a un'interpretazione razionalista della scienza (Nel 1957 pubblica SYNTACTIC STRUCTURES che
tratta esclusivamente sintassi e morfologia).
CHOMSKY:
- Guarda dall'interno la competenza del parlante nativo nell'usare la lingua mentre gli empiristi guardavano la
lingua dall'esterno. Ovviamente l'approccio "internalista" di Chomsky diventa anche un modo per comprendere il
cervello umano;
- sostiene che l'apprendimento del linguaggio è l'elaborazione, da parte del bambino, della esperienza della parola
che gli si presenta grazie ad una particolare componente del cervello geneticamente data, il dispositivo di
acquisizione linguistica. L'acquisizione della lingua materna, raggiunta senza un'insegnamento formale, è distinta
dall'apprendimento di una seconda lingua che si compie con lo studio scolastico, un lavoro intrapreso in modo
cosciente. Gli empirisiti invece considerano l'apprendimento della lingua materna simile ad altre forme di

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apprendimento;
- Parla di grammatica universale (da ricercare nelle strutture profonde delle lingue) come l'ipotesi centrale che
permette la comprensione della struttura del linguaggio e fornisce a tutti noi una capacità di acquisire un sistema di
regole molto complesso attraverso l'esposizione per pochi anni a un corpus di dati casuale. Per lui una grammatica è
"descrittivamente" adeguata se permette di descrivere adeguatamente una lingua, è adeguata dal punto di vista
"esplicativo" solo se offre spiegazioni sui mezzi attraverso i quali il bambino acquisisce la lingua madre. Il concetto
di albero generato dalle regole di struttura sintagmatica è rimasto vivo all'interno della tradizione chomskiana: ogni
punto di congiunzione (nodo) viene etichettato con un'indicazione di categoria ad esempio SN, sintagma nominale.
La fonologia comprende un insieme di regole che convertono le strutture sintattiche superficiali in sequenze di foni.

LA LINGUISTICA COGNITIVA
Una differenza importante fra Bloomfield e Chomsky è che il primo vede la grammatica universale come risultato di
un lavoro induttivo dato dallo studio di molte lingue, mentre il secondo, vede la grammatica universale come un
lavoro deduttivo.

Le teorie della reggenza e del legamento sono le due più importanti sottocomponenti dell'intera grammatica. La
reggenza riguarda l'assegnazione di specifici ruoli grammaticali a parole mentre il legamento specifica le condizioni
sotto le quali i pronomi o altre parole sono o non sono interpretate co-riferenzialmente.

LA PRAGMATICA
Si occupa dell’uso reale che si fa del linguaggio e comprende diverse sottocomponenti tra le quali le ormai accettate
“regole della conversazione”.
Nella seconda metà del ‘900 la linguistica storica ricevette l’influsso dei recenti sviluppi degli studi sulla dialettologia,
oltre a quello apportato dalla nascita della sociolinguistica (studio dell’uso della lingua nelle comunità).
Attualmente l’Unesco sta istituendo un progetto per le “Lingue compromesse”.

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