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EL LAPIZ DEL CARPINTERO

Il Lapiz del carpintero si inserisce tra quei romanzi tipici di questo contesto storico che non fanno
altro che essere opere che diventano dei veri e propri frammenti di vita.

La dimensione che pervade l'opera è quella della memoria. Come se a Rivas, che vive in prima
persona una lingua e una terra, la Galizia, ricche di tradizione, prema soprattutto che non ci si
dimentichi di ciò che accaduto. E, per farlo, decide di partire dalla fine. Dalla testimonianza di chi è
sopravvissuto all'orrore.

Il flusso di coscienza che compone Il lapis del carpintero procede a ritroso, attraverso i momenti
bui del dottor Da Barca, che ripercorre i suoi anni di prigionia sotto l'attenta guardia di un militare,
Herbal, che all'improvviso gli strappa il ruolo di protagonista e se lo prende con forza.
La diversità dei profili psicologici dei personaggi la propria continuità in un oggetto: la matita del
titolo, una matita che permette a un pittore di disegnare i sogni della gente comune e al secondino di
riandare al suo passato popolato di incubi e fantasmi, cercando di liberarsene.

La trama del libro

In Galizia nel 1936, Daniel de Barca, un giovane dottore di origine messicana, impegnato
politicamente nelle file dei repubblicani, è innamorato di Marisa Mallo una giovane ragazza di
famiglia abbiente che ricambia il suo amore. Ma il colpo di stato di Francisco Franco e la successiva
incarcerazione del giovane dividono i due innamorati che dovranno lottare a lungo per poter
coronare il loro sogno di vivere assieme.

Ciò su cui si concentra la narrazione è una doppia storia d’amore: da un lato vi è il legame
sentimentale tra i due innamorati; il secondo filo narrativo riguarda, invece, la storia di un amore
ben più grande: la passione e la fede politica del giovane medico che lotta contro il regime incitando
alla resistenza i suoi compagni di carcere. In prigione, infatti, De Barca diventa un leader e spinge i
suoi compagni di sventura a resistere e farsi forza di fronte alle ingiustizie dell’esercito fascista. Ma
è soprattutto attraverso la forza dell’immaginazione e del sogno che Daniel spinge i suoi compagni
a resistere; ed è proprio in questi momenti che si evince l’esaltazione per la vittoria del Fronte
Popolare del 1936 e che accentuano la possibilità reale e non solo sognata di una Spagna libera e
democratica.
La matita rossa di un falegname, compagno di carcere di Daniel diviene il file rouge sempre
presente all’ interno del romanzo che accompagna costantemente i protagonisti insieme ai vari
riferimenti storici. La matita però, dopo la fucilazione del falegname, passa nelle mani di Herbal,
una delle guardie del carcere. E’ attraverso il suo punto di vista che osserviamo la storia d’amore
della giovane coppia ed è attraverso il flusso della narrazione che capiamo il conflitto interiore che
vive questo personaggio. E’ lui che, senza che la coppia ne sia mai consapevole, gioca un ruolo
fondamentale nella loro vicenda e che, opponendosi a suo cognato, il più sanguinario dei miliari, fa
ritardare la fucilazione di Daniel per evitare il conseguente dolore di Marisa. E’ lui il vero
protagonista della storia ed è su di lui che l’autore si sofferma maggiormente approfondendo il suo
stato psicologico, inserendo elementi narrativi che rendono vivido e scorrevole il romanzo
arricchendolo di immagini e ricordi contrapponendosi alla freddezza e alla ruvidità del tema del
romanzo che è appunto incentrato nel bel mezzo del conflitto.

E’ chiaro, quindi, che la vicenda sentimentale di Daniel e Marisa, è metafora di un’intera nazione
che lotta per ottenere la propria libertà. Il messaggio si rafforza di valore, visto che tutta la storia è
rivissuta nel ricordo di un vecchio militare fascista. Il suo è un viaggio nella memoria, un viaggio
per raggiungere quella consapevolezza della propria vita che non ha mai avuto, un viaggio che non
è altro che un esame di coscienza. E non possono non venire in mente le parole ripetute più volte da
Daniel ai suoi compagni carcerati: No hay peor enfermedad que la suspensión de la conciencia (
Non c’è malattia peggiore che la sospensione della consapevolezza).

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