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La geografia umana studia come le popolazioni, culture, società ed economie con le loro manifestazioni

materiali (città, strade, campi) si diversificano nello spazio terrestre, in relazione al variare dell’ambiente e
della storia.
Ma non può ignorare quella fisica che studia gli ambienti naturali in quanto l’uomo e le sue attività si
interefacciano con l’ambiente, suolo, clima ecc..

Possibilismo
La reazione al determinismo ambientale ha portato nel 20 secolo alla nascita del possibilismo (scuola
francese): dove alla base sta l’idea che i singoli e le collettività possono usare la propria creatività per
reagire alle condizioni/costrizioni di un ambiente. I possibilisti non rifiutano del tutto l’idea di un
condizionamento da parte dell’ambiente naturale ma non pensano che esso sia l’unica forza che plasma
società e culture. (Deserto: ci sono società dedite all’allevamento delle pecore e cammelli ecc..)

Possibilismo geografico rietiene che ogni ambiente naturale offre una gamma di alternative più o meno
vasta e che in uno stesso ambiente naturale società e culture possano modellarsi in modi diversi a seconda
delle loro scelte basate su conoscenze e capacità tecniche di cui dispongono.

Un'altra critica di Gambi riguardava la confusione del paesaggio con il territorio e l'ambiente, cioè con
entità geografiche oggettive, mentre, come s'è detto, il paesaggio una mediazione tra la realtà fattuale e la
sua percezione, tra l'estetico e il razionale, tra il sentire agire individuale e quello collettivo.
Questa importanza della componente soggettiva del paesaggio divenne il canone interpretativo prevalente
negli studi degli ultimi decenni.
Il geografo e antropologo francese A. Berque definisce il paesaggio come:
«una mediazione generatrice di legame sociale, perché ci fa cogliere il senso del mondo in cui viviamo e ci fa
capire che la società non riuscirebbe a mantenersi in un mondo privo di senso>>.
Ovviamente ciò non esclude che il paesaggio - come già aveva intuito Humboldt - possa essere anche una
fonte importante di conoscenza scientifica.
Per il geografo esso è come un palinsesto, una pergamena che, per quanto ripetutamente cancellata e
riscritta, conserva ancora le tracce di quello che vi è stato impresso nelle varie epoche.
Le espressioni della cultura leggibili nel paesaggio - come i modelli d'insediamento, le tipologie di costru
zioni, gli stili architettonici, e le modalità d'utilizzo del suolo - sono indizi riguardanti i valori delle
popolazioni, la loro identità e, più in generale, le loro culture.
In questo senso il paesaggio fa parte del patrimonio di un territorio, cioè dell'insieme di beni comuni
naturali e culturali di libero accesso la cui conservazione e trasformazione nel tempo va tutelata e regolata
come un valore da preservare.
In molti paesi, trasformazione del territorio rispettino certe regole dette ''Invarianti strutturali".
Secondo A. Magnaghi queste invarianti riguardano i modi con cui vengono di volta in volta trasformate
per adeguarle al mutare delle esigenze sociali ed economiche. Perciò esse non vanno intese come vincoli
del tipo di quelli che tutelano i monumenti, ma come "regole genetiche" e "regole di trasformazione", che
assicurano la riproduzione e lo sviluppo del sistema territoriale stesso, conservandone i valori natu rali,
culturali, estetici, sociali e simbolici che ne fanno dei beni a disposizione di tutti.
Infatti secondo Magnaghi il paesaggio non è una cosa morta che può essere imbalsamata, museificata, ma
è una componente viva del territorio che si evolve come un organismo vivente.

L'analisi regionale è in, parte diversa dalla lettura del paesaggio.


Essa va oltre la semplice osservazione della superficie per indagare i fattori, sovente non visibili, che
determinano le diversità dei territori e suggeriscono la loro suddivisione in regioni. Ad esempio: perché il
nord e il sud di molti Paesi, dagli Stati Uniti, all'Italia, al Regno Unito presentano tratti culturali diversi?
Perché le città sono diverse tra loro? E così via.
In geografia si hanno più tipi di regioni; in quanto la superficie terrestre può essere suddivisa secondo
criteri diversi, a seconda delle caratteristiche considerate.
Le regioni sono quindi anzitutto una costruzione mentale e una forma di classificazione dei luoghi per
raggruppamenti contigui, che si basa su fatti esistenti e quindi assume rilevanza nella misura in cui tali fatti
incidono sulla vita delle regioni stesse.
Una prima grande distinzione può essere fatta tra regioni formali e funzionali.
La regione formale è un'area definita in base a una o più caratteristiche fisiche o culturali omogenee,
distribuite uniformemente nella regione e non ( o molto meno in quella confinante)
Per esempio
- le Alpi sono una regione formale caratterizzata dal rilievo
-la prov di Bolzano· è una regione formale caratterizzata dal bilinguismo italo-tedesco.
In questa categoria hanno particolare importanza le regioni storiche, quelle che presentano al loro interno-
una certa omogeneità socio-culturale dovuta al fatto· che nel passato queste regioni era a lungo unite
politicamente come francia e provenza.
La regione funzionale invece, è un'area in cui i luoghi sono connessi tra loro da relazioni più intense di
quelle che questi stessi luoghi intrattegono con l’esterno
Sono tali le ecoregioni, cioè le regioni che corrispondono a un ecosistema. Lo sono le regioni funzionali
urbani, formate da una grande città e dai centri minori che gravitano su di essa per lavoro e per servizi.
Lo sono i vari tipi di distretti economici (industriali, tecnologici, turistici ecc.), caratterizzati dalle forti
relazioni che legano le imprese presenti al loro internò.
Lo sono infine le regioni istituzionali (dette anchè politiche), cioè gli stati, le unioni di Stàti e le unità politico-
amministrative in cui si divide il loro territorio (in Italia: règioni, città metropolitane, comuni).

LUOGO: una località contraddistinta da specifiche caratteristiche fisiche, culturali e ·sociali.


Ciascun luogo può essere identificato tramite la sua ubicazione assoluta, o posizione geometrica, misurata
per mezzo della sua latitudÌne,longitudinè e altitudine sul globo terrestre, oppure con riferimenti a che cosa
gli sta intorno, cioè al suo sito e alla sua situazione, detta anche posizione geografica.

SITO: Le caratteristiche fisiche di un luogo, come forma del suolo, vegetazione, acque ecc
La posizione che un Iuogo occupa in un contesto regionale più ampio con riferimento alla rete delle
comunicazioni e alle possibili relazioni del luogo con tale contesto.

Le caratteristiche dei luoghi sono importanti, perché contribuiscono al funzionamento soci ale, politico ed
economìco del nostro mondo.
L'industria del turismo, ad esempio fonda i propri affari sul fatto che non esistono due luoghi identici e che
alla gente piace sperimentare di persona queste differenze.
I luoghi sono importanti anche perché offrono un riferimento alle identità um ane: quando si incontra una
persona per la prima volta e si vuole sapere qualcosa relativamente alla sua identità, di solito si chiede
«Come ti chiami?» e, subito dopo, «Da dove vieni?».
Il nostro senso di identità deriva in parte dalle esperienze legate ai luoghi che frequentiamo. Si parla di
senso del luogo per indicare il complesso attaccamento emozionale che le persone sviluppano nei confronti
di determinate locilità.
Il sentimento di appartenenza di una persona a un gruppo sociale (un quartiere, una città) è strettamente
legato al suo senso del luogo e lo stesso accade per l'identità collettiva condivisa dai gruppi culturali, che
spesso coinvolge il loro senso dei luoghi e il loro sentimento di appartenenza ad una specifica area
geografica. Questo sentimento può riguardare un unico luogo, ma in un'epoca come la nostra in cui le
persone si spostano per studio, lavoro e turismo, ognuno di noi può sviluppare un senso di appartenenza a
più luoghi diversi.
SPAZIO
Un'estensione della superficie terrestre di dimensioni non definite.
La geografia distingue fra 3 diversi tipi di spazio.
Spazio assoluto; cioè un'entità geometrica le cui dimensioni, distanze, direzioni e contenuti possono essere
definiti e misurati con precisione con la metrica corrente (metri, chilometri ecc.).
È lo spazio delle normali carte geografiche, dove ogni oggetto ubicato, ogni luogo, ogni regione trovano una
loro esatta collocazione.
Il concetto di spazio assoluto ha dominato la geografia moderna fin verso la metà del secolo scorso, quando
la maggior parte dei geografi pensavano lo spazio come un'entità reale, un contenitore di oggetti. Questa
idea è ancora oggi prevalente nel senso comune ed è rafforzata dall'uso delle carte geografiche.

Spazio-tempo (come lo spazio-costo, lo spazio-opportunità) ecc. rientra nel concetto di spazio relativo, cioè
uno spazio che non è più pensato come dato e immutabile, ma uno spazio le cui proprietà variano a
seconda dei «contenuti>>; cioè dei fenomeni che vi si svolgono.
Un tipo di spazio relativo particolarmente importante in geografia è lo spazio relazionale, uno spazio
definito dalle interazioni umane, dalle "Percezioni o dalle relazioni tra gli eventi.
Esso è mutevole in quanto definito dalle contingenze, cioè dal fatto che il risultato delie interazionii e delle
percezioni umane varia a seconda delle persone e degli oggetti coinvolti

Gli spazi del commercio, due paesi in accordo devono garantire i prodotti che l’altro necessita.
La contingenza del commercio quindi dipende in buona parte dalla capacità dei paesi di continuare ad
offrire prodotti richiesti dal mercato e di mantenere relazioni diplomatiche favorevoli, anche
indipendentemente dalle distanze metriche che li separano.
Avviando gli scambi commerciali, i due paesi creano uno spazio relazionale di tipo commerciale.
gli scambi commerciali, le interazioni politiche ed economiche come anche quelle sociali – possono incidere
sulla produzione degli spazi relativi, i quali si possono definire, di conseguenza, come costruzioni sociali

A ben vedere è tale anche lo spazio assoluto, in quanto costruzione mentale che si è affermata come
«vera» a causa del suo enorme successo sul piano tecnologico, ecpnomico, politico e militare, con riflessi
nella vita quotidiana della gente tali da imporsi al senso comune come l'unico spazio «vero».
A questo punto possiamo dire che lo spazio geografico è sempre uno spazio relativo e relazionale, in quanto
le sue proprietà dipendono dalle relazioni e interazioni che sussistono tra i sogg etti e gli oggetti che ogni
geografia mette, per così dire,-in scena. infatti una descrizione geografica, per dettagliata che sia, non può
mai comprendere i miliardi di cose inanimate, di organismi viventi e di persone sparsi sulla superficie
terrestre.
Ogni geografia è la costruzione mentale di uno spazio relazionale, che non è arbitraria, ma risponde
all'esigenza sociale di conoscere la posizione di certi oggetti e soggetti e le relazioni che li legano tra loro.
Dire che la geografia descrive gli spazi terrestri significa dire che essa si occupa potenzialmente di tutte le
possibili relazioni che intercorrono tra tutto ciò che è localizzato sulla superficie terrestre.

Le nostre percezioni relative allo spazio possono essere influenzate in modo significativo da molti fattori,
compresi i rapporti di potere.
Foucault ha mostrato, per esempio, come le relazioni di potere associate allo spazio solitamente regolino
e controllino, «disciplinino» il comportamento umano.

Adottare una prospettiva spaziale significa prestare particolare attenzione alle differenze tra un luogo e
l’altro, tra uno spazio e l’altro, nelle dinamiche deila sodétà e nei rapporti tra amblellté e socieià, la
variazione spaziale e la correlazione spazìale sono altri concetti chiave basti sullo studio della distribuzione
spaziale dei fenomeni
DIFFUSIONE SPAZIALE
È un fenomeno nel quale il movimento, rappresenta una dimensione essenziale.
Come moda, il gossip, il virus, tecnologia a diffondersi tra la gente e da un luogo all'altro?
I geografi identificano quattro diversi tipi di diffusione: per rilocalizzazione, per contagio, gerarchia e per
stimolo.
-Le rilocalizzazioni sono la tipologia più diffusa di diffusione:
Movimento di persone, idee, mode, malattie ecc. da un luogo all’altro con tempi e modalità differenti a
seconda del fenomeno considerato.
-La diffusione per contagio, si verifica quando un fenomeno: ad esempio il raffreddore si diffonde tra
persone che vengono a contatto tra loro.
-La diffusione gerarchica, avviene dall’alto verso il basso (top-down), secondo una successione ordinata per
rango.
dalla struttura gerarchica di una grande impresa, ma la diffusione gerarchica può dipendere anche da
relazioni meno formali. Ad esempio, sovente certe mode si diffondono da personaggi molto in vista della
politica e dello spettacolo per arrivare gradualmente fin alla gente comune.
Oppure, come nel caso di certi spettacoli teatrali o della sosta delle automobili a pagamento, esse iniziano
nelle grandi città e poi vengono replicati in città di rango via via inferiore.
-La diffusione per stimolo si verifica quando la diffusione di un’idea, una pratica o fenomeno contribuisce a
genereare una nuova idea. La diffusione per stimolo influenza la produzione e commercializzazione dei
beni (come nell’industria dell’automobile o nei fast-food): l'idea alla base di un prodotto di successo spesso
stimola nuove modalità di applicazione dello stesso principio, che si tratti del disegno della carrozzeria di
un'auto, o dello sviluppo di un nuovo tipo di ristorante.
I diversi tipi di diffusione agiscono spesso insieme ma il ritmo e la direzione della diffusione spaziale sono
influenzati anche dalle presenza di barriere assorbenti, fisiche, legali che la fermano, o di barriere
permeabili che la rallentono.

INTERAZIONE SPAZIALE E GLOBALIZZAZIONE


La globalizzazione, ovvero la crescente diffusione ed interdipendenza tra persone e luoghi in tutto il mondo,
è il risultato del progressivo dilatarsi a tutto il pianeta
Interazioni spaziali a scala globale erano già presenti (e lo sono tuttora) nel mondo naturale prima della
comparsa dell'uomo: le differenze climatiche e quelle che derivano dal ciclo dell'acqua, delle rocce, del
biossido di carbonio e di altri gas sono il risultato di interazioni globali.
Invece le interazioni globali tra soggetti umani hanno potuto svilupparsi solo negli ultimi secoli, con la
penetrazione europea nel cuore di continenti come l'America settentrionale e meridionale, l'Africa
equatoriale e l'Oceania, già abitati, ma rimasti fino ad allora isolati.
Tuttavia si parla di globalizzazione solo negli ultimi decenni, cioè dopo che informatica, telecomunicazioni
e connessioni intercontinentali hanno permesso la circolazione di beni e persone ad ogni posto del
pianeta.

La forza trainante è stata l’economia capitalista di mercato che ha innescato e favorito indirettamente un
processo analogo anche per cultura, relaizoni inter, e capacità delle grandi potenze di intervenire
militiramente in tutto il globo.
Molto parziale è la globalizzazione del mercato del lavoro, salvo per qualche categoria specie quelli
specializzati.
Assente la globalizzazione legislativa specie per i diritti umani e la possibilità di regolamentare i mercati
finanziari allo scopo di evitare crisi globali.
L'interazione spaziale è influenzata da tre fattori:
complementarietà, la trasferibilità e l'intervento di opportunità alternative.
La Complementarietà si verifica quando un luogo o una regione trovano altrove una risposta alla propria
esigenza di beni e servizi, creando un'interazione spaziale che si sviluppa su distanze più o meno lunghe.
Oltre che con il mercato si può avere complementarietà anche la cooperazione.
Ad esempio si hanno scambi di opere d' arte tra musei, di risultati di ricerche tra università, di esperienze
amministrative tra città ecc.
Infine si può parlare di complementarietà anche tra città e regioni quando ad esempio le persone si recano
in un'altra città più o meno lontana per acquistare beni o servizi che non trovano nella città dove risiedono.
La complementarietà è frutto della variazione spaziale, la quale a sua volta si lega alla disponibilità di
risorse naturali o a condizioni economiche, sociali, culturali specifiche.
Ad esempio molti americani visitano l 'Europa perché vi trovano un patrimonio storico e artistico che essi
non hanno.
Oppure in campo economico: i paesi con una scarsa dotazione di risorse carbonifere fanno affidamento sui
paesi ricchi di carborie per soddisfare le proprie esigenze.
Le condizioni economiche associate alla variazione spaziale, che determinano la complementarietà,
includono i bassi costi di produzione e le economie di scala. Un basso costo del lavoro o dei trasporti, per
esempio, può rendere la produzione di bene meno costosa in un luogo, rispetto ad un altro, fornendo al
primo un vantaggio dal punto di vista economico, detto vantaggio competitivo.

La trasferibilità è inversamente proporzionale all’energia necessaria (e quindi al costo} per lo spostamento


di un bene.
Oggi grazie a internet, il bene più trasferibile è l'informazione, che comprende anche le transazioni
finanaziarie cioè il denaro e i titoli di credito.(azioni, obbligazioni ecc).
Tra i beni tangibili hanno un alto livello di trasferibilità quelli di valore elevato, che non siano troppo
voluminosi e possano essere spostati con facilità, come per esempio i gioelli.
Al contrario beni di poco valore e voluminosi, come i mattoni o il fieno, hanno una bass a trasferibilità.
In generale, è più probabile che beni caratterizzati da una bassa trasferibilità vengano utilizzati vicino al
luogo di produzione. La trasferibilità influenzata dall’attrito della distanza, ovvero il modo in cui la distanza
può ostacolare gli spostamenti da un luogo all’altro o linterazione tra luoghi diversi.
Per molte merci tale impedenza si è enormemente ridotta negli ultimi due secoli e ancor più negli ultimi
decenni grazie alla crescente velocità dei trasporti e delle comunicazioni.

l’opportunità alternativa, ovvero l'esistenza di un luogo che, a parità di costi di trasferimento, possa offrire
un bene richiesto a condizioni più vantaggio.
Anche le opportunità altemative possono incidere sull’interazione spaziale tra i.luoghi se decidi di fare
rifornimento in una stazione di servizio diversa da quella in cui ti servi abitualmente, perché ti sei accorto
che offre dei prezzi più bassi, trai vantaggio da un'opportunità alternativa.
Questo concetto è importante, perché contribuisce a ridefinire i flussi e le relazioni tra luoghi.
Le opportunità alternative rendono evidente l’importanza dell'accessibilità, cioè della facilità di accesso ad
un luogo. Anche se esistono diversi modi di misurare l'accessibilità, essa viene espressa solitamente in
termini di tempi o costi di viaggio: minore è il tempo di viaggio impiegato per raggiungere un
determinato luogo, maggiore è la sua accessibilità.
I luoghi pubblici, come i parchi o le biblioteche, hanno solitamente un'elevata accessibilità, perché si tende
a collocarli in luoghi facilmente raggiungibili dalla popolazione residente e l'accesso è gratuito.
Come suggeriscono questi esempi, la distanza è il fattore più importante dell’accessibilità di un luogo.
Ma, come abbiamo visto, essa può riferirsi a spazi relativi diversi, che danno origine a misure e valutazioni
diverse della distanza.
Per esempio in uno spazio definito da relazioni di concorrenza economica tra le imprese, un'impresa può
decidere di aprire una propria filiale in un luogo più distante (in Km) dai mercati rispetto ad altri, per trarre
vantaggio da costi (degli affitti, del lavoro ecc.) inferiori. Oppure: in uno spazio definito dall'amenità dei
luoghi, per uno studente che va all'università in bici, un percorso di 500 metri attraverso un parco può
essere più «breve» di uno di 400 m lungo una via grigia e rumorosa.
In uno spazio definito dalle condizioni di mobilità delle persone, delle merci e delle informazioni,
l'accessibilità aumenta non solo con la vicinanza, ma anche con la connettività dei luoghi, ovvero col
numero e col tipo di connessioni che li caratterizzano.
Esse possono essere date dagli aeroporti, dalle stazioni dell'alta velocità ferroviaria, da autostrade
importanti

L'interazione si riduce con la distanza


L’intensità dell’interazione spaziale quando richiede contatto fisico tra persone, di regola diminuisce con la
distanza. Si comporta cioè in modo simile alla trasmissione del calore o all'attrazione gravitazionale tra le
masse. Infatti i modelli geografici che descrivono certi tipi di interazione, come gli spostamenti della
popolazione per accedere ai luoghi di lavoro o di offerta di beni e servizi, utilizzano, per analogia, la legge di
Newton. Questi modelli ci dicono ad esempio che la probabilità che un cliente potenziale si rifornisca
abitualmente in un centro commerciale è direttamente proporzionale alla «massa» del centro ( cioè alla
gamma dei beni offerti) e inversamente proporzionale a una funzione esponenziale della distanza da
percorrere per raggiungerlo.
Anche l'interazione complessiva tra soggetti, in quanto fonte di opportunità, conoscenze, innovazioni, aiuto
reciproco ecc., è influenzata dalla distanza tra di essi.

L'interazione spaziale può awenire in moltissimi modi: ad esempio, quando scrivi un messaggio ad un amico, quando
viaggi da casa verso il tuo luogo di lavoro o quando effettui un pagamento elettronico. Tecnologie come le reti di
telefonia cellulare, i cavi sottomarini e le linee telefoniche terrestri, facilitano l'interazione spaziale internazionale e
sulla lunga distanza, anche se da questa carta emergono chiaramente le variazioni nella distribuzione di questo tipo di
collegamenti a scala globale.

E’ massima nelle aree centrali delle grandi città e decresce con la densità de mografica ma mano che si
allontana da esse, fino a diventare problematica nelle aree rurali.
L’effetto decrescente della distanza, può rappresentare un’importante varaibile nelle decisione relative alla
localizzazione di imprese o servizi pubblici ed è stato dimostrato che può essere anche un fattore di
spiegazione di alcuni crimini

Compressione spazio-temporale
Le innovazioni tecnologiche nei trasporti e nelle comunicazioni hanno reso possibile ridurre l’attrito della
distanza, facendo sembrare luoghi più vicini in termini di spazio e tempo.
Harvey chiama questo processo compressione spazio temporale, mette in luce l’importanza della distanza
relativia misurata in termini di tempo, costo e altre modalità.
Infatti la globalizzazione modifica la distanza assoluta tra i luoghi, ma può cambiare la loro accessibilità e
renderli più interagenti. Inoltre, la globalizzazionè può ridurre l’attrito della distanza, cambiando la nostra
percezione delle distanze relative e facendo sembrare luoghi molto distanti più vicini l'uno all'altro.
Ad esempio le contrattazioni finanziarie che si svolgono ogni giorno nelle principali borse valori mondiali è
come se si svolgessero tutte in una stessa stanza, anche se gli operatori sono separati tra loro da migliaia di
chilometri.
TERRITORIO
Nel suo significato più ampio il territorio è lo spazio delle interazioni tra esseri viventi.
In biologia questo concetto si applica anche agli animali. In geo umana si parla di relazioni spaziale che
fanno capo agli esseri umani, intesi come soggetti singoli o collettivi (comunità locali, città, imprese, stati
ecc.).
Tra queste relazioni si possono distinguere quelle dei soggetti tra di loro e quelle che i soggetti
intrattengono con l'ambiente esterno.
Questa distinzione si trova già nella duplice etimologia della parola latina territorium, che da un lato
rimanda a terrere (terrorizzare, spaventare) e dall'altro a terere (arare, tritare le zolle).
Spazio delle interazione tra soggetti correllato con l’insieme delle interazione tra gli stessi soggetti e
l’ambiente esterno. Si concretizzano nello spazio geografico umanizzato e nelle varietà dei suoi paesaggi
Il primo significato riguarda il rapporto difensivo nei confronti di altri, quando intendiamo escluderli da uno
spazio che consideriamo nostro.
Nel secondo significato pensiamo allo spazio come a ciò che produce quanto ci occorre.
Questa distinzione vale solo sul piano concettuale: nella realtà i due significati originari di territorio quello
negtivo dell'esclusione e quello positivo della produzione - si legano strettamente tra loro.
Infatti il motivo per cui si difende un territorio è che esso fornisce le risorse che assicurano sopravvivenza e
indipendenza a un gruppo umano più o meno grande. Ciò ha una duplice conseguenza, che le relazioni tra
soggetti non sono solo quelle di esclusione e difesa, ma anche quelle pacifiche di cooperazione, scambio e
reciprocità che permettono l’utilizzo delle risorse naturali che qualasiasi relazione sociale ha sempre un
legame, diretto o indiretto con i rapporti che intratteniamo con il territorio.
In altre parole lo spazio relazionale della geografia umana è fatto di relazioni intersoggettive territorializzate
(oltre che transcalari, come vedremo tra breve).
Fenomeni che sembrano puramente culturali o sociali o politici, se studiati nella loro distribuzione
geografica, si rivelano sempre in qualche modo legate ai rapporti di territorialità che le popolazioni locali
intrattengono con le condizioni materiali e immateriali proprie dei loro ambienti di vita.
Così si spiegano ad esempio i tratti culturali diversi che distinguono i popoli sedentari da quelli nomadi,
oppure le forti differenze di regimi giuridici e istituzionali riscontrabili tra paesi con basi economico-
territoriali diverse (rendita agraria, mineraria o immobiliare; oppure industria, commercio, turismo ecc.).

SCALA CARTOGRAFICA E SCALA GEOGRAFICA


l concetto di scala è fondamentale per la geografia e molti sono gli studi di geografi che si occupano,
direttamente o indirettamente di questo argomento. Nella sua concezione più ampia, l'idea di scala,
applicata allo spazio, è ciò che ci permette di rappresentare la Terra, o una sua parte, in una dimensione
ridotta, come accade ad esempio nel caso dei mappamondi.
Nell'uso geografico si hanno due tipi di scale: la scala cartografica e la scala d'osservazione
La scala cartografica esprime il rapporto tra le distanze sulla carte e le distanze reali sulla sup terrestre.
La scala geografica o scala d'osservazione, indica invece il livello di analisi utilizzato per un determinato
studio o progetto, ad esempio il corpo, casa, quartiere, città…

In geografia colpisce la varietà di strumenti diversi che si possono utilizzare nella ricerca sul campo.
Tra questi ci sono apparecchi tecnologici, come il GPS, le immagini satellitari, i sistemi infomativi, mappe
interrative.
Le carte sono gli strumenti più comunemente associati alla geografia , oggetti semplici ma potenti, che ci
permettono di rappresentare e visualizzare le diverse parti del mondo.
innanzitutto, è necessario distinguere tra tecniche e strumenti. Le prime sono il prodotto delle nostre
conòscenze e capacità operative, mentre i secondi sono attrezzi per migliorare alcune procedure.
Sono rappresentazioni della Terra o di sue parti in dimensioni ridotte.
Esse sono anche dette simboliche perché i diversi oggetti sono rappresentati da simboli per esempio le città
e con dei cerchietti; infine sono approssimate, non soltanto perché è impossibile rappresentare
esattamente in piano la superficie curva della Terra, ma anche perché tra tutti gli oggetti presenti su di essa
ne vengono riprodotti solo alcuni che, a seconda degli scopi a cui è destinata la carta, vengono ritenuti più
importanti.
Le carte hanno una legenda, cioè una spiegazione dei simboli usati - come già sappiamo - una
scala, che indica di quanto è stata ridotta la superficie rappresentata.
La maggiore difficoltà è rappresentare in piano una supericie curva per questo si ricorre alle proiezioni
cartografiche in grado di mantenere le proporizioni tra le distanze.
Le carte stradali possono invece mantenere proprorzionali · le aree, in questo caso sono dette equiivalenti:
sono di questo tipo le carte politiche ed economiche. Oppure possono mantenere esatti gli angoli tra
meridiani e paralleli, allora sono detti isogoni. Nessuna proiezioni può conservare proporzionali le distanze,
le aree e gli angoli tra meridiani e paralleli contemporaneamente.
Per rappresentare molto dettagliatamente una porzione di territorio più limitata si usano le carte
topografiche.
La carta più dettagliata si chiama mappa. Se rappresentano una città vengono dette piante.

Le carte generali si distinguono in fisiche che rappresentano i tratti naturali fondamentali (mari, monti,
fiumi, laghi ecc.) e politiche, che, oltre a pochi tratti fisici, riportano gli stati, confini, le vie di comunicazioni,
le Città e quanto è opera dell'uomo.

Per lo studio dei singoli fenomeni e delle loro variazioni correlazioni spaziali si usano le carte tematiche.
Esse possono anche rappresentare cose che non si vedono nel paesaggio, come le caratteristiche sociali o
economiche della popolazione, le diverse produzioni, la distribuzione della ricchezza ecc.
Le possibilità offerte dai cartogrammi sono vastissime e affascinanti: essi infatti possono rappresentare le
attività umane, le caratteristiche sociali e culturali delle popolazioni, dell'ambiente in cui esse vivono.
Il cartogramma a mosaico è molto usato

TELERILEVAMENTO
I geografi usano il telerilevamento con strumenti capaci di rile vare alcuni fenomeni relatvii alla superficie
terrestre. Le primi applicazioni riguardano lo studio delle condizioni ambientali, in particolare della
meteorologia, poi anche per il l’estensioni delle aree urbane, fuoriuscire di petrolio, sostenza inquinanti
nelle acque.

GPS
Un sistema GPS utilizza una costellazione di satelliti artificiali e i segnali radio da essi trasmessi per
determinare la posizione assoluta di persone, luoghi o elementi della superfiçie terrestre, misurando il
tempo che il ricevitore GPS impiega per ricevere un segnale dal satellite e calcolando; di conseguenza la
distanza del satellite del ricevitori.
La nascita di esso è dovuta proprio alla necessità di migliorare le funzionalità delle carte delle analisi
spaziali di dati georeferenziati, cioè dei dati a cui è attribuita una precisa localizzazione sulla superficie
terrestre. La georereferenziazione dei dati avviene o con la trasmissione dei dati di longitudine e latitudine,
o dati spaziali tipo indirizzo, codice postale ecc..

ll GIS è costituito da una combinazione di hardware e software, che permette di inserire, gestire,
analizzare e visualizzare dati georeferenziati. Un database nel·quale i dati immagazzinati sono ordinati in
diversi strati (layer), che possono essere sovrapposti in un medesimo spazio.
Il GIS ha grandi potenzialità per facilitare la risoluzione di problemi, costruire modelli relativi alle condizioni
sociali e ambientali e contribuire alle decisioni nel campo della pianificazione.
ECOSISTEMA
Un insieme di organismi viventi, delle interazioni tra di essi e con l’ambiente fisico in cui vivono, dei flussi di energia e
nutrienti che li attraversano.
Biodiversità: quantità di specie presenti in un ecosistema
Gli studiosi usano il concetto di ecosistema per studiare le interazioni tra le diverse componenti
dell’ambiente con riferimento alle diverse scale.
La terra è un ecosistema; così come gli oceani, i deserti, le foreste pluviali, le praterie e persino l'estuario di
un fiume. La complessità, di un ecosistema derivi dalla sua biodiversità cioè dalla varietà delle specie
contenute in esso.
Tutti gli ecosistemi sono interconnessi e la totalità di queste relazioni costituisce la biosfera, ovvero quella
zona della terra che permette la vita delle piante ed animali della crosta terrestre.
Biosfera insieme degli ecosistemi della terra, che interagiscono su scala globale.

I CONCETTI CHIAVE DELL'ECOLOGIA


Per mettere in evidenza i complessi rapporti che intercorrono tra l'ambiente naturale e le società umane,
è stato introdotto il concetto di capitali naturali
Il capitale naturale comprende i beni e i servizi della natura ed è composto da 4 elementi fondamentali:
1. risorse rinnovabili, 2. non rinnovabili, 3. la biodiversità terrestre, 4. servizi resi dagli ecosistemi
Le prime tre costituiscono i beni o le risorse naturali, mentre la quarta componente si riferisce all’opera
attiva dei processi naturali nell’offrire i servizi come il ciclo nutritivo degli ecosistemi, a fotosintesi
clorifilliana, l’impollinazione degli alberi.

Le risorse non rinnovabili vengono considerate esaurite quando vengono meno le condizioni per la loro
rigenerazione, oppure questa necessiti di tempi troppo lunghi.
Le risorse rinnovabili invece si rigenerano in tempi ragionevoli.
Solitamente però l'esaurimento totale delle risorse viene preceduto - e di fatto prevenuto - dal loro
esaurimento economico, che si verifica quando il costo per l'estrazione della risorsa supera il valore
economico della stessa in base alla previsione dei ricavi futuri. Questo può anche essere applicato alle
riosrse rinnovabili, bisogna considerare gli effetti dello sfruttamento sull’ecosistema
La produzione di una particolare risorsa, ritenuta sostellibile, ad esempio, potrebbe nuocere al
funzionamento dell'intero ecosistema.
Si preferisce usare il termine rendimento ecologicamente sostenibile cioè preservare le risorse per le
generazioni future.

DEGRADO AMBIENTALE
Danneggiare una o più delle sue proprietà fisiche. La soluzione o il drenaggio di minerali o nutrienti dal
suolo causate dalla pioggia per esempio, sono forme di degrado naturale.
Il degrado ambientale dovuto dalle attività umane può essere diretto o indiretto; l'estrazione del petrolio
suIla terraferma o in mare, per esempio costituisce un rischio diretto per le persone e la natura, dovuto ad
alcune sostanze tossiche che potrebbero essere rilasciate; la costruzione delle strade in zone montuose o
collinari può causare l' instabilità dei versanti e le politiche governative che promuovono queste
infrastrutture senza considerarne gli impatti ambientali sono cause indifette di degrado ambientale.

Si parla di degrado ambientale quando:


1) quando una risorsa viene sfruttata a ritmi più rapidi di quelli della sua rigenerazione
2) quando le attività umane danneggiano la produttività a lungo termine o la biodiversità di un luogo,
3) quando le concentrazioni di sostanze inquinanti superano il massimo livello consentito da leggi che
tutelano la salute.
Le risorse di proprietà comune, dette anche beni comuni naturali, includono foreste, pascoli, acque e zona
di pesca. Nel mondo molte delle persone che non possiedono personalmente della terra dipendono dai
beni naturali comuni per ottenere le risorse necessarie, come la legna da ardere, i beni alimentari e i pascoli
e per il bestiame. Le risorse di comune proprietà differiscono dalle risorse a libero accesso come l'aria, che
respiriamo, i mari, l'energia solare, i parchi nazionali. In alcuni casi, il controllo e l'utilizzo di queste risorse
sono sottoposti.
Risorse di proprietà comune
Risorse naturali, attrezzature o strutture condivise da una comunità di utilizzatori chiaramente identificabile
Risorse di libero accesso
Beni sui quali nessun singolo individuo ha pretese di esclusività e che sono disponibili a chiunque

Le risorse energetiche non rinnovabili comprendono i combustibili fossili e l’uranio.


I combustibili fossili derivano dai residui sepolti di piante e animali vissuti migliaia di anni fa.
Nel tempo sabbia e altre sedimentazioni hanno ricoperto questi depositi mentre il calore e la pressione li
hanno gradualmente trasformati in carbone, petrolio o gas naturale.
Energie rinnovabili vi sono invece l'energia solare, quella eolicica, l'idroelettrica, la geotermica e le
biomasse (resti di legno e prodotti organici).
Il 90% di energia consumata deriva da comubustibili fossili.

Il petrolio è una fonte di energia versatile per quei paesi industrializzati che hanno le infrastrutture
necessarie per estrarlo, raffinarlo e trasportarlo. Può essere bruciato come carburante per il riscaldamento,
per l’eletriccità, o per la benzina e cheresone.
Le riserve certe sono costituite dalla quantità stimata di una risorsa che potrebbe essere estratta in futuro,
in base alle attuali condizioni finanziarie, tecnologiche.
Importante è stabilire quando verrà raggiunto il picco di produzione di petrolio nel mondo. La teoria di
Hubbert è importante perché focalizza l'attenzione su una prevedibile transizione energetica.
I maggiori produttori sono nel golfo persico che appartengono all’OPEC che provvede a coordinare la
produzione e fornitura. USA sono quelli che ne consumano di più
paesi industrializzati sono i principali responsabili della sproporzione nella distribuzione del consumo
quotidiano.
Quello che colpisce maggiormente, è la percentuale con la quale è cresciuto il consumo di petrolio di Cina e
India: tra il 1997 e il 2007 è infatti aumentato dell'88% in Cina e del 50%. in India.

CARBONE
Il carbone deriva depositi legnosi di alberi e piante parzialmente decomposte accumulatisi in ambienti
paludosi, tra 300 e 400 milioni di anni fa.
La produzione e consumo di carbone. Il carbone è il combustibile fossile più abbondante più diffuso neI
mondo.
le popolazioni utilizzano il carbone come combustibile da migliaia di anni. Esso viene impiegato per
riscaldare acqua e generare energia a vapore e ha letteralmente alimentato la Rivoluzione industriale tra il
XVIII e XIX secolo. Usato essenzialmente per la produzione di energia elettrica per l’acciaio.
Cina produttore e consumatore.
Porta gravi problemi ambientali e sociali, estratto dalle miniere a cielo aperto che disbocano il territorio,
oltre al suo utilizzo, bruciando inquina l’ambiente.
Utilizzo di questi combustili costituisce una fonte di inquinamento per aria e contribuise alle piogge acide.
L'URANIO E L'ENERCilA NUCLEARE
L'uranio è un elemento naturalmente radioattivo che si trova in alcuni minerali. Non è un combustibile
fossile ma si tratta comunque di una risorsa non rinnovabile che costituisce principale elemento per la
produzione di energia nucleare.
Usato per generare energia nucleare, riscaldando acqua e producendo vapore che andrà poi a mettere in
moto delle turbine in grado di genereare elettricità
Costuisce circa il 6% dell’energia consumata in tutto il mondo e la distribuzione geografica delle centrali
nucleari è altamente irregolare e concetrata nei paesi sviluppati.
Vi sono tre ragioni principali
-Capacità di gestire e controllare la produzione di energia nucleare richiede conoscenze e competenze
specializzate,
-Un reattore nucleare presenta costi enormi, nell'ordine dei miliardi di dollari.
-Costruzioni di complesse infrastrutture
Vantaggi: l’energia può essere immagazzinata per molto tempo a differenza di carbone e gas e rilascia
meno anidride carbonica nell’aria.
Svantaggi: le scorie nucleari e lo smaltimento dei rifiuti può essere catastrofico per l’ambiente.

Energia commerciale e non commerciale


Commerciale: prodotta dai combustibili fossili, nucleari o impianti idroelettrici (dighe hanno un impatto
forte sull’ambiente) spesso usata lontano dal luogo di produzione.
Non commerciale: soddisfa il fabbisogno energetico di milioni di persone. Le energie rinnovabili.

BIOMASSA (materiale organico non fossile di un ecosistema)


La biomassa ovvero il materiale organico di un ecosistema, è un'importante risorsa energetica in tutto il
mondo. Animali o vegetali (legno, carbone, piante, letame bovino)
L’energia da biomasse può invece essere considerata rinnovabile, fino a quando la risorsa che la genera è
gestita in maniera sostenibile.
Esistono due maniere per ottenere energia dalle biomasse: una diretta e una indiretta.
Quella diretta consiste nel bruciare il materiale non trattato e usare l’energia per riscaldare
Quello indiretta comporta la conversione della biomassa in gas

L'ENERGIA IDROELETTRICA
E’ sfruttata a livello globale per meno di un terzo del suo potenziale, specie in CINA, RUSSIA, CANADA E
ALPI.

L'ENERGIA SOLARE ED EOLICA


Può essere sfruttuta in due modi: passivo o attivamente.
L’accumolo passivo di energia solare sfrutta la forma ed esposizione dell’edificio e i suoi materiali
cattturarono la luce del sole.
Accumolo attivo fa uso dei pannelli solari, specchi, celle fotovolvaiche per convertire della luce in elettricità.
Barriere tecnologiche e ed economiche hanno limitato l’uso.
Il sole è anche considerato fonte di energia eolica, i venti sono generati dal riscaldamento della superficie.

ENERGIA GEOTERMICA
Deriva dall’interno della terra, alte pressioni combinate al lento decadimento radiottivo di elementi nel
nucleo del piante producono enormi quantità di calore.
Viene sfruttata scavando pozzi in profondità, al fine di raggiungere le riserve di acqua riscaldata.
GAS SERRA
Una combinazione di gas presenti nell’aria fanno in modo che l’atmosfera immagazzini le onde solari che
investono il pianeta, provocando il riscaldamento.
L’attività umana contribuisce maggiormente al rilascio di metano nell’aria e l'allevamento di bestiame.
I ruminanti come bovini, pecore e capre, infatti, producono metano durante la digestione e si calcola che di
tutto il metano prodotto a causa dell'opera umana, il 30% derivi proprio dall'allevamento di bestiame.
Anche la coltivazione del riso a causa dei processi anaerobici di decomposizione alimenta l’emissione di
metano.
Tra le altre principali fonti di questo gas si trovano i veicoli a motore e le centrali a carbone.
Surriscaldamento globale: aumento della temperatura globale che porterebbe ad innalzare il livello del
mare a causa dello scioglimento dei ghiacci.
Rischio anche per gli ecosistemi ed alcune specie animali e vegetali.

L'anidride carbonica è uno dei principali fattori presi in considerazione dagli studi sul surriscaldamento
globale, non solo perché la sua concentrazione è aumentata notevolmente ma anche per il fatto che essa
persiste nell'atmosfera per lunghi periodi di tempo.
I più ricchi e industrializzati paesi della Terra contribuiscono a quasi metà delle emissioni di anidride
carbonica.
Il concetto di impronta di carbonio, cioè la quantità di anidride carbonica emesse dalle attività umane, cina
e india.
li scienziati riconoscono che un altro fattore che influenza il clima globale è rappresentato dai
cambiamenti nell’uso e copertura del suolo.
zone boschive in campi coltivati, la bonifica di zone umide, espansione di città, desertificazione dei terreni
usati e usati.
La deforestazione spesso determina temperature più calde e condizioni climatiche più secche a causa di
meno acqua evaportata dalla vegetazione, che hanno importanti conseguenze sulla formazione delle nubi
e conseguenza sui cicli delle piogge.
Quando tali cambiamenti si sommano a fattori economici e demografici che influenzano il comportamento
umano, come la disponibilità di lavoro e le migrazioni.

GREEN ECONOMY
Economia che oltre a produrre ricchezza, genera uno sviluppo sostenibile dal punto di vista ambientale e
socioculturale basato su un uso efficiente delle risorse naturali e delle opportunità offerte dall'ecosi stema
terrestre, adeguandosi alle sue leggi naturali.

La popolazione è distribuita in maniera disomogenea sulla superfice terrestre.


Quasi il 70% della popolazione mondiale vive entro 400 chilometri dalle coste, più urbana che rurale.
La fertilità che in senso generale indica la possibilità di avere dei figli, fa riferimento al numero di nascite
all'interno di una determinata popolazione.
I principali cambiamenti nella demografia di molte popolazioni, infatti, sono dovuti proprio al numero di
nascite (flatalità) e di morti (mortalità), entrambi condizionati da fattori biologici, sociali, economici, politici
e culturali.
La fertilità, varia da paese a paese e da regione a regione ed è condizionata da fattori biologici, sociali e
culturali.
I governi possono controllare la fertilità, introducendo politiche: nataliste o anti-nataliste, mirate ad
incentivare o limitare la crescita della popolazione.
Accanto alla fertilità, uno dei principali fattori che influenzano le dinamiche demografiche è la mortalità,
calcolata con il tasso di mortalità; rapporto tra il numero delle morti in una certa popolazione in un dato
periodo di tempo ( di solito un anno) e l’ammontare medio della stessa popolazione nello stesso periodo.
Anche la mortalità ha una grande variabilità geografica che dipende da fattori sia naturali sia sociali.
Tra i primi si annoverano i disastri naturali che possono portare ad un improvviso incremento del numero di
decessi.
Il fattore naturale di variabilità spazio-temporale della mortalità che nel passato ha giocato un ruolo
importante sono le epidemie.
Fattori politici-sociali: le guerre, i sistemi sanitari insufficenti.
È importante ricordare, quindi, che i tassi di mortalità non sono indicatori della qualità della vita o della
salute in un paese

La speranza di vita indica la lunghezza media della vita.


La speranza di vita può variare mdto, in seguito, per esempio, ad una crescita della povertà o allo scoppio di
guerre.
Un secondo importante indicatore della qualità della vita di una popolazione è il tasso di mortalità
infantile; ovvero il numero di nati, ogni mille, che muoiono prima del 1 anno di età.

Piramide dell’età: istogramma che rappresenta la composizione di una popolazione divisa per classi di età
e genere.
I demografi osservano con particolare attenzione la popolazione di età inferiore ai 15 anni o superiore ai 65,
composta da persone che vengono definite dipendenti, in quanto la maggior parte di esse, non essendo in
età lavorativa, non è in grado di procurarsi i mezzi di sussistenza.
Indice di dipendenza permette di fare previsioni sui cambiamenti ai quali la società di un paese andrà
incontro nel futuro.
La piramide dell'età delle Filippine mostra come il 39% della popolazione del paese sia nell'età della
dipendenza. Diversamente, l'indice di dipendenza in Giappone è pari a 60/100, in ragione dell'alta
percentuale di persone anziane.

TASSO DI CRESCITA NATURALE


Una popolazione ha un tasso di crescita naturale quando il numero delle nascite è superiore al numero
delle morti. I demografi calcolano il tasso di crescita naturale sottraendo il tasso di mortalità al tasso di
natalità e convertendo il risultato in percentuale.
Può essere pari a zero come in austria, 9 nati e 9 morti ogni mille abitanti o negativo come in russia nel
2012.
Transizione demografica: Passaggio di un paese, nel corso del tempo, da tassi di natalità e mortalità
elevati, a valori molto inferiori.
A grandi linee, esso mette in relazione i cambiamenti nel tasso di crescita naturale della popolazione con i
cambiamenti sociali derivati dai progressi della medicina, dall'urbanizzazione e dall'industrializzazione.
Più in dettaglio, sto modello descrive il percorso,che porta un paese a passare, nel corso del tempo, da tassi
di natalità e mortalità elevati, a valori molto inferiori.
a decenni, ormai, i demografi e i geografi hanno osservato che quando un paese entra nella transizione
demografica, si verifica un cambiamento nella tipologia di malattie che portano alla mortalità da infettive a
croniche.
Il ruolo della sessualità: l concetto di ruolo di genere indica le aspettative sociali, le responsabilità o i diritti
che spesso vengono associati all’essere femmina o maschio, la società si aspetta che ad ogni genere ci siano
dei comportamenti così da rafforzare e riflettere la propria identità maschile o femminile.
L’identità sessuale di una persona può anche non essere legato al assetto biologico.
Indice di mascolinità: rapporto percentuale tra il numero di maschi e il numero di femmine di una
popolazione.
Una marcata disuguaglianza di genere può indicare l’istutizionalizzazione delle differenze di status tra
uomini e donne nella società. Con status si intende l'attribuzione alle conoscenze e alle capacità di una
persona, attraverso il quale definire la posizione sociale di chi le possiede.
Lo status può avere anche una dimensione geografica, nel momento in cui condiziona il modo in cui
vengono organizzati e controllati gli spazi (ad esempio la casa, o la scuola).
Disguaglianza di genere: disparità tra uomini e donne per quanto riguarda opportunità diritti, benefici
comportamenti e status sociale.

TEORIA MALTUSIANA, del 1798


Le risorse alimentari aumentono in modo aritmetico mentre la popolazione cresce in modo esponenziale.
Ostacoli repressivi come epidemie, guerre ecc.. aiutano la popolazione a tornare al passo con le risorse
Dopo la seconda guerra si affermò l’idea che ogni territorio e il mondo intero ha una certa capacità di carico
divuto alla limitazione delle sue risorse e dal numero di persone che potrebbero viverci.
I punti deboli di questa teoria: non tiene conto delle tecnologie.
LA POVERTÀ E L'INSICUREZZA ALIMENTARE
Insucurezza alimentare ovvero l’impossibilità fisica o economica, di alcune persone di accedere al cibo, a
causa di fattori come povertà sovrappopolazione, guerre e conglitti.
La fame è una delle principali conseguenze dell’insicurezza alimentare che è legata a situazione di povertà.
La più grave conseguenza della povertà· è la fame, che può essere legata a forme di denutrizione di
malnutrizione.
Tuttavia fame e malnutrizione sono presenti per tre ordini di motivi:
1) in ambiente rurale molti contadini vivono ancora di agricoltura di sussistenza, ma non producono
abbastanza per i loro bisogni o per cause naturali ( siccità, terreni poco fertili) per scarsità di terreni coltiva-
bili, o per l'uso di tecniche arretrate (cattive sementi, cattiva conservazi0ne defle derrate ecc.);
2) in ambiente cittadino vi sono persone troppo povere per acquistare gli alimenti, anche se è questi solo
disponibili;
3) circa 40 milioni di persone soffriono di fame

Migrazione: spostamento permanente o di lungo termine di un individuo o di un gruppo di persone dal


proprio luogo di orgine ad un altro.
Circolazione: spostamento temporaneo o ciclico
Altro fondamentale fattore di cambiamento demografico: le migrazioni concetto che indica uno
spostamento permanente e perciò va distinto da quello di circolazione delle persone che comprende anche
le migrazioni temporaneee e i movimenti pendolari.
Ogni migrazione prevede un’emigrazione, la partenza da luogo verso un altro.
Il calcolo del saldo netto migratorio netto considera i cambiamenti nella popolazione in un determinato
luogo (es. uno stato, una regione o una città) in seguito alle immigrazioni e alle emigrazioni:· saldo
migratorio netto = numero di immigrati - numero di emigrati.
Il cambiamento demografico di un territorio, quindi, può essere calcolato attraverso l' equazione
demografica che considera la crescita naturale di una popolazione e il suo saldo migratorio in un
determinato periodo di tempo.
La maggior parte delle migrazioni può essere distribuita in due categorie: forzate o volontarie
Forzate: una persona o un gruppo sociale sono costrette contro la loro volontà ad emigrare.
Volontarie: sono invece trasferimenti di lunga durata, o permanenti, effettuati in seguito ad una scelta per
situazioni difficili in patria.
Fattori di attrazione e di spinta.
La decisione di emigrare dipende da molti fattori come le opportunità offerte dal luogo terzo.
Migrazioni interne: movimento tra regioni di uno stesso paese.
Tre sono i fattori che incidono maggiormente sulla scelta migratoria interna: l'età, la ricerca di
un’occupazione o di migliori caratteristiche naturali (mite, sole, mare, bassa umidità)

TENDENZE GLOBALI DELLE MIGRAZIONI


Si paria di migrazione internazionale quando una persona si trasferisce in modo permanente.
Oggi, i migranti internazionali sono circa 214 milioni, pari al 3% della popolazione complessiva del pianeta.
I numeri delle migrazioni interne sono di gran lunga più elevati.
In India sono 300 milioni di migranti interni. Una delle ragioni di · questo dato sta nel fatto che le
migrazioni internazionali sono molto più difficili da organizzare e portare a termine con successo rispetto a
quelle nazionali per quanto riuarda i costi, passaporti, visti.
Migrazioni internazionali di dimensione globali quando si svolgono tra diversi continenti.
Su scala globale si da particolare importanza alla migrazione di persone dai paesi in via di sviluppo ai i paesi
industrializzati. In effetti, circa il 35%""dei migranti internazionali si sposta verso paesi più sviluppati.

I profughi internazionali lasciano i loro paesi a causa dei cambiamenti climatici, siccità, desertificazione,
innalzamento marino, inondazione, cicloni rendendo le loro terre invivibili.
La pericolistà è aumentata perché la popolazione è aumentata e quindi zone a rischio sono densamente
popolate.
Le migrazioni ambientali si presentano problematiche perché si risolvono sempre più spesso nello
sradicamento definitivo di milioni di persone dalle loro terre.
Si tratta inoltre non soltanto di persone in età lavorativa ma di intere famiglie che necessitano di cure e
istruzione e anziani con cure.

l'Europa storicamente è sempre stata una terra d'emigrazione, ma negli uJtimi sessant'anni questa
tendenza si è invertita, trasformando il continente europeo in una delle principali mete dei migranti di tutto
il mondo. Questa svolta è cominciata negli anni Cinquanta del secolo scorso, quando paesi come .FR E DEU
si trovarono ad affrontare una carenza di manodopera chiamando lavoratori da altri paesi, in particolare
dall'Europa meridionale, dove invece la disoccupazione era particolarmente elevata e avviando un flusso
migratorio diretto verso nord che durò fino al 1974.
Anni 8/90 questa tendenza è cambianta a causa di due grandi eventi: caduta blocco sovietico e guerre nie
balcani con milioni di persone chiedevano asilo politico.

Rifugiato: chi fugge in un paese diverso dal proprio per garantire la propria sicurezza personale o scappare
da una persucuzione.
Asilo politico: protezione dalla persecuzione garantita da uno stato ai rifugiati provenienti da una paese
straniero.

Dal nostro paese partivano moltissimi emigranti che si recavano all'estero in cerca di lavoro.
Si stimano fino al 1975 furono circa 29 milioni
Negli anni 70 con lo svilppo dell'industria e il conseguente aumento dei posti di lavoro, l’emigrazione verso
l’estero diminuì e l’italia da paese di emigranti divenne invece un paese di immigrazione.
La vicinanza alla sponde meridionale e orientale del Mediterraneo e il grande sviluppo delle coste la fanno
la principale porta d'ingresso dell'Europa.
Distrubuzione non uniforme: 86% al nord, più nelle grandi città e nelle aree rurali per lavori stagionali legati
all’agricoltura
Gli africani sono il 9% di tutti i migranti internazionali, rivolti soprattutto ad europa e nord america.
In Sudafrica, per esempio, le milliere di carbone, rame, diamanti e oro hanno attirato e attirano ancora
flussi in forte crescita di lavoratori immigrati provenienti dai paesi circostanti.
La maggior parte dei paesi in via di sviluppo deve affrontare la questione della fuga dei cervelli,
l'emigrazione verso l'estero delle persone più istruite: insegnanti, ingegneri, medici, che vanno in cerca di
luoghi dove possano ottenere guadagni superiori e una migliore qualità della vita.
L'Africa è la regione del mondo dove il problema della fuga dei cervelli raggiunge le proporzioni più
preoccupanti: ogni anno oltre il 10% dei professionisti del settore sanitario dei paesi africani emigra.
Nel continente africano le guerre continuano ad incidere in modo decisivo sui flussi migratori.

Asia è il continente che registra la percentuale maggjqre dei migranti di tutto il mondo, circa il 25% del
totale, la maggior parte dei quali si sposta tra un paese e l’altro dello stesso continente.
Negli anni Settanta del secolo scorso, le crescenti economie dei paesi groduttori di petrolio del Medio
Oriente hanno attirato la maggior parte dei migranti asiatici che cercavano lavoro nei pozzi di petrolio e
nelle imprese edili.

Aspetto importante delle migrazioni asiatiche è rappresentato dal movimento dei rifugiati presenti in Asia_
in proporzioni superiori a quelle delle altre regioni del mondo, in particolre quelli provenienti da paesi in
guerra come Afghanistan, la Siria e l'Iraq.
In alcune parti dell'Asia molte donne e bambini costretti a migrare, a causa del traffico di esseri umani,
spesso usato per rifornire il mercato della prostituzione, o per ottenere forza lavoro da sfruttare.
Anche se le cause della migrazione asiatica sono complesse variegate, la ricerca di lavoro resta la causa
principale dei trasferimenti, generando consistenti flussi di manodopera non più soltanto verso altre parti
del mondo ma più all’interno dello stesso continente.

TRANSAZIONALISMO
impatto della globalizzazione sulle migrazioni internazionali, in particolare per quanto riguarda il contesto
latinoamericano. Da questi studi è emerso che spesso tra gli aspetti fondamentali dell'identità di un
migrante c’è il transazionalismo, il cui svilipppo è favorito dalla globalizzazione e interconnessione dei
luoghi.
Esso dimostra che la migrazione implica un sistema di circolazione nel quale i flussi migratori non sono
semplicemente unidirezionali, ma mettono in moto sempre dei contro-flussi, come il fenomeno delle
rimesse dei migranti, ovvero il denaro che questi inviano ai paesi d’origine

Transazionalismo: processo mediante il quale i migranti costruiscono reti di interazione che legano il
paese d’orgine e d’arrivo.
Rimesse degli emigranti: Sono le somme di denaro che i migranti inviano in patria.

LINGUE
Linguaggio: linguaggio sistema di comunicazione basato su simboli ai quali vengono attribuiti significati
condivisi.
Dialetto: varietà linguistica {o idioma) usata tra di loro da abitatanti originari di una ristretta area
geografica in aggiunta alla lingua ufficiale.
Lingua: idioma che si è imposto sugli altri in un'area più o meno vasta per motivi letterari, sociali o politici.
Lingua minoritaria: Lingua tradizionalmente usata nel territorio di una lingua ufficiale da un gruppo di
persone meno numeroso del resto della popolazione

Esse infatti esse si distribuiscono sul pianeta per regioni omogenee caratterizzate dal fatto che in ciascuna
di esse la maggioranza degli uomini e delle donne comunicano tra loro in una determinata lingua.
Parlando la stessa lungua si innesca un processo di interazione comunicativa fondata sul fatto che i parlanti
sanno quali signifiati attribuire ai simboli rappresentati dalle parole e come utilzzarli per costruire concetti
complessi. Ogni lingua presenta al suo interno variante geogratiche e sociali dette dialetti.
Le lingue sono dei dialetti che si sono impostati sugli altri in area più vasta di quella originaria per motivi
letterari (avere una forma scritta e una letteratura), sociali, (l'adozione da parte delle classi colte) politiche
(diventare la lingua ufficiale di uno stato).
Dal punto di vista linguistico certi dialetti sono considerati tali perché parlati in aree ristrette.
Le lingue minoritarie, sonono «lingue tradizionalmente usate all'interno di una nazione, da cittadini che
formano un gruppo numericamente meno numeroso del resto della popolazione che parla lingue differenti
quella ufficiale dello stato.
Fattori socio-culturali possono influenzare una lingua e il suo lessico (JAP uso di caffè e forchetta)
Ulteriorie distinzione, lingue naturali e artificiali:
le lingue naturali che sono nate e si sono evolute nel corso della storia delle comunità umane
le lingue artificiali, inventate intenzionalmente per la comunicazione internazionale o anche nazionale
(come nel caso dell'Indonesia). Create con l’idea di creare una lingua universale compresa e parlata da tutto
il mondo.

Si stima che oggi esistano 6900 lingue.


Espressioni come famiglia linguistica o gruppo linguistico esprimono il fatto che molte lingue condividano
una lontana origine storica comune, al punto che si possono individuare circa 90 diverse famiglie
linguistiche (indo-europea, afro-asiatica, trans-nuova guinea ecc..)
Quasi la metà degli abitanti della Terra parla una lingua che appartiene alla famiglia indo-europea, della
quale fanno parte sei delle nove lingue più diffuse, uno dei più importanti gruppi di questa famiglia è quello
delle lingue romanze, che derivano tutte dal latino.
Le altre sono cinese, arabo e giapponese.
La crescita e l'espansione dell'impero romano in gran parte dell'Europa meridionale e occidentale svolsero
un ruolo fondamentale nella diffusione della lingua latina, che allora si divideva in un latino classico, con
una forma scritta standard e quella volgare parlata dalle gente comune.
La mancanza di regole fece sì che la lingua latina venisse parlata in modo diverse nelle varie regioni
dell’impero dando vita ai dialetti.

MINORANZE LINGUISTICHE
Le minoranza linguistiche sono comunità storicamente insediate in un territorio, che oltre alla linguea
ufficiale del paese parlano una lingua diversa.
Le lingue minoritarie, sono molto numerose. In Europa per esempio, oltre alle 11 lingue ufficiali,
sopravvivono altre 60 lingue minoritarie.
Si calcola che 40 milioni di persone, ali' incirca il 10% della popolazione europea, usino una lingua diversa
da quella della maggioranza della popolazione nazionale. Catalano ad esempio.
La varietà di linguaggi rappresenta una ricchezza che è importante conservare, come un patrimonio che
non soltanto ha un valore storico, ma anche socio-culturale.
Consiglio d'Europa ha stabilito di proteggere e favorire iniziative di promozione delle lingue minoritarie,
riconoscendo alcuni fondamentali diritti, quali l'insegnamento nelle scuole, l'uso nelle pubbliche ammi -
nistrazioni e nei mass media locali.

La diffusione delle lingue viene condizionata anche da forze politiche, economiche e religiose, esempio il
ruolo svolto dall'Impero britannico nell'espansione della lingua inglese e, più in generale, dal colonialismo,

Le forze economiche possono influenzare in diversi modi la diffusione delle lingue. Esempio il turismo o agli
affari esteri (accogliere e intrattenere rapporti di lavoro in inglese o in un’altra grande lingua)
Parlare correttamente una lingua straniera dà più possibilità di guadagno nel mondo del lavoro.
La religione è strumento di diffusione delle lingue. Lo dimostrano ad esempio i moltissimi musulmani che
imparano l'arabo pur non essendo la loro prima lingua per essere in grado di leggere il Corano in lingua
originale
La geografia linguistica non studia solo la diffusione delle lingue, ma anche il modo in cui esse vengono
utilizzate nei diversi contesti - a casa, a scuola o sul lavoro- contribuendo in questo modo a ricostruire i
processi con i quali una lingua diventa dominante.

Per dominanza linguistica le dimensioni non sono l'unico elemento di valutazione.


Il cinese, per esempio, è la lingua parlata nel mondo, con oltre un miliardo di parlanti, ma la sua diffusione
ha un’estensione geografica minore rispetto a quella dell'inglese, dimostrando come talvolta la dominanza
linguistica derivi soprattutto dal potere economico e politico.

Nel mondo esistono circa 6.900 lingue ma meno di 200 stati: derminando quello che viene chiamato gap
inguistico, ovvero l'esistenza di un grandissimo numero di lingue senza stato, perciò
considerate .minoritarie-(anche se non sempre lo sono). Esse non vengono utilizzate negli atti ufficiali dello
stato e raramente vengono insegnate nelle scuole, nonostante siano parlare dai popoli e rappresentano
componente della loro identità.

Quasi sempre uno dei primi atti formali di un nuovo stato indipendente è rappresentato dalla scelta della
lingua ufficiale, solitamente indicata nella costituzione dello stato, che viene utilizzata per le questioni
politiche, legali ed amministrative. Nel mondo ci sono paesi con più di una lingua ufficiale, mentre altri non
ne riconoscono formalmente neanche una.
Nazioni Unite, ad esempio, riconoscono sei lingue ufficiali - inglese, francese, spagnolo, russo, arabo e
cinese - mentre, per non favorire uno stato rispetto ad un altro, l'Unione Europea riconosce formalmente
le lingue ufficiali di tutti i 27 stati membri.
Le lingue si evolvono, sia nel tempo sia tra un luogo e l'altro. Affermarsi di nuove tecnologie e innovazioni,
che incentivano la nascita di nuovi tecnicismi, inventati apposta per esprimere nuove idee o indica re cose
che non esistevano prima (es. le parole blog o spam), mentre altre generano nuove modalità di utilizzo
della lingua, come nel caso degli sms.

DISTINZIONE LINGUISTICA E PERICOLO D’ESTINZIONE


Oggi il mondo sta sperimentando il più alto tasso.di estinzione delle lingue della sua storia.
Alti tassi in nord america, siberia ed australia.
L’estinzione delle lingue influenza il fenomeno della mescolanza linguistica
Indice di varietà linguistica: esprime la probabilità che due individui residenti nello stesso stato condividano
la stessa lingua madre.
Lingua in pericolo: Lingua che non viene più insegnata ai bambini dai loro genitori, né utilizzata nelle
conversazioni quotidiane in famiglia.
Lingua estinta: Lingua senza più parlanti

Dialetti sono idiomi subordinati ad altri, generalmente affini, che in un certo momento della storia si sono
imposti come lingue sovraregionali, di regola nazionali.
44% italiani parla in italiano
51% lo alterna al dialetto
L’affermarsi della lingua standard sta portando nel corso tempo alla distruzione dei dialetti che derivano in
gran parte dal latino.
dialetti parlati in Italia sono molto numerosi e si dividono in sei grandi gruppi, (gallo.italico e veneto,
toscano-tosco. Umbro-marchigiano-romanesco- pugliese-campano-lucano, siculo-calabrese.
IDIOMI E LINGUE STANDARD
Quando nello stesso paese si parla più di un’idioma, uno di questi può essere considerato o riconosciuto
come quello in base si definiscono le norme di utilizzo della lingua standard di un paese.
La scelta dell’idioma standard (in Italia il dialetto toscano letterario) .rispecchia la dominanza linguistica di
un certo modo di parlare.

Per i geografi, i toponimi rappresentano molto più che semplici nomi, consapevoli degli importanti significati
politici e simbolici che possono rivelare. Espressione di cultura, prodotto sociale.
L'attribuzione di un nome ad un luogo (detta denominazione) è un'azione politica. Esso rappresenta un modo di
prenderne possesso e di promuovere l'unità tra i suoi cittadini, ma può essere anche una strategia per mettere a
tacere le rivendicazioni di alcuni gruppi su di esso o indebolire l'attaccamento nei suoi confronti.

La consapevolezza che ciascun dialetto elevato al rago di stamdard svela l’errore di chi ritiene che il suo
utilizzo rappresenti l’unico modo corretto di esprimersi in una lingua contribuendo ad alimentari stereotipo
negativi sugli altri dialetto non standard.

RAZZA
Gruppo umano individuato in base ad appartenze somatiche che di regola non sono correlate con
differenze genetiche rilevantl .
Concetto di razza deriva dall'idea; scientificamente infondata, ma storicamente molto diffusa e influente,
che si possano utilizzare uno o più tratti somatici (colore della pelle, statura, conformazione del cranio,
degli occhi ecc.) per suddividere gli esseri umani in categorie distintive e esclusive.
Il naturalista svedese Carlo Linneo, padre del.sistema di classificazione delle specie animali e vegetali
utilizzato ancora oggi, fu il primo, nel XVIII secolo, a identificare quattro grandi gruppi di popoli, da lui
chiamati, «varietà»: africani, nativi americani, asiatici ed europei.
Si. trattava di un vero e proprio metodo di classificazione, basato sul colore della pelle, che secondo Linneo,
distingueva i popoli che vivevano nelle diverse regioni del mondo e che ancora oggi viene ancora usato nel
parlare comune (i bianchi, i neri, i gialli ecc.).
RAZZISMO: intollerenza verso persone considerate inferiori
IDEOLOGIA: idee e valori che giustificano opinioni e pratiche di un gruppo

Si definisce razzismo la convinzione che le differenze somatiche e generiche producano una gerarchia che
consente di dividere gli essere umani in superiori e inferiori, con chiare conseguenze in termini di
pregiudizi, discriminazioni e odio verso gli altri.
Ciò porta all’esclusione e alla discrimazione nei confronti di alcune categorie di persone, che spesso
sfociano in veri abusi psicologici e fisici.
Il razzismo ha spesso assunto caratteristiche di un'ideologia, promossa nel corso della storia da numerosi
movimenti, come dimostra l'esempio del nazismo - e in parte anche del fascismo.
La maggior parte degli studiosi è concorde nel sostenere che gli avvenimenti storici del periodo della
colonizzazione e dell'insediamento europei nelle Americhe, tra il XVI e il XVII secolo, abbiano contribuito in
modo significativo allo sviluppo del razzismo.
In Europa tra il XVII e il XVIII secolo si affermarono ideologie che associavano le differenze razziali
all'inferiorità di una razza rispetto ad un'altra. Nei secoli seguenti esse hanno consentito alla cultura
europea dominante di dare un senso al mondo riassumibile in pregiudizi solo in parte oggi superati.
In particolare il razzismo suggeriva visioni del mondo chee enfatizzavano le differenze tra i popoli
mettendole in relazione con presunte inferiorità genetiche e intellettuali.
Il concetto di «razza bianca» è diventata uno standard, in base al quale «misurare» tutti gli altri popoli.
Nel periodo dell'imperialismo europeo, le ideologie razziste si diffusero ampiamente, venendo sfruttate per
giustificare· la dominazione europea e la colonizzazione e per rafforzare il dominio europeo sul resto del
mondo.
Secondo queste tesi, le disuguaglianze sociali su base etnica erano un fenomeno naturale, che collocava i
bianchi al vertice della gerarchia sociale. Come nei quartieri residenziali delle città coloniali, la segregazione
razziale e l’apartheid.
L’ideologia razzisti ha contribuito a perpetrare fino ai giorni nostri il traffico di esseri umani.

APARTHEID
Da un punto di vista geografico, le razze e il razzismo hanno spesso influenzato l'organizzazione spaziale delle persone
e delle loro attività, dando origine al fenomeno dell'apartheid.
In teoria, l'apartheid era stato istituito per creare una società segregata su basi razziali e territoriali, assegnando a ogni
gruppo razziale il proprio spazio geografico. Alla base del progetto c'era il mito della purezza razziale, condiviso da
molti nazionalisti afrikaner, che sarebbe stata protetta dalla sepaazione fisica tra le razze, la quale avrebbe permesso a
ciascun gruppo di svilupparsi autonomamente, sia dal punto di vista sociale, che da quello economico. Nella realtà,
però, l'accesso alle risorse e il loro controllo era una prerogativa quasi esclusiva della comunità bianca.

ETNICITA’
Componente personale e comportamentale dell’identità di un individuo basata sul senso di appartenenza
sociale a un gruppo che si differenzia dagli altri per i suoi caratteri culturali
GRUPPO ETNICO
Aggregato di persone che condividono un’identità culturale collettiva (origini, storia, lingua, religione) e
sviluppano un senso di appartenenza al gruppo
L’etnicità riguarda la formazione e il mantenimento delle identità individuali e collettive.
Questo concetto va distinto da quello di nazionalità, cioè affiliazione di una persona ad uno stato che
solitamente avviene attraverso la cittadinanza,

Spinta ai suoi estremi, questa ideologia portò alle politiche dette di «pulizia etnica», che consistono
nell'allontanamento o addirritura nello sterminio degli appartenti ad etnie diverse.
Quando ci si occupa dell'etnicità occorre mettere in evidenza le sue molteplici sfaccettature, costituite da
elementi interni e personali, come anche da fattori esterni e comportamentali.
Alla prima categoria appartiene il senso d'identità che ciascuno si attribuisce e che non è necessarimanete
determinato dalle origini famigliari di una persona.
L’identità etnica di una persona dipende anche dal modo in cui si è formata nel tempo la sua indentità
individuale complessiva, che può portarlo, varie volte nel corso della sua vita; ad abbracciare o rifiutare il
sentimento di appartenenza a etnie diverse.
In particolare l’identità, anche etnica, è influenzata da processi di attribuzione.
L’etnicità non è solo soggettiva ma anche flessibile e contingente in realazione alle circostanze e alle
persone con cui interagiamo e che incidono sulla nostra vita.
Si manifesta anche attraverso comportamenti, lingua, norme religiose, usi trazionali, modi alimentari, di
vestire, gusti artistici ecc.
Ciò che forma l'identità etnica di un individuo o di un gruppo si acquisisce e si trasmette principalmente
attraverso la tradizione, cioè da una generazione ali' altra. I recenti processi di modernizzazione e di
globalizzazione possono alterare e persino interrompere questa ereditarietà transgenerazionale.
Ma in senso opporsto, per reazione alle tendenze omologatrici si riscoprono e si riattivano vecchie
tradizioni. A volte si ricorre all’invenzione della tradizione, per reazioni psicologiche, o politiche o
economiche per attrarre turiste.
Popolazione indigena deve aver 3 caratterische per essere riconosciuta come tale:
1) il possesso di un legame ancestrale con le società pre-coloniali
2) il riconoscersi come popolo indigeno e l'essere riconosciuto come tale dalle altre popolazioni;
3) il non ricoprire una posizione di dominio (economico, politico o numerico) nella società.
Come la razza, anche l' etnicità è una costruzione sociale soggettiva, che sfugge a una rigida suddivisione
delle persone in categorie fisse sulla quale è difficile raccogliere dati.

CIVILTA’
Etnia o cultura diffusa su un'ampia area geografica, che presenta forme di organizzazione tecnica e
sociale considerate evolute in base ai criticeri di giudizio prevalenti nel mondo.
Oggi alcuni parlano di civiltà in presenza di culture caratterizzate da forme di organizzazione tecnica e
sociale evolute, diffuse su un'ampia area geografica (p. es. civiltà azteca, egizia, romana ecc.). altri lo
considerano invece un termine basato su valutazione soggettive, falsata da pregiudizi occidentali.

La geografia etnica è un filone della geografia umana che studia le migrazioni e la distribuzione spaziale dei
gruppi etnici, l'interazione e le reti etniche e i segni dell’etnicità nel paesaggio, che contribuiscono a
formare i cosidetti paesaggi etnici.

INTERAZIONE ETNICA
Il riferimento al modello dell'assimilazione, che descrive il risultato dell'interazione tra i membri del gruppo
etnico e soggetti esterni come una graduale perdita dei tratti naturali, delle credenze e della pratiche che
caratterizzano le comunità di partenza.
Negli USA è apparso nella forma del melting pot, un pentolone nel quale le culture si mescolano e fondono
l'una con l'altra, come gli ingredienti di una zuppa.
In la Francia si è parlato piuttosto di integrazione, cioè di una progressiva accettazione da parte delle
culture storiche locali e di quelle degli immigrati di un unico modello culturale nazionale, storicamente
dominante nel paese.
Diverso è invece il modello del multiculturalismo-(detto anche pluralismo), seguito a lungo nel Regno Unito,
dove ora è messo in discussione. Esso parte dall'idea che i componenti di un gruppo etnico di immigrati,
tendano resistere all’assimilazione e possano mantenere i propri tratti culturali e le proprie credenze
e proprie pratiche distintive.
Qui l'immagine è quella di un'insalata mista, composta da numerose enclavi etniche, aree geografiche
caratterizzate-dalla presenza prevalente di un certo gruppo etnico. Molti paesi, tra cui l'Italia, adottano
soluzioni che oscillano a seconda dei periodi tra questi due diversi modelli.
L’eterolocalismo è il mantenimeno di un gruppo etnico disperso in luogo

INSEDIAMENTI ETNICI
Numerosi tipi differenti di insediamenti etnici, come: isole etniche, i quartieri etnici e i ghetti.
Le isole etniche caratterizzano soprattutto le aree rurali e hanno dimensioni che variano da quele di un
comune - come è di alcune comunità albanesi (arbereshe) nel Mezzogiorno italiano - a quelle di un'area _
che si può estendere anche su più stati, come la riserva indiana Hopi-Navajo dell'Arizona.
I quartieri etnici, invece, sono tipici delle aree urba ne e hanno dimensioni variabili, da pochi isolati ad interi
distretti cittadini, come nel caso delle varie Chinatown e Little Italy sparse per le città di molti paesi del
mondo.
Anche il ghetto si forma come aggregazione di interessi comuni ma col tempo diventa una forma di
segregazione obbligata.
Una forma di segregazione sociale volontaria costituita da quartieri residenziali per ricchi con servizi
esclusivi con ingressi controllati e sorvegliati.
RELIGIONI
Le religioni sono sistemi di idee, regole e pratiche normalmente organizzate in strutture di servizio e di
potere, che rispondono all'esigenza delle persone di dare un senso al mondo e al proprio ruolo al suo
interno, solitamente attraverso la devozione nei confronti di una o più entità divine o comunque di entità
che si pongono al di là della nostra esperienza del mondo sensibile.
Esistono religioni in monoteistiche, politeitiche, ateistiche e anche animiste come (quelle degli aborigeni
australiani e di molte altre popolazioni dette «primitive», che uniscono la venerazione per entità spirituali o
divine a quella per gli elementi naturali.
Molte religioni possono essere definite sincretiche, per indicare la mescolanza di credi e pratiche al loro
interno, dovuta solitamente al prolungato contatto tra fedi diverse.
Le religioni offrono una spiegazione all'origine del mondo che ha il potere di influenzare il senso di
appartenenza e di attaccamento delle persone nei confronti dei luoghi. In modo simile , possono avere
importanti implicazioni per quanto riguarda i codici di comportamento, la morale, l’etica, in quanto offrono
ai propri fedeli verità assolute e valori non negoziabili
Ulteriore divisione è quella tra religioni universali e etniche.
Universali: Cristianesimo, Islam, Buddismo, Sikinismo e caratterizzate dalla presenza di un fondatore che è
un riferimento spirituale per i fedeli.
Etniche: Ebraismo moderno, Induismo, Scintoismo sono caratterizzate da un’appartenenza determinata
per nascita.
In tutto il mondo, le religioni influenzano profondamente la vita delle persone.
Ebraismo, il Cristianesimo e l'Islam vengono talvolta definite anche religioni abramitiche per l’importanza
pur con molte differenze, attribuita ad Abramo; che si crede sia vissuto in Medio Oriente nel XIX secolo a.C.
Induismo e Buddhismo sono invece religione vediche, in riferimento ai Veda, i più antichi testi sacri indiani.

EBRAISMO
Nel mondo si contano oltre 13 milioni di ebrei, la magggior parte dei quali distribuiti tra gli Stati Uniti e
Israele.
Gli ebrei, un popolo monoteista che fa risalire le proprie origini alla regione mediorientale, riconoscono in
Abramo il proprio profeta. La Torah, una delle sacre scritture ebraiche, descrive due degli episodi più
importanti della tradizione ebraica: l’esodo e la fuga dalla schiavitu in Egitto.

CRISTIANESIMO
Cristianesimo, religione più diffusa nel mondo con oltre 2,3 miliardi di fedeli, si basa su una tradizione
contenuta nei libri sacri dell’Antico Testamento, dei quattro Vangeli che raccontano vita e insegnamenti di
Gesù e degli atti degli apostoli.
Dall' epoca della sua fondazione, il Crìstianesimo ha visto molte divisioni al suo interno, cominciate tra un
Cristianesimo occidentale e uno orientale, in seguito alla sua diffusione attraverso l'Europa, quello romano
e quello ortodosso.
La spaccatura più importante del Cristianesimo occidentale avvenne invece nel XVI ad opera di Lutero e
della riforma protestante.

ISLAM
Seconda religione più diffusa del mondo, ed è la religione dominante in un' area che si estende dal nord
Africa, attraverso il M6dio Oriente, fino ali' Asia meridionale. Maometto è il fondatore di questa religione,
nato intorno al 570 d.C. a La Mecca.
l Corano è il libro sacro che per i musulmani contiene parola di Dio, rivelatosi a Maometto. La fede è molto
importante per i musulmani, anche se per loro è fondamentale che questa venga espressa attraverso le
azioni. Gli lslamici si dividono in Sunniti e Sciiti.
INDUISMO
circa 900 milioni le persone che si dichiarano induiste, facendone la più grande religione etnica del mondo,
diffusa soprattutto in India e nel Sud dell'Asia. Non ha un fondatore e non forma una chiesa e non ha
un'autorità centrale. Storicamente si rifà ai testi sacri deil'antichissima tradizione della Veda.
Il concetto alla base ha una visione ciclica dell'esistenza e dalla fede in un'anima immortale, soggetta ad un
ciclo di reincarnazioni che causa di grandi sofferenze spirituali e controllato dal karma, l'azione mentale e
fisica che modifica noi stessi e ha effétto sul resto del mondo. L'obiettivo raggiungere la libertà dal ciclo di
morte e nascite.

IL BUDDHISMO
Buddismo diffuso in Asia orientale e sud-orientale ed è la religione prevalente di stati come la Cina, il
Giappone, Hong Kong, Taiwan e Singapore, dove si mescola con altre tradizioni. Fondato da un principe
induista in seguito alla quale divenne budda. La sofferenza è dovuta al ciclo delle reincarnazioni

SIKISMO
Predicano l'esistenza di un unico dio creatore, ma nello stesso tempo l'importanza del karma.
LUOGHI SACRI

Un luogo sacro è un luogo aJ quale viene attribuito un particolare significato religioso e che, per questo,
merita, agli occhi dei fedeli, devozione e rispetto.
Un pellegrinaggio è un viaggio, compiuto da un fedele, verso un luogo sacro, per motivi religiosi.
Comunità, identità e scala
La religione offre una base fondamentale per l'identità di un individuo o di una comunità.
a devozione nei confronti dei luoghi sacri possa contribuire a sviluppare un forte senso di attaccamento tra
le persone e un territorio, che talvolta può portare a rivendicazioni e conflitti relativi al modo in cui una
determinata area debba venire utilizzata.
La relazione tra le comunità religiose e il territorio, comunque, si manifesta anche attraverSo altre forme, -
come dimostra, ad esempio, la concezione che alcune comunità religiose diasporiche, costrette ad
abbandondare un luogo a causa della proprio fede hanno nei confronti delle proprie terre sante.

Il termine modernismo indica quella corrente intelletuale che incoraggia il pensiero scientifico, la diffusione
della conoscenza e la fiducia nel progresso.
Le resistenze nei confronti del cambiamento a volte vengono espresse attraverso il fondamentalismo
religioso, che, in diverse forme, richiede che la fede e i principi religiosi di una persona permangono in
ogni aspetto della sua vita privata e pubblica.

GLOBALIZZAZIONE
Sebbene la globalizzazione di cui oggi si parla sia il frutto, relativamente recente, della diffusione del
capitalismo e del commercio e delli finanza internazionale, la tendenza all'interconnesione spaziale su
lunghe distanze in atto da molto tempo
Per esempio il commercio delle spezie tra l'Asia, l'Africa e i mercati europei ci ricorda come esistessero
connessioni intercontinentali già nel XV secolo.
Di fatto la globalizzazione contemporanea ha iniziato a manifestarsi negli anni Sessanta del secolo scorso
diffondendosi con particolare rapidità soprattutto a partire dagli anni 80 e 90, quando diventarono poi
anche uso comune le parole «globale» e globalizzazione».
E’ soprattutto l'alto livello di interdipendenza finanziaria, politica e culturale che esiste oggi tra le diverse
parti del mondo, in stretta relazione con la «compressione spazio-temporale» del globo di cui s'è già detto
nel capitolo precedente.
Se già il commercio delle spezie stabilì connessioni internazionali tra luoghi molto lontani tra loro, la
globalizzazione contemporanea è qualcosa di più, implica contemporaneamente:
(a) un'espansione orizzaontale (da luogo a luogo), attraverso veloci flussi di beni, persone e idee che
connettono quasi tutti i luoghi della Terra
(b) un'espansione verticale (dai soggetti locali alle grandi organizzazioni mondiali) dai soggetti locali alle
grandi organizzazioni mondiali che istituizionalizza e rende stabili questi legami come capita ad esempio
con le istituzioni internazionali della finanza e del commercio.
Perciò la globalizzazione può essere vista come un processo che rende queste reti di legami più lunghe e,
nello stesso tempo, più dense e più costrittive.
Essa è alllo stesso tempo la causa e effetto dell'interazione spaziale. 5 fattori:
1. La ricerca di mercati su scala globale, conseguente al capitalismo.
Individuazioni luoghi per produrre beni a basso costo.
2. Innovazione tecnologiche utili per trasporti, comunicazione e telecomunicazioni.
3. riduzioni dei costi e dei tempi
4. aumento dei flussi di capitale finanziario, investimenti internazionali, speculazione su valute e titoli di
credito.
5. diffusione di politiche, leggi che hanno favorito tutto questo.

Uno dei cambiamenti politici legati all'affermazione della globalizzazione è la creazione, nel 1995,
dell'Organizzazione Mondiale del Commercio che prevede la regolamentazione del libero commercio inter.
Tra gli aspetti principali della globalizzazione ci sono, l'aumento dell'importanza del ruolo delle imprese
multinazionali nell'economia mondiale e un incremento degli investimenti diretti all' estero e dei flussi di
capitale che si spostanoo in tutto il mondo. Multinazionali hanno stabilimenti in diversi stati.
Per finanziare le attività, le multinazionali trasferiscono denaro proprio o preso in prestito da banche
(anch'esse multinazionali), ai paesi stranieri, nei quali hanno delle sedi o degli interessi, mettendo in atto
quelli ,che vengono definiti investimenti diretti all’estero.

Capitalismo: sistema economico e sociale in cui il capitale produttivo è detenuto da privati che lo utilizzano
per profitti ottenuti dalla vendita di beni e servizi, profitti riutilizzati per altre attività per accrescere il
capitale.
Capitale: insieme dei mezzi di produzione che con il lavoro permette la produzione di beni. (denaro,
macchinari produttivi, immbolili ecc..)

Cultura di massa
Le pratiche, le attitudini e le preferenze condivise da un gran numero di persone e considerate parte del
modello dominante.
La cultura di massa è profondamente influenzata dai mass media, in particolarela tv, il cinema, intemet
(socia[ media), l'editoria e la stampa periodica e questo ne facilita il continuo e rapido cambiamento, come
dimostra la velocità con la quale si evolvono le mode.
I diversi modi in cui vengono considerate le conseguenze culturali della globalizzazione si possono
ricondurre alla diffusione spaziale, osservando come essa avvenga con diverse modalità; spesso presenti
contemporaneamente, come la diffusione gerarchica e la diffusione per contagio.
OMOGENEIZZAZIONE
Secondo la teoria dell’omegeneizzazione, la globalizzazione tende a far convergere i gusti, le convinzioni e
le pratiche culturali, rendendole simili in tutto il mondo. Nike, MIcrosfot, coca cola, fast food.
Una delle conseguenze dell’omogeinizzazione è la traformazione dei luoghi in non luoghi.
L'antropologo Mare Augé li ha definiti come spazi locali simili in tutto il mondo senza storia né identità
specifica, sovente frequentati da grandi folle, ma dove i soggetti che le compongono non hanno relazioni
tra loro come avviene invece in un villaggio o - in minor misura - in un quartiere urbano.
Si tratta per lo più di luoghi urbani: centri commerciali, grandi stazioni, aeroporti, che hanno perso le
caratteristiche che rendevano ciascun luogo unico, in quanto vissuto da una popolazione stabile con
specifiche relazioni con le caratteristiche storiche e ambientali del luogo stesso.
Nel mondo contemporaneo la maggior parte delle trasformazioni ambientali, culturali, sociali ed
economiche è una conseguenza della diffusione del capitalismo.

POLARIZZAZIONE
Secondo questa teoria, la globalizzazione proprio perché tende a creare un’unica cultura globale
contribuirebbe per reazioni ad aumentare il senso di identità delle diverse società e culture, generando
divisioni e conflitti tra persone e paesi diversi. Essa avrebbe fomentato le forze più separatiste e
integraliste, aumentando i rischi per la sicurezza, non solo degli individui, ma anche degli stati.

GLOCALIZZAZIONE (attori globali e locali si influenzano a vicenda)


Oltre a produrre forze omologatrici, può anche stimolare la consapevolezza delle diversità locali, indicate
con il termine neolocalismo, indicando il rinnovato interesse per sostegno e promozione delle specificità.
Uno degli effetti della globalizzazione economica è quello dimettere in competizione tra loro i vari territori,
in quanto sedi di risorse potenziali che possono essere valorizzate applicando ad esse il denaro e le
conoscenze che circolano nelle reti globali.
Tale competizione riguarda soggetti privati (per esempio imprese, potenziali investitori, associazioni ecc.), -
pubblici (enti locali, università, organi dello stato) e misti (per esempio agenzie di promozione dello
sviluppo) che, vivendo in uno stesso territorio, si conoscono, hanno urui identità territoriale comune e
possono mettersi in rete tra loto-( «fare squadra») per elaborare e condividere progetti di sviluppo,
combinando risorse locali con risorse che circolano nelle reti globali.

Ciò che tiene insieme la rete locale e la fa coincidere con un certo territorio è che il progetto di sviluppo
condiviso riguarda la messa in valore di risorse e condizioni potenziali proprie di quel territorio.
Tale insieme di potenzialità rientra nel concetto di Milieu territoriale locale e di capitale territoriale.
Fa leva sulle caratteristiche di un terrtorio sedimentate nel corso del tempo.
Condizioni natuali originarie (posizione, clima, risorse) cultura materiale (infrastrutture, monumenti) e il
capitale sociale e istituzionale: l'insieme formato da una rete di soggetti e da un milieu territoriale in
continua interazione tra loro costituisce il sistema locale territoriale.

Secondo la tesi della glocalizzazione il rapporto delle reti globali (imprese multinazionali, grandi istituti
finanziari ecc.) con i sistemi locali non è sempre e soltanto un rapporto di dominanza-dipendenza che porta
fatalmente a cancellare le specificità e le identità locali.
Questo accade se i soggetti locali non sanno reagire e auto-organizzarsi per dare risposte autonome agli
stimoli globali per fare ciò essi devono collegarsi in rete tra loro e far valere le risorse del loro milieu
territoriale.
Infatti le reti globali non funzionano in astratto, ma attraverso i loro «nodi », cioè le varie sedi ( aziende
agricole, fabbriche, uffici, laboratori, magazzini, agenzie, punti di vendita ecc.) in cui si svolgono le attività
della rete stessa. Le reti globali hanno dunque bisogno dei sistemi locali· esse li vedono come serbatoi
potenziali di risorse localizzate che assicurano loro dei vantaggi competitivi sul mercato mondiale.
La glocalizzazione è quindi il risultato di una relaz ione dinamica tra le forze globali e locali , tale per cui le
forze locali si globalizzano e quelle globali si localizzano.
Raramente il rapporto tra queste due forze è paritario. In questi casi dunque non c'è omogeneizzazione, ma
diversificazione limitata dalla necessità di uniformarsi alle esigenze competitive del capitalismo globale.

La cultura è una creazione sociale, che consiste nell'insieme dinamico delle pratiche e delle credenze
condivise da un gruppo di persone.
Le manifestazioni o espressioni della cultura possono prendere forme materiali o immateriali:
la cultura materiale include gli artefatti strumenti e strutture tangibili visibili create dalle persone, come i
mobili, le abitazioni, gli strumenti musicali o gli attrezzi da lavoro;
la cultura immareriale è invece non tangibile ed è legata alle tradizioni orali e pratiche di comportamento.
I ·geografi culturali sono particolarmente interessati alla mercificazione della cultura, cioè sia alla
trasformazione in merce delle espressioni culturali materiali e immateriali, sia ai modi con cui la nostra
cultura influenza i nostri consumi e ne è a sua volta influenzata.

Mercificazione: è la trasformazione in un bene di mercato di un oggetto, un concetto o una procedura.


Consumo: in senso generale, l’utilizzo di beni per soddisfare i bisogni e i desideri dell’uomo.

Le relazioni sociali sono influenzate dai beni materiali, anche a causa dei significati che essi possono
trasmettere. Basta pensare, per esempio, al significato simbolico, in termini di idee e di valori, che possono
avere i vestiti o i gioielli che indossiamo, l'automobile o la casa che possediamo.

PUBBLICITÀ, MERCIFlCAZIONE E PRATICHE CULTURALI


La pubblicità è una delle principali forze che influenzano i modelli di consumo, sia alla scala locale che
globalmente. Con parole semplici, si potrebbe dire che la pubblicità è studiata per influenzare il
comportamento dei consumatori con la creazione di bisogni attraverso l’uso di immagini, testi, simboli e
slogan.
ll mercato non solo ha influenzato le culture materiali, ma coinvolge con forza sempre maggiore anche le
culture immateriali delle comunità indigene (haka la danza spirituale degli indigeni NZ è entrata nelle
logiche del mercato)
Le discussioni sulla mercificazione e sull'autenticità dell'eredità culturale riguardano anche la cosiddetta
industria del patrimonio che è cresciuta in maniera considerevole, a partire dagli anni Ottanta.
Imprese che gestiscono o traggono i profitti dalle eredità del passato, come tradizioni musicali, musei,
monumenti ecc..
Il patrimonio, indica invece l'insieme dei beni culturali del passato.
La trasformazione del patrimonio in un'attrazione, spesso implica una mercificazione del passato. Si
potrebbe dire che l'industria del patrimonio impacchetti il passato e lo metta in vendita, dopo averlo
semplificato, e riadattato per i consumatori.
Con patrimonio mondiale si indicano quei siti ai quali viene attribuito un valore eccezionale ed universale
per tutta l'umanità. La pratica di individuare dei siti di straordinaria bellezza o importanza risale almeno ali'
antica Grecia, quando vennero identificate le cosiddette «sette meraviglie del mondo». Le campagne per la
protezione del patrimonio mondiale, però, si sono intensifiçate sotto la guida dell’UNESCO.
i siti che entrano a far parte della lista del Patrimonio Mondiale dell'Umanità possono essere classificati
come siti culturali, siti naturali, paesaggi culturali o siti misti.

Il folklore si riferisce in particolare a quei gruppi di persone cui, membri condividono gli stessi tratti culturaJi
e vivono prevalentemente in aree rurali, con meno occasioni di contatto con economia di mercato
globalizzata.
Quindi questa distinzione tra cultura di massa e folklore si fonda sui cambiamenti sociali legati alla crescita
del capitalismo e alla diffusione dell'industrializzazione come veicolo di modernità.
In Italia Antonio Gramsci e Ernesto De Martino, sempre con principale riferimento alle società rurali meno
indstrializzate, hanno introdotto il concetto di cultura popolare per indicare quella parte di cultura
tradizionale, propria delle classi subalterne, non ancora completamente trasformata in cultura di massa che
la oppone alla cultura «colta» o «egemonica», propria delle classi dominanti.
Oggi, con l'avanzare della modernizzazione delle campagne e della globalizzazione è sempre più difficile
distinguere tra cultura di massa, folklore e cultura popolare, per cui in questa sede preferiamo parlare di
cultura locale.

Il termine sapere locale per indicare la conoscenza collettiva di una comunità che deriva dalle attività e
dalle esperienze quotidiane di ciascuno dei suoi membri con milieu sociale e territoriale io cui è inserito.
Esso fa parte del «capitale territoriale» di ogni sistema locale.
3 caretteristiche:
1. Il sapere locale di solito viene tramandato oralmente. Questa trasmissione orale viene accompagnata da
racconti o attività volte mostrare una procedura o rafforzare una determninata pratica.
2. Il sapere locale è dinamico e in continua evoluzione
3. Il sapere locale non è unico, al suo interno sono conservati diversi saperi locali, posseduti da singoli
individui e gruppi.
Le pratiche, i comportamenti e le preferenze condivise dai membri di una comunità che interagisce con le
caratteristiche naturali e storiche in un determinato ambiente locale.

Diffusionismo, secondo il quale la diffusione della scienza, della tecnologia e delle pratiche occidentali,
avrebbero aiutato gli altri popoli ad evolversi
Le medicine tradizionali rappresentano una riserva fondamentale di saperi locali, diversi in ogni parte del
mondo.
Pratiche mediche derivate conoscenze e credenze antiche sul funzionamento dei corpo umano, utilizzate per
mantenere la salute o guarire delle situazioni di malessere
Medicina allopatica: pratiche mediche che cercano di curare o prevenire malattie attraverso farmaci testati
secondo procedure scientifiche.

SVILUPPO
I modi di intendere lo sviluppo di un territorio si situano tra due estremi, quello naturale degli organismi
viventi o quello del cammino del genere umano.
Lo sviluppo ha un limite. Sia il singolo organismo sia la popolazione non crescono all'infinito a un certo
punto si fermano. L'altra caratteristica è che lo sviluppo organico sulla terra è molto diversificato: ogni
specie biologica, ogni orgamismo vivente ha le sue modalità di sviluppo,
Dall'altro c'è un'idea di sviluppo, oggi è dominante come unico cammino possibile, tracciato dalla cultura
occidentale, che tutte le altre devono seguire, rinunciando alla loro specificità.
Semplificando eccessivamente la complessità come oggi si sta facendo, l'evoluzione umana viene
canalizzata lungo un percorso, che rischia di distruggere la grande ricchezza rappresentata dalla varietà
culturale e ambientale del pianeta.
Per definire lo sviluppo e la sua geografia occorre stabilire a che grado intermedio di complessità/
semplificazione intendiamo pensare la realtà.
Confrontando gli stati o le regioni del mondo sulla base dei loro livelli di sviluppo, vengono utilizzati termini
e classificazioni molto diversi, come paesi con reddito alto, medio e basso oppure paesi più o meno
sviluppati. I termini Primo Mondo e Terzo Mondo, ma oggi per parlare di sviluppo si usa nord e sud del
mondo, i primi ricchi e sviluppati e i secondi in via di sviluppo.
Gli esperti di sviluppo riconoscono come il progresso in un ambito, ad esempio la crescita economica,
possa avere conseguenze negative in un altro campo come l'ambiente.
Il concetto di sviluppo odierno rimane una questione contestate, in quanto lo sviluppo non dipende solo
dal capitale umano e finanziario ma anche da quello naturale.
Svlluppo convenzionale: predilige la crescita economica e poi il benessere sociale,
Sviluppo sostenibile: promuove una crescita economica sociale senza compromettere le diversità culturali,
le risorse naturali.
Gli indicatori riconosciuti sono di diverso tipo e vengono ragggruppati nelle seguenti tre categorie:
economici, socio-democratici e ambientali.
Scarsa attenzione si dedica invece ancora alla sostenibilità culturale.

Indicatore più comune dello sviluppo economico di un paese è il PIL (insieme di beni e servizi prodotti in
un anno) rapporto tra il PIL di un dato anno ed il totale della popolazione di un paese, nello stesso anno
determina il PIL pro capite che riflette la produzione media per persona.
Nella sua forma più basilare, parità di potere di acquisto (PPA) è un tasso di cambio tilizzato per comparare
produzione, reddito e prezzi che utilizzano valute diverse.
Il prezzo di un bene o di un servizio in un paese dovrebbe eguagliare il prezzo dello stesso bene o servizio in
unaltroaese.
I limiti di questo indicatore sono: riflette soltanto monetario delle entrate ufficiali generate dall’economia
formale non riuscendo ad intercettare il valore dei beni e servizi prodotti attraverso l’economia informale.
Non fornisce informazioni sulla disuaglianza o uniformità di distrubuzione delle ricchezza; inoltre non
tengono in considerazione i costi sociali ed ambientali.

Il tasso di povertà, cioè il numero di persone povere sul totale della popolazione è la misura più utilizzata
per esprimere l'incidenza della povertà in una data popolazione.
Data la complessità del fenomeno nelle rilevazioni statistiche, tale tasso viene calcolato per due livelli di
povertà.
La povertà assoluta è quella di chi non riesce ad accedere ai beni e servizi essenziali.
La povertà relativa è il numero di persone che non raggiungono il livello di risorse necessario per
soddisfare gli standard minimi della società in cui vivono.

Numero di persone che vive al di sotto della soglia di povertà assoluta nell'Africa sub-sahariana è superiore
a quello di qualsiasi altra parte del mondo, anche se questa condizione è diffusa anche in alcune regioni
dell'Asia, così come dell'America Centrale e del Sudamerica. Haiti è il paese più povero dell'emisfero
occidentale.
La geografia della povertà estrema è molto cambiata dagli anni Ottanta. Il numero delle persone nel mondo
che vivono con meno di 2 dollari al giorno si è più che dimezzato dal 1990 al 2015, in particolare la Ci°'a,
dove il tasso di povertà è calato dal 84% al 13%
Le persone sono la risorsa più.importante che un paese possiede, in quanto sono queste a determinare
l'uso delle altre risorse naturali, artificiali e creative - del paese.
Di conseguenza, avere una popolazione sana e istruita è un passo essenziale verso uno sviluppo di
successo. Gli indicatori socio-demografici forniscono informazioni sullo stato sociale di una popolazione, ne
fanno parte per esempio, i dati sulla diffusione delle malattie o livelli di istruzione
Il tasso di alfabetizzazione è la percentuale di popolazione di un paese sopra i 15 anni in grado di leggere e
scrivere. Il tasso di alfabetizzaione supera il 90% nelle aree sviluppate, ma cala al 60% di media-nei paesi in
via di sviluppo. In italia al 90%
i indicatori socio-economici sono interconnesi la nutrizione, per esempio, può determinare le condizioni in
salute le quali a loro volta incidono sulla capacità di lavorare.
Fame e malnutrizione sono problemi diffusi che determinano e conseguenze più gravi sui bambini.
Altri indicatori socio-demografici includono l’aspettative di vita e il tasso di mortalità infantile.

GLI INDICATORI AMBIENTALI, LA VULNERABILITÀ E LO SVILUPPO


Rispetto agli indicatori economici e socio-demografici, l’uso di indicatori ambientali è relativamente
recente Il loro sviluppo e impiego deriva principalmente dalla Conferenza ONU su Ambiente e Sviluppo del
1992. Conosciuta anche come Earth Summit, questa conferenza ebbe luogo a Rio de Janeiro e nacque dalla
diffusa preoccupazione sull'impatto globale di problemi ambientali, come l'inquinamento e la riduzione
della biodiversità.

Le differenze nello sviluppo sono il risultato di condizioni variegate e interconnesse, che comprendono
anche le condizioni geografiche, oltre a quelle economico-strutturali e istituzionali.
Un certo numero di paesi, ad esempio, sono privi di sbocco sul mare, hanno terreni poco fertili e devono-.-
sopportare il peso di gravi malattie, come la malaria e HIV/AIDS.

Le condizioni geografiche sono solo uno degli elementi del complesso quadro dello sviluppo, sul quale
hanno un importante impatto anche le condizioni istituzionali.
Allo stesso modo, la discriminazione contro gruppi etnici o minoranze può marginalizzarle o escluderle
totalnente dall'accesso a servizi pubblici, come l'istruzione o la sanità.
In alcuni casi, un processo di mal sviluppo governato può condurre ad una maggiore vulnerabilità nei
confronti dei disastri naturali: la rapida urbanizzazione, per esempio, può favorire la costruzione di
abitazioni sui versanti instabili o pianure alluvionabili.
Altro aspetto dello sviluppo sostenibile riguarda l'esame della vulnerabilità e la resilienza.
La vulnerabità si riferisce a quando un paese o un gruppo sia incline a subire shock economici, ambientali o
altro, mentre la resilienza è la capacità di resistere a questi shock.
Si usano indici di vunerabilità ambientale.
Molti esperti sostengono che gli indicatori da soli non bastino per valutare i reali cambiamenti poiché lo
sviluppo comprende molti aspetti che solo crescita degli stipendi, un aumento del PII pro capite o l'accesso
alla fornitura di acqua potabile.
In questa sezione vengono descritti tre di questi indici: l'indice di sviluppo umano, l'indice di sviluppo per
genere, e la misura dell' empowerment di genere.
Nel 1990 l’ONU, adottò l'Indice di sviluppo umano (ISU), la prima misura dello sviluppo che include anche
informazioni sul benessere, la salute e I’istruzione. 4 indicatori:
-PIL
-speranza di vita
-tasso di scolarizzazione fra gli adulti
-tasso lordo di partecipazione scolastica
Lo sviluppo umano tuttavia riguarda la creazione di un ambiente in in cui le persone possano sviluppare
pienamente il proprio potenziale e condurre una vita produttiva e creativa, anche in accordo con i propri
bisogni ed interessi.

Lo svilupo ha un impatto differente su uomini e donne.


Se lo sviluppo umano è incentrato sulle possibilità di scelta delle persone, allora le opportunità e sulle
possibilità e diritti delle donne e uomini devono essere condiserati una componente cruciale dello sviluppo
generale di una società.
Analizzare la disparità di genere con due indicatori: indice di sviluppo di genere e misura
dell’empowerment genere.
Sebbene sia possibile utilizzare il reddito medio di un paese per avere un quadro generale della presenza o
l'assenza di povertà, le infomiazioni sulla distribuzione del reddito e la disuguaglianza di reddito sono
rivelatrici, perché mostrano la quota di reddito posseduta dai gruppi più ricchi rispetto ai più poveri.

Distribuzione del reddito: il modo in cui il reddito è suddiviso fra differenti gruppi o individui.
Disuguaglianza di reddito: li rapporto fra i redditi dei più ricchi e i redditi dei più poveri.

OCSE fu istituita nel 1961 per incrementare lo sviluppo, promuovendo la crescita economica e migliorando
gli standard di vita dei suoi Stati membri.

A livello globale, la disuguaglianza di reddito è molto alta.


Quale impatto abbia la globalizzazione sulla distribuzione della ricchezza.
Ci sono due scuole di pensiero opposte su questo terna: la teoria neoliberista della distribuzione capillare
e la teoria critica dall’ampliamento del divario trai ricchi e poveri.
I sostenitori della prima tesi ritengono che il mercato globale determini una convergenza o un'eguaglianza
del reddito. In altre parole, il commercio è essenziale poiché conduce alla specializzazione, all'aumento
della concorrenza e alla crescita della prosperità e affinché guesti effetti avvengano occorre rimuovere gli
ostacoli alle relazioni commerciali.
La teoria dell'ampliamento del divario tra ricchi e poveri affermano che la globalizzazione agisce contro le
condizioni di parità. Uno dei motivi è che essa generà domanda di lavoratori qualificati, attribuendo un
riconoscimento a coloro che hanno un'istruzione universitaria; più la mandopera qualificata più è alto
potenziale di guadagno di quella manodopera e coloro che restano privi di competenze e istruzione hanno
maggiore probabilità di rimanere indietro.
In molti casi la globalizzazione può determinare quindi disoccupazione, la quale a sua volta influenza la
distribuzione del reddito.
In Italia, sempre secondo l'OCSE, l' 1 % della popolazione più ricca detiene il 14;3 %, della ricchezza
nazionale, il triplo rispetto al 40% dei più poveri, che ne detiene solo il 4,9%.

La disuaglianza di redditto in un paese può avere una serie di conseguenza gravi per lo sviluppo
-maggiore incidenza sulla povertà, che scoraggia investimenti
-esaspera le tensioni tra ricchi e proveri che può sfociare instabilità sociale e politica
-aumento della disoccupazione

Nel 1960 lo storico Rostow e la teoria dello sviluppo in 5 fasi


La crescita economica per i paesi in via di sviluppo era investire in attività manifetturiere e servizi.
Critica: ogni paese non inizia lo sviluppo dallo stesso punto di partenza di un altro, la crescita economica
non è solo lineare ma può essere spinta tramite finanziamenti da altri, e poi è fortemente eurocentrico.

Altre teori di sviluppo alternative, negli anni 60 e 70, in particolare, prese piede la teoria della dipendenza
dove i teorici sostenevano che lo sviluppo potesse essere compreso meglio come processo relazionale
piuttosto che come serie di fasi e che questo processo fosse connesso ai commercio internazionale.
La teora dipendenza può svilupparsi attraverso il dominio imperialistico o attraverso il dominio tecnologico-
finanziario. La teoria della dipendenza è stata criticata in quanto tratta la dipendenza come una
conseguenza naturale delle relazioni internazionali.
Lo studio del sistema del commercia rivela due attori sulla scena: dominanti e dominati. I primi controllano
l’innovazione tecnologica e risorse economiche e influenzano le poltiche e le pratiche del commercio inter.
Secondo i teorici della dipendenza, ad esempio, lo sviluppo dell"Europa si è tradotto nella dipendenza e nel
sottosviluppo di Africa e America Latina dove, contrariamente a quanto sosteneva il modello di Rostow, lo
sviluppo fu ostacolato.
La teoria della dipendenza è stata criticata in quanto incoraggia una visione troppo semplicistica senza
tenere conto del ruolo delle politiche sociali e delle classi sociali.

La teoria del sistema mondo in grado di spiegare la dipendenza e il sottosviluppo.


II sistema mondo di Wallerstein è costituito da un centro, una semi-periferia, una periferia e arene esterne.
Le arene rappresentano i luoghi più isolati, distaccati dai meccanismi del capitalismo ma con buone
probabilità di diventare parte della periferia.
Wallerstein argomentò che il sistema capitalista mondiale fosse la causa della dipendenza e del
sottosviluppo. Non c'era un primo mondo o un terzo mondo nella visione di Wallerstein, guanto piuttosto
un unico mondo connesso da e attraverso la rete del capitalismo di fatto, un sistema mondiale.
Il capitalismo fa sorgere una tipologia specifica di divisione internazionale del lavoro che, a sua volta,
genera una gerarchia geografica di stati. Stati centro, stati semiperiferici e periferici.
Gli stati centro sono militarmente forti condividono una forza lavoro altamente qualificata, e possiedono
un'economia diversificata, basata su un sistema di produzione che poggia su elevate immissioni di capitale
per persona
Al contrario le regioni periferiche hanno manodopera non qualificato e lavoro intensivo.
Quelle semi-perifiche hanno un capitale e produzione intensiva.
Il capitalismo crea un sistema di scambio diseguale tra gli stati centro dominanti sulle semi e queste sulle
periferie.
Gli stati centro traggono grandi profitti da questo rapporto, accumulando capitale e ricchezza, sfruttando
una divisione del lavoro diseguale.

NEOLIBERISTA
l'idea che il capitalismo potesse realmente portare sviluppo, piuttosto che sottosviluppo, purché venissero
messe in pratica riforme appropriate per consentire la competizione economica e il fiorire del libero
mercato.
Questa teoria di sviluppo chiamata neoliberismo.
Il liberismo fa riferimento ad una teoria politica ed economica basata su diritti di proprietà e libertà
individuale. Il liberismo sostiene un mercato libero e la rimozione di tutti gli ostacoli al movimento di beni,
servizi e capitali.
Da questa teoria, il capitalismo non incita al sottosviluppo, il quale potrebbe qundi essere risolto attraverso
politiche di aggiustamento strutturale.
Ridurre il ruolo dello stato nell’economia, privatizzare le imprese, ridurre la spesa statale per i servizi
pubblici, liberalizzare le leggi sul lavori e i regolamenti per investimenti esteri.
Aspettivi negativi: tagli pubblici, spese sanitarie private a carico delle persone, licenziamenti vari, senza
sovvenzioni all’agricoltura i prezzi aumentano, la svalutazione della moneta implica l’aumento dei prezzi dei
prodotti importati.

STRATEGIE DI RIDUZIONE POVERTA’


ONU ha adottato i seguenti otto obiettivi indicati come Obiettivi del millennio (Mdg: Millennium
development Goals)
1. Eliminare la povertà estrema e la farne;
2. Raggiungere l'istruzione elementare universale;
3. Promuovere l’uguaglianza tra i sessi
4. Diminuire la mortalità infantile;
5. Migliorare la saluta materna
6. Combattere HIV e aJtre malattie;
7. Assicurare sostenibilità ambientale
8 .. Sviluppare una collaborazione globale per lo sviluppo
AGRICOLTURA
Il nostro stile di vita è strettamente legato all’agricoltura e perfino dipendente da essa. Ultimi decenni
Questa riduzione della quota di lavoratori occupati in agricoltura, pur con grandi differenze tra un paese e
l'altro, è espressione tanto della crescente urbanizzazione, quanto del ruolo sempre più rilevante del la
meccanizzazione e dell'industrializzazione del lavoro agricolo.
Fin dai primi tempi sulla terra l’uomo è stato più cacciatore che agricoltore.
La prima rivoluzione agricola corrisponde alla nascita della stessa, che ebbe inizio con i primi episodi di
selezione di piante e addomesticamento di animali.
Le radici della seconda rivoluzione agricola risalgono invece alle nuove pratiche agricole, nel medioevo.,
La prima consiste nell’utilizzo di aratri pesanti in grado di rivoltate le zolle nei terreni, e la seconda nella
sostituzione dei buoi con i cavalli per lavoro più efficiente.
La rotazione delle colture consentì di utilizzare i campi senza interruzione rinnovando la fertilità
La rivoluzione industriale portò ulteriori miglioramenti come la seminatrice meccanica.
La terza rivoluzione in corso, è frutto di unnovazione tecnologiche e nuove pratiche culturali, come la
meccanizzazione estensiva, massiccio utilizzo di irrigazioni e fertilizzanti, e le biotecnologie.
Un ulteriore aspetto della terza rivoluzione agricola è rappresentato dalle biotecnologie, che mira a
migliorare la qualità e la produzione delle coltivazioni e del bestiame.

Ocorre a questo proposito distinguere tra «rivoluzione verde» e «rivoluzione genetica»


Rivoluzione verde: gande aumento della produzione di cerereli verificatosi tra il 1965 e il 1985 in Asia e
America Latina grazie alla diffusione di varietà di grano riso e granoturco al altra produttivaà all’uso di
fertilizzanti e irrigazione.
Ebbe un ruolo determinante nel combattere le carestie in Asia e rendere l'India autosufficiente per quanto
riguarda la produzione di cereali.

Ingegneria genetica sfrutta invece le moderne tecniche nel campo della genetica per trasferire da un
organismo all'altro e da una varietà all'altra alcune caratteristiche scritte nel dna, come la resistenza alla
siccità. Le specie di piante ed animali che derivano da tale processo sono chiamati OGM, vengono
considerate dai loro promotori un mezzo per superare molti problemi ambientali e garantire una maggiore
produttività dell'agricoltura
Si temono ibridazioni tra ogm e altre specie, che minaccerebbero il patrimonio genetico naturale locale e
impedirebbero agli agricoltori contrari agli ogm di ottenere prodotti non geneticamente modificati nei
terreni vicini. Perciò la legislazione di molti paesi e della stessa Ue pongono dei limiti al libero impiego di
sementi ogm.

Con sistema solitamente un insieme di elemenyi che interagiscono comportandosi come un’unica entità.
Il sistema di produzione del cibo quindi comprendi i terreni, i prodotti e i consumatori.
Abbiamo due principali sistemi agricoli: agricolture di sussistenza e di mercato
Agricoltura di sussistenza: un sistema agricolo indipendente dalle richieste del mercato globale, i cui
prodotti vengono in gran parte consumati dai produttori e dalle loro famiglie e in piccola parte scambiati o
venduti sui mercati locali.
Agricoltura commerciale:sistema agricolo fondato sulle richieste de! mercato, i cui prodotti vengono
venduti per un consumo che spesso avvienene lontano dai luoghi di coltivazione.

Agricoltura itinerante: un sistema che usa il fuoco per ripulire i terreni dalla vegetazione spontanea,
rendendoli adatti ad essere coltivati per un certo periodo. (specie nelle regioni tropicali)
L'agricoltura itinerante può essere distruttiva per l’ambiente se non rispettano i giusti cicli per attuare
questo processo.
Tra queste c'è l'agroforestazione un sistema di coltura promiscua che prevede che sui campi coltivati o.
utilizzati per il pascolo vengano piantate determinate specie di alberi, utili per controllare i livelli di fertilità
del suolo o nel caso degli alberi da frutto per fornire una risorsa integrativa.
La coltivazione del riso
Nelle regioni in cui il riso costituisce il primo prodotto agricolo ed una delle principali fonti di amido, questo
sto cereale viene coltivato con tecniche di coltivazione irrigua, che rappresentano uno dei primi esempi di
agri coltura intensiva.
I principali paesi esportatori di riso sono la Tahilandia, Vietnam, l’India e gli Stati Uniti.

Pastorizia: allevamento di bestiame all’aperto


La pratica della pastorizia diffusa soprattutto in regioni aride e semiaride e nelle zone montane.
La mobilità è un aspetto fondamentale, per consentire al bestiame nuove riserve di acqua e nutrizione.

Agrobusiness: sistema di interconnessione tra i contadini che producono, le industrie di lavorazione dei
prodotti agricoli, la loro distribuzione commerciale.
Piantagioni: associate a lungo alla produzione di colture commerciali destinate all’esportazione sui
mercati internazionali, come ad esempio il caffè, il tè, le palme da olio e la canna da zucchero.
In tal modo molti paesi in via di sviluppo sono diventati fortemente dipendenti dall'esportazione di materie
prime di base, su cui si basa gran parte della loro economia nazionale. Il cotone per esempio, 'è una delle
fibre vegetali più redditizie.
Spesso sono di proprietà di grandi multinazionali specie nordamericane o europee.

L'orticoltura commerciale, l'agricoltura specializzata e l'agricoltura mediterranea.


Le aree dedicate all'orticoltura sviluppavano un tempo attorno alle aree urbanizzate, rifornendo di prodotti
freschi gli abitanti della città.
Qggi questi sistemi sono cambiati, grazie allo sviluppo delle reti infrastruttureali potenziamento del settore
degli autotrasporti, che consentono di consegnare i prodotti a centinaia di chilometri di distanza nel giro di
poche ore.
A partire dalla seconda guerra mondiale, negli Stati Uniti si è sviluppata una forma di agricoltura di mercato
conosciuta come truck farming caratterizzata da grandi aziende agricole, solitamente specializzate in un
solo prodotto.
Nei paesi mediterranei si pratica un agricoltura mediterranea fondata sull’integrazione tra bestiamo e
coltivazione di cereali e alberi da frutto.
Allevamento commerciale di animali da latte: allevamento di bestiame per la produzione di latte, burro e
formaggi venduti sul mercato
Cerealicoltura commerciale: Sistema agricolo che prevede una monocoltura di cereali. (climi temperati)
Allevamento estensivo di bestiame: forma di agricoltura che prevede l’allevamento brado di grandi
mandrie di bestiame greggi di pecore destinate al macello (regioni aride e semi aride)
Agricoltura estensiva: caratterizzata da uno scarso uso di forza lavoro e capitale per il terreno coltivato.

Il tipo di coltivazione variava in base ai centri di mercato quindi von Thunen ipotizzò che i costi di trasporto
verso i centri di mercato rappresentino una variabile fondamentale nel definire quanto possa essere
reddittizio l’utilizzo di un terreno agricolo in base al principio economico.

Anche l’agricoltura ha un forte impatto sull’ambiente, taglio foreste, prosciugamento zone umide ecc..
Azione umana e cambiamenti climatici contribuiscono la desertificazione.
L’eccesso di sfruttamento dei pascoli, danneggia la vegetazione e una cattiva gestione dei cicli può
impoverire i suoli.
Le acque dei fiumi che alimentano il lago Arai, nell'Asia Centrale, da oltre 40 anni vengono deviate per irrigare i campi
di cotone e riso delle regioni circostanti. Questo ha portato alla riduzione della superficie del lago a meno della metà.
inoltre, una sbagliata irrigazione può produrre una saturazione idrica del terreno ed alla morte delle
coltivazioni.
Nelle regioni aride e semiaride, dove i tassi di evaporazione sono particolarmente elevati, un ulteriore grave
problema è rappresentato dalla salinizazione (accumolo di Sali) dei terreni che porta ad una drastica
dirninuzione della loro produttività.
L’'utilizzo di fertilizzanti chimici, diserbanti, pesticidi e fungicidi, che spesso defluiscono dai terreni,
andando ad inquinare anche le acque superficiali e sotterranee.

I pesanti impatti ambientali dell'agricoltura, in particolare di quella commerciale di tipo estensivo, hanno
spinto gli esperti a mettere in dubbio la capacità di questo settore di provvedere alle necessità delle
generazioni future. Questo ha esortato ad un aumento dell’interesse nei confronti dell'agricoltura
sostenibile che ricorre a metodi e tecniche che consentono di conservare le risorse idriche ed il suolo.
Altri metodi di agricoltura sostenibile sono la rotazione delle coltivazioni che previene problemi legati alle
malattie e piante infestanti
L’agricoltura tecnologicamente avanzata fa anche uso del GPS per misurare le variazione spaziali e le
condizioni ambientali del campo coltivato.

Uno degli obiettivi principali della WTO è quello di liberalizzare il più possibile gli scambi commerciali,
attraverso l’abolizione dei dazi doganali e di politiche che limitano la liberalizzazione del mercato.
La globalizzazione dell’agricoltura ha avuto importante effetti anche sulla dieta della maggior parte dei
cittadini del mondo, portando ad un cambiamento dei modelli di consumo alimentare.
La grande distribuzione rifornisce più frequentemente rispetto ai negozi locali con più ampia varietà di
scelta ma portando a conseguenze negative su quest’ultimi.
A livello mondiale abbiamo anche due organizzazioni importanti che operano su tutta la filiera alimentare:
Slow food: una associazione no profit italiana che ha lo scopo di promuovere un nuovo modello alimentare
rispettando ambiente, tradizioni e identità culturali, salvanguardando la biodiversità.
Terra madre: vuole difendere l'agricolcoltura, la pesca e l'allevamento sostenibili.

Con la crisi del 2007-2008 il prezzo del cibo è aumentato mediamente nel mondo del 43%.
Un aumento del costo del petroJio, che determinò incremento dei prezzi dei fertilizzanti e dei carburanti.
A questo si aggiunse un aumento della produzione di biocarburanti. Questo favorì anche la speculazione
finanziaria portando ad aumento generale del costo del cibo.

La metà della superficie dell'Unione europea è adibita all’uso dell’agricoltura dimostra l’importanza di essa,
non soltanto in campo economico - come fonte di reddito per la popolazione rurale - ma anche per
l'ambiente naturale.
La nuova Politica agraria comunitaria (PAC), entrata in vigore nel 1993-94 che si propone di coinciliare
un’adeguata produzione alimentare con la salvaguardia economica delle comunità rurali e la risposta alle
sfide ambientali.

Le attività economiche si possono raggruppare in tre categorie: primario, secondario e terziario.


Tutte le attività del settore primario prevedono l’utilizzo di risorse naturali o primarie destinate al consumo
e alla trasformazione industriale: agricoltura, allevamento, pesca, attività estrattive.
Esse non sono distribuite in maniera uniforme sul pianeta, e su questo entrano i gioco i commerci
I collegamenti dovuti alla domanda locale si riferiscono invece alla richiesta e all'açquisto di beni di
consumo turiliti.
La produzione di materie prime può avere diverse conseguenza economiche e sociali. Secondo alcuni autori
lo sviluppo di un'economia basata sulle materi prime generebbe ulteriore sviluppo industriale ma
contruirebbe alla dipendenze dell’economica locale da pochi beni.
Un ruolo determinante è giocato dalle politiche economiche e dalle capacità tecnologiche e finanziarie
dei vari paesi.
Da un punto di vista economico una forte dipendenza dell'esportazione commerciale di materie prime è
problematica per almeno tre ragioni:
1) il prezzo di essi oscilla nel tempo
2) il valore delle materie prime non cresce con pari rapidità dei prezzi industriali
3) la scarsa diversificazione dell’economia.

Il settore secondario comprende tutte le attività manifatturiere che si svolgono nelle fabbriche o
all’aperto come l'edilizia. Le industrie del settore secondario assemblano, trattano o fabbricano merci,
çombustibilli.
La geografia del settore secondario è stata fortemente influenzata dalle innovazioni tecnologiche, ed in
particolar modo dalla Rivoluzione industriale.
Ebbe luogo in Inghilterra e in quel periodo soprattutto grazie a 3 elementi.
Il primo consisteva nella grande disponibilità di capitale, gran parte era generato dalla posizione
dominante dell'Inghilterra nel sistema del commercio globale.
Il secondo era l’alta disponibilità di manodopera sotto-occupata nelle campagne.
Il terzo elemento era costituito da una sede di innovazioni tecnologiche
La sua diffusione globale si verificò lentamente, atiraverso tre grandi fasi.
1) 1760 in UK, Holland, DEU, FR e USA
2) 1880-1950 IT, JAP, RUSSIA
3) dal 1950 in asia e nel pacifico

Il settore terziario, in senso generale, comprende tutti i tipi di servizi e le attività che si svolgono negli
uffici, gestionali, amministrative, politiche.
Traposrti e comunicazioni, commercio, credito e assicurazioni e servizi per le imprese, pubblica
amministrazione.
La distribuzione geografica di alcuni servizi si modella sulla distribuzione della domanda cioè su quella degli
utenti, altri coprono tutto il territorio e possono privati o gestiti dallo stato.
Nel quartenario abbiamo le massimo funzioni del governo politico, le direzioni delle maggiori imprese, i
centri finanziari, di cultura e dei media, ed appaiono in numero ristretto di luoghi.

La scelta su dove localizzare un impresa tiene conto di diversi fattori: manodopera a basso costo, libertà di
mercato così da essere immediatamente pubblicizzati, distribuiti e venduti.
L’economia di agglomerazione, cioè operare a contatto con altre imprese, le fornitrici.
Fordismo: la catena di montaggio utilizzando un processo di produzione basato su elementi intercambiabili,
una divisione chiara del lavoro e la standardizzaziolle del prodotto, la catena di montaggio dimezzò i tempi
di produzipne di una singola auto.
Il fordismo, dunque, si riferisce a un sistema di produzione industriale progetto per la produzione di massa
e influenzato dai principi di una gestione scientifica dell’organizzazione del lavoro.
Conseguenza: dequalificazione, rigida gerarchia, nascite di multinazionali, città industriali.
Limiti: richiede una fornitura regolare e immediata di materie prime, componenti e servizi per il
trasporto, secondo sono i gusti e quantità, è alienante per il lavoratore.
L' integrazione verticale è una strategia attraverso la quale un’impresa estende il proprip possesso e
controllo sulla catena di fornitura o sulla catena di distribuzione di un bene o un servizio, al fine di ridurre a
minimo i rischi.
La filiera (o catena) di produzione è una sequenza di operazioni collagate fra loro, che vanno
dall'ideazione, del prodotto alla sua produzione e distribuzione.
A partire dagli anni 50 i modelli di produzioni erano usati in tutti i paesi sviluppati.
La crisi del fordismo, nel decennio successivo portarono ad un calo della produttività.
I principali mutamenti che contribuirono alla crisi del fordista furono: la crisi energetica degli anni 70, che
fece aumentare i costi di produzione e trasporto; le diseconomie di agglomerazione; i gusti dei
consumatori che non s'accontentavano più di una gamma ristretta di modelli (di automobili, veStiti,
elettrodomestici ecc.) e soprattutto lo sviluppo dell’elettronica e informatica usata negli impianti.

La risposta alla crisi venne dal Giappone che utilizzò la produzione flessibile utilzzando macchine
informatiche all’interno degli impianti, puntando su manodopera specializzata, poca forza lavoro,
progettazione in base agli ordini e gusti dei consumatori non più standardizzate.
Attraverso le esternalizzazioni, un'impresa subappalta un'attività che precedentemente veniva realizzata
internamente· (come la lavorazione di un componente, il packaging o il servizio clienti) ad un'altra azienda.
Il tema delocalizzazione, industrie che vengono trasferite in luoghi dove la mandopera costa meno,
provocando un rilancio del lavoro in paesi in via di sviluppo ma disoccupazione in quelli sviluppati.
La delocalizzazione ha avuto tre conseguenze particolarmente rilevanti dal punto di vista geografico.
In primo luogo essa ha dato alla produzione un carattere molto più globale, arrivando in posti dove prima
non esistava industria.
Secondo luogo ha messo in atto una nuova divisione del lavoro, localizzate in aree periferiche o
semiperiferiche.
Terzo è il profitto generato dalle attività

L'attività manifatturiera trasforma i prodotti e ne accresce il valore, attraverso il cosiddetto valore aggiunto
di produzione.
L'affermazione dei paesi asiatici ha modificato radicalmente il modello di disuguaglianza geografica della
produzione nei paesi in via di sviluppo, grazie a iniazitve dei governi locali, passaggio ad una produzione
tecnlogica, presenza di forza lavoro scolarizzata.
Una Zona Economica Speciale (ZES), è un'area industriale che funziona secondo politiche e leggi diverse
rispetto al resto del paese, con lo scopo di attirare e sostenere la produzione delle esportazioni.
Semplificazione di dazi doganali, esenzione del carico fiscale e facile accesso a reti di traporto.
Più donne nel mercato del lavoro, ma anche aree geografiche più ricche di altre così.

I paesi industrializzati generano ancora circa il 70% del valore aggiunto globale di mercato, anche se la
geografia di questo valore è molto cambiata negli-ultimi decenni.
La perdita di posti lavori nell’attività manifatturiera dei paesi più avanzati solleva alcune domande sulle
cause e conseguenze della deindustrializzazione.
Deriverebbe da: maggior incremento della produttività del lavoro, cambiamento di disponibilità risorse e
globalizzazione economica.
La crescita del settore dei servizi ha anche avuto un grosso impatto sull'impiego femminile.
La crescita nel settore terziario e quaternario non solo indica importanti cambiamenti nei modelli
occupazionali, ma è anche associata all'emergere delle società post industriali, distinte da cinque
caratteristiche principali: alti livelli di urbanizzazione; prevelanza del settore dei servizi, dei colletti bianchi,
infrastrutture basate sull’informatica, economia della conoscenza che è una risorsa produttiva importante.
Uno dei migliori indicatori di un'economia basata sulla conoscenza è la quantità di denaro spesa in ricerca
e sviluppo.
Tecnopolo: un’area nella quale si concentrano imprese per ricerca, progettazione sviluppo (silicon valley)
costituiscono un buon esempio agglomerazione associata all'industria ad alta tecnologia.
Il tecnopolo di Bologna che mette in rete 53 laboratori industriali disseminati sul territorio dell'Emilia
Romagna creando un sistema che coinvolge le quattro università emiliane, politecnico di milano.

Un tempo la circolazione delle persone, delle notizie e delle idee si svolgeva prevalentemente entro ambiti
geografici limitati.
A partire dall'età moderna, in seguito all'esplorazione e alla conquista dell'intero pianeta da parte degli
europei, si fecero sempre più frequenti gli scambi a scala planetaria.
In seguito, tra il secolo XIX e la prima metà del XX, le nuove tecnologie applicate ai mezzi di trasporto ne
aumentarono enormemente la velocità.
La telematica ha ancora ridotto le distanze, non quelle fisiche, ma quelle funzionali, misurate sui tempi e
i costi di trasmissione delle informazioni. Infatti ha reso possibile trasmettere dati, notizie e immagini in
tempo reale a scala planetaria, e di svolgere operazioni finanziarie, commerciali e produttive in sedi molto
lontane tra loro.

STRADE
Con la scoperta della ruota si rese necessario tracciare delle strade per i carri. Nell'antichità i romani furono
in primi a costruire una vera e propria rete continentale di vie di comunicazione terrestre che partendo da
Roma. Le strade non servivano soltanto per lo spostamento di persone e merci, ma servivano anche allo
spostamento degli eserciti che assicuravano il controllo strategico di Roma sul territorio.
Nel 900, il crescente numero di veicoli a motore rese necessaria anche la costruzione di autostrade.
Nel secondo dopoguerra del secolo scorso, i mezzi di trasporto sempre più veloci e di vie di comunicazione
più efficienti, determinarono una sempre maggiore velocità del traffico e diminuzione nei costi di trasporto
contribuendo alla rivoluzione dei trasporti (un grande cambiamento nei trasporti legato ai miglioramenti
tecnologici e vie di comunicazione)
Dai 62 milioni di autoveicoli nel 1950 agli oltre un miliardo nel 2010, complice l’esposione di questa
industria nel mercato cinese.

Le prime linee ferroviarie furono costruite in Inghilterra nel 1825.


La costruzione delle ferrovie fu strettamente legata alla rivoluzione industriale, infatti a oltre a favorire gli
spostamenti delle persone, ha diminuito i costi di trasporo delle materie prime e dei prodotti finiti, per
questa ragione ha avuto un importante ruolo nella localizzazione delle industrie, dei depositi merci e quindi
dello sviluppo delle città.
L'introduzione e l'evoluzione del treno fu un metodo per estendere confini e collegare mondi fino ad
allora lontani. La costruzione di linee ferroviarie e la massificazione dell'offerta di trasporto contribuì in
maniera determinante alla mobilità della popolazione e merci.
Negli ultimi anni la comparsa di treni superveloci ha riproposto la ferrovia come mezzo di comunicazione.
I corsi d’acqua fin dall’antichità furono utilizzati come vie di comunicazione.

Con l’aumento del traffico e le dimensioni sempre maggiori delle imbarcazioni fu necessario intervenire
sugli ostacoli naturali, le portate irregolari, profondità limitate, pendenze eccessive ecc.
I principali interventi furono di drenaggio, regimazione delle portate, le chiuse per superare i dislivelli.
In Europa, il trasporto fluviale è molto usato nelle pianure interne dove scorrono fiumi di grossa portata
come il Danubio, o il Reno.
Il trasporto d’acqua è lento ma poco costoso.
I porti sono nodi di traffico in cui convergono rotte marittime, strade, ferrovie, canali fluviali. Essi sono
un’infrastruttura fondamentale per i collegamenti tra mare e terra.
I porti polivalenti sono in grado di caricare e scaricare passeggeri e merci.
La localizzazione delle industrie è cresciuta notevolmente fin dal XIX secolo, ha creato regioni industriali
costiere legate alla navigazione marittima.
I fronti marittimi più importanti sono quelli dell’europa atlantica (il più importante del mondo), del
Giappone orientale e quelli degli USA orientali e del golfo persico, che insieme gestiscono circa il 60% dei
traffico mondiale.
Quelli dei paesi a Sud del mondo, ai quali fa capo il restante 40% del traffico mondiale, a differenza dei
paesi sviluppati sono quasi sempre specializzati nell’imbarco di uno solo o pochi tipi di merce.
I porti moderni rivestono un ruolo maggiore nell’organizzazione del territorio, funzianano come un
gateway, punto di entrata e uscita, di regioni collegate tra loro e condizionano la localizzazione delle
industrie.
Terminali offshore: sono terminali spesso costruiti in mare aperto per sbarco-imbarco di petrolio.

Il maggior vantaggio dell’aereo rispetto agli altri mezzi di trasporto è dato dalla velocità, ma ha il limite
del costo per questo è usato solo per persone e merce preziosa.
Un aereoporto intercontinentale è fondamentale per sviluppo economico del territorio e il suo
collegamento con il resto del mondo, da esso dipendono anche altri minori. La posizione geografica di una
città è anche importante se situata al centro di vie intercontinentali.

Il tutto si accompagna con un’intesa circolazione di informazIoni sotto forma di denaro, dati, notizie,
immagini supportate delle reti di telecomunicazione che riguardano tutti i settori, economiche e finanziare,
salute, cultura, ricerca, istruzione e poi dai social network
Sia le vecchie che le nuove vie di comunicazione sono distruibuite e accessabili in maniera diseguale nel
pianeta.
LOGISTICA
Per gestire questo enorme flusso si è reso necessario creare un insieme di attvità chiamata logistica.
Il primo compito è di razionalizzare i trasporti merci, sia in entrata che in uscita dall' azienda, ridurre i costi
grazie all’uso dei container, traferibili in areo e navi, o treno.
Anche il trasporto passeggeri ha seguito la stessa logica. La rete dei trasporti ha alcune piattaforme di
interconnessione, come terminal aerei, stradali, ferroviairi o metropolitane.

Commercio fu da sempre praticato nella storia umana


Dai popoli antichi nel mediterraneo, poi le scoperte geografiche nell’età moderna aumentarono il flusso
specie di materie prime e prodotti agricoli, successivamente con la rivoluzione industriale anche carbone e
prodotti manifatturieri, e con la rivoluzione dei trasporti il tutto accellerrò.
Altri due fattori hanno influito sulla enorme crescita del commercio nel monda gJobalizzato: la divisione
internazionale del lavoro, dovuta al diverso costo del lavoro tra nord e sud, che spinge le imprese a
delocalizzare, e la progressiva liberalizzazione del commercio.

Una delle principali finalità dell'Unione Europea è quella di favorire uno sviluppo equilibrato tra gli stati
membri, collegandoli tra loro e soprattutto collegando le zone periferiche a quelle centrali, per dare a tutti i
paesi membri le stesse possibilità, anche dal punto di vista delle comunicazioni. A questa finalità è legato il
progetto del sistema TEN Trans-European Transport. Esso prevede la realizzazione di una rete multimodale
che, utilizzando le strutture già esistenti, potenziandole o costruendo la dove sia necessario.

NAFTA (tra Canada, Usa e Messico), l' ASEAN (tra i paesi del Sue Est asiatico) e il MERCOSUR (tra i paesi
dell'America del Sud). Sono tuttora in corso trattative per il TIIP (Transatlantic Trade and Investment
Partnership) tra USA e Unione Europea, mentre nel 2015 è stato siglato il TIP (Trans Pacific Partnership) tra
USA e paesi che si affacciano sull'oceano Pacifico.
Scomposizione verticale del processo produttivo: si verifica quando una grande impresa è proprietaria di
stabilimenti localizzati in diverse parti del mondo collegati tra di loro.
La globalizzazione del commercio ha investito non soltanto la produzione, ma ha influito sui consumi
della popolazione e in parte anche sui suoi stili di vita.
Il polo più importante è rappresentato dall'Europa, seguita dagli Stati Uniti, entrambi - e in particolar modo
quest'ultimo paese con valori di importazione che prevalgono sulle esportazioni.
Situazione del terzo polo, quello dell'Asia orientake che presenta flussi in uscità maggiori di quelli in
entrata. L’area commercialmente più attiva è quella del pacifico.

TURISMO
E’ lo spostamento dal luogo di residenza in altre località per svago o interessi culturali, salute, riposo o
desiderio di conoscere nuovi luoghi ed è sempre esistito.
Con la rivoluzione industriale e il formarsi di una ricca borghese il tursimo ebbe un forte sviluppo.
Si trattava ancora di un turismo d'élite, legato cioè alle classi con alto reddito.
Fu soprattutto nel secondo dopoguerra, a partire dagli anni Cinquanta, che si sviluppò quello che viene
definito turismo di massa che ebbe e continua ad avere notevoli ripercussioni, non soltanto dal punto di
vista economico, ma anche sull'uso del territorio e la trasformazione dei paesaggi.
Tra le attività terziarie, il turismo è quella con il maggior numero di addetti a livello mondiale.
Dal punto di vista geografico i flussi turistici principali sono quelli tra i paesi ricchi, in particolare tra l'Europa
e gli Stati Uniti. Sono in crescita i flussi dai paesi emergenti, in particolare Cina e India, verso l'Europa.
Se da un lato rappresenta forme di reddito per una regione, dall’altra comporta notevoli cambiamenti
paesaggistici.
Oggi il turismo si lega sempre più al viaggio, che consiste nel visitare per proprio piacere un luogo diverso
da quello di residenza abituale. Il viaggio risponde a stimoli diversi, sempre legati all'immagine del paese
che si sceglie di visitare. Particolarmente importante è l’immagine globale, pervasa da caratteri naturali e
culturali, pubblicizzata nel mondo attraverso i media per attirare persone.
In un mondo globalizzato cresce l’interesse per le diversità e specificità dei posti: turismo culturale
Per questo il turista culturalmente motivato si dedica, oltre che alla visita dei monumenti celebri anche alla
visita dei centri minori, ricerca anche altri tipi di manifestazioni culturali che riguardino più propriamente gli
usi, i costumi, tradizioni, piatti tipici ecc.. per un esperienza completa.
Secondi i dati dell'ISTAT infatti, in Italia gli arrivi per turismo culturale in termini percentuali sul totale degli
arrivi, rappresentano: l'80% dei turisti da USA, Spagna e Portogallo; l' 85% dei giapponesi; il 52% degli
svizzeri e dei francesi; il 60% dei turisti dei Paesi Bassi; il 40% dei belgi e lussemburghesi; il 60% degli
scandinavi; il 70% degli indiani.

CITTA’
Le città sono una delle componenti fondamentali del mondo contemporaneo che meglio lo rappresentano.
Sono i luoghi principali dell'interazione sociale, dello scambio, della produzione culturale. Sono i motori
dell'economia globale. Negli ultimi sessant'anni, in particolare, il ritmo con cui sono cresciute le città è
accelerato come mai nella storia e oggi più della metà dei cittadini del mondo vivono in un' area urbana.
Ogni città svolge a suo modo la funzione di località centrale al servizio di un proprio hinterland o area di
gravitazione:
-elevata densità di popolazione
-dimensione demografica importante rispetto alle aree rurali
-complessità di funzioni culturali, sociali, economiche
-centri di potere
-ambienti dinamici e creativi
-connessi con altri luoghi urbani e rurali
-luoghi di contraddizioni e conflitti, opportunità e speranza.
Nel 1938 il sociologo americano Louis Wirth definì la città in termini di dimensioni, densità e varietà
Con l'industrializzazione, la città nucleari si sono dilatate nella campagna circostante, fino a comprendere
le municipalità vicino, diventando sistemi territoriali di vario tipo, multicentrici: città estesa.
La città vecchia corrisponde al cuore della città estesa, detta città centrale nella sua parte più storica (che
ospita uffici amministrativi e di direzione generali, teatri, musei, e servizi)
In periferia poi ci sono spazi industriali, commerciali e aree residenziali.
Le città estese prendono nomi diversi.
Se l'espansione stata continua e a macchia d' olio si parla di agglomerato urbano.
Più agglomerati urbani formano una conurbazione.
L’automabile ha favorito un’espansione urbana non compatta e continua molto vasta: i sistemi territorali
urbani che possono essere aree urbane o aree metropolatine..
Megalopoli più aree urbane interconesse BO-WASH
Città nucleari: addensamenti urbani i cui confini coincidono con quelli municipali
Città estesa: sistemi territoriali di vario tipo formati da più municipalità vicine
Agglomerati urbani: zona urbanizzata dovuta all’espansione di un centro urbano
Conurbazione: espansione di più agglomerati urbani
Aree metropolitane: più agglomerati cicini separati da spazi non urbanizzati
Megalopoli: insieme di aree urbane e metropolitane collegate

Le città intrattengono con l'esterno scambi di materia, energia, popolazione, beni e servizi, informazionni In
quanto collegate tra loro da analoghe interazioni, esse formano delle reti.
Ciò significa che i beni e i servizi prodotti da una città sono destinati anche al territorio circostante, che è
servito daJla città e che si serve di essa. detto area di gravitazione urbana; (2) ad altre città e ad altri
territori dispersi il mondo.
Nelle regioni industrializzate europee, dell'America settentrionale e dell'Asia orientale, vi sono invece reti
urbane con maglie molto fitte e con flussi molto intensi. Nei paesi più economicamente sviluppati si sono
formati regionali di grandi dimensioni che si struttura attorno una città-rete, i cui nodi, strettamente
interconessi, funzionano nel suo insieme come se fossero un’unica grande metropoli.
Città rete: randstad holland.
Il termine urbanizzazione viene usato in due significati diversi.
Può indicare il processo che porta imprese e popolazione a concentrarsi nelle aree urbane, oppure, più in
generale, l'estendersi a sempre più vasti territori delle caratteristiche e dei modi di vita delle città
Quando si parla del grado di urbanizzazione di una regione o di un paese, ci si riferisce alla percentuale
della popolazione residente nelle città, o popolazione urbana.

Il tasso di crescita urbana si riferisce all’incremento della popolazione urbana.


Nel mondo la percentuale di persone che vive in città è aumentata enormemente nell'ultimo secolo,
passando dal 13% del 1900 al 29% del 1950, fino a superare il 50% nel 2010, mentre si stima che nel 2050
circa il 70% della popolazione mondiale vivrà in città.
In linea di massima, i paesi sviluppati hanno un grado di urbanizzazione più elevato rispetto ai paesi meno
economicamente sviluppati.

Dalla semplice contro-urbanizzazione nella fase post-fordista, privilegiava i centri minori dove la vità era
meno costosa, si passò così alla disurbanizzazione, un fenomeno che colpì soprattutto i comuni centrali
delle grandi agglomerazioni urbane, ma sovente anche le agglomerazioni nel loro complesso.
Tradizionalmente il termine urbano sta a indicare gli spazi limitati in cui la popolazione si concentra, mentre
il termine rurale viene riferito a tutti gli spazi abitanti che hanno una bassa densità abitativa.
Una processo determinante nel trasformare i paesaggi rurali, caratteristico dei paesi ad economia avanzata
è quello della dispersione edilizia.

Esso si verifica quando il tasso di consumo di suolo dovuto all' espansione dell'area urbanizzata - per scopi
residenziali, commerciali o industriali - supera quello della crescita della popolazione. Si forma allora un
tipo di-urbanizzazione dispersa, detto città diffusa, caratterizato da una bassa densità di popolazione e
dalla presenza di capannoni, allineamenti commerciali, villette unifamiliari.
La città diffusa soddisfa certe esigenze ma ne scarica i costi sulla collettività in vari modi. Sottrae le risorse
suolo all’agricoltura e richiede ingenti investimenti nelle reti elettriche, telefoniche, idriche e fognarie che
seguono la dispersione urbana.
Lo studio delle caratteristiche dei siti urbani nela storia ha portato gli studiosi ad individuare due
circostanze necessarie per la nascita di una città: lo sviluppo di un sistema agricolo tale da consentire la
produzione e la conservazione di un surplus alimentare, un sistema di scambi commerciali tra regioni
diverse e un'organizzazione sociale dominata da un'elite religiosa, politica e militare.
I paesi più sviluppati tendono ad avere gradi di urbanizzazione superiori, ma tassi di crescita urbana più
bassi.
Per funzionre una città si intende un'attività (come il governo, l'amministrazione pubblica, il commercio,
l'inustria, la ricerca, l'istruzione ecc.) che risponde sia a esigenze interne della città, sia soprattutto esterne
ad essa.
Il raggio d’azione di tali funzioni può avere diversa ampiezza territori ale: micro-meso-macro regionali
(cultura, religione, ricerca, mass media, governo, amm pubblica, difesa, servizi finanziari, industrie).
L’importanza di una città si può dunque desumere dalle sue funzioni, queste ultime misurabili in base
allo raggio d’azione, e il loro impatto su vita sociale e territoriale.
Ci sono le città commerciali per i grandi centri di commercio e finanza come milano, francoforte, new york.
Le città-capitali dedicate alle funzioni di governo, le città fortezze, le città sacre, città minerarie, della pesca,
città industriali, universitarie, d’arte, di turismo.

Il raggio d'azione di un centro abitato dipende dalla portata delle funzioni che essa svolge, cioè dal suo
ruolo di località centrale.
La relazione tra una località centrale e la propria area di gravitazione è molto importante in quanto
dimostra l’esistenza di una gerarchia delle località centrali, che a sua volta ne determina la distribuzione.
Gerarchia urbana: suddivisione delle località centrali in livelli in base al raggio delle funzioni centrali.
La portata è la distanza massima che un consumatore è disposto a percorrere per fruire di un bene o un
servizio.
Se la portata stabilisce la dimensione di un’area di mercato, la soglia contribuisce invece a spiegare quali
beni e quali servizi sia probabile reperire al suo interno.
La gerarchia di città si fonda su una graduatori delle località centrali, al cui vertice abbiamo le città
globali. 1: londra e parigi, 2: roma, milano, amsterdam 3: lione, torino, napoli ecc..
Per capire i processi di crescita e decrescita urbana, occorre pensare le attività economiche come motori
della crescita.
A tal scopo esse vanno distinte in due gran di categorie: le attività locali e le attività esportatrici.
Le prime sono quelle il cui raggio d'azione non va oltre l'immediato intorno territoriale della città e
consistono nella produzione di beni e servizi che vengono «consumati» localmente e che assicurano la
sussistenza della città. Ma per produrre i beni e servizi che la città consuma al suo interno, essa deve
procurarsi altri beni e servizi dall'esterno, e li deve scambiare con prodotti valore almeno pari a quelli che
importa.
Le fluttuazioni della popolazione urbana dipendono dal fatto che nel lungo periodo ogni attività di base,
motrice dello sviluppo urbano, prima cresce e poi decresce per essere sostituita, almeno in parte, da altre.
Per esempio l'industria tessile e quella siderurgica sono state sostituite prima dalle industrie meccaniche e
chimiche e poi queste alle produzioni elettrotecniche e dei mezzi di trasporto, sostituite a loro volta come
trainanti dall'elettronica, dalle biotecnologie e dall'aerospaziale.
Le città globali sono città di grandi dimensioni, ma non necessariamente di mega-città, che sono diventate
centri o nodi di comando, in grado di influenzare in maniera determinante (flussi di informazioni, beni,
capitali in tutto il mondo)

Ne consegue che le città globali sono anche luoghi emblematici del conflitto sociale e delle grandi
manifestazioni di massa in cui esso si esprime.

La morfologia urbana cioè la forma fisica della città rivelata dalla sua planimetria
Negli agglomerati tradizionali si individuano i due grandi tipi morfolggici già ricordati a proposito della
geometria delle reti viarie: piante a scacchiera (o a griglia) e radiocentriche, a cui se ne aggiunge la città
lineare. È difficile che una città presenti una morfologia omogenea e volumetrie rispecchiano le densità
della popolazione e delle attività economiche che a loro volta sono regolate dal mercato del suolo e quindi
dai valori di centralità

Tra i principali processi che influenzano la struttura di una città ci sono la centralizzazione e la
decentralizzazione e l’agglomerazione.
la centralizzazione: quelle forze che portano la popolazione e l’attività economiche a concentrars nei
quartii nei quartieri più centrali, mentre quello di decentralizzazione si riferisce al fenomeno opposto,
tenedenza degli abitanti a spostarsi verso la periferia.
L’agglomerazione in un’area di determinate attività incide sulla struttura sia delle aree centrali che di quelle
periferiche.
Anche in aree suburbane e nella città diffusa si possono avere agglomerazioni di certe attività di ufficio,
ospedaliere, commerciali, ricreative ecc. che diventano centri di attrazione e conferiscono alla città una
struttura policentrica, detta anche multipolare.
Le città sono spesso caratterizzate anche da una zonizzazione funzionale, in base all’uso dei terreni
riconducibile a 3 categorie: residenziale, quella del commercio e dei servizi e quella industriale riferendoci
alle quali possiamo identificare e comprendere i modelli di distribuzione e le forze che li influenzano.
Il valore dei terreni è una delle forza economiche che più incide sull’uso del suolo.
Una delle principali espressioni della forza delle istituzioni nel determinare direttamente gli usi del suolo
urbano è la zonizzazione, attraverso la quale l' amministrazione cittadina per limitare l'insediamento di
alcune attività -come fabbriche o magazzini - in alcune zone specifiche della città.

All'interno della città dei paesi economicamente avanzati gli abitanti e le diverse attività economiche non si
distribuicono in modo casuale, ma secondo una geografia legata a fattori soprattutto economici e, per
quanto riguarda la popolazione, socio-culturali.
Nei centri si localizzano i servizi di rango elevato, le industrie per gli elevati costi e per motivi ambientali
tendono a localizzarsi nelle periferie, la popolazione si localizza a seconda del reddito.
Nel J925 il sociologo Burgess, tra i principali esponenti della celebre Scuola di Chicago, ha sviluppato il
modello delle zone concentriche, uno dei primi a descrivere la struttura spaziale delle città.
Alla base sta la teoria ecologica della crescita urbana, i gruppi che vivono in città competono per il territorio
e le risorse come avviene in natura. Quindi si assiste ad una separazione tra gruppi socali nel territorio.
Poi cè la successione, ovvero la mobilità sociale, immigrazione e cambnimento dei terreni e del loro valore.

Il modello dei nuclei multipli come interpretazione delle città nord-americane, non c’è un solo centro ma
molteplici nuclei centrali.
In europa, molte città sono ancora evidenti tracce della loro conformazione,medievale, come ad esempio i
resti delle antiche mura, che circondano·un nucleo centrale sempre caratterizzato da una chiesa, piazza
mercato e densità di edifici e strade disposte in un reticolo irregolare.
Le città nord-americane si distinguono da quelle europee, si caratterizzano per la rapidità dello sviluppo:
nate spesso come città pioniere, hanno avuto una rapida evoluzione, rinnovandosi costantemente;
pochissime conservano edifici del passato paragonabili ai centri storici europei.
Gli schemi di costruzione sia delle piante urbane sia degli edifici seguono nelle aree centrali il principio della
massima utilità dello spazio.
Dopo la caduta dei regimi comunisti, le città dei paesi dell'Europa dell'Est e dell'ex Unione Sovietica hanno
subito grandi trasformazioni, in gran parte legate ai processi di globalizzazione.

La differenza fondamentale tra le città del Nord del mondo e quelle del Sud del mondo è data dal fatto che
le prime hanno attirato e attirano la popolazione perché offrono possibilità di lavoro (un tempo
nell'industria, ora sempre di più nel terziario), mentre le seconde non offrono tali possibilità se non a un
numero limitato di persone. Nei paesi del Sud del mondo infatti si migra in città per fuggire alla miseria
delle campagne o comunque nella speranza di migliorare le proprie condizioni di vita.
Le tipologie dei grandi centri urbani del Sud segue aspetti comuni:
-forte crescita della popolazione, struttura urbanistica disordinata, grandi agglomerati abitati in periferia
da persone povere, forte diseguaglianza sociale.
Dalle favelas, slums in africa, alle gated community zone sorvegliati per ricchi.

Molte città definite islamiche hanno parecchi elementi in comune con le città medievali europee: un centro
religioso, piazze mercato, quartieri residenzaili, reticolo strdale irregolare, ma sono islamiche perché la
religione influenza molti aspetti della vita sociali e di conseguenza anche i luoghi, agli edfici ecc..

La popolazione urbana si divide in tre categorie principali.


La prima è quella dei residenti, mentre le altre due comprendono quanti «usano» la città senza risiedervi
stabilmente, i city users. Una è quella dei lavoratori pendolari, provenienti dalle aree peri-urbane, che ogni
giorno si recano al loro posto di lavoro. L'altra è la categoria degli utenti di servizi, costituita da quanti si
recano in città per acquisti, per partecipare ad attività di tipo culturale.
Un'ultima categoria, meno numerosa, ma di vitale imporanza, è quella di quanti si recano saltuariamente
nelle città per affari. In molte città esiste poi una popolazione notturna temporanea (non residenziale)
rappresentata dai turisti.
La composizone socio-demografica delle città è varia, al nord ci sono più imprenditori, liberi professionisti e
gente qualificata, mentre nel sud del mondo è opposto.
Le aree di degrado dei quartieri centrali risanate e recuperate porta porta ad un aumento dei prezzi e
quindi una sorta di ricolonizzazione dei centri storici da parte delle classi più ricche, con prevalenza di single
o di coppie senza figli.
Questo fenomeno ha preso il nome di gentrification. I suoi effetti sono controversi: c'è chi la ritiene utile
per mantenere elevato il valore delle proprietà immobiliari delle aree centrali delle città, mentre c'è chi
vede in essa un semplice strumento di sfruttamento economico della povertà urbana.

I quartieri di baraccopoli (slums), ammassi di abitazioni precarie, auto-costruite, in origine privi di strade,
fognature, acqua potabile, elettricità e servizi.
La geografia delle città dipende quindi anche da questo insieme di azioni che possiamo chiamare politiche
urbane. Esse fanno parte della politica in generale, perciò la geografia delle politiche urbane dei vari paesi,
fatte perlopiù da privati in realtà.
Urbanistica, intesa come regolazione dello sviluppo spaziale e fisico delle città, nasce in questo periodo
ispirandosi a due diversi orientamenti politici: quello riformista umanitario che vuole garantire condizioni
abitative decenti ai meno abbienti e quello igienico-sanitario.
Lo strumento principale per l'attuazione di tali scopi è la pianificazione strategica. Essa ha trovato un vasto
campo di applicazione alle città, a partire dal piano strategico di S. Francisco del 1984, a cui seguì quello di
Barcellona nel 1990 e poi quelli di molte città europee medio-grandi come Lione, Glasgow, Stoccarda,
Torino, Stoccolma ecc. In altra direzione vanno i progetti di rigenerazione urbana che consistono in azioni e
interventi che hanno per oggetto parti della città caratterizzate da situazioni di degrado fisico e sociale, allo
scopo di migliorare le condizioni degli edifici e del contesto urbano, talvolta a vantaggio dei vecchi abitanti
o talvolta sostituendoli con nuovi residenti

Smart city si riferisce a città che mirano a realizzare, grazie all'impiego di tecnologie avanzate nel campo
della comunicazione digitale (ICT), una serie di obiettivi di sostenibilità ambientale, sociale ed economica
tra loro connessi in modo da migliorare l'efficienza e la qualità della vita.
A partire dal 2012 l'Unione europea ha varato il progetto Eu Smart City per stimolare le città e le regioni ad
impegnarsi per il miglioramento dell'ambiente cittadino.
Per questo scopo ha deciso di investire 12 miliardi di euro in un arco di tempo che si estende fino al 2020,
per finanziare i progetti smart.

Il sito è il luogo in cui sorge il centro urbano con caratteristiche fisiche e storiche.
Il paessaggio urbano è formato quindi da elementi naturali e artificiali delle città.
Le caratteristiche del sito contribuiscono a formare il paesaggio urbano assieme ai vari componenti della
città opera dell'uomo, abitazioni, vie e mezzi di comunica zione, infrastrutture ecc., e ai cittadini stessi.
Nel paesaggio urbano sovente singoli edifici o complessi architettonici diventano tratti distintivi e simboli
delle diverse città, come la Torre Eiffel a Parigi, i grattacieli di Manhattan e ora, quelli di città come Dubai.
Il paesaggio urbano è caratterizzato da una concentrazione di beni culturali di regola molto superiore a
quella riscontrabile negli spazi rurali.

La città può essere considerata come un ecosistema molto paricolare, un ecosistema urbano. Per realizzarsi
e riprodursi ha bisogno di continui scambi di materia ed energia con l'ambiente naturale terrestre.
L'impronta ecologica urbana. Essa è un «termometro ambientale» che ci dice quante risorse naturali
(campi coltivati, pascoli, foreste, acqua, minerali ecc.) ogni città richiede per i suoi consumi e per assorbire i
rifiuti che produce. Ridurre l’impronta con: ridurre i consumi di energia, traffico, riciclo.

Geo politica: branca della geografia che studia le relazioni di potere nello spazio geografico, con particolare
riguardo agli enti istituzionali che esercitano un controllo su territori, popolazioni e risorse
Potere: relazione di dominio di soggetti individuali o collettivi, pu.bblici o privati su altri soggetti
Sovranità: autorità completa ed escluiva di uno stato sui suoi cittadini ed affari interni

Nella geografia politica sono basilari i concetti di territorialità e di sovranità.


Dei rapporti di territorialità: il territorio come uno spazio di interazioni di due tipi: quelle rivolte a escludere
gli altri dall'occupazione e dall'uso del nostro territorio (territorialità negativa o passiva) e quelle rivolte a
competere e cooperare per il miglior uso di esso (territorialità positiva o attiva).
Sovranità: quando il gruppo umano è in grado di esercitare, anche con la forza, la completa ed esclusiva
sovranità sul suo territorio, sulla sua popolazione e sulle relative risorse. In base ai principi del diritto
internazionale che si sono affermati in Europa in seguito alla Pace di Westfalia (1648) universalmente
riconosciuti, per cui gli unici che possono esercitarli sono gli STATI.
Definizione vera sul piano formale perché gli stati più forti influenzano quelli più deboli:
Stati Uniti esercitano un certo controllo su alcuni Stati dell'America centrale, la Cina tende a esercitarlo su
Mianmar (Birmania) e Vietnam, la Russia sugli Stati caucasici ed ora anche la Germania sugli altri stati
dell'Unione Europea
Poi ci sono le organizzazioni sovra-nazionali possano intervenire a limitare la sovranità di quegli Stati che
violano gravemente i diritti umani o che minacciano gli interessi generali dell'organizzazione.
STATO esiste se presenta le seguenti caratteristiche:
-possiede e controlla un territorio delimitato da confini definiti e riconosciuti dagli altri Stati;
-sul suo territorio risiede stabilmente una popolazione che si riconosce nelle leggi e nel governo dello Stato;
-la sua esistenza viene riconosciuta dagli altri Stati;
-ha un governo che si occupa degli affari interni e delle relazioni internazionali.

«nazione» si riferisce ad un popolo, mentre «stato» a un'entità politica giuridicamente riconosciuta


Di conseguenza, il nazionalismo è l'espressione dell'orgoglio di appartenenza e della lealtà nei confronti di
una nazione, mentre il patriottismo rappresenta l'amore e la devozione verso il proprio Stato.
La maggior parte degli Stati del mondo sono Stati multinazionali, al cui interno cioè vive una popolazione
appartenente a due o più nazioni, come in Europa la Svizzera, il Belgio, il Regno Unito, la Spagna, l'Italia e
negli altri continenti Brasile, Canada, Cina, Indonesia, Messico, Nigeria, Sudan.
Si parla invece di Stato-nazione quando i confini dell'entità statale coincidono con quelli del territorio che si
identifica in una nazione, il cui popolo condivide un senso di unità politica. Islanda e Jap abitati solo da
nativi quasi.

L'imperialismo e il colonialismo sono processi legati l'uno all'altro (ma non sono la stessa cosa), che hanno
contribuito alla nascita di molti degli Stati multinazionali oggi esistenti, soprattutto a causa dell'incontro
forzato tra gruppi nazionali diversi, il cui territorio venne conquistato dalle potenze coloniali.
Molti Stati hanno usato l'imperialismo e il colonialismo come strategie di espansione durante l’eta
moderna.
Dopo la seconda guerra mondiale, i popoli della maggior parte delle colonie si sollevarono e lottarono per
ottenere l'indipendenza e l'autodeterminazione, ovvero la possibilità di scegliere autonomamente il proprio
status politico.

Ogni Stato è costituito da un territorio ben definito, i cui limiti sono rappresentati da almeno un confine.
i confini degli Stati che si affacciano sul mare non coincidono con la linea di costa, bensì vengono tracciati
al largo, per dividere le acque territoriali di uno Stato, considerate a tutti gli effetti parte del suo territorio,
da quelle internazionali
Negli ultimi decenni molti Stati costieri o insulari hanno rivendicato il proprio diritto esclusivo di sfruttare le
risorse marine di fronte alle proprie coste, spingendo per la creazione di Zone Economiche Esclusive (ZEE).

Forza centripeta: ciò che contribuisce a rafforzare il sentimento unitario della popolazione di uno stato
Forza centrifuga: ciò che contribuisce a indebolire il sentimento unitario della popolazione di uno stato
Il separatismo, ovvero il desiderio di una nazione di staccarsi dallo Stato al quale appartiene, seguendo il
proprio senso di identità e di diversità dagli altri gruppi che popolano lo stesso Stato.
Nei sistemi federali, lo Stato delega parte del proprio potere alle entità politico-amministrative di scala sub-
nazionale. Esse hanno organi elettivi che possono darsi proprie leggi.
l principio di sussidiarietà, secondo cui se un ente sotto-ordinato (per es. un comune) è in grado di svolgere
certe funzioni, l'ente sovra-ordinato (per es. la regione) deve lasciargli questi compiti.

Anche se il separatismo è una forza potenzialmente destabilizzante, i suoi effetti sono in un certo senso
contrastati dalla diffusione dell'internazionalismo, lo sviluppo di strette relazioni politiche ed economiche
tra stati, il cui esempio più chiaro è rappresentato dalle sempre più numerose istituzioni politiche
sovranazionali. Un'organizzazione (o istituzione) sovranazionale consiste nell'unione di più Stati che
decidono di lavorare insieme per raggiungere specifici obiettivi economici, militari, culturali o politici.
I benefici dell'appartenenza ad un'organizzazione sovranazionale variano a seconda dei suoi scopi, ma
spesso includono un aumento della sicurezza politica o il miglioramento delle opportunità commerciali.
Fare parte di un'istituzione di questo tipo, però, ha anche dei costi, il principale dei quali è rappresentato
dalla perdita di una parte della propria sovranità, conseguenza di una tensione irrisolvibile tra
l'internazionalismo e il concetto di sovranità statale.

L'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) fu istituita nel 1945, con lo scopo di promuovere la pace nel
mondo.
L'Assemblea Generale, invece, composta da tutti gli Stati membri dell'ONU, ne controlla gli aspetti
economici e supervisiona le attività di tutte le altre branche dell' organizzazione.
l lavoro quotidiano di mantenimento della pace e della sicurezza internazionali, però, è appannaggio del
Consiglio di Sicurezza, che, a seconda dei casi, può proporre delle sanzioni contro un paese o ordinare
l'invio di truppe di peacekeeping in un'area calda del mondo.

Unione Europea (UE) si sviluppa a scala regionale, con l'obiettivo di favorire la cooperazione economica e la
coesione territoriale e sociale tra i paesi dell'Europa. I passi storici:
- istituzione, nel 1944, del Benelux, l'unione doganale tra tre piccoli Stati europei, Belgio, Paesi Bassi e
Lussemburgo
-l'attuazione del Piano Marshall, dopo la seconda guerra mondiale, che stimolò la ricostruzione dell'Europa
e incoraggiò la cooperazione regionale.
-l'istituzione della CECA (Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio), poi la stipula del trattato di Roma
della CEE per rafforzare la coesione economica, sostiuito poi dal trattato di fusione che gettò le basi per la
cooperazione politica, diventano comunità europea.
Poi con il trattato di Maastricht si fondò l’unione 28 paesi oggi.
Le competenze dell'UE si sono estese a vari campi, sostituendosi in parte a quelle degli stati membri,
attraverso una serie di trattati e di atti istitutivi.
Commissione europea, consiglio e parlamento europeo, corte dei conti, banca centrale, agenzia europea per
l’ambiente, per sicurezza e salute sul lavoro, alimentazione, per la difesa.

Il rescaling mostra come il ruolo svolto dalle aggregazioni territoriali alle diverse scale, pur avendo queste
una notevole stabilità, possa mutare nel tempo.
Ad esempio in Europa fin verso il 2010 si è assistito a un indebolimento dei poteri alla scala comunale e
statale, a cui ha corrisposto un loro rafforzamento alla scala, sovracomunale, regionale e sovrastatale.
Gli ultimi anni segnano un' inversione di tendenza.

Geopolitica: studio delle relazioni tra attori politici che si contendono il possesso o il controllo di un
territorio.

La geopolitica tradizionale si è occupata di studiare i vari modi in cui gli Stati acquisiscono il proprio potere
territoriale, le relazioni spaziali tra i diversi Stati e le loro strategie di politica estera.
Affonda le sue radici nel geografo tedesco Ratzel, secondo cui, gli Stati per sopravvivere hanno bisogno di
sostentamento, le risorse, e di uno spazio sufficiente per crescere, che il geografo tedesco chiama
Lebensraum, ovvero spazio vitale.

Il geografo e parlamentare britannico Halford Mackinder sviluppò una teoria geopolitica, chiamata dello
Heartland (cuore della Terra), che metteva in relazione la stabilità geopolitica con il mantenimento di un
equilibrio di potere tra i diversi Stati, la cui rottura avrebbe potuto portare al predominio, su scala
mondiale, di uno o più Stati.

Douhet 1869-1930) che già nel 1921, in un'opera intitolata Il dominio dell'aria, aveva sostenuto che «chi
comanda l'aria comanda anche la terra». In altre parole è l'entità delle forze aeree e missilistiche, unite al
potenziale di satelliti artificiali che assicura oggi il controllo militare dei continenti e degli oceani.

La presenza del potere centrale nel paesaggio è particolarmente importante per il processo di costruzione
dello Stato in quanto, ad esempio, collegando le diverse parti di un paese attraverso le infrastrutture ne
aiuta la coesione e rafforza l'importanza e l'autorità del governo statale.

I confini stabiliscono i limiti della giurisdizione di uno Stato e di conseguenza della sua autorità politica sul
territorio. In alcuni casi la demarcazione fisica di un confine può dare vita a un paesaggio della sicurezza,
creato per proteggere il territorio, la popolazione, le strutture e le infrastrutture da interventi esterni.

Un altro importante aspetto dell'impatto della politica sul paesaggio è quello legato alla presenza di simboli
carichi di significati politici, definiti elementi di iconografia politica, come ad esempio bandiere, statue o
immagini di leader politici o militari, inni nazionali.

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