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LA NATURA IN

LEOPARDI E IN
PASCOLI
candidata Patrizia Scartabelli

Concorso 2016
Prova Orale
La classe e il contesto di riferimento
TERZA CLASSE DELLA SCUOLA
SECONDARIA DI PRIMO GRADO
Situazione eterogenea
Presenza di alunni con DSA

AULA
Dotata di LIM e
computer

CONTESTO TERRITORIALE
Scuola di nuova costruzione, grande e
luminosa, in un piccolo centro abitato con
forti legami con il territorio (concorso
«scrittori in erba», festa dell’olio e del
farro ecc.)
Obiettivi
CONOSCENZE
• il concetto di natura in generale
• il concetto di natura in Leopardi e Pascoli
• il concetto di parafrasi
• le principali caratteristiche della poetica dei due autori
• nozioni basilari di metrica (concetto di verso, di endecasillabo, di settenario ecc.)

ABILITÁ E COMPETENZE
• saper cogliere i diversi aspetti della natura rappresentata nelle opere dei due autori
• confrontare i contenuti dei testi presentati
• istituire legami e confronti con il linguaggio dell’immaginario
• esprimere giudizi personali sulla tematica della natura
• leggere, ascoltare e comprendere testi di vario tipo (narrativi, poetici)
• usare la comunicazione orale per comunicare con gli altri
• saper individuare le caratteristiche del testo poetico
• saper lavorare in gruppo rispettando i ruoli assegnati
• saper collegare i concetti appresi alla propria esperienza personale
• utilizzare e produrre testi multimediali

RIFERIMENTO A COMPETENZE CHIAVE EUROPEE


• comunicazione nella madrelingua
• competenza digitale
• imparare ad imparare
• consapevolezza ed espressione culturale
• competenze sociali e civiche
Attività 1
Brainstorming sul concetto di NATURA – 15 minuti
Cos’è per voi la natura?
Attività 2
Attività di gruppo – 15 + 15 minuti
Ogni gruppo prepara una breve biografia degli autori e la presenta in
plenum

1798 - 1837 1855-1912


Leopardi e Pascoli a confronto
Attività 3 – 1 ora
Giacomo Leopardi L’infinito
Sempre caro mi fu quest’ermo colle, Sempre cari mi furono questo colle solitario
(ermo) (il monte Tabor vicino a Recanati) e questa
e questa siepe, che da tanta parte
siepe che nasconde alla mia vista gran parte del
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude. lontano orizzonte.
Ma sedendo e mirando, interminati Ma stando seduto e osservando, immagino nella
mia mente spazi sconfinati al di là si quella siepe,
spazi di là da quella, e sovrumani silenzi che superano le facoltà umane (sovrumani)
silenzi, e profondissima quiete e una profondissima calma, tanto che per poco il
cuore non si spaventa (spaura).
io nel pensier mi fingo, ove per poco E non appena sento frusciare il vento tra le foglie
al cor non si spaura. E come il vento di questi alberi, io paragono quel silenzio infinito
a questa voce (il suono del vento): e mi viene in
odo stormir tra queste piante, io quello mente l’eternità e il tempo passato (le stagioni
infinito silenzio a questa voce morte) e quello presente che pulsa di vita e di cui
avverto i suoni.
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
Così in questa immensità si smarrisce, si perde il
e le morte stagioni, e la presente mio pensiero e provo una grandissima dolcezza
perdermi in questo mare.
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
parafrasi
e il naufragar m’è dolce in questo mare.
L’infinito dal film «Il giovane Favoloso»
Giacomo Leopardi L’infinito
È uno degli idilli e fu composto a Recanati nel 1819. Il mondo
naturale di fronte al poeta diventa lo spunto per una riflessione sul
passato e sul presente dell’uomo: di fronte a lui una siepe impedisce
allo sguardo di spaziare sull’orizzonte. È proprio questo ostacolo a
suscitare nella sua mente l’immagine di uno spazio illimitato e di un
silenzio sovrumano. C’è un senso di smarrimento e di timore nel
cuore del poeta che lo porta a confrontare passato e presente e infine
a immaginare l’eternità. In questa assoluta assenza di limiti l’io si
perde e si fonde con l’eternità
Friedrich, Il viandante sul mare di nebbia, 1818
Attività 4 – 1 ora
Giovanni Pascoli - Nebbia
Nascondi le cose lontane, Nascondi le cose lontane
tu nebbia impalpabile e scialba, Che vogliono ch'ami e che vada!
tu fumo che ancora rampolli, Ch'io veda là solo quel bianco
su l'alba, di strada,
da' lampi notturni e da' crolli, che un giorno ho da fare tra stanco
d'aeree frane! don don di campane...
Nascondi le cose lontane, Nascondi le cose lontane,
nascondimi quello ch'è morto! nascondile, involale al volo
Ch'io veda soltanto la siepe del cuore! Ch'io veda il cipresso
dell'orto, là, solo,
la mura ch'ha piene le crepe qui, quest'orto, cui presso
di valerïane. sonnecchia il mio cane.
Nascondi le cose lontane: lavoro di gruppo:
le cose son ebbre di pianto! fare la parafrasi
Ch'io veda i due peschi, i due meli, aiutandosi con le note fornite
soltanto, dall’insegnante o dal testo e con l’USO DEL
che danno i soavi lor mieli DIZIONARIO
pel nero mio pane. una strofa per ogni gruppo poi si mettono
insieme i pezzi e vediamo cosa viene fuori!
Lessico e note Comprensione
 rampolli: scaturisci, esci
 scialba: pallida
 su l’alba: sul far dell’alba
La nebbia lascia vedere solo ciò
 d’aeree frane: di frane misteriosamente prodottesi nel
che è vicino e il poeta la invoca a
cielo (i tuoni durante il temporale) nascondere non solo gli oggetti
 la mura: il muro di cinta lontani, ma i suoi ricordi, il suo
 valerïane: piante medicinali con potere sedativo passato. Solo il presente, nella
(dieresi)
 ebbre: ubriache, cariche
pace che ha conquistato, può
 i soavi lor mieli: i loro frutti per le dolci marmellate (le
dargli l’attesa serena della morte:
piccole cose domestiche che danno gioia) solo nel piccolo spazio che la siepe
 nero: rustico, fatto di farina con la crusca, oggi si racchiude, nel suo orto, accanto
direbbe integrale (vita dolorosa del poeta)
al suo cane che sonnecchia, egli
 ch’ami e che vada: che le ricordi e ritorni al mio dolore
d’un tempo può frenare l’assalto delle cose
 quel bianco di strada: quella strada bianca tristi a cui ancora vorrebbe
 un giorno: il giorno in cui morirò. La strada è quella ritornare il suo ricordo
che conduce al cimitero.
 involale … cuore: rubale, toglile al cuore, che con il
desiderio vola verso di esse
 cipresso: albero che adorna i cimiteri, qui simbolo di
morte
La natura
Per Leopardi Per Pascoli
La siepe è un ostacolo La siepe e la nebbia
perché impedisce allo rappresentano un rifugio,
sguardo di spaziare verso una protezione dal mondo
l’orizzonte ma al tempo esterno violento e ostile.
stesso stimolo per attivare
l’immaginazione. La nebbia nasconde le
Rappresenta il confine della cose e risponde al
realtà che il nostro bisogno desiderio del poeta, più
di infinito ci porta a volte espresso, di non
superare con vedere.
l’immaginazione.
Le emozioni della natura
Giovanni Pascoli - Lavandare
Nel campo mezzo grigio e mezzo nero A
resta un aratro senza buoi che pare B
dimenticato, tra il vapor leggero. A

E cadenzato dalla gora viene C


lo sciabordare delle lavandare B
con tonfi spessi e lunghe cantilene: C

Il vento soffia e nevica la frasca, D


e tu non torni ancora al tuo paese! E
quando partisti come son rimasta! D
come l’aratro in mezzo alla maggese. E
V. Van Gogh, L’aratro, 1890

La natura diventa il simbolo dello stato d’animo di triste malinconia del poeta, della
solitudine e del senso di abbandono che egli percepisce come caratteristiche della
vita dell’uomo
Myricae - Tamerici
Il linguaggio
Secondo Leopardi le parole più Nella poesia Lavandare di Pascoli vi è un
poetiche sono quelle che hanno in sé fitto rimando di rime, assonanze, rime
l’idea di vago, di indefinito. interne che evocano rumori e suoni e
 Ricerca nel testo dell’Infinito almeno
stabiliscono corrispondenze con stati
quattro parole che rispondano a
questa caratteristica e trascrivile. d’animo. Prova a definirle compilando la
________________________________ tabella qui sotto.
________________________________
Versi Parole/Rima
La poesia L’Infinito è giocata sul continuo 1 nero /
rimando tra ambiente fisico e paesaggio
2-4
interiore. Ricostruisci il rapporto che vi è
fra questi due elementi sulla base dello
schema seguente. assonanza /
Ambiente fisico Paesaggio interiori 7
La siepe Io nel pensier
8 - 10
il vento Io quello infinito silenzio

rima interna /
Figure retoriche onomatopea

enjambement

chiasmo

sinestesia
anastrofe

rime interne similitudine


Attività 5 – 1 ora
La natura, madre o matrigna?
Pachamama (Inca)

Demetra (Greci) Inanna (Sumeri)


Leopardi – Il giardino di fiori

Entrate in un giardino di piante, d'erbe, di fiori. Sia pur quanto volete ridente. Sia ridente:
nella più mite stagion dell'anno. Voi non potete volger lo sguardo in nessuna verdeggiante
parte che voi non vi troviate del patimento. Tutta quella famiglia di vegetali è in patimento:
stato di sofferenza, qual individuo più, qual meno. Là quella rosa è offesa dal dolore
sole, che gli ha dato la vita; si corruga, langue, appassisce. Là quel giglio è offesa dal sole:
succhiato crudelmente da un'ape, nelle sue parti più sensibili, più vitali. Il dolce ferita dai caldi
mele non si fabbrica dalle industriose, pazienti, buone, virtuose api senza raggi del sole
indicibili tormenti di quelle fibre delicatissime, senza strage spietata di teneri si corruga: si
fiorellini. Quell'albero è infestato da un formicaio, quell'altro da bruchi, da piega su se
mosche, da lumache, da zanzare; questo è ferito nella scorza e cruciato dall'aria o stessa, si
dal sole che penetra nella piaga; quello è offeso nel tronco o nelle radici; raggrinzisce
quell'altro ha più foglie secche; quest'altro è róso, morsicato nei fiori; quello cruciato:
trafitto, punzecchiato nei frutti. Quella pianta ha troppo caldo, questa troppo crucciato,
fresco; troppa luce, troppa ombra; troppo umido troppo secco. L'una patisce tormentato
incomodo e trova ostacolo e ingombro nel crescere, nello stendersi; l'altra non sanità perfetta:
trova dove appoggiarsi, o si affatica e stenta per arrivarvi. In tutto il giardino tu perfetta salute
non trovi una pianticella sola in istato di sanità perfetta.
L’immagine di un giardino fiorito, un luogo che a prima vista appare bello e
pieno di vita e che dovrebbe trasmettere quiete e serenità, viene
completamente rovesciata nella visione pessimistica del poeta. Ogni vegetale
del giardino si trova in uno stato di sofferenza: fiori tormentati dalle api, alberi
infestati dagli insetti, piante che soffrono per il troppo caldo o per il troppo
freddo, per la troppa luce o per la mancanza di essa, per l’eccessiva umidità o
perché l’acqua scarseggia.
Quello che a chiunque poteva apparire come un pezzo di paradiso in terra viene
descritto dal poeta come un piccolo inferno, un luogo terribile e orrido,
attraversato da pene indicibili delle quali il visitatore non si rende conto
Dialogo della natura e di un islandese
https://www.youtube.com/watch?v=onnPG6Psvrk&feature=youtu.be

La natura nemica che mette al mondo le sue creature per perseguitarle.


I climi avversi, le tempeste, i cataclismi, le bestie feroci, le malattie e infine, più terribili
di tutti i mali perché non risparmiano nessuno, la decadenza fisica e la vecchiaia.
Spunto per il difficile rapporto che ancora oggi gli uomini hanno con la
natura. Le continue catastrofi naturali ce lo testimoniano
Riconoscere i tipi di testo
L’infinito
Nebbia
Lavandare
poesia

Il giardino di fiori
(Zibaldone di pensieri) diario personale
dal 1817 al 1832
4526 pagine !!!

Il dialogo della natura


e di un islandese
prosa
(Operette morali)
Attività 6 – 30 minuti

Spunti per discussione in gruppi e poi in plenum


1. Leopardi dice che «in tutto il giardino tu non trovi una pianticella
sola in stato di sanità perfetta». In pratica vuol dire che «non
esiste nel mondo intero un essere vivente che si trovi in un
perfetto stato di benessere». Può essere vero secondo voi? In un
modo o nell’altro soffriamo continuamente? Se fosse così, la vita
che senso avrebbe? Discutine con i compagni.
2. C’è qualche luogo immerso nella natura in cui ti piace
concentrarti su te stesso e pensare? Oppure sei un tipo
estroverso che preferisce stare sempre in compagnia e parlare
con gli amici? Confrontati con i compagni.
3. Quali sensazioni ha provocato in te la lettura di queste poesie?
Esprimile in un breve testo scritto oppure orale.
Verifica – 90 minuti
Dopo aver letto i testi dei due autori proposti nella lezione, gli
studenti dovranno descrivere, in un testo scritto, un aspetto della
natura che suscita in loro particolari emozioni , pensieri o ricordi.

Per gli alunni con Dsa durante le verifiche sono previsti strumenti
informatici, tempi più lunghi e criteri di valutazione che valorizzino
più il contenuto della forma

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