ricchezze e contribuisce alla formazione di una nuova élite e di una nuova oligarchia che detiene nelle proprie mani tutto il potere. Patrizi e plebe agiata costituiscono la nobiltà romana, comprensiva di tutte le famiglie che hanno tra i propri antenati un console, e si afferma il ceto equestre. LA CRISI DELLA REPUBBLICA ROMANA/LE CCONQUISTE DI ROMA TRASFORMANO LA SOCIETÀ
L’influenza della cultura greca rivoluziona
il sistema di valori della cultura tradizionale romana, per questo alcuni romani assumono una posizione di aperta ostilità nei confronti dei costumi ellenici, temendo che questi possano indebolire i valori civici su cui la civiltà di Roma si basa sin dalle sue origini. LA CRISI DELLA REPUBBLICA ROMANA/LE CCONQUISTE DI ROMA TRASFORMANO LA SOCIETÀ
Tra i più accaniti avversari della cultura greca c’è Catone
il Censore, che si pone alla guida del “partito” dei tradizionalisti. Una soluzione efficace si rivela quella ideata dal circolo degli Scipioni, un gruppo sorto intorno alla figura di Scipione Emiliano, che propone una originale sintesi tra i valori romani tradizionali e quelli tipici della cultura greca. LA CRISI DELLA REPUBBLICA ROMANA
TENSIONI ECONOMICHE E SOCIALI
Tra il III e il II secolo a.C. le terre di proprietà dei patrizi
vengono organizzate prevalentemente in due modi:
• in ville, proprietà specializzate nella coltivazione di
prodotti pregiati;
• in latifondi, grandissime estensioni di terreno destinate
alla coltivazione di grano oppure al pascolo. LA CRISI DELLA REPUBBLICA ROMANA/TENSIONI ECONOMICHE E SOCIALI
I piccoli proprietari terrieri devono abbandonare le proprie
terre per lungo tempo per combattere le guerre di conquista. Al loro ritorno però le trovano improduttive e non riescono a fronteggiare la concorrenza delle grandi proprietà. Privi di alternative, questi devono emigrare verso le città. Prende vita così il proletariato urbano, la cui sopravvivenza si basa sulle distribuzioni gratuite di grano. LA CRISI DELLA REPUBBLICA ROMANA/TENSIONI ECONOMICHE E SOCIALI
Sul piano politico si deteriora
l’accordo tra patriziato e plebe mentre cresce il malcontento delle popolazioni italiche, alle quali, nonostante la partecipazione nelle campagne militari di Roma, non è concessa la piena cittadinanza romana. LA CRISI DELLA REPUBBLICA ROMANA/TENSIONI ECONOMICHE E SOCIALI
All’interno del senato si creano due schieramenti:
• gli ottimati, il gruppo più conservatore e restio a ogni
concessione a favore dei ceti più deboli;
• i popolari, consapevoli della necessità di operare delle
riforme per migliorare le condizioni di vita del popolo romano. LA CRISI DELLA REPUBBLICA ROMANA
I TENTATIVI DI RIFORMA SOCIALE DEI GRACCHI
Due esponenti dello schieramento popolare, i fratelli
Tiberio Sempronio Gracco e Gaio Sempronio Gracco, si rendono conto del fatto che il progressivo impoverimento dei piccoli proprietari terreni può mettere in pericolo la solidità della repubblica. LA CRISI DELLA REPUBBLICA ROMANA/I TENTATIVI DI RIFORME SOCIALE DEI GRACCHI
Nel 133 a.C. il maggiore dei due fratelli, Tiberio Gracco,
eletto tribuno della plebe, presenta un progetto di riforma agraria che prevede la ridistribuzione dell’agro pubblico. Questa legge fissa a 500 iugeri l’estensione massima di agro pubblico che un cittadino può possedere in usufrutto.
Usufrutto = godimento di un bene di cui non si detiene però la
piena proprietà LA CRISI DELLA REPUBBLICA ROMANA/I TENTATIVI DI RIFORME SOCIALE DEI GRACCHI
La maggior parte dei senatori si oppone alla riforma di
Tiberio e convince il tribuno Ottavio a imporre il proprio veto, ma Tiberio fa destituire il collega dai comizi. Più tardi Tiberio infrange la legge presentando di nuovo la propria candidatura a tribuno della plebe, ma a questo punto il senato lo accusa di voler costruire un potere personale e organizza dei tumulti durante i quali Tiberio muore. LA CRISI DELLA REPUBBLICA ROMANA/I TENTATIVI DI RIFORME SOCIALE DEI GRACCHI
Nel 213 a.C. Gaio Sempronio Gracco viene eletto tribuno
della plebe ed attua una serie di riforme:
• ripropone il progetto di ridistribuzione delle terre;
• fa approvare la legge frumentaria;
• fonda tre nuove colonie in Africa e in Sicilia;
• permette ai cavalieri di far parte dei tribunali;
• concede la cittadinanza romana alle popolazioni italiche.
LA CRISI DELLA REPUBBLICA ROMANA/I TENTATIVI DI RIFORME SOCIALE DEI GRACCHI
Presto però il senato scredita il tribuno, affermando che
l’estensione della cittadinanza agli italici danneggia la plebe romana, costretta a dividere con loro le elargizioni di grano. Gaio perde quindi l’appoggio degli strati più poveri della popolazione e dei cavalieri. Il senato ne approfitta per dichiararlo nemico pubblico e dopo una serie di tumulti, il tribuno si toglie la vita nel 121 a.C. LA CRISI DELLA REPUBBLICA ROMANA
GAIO MARIO: UN “UOMO NUOVO” AL POTERE
Lo scontro tra ottimati e popolari si riaccende in occasione
della guerra giugurtina, combattuta contro Giugurta, re della Numidia, che si proclama unico re eliminando i cugini e massacrando la popolazione della città di Cirta, dove vivono anche molti italici. LA CRISI DELLA REPUBBLICA ROMANA/GAIO MARIO: UN “UOMO NUOVO” AL POTERE
I cavalieri giudicano inaccettabile questo
comportamento e si scagliano contro il senato che, messo alle strette, nel 112 a.C. dichiara guerra al re di Numidia. Nel 107 a.C. viene eletto console Gaio Mario, membro del ceto equestre appoggiato dai popolari, con il mandato di domare la ribellione di Giugurta. LA CRISI DELLA REPUBBLICA ROMANA/GAIO MARIO: UN “UOMO NUOVO” AL POTERE
Il consolato di Gaio Mario è segnato da una importante
riforma dell’esercito, che prevede: • l’arruolamento volontario anche dei latini e dei nullatenenti, ai quali lo Stato fornisce una paga, armi ed equipaggiamento;
• l’attribuzione ai legionari di un appezzamento di terra da
coltivare al momento del congedo;
• la suddivisione delle legioni in 10 coorti.
LA CRISI DELLA REPUBBLICA ROMANA/GAIO MARIO: UN “UOMO NUOVO” AL POTERE
I popolari mettono in atto alcune riforme, iniziando
dall’assegnazione di alcuni terreni delle provincie ai veterani. Questa legge però incontra l’ostilità degli ottimati e provoca violenti tumulti che il senato reprime militarmente. Mario si trova quindi a guidare l’esercito contro i suoi sostenitori e perde il loro appoggio, per questo nel 98 a.C. decide di ritirarsi dalla scena politica. LA CRISI DELLA REPUBBLICA ROMANA/GAIO MARIO: UN “UOMO NUOVO” AL POTERE
La strada delle riforme viene intrapresa
di nuovo nel 91 a.C. dal tribuno Marco Livio Druso, che riprende tra le altre la riforma per l’estensione della cittadinanza agli italici. Druso trova però l’opposizione del senato e del ceto equestre romano, per questo viene ucciso e la sua legge abolita. LA CRISI DELLA REPUBBLICA ROMANA/GAIO MARIO: UN “UOMO NUOVO” AL POTERE
La morte di Druso scatena la rivolta delle popolazioni
italiche e l’inizio della guerra sociale (91-88 a.C.). Gli italici creano uno Stato federale e organizzano un esercito numeroso e ben addestrato. Roma affida le sue truppe prima all’ormai anziano Mario e poi al generale Lucio Cornelio Silla. La rivolta viene sedata con molta difficoltà e alla fine Roma deve concedere la cittadinanza agli italici. LA CRISI DELLA REPUBBLICA ROMANA
LA GUERRA CIVILE
Mentre in Italia si combatte la guerra sociale, Roma deve
anche fronteggiare i tentativi espansionistici di Mitriade VI, re del Ponto. La nomina di Silla alla guida dell’esercito provoca la dura opposizione di popolari e cavalieri che, volendo affidare l’esercito a un uomo della loro fazione, richiamano in campo Mario. LA CRISI DELLA REPUBBLICA ROMANA/LA GUERRA CIVILE
Silla reagisce con una mossa
inaspettata e, al comando di sei legioni che gli sono rimaste fedeli, marcia in armi verso Roma (88 a.C.), costringendo Mario a fuggire in Africa. Ristabilito il potere degli ottimati, Silla parte verso l’Oriente per sconfiggere Mitriade e domare le rivolte. LA CRISI DELLA REPUBBLICA ROMANA/LA GUERRA CIVILE
Nel frattempo, però, anche i popolari si riorganizzano e
Mario viene rieletto console. Al ritorno di Silla nell’83 a.C. si riaccende lo scontro tra i due schieramenti e scoppia una guerra civile in cui si scontrano:
• la fazione guidata da Silla, appoggiato da Gneo Pompeo
e Marco Licinio Crasso;
• la fazione dei popolari, ormai orfani di Mario.
LA CRISI DELLA REPUBBLICA ROMANA/LA GUERRA CIVILE
Dopo un anno di violenti combattimenti,
la guerra civile si conclude con la vittoria degli ottimati nella battaglia di Porta Collina. Silla si fa nominare dittatore a tempo indeterminato, fa compilare delle liste di proscrizione per eliminare gli avversari e si dedica a riformare le istituzioni romane. LA CRISI DELLA REPUBBLICA ROMANA/LA GUERRA CIVILE
• Il numero di senatori aumenta.
• Il senato riottiene il controllo dei tribunali.
• I consoli non possono essere rieletti.
• Il potere dei tribuni viene limitato.
• Le distribuzioni di grano ai più poveri vengono abolite.
• I tribuni della plebe non possono concorrere a cariche più
importanti come il consolato. LA CRISI DELLA REPUBBLICA ROMANA/LA GUERRA CIVILE
Convinto di aver ristabilito l’ordine a Roma, Silla rinuncia
volontariamente alla dittatura e si ritira a vita privata nel 79 a.C. Muore l’anno dopo, nel 78 a.C.