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1. La rivolta Spagnola
Dopo la morte di Silla, il Senato, il quale grazie al dittatore aveva aumentato il suo potere, non si
dimostrò in grado di risolvere le cristi politiche e sociali che stavano alla base dello Stato romano.
Nel 77 a.C. Emilio Lepido, proconsole della Gallia Narborense, tentò un colpo di stato per
rovesciare la costituzione silliana; quasi contemporaneamente in Spagna, Quinto Sertorio,
partigiano e abile uomo politico d’orientamento antisilliano, si pose a capo della rivolta dei
Lusitani mirando al miglioramento delle proprie condizioni economiche e all’indipendenza da
Roma.
L’anno successivo il Senato, sentendosi minacciato, si rivolse al miglior generale di cui Roma
disponeva, Gneo Pompeo. Nel 72 a.C. Pompeo, giunto in Spagna, debellò la rivolta di Sertorio che
venne ucciso a tradimento.
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Cicerone, venuto a conoscenza dei fatti, accusò Catilina, che, vistosi scoperto, dopo aver
abbandonato Roma, si rifugiò tra le sue truppe stanziatesi a Fiesole. A Roma Cicerone arresto e
giustiziò tutti i congiurati rimasti in città violando, tuttavia, la legge che assegnava la facoltà di
condannare a morte i cittadini romani all’assemblea popolare.
Nei pressi di Pistoia nel 62 a.C. Catilina perse la vita in battaglia e tutti i ribelli vennero annientati.
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Roma, nel frattempo, viveva continuamente gli scontri tra ottimati e popolari. Cesare,
comprendendo il pericolo, convocò di nuovo, nel 56 a.C., a Lucca un nuovo incontro con Pompeo e
Crasso. Dal consiglio uscì che Cesare avrebbe avuto il controllo delle Gallie per altri cinque anni.
Mentre Pompeo e Crasso l’anno successivo si sarebbero canditati alle elezioni del consolato e nel
55 a.C. Pompeo avrebbe ottenuto il controllo della Spagna e Crasso quello della Siria.
9. La dittatura di Cesare
Già Pontefice massimo, e proclamato Dittatore a tempo indeterminato nel 48 a.C., Cesare venne
nominato Dittatore perpetuo cioè Dittatore a vita, ottenendo la potestà tribunizia e la nomina di
imperatore, cioè comandante supremo delle forze militari.
Sia il Senato che le altre istituzioni repubblicane rimasero conservate, ma tuttavia tutti i magistrati e
pure lo stesso Senato dipendevano dal volere del dittatore.
A Cesare furono dedicate statue e monumenti e al mese nel quale era nato fu dato il suo nome Julius
(Luglio).
Nonostante tutta la potenza posseduta, il dittatore non approfittò delle proprie facoltà. Egli
intraprese una politica che tendeva al miglioramento delle condizioni economiche e sociali dello
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Stato romano le quali, fin dall’epoca dei Gracchi, erano state una delle cause della crisi della
Repubblica.
Cesare concesse la cittadinanza romana agli abitanti della Gallia Cisalpina e fondò colonie in tutte
le province nelle quali vi sistemò i propri veterani. Inoltre emanò varie leggi a sostegno
dell’economia e molti provvedimenti a favore delle famiglie numerose. Modificò il calendario,
adottando il sistema egiziano di 365 giorni l’anno, con l’aggiunta di un giorno ogni quattro anni
(l’anno bisestile).
Cesare realizzò anche varie riforme di carattere costituzionale. Il numero dei Senatori fu aumentato
da 600 a 900 immettendo molti nuovi uomini, fra i quali alcuni suoi sostenitori delle province di
Spagna e Gallia. Stabilì che i tribunali fossero composti per metà da esponenti dell’ordine equestre
e ampliò il numero dei pretori, dei questori, e degli edili.