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Un nuovo personaggio: Marco Antonio

 Nel 54 a.C. Marco Antonio divenne uno dei principali luogotenenti del proconsole Gaio Giulio
Cesare impegnato nella difficile conquista della Gallia. Cesare aveva infatti bisogno di uomini del
calibro di Antonio: ufficiali energici e risoluti ma soprattutto abbastanza giovani per affrontare le
situazioni difficili. Antonio tornava dall’Oriente carico di gloria e bottino ma anche con un notevole
bagaglio di esperienza militare, si era esercitato nella pratica della diplomazia e aveva potuto
sviluppare una certa sensibilità per le tecniche militari e per le usanze degli altri popoli.

 Nell’autunno del 53 a.C., Antonio si affidò alla protezione di Cicerone, il grande oratore che in quel
momento viveva una fortunata stagione politica. Cicerone disprezzava Marco Antonio, lo
considerava un gladiatore rozzo, limitato e avido. Ma in fondo gli era riconoscente, perché con il
suo intervento aveva salvato da una brutta fine il fratello Quinto Cicerone, messo alle strette
dall’esercito dei Nervi (popolo della Gallia Belgica che nel 57 a.C. entrò in inimicizia con i Romani).

 Antonio nel 52 a.C. prese parte come legato di Cesare alla rivolta generale dei Galli guidati da
Vercingetoringe, e secondo Cesare si distinse al comando di alcuni settori delle fortificazioni, dove
avrebbe respinto e bloccato nella fortezza di Alesia l’attacco dei Galli insieme a Gaio Trebonio.

 Una volta raggiunto l’età necessaria alla candidatura di questore, con l’aiuto di Cicerone, si candidò
per l’anno 52 a.C. Si trattava della sua prima magistratura importante, che apriva la strada al
conseguimento delle più alte cariche della Repubblica, la pretura e il consolato. Dopo esser
diventato questore, Antonio riuscì a guidare le operazioni di repressioni contro gli Atrebati
(Secondo Tolomeo gli "Atrebati" vivevano sulla costa della Gallia belgica vicino al fiume Sequana
(odierna Senna) e si allearono con i Nervi per attaccare Cesare sul fiume Sambre).

 Nel 50 a.C. fu eletto tribuno della plebe e augure grazie all’aiuto di Cesare e durante quest’anno
Antonio lo sostenne nel conflitto con il Senato e Pompeo. Mentre i senatori non volevano ricevere
messaggi di Cesare, né permettevano che venissero letti, Antonio, forte della sua carica, ne diede
pubblica lettura facendo cambiare opinione a molti, poiché Cesare chiedeva condizioni giuste e
domandò anche ai senatori se non fossero del parere che i due insieme deponessero le armi e
congedassero gli eserciti. Ma i consoli non acconsentirono. All’inizio del 49 a.C. dopo aver votato a
favore di Cesare, fu espulso dalla Curia e successivamente raggiunse Cesare.

 Dalle fonti si sa che durante la guerra civile, mentre Cesare marciava su Roma, Marco Antonio nel
contempo occupò Arezzo e Ancona. Ebbe l'imperio propretorio per l'Italia e seguito ricevette
l'incarico da Cesare di trasferire quattro legioni attraverso il mare Adriatico in aiuto delle forze del
dittatore impegnate contro le legioni di Pompeo nel settore di Durazzo. Prese parte alla battaglia di
Farsalo e, quando Cesare venne nominato dittatore, fu fatto magister equitum, carica che
prevedeva la direzione della politica militare e interna della penisola. Cesare in seguito lo rimosse
dalle responsabilità politiche.
 Marco Antonio fu responsabile di una strage di cittadini romani quando il Senato, varando il
Senatus consultum ultimum per Dolabella, gli diede ordine di fermare le sue squadracce. Dolabella
era intenzionato a promulgare una legge di annullamento dei debiti a costo di spargere il terrore
per tutta Roma. Antonio fece uccidere le prime cinquanta persone che trovò nel foro, senza
neanche verificarne l'identità. Secondo le Filippiche ciceroniane, tentò addirittura di uccidere
Cesare, perché in teoria sarebbe dovuto diventare suo erede. Nonostante ciò Antonio nel 44 a.C. fu
eletto console, carica che ricoprì avendo come collega Cesare.

 Come sappiamo il 15 marzo 44 a.C. Giulio Cesare fu assassinato in una congiura. Per guadagnare
tempo, Antonio scese a compromessi con i cesaricidi: con un'abile mossa permise che il Senato
concedesse l'amnistia ai congiurati e cercò il dialogo con la massima assemblea romana. In cambio,
il Senato votò la concessione dei funerali di Stato per Cesare e decise di non cambiare nulla di
quanto era stato fatto da quest’ultimo. Pare quindi che Antonio avesse fermato una probabile
guerra civile.

Situazione politica di Roma dopo la morte di Cesare

Il vuoto di potere causato dalla morte di Cesare lasciò Roma divisa fra tre fazioni:

 Quella dei cesaricidi, che con Decimo Giunio Bruto controllava la Gallia cisalpina e che godeva
dell'appoggio del senato,
 Quella che amava Cesare e faceva capo ad Antonio in qualità di suo fidatissimo
 Quella dei veterani delle legioni di Cesare, che rivedevano quest’ultimo nel suo figlio adottivo, il
giovanissimo e temerario Gaio Ottaviano.

 Con la pubblica lettura del testamento di Cesare si scoprì che il suo erede legittimo non era Marco
Antonio bensì il suo nipote adottivo Gaio Ottaviano. Con il rifiuto di Marco Antonio a consegnargli la
sottratta eredità fece sì che tra i due si crearono dei contrasti che sfociarono ben presto in un
conflitto: la Battaglia di Modena (44-43 a.C.) dove Antonio fu vinto da Ottaviano e fu costretto a
rifugiarsi in Gallia.

 Dopo mesi di difficili negoziati e in seguito alla guerra di Modena, molte difficoltà si abbatterono
contemporaneamente su di lui, tra cui la peggiore di tutte fu la fame. Antonio fu in quel momento
un mirabile esempio per i soldati, si dice infatti che beveva acqua avariata e si portava alla bocca
frutti selvatici e radici. Nel varcare le Alpi si nutrirono anche di cortecce, e mangiarono animali mai
prima gustati dall’ uomo.

 Ottaviano ruppe quindi l'artificiosa alleanza con l'oligarchia senatoria e, appoggiato dalla forza
armata, assunse il consolato. Allo scopo di fronteggiare il pericolo dei repubblicani cesaricidi, venne
a un accordo con Antonio, costituendo con lui e con Marco Emilio Lepido il secondo triunvirato.
L'incontro fra i tre maggiori esponenti del partito cesariano, organizzato da Lepido su un'isoletta del
fiume Reno, presso l'allora colonia romana di Bononia (odierna Bologna), sanciva un accordo valido
per 5 anni e che ebbe validità istituzionale con la Lex Titia del 27 novembre 43 a.C. Ufficialmente i
suoi membri furono conosciuti come Triumviri Rei Publicae Constituendae Consulari Potestate
(triumviri per la Costituzione della Repubblica con potere consolare). A differenza del primo
triunvirato, che era un accordo segreto, il secondo divenne di carattere istituzionale e pubblico.

 Assieme ad Antonio Ottaviano vinse, nella battaglia di Filippi, Bruto e Cassio nel 42 a.C. Mentre
Antonio ebbe il comando dell'Oriente, Ottaviano si assunse il compito delle assegnazioni ai veterani
delle terre in Italia, ma dovette affrontare una guerra civile, provocata tra gli Italici il cui
responsabile era Lucio Antonio (fratello del triunviro), che sconfisse a Perugia nel 40 a.C. Rinnovati
gli accordi con Antonio a Brindisi nel 38 a.C., combatté Sesto Pompeo che, dalla Sicilia e dalla
Sardegna, esercitava un pericoloso dominio sul mare, e, con l'aiuto di Agrippa, lo vinse a Nauloco
nel 36 a.C.

 Nel frattempo a Roma, dopo l'allontanamento di Lepido, Ottaviano, rimasto solo al potere, iniziò ad
attirare dalla sua parte l'aristocrazia tradizionalista romana. Cominciò ad alienare le simpatie dei
sostenitori di Antonio, accusandolo di immoralità per aver abbandonato la moglie e i figli per la
relazione con la regina d'Egitto, Cleopatra. Nonostante ripetuti inviti rivolti ad Antonio perché
tornasse in patria, egli rimase ad Alessandria con Cleopatra, dalla quale ebbe un altro figlio. Dopo la
conquista dell'Armenia nel 34 a.C., condotta da Antonio con il contributo finanziario egiziano,
entrambi celebrarono il trionfo ad Alessandria. Da questo fatto, il tradizionalismo dell'opinione
pubblica romana fu profondamente scosso perché deteriorava il fondamento del Mos Maiorum che
inoltre dal 451 a.C. fu il fondamento del diritto pubblico e privato di Roma. Il conflitto era ora
inevitabile, mancava solo il casus belli, che Ottaviano trovò nel testamento di Antonio, in cui
risultavano le sue decisioni di lasciare i territori orientali di Roma a Cleopatra e ai suoi figli.
Ottaviano accusò la regina di minare il predominio di Roma e convinse i Romani a dichiarare guerra
all'Egitto. Antonio e Cleopatra furono sconfitti nella battaglia di Azio, del 2 settembre 31 a.C.

 Visto che la battaglia era persa la regina riparò ad Alessandria con parte della flotta, seguita da
Antonio. Ma nell’agosto del 30 a.C. Ottaviano invase l'Egitto ed entrò nella capitale. Non avendo vie
di scampo, Antonio si suicidò e lo fece anche Cleopatra giorni dopo. L'archeologo Zahi Hawass
sostiene che Cleopatra sia sepolta insieme a Marco Antonio a 30 km da Alessandria d'Egitto, sotto i
resti di un tempio dedicato a Iside. La tragica fine di Antonio e Cleopatra affascinò perfino
Shakespeare, tant’è che scrisse una tragedia in cinque atti dedicata proprio ai due amanti e alla loro
storia di passione e morte.
 Terminata l’era delle guerre civili, Ottaviano era divenuto padrone dell'impero e per ultima cosa
dovette risolvere il problema costituzionale: egli inserì la sostanza monarchica del nuovo regime
nell'ambito delle forme repubblicane. Così facendo, a poco a poco riuscì a concentrare tutto il
potere del Senato nelle proprie mani passando “inosservato”.

Principato e Restaurazione di Roma sotto il Principato di Augusto

Nel 12 a. C. assunse la carica di pontefice massimo e nel 2 a. C. ebbe il titolo di pater patriae. Il nuovo
regime seppe interpretare la coscienza della missione dominatrice e civilizzatrice dell'Impero romano, e
della pace feconda di operosità, di ordine e di benessere manifestato con il commissionamento dell’Ara
Pacis Augustae, simbolo di propaganda della pace nell’Impero.

L'imperatore attuò anche una grandiosa riforma dell'organizzazione dello stato: l'amministrazione fu messa
nelle mani di funzionari dipendenti dall'imperatore, formando così una nuova categoria di burocrati e
determinando l'ascesa della classe equestre.

Augusto prese su di sé la cura dell'annona, delle vie, degli acquedotti e la monetazione in oro e in argento.
Grazie alla carica di proconsulare maius et infinitum divise le province in senatorie e imperiali e creò il fisco
imperiale con i redditi delle province da lui dipendenti. Provvide anche all'istituzione del censo provinciale,
creò contingenti fissi di legioni (25 unità) per le zone di confine renane, danubiane e orientali, nonché in
Egitto, Africa e Spagna. Divise l'Italia in 11 regioni, riorganizzò l'amministrazione di Roma, che divise in 14
regioni, stabilì le coorti urbane come presidio e le coorti dei vigili per la sicurezza e la difesa contro
gl'incendi. Furono da lui istituite le coorti pretorie e fissate nel numero di nove, di cui tre stabilite in Roma e
le altre sparse in Italia.

Con la lex Iulia de maritandis ordinibus, volle tutelare il matrimonio e la procreazione, ponendo vincoli nel
testamento per chi non avesse figli e sanzionando i celibi. Promulgò successivamente la lex Iulia de
adulteriis coercendis, con cui stabiliva che l’adulterio era un reato pubblico perseguibile anche con il
sequestro dei beni.

Nei confronti della plebe, Augusto assicurò erogazioni gratuite di frumento, continui spettacoli pubblici e
giochi, ottenendo in cambio la fedeltà del popolo. La politica strategica da lui operata “panem et circenses”
fu spesso adoperata dai suoi successori per persuadere e controllare le masse. Successivamente,
l’imperatore decise di rivalutare la figura dei liberti, cioè gli schiavi liberati, alcuni dei quali nominò custodi e
curatori dei suoi beni.

Ma al tempo stesso Augusto dovette provvedere alla tranquillità delle province periferiche:

 negli anni 27-24 furono condotte azioni vittoriose contro i Cantabri


 i popoli alpini furono sottomessi
 i rapporti coi popoli dell'Oriente furono regolati, in gran parte per merito di Agrippa, con
vantaggiosi accordi. Erode, re di Giudea, fu sottomesso dai Romani.
 i Parti restituirono nel 20 le insegne perdute da Crasso e da Antonio.

Tra il 16-15 d.C. il figlio di Augusto, Tiberio, condusse con pieno successo una spedizione nel Norico creando
le province Rezia e Norico. Tiberio in tre anni 12-9 a.C. di sanguinosa guerra contro i Pannoni portò il
confine al Danubio. Anche in Germania furono condotte vittoriose spedizioni da Druso e da Tiberio nell’ 8
a.C. e la regione tra il Reno e l'Elba fu assoggettata. In Germania, dove Marobòduo minacciava le posizioni
romane, Tiberio nel 4 d.C. assicurò nuovamente la linea dell'Elba, e dovette quindi con una dura lotta
debellare l'insurrezione scoppiata in Pannonia e in Dalmazia. Nel 9 d. C. Varo subiva una grave disfatta da
parte di Arminio, nella selva di Teutoburgo, e Tiberio in soccorso ne arretrò la linea difensiva sul Reno.

Nel 14 d. C., Augusto morì a Nola e fu sepolto a Roma nel mausoleo del Campo Marzio. Egli ebbe tre mogli:
Clodia, Scribonia dalla quale ebbe Giulia, e Livia, già sposa di Tiberio Claudio Nerone (dal quale essa aveva
avuto Tiberio ed era incinta di Druso). Augusto si preoccupò a lungo della successione: essendo morto nel 9
a. C. anche Druso e i suoi nipoti, l’unico erede possibile fu il figliastro Tiberio, adottato nel 4 d. C.

Curiosità su Cesare Ottaviano Augusto

1) Come tutti noi, anche Augusto fece alcune figure imbarazzanti. Una volta mentre inaugurava il
teatro di Marcello (il primo in pietra di Roma) si sfasciò la sedia su cui sedeva e cadde a terra di
fronte a tutti.
2) Abbellì la città con tanti monumenti che si vantò di averla ricevuta di mattoni ed esser riuscito a
trasformarla in marmo “marmoream se reliquere, quam latericiam acepisset”
3) Quando il legato Varo, governatore, perse tre legioni in un’imboscata organizzata nella foresta di
Teutoburgo dai Germani, si racconta che si lasciò crescere barba e capelli per mesi ed ogni tanto
battesse il capo contro le porte gridando “Quintili Vare, legiones redde” ovvero “Varo, ridammi le
mie legioni!”

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