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MARCO PORCIO

CATONE

IL CENSORE

INTRODUZIONE

BIOGRAFIA

ESTRATTI

Marco Porcio Catone nacque nel municipio di Tusculo nel 234 a. C. da stirpe
plebea, allevato nella casa paterna secondo l’educazione tradizionale e
spartana dei Sabini, percorse tutte le tappe iniziali della normale carriera
militare durante la seconda Guerra Punica:entrò nella milizia a 17 anni come
soldato semplice nel 217 a. C. o nel 216 a. C., nel 210 a. C. fu tribuno militare
in Sicilia, nel 207 a.C. partecipò allo scontro di Senigallia contro Asdrubale,
sempre segnalandosi per valore personale.
Verso la fine della stessa guerra, spostatosi a Roma, intraprese la carriera
politica, che cadde in un periodo di grandiose trasformazioni politico-sociali
nella compagine statale romana.
Nel 204 a. C. fu questore di Publio Cornelio Scipione in Sicilia ed in Africa, in
concomitanza con l’allestimento della spedizione decisiva contro Cartagine ed
in questa occasione cominciò a manifestare sintomi di quell’intolleranza nei

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confronti di un certo modo troppo spregiudicato di far politica da parte di
determinati gruppi dirigenti che doveva accompagnarlo per lunghi periodi della
sua vita.
Nel 199 a. C. fu edile plebeo; nel 198 a. C. come pretore governò la Sardegna,
mostrando doti di amministratore onesto e scrupoloso e dando efficace
esempio anticipatore di come poi avrebbe gestito direttamente o controllato la
gestione della cosa pubblica.
Nel 195 a. C. , grazie alle sue doti personali e alla valida protezione e amicizia
dell’aristocratico Lucio Valerio Flacco, trentanovenne raggiunse il consolato, lui
“homo novus”, unitamente al protettore ed amico con cui avviò una
collaborazione destinata a perdurare nel tempo.
Nella seconda parte dello stesso anno 195 a. C. si recò in Spagna per motivi
bellici e vi si fermò anche, come proconsole, nei primi mesi del successivo anno
194 a. C.
Catone condusse riuscite operazioni militari sia contro gli Iberi, sia contro le
popolazioni della Turdetania, presso cui riaffermò la presenza di Roma.
Grazie alle gesta ispaniche Catone celebrò il trionfo nel 194 a. C.
Nel 192 a. C., all’età di quarantadue anni ebbe dalla moglie Licinia Termia,
sposata probabilmente intorno al 194-193 a. C., il figlio Marco Porcio Catone
Liciniano.
Nel 191 a. C. fu tribuno militare insieme con Lucio Valerio Flacco, sotto il
console Manlio Acilio Glabrione ed in tale occasione con le mansioni di legato,
toccò varie località della Grecia per propagandarvi la politica romana in
contrapposizione alla propaganda antiromana che vi conduceva Antioco III° di
Siria.
Poco dopo aver svolto questo giro propagandistico, Catone partecipò da
protagonista allo scontro delle Termopili, in cui i Romani sconfissero la
coalizione costituita da Antioco e dagli Etoli.
Proprio negli anni 191-190 a.C. cade il periodo di maggior attrito tra Catone ed
il gruppo politico capeggiato dagli Scipioni e, più in generale, dei nobili.
Da “homo novus”, Catone si scontrò con gli aristocratici, di cui non condivideva
né i modi di vita, né gli ideali politico-sociali, né le istanze culturali di larga
apertura nei confronti del mondo ellenico; e gli avversari lo attaccarono,
probabilmente al suo rientro in Roma dopo lo scontro delle Termopili, in merito
alla gestione della cosa pubblica.
Nell’anno 89 a.C. Catone era candidato alla censura, ma avendo attaccato il
concorrente aristocratico Manlio Acilio Glabrione, sotto il cui consolato era stato
tribuno militare nel 191 a.C., gli impedì di ottenere la carica; però a sua volta,
a causa del gruppo degli aristocratici dominanti, fu sconfitto da Tito Quinzio
Flaminino e Marco Claudio Marcello.
Sempre nell’anno 189 a.C. in qualità di legato per la seconda volta nel giro di
poco tempo, in occasione della campagna contro gli Etoli, accompagnò il
console Marco Fulvio Nobiliare ed ebbe modo di verificarne l’operato in
provincia.
In seguito alla ripulsa subita nella candidatura alla censura Catone decise di
attaccare il gruppo politico a lui avverso e nel 187 a.C. attaccò gli Scipioni,
Lucio nei particolari, ma in sostanza Publio, per la cattiva gestione della
cospicua indennità bellica versata da Antioco III° di Siria.

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Indeboliti gli avversari più influenti e con l’appoggio dell’amico aristocratico
Lucio Valerio Flacco,nel 184 a.C. Catone ottenne la carica di censore, avendo
come collega Lucio Valerio Flacco, già suo collega nel consolato.
La censura di Catone costituì un fatto politico di grande rilievo: Catone la
chiese sulla base di un programma ben preciso, che prevedeva la
moralizzazione della vita pubblica.
Catone con la censura colpì i nobili per due ragioni:
 Anzitutto per la posizione di prestigio che occupavano in senato;
 In secondo luogo in merito ai grandi temi del controllo della moralità, del
contenimento del lusso, della repressione dell’usura e della corretta
gestione dei pubblici appalti.
Un impegno sottolineato dal fatto che Catone, introducendo una innovazione
nella prassi censoria, accompagnò sistematicamente le sue iniziative con
discorsi in cui motivava il suo operato.
Per tutte queste ragioni la censura di Catone s’impose all’attenzione dei
contemporanei, tanto che Catone divenne “il censore” per eccellenza.
All’approssimarsi della scadenza del suo mandato, Catone presentì, che proprio
per la sua inflessibilità di censore, ci si preparava ad attaccarlo.
Pertanto decise di prevenire le accuse pronunciando alcune orazioni in difesa
del suo operato.
La censura, che cadde nel cinquantesimo anno di vita, segnò per Catone il
culmine dell’impegno politico di massima responsabilità; successivamente non
ricoprì più cariche importanti, ma continuò ancora per diversi decenni ad
occuparsi di politica con acutezza di vedute e con vigile attenzione in qualità di
senatore e con il passare del tempo, acquisto peso sempre maggiore sia per la
sua autorevolezza,sia per la capacità con cui in senato sosteneva e riusciva ad
imporre le proprie opinioni.
In questo periodo, per quanto possiamo ricostruire sulla base delle notizie
pervenuteci, Catone si occupò attivamente di problemi sia di politica estera che
di politica interna e inoltre, di questioni giuridiche e di problemi più
genericamente morali, soprattutto in relazione alla moralità pubblica.
Nel periodo 171-167 a.C. Catone si occupò ancora a varie riprese dei problemi
di amministrazione interna dello stato, con riferimento alla nomina dei tribuni
militari e del corretto rapporto con i provinciali.
Intervenne soprattutto nei problemi di politica estera con le importanti orazioni
sulle cose di Macedonia e di Rodi, pronunciate entrambe nel 167 a. C .: in esse
sostenne che Roma non doveva espandersi militarmente ma optare piuttosto
per forme di protettorato politica, più libertarie nei confronti dei popoli meno
forti e, contemporaneamente, meno pericolose e gravose per Roma stessa di
quanto non fosse l’occupazione militare.
Nell’affrontare questi problemi di politica estera si trovò in perfetta sintonia con
Lucio Emilio Paolo, il glorioso vincitore di Pidna, con cui strinse un’alleanza
politica.
Nel 161 a. C. Catone, settantatreenne, contribuì all’espulsione di filosofi e
retori da Roma; nello stesso periodo ritornava sui problemi a lui cari, della
condanna del lusso e della difesa della parsimonia.

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Tra il 159 ed il 154 a. C. fu attaccato davanti ai censori dagli avversari politici
che l’accusavano per il suo tenore di vita, che col tempo si era più addolcito ed
era diventato meno rigido di una volta.
Come già nel 173 a. C., nel 155 a. C. Catone invitò il senato a cacciare da
Roma i tre filosofi greci – l’accademico Carneade, lo stoico Diogene di Babilonia
e il peripatetico Critolao – giunti a Roma come ambasciatori l’anno prima,
giudicando che la loro presenza fosse non solamente inutile, ma anzi dannosa
e pericolosa per i costumi dei Romani.
Nel medesimo anno, dopo la morte di Licinia, sposò in seconde nozze Salonia,
da cui settantanovenne, ebbe Marco Porcio Catone Saloniano.
Nel successivo anno 154 a. C. troviamo Catone, ottantenne, prima in atto di
difendersi da un’accusa, poi in atto di porre sotto inchiesta l’operato del legato
senatoriale Lucio Minucio Termo.
Due anni più tardi intervenne su un importante problema istituzionale relativo
al consolato.
Catone nel 151 a. C. in senato si espresse a favore della liberazione degli Achei
presi come ostaggi da Roma alla conclusione della Guerra Macedonia, subito
dopo si occupò della mediazione romana tra Attalo II° di Pergamo e Prusia II°
di Bitinia.
Ancora nel 152 a.C. nonostante l’età avanzata, fu legato in Africa, membro
della commissione che doveva dirimere la controversia nata tra Cartaginesi e
Numidi.
Proprio in relazione ai fatti africani, verso la fine della vita, nel 150 a. C.,
Catone intervenne in senato sui rapporti politici intercorrenti tra Roma e
Cartagine, sostenendo la necessità di condurre contro la città punica una
guerra totale fino alla distruzione del nemico, convincendo il senato , che
nell’anno successivo, 149 a.C. dichiarò guerra a Cartagine.
Nel 149 a. C., pronunciando la sua ultima orazione, Catone tornava sul
problema della “fides” romana a proposito dell’operato di Servio Sulpicio Galba,
che nel 150 a. C. da propretore aveva ucciso o venduto schiavi i Lusitani che si
erano arresi.
Catone ribadiva con questa orazione uno dei temi politici9 a lui più cari,
l’essenzialità della “fides” ai fini della credibilità e del prestigio di Roma.
Catone muore all’età di ottantacinque anni nell’autunno del 149 a. C..
Dalla vita di Catone che si è evidenziata per sommi capi, scaturiscono alcune
osservazioni:
 La coerenza che ebbe nelle sue battaglie politco - morali;
 Sempre guardingo nei confronti delle novità greche che in letteratura,
nella scienza, in politica e soprattutto nei costumi minacciavano di
rovinare l’assetto romano tradizionale;
 Sempre ostile all’usura;
 Sempre contrario al lusso dispendioso nel tenore di vita dei singoli, sia
nel privato che nell’attività pubblica;
 Sempre garante della “fides” nelle sue varie manifestazioni e
applicazioni;
 Sempre propugnatore dell’ideale, morale politico e militare del “vir
bonus”

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Probabilmente fu proprio questa sua coerenza, accoppiata alla sua capacità
oratoria, che, se da un lato gli procurò non poche inimicizie, dall’altro fece di lui
un capo politico – morale e gli permise di crearsi un seguito, che l’appoggiò
nelle sue battaglie politiche e morali.
Ma seppe anche, con grande abilità e flessibilità politica, articolare e
differenziare il suo comportamento tenendo conto dei tempi e delle
circostanze.

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LE OPERE

INTRODUZIONE GENERALE

ESTRATTI

Catone introdusse profonde innovazioni in parte con le orazioni e in parte nella


letteratura con vera e propria autocoscienza di letterato, sempre con grande
lucidità.
Egli riuscì grazie alle sue doti poliedriche a rivoluzionare i costumi letterari
romani, risultando così, oltre che individuo di eccezionale spicco personale e
politico, anche uomo di lettere di primaria importanza.
Gli antichi rilevarono di Catone la compenetrazione di vita ed opere letterarie.
Proprio questa compenetrazione dà ragione delle interferenze continui tra vita
e opere che rendono la produzione letteraria di Catone tanto concreta,
ancorata alla vita in tutti i suoi aspetti; e rende ragione anche delle finalità
didattiche ben presenti in non pochi dei libri catoniani.

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LE ORAZIONI

INTRODUZIONE GENERALE

ESTRATTI

L’oratoria di Catone si manifestò sotto svariate forme, ferma restando la


preminenza dell’elemento politico e di quello giuridico.
Prevale in Catone l’oratoria di argomento politico, legata al tipo di vita da lui
condotto.
Tutti le prime orazioni, fino al periodo della Censura trattano dei problemi più
dibattuti del tempo:
 Il problema del lusso;
 Quello degli “equites”;
 Quello della politica estera;
 Quello economico;
 Quello dei rapporti con i provinciali,quello dei rapporti tra le varie classi
politico – sociali, con riguardo per la classe nobiliare.
Si possono quindi suddividere tutte queste prime orazioni in questo modo:
All’organizzazione interna allo stato sono dedicate le orazioni:
- XXV°
- XLIX°
- XXVIII°
- XXXVII°
- LXXII°
Alla politica estera e alla correttezza dei rapporti con i provinciali sono dedicate
le orazioni:
- XXVI°
- XXIX°
- L°
- XXXI°
- XXXII°
- XXXVIII°
- XLI°
Alla lotta contro il lusso è dedicata l’orazione:
- XXXIV°
Ai problemi giuridici di vario genere sono dedicate le orazioni:
- XXX°
- LXXV°
Accanto alle orazioni politiche ci sono quelle di argomento amministrativo, cioè
al blocco delle orazioni censorie, a cui appartengono le orazioni,che riguardano
gli aspetti di opere e appalti pubblici (XVII° e XX°-XXIII°), alla polemica nei
confronti dei “nobiles” ( XIII°- XV° ), alla lotta contro il lusso ( XI°-XII° ),,
all’attenzione nei confronti dei provinciali ( XIII° ).

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Ci sono poi le numerose orazioni relative alle “quaestiones”, strettamente
collegate con la corretta amministrazione della cosa pubblica.
Le orazioni catoniane possono essere scaglionate nel tempo e raccolte in
gruppi cronologicamente abbastanza organici ed omogenei e si propone questa
ripartizione, che prevede discorsi:
- Della prima fase, fino alla censura;
- Del periodo censorio;
- Del periodo fino al 171 a. C.;
- Del periodo dal 171 a.C. al 167 a. C.;
- Del periodo dal 167 a.C. al 154 a. C.:
- Del periodo finale, dal 154 a. C. alla morte di Catone
Catone, pur interessandosi prevalentemente di politica, fu oratore capace di
esercitarsi nei tipi di discorsi e nei temi più disparati, come dimostra la ricca
tipologia delle 82 orazioni pervenuteci.

Esse si possono suddividere in:


- Deliberative in numero di 41, divise in “suasiones”/”dissuasiones”
di leggi e “sententiae” tenute in senato o nelle “contiones”: si tratte
delle orazioni : I°-III°- V°-VII° - X°-XIII° - XXV° - XXVI° - XLIX° -
XXVIII° - XXX°-XXXIV° - XXXVII°-XL° - XLVII° - LIV° - LXI° -
LXXII°-LXXIV° - LXXVI° - LXXIX° - LXXXI° - LXXXII°;
- “iudiciales” in numero di 36, relative a “sudicia” e “causae”,
pronunciate davanti ai giudici in cause pubbliche ( IV° - VIII° - IX°
- XXII°-XXIV° - XXVII° - XXIX° - L° - XXXVI° - XLI° - XLIV° - LIII°
- LXII° - LXVI° - LXXX° ), altre in cause private (XLII° - XLIII° -
XLVI° - LI° - LVI° - LVIII° - LXV° - LXIX°-LXXI° - LXXV° ), altre in
occasioni imprecisabili ( XXXV° - XLV° - ZLVIII° - LVII° - LX° -
LXIII° - LXIV° - LXVII° - LXXVIII° );
- in tutti i settori orazioni di accusa (15), di difesa (5), di autodifesa
(44)
Gli antichi commentatori di Catone sottolinearono questa duttilità e rilevarono
in lui l’accoppiamento formidabile di competenza giuridica e di eloquenza
incisiva.
Sempre gli antichi commentatori sottolinearono il vigore oratorio di Catone,
che non si è mai spento nemmeno in vecchiaia avanzata.
A questi aspetti delle orazioni vanno aggiunti da un lato i toni patetici e
dall’altro il rigore logico delle argomentazioni.
Proprio in virtù delle sue innate doti di vigore , Catone eccelleva nell’attacco e
nell’accusa, mentre per sua volontaria scelta preferiva la cause pubbliche e
quelle politiche.
Riguardo l’aspetto linguistico – retorico nelle orazioni erano toccate tutte le
corde dell’animo umano:
- dal patetico al ridicolo;
- dal pacato al mordace;
- dal tecnico – giuridico al tecnico – militare.

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Un’oratoria articolata nei vari tipi di stile:
- il “genus umile”;
- il “genus mediocre”;
- il “genus grande”.
Il linguaggio, tipico del tempo in cui le orazioni furono tenute e dunque inserito
in un contesto culturale non ancora del tutto maturo non rifugge da espedienti
ricercati.
Catone può aver preso questi espedienti dall’eloquenza pratica presente già da
tempo in Roma, dove il saper parlare era ritenuto importante ai fini della
carriera politica; su questo tipo di eloquenza “naturale”, che costituisce la
matrice stessa dell’oratoria catoniane nelle sue componenti fondamentali, si
inserisce l’apporto dell’antica prosa sacrale latina, spia da un lato dell’impegno
stilistico di Catone, dall’altro della sua indipendenza dagli schemi della retorica
greca.
Va aggiunto che lo stile oratorio di Catone è caratterizzato:
- dalla “brevitas” nell’esposizione;
- dalla sentenziosità nell’espressione.
Non manca una struttura retorica nelle orazioni di Catone che si può così
configurare:
- “exordium”;
- “narratio”;
- “partitio”
- “argumentatio”
- “conclusio”
Comunque non si possono paragonare le orazioni catoniane, anche se
strutturate in modo retorico corretto a quelle di Cicerone: si trattava di orazioni
brevi, come provano i reperti in nostro possesso.
Possiamo concludere questa breve introduzione ricordando che Catone
conservava il testo scritto di un’orazione pronunciata, così da poterlo utilizzare
al momento opportuno ed in modo che quel testo possa venire a conoscenza di
un pubblico.
Questo modo di fare non significava necessariamente che lui intendesse
l’oratoria come letteratura in senso stretto, ma che egli voleva solo
riconoscerne ed apprezzarne l’utilità pratica e la sua funzione strumentale.
Ma così facendo si può pensare che Catone volesse superare i limiti
dell’oratoria del suo tempo e spianare la via al futuro sviluppo dell’eloquenza
romana intesa come arte.

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TESTIMONIANZE SCELTE FRA GLI SCRITTORI

ANTICHI

CICERONE

ESTRATTI

Catone e Lisia furono oratori acuti, eleganti, garbati, concisi.


Chi è più maestoso di Catone nell’elogiare, più aspro nel biasimare, più acuto
nell’esprimere i pensieri, più sottile nell’esporre e nell’argomentare?
Le sue orazioni – più di 150, che sinora ho potuto trovare e leggere – sono
piene di parole e di contenuti notevoli. . .
Vi si troveranno tutte le qualità di un vero oratore. . .
Il suo stile oratorio è un po’ antiquato e certi suoi termini sono un po’ rozzi –
infatti al suo tempo si parlava così -; ma prova a cambiare ciò che egli non
avrebbe potuto cambiare, aggiungi il ritmo e, per rendere il discorso un po’ più
connesso, ordina e, poi, per dir così, cementa le parole. . .
E non troverai più alcuno da anteporre a Catone. . .
Certo a stento riuscivo a trattenere un sorriso quando paragonavi il nostro
Catone con l’attico Lisia. . .
Io ritengo il tuo Catone individuo eccezionale per le sue doti di uomo; ma le
sue orazioni le lodo altamente solo in rapporto ai tempi, dato che lasciano sì
trasparire una sorta di ingegno, ma un ingegno ancora non rifinito o del tutto
rozzo. . .

NEPOTE

ESTRATTI

Catone fu oratore apprezzabile. . .


Fina da adolescente cominciò a tenere orazioni.

LIVIO

ESTRATTI

La sua eloquenza vive e gode di alto onore, consacrata in opere dei tipi più
disparati.
Pronunciò molti discorsi di autodifesa, di difesa e di accusa: infatti dette molti
da fare ai suoi avversari non solamente come accusatore, ma anche come
difensore.

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Le inimicizie lo bersagliarono in gran numero ed egli a sua volta di inimicizie
fece oggetto gli avversari e non è facile dire se siano stati più i nobili ad
aggredire lui che lui a perseguitare i nobili.
Senza dubbio fu di carattere difficile e di lingua mordace e smodata.

PLINIO IL VECCHIO

ESTRATTI

Si conviene che Catone, primo della famiglia Porcia, concentrasse in sé le tre


più importanti qualità dell’individuo, cioè essere contemporaneamente ottimo
oratore, ottimo generale, ottimo senatore.

QUINTILIANO

ESTRATTI

Se nell’ambito dell’oratoria si volessero prendere in esame le varie tipologie, si


troverebbero quasi altrettanti tipi di talenti oratori che di aspetti fisici.
Ma alcuni generi di stile furono un pò rozzi, come era inevitabile in rapporto ai
tempi e pur tuttavia tali da tradire già grande potenza d’ingegno.
Tra questi si potrebbero annoverare oratori come Catone e i Gracchi, che si
potrebbero definire i Polignoti o i Calloni dell’oratoria.

PLUTARCO

ESTRATTI

Catone affilò e addestrò la capacità oratoria come un secondo corpo. . .


Quasi strumento indispensabile per un uomo. . .
Prima acquistò fama di essere uno zelante combattente forense, poi anche di
essere oratore facondo. . .
La fama di oratore goduta da Catone si accrebbe progressivamente e i più lo
definivano il “Demostene romano”. . .
Le medesime caratteristiche pare aver avuto l’oratoria di Catone: infatti egli
era contemporaneamente grazioso e aspro, dolce e terribile, scherzoso e serio,
sentenzioso e combattivo. . .
Per cui in superficie appariva a chi lo praticava strano e sarcastico e insolente,
mentre nell’intimo era ricco di sollecitudine e di qualità capaci di strappare le
lacrime agli ascoltatori e di sconvolgere i cuori. . .
Rgion per cui non capisco il modo di pensare di coloro che affermano che
l’oratoria catoniane è simile a quella di Lisia.

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PLINIO IL GIOVANE

ESTRATTI

Quel tale, amante della concisione, disputando con me di fa forte dell’autorità


degli esempi e cita tra i Greci le orazioni di Lisia, tra i Romani quelle dei
Gracchi e di Catone, la maggior parte delle quali effettivamente sono concise e
brevi.

FRONTONE

ESTRATTI

Marco Porcio così abile nel biasimare. . .


Ti ricordi degli oratori arcaici, dei quali ben pochi o addirittura nessuno, con
l’eccezione di Catone e di Gracco, è capace di dar fiato alle trombe. . .
I discorsi di Catone sono violenti. . .
Nelle cause il medesimo Catone è sempre polemico. . .
Ma non appena si ode la tromba di Catone, di Sallustio, di Cicerone, temono, si
spaventano e invano meditano la fuga. . .
Io ritengo che quell’eloquenza disordinata, innestata alla rinfusa come un
albero di rami di diverso tipo, in parte con pinoli catoniane, in parte con
prugnette molli e malaticcie senecane, vada divelta dalle radici. . .
Porcio Catone il Censore, di gran lunga il più prestigioso fra tutti per la gloria
della parola. . .
Purché valga quel purissimo e moderato genere di oratoria proveniente da
Tuscolo e dalla Ionia, tipico cioè di Catone e di Erodono.

GELLIO

ESTRATTI

Se qualcuno apprezza la precedente maniera del dire, se costui ha un minimo


di giudizio, prenda in esame il discorso tenuto da un autore più antico, Marco
Porcio Catone, su un tema uguale. . .
Capirà, credo, che Catone non si contentava dell’eloquenza del suo tempo e già
allora aspirava a conseguire i risultati raggiunti in seguito da Cicerone. . .
Questo tipo di ornamentazione stilistica, che consiste nell’enfatizzare un’accusa
con molte e violente espressioni, fu già utilizzato a sua tempo anticamente da
Marco Porcio Catone nei suoi discorsi. . .quando fece ricorso a serie di sinonimi
che indicano tutti lo stesso concetto; e si tratta, per così dire dei primi albori
dell’eloquenza latina che allora per la prima volta s’affacciava all’orizzonte. . .

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APULEIO

ESTRATTI

Qualunque orazione componga Avito, essa sarà del tutto perfetta in ogni sua
parte, ricca sia della maestosità di Catone, sia dell’impetuosità di Gracco. . .

SIMMACO

ESTRATTI

Forse, se dovessimo comporre un’orazione forense, invocheremo nel proemio


Giove e gli altri dei alla maniera di Catone, per evitare l’accusa di trascurare o
ignorare le abitudini oratorio degli antichi? Servio. . .
Gli antichi non davano inizio ad alcun discorso se non con l’invocazione agli dei,
come si verifica nelle orazioni di Catone e di Gracco. . .

GIULIO VITTORE

ESTRATTI

Le specie dello stato pragmatico che si incontrano nella presentazione di leggi


e proposte di legge, si dividono anzitutto per l’esame della “oscurità”, come si
verifica nella “De Lege Agraria” di Cicerone, in varie orazioni di Catone ein
numerosissime orazioni di Gracco. . .

SULPICIO VITTORE

ESTRATTI

In Catone è applica sistematicamente la “partitio”, che invece è piuttosto rara


in Cicerone. . .

FORTUNAZIANO

ESTRATTI

Dovremo usare la narrazione suddivisa solo quando certi fatti ci sono contrari?
Anzi, anche quando i singoli particolari contengono la massima odiosità,
possiamo smembrare l’esposizione dell’avversario, in modo da servirci subito
dell’amplificazione una volta proposti i singoli particolari.
A quale scopo?Per eccitare lo sdegno dei giudici non una volta sola, ma tante
volte, a proposito dei singoli particolari, come fece Catone. . .

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LE ORAZIONI

I° - PRIMA ORAZIONE

DISCORSO TENUTO DAVANTI AI CAVALIERI A NUMANZIA


(ANNO: 195 A.C.)

COMMENTO

Si tratta della più antica orazione catoniana di cui ci siano pervenute tracce
sicure.
Catone la pronunciò da console in Spagna nel 195 a. C., a Numanzia,
probabilmente in occasione di una sosta presso la città durante il ritorno dalla
spedizione in Turdetania.
La valutazione dell’orazione non è sicura, sia per la difficoltà di definire con
esattezza i destinatari di essa sia per l’impossibilità di puntualizzarne
l’occasione.
Tuttavia, il tono pacato e non polemico dei frammenti pervenutici fa
propendere per una “suasio” indirizzata agli “equites” visti nella loro funzione
militare: dunque un discorso rivolto ai soldati.

II° - SECONDA ORAZIONE

DISCORSO TENUTO AL POPOLO SUL PROPRIO TRIONFO


(ANNO: 194 A.C.)

COMMENTO

Discorso pronunciato da Catone dopo il suo ritorno a Roma dalla Spagna


Citeriore, probabilmente subito dopo la celebrazione del trionfo, a illustrazione
di quelle gesta per cui era stato concesso il trionfo stesso: dunque
probabilmente nel 194 a. C.

III° - TERZA ORAZIONE

DISCORSO TENUTO AGLI ATENIESI


(ANNO: 191 A.C.)

COMMENTO

In occasione della spedizione condotta dal console Manlio Acilio Glabrione in


Grecia contro Antioco III°, Catone, arruolatosi come tribuno militare, fu a capo
della legazione inviata nel 191 a. C. a Patre, Corinto, Egio, Atene; in Atene

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pronunciò un discorso, con cui cercò di convincere gli Ateniesi che Antioco,
verso cui essi avevano mostrato simpatia, come alleato non era in grado di
proteggerli e che meglio valeva essere piuttosto alleati dei Romani.
Si tratta dunque probabilmente di discorso politico – propagandistico, affine
alle lettere dello stesso tono che pressappoco nel medesimo periodo venivano
inviate dagli Scipioni per convincere popolazioni esterne a preferire la “fides”
romana a incerte alleanze.

IV° - QUARTA ORAZIONE

DISCORSO TENUTO IN OCCASIONE DELLE ACCUSE IN


MERITO AL SUO CONSOLATO
(ANNO: 191-190 A.C.)

COMMENTO

L’orazione, una delle più importanti di Catone, è un’orazione di autodifesa,


pronunciata in occasione di una precisa accusa: è dunque databile molto
probabilmente al 191-190 a. C., periodo in cui forti contrasti con alcuni gruppi
nobiliari rendono plausibile l’ipotesi che Catone fosse costretto a pronunciare
un’orazione di tal tipo incentrata sulla gestione della campagna ispanica
svoltasi tra la primavera del 195 a. C. e marzo – aprile del 194 a. C.
Grazie al gran numero di frammenti conservati è possibile identificare
l’articolazione interna del discorso:
 un proemio di carattere generale e di tipo apologetico;
 una “narratio” relativa ai fatti militari ispanici

V° - QUINTA ORAZIONE

DISCORSO CON CUI DISSUASELA LEGGE GIUNIA


SULL’USURA
(ANNO 190° A.C.)

COMMENTO

Orazione di cronologia discussa, pronunciata probabilmente nel 190 a. C., in


relazione alla legge sull’usura che fu proposta da Marco Giunio Bruto da
pretore nel 190 a. C., dopo che egli stesso nel 195 a. C. ebbe perseguito gli
usurai in giudizio.
Si può verosimilmente ipotizzare che nell’orazione Catone non assumesse una
posizione diversa da quella, molto ostile all’usura, assunta in altri momenti
della sua vita, cioè da pretore in Sardegna, nella prefazione del “De Agri
cultura”, nel qual caso si dovrà pensare che abbia osteggiato la legge perché
ne considerava il dispositivo troppo mite nei confronti dell’usura.

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VI° - SESTA ORAZIONE

CONTRO QUINTO MINUCIO TERMO SULLE FALSE BATTAGLIE


(ANNO 190 A.C.)

COMMENTO

Forse in questa orazione Catone inseriva un parallelo tra l’incapacità mostrata


dall’accusato nei confronti dei nemici che non era riuscito a debellare e la
condotta crudele e prepotente nei confronti degli innocenti decemviri di un
“municipium” alleato, che arbitrariamente aveva fustigato a sangue; e forse
maggior spazio occupava l’affermazione dell’assoluta necessità di osservare la
“fides” nei confronti dei “socii”

VII° - SETTIMA ORAZIONE

CONTRO MINUCIO TERMO A PROPOSITO DEI DIECI UOMINI


(ANNO 190° A.C.)

COMMENTO

A quanto è dato giudicare in base ai frammenti pervenutici, nell’orazione


veniva attaccata la figura morale di Minucio, accusato di essere abbietto,
fedifrago, crudele; probabilmente Catone coglieva questa gravi colpe
nell’attività che Minucio aveva esplicato in Liguria in qualità di proconsole e
poneva dunque sotto accusa il “malgoverno”civile dell’ex console e proconsole.

VIII° - OTTAVA ORAZIONE

QUARTA ORAZIONE CONTRO MANIO ACILIO GLABRIONE


(ANNO: 190 A.C.)

COMMENTO

L’orazione è da porre in rapporto con la “petitio censurae” posta nel 190 a. C.


per la censura del 189 a. C. da parte di Manio Acilio Glabrione, in concorrenza
con Catone stesso.
Benché i sue fossero già stati in contatto nel 191 a. C. , in occasione della
campagna militare contro Antioco III° (Acilio in qualità di console, Catone
come tribuno militare) e non avessero avuto alcun motivo di contrasto, in
seguito, appunto nella nostra orazione, Catone in “toga candida” avrebbe
accusato Glabrione di peculato.

IX° - NONA ORAZIONE

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SUL DENARO VERSATO DAL RE ANTIOCO
(ANNO: 187 A.C.)

COMMENTO

L’orazione risale al 187 a. C.


Il discorso fu pronunciato in occasione del processo contro gli Scipioni.
Si tratta di una orazione giudiziaria, rivolta soprattutto contro Scipione Asiatico
ed è basata fondamentalmente sull’accusa di “Peculato”, esattamente come
l’orazione VIII° contro Glabrione.

X° - DECIMA ORAZIONE

SULLA CONGIURA
(ANNO: 186 A.C.)

COMMENTO

Il discorso va posto probabilmente in relazione con lo scandalo dei Baccanali e


si tratta probabilmente di una “suasio” in senato.

XI° - UNDICESIMA ORAZIONE

SULL’ABBIGLIAMENTO E L’USO DELLE CARROZZE


(ANNO: 184 A.C.)

COMMENTO

Questa è un’orazione censoria da cui scaturisce inequivocabilmente la volontà


di Catone di lottare contro il lusso.

XII° - DODICESIMA ORAZIONE

SULLE STATUE E I QUADRI


(ANNO: 184 A.C.

COMMENTO

Questa è un’ orazione censoria in cui Catone da Censore, si scaglia contro il


lusso delle donne, che pure facevano erigere statue in proprio onore.
Tuttavia in seguito Catone modificò la sua posizione, se è vero che permise che
gli venisse eretta una statua nel tempio delle statue.

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XIII° - TREDICESIMA ORAZIONE

CONTRO LUCIO QUINZIO FLAMININO

COMMENTO

Per motivare l’espulsione di Lucio Quinzio Flaminino dal senato, Catone, su


richiesta di chiarimenti da parte dello stesso Lucio e del fratello Tito, pronunciò
contro l’espulso un’orazione in cui esponeva quale fosse la natura dell’atto
indegno: “libido” e grave violazione della “fides” romana.
Catone riuscì a effettuarla grazie al peso politico sempre crescente che egli
aveva acquistato nel tempo, soprattutto dopo l’eliminazione politica degli
Scipioni.

XIV° - QUATTORDICESIMA ORAZIONE

SUI COSTUMI DI CLAUDIO NERONE

COMMENTO

Orazione probabilmente censoria, dato che era compito dei censori occuparsi
dei “mores” dei cittadini e che nel titolo si parla proprio dei “mores” di Claudio
Nerone, forse da identificare con quel Claudio Nerone che fu pretore in Spagna
Ulteriore nel 195 a. C.

XV° - QUINDICESIMA ORAZIONE

DISCORSO TENUTO CONTRO LUCIO VETURIO SUL


SACRIFICIO COMMESSO, QUANDO GLI TOLSE IL DIRITTO
DEL CAVALLO

COMMENTO

Questa è la sola orazione, tra quelle pronunciate da Catone durante la censura,


“sull’equitum census”, di cui sia pervenuta notizia sicura.
Abbiamo notizia di altre radiazioni di cavalieri, ma senza poter identificare
orazioni con esse connesse, a differenza appunto della nostra “In Veturium”;
anche se poi non è possibile precisare i contorni prosografici di Veturio stesso.

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L’orazione era probabilmente bipartita – il titolo stesso pare comportare due
diversi capi d’accusa, uno relativo al “sacrificium”, l’altro all’incapacità di usare
il cavallo -; una sezione comprendeva le accuse relative ai sacrifici della “gens
Veturia”, l’altra esibiva le accuse relative all’inabilità di Lucio Veturio al servizio
del cavalierato.
I frammenti della prima parte, pur brevi, sono utili perché forniscono una serie
di notizie e dati sulle antichità romane attinenti alle cose del culto, con
riferimento alle “religione domestica”.

XVI° - SEDICESIMA ORAZIONE

PERCHE’ SI AUMENTI IL NUMERO DEI CAVALIERI

COMMENTO

In questa orazione Catone propone di aumentare il numero dei cavalieri


stipendiati a spese dello stato.
L’attribuzione di questa orazione al periodo della censura è data dal fatto che
“l’equitum census” rientrava nei compiti dei censori.

XVII° - DICIASSETTESIMA ORAZIONE

PER LA COSTRUZIONE DI UNA BASILICA

COMMENTO

L’orazione è da porre in rapporto con l’iniziativa di Catone di costruire la


basilica che poi fu detta Porcia.
Tale iniziativa fu fortemente osteggiata, forse perché in Roma non si
conoscevano ancora le basiliche e pertanto l’operato di Catone fu giudicato
nettamente innovativo.
Catone, cui come censore spettava la sovrintendenza alle costruzioni di
pubblico interesse, avrà voluto difendere la propria iniziativa.

XVIII° - DICIOTTESIMA ORAZIONE

NON SI ESPONGANO SPOGLIE SE NON QUELLE


CONQUISTATE IN GUERRA

COMMENTO

Il costume abituale per i condottieri romani, di ornare la propria casa con le


spoglie sottratte al nemico, pur investendo la loro vita privata, poteva talvolta
assumere implicazioni di maggior portata, come avvenne nel 216 a. C. che

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furono inseriti nelle liste senatoriali coloro che “spolia ex hoste fixa domi
haberent”.
Si capisce pertanto che potessero essersi verificati degli abusi e si intende
perciò il motivo per cui Catone si occupò della cosa, quasi sicuramente da
censore in considerazione dell’attinenza della materia con la “lectio senatus”, di
competenza appunto dei censori.

XIX° - DICIANNOVESIMA ORAZIONE

IL BOTTINO BELLICO SIA VERSATO ALL’ERARIO

COMMENTO

Se nell’orazione diciottesima Catone cerca di regolamentare l’uso privato delle


spoglie sottratte ai nemici,in questa cerca di regolamentare l’uso privato della
preda bellica: dunque le due orazioni sono complementari, entrambe riportabili
alla censura.

XX° - VENTESIMA ORAZIONE

ORAZIONE CONTRO LUCIO FURIO SULL’USO DELL’ACQUA, IN


OCCASIONE DELL’IMPOSIZIONE DI UNA MULTA

COMMENTO

Si tratta di un’orazione censoria: infatti sappiamo che Catone e Valerio Flacco


da censori “acquam publicam in privatum aedificium aut agrum fluentem
ademerunt” ed esistevano precise disposizioni di legge che vietavano l’uso
dell’acqua pubblica a titolo personale, senza il pagamento della relativa tassa.
Poiché poi Catone impose una multa, si dovrà pensare a orazione tenuta
davanti alla “contio”.

XXI° - VENTUNESIMA ORAZIONE

CONTRO OPPIO

COMMENTO

Oppio era un appaltatore che aveva appaltato le forniture del vino necessario
per i sacrifici pubblici dando la relativa garanzia, ma poi era venuto meno al
suo impegno e per tale ragione era stato attaccato da Catone in un’orazione
giudiziaria sicuramente databile alla censura, dato che la cura degli appalti
pubblici rientrava appunto nelle tra le competenze del censore.

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XXII° - VENTIDUESIMA ORAZIONE

NEL CASO CHE MARCO CELIO, TRIBUNO DELLA PLEBE,


L’AVESSE CHIAMATO IN GIUDIZIO

COMMENTO

In questa orazione Catone avrebbe controbattuto anticipatamente un’eventuale


accusa di Celio nel campo amministrativo e poiché “l’intercessio2 implicita nel
titolo non poteva avvenire che da parte di un magistrato contro altro
magistrato di pari o minore potestà, se ne deduce che Catone doveva coprire
una magistratura, cioè la censura.
Questa orazione è dell’anno 184 a. C.
Mentre non possiamo renderci conto delle argomentazioni concrete cui fece
ricorso Celio nell’attaccare Catone e di quelle di Catone stesso
nell’autodifesa,possiamo dire qualcosa di più sull’aspetto retorico – stilistico
dell’orazione: infatti la raffigurazione del tribuno della plebe Marco Celio come
oratore particolarmente incline ad una sopravvalutazione “dell’actio” pare
orientare verso l’identificazione di un’oratoria “modernista” influenzata dai
costumi elenizzanti da poco penetrati in Roma e valutata sarcasticamente da
Catone: una fusione di “democrazia2 e atteggiamento grecizzante che pare
una caratteristica dell’oratoria e della retorica romane fino al primo Cicerone; e
ciò potrebbe avere qualche conseguenza per la storia del genere oratorio
romano.
Questa considerazione naturalmente non deve far passare inosservato l’intento
più strettamente “morale” di Catone.

XXIII° - VENTITREESIMA ORAZIONE

PER I PROCESSI TENUTI DURANTE LA CENSURA

COMMENTO

L’orazione è probabilmente da connettersi con le numerose inimicizie che


Catone si attirò durante la censura per la sua rigidità morale.

XXIV° - VENTIQUATTRESIMA ORAZIONE

ORAZIONE SUI SUOI MERITI CONTRO LUCIO TERMO,


PRONUNCIATA DOPO LA CENSURA

COMMENTO

Non sappiamo per quale ragione e in quale circostanza precisa Catone abbia
parlato della propria censura in orazione pronunciata contro Termo; ma poiché

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sappiamo che un Lucio Termo fu attaccato da Catone nell’orazione
trentaseiesima per la gestione della legazione presso Tolomeo VII° nel 154-
153 a. C., si potrebbe ipotizzare che tale attacco di Catone sia dovuto a una
rivalsa nei confronti dell’attacco che proprio questo Termo avrebbe portato nel
183 a. C. contro la censura di Catone, attacco a sua volta determinato dalla
reciproca ostilità di Catone e dei Termi.
Comunque stiano le cose, l’orazione di Catone è chiaramente di tipo
autobiografico.

XXV° VENTICINQUESIMA ORAZIONE

ORAZIONE CONTRO LA CASSAZIONE DI PARTE DELLA LEGGE


BEBIA

COMMENTO

Nel 180 a. C. in base alla “Lex Baebia” furono creati, per il 179 a. C.,solamente
4 pretori in luogo di 6; la legge sarà stata proposta e fatta approvare nel 181
a. C.,anno in cui fu console appunto un Baebius, precisamente Gneo Bebio
Panfilo; ma per il 178 a. C. si crearono nuovamente 6 pretori: evidentemente
la “Lex Baebia” fu abolita nel 179 a. C. in occasione dell’abrogazione Catone
parlò a favore del mantenimento della legge, con la nostra orazione appunto,
ma senza fortuna, visto che la legge fu cassata.

XXVI° - VENTISEIESIMA ORAZIONE

SULLA SITUAZIONE MILITARE DELL’ISTRIA

COMMENTO

Il “bellun Histricum” si protrasse con alterne vicende dal 183 a. C. al 177 a. C.;
in particolare nel 178 a. C. si verificò un temporaneo rovescio militare romano,
la cui notizia pervenne a Roma ingigantita tanto da determinare misure
straordinarie: possiamo pensare che proprio in occasione dei conseguenti
dibattiti senatoriali sia stato tenuto il discorso di Catone.

XXVII° - VENTISETTESIMA ORAZIONE

CONTRO MARCO FULVIO NOBILIORE

COMMENTO

Nel 189 a. C. Marco Fulvio Nobiliare condusse come console le operazioni


militari in Etolia e in tale occasione ebbe come legato Catone.

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Catone ebbe modo così di studiare da vicino il modo di comportarsi del
condottiero, soprattutto il suo eccessivo largheggiare nel concedere
onorificenze ai soldati e la vanagloria che l’aveva spinto a farsi accompagnare
dal poeta Ennio in modo che le sue gesta fossero immortalate per il futuro.
Queste pecche di Nobiliare egli espose in una specifica orazione, tenuta
probabilmente subito dopo la censura dell’avversario, che cadde nel 179 a. C.,
mirante probabilmente a condannare l’operato di Nobiliare in qualità di
censore, ma poi allargata anche alla gestione di altri incarichi importanti.

XXVIII° - VENTOTTESIMA ORAZIONE

SUI TRIBUNI MILITARI

COMMENTO

Concedere l’elezione dei tribuni, di competenza dei comizi tributi, a consoli e


pretori poteva comportare l’allargamento della sfera del potere dei singoli
magistrati, per lo più “nobiles”: proprio per tale ragione si può ipotizzare che
Catone con questa orazione abbia osteggiato la proposta.

XXIX° - VENTINOVESIMA ORAZIONE

ORAZIONE CONTRO PUBLIO FURIO A FAVORE DELLE


POPOLAZIONI ISPANICHE CIRCA IL FRUMENTO

COMMENTO

L’orazione va posta in relazione con la notizia che nel 171 a. C. il senato decise
di nominare dei “recuperatores” con il compito di verificare il comportamento
dei magistrati romani nelle due Spagne e designare alcuni avvocati che
difendessero gli interessi dei provinciali: uno dei due “patroni” scelti per la
Spagna Citeriore fu Catone, che dimostrò essere Publio Furio Filo colpevole “de
repetundis” e lo costrinse a esulare a Preneste.

XXX° - TRENTESIMA ORAZIONE

ORAZIONE A FAVORE DELLE LEGGE VOCONIA

COMMENTO

Catone parlò a favore della legge:


 o perché voleva evitare che le donne acquistassero eccessivo peso
economico con possibili conseguenze negative sulla compattezza dei
patrimoni nobiliari;

23
 o perché nell’opposizione al dilagare dei matrimoni “sine manu”,
probabilmente legati alla spinta dei costumi greci comportanti forme di
emancipazione femminile, Catone identificava un elemento di
opposizione nei confronti dei Greci, coerente con il suo antiellenismo di
fondo.
Nell’appoggiare la legge Catone fu assai lungimirante, dato che essa restò in
vigore per tutta l’età repubblicana.
Va ricordato che Catone si occupò anche altrove dei problemi inerenti al peso
economico delle donne.
Il problema era infatti importante, perché col passare del tempo le donne
romane appartenenti alle classi più elevate vennero a disporre di ricchezze
sempre crescenti, spesso cospicue.

XXXI° - TRENTUNESIMA ORAZIONE

SULLA LIBERAZIONE DELLA MACEDONIA

COMMENTO

Alla vittoriosa conclusione della campagna macedonia di Lucio Emilio Paolo, il


senato decise l’invio in Macedonia di una commissione di dieci membri con il
compito di coadiuvare il proconsole vittorioso nella stipula del trattato di pace;
l’invio della legazione fu preceduto nel 167 a. C., da un dibattito senatoriale sul
trattamento da riservare ai Macedoni sconfitti.
Catone intervenendo nel dibattito sostenne la tesi che la Macedonia dovesse
essere libera, sotto “protettorato” romano: ciò avrebbe evitato ai Romani una
presenza militare dispendiosa e un troppo stretto contatto con il mondo
elenizzato, pericoloso sul piano della possibile “contaminazione” dei costumi.

XXXII° - TRENTADUESIMA ORAZIONE

IN DIFESA DEI RODIESI

COMMENTO

Alla conclusione della terza guerra macedonia, la campagna militare condotta


dai Romani contro Perseo, i Rodesi, che durante le ostilità avevano mostrato
simpatia nei confronti del re macedone, pur senza aiutarlo materialmente ed
avevano tentato di farsi mediatori di pace fra i contendenti, inviarono a Roma
un’ambasceria che porgesse le congratulazioni per la vittoria e chiarisse la
posizione del loro governo.
L’ambasceria, giunta a destinazione nella primavera del 167 a. C., fu accolta
freddamente e solo dopo lunga attesa, fu ammessa a parlare in senato.
Nel successivo dibattito senatoriale emersero due posizioni contrastanti:
 la prima di chi voleva che i Rodesi fossero puniti militarmente;
 la seconda di chi propendeva per il perdono totale.

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Catone in questa orazione parlò a favore della concessione del perdono ai
Rodesi e la sua opinione ebbe il sopravvento.
Catone con questa scelta desiderava propagandare la propria tesi, essere bene
opporsi a forme di espansione a danno di paesi d’area ellenistica e favorire
invece forme di protettorato su quei paesi.

XXXIII° - TRENTREESIMA ORAZIONE

ORAZIONE AI SOLDATI CONTRO SERVIO GALBA

COMMENTO

Questa orazione è da collegare con le polemiche agitate da alcuni, in


particolare da Galba, contro Lucio Emilio Paolo, giudicato troppo intransigente
dal punto di vista della disciplina militare e dunque indegno del trionfo: Catone
avrà parlato, davanti ai soldati, a favore della concessione del trionfo a Emilio
e, dunque a sfavore di Galba..
L’orazione sarà dunque da collocarsi nel periodo del rientro di Emilio Paolo
dalla Macedonia,nell’autunno del 167 a. C.
Notevole è il fatto che l’orazione sia stata pronunciata davanti ai soldati.

XXXIV° - TRENTAQUATTRESIMA ORAZIONE

ORAZIONE CONTRO LA CASSAZIONE DI PARTE DELLA LEGGE


ORCHIA

COMMENTO

Sappiamo che il tribuno della plebe C. Orchio presentò nel 182 a. C. una legge
suntuaria relativa ai banchetti, che”praescribebat numerum convivarum”.
Più tardi si propose di cassare parte del disposto della legge, forse perché essa
sembrò con il passare del tempo, troppo severa; e Catone pronunciò il suo
discorso contro la proposta di cassazione.

XXXV° - TENTACINQUESIMA ORAZIONE

DISCORSO (IMPRECISABILE)

COMMENTO

E’ difficile precisare a quale argomento si riferisca Catone in questa orazione,


ma comunque si può ipotizzare che si tratti di argomento autobiografico.

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XXXVI° - TRENTASEIESIMA ORAZIONE

ORAZIONE SU TOLOMEO MINORE CONTRO LUCIO TERMO


OVVERO SULL’INCHIESTA RELATIVA A TERMO

COMMENTO

Termo fu a capo della commissione senatoriale inviata nel 154 a. C. per aiutare
Tolomeo VII° Evergete contro Tolomeo VI° Filometore a proposito del
problema di Cipro, probabilmente Termo si lasciò corrompere da Tolomeo
Emergete e poi per tale ragione fu attaccato al suo ritorno da Catone, che tra
l’altro era suo avversario personale.

XXXVII° - TRENTASETTESIMA ORAZIONE

SULLA NECESSITA’ DI EVITARE CHE SI SIA CONSOLI PER LA


SECONDA VOLTA

COMMENTO

Si tratta della legge che impedisce che si sia consoli per due volte
consecutivamente, a favore della quale parlò Catone in questa orazione.
Probabilmente la legge è da porre in rapporto con la concessione di un terzo
consolato nel 152 a. C. a Marco Claudio Marcello, già console nel 166 a. C. e
nel 155 a. C. : in tal caso anche l’orazione di Catone cadrà pressappoco nel
medesimo periodo.
Si può forse ipotizzare che nell’orazione fossero poste a confronto due figure
contrapposte: quella del condottiero che si arricchisce illecitamente grazie ai
poteri consolari o proconsolati e quella del condottiero che merita lode perché
fa il suo dovere.

XXXVIII° - TRENTOTTESIMA ORAZIONE

ORAZIONE SUGLI ACHEI

COMMENTO

Nel 151 a. C. il senato romano decise di liberare i mille ostaggi Achei (ridottisi
ormai a trecento9 che, dopo la sconfitta di Perseo, erano trattenuti in Italia:
In occasione del dibattito, Catone pronunciò questa orazione in favore della
loro liberazione.

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XXXIX° - TRENTANOVESIMA ORAZIONE

SUL RE ATTALO E SUI PAGAMENTI DOVUTI DALL’ASIA

COMMENTO

L’orazione è certamente successiva al 159 a. C., anno in cui Attalo in seguito


alla morte del fratello Eumene diventò re e come tale figura nell’orazione; si
può circoscrivere il periodo di composizione al 151 o 150 a. C. in
considerazione del fatto che in tale periodo si svolse un dibattito senatoriale in
merito al contenzioso sorto tra Prusia II° di Bitinia e Attalo circa il debito di
guerra pendente tra i due sovrani; non è tuttavia possibile precisare a favore di
quale fra i contendenti si sia espresso Catone.
Poco dopo i Romani inviarono a Prusia un’ambasceria con il compito di
affrontare il problema; e proprio in occasione di tale invio Catone pronunciò
questa orazione.

XL° - QUARANTESIMA ORAZIONE

SULLA GUERRA CONTRO CARTAGINE

COMMENTO

Sappiamo che Catone incitò alla guerra contro Cartagine a quattro riprese nel
periodo 153-150 a. C.; dei discorsi presumibilmente pronunciati in tali
occasioni a noi è pervenuto probabilmente l’ultimo e decisivo, databile al
periodo immediatamente precedente lo scoppio della guerra.
L’orazione forse prevedeva, a giudicare dai frammenti superstiti, una breve
“archeologia” di Cartagine, quindi una serie di particolari relativi alla
proverbiale “crudeltà” dei Cartaginesi, da cui si traevano determinate
conclusioni sulla necessità di distruggere la città punica.

XLI° - QUARANTUNESIMA ORAZIONE

CONTRO SERVIO GALBA IN DIFESA DEI LUSITANI


STRAZIATI

COMMENTO

Servio Sulpicio Galba, da pretore (151 a. C.) e propretore (150 a. C.) condusse
le operazioni militari contro i Lusitani e, dopo aver convinto i nemici alla resa,
contro il diritto delle genti in parte li uccise, in parte li vendette schiavi
realizzando illeciti guadagni personali; per tale ragione al suo rientro a Roma
nel 149 a. C. fu accusato dal tribuno Lucio Scribonio Libone, il quale propose
che venissero liberati i Lusitani indebitamente venduti.

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Nell’occasione sostennero l’accusa contro Galba, come avvocati, Libone stesso,
Lucio Cornelio Cetego e Catone, mentre per la difesa Galba in persona
pronunciò tre orazioni, due in risposta a Libone e una in risposta a Cetego; il
fatto che non si abbia notizia di replica di Galba al discorso di Catone pare
costituire la prova che Catone sia stato l’ultimo a prendere la parola.
Si tratta probabilmente di un discorso giudiziario, da inserire nel problema
complessivo delle “quaestiones de repetundis”, come prova anche il modo di
citazione dell’orazione.
Catone aveva già tenuto un discorso contro Galba nel 167 a. C.; ora prese la
parola per difendere la “fides” pubblica, che ai suoi occhi costituiva uno degli
ideali politici fondamentali di Roma infatti l’aveva già difesa nelle orazioni
contro Termo e contro Furio in difesa dei Lusitani.
L’importanza di questa orazione fu subito colta da tutti e da Catone stesso e si
può equiparare in quanto a valenza politica, alla fondamentale “Pro
Rodiensibus”.
A favore della celebrità dell’orazione giocò anche il fatto cha Catone l’avesse
pronunciata ormai vecchissimo e nonostante ciò con grande vigore e che
avesse un avversario tutt’altro che disprezzabile come oratore.
Catone nel discorso sottolineava l’importanza del tema affrontato; sosteneva
che dovevano essere riscattati quelli dei Lusitani che erano stati venduti
schiavi, impiegando tra l’altro il tipo di ragionamento già usato nella “Pro
Rodiensibus”; probabilmente deplorava anche l’uso della “mozione degli affetti”
cui l’imputato aveva fatto ricorso recando con se dei fanciulli al processo: nelle
“Origines”, altra sua opera, aggiungeva criticamente che solo in virtù di tale
espediente Galba era riuscito ad ottenere l’assoluzione.

XLII° - QUARANTADUESIMA ORAZIONE

CONTRO ANNIO

COMMENTO

Orazione di datazione e contenuto incerti; il tono sprezzante del solo


frammento pervenutoci potrebbe spingere a valutarla come orazione antica.

XLIII° - QUARANTATREESIMA ORAZIONE

CONTRO TIBERIO SEMPRONIO LONGO

COMMENTO

Orazione non databile, si potrebbe ipotizzare che l’avversario di Catone sia


Tiberio Sempronio Longo console nel 194 a. C. con Scipione Africano, rivale di
Catone nella “Petitio censurae” e addirittura che l’orazione sia da porre in

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rapporto con la rivalità dei due come candidati alle stessa carica, ma si tratta
di ipotesi non verificabile in alcun modo.
In considerazione del tono piuttosto aggressivo dell’unico frammento
pervenutoci, si potrebbe pensare a orazione piuttosto antica.

XLIV° - QUARANTAQUATTRESIMA ORAZIONE

CONTRO CORNELIO AL POPOLO

COMMENTO

I tentativi di identificazione di Cornelio sono incontrollabili.


Il tono dell’unico frammento pervenutoci sembra piuttosto aggressivo, per cui
l’orazione pare antica.

XLV° - QUARANTACINQUESIMA ORAZIONE

SULLA PROPRIA INNOCENZA

COMMENTO

Ritengo che con “De innocentia sua” le fonti intendano designare il titolo di
un’orazione a sé stante; la data non è precisabile; non è precisabile nemmeno
l’argomento dell’orazione, ma pare chiaro che Catone difendesse il proprio
operato dalle accuse di un ignoto (per noi) avversario politico.

XLVI° - QUARANTESEIESIMA ORAZIONE

CONTRO GAIO PISONE

COMMENTO

Non ci sono elementi sicuri né a favore dell’identificazione di Gaio Pisone con


Gaio Calpurnio Pisone pretore in Spagna Ulteriore nel 186 a. C. e trionfatore
nel 184 a. C., L’ANNO DELLA CENSURA DI Catone, né a favore del
collegamento dell’orazione con il malcontento suscitato presso molti dalle
iniziative censorie di Catone.
L’orazione va dunque collocata in periodo incerto, forse dopo che il Censore,
chiuso trionfalmente il “cursus honorum”, in qualità di privato cittadino potè
essere attaccato dagli avversari “chiamati a raccolta”.

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XLVII° - QUARANTASETTESIMA ORAZIONE

DISCORSO A FAVORE DELLA LEGGE MEVIA

COMMENTO

In considerazione dell’allusione al re Seleuco IV° Filopatore, si deve pensare


che l’orazione, pur non databile con precisione sia anteriore al 176-175 a. C.,
anno della morte del re Seleuco stesso.

XLVIII° - QUARANTOTTESIMA ORAZIONE

IN FAVORE DI LUCIO AUTRONIO

COMMENTO

Non sappiamo nulla né di Autronio né dell’occasione in cui fu pronunciato il


discorso.

XLIX° - QUARANTANOVESIMA ORAZIONE

IL MAGISTRATO USCENTE NON CONSERVI PIU IL POTERE


ALL’ARRIVO DEL SUCCESSORE

COMMENTO

La data dell’orazione è incerta.


Si può ipotizzare che essa sia da porre in rapporto con l’increscioso episodio
dei contrasti scoppiati nel 177 a. C. tra i proconsoli Marco Giunio Bruto e Annio
Manlio Valsone da una parte e il neo-console Caio Claudio Pulcro, loro
successore nella conduzione della campagna istrica, dall’altra.

L° - CINQUANTESIMA ORAZIONE

DISCORSO RELATIVO ALL’OBBLIGAZIONE CONTRATTA CON


MARCO CORNELIO

COMMENTO

Di questo discorso ci da notizia il solo Catone nella successiva orazione “De


sumptu suo”.
Non è possibile identificare prosopograficamente l’avversario di Catone; per
quanto riguarda la datazione si può aggiungere che, a giudicare dal tono, essa
pare piuttosto distante cronologicamente dal periodo di attività in provincia

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esercitata da Catone e che d’altra parte pare concordare con un frammento
dell’orazione “In Publio Furium” risalente al 171 a. C., per cui si può ipotizzare
un periodo non lontano da quello della “In Publio Furium”

LI° - CINQUANTUNESIMA ORAZIONE

SULLE PROPRIE SPESE

COMMENTO

Il fatto che Catone si difenda nell’orazione dall’aver sostenuto eccessive spese


private pare orientare verso un anno censorio, dato che proprio i censori
avevano il compito di controllare il tenore di vita dei cittadini; si potrebbe
ipotizzare il 159 a. C. o il 154 a. C., entrambi anni in cui furono censori
personaggi politici in rapporti non amichevoli con Catone.

LII° - CINQUANTADUESIMA ORAZIONE

DISCORSO TENUTO IN ASSEMBLEA

COMMENTO

Il titolo dell’orazione è problematico: potrebbe alludere alla campagna militare


romana in Epiro del 167 a. C.; nel qual caso l’orazione sarebbe posteriore al
167 a. C.

LIII° - CINQUANTATREESIMA ORAZIONE

IN PROPRIA DIFESA CONTRO GAIO CASSIO

COMMENTO

Non è possibile identificare né l’avversario di Catone, né l’occasione e la


cronologia dell’orazione: le varie proposte via via avanzate dagli studiosi sono
infatti del tutto incerte.

LIV° - CINQUANTAQUATTRESIMA ORAZIONE

SULLA SPARTIZIONE DELLA PREDA BELLICA TRA I SOLDATI

COMMENTO

Il tema è affine a quello affrontato da Catone nell’orazione diciannovesima, ma


ciò non comporta automaticamente che anche questa sia, come quella,

31
un’orazione censoria; infatti sia dal titolo che dai frammenti, traspare un
atteggiamento simile a quello adottato da Catone anche in altri momenti della
vita, atteggiamento costantemente teso a combattere arbitri nell’uso e
destinazione della preda bellica; pertanto l’assunzione di tale atteggiamento di
questa orazione non comporta necessariamente un momento determinato.
Questa orazione non è dunque fissabile nel tempo; comunque, sarà
probabilmente da collegare con la conclusione di una imprecisabile campagna
militare.

LV° - CINQUANTACINQUESIMA ORAZIONE

SUGLI INDIGETI

COMMENTO

Data e occasione dell’orazione sono incerte, come hanno sostenuto tutti gli
esegeti.

LVI° - CINQUANTASEIESIMA ORAZIONE

SUL PASCOLO DELL’AGNELLA NOVELLA

COMMENTO

Gli studiosi hanno formulato svariate ipotesi in merito all’orazione, ma né il


titolo né i frammenti brevissimi e poco significativi, consentono indagini e
conclusioni approfondite; per cui sarà bene registrare che ci si trova di fronte a
discorso di periodo e di tema incerti.

LVII° - CINQUANTASETTESIMA ORAZIONE

CONTRO LEPIDO

COMMENTO

Contenuto, datazione e occasione dell’orazione sono incerti; con sicurezza si


può solo affermare che Catone, tra le altre cose, denunciava il costume di
innalzare statue a caro prezzo, anche in onore di personaggi di umile
estrazione.

32
LVIII° - CINQUANTOTTESIMA ORAZIONE

SUL FONDO COLTIVATO A OLIVETO

COMMENTO

Discorso non databile di argomento incerto.

LIX° - CINQUANTANOVESIMA ORAZIONE

SU LETORIO

COMMENTO

Orazione di datazione e argomento incerti.

LX° SESSANTESIMA ORAZIONE

CONTRO QUINTO SULPICIO

COMMENTO

Orazione di datazione e argomento incerti.

LXI° - SESSANTUNESIMA ORAZIONE

DUI BROGLI

COMMENTO

Orazione di datazione e argomento incerti.

LXII° - SESSANTADUESIMA – ORAZIONE

DISCORSO TENUTO CONTRO LENTULO DAVANTI AI CENSORI

COMMENTO

Orazione di cronologia e argomento incerti per quanto riguarda il titolo.

33
LXIII° - SESSANTATREESIMA ORAZIONE

CONTRO TIBERIO ESULE

COMMENTO

Orazione di datazione e argomento incerti.

LXIV° - SESSANTAQUATTRESIMA ORAZIONE

CONTRO PANSA

COMMENTO

Non si sa nulla né delle tematiche né della cronologia dell’orazione, né


dell’occasione in cui essa fu pronunciata.

LXV° - SESSANTACINQUESIMA ORAZIONE

DISCORSO A FAVORE DI LUCIO TURIO CONTRO GNEO


GELLIO

COMMENTO

Chi siano Turio e Gellio non è possibile sapere, né è possibile conoscere


l’argomento e la datazione dell’orazione.

LXVI° - SESSANTASEIESIMA ORAZIONE

A FAVORE DI LUCIO CESEZIO

COMMENTO

Si ignora chi sia Cesezio e in quale occasione sia stata pronunciata l’orazione.

LXVII° - SESSANTASETTESIMA ORAZIONE

A FAVORE DI C . . .

COMMENTO

La lacunosità del contesto non consente alcuna osservazione, nemmeno di


stabilire se C sia “praenomen” o l’iniziale di un “nomen”.

34
LXVIII° - SESSANTOTTESIMA ORAZIONE

SU HABITUS

COMMENTO

Orazione di titolo, datazione e argomento incerto

LXIX° - SESSANTANOVESIMA ORAZIONE

SULL’AFFARE DI FLORA

COMMENTO

In questa orazione c’è incertezza non solo sulla cronologia, ma anche sul titolo
e dunque su reale tema dell’orazione stessa.

LXX° - SETTANTESIMA ORAZIONE

SUL PATRIMONIO DI AULO ATILIO

COMMENTO

Orazione di cronologia e di tema incerti; dal titolo si può ricavare


semplicemente che Catone parlò del patrimonio familiare di un determinato
individuo.

LXXI° - SETTANTUNESIMA ORAZIONE

SUI BENI DI PULCRA

COMMENTO

Titolo e occasione dell’orazione sono incerti.

LXXII° - SETTANTADUESIMA ORAZIONE

SULL’ELEZIONE ILLEGALE DEGLI EDILI

COMMENTO

Orazione di cronologia incerta.

35
LXXIII° - SETTATREESIMA ORAZIONE

SUL CARATTERE SACROSANTO DEGLI EDILI PLEBEI

COMMENTO

Occasione e cronologia dell’orazione sono incerte.


L’incertezza nasce dal fatto che la “sacrosanta potestas” degli edili plebei fu
posta in discussione piuttosto spesso.

LXXIV° - SETTANTAQUATTRESIMA ORAZIONE

SUGLI AUGURI

COMMENTO

Cronologia e circostanza dell’orazione sono ignote e non è possibile cogliere il


motivo della presenza nell’orazione del cenno alle leggi relative alle Vestali; si
può solo ricordare che anche altrove Catone si è occupato di
“auguria/auspicia”.

LXXV° - SETTANTACINQUESIMA ORAZIONE

SULLA DOTE

COMMENTO

Cronologia e occasione dell’orazione sono incerte.


Nell’orazione viene trattato l’istituto del “iudicium domesticum”, un istituto che
nel quadro del “matrimonium cum manu” poneva una distinzione molto netta
tra doveri/diritti del marito e quelli della moglie, a tal punto che il marito o
altro parente poteva condannare la moglie se si fosse accorto, baciandola, che
l’alito di lei odorasse di vino, come dice Catone.
Comunque è cosa certa che nella Roma dell’età di Catone fosse vivo un
dibattito sulla “condizione femminile”

LXXVI° SETTANTASEIESIMA ORAZIONE

ORAZIONE A FAVORE DELLA LEGGE . . .

COMMENTO

Titolo, occasione e cronologia dell’orazione sono molto incerti.

36
LXXVII° - SETTANTASETTESIMA ORAZIONE

CONTRO . . .

COMMENTO

Titolo, cronologia e occasione dell’orazione sono del tutto incerti.

LXXVIII° - SETTANTOTTESIMA ORAZIONE

A FAVORE DI VETURIO

Anche in questo caso titolo, occasione e datazione dell’orazione sono molto


incerti.

LXXIX° - SETTANTANOVESIMA ORAZIONE

DISCORSO SENATORIALE A FAVORE DI UNA LEGGE

COMMENTO

Titolo, cronologia e argomento dell’orazione sono molto incerti.

LXXX° - OTTANTESIMA ORAZIONE

DISCORSO CON CUI CITO IN GIUDIZIO UN TRIBUNO

COMMENTO

Orazione non identificabile.

LXXXI° - OTTANTANUNESIMA ORAZIONE

SULL’ABROGAZIONE DELLE LEGGI

COMMENTO

Titolo, occasione e datazione dell’orazione sono molto incerti: infatti Catone


prese la parola in senato varie volte in occasione della proposta di abrogazione
di qualche legge: si può supporre che, generalizzando il caso specifico, Catone
abbia trattato in occasione indeterminata il più ampio problema delle vecchie
leggi, forse giudicate troppo severe da chi ne proponeva la cassazione e della
loro sostituzione con nuove leggi più aggiornate; è possibile che Catone, di cui

37
è noto il conservatorismo, fosse favorevole al mantenimento delle vecchie
leggi.

LXXXII° - OTTANTADUESIMA ORAZIONE

DISCORSO CON CUI DISSUASE LA LEGGE . . .

COMMENTO

La lacunosità del frammento pervenutoci e del testo non consente alcuna


ricostruzione delle circostanze in cui il discorso fu pronunciato.

38
LE ORIGINI

INTRODUZIONE

ESTRATTI

“Le origines” costituiscono la più antica opera storiografica redatta in latino


dopo la fioritura della cosiddetta “prima annalistica” romana, composta in
greco.
Sono dunque il risultato di una importantissima operazione culturale, condotta
coscientemente da Catone; tanto più importante, perché il Censore nello
svilupparla fu guidato da intenti “nazionalistici” destinati a incidere
profondamente nell’ideologia politica romana del tempo. . .
Anzitutto nelle “Origines” la materia è distribuita pressappoco secondo il
seguente schema.
Il primo libro contiene:
 le origini leggendarie di Roma;
 la fase storico – politica designata come quella dei sette Re;
 la fase primo – repubblicana fino al Decemvirato
Il secondo e terzo libro contiene:
 la ricostruzione delle origini più o meno leggendarie delle città italiche,
entrate a poco a poco nell’orbita dell’influenza romana; ricostruzione non
fine a se stessa, ma inserita nell’esposizione dei fatti romani dell’alta
repubblica, pressappoco fino 270 a. C., cioè fino al momento dei primi
contatti con il mondo italiota.
Tenendo conto della componente leggendaria e del rifarsi alle “origini”, si può
arguire che questa parte dell’opera catoniana, in cui l’interesse per Roma non
era esclusivo, fosse in qualche misura corrispondente alle genealogie omeriche
ed alla storiografia greca.
Tuttavia, l’angolo visuale di Catone nell’utilizzare le fonti greche relative alle
origini di Roma è molto diverso da quello dell’annalistica: infatti egli pur
conoscendo le teorie della derivazione di tante città italiche dal mondo greco,
le applica in chiave italica, o negandole del tutto o modificandole
profondamente.
Inoltre Catone probabilmente risentiva del dibattito ideologico oltre che
storiografico, vivo al suo tempo presso i Greci e presso i Romani, sul concetto
e sulla delimitazione geografica, politica e culturale di Italia.
Un dibattito di forte valenza moralistica, dato che comportava la discussione
sull’autoctonia o meno di alcune popolazioni italiche in cui Catone identificava il
“deposito” della “virtus”.
Non dobbiamo comunque dimenticare il motivo prettamente pedagogico nella
produzione letteraria catoniana.
Dopo la sconfitta di Perseo, re di Macedonia, del 168 a. C., giunse a Roma, tra
gli ostaggi, Polibio.
39
La venuta dello storico di Megalopoli segnò un momento nodale nello sviluppo
della concezione storiografica di Catone.
Infatti le idee polibiane sulla storiografia “pragmatica”, che comportavano la
negazione dell’ingenua storiografia delle genealogie non poteva non venire a
conoscenza di Catone, sempre attento al rapporto tra Romani e Greci.
Catone,approfondendo il rapporto con la storiografia greca, dovette accorgersi
che il modo di procedere storiografico, seguito fino ad allora, non era del tutto
soddisfacente.
Quindi, pur conservando il piano complessivo originario dell’opera, modificò il
proprio metodo d’indagine.
Infatti nel proemio del libro quarto, che si può definire un secondo proemio, è
sintetizzato programmaticamente il “nuovo” rifiuto catoniano della precedente
“ingenuità” storiografica.
Dunque il secondo proemio catoniano segna:
 il cambiamento dell’ottica d’indagine;
 il nuovo metodo storiografico di Catone
Dunque storiografia “genealogica”, “coloniale”, “pragmatica”, “annalistica”,
“pedagogica” convivono nella produzione storiografica di Catone, che
costituisce pertanto a pieno titolo anche nella sua evoluzione oltre che nel suo
sbocco finale, il ponte di passaggio dall’esperienza “annalistica” a quella della
“historia”.
Se tutte le considerazioni svolte sino ad ora sono valide, bisogna pensare che
Catone all’atto di impostare la sua opera storica avesse in mente un
programma piuttosto preciso, anche se da applicare senza rigidità.
Né solo un programma di distribuzione della materia si può ipotizzare, ma
anche un più ampio programma “storiografico”, cioè precise ragioni per cui
Catone decise di dedicarsi alla storiografia; che possono essere identificate
fondamentalmente, si può pensare:
 nella volontà di creare una tradizione romana in grado di opporsi a quella
greca;
 nel desiderio di indagare le cause della progressiva crescita della potenza
di Roma;
 nella volontà di trovare il modo di servire la patria anche al di fuori
dell’impegno politico attivo
Lo scarso numero dei frammenti delle “Origines” non impedisce di fare
osservazioni rilevanti.
Anzitutto la grandezza di Roma secondo Catone era opera non di singoli, ma di
tutta la comunità che aveva operato per secoli lungo una direzione univoca.
Ancora: di pari passo con l’ampliamento dell’interesse dalla sola Roma all’Italia
procedeva l’allargarsi degli interessi catoniani verso gli aspetti etnografici, i
costumi ed i caratteri dei vari popoli.
Proprio in virtù dell’esperienza catoniana, combinata con l’influsso di certa
tradizione storiografica greca, la successiva storiografia romana sarà sempre
attenta ai fatti etnografici.
Accanto ai contenuti oggettivi, costituenti i temi di indagine storica, nelle
“Origines” erano pienamente trasfusi i modi ed i comportamenti più
squisitamente catoniani, che molto probabilmente rendevano l’opera più

40
“passionalmente” vivace, polemica e politicamente “impegnata” di quanto non
fossero la produzione annalistica precedente e coeva e la produzione greca più
recente.
Anzitutto l’opera è composta in Latino, probabilmente in polemica con la
tradizione annalistica, che oltre ad essere composta in lingua greca era anche,
contemporaneamente, di natura aristocratica, dunque di matrice ideologica
diversa da quella di Catone.
Ancor più, costituisce atto personalissimo l’inserzione nelle “Origines” ad opera
di Catone di alcune delle sue proprie orazioni, cioè l’utilizzazione nella
storiografia di quello strumento politico che Catone stesso giudicava
fondamentale: se per questo punto specifico può aver giocato come concausa
l’influsso della tradizione storiografica greca, che prevedeva l’impiego dei
discorsi come momenti nodali dello sviluppo degli eventi, certo l’iniziativa di far
ricorso a discorsi propri è un segno della prepotente personalità di Catone.
Moralismo da un lato, inserzione di discorsi nel tessuto narrativo storiografico
dall’altro: due elementi per cui Catone fu antesignano e maestro della
successiva tradizione storiografica romana, in cui moralismo ed impegno dei
discorsi saranno sempre ben presenti e addirittura qualificanti.
Ed anche nello sviluppare il tema della decadenza, soprattutto in rapporto alla
pericolosità del lusso, Catone apri la via alla storiografia successiva.
Allo stesso modo, Catone fu maestro per i posteri dal punto di vista della prosa
storiografica.
Infatti il suo stile storiografico presenta notevoli punti di contatto con la prosa
delle orazioni, sia nella capacità di variare i livelli tonali nelle diverse sezioni
dell’opera, sia nelle scelte lessicali e sia nella struttura sintattica.
Anche dal punto di vista stilistico Catone profonde largo impegno nelle
“Origines”, come nelle orazioni: va segnalata soprattutto:
 una certa varietà di toni: dalla nitidezza alla secchezza della cronaca,
dalla descrizione ricca di particolari efficaci alla felice caratterizzazione di
altri;
 né mancano potenza e drasticità descrittiva.
In realtà la formula storiografica creata da Catone fu vitale nel corso del
tempo anche se non ebbe seguaci immediati.
Concludendo queste brevi riflessioni si potrebbe dire che è chiaro l’influsso
operato da Catone nella successiva tradizione storiografica nella direzione di
un’orgogliosa contrapposizione nei confronti della grecità e non è impossibile
che egli abbia avuto un peso assai rilevante nel condizionare o addirittura
nell’impostare una certa visione della storia di Roma, soprattutto in rapporto
all’importanza determinante della seconda guerra punica nel progressivo
affermarsi della potenza dell’Urbe.

41
TESTIMONIANZE SCELTE FRA GLI ANTICHI SCRITTORI

CICERONE

ESTRATTI

E poi le “Origini” di Catone di qual fiore o di quale bagliore di eloquenza sono


prive?. . .
L’Origine del popolo romano – faccio volentieri ricorso alla terminologia di
Catone. . .
Quale è il tipo di oratore che può scrivere storia e quale livello di preparazione
oratoria deve avere?. . .
Se deve scrivere storia come severo i Greci, deve essere oratore grandissimo;
se deve scrivere come fecero i nostri, non c’è bisogno di un oratore, basta che
sia veritiero. . . .
Tuttavia, non disprezzare i nostri autori: anche i Greci all’inizio scrissero come
il nostro Catone, come Pittore, come Pisone; infatti la storia non era allora
niente altro che compilazione di brevi cronache. . . .
Così, quali presso i Greci furono Ferecide, Ellenico, Acusilao e molti altri, tali
furono i nostri Catone, Pittore e Pisone, i quali non possiedono la
strumentazione per abbellire il discorso e ritengono che, purché si capisca ciò
che dicono, il solo merito dell’esposizione sia la concisione. . .

NEPOTE

ESTRATTI

Catone da vecchio si dedicò alla stesura di un’opera storica. . .


Ne restano sette libri. . .
Il primo libro abbraccia il periodo regio della storia di Roma, il secondo e il
terzo espongono come si siano formate le varie popolazioni italiche, donde, a
quanto pare, il titolo generale dell’opera,”Origines”. . .
Nel quarto libro è narrata la Prima Guerra Punica, nel quinto la Seconda. . .
Tutti gli argomenti in questi libri sono trattati per sommi capi. . .
Allo stesso modo espose le guerre successive, fino alla pretura di Servio Galba;
dei relativi condottieri non fece mai il nome, ma espose i fatti in maniera
anonima. . .
Nell’opera registrò tutto ciò che era degno di nota in Italia e in Spagna; e
infatti vi traspaiono molta attenzione e diligenza, non accompagnate da alcuna
forma di erudizione. . .

LIVIO

ESTRATTI

42
Lasciami sfogliare le tue stesse “Origini” contro le tue affermazioni. . .
DIONIGI

ESTRATTI

Porcio Catone che ha raccolto con grande cura le origini delle città italiche.

PLINIO IL VECCHIO

ESTRATTI

Marco Catone, avendo eliminato i nomi dei condottieri nella sua opera storica. .

QUINTILIANO

ESTRATTI

Marco Catone creatore della storiografia romana. . . .

PLUTARCO

ESTRATTI

Catone compose orazioni di ogni genere e opere storiche. . . .

FESTO

ESTRATTI

Quanto al fatto che Catone diede alla sua opera il titolo di “Origines”, pare che
non abbia abbracciato con tale titolo tutto il complesso della materia prevista,
perché vi prevalgono i fatti relativi al popolo romano. . . .

FRONTONE
ESTRATTI

Acutamente Catone il Censore, degno di essere onorato dalla patria con statue
erette in ogni città, illustrò le prime manifestazioni di abilità e la stirpe del
nome latino, le “origini” delle città italiche e le prime fasi di vita degli
Aborigeni. . . .
SERVIO
ESTRATTI
Virgilio allude a Catone il Censore, lo storiografo. . . .
Catone nelle “Origini” scrisse in merito alle città italiche. . .

43
Questo modo di vivere degli italici Catone ricorda nelle “Origini”. . .
ANALISI DELL’OPERA

LIBRO I°(PRIMO)

Le sezioni che formano questo libro sono:

1. PROEMIO

I frammenti 1-5 costituiscono il proemio generale dell’opera.


Tra i tre principali tipi di proemi in uso nella tradizione storiografica,”de
historia”, “de persona”, “de materia” Catone optò per quello che prevedeva
l’esaltazione del “bonum historiae”, cioè dei vantaggi che l’opera storica può
fornire al lettore: si tratta di un luogo di carattere generale, che non può
essere considerato passo premiale in senso stretto.
Per cui la ricostruzione complessiva che qui si adotta è suggerita dalle
osservazioni precedentemente fatte.
“ Se ci sono individui che, come me (catone), ritengono utile occuparsi delle
gesta del popolo romano, essi lo potranno fare nell’”otium”, che nel caso dei
“clari homines” è da intendere come surrogato del “negotium” e dunque da
porre al servizio degli altri, secondo il detto di Scipione l’Africano, per cui
talvolta che è in “otium” è più attivo di chi pratica il “negotium”.
Le lodi degli uomini romani famosi venivano celebrate un tempo nei “carmina
convivalia”; ma la storia del popolo romano si prefigge uno scopo assai più
importante della lode dei singoli,quello di insegnare come questo popolo abbia
creato le sue istituzioni nel corso dei secoli con il contributo fattivo di tutti i
suoi membri e sia perciò superiore a tutte le altre genti”.

2. LA”ARCHEOLOGIA” ROMANA – RMOLO E LA


FONDAZIONE DI ROMA

Su questa prima parte delle “Origini” si leggano per la ricostruzione


complessiva della “leggenda di Roma” le classiche pagine del De Sanctis.
Naturalmente, data la grande importanza del tema della fondazione di Roma,
esiste una complessa problematica in relazione alle fonti e alle numerose
discrepanze esistenti all’interno della “tradizione”.
3. ROMA DOPO ROMOLO

Il testo è frammentario e di difficile collocazione, anche se i pochi frammenti


pervenuteci ci possono dare alcune linee guida del discorso.

LIBRO II° (SECONDO)

Le sezioni che formano questo libro sono:

1. LE POPOLAZIONI DELLA CISALPINA


44
Questa parte del libro secondo è dedicata alla Gallia Cisalpina
2 . LE POPOLAZIONI DELL’ITALIA CENTRALE

Per quanto riguarda questi frammenti sono utili i cataloghi delle popolazioni
italiche proposti da Plinio il Vecchio.

LIBRO III° (TERZO)

Le parti che formano questo libro sono:

1 . LE POPOLAZIONI DELL’ITALIA MERIDIONALE

Il testo è lacunoso i pochi frammenti pervenutici sono di difficile


interpretazione e ci possono solo dare un’idea del catalogo delle città
meridionali fatto da Catone per questa sezione del libro.

LIBRO IV° (QUARTO)

Con il libro quarto si apre la seconda parte delle “Origini”di impostazione


sostanzialmente diversa rispetto alla prima, come Catone stesso pare voler
sottolineare con il ricorso ad un nuovo proemio.
Le parti che formano questo libro sono:

1 . ANTICHITA E ISTITUZIONI CARTAGINESI

In questa parte dell’opera Catone delinea la struttura socio-politica di


Cartagine, ma i pochi frammenti pervenutici ne rendono difficile la
comprensione totale del testo.

2 . LE GUERRE PUNICHE I° E II°

In questa parte dell’opera Catone espone la sua posizione tra gli storici greci e
romani che si occuparono dell’argomento.
I frammenti pervenuti ci possono solo dare una indicazione parziale
dell’argomento trattato.

LIBRO V° (QUINTO)

Le parti che formano questo libro sono:

1 . FATTI DI SPAGNA

Dobbiamo fare riferimento alla campagna ispanica di Catone: infatti egli cita la
sua orazione sull’argomento:”Dierum dictarum de consulatu suo”.

45
2 . FATTI DI MACEDONIA E DI ILLIRIA

Nel quadro dei fatti macedonici e illirici Catone riporta in questa parte la sua
orazione in favore dei Rodii.

LIBRO VI° (SESTO)

Di questo libro ci è pervenuto un unico frammento da cui non si può ricavare


nella di certo.

LIBRO VII° (SETTIMO)

In questo libro Catone riporta l’orazione scritta contro Galba che nel 151-150
a. C. da pretore e propretore aveva violato la “fides” romana nei confronti dei
Lusitani.

46
IL DE AGRI CULTURA

INTRODUZIONE

ESTRATTI

Questa opera si presenta sotto forma di trattato, la cui finalità precipua è


piuttosto chiara: fornire una serie di istruzioni orientate e finalizzate, incentrate
sull’amministrazione razionale della Villa Rustica ai fine di ottenere la maggior
economia di gestione e conseguente miglior resa economica per il proprietario.
Il testo complessivo dell’opera è suddiviso in 162 capitoli, ciascuno dei quali
reca un titolo preciso, che ne anticipa il contenuto.
Nonostante questo ordine strutturale, l’opera si configura un poco particolare
ed atipica: infatti dopo una prefazione non del tutto integra, segue un insieme
di istruzioni, che si aggirano su temi assai vari e non sempre omogenei e
presentano una certa disorganicità e sproporzione delle parti.
La disorganicità dell’opera è emblematicamente sottolineata dalla duplicazione
di determinate sezioni.
Per quanto riguarda le duplicazioni è verosimile che non siano opera di Catone,
ma di interpolatori, ma va tuttavia evidenziato che proprio la non perfette
organicità del “De Agri Cultura” suggeriscono l’ipotesi che Catone stesso abbia
a poco a poco ampliato, con un processo stratificato nel tempo, i materiali del
tema agricolo, che sarebbero poi confluiti caoticamente senza una revisione
unificatrice da parte dell’autore nell’attuale “liber”.
Tutto questo configura l’opera come aperta non organicamente “bloccata” in un
piano preciso.
Le considerazioni fin qui svolte giustificano le difficoltà di datazione dell’opera.
Due elementi hanno spinto Catone a scrivere l’opera:
 Da un lato la lettura dei testi greci. A questo elemento più generico
s’aggiungono poi elementi più puntuali, di cui è spia la terminologia
tecnica greca, specificatamente agricolo – medicale ben presente nel
libro.;
 Dall’altro lato, l’interesse di Catone per il tema agricolo. L pratica diretta
della coltivazione dei campi, in prima persona, è apertamente dichiarata
da Catone stesso.
I brani in prosa elevata provano che,nonostante le imperfezioni registrabili
soprattutto nell’ordine compositivo, “Il De Agri Cultura” riveste un carattere
volutamente letterario ed unitario.
Carattere letterario che va commisurato alla situazione ed ai tempi, nonché
all’intento pratico che guida Catone.
Scopo dell’opera è come ottenere il massimo profitto dal lavoro agricolo.
L’opera cade infatti nel periodo successivo alla seconda Guerra Punica, cioè in
un momento di grandi trasformazioni economiche; un periodo in cui la larga
disponibilità di manodopera servile, resa possibile dalle grandi guerra
espansionistiche romane, fa si che il lavoro agricolo costituisca per il

47
possidente l’investimento migliore possibile, soprattutto quando l’attività
agricola riesce a specializzarsi e ad indirizzarsi, più che al frumento, ad altre
coltivazioni più redditizie, in particolare alla vite e all’ulivo.
La disponibilità di manodopera servile abbondante e a basso costo comporta
che la misura del fondo sia sensibilmente più ampia rispetto ai periodi
precedenti, dunque una misura nettamente superiore all’auto sostentamento e
tale da consentire accumulo di ricchezza, cioè attività imprenditoriale ed il
fondo stesso tende a diventare latifondo.
Naturalmente la gestione del latifondo può comportare problemi quando il
proprietario non risieda nel fondo stesso: per cui la necessità di un’attenta cura
preliminare nella scelta di un “vilicus”, che presieda all’attività complessiva
della “famiglia” e che in qualunque momento possa renderne esattamente
conto al proprietario.
A sua volta il proprietario deve possedere competenze specifiche che gli
consentano di valutare adeguatamente l’operato del 2vilicus” dal punto di vista
della resa economica del fondo.
Proprio sotto questo aspetto entra in gioco l’esperienza personale di Catone,
per cui il “De agri cultura” riflette tale situazione socio-economica, che
potremmo definire come situazione in evoluzione e moderna.
Tuttavia tale visione moderna dell’agricoltura prospettata nel trattato pare
smentita da Catone stesso.
Infatti si pensa che nel “De agri cultura” Catone abbia voluto formalizzare e
canonizzare non tanto la situazione del suo tempo, quanto quella di tempi
precedenti basata sulla convinzione che l’agricoltura fosse l’unica attività
tradizionalmente degna del “vir” romano visto nella sua dimensione migliore e
più piena.
Catone si sarebbe accorto che l’agricoltura stava entrando in crisi a causa della
concorrenza dell’allevamento e che, in tal modo, poteva subire gravi danni
quella classe sociale dei piccoli proprietari terrieri, che nel corso del tempo
aveva costituito un insostituibile serbatoio di virtù civiche e militari; per questa
ragione avrebbe composto un libro che implicitamente si configurava come un
invito a praticare l’agricoltura, dato che anche questa attività era ottima fonte
di guadagno.
Dunque il “De agri cultura” va valutato come opera aperta sia alla novità del
lavoro servile e dunque sulla rendita della grande proprietà sia alle tradizioni
del passato.
Infatti nella prefazione dell’opera Catone sottolinea l’importanza dell’agricoltura
sia ai fini della definizione del “vir bonus” sia in quanto “serbatoio” di valorosi
soldati e quindi l’importanza dell’agricoltura ai fini del conseguimento della
“virtus”.
Si può rilevare anche una seconda involontaria incongruenza: mentre Catone
sul piano politico-sociale cercò di operare a vantaggio dei piccoli proprietari
terrieri, nel “De agri cultura” egli si rivolge di fatto a quella categoria
privilegiata di “medi proprietari” che era sorta in seguito al tipo di politica
perseguita da Roma nella fondazione delle colonie latine nei primi anni del II°
secolo a. C., che prevedeva l’assegnazione ai titolari di vasti poderi.
Concludendo possiamo affermare che il nostro trattato si presenta come opera
composita ed in qualche modo “sperimentale”: tra letterature e pratica, tra

48
improvvisazione ed organica articolazione, comunque di struttura aperta a
metà tra il vecchio e il nuovo.

TESTIMONIANZE SCELTE DAGLI ANTICHI SCRITTORI

CICERONE

ESTRATTI

Nell’opera che io (cioè Catone) ho scritto sull’agricoltura. . .

VARRONE

ESTRATTI

Non si leggono forse molte osservazioni simili nel libro scritto da Catone
sull’agricoltura?. . . .

COLUMELLA

ESTRATTI

Ricordiamo il famoso Marco Catone il Censore, che per primo fece si che
l’agricoltura si esprimesse in latino. . .

PLINIO IL VECCHIO

ESTRATTI

Il celebre primo dei Catoni. . . famoso . . . per la fama letteraria e per i precetti
impartiti ai Romani su ogni argomento desiderabile, soprattutto sull’agricoltura
per ammissione del suo secolo coltivatore eccellente e senza rivali. . . .

PLUTARCO

ESTRATTI

Catone compose un libro sull’agricoltura, in cui inserì anche ricette per la


preparazione della “placenta” e per la conservazione della frutta. . . .

49
MARCO AURELIO

ESTRATTI

Dall’undicesima ora della notte fino alla terza del giorno successivo mi sono
esercitato a leggere il libro catoniano sull’agricoltura nella composizione scritta.

ISIDORO

ESTRATTI

In Roma Catone fu il primo che diede insegnamenti sull’agricoltura. . .

INDICE DELL’OPERA PER CAPITOLI

CAP. I° ( PRIMO )

Come si debba comperare oculatamente un fondo

CAP. II° ( SECONDO )

Compiti del padrone di casa

CAP. III° ( TERZO )

Il padrone faccia una vendita all’asta

CAP. IV° ( QUARTO )

Necessità che s’impianti un terreno nella prima gioventù.

CAP. V° ( QUINTO )

Per avere una fattoria ben costruita

CAP. VI° ( SESTO )

Per avere stalle ben costruite

CAP. VII° ( SETTIMO )

Doveri del fattore

50
CAP. VIII° ( OTTAVO )

Come distribuire le semine nel fondo

CAP. IX° ( NONO )

Il fondo suburbano

CAP. X° ( DECIMO )

In quali terreni piantare i fichi

CAP. XI° ( UNDICESIMO )

Saliceti in luoghi acquosi

CAP. XII° ( DODICESIMO )

Come si deve attrezzare un oliveto di 240 iugeri

CAP. XIII° ( TREDICESIMO )

Come si deve organizzare un vigneto di 100 iugeri

CAP. XIV° ( QUATTORDICESIMO )

Come si devono attrezzare cinque apparecchiature per torchio

CAP. XV° ( QUINDICESIMO )

Come si devono attrezzare il locale per il torchio e la cantina da olio

CAP. XVI° ( SEDICESIMO )

Che cosa occorre nella cantina da olio

CAP. XVII° ( DICIASSETTESIMO )

Se commissionerai la costruzione di una fattoria

CAP. XVIII° ( DICIOTTESIMO )

Costruzione dei muri di cinta

51
CAP. XIX° ( DICIANNOVESIMO )

La preparazione della calce va commissionata a un fornaciaio compartecipe del


lavoro

CAP. XX° ( VENTESIMO )

In quale stagione sia maturo il taglio del legname

CAP. XXI° ( VENTUNESIMO )

Se vorrai costruire un locale da torchio

CAP. XXII° ( VENTIDUESIMO )

Stipiti per le apparecchiature da vino

CAP. XXIII° ( VENTITREESIMO )

Come si deve costruire il frantoio per olive

CAP. XXIV° ( VENTIQUATTRESIMO )

Come si fabbrica l’asse

CAP. XXV° ( VENTICINQUESIMO )

In che modo si mette in opera il frantoio per olive

CAP. XXVI° ( VENTISEIESIMO )

Cosa è necessario si prepari per la vendemmia

CAP. XXVII° ( VENTISETTESIMO )

Come preparare il vino greco

CAP. XXVIII° ( VENTOTTESIMO )

Come conservare l’uva matura

CAP. XXIX° ( VENTINOVESIMO )

52
Finita la vendemmia, si ripongano le attrezzature del torchio

CAP. XXX° ( TRENTESIMO )

Cosa seminare

CAP. XXXI° ( TRENTUNESIMO )

Come fare quando metterai a dimora gli ulivi e le altre pianticelle

CAP. XXXII° ( TRENTADUESIMO )

Come dividere il letame

CAP. XXXIII° ( TRENTATREESIMO )

Foglia per i buoi

CAP. XXXIV° ( TRENTAQUATTRESIMO )

Cosa preparare per la raccolta delle olive

CAP. XXXV° ( TRENTACINQUESSIMO )

Si potino a tempo debito vigne e alberi

CAP. XXXVI° ( TRENTASEIESIMO )

Come curare la vigna

CAP. XXXVII° ( TRENTASETTESIMO )

Si tagli a tempo debito il saliceto

CAP. XXXVIII° ( TRENTOTTESIMO )

Sul far la semina

CAP. XXXIX° ( TRENTANOVESIMO )

Sul terreno d’argilla rossiccia

CAP. XL° ( QUARANTESIMO )


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Dove seminare fava, veccia, frumento bianco, orzo

CAP. XLI° ( QUARANTUNESIMO )

Cosa serva per ingrassare i terreni

CAP. XLII° ( QUARANTADUESIMO )

Che cosa danneggi i terreni

CAP. XLIII° ( QUARANTATREESIMO )

Vigna e alberi potati

CAP. XLIV° ( QUARANTAQUATTRESIMO )

La fornace da calce

CAP. XLV° ( QUARANTACINQUESIMO )

Se non potrai vendere legname e fascine

CAP. XLVI° ( QUARANTASEIESIMO )

Cosa fare quando il tempo sarà cattivo

CAP. XLVII° ( QUARANTASETTESIMO )

Lavori da fare in primavera

CAP. XLVIII° ( QUARANTOTTESIMO )

Innesto della vite e di altre specie

CAP. XLIX° ( QUARANTANOVESIMO )

Altra maniera di innestare i fichi e gli ulivi

CAP. L° ( CINQUANTESIMO )

Come fare i solchi

CAP. LI° ( CINQUANTUNESIMO )


54
Solchi e propaggini per le viti

CAP. LII° ( CINQUANTADUESIMO )

In quale periodo potare l’ulivo

CAP. LIII° ( CINQUANTATREESIMO )

Le talee d’ulivo

CAP. LIV° ( CINQUANTAQUATTRESIMO )

Come fare un vivaio

CAP. LV° ( CINQUANTACINQUESIMO )

Come piantare le canne

CAP. LVI° ( CINQUANTASEIESIMO )

Vivaio di alberi da frutto

CAP. LVII° ( CINQUANTASETTESIMO )

La vite vecchia

CAP. LVIII° ( CINQUANTOTTESIMO )

Come concimare i prati

CAP. LIX° ( CINQUANTANOVESIMO )

Che fare quando il sacrificio sarà stato offerto

CAP. LX° ( SESSANTESIMO )

Moltiplicazione degli ulivi e degli alberi da frutto

CAP. LXI° ( SESSANTUNESIMO )

Piante da propagginare con magior cura

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CAP. LXII° ( SESSANTADUESIMO )

La raccolta del fieno

CAP. LXIII° ( SESSANTATREESIMO )

Foraggio per i buoi

CAP. LXIV° ( SESSANTAQUATTRESIMO )

La legna da ardere del padrone

CAP. LXV° ( SESSANTACINQUESIMO )

Razioni alimentari destinate alla servitù

CAP. LXVI° ( SESSANTASEIESIMO )

Razioni di vino destinate alla servitù

CAP. LXVII° ( SESSANTASETTESIMO )

Razioni di companatico destinate alla servitù

CAP. LXVIII° ( SESSANTOTTESIMO )

Vestiti per la servitù

CAP. LXIX° ( SESSANTANOVESIMO )

Nutrimento per i buoi

CAP. LXX° ( SETTANTESIMO )

Come coltivare la terra

CAP. LXXI° ( SETTANTUNESIMO )

Quanti carri è necessario avere

CAP. LXXII° ( SETTANTADUESIMO)

Quanto deve essere lunga la fune


56
CAP. LXXIII° ( SETTANTATREESIMO )

La raccolta delle olive

CAP. LXXIV° ( SETTANTAQUATTRESIMO )

Come fare l’olio verde


CAP. LXXV° ( SETTANTACINQUESIMO )

Mansioni del custode e del travasatore

CAP. LXXVI° ( SETTANTASEIESIMO )

Ancora sulle mansioni del custode in servizio nel locale da torchio

CAP. LXXVII° ( SETTANTASETTESIMO )

Riporre gli arnesi da vino e da olio

CAP. LXXVIII° ( SETTANTOTTESIMO )

Come impermeabilizzare le giare

CAP. LXXIX° ( SETTANTANOVESIMO )

Pozione curativa per i buoi

CAP. LXXX° ( OTTANTESIMO )

Se un bue dà segni di malattia

CAP. LXXXI° ( OTTANTUNESIMO )

Perché ai buoi non si logorino gli zoccoli

CAP. LXXXII° ( OTTANTADUESIMO )

Come somministrare la medicina ai buoi

CAP. LXXXIII° ( OTTANTATREESIMO )

Ricetta per fare la schiacciata

CAP. LXXXIV° ( OTTANTAQUATTRESIMO )


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Ricetta per fare la focaccia

CAP. LXXXV° ( OTTANTACINQUESIMO )

Ricetta per fare la placenta

CAP. LXXXVI° ( OTTANTASEIESIMO )

Ricetta per fare le ciambelle

CAP. LXXXVII° ( OTTANTASETTESIMO )

Ricetta per fare la “scriblita”

CAP. LXXXVIII° ( OTTANTOTTESIMO )

Ricetta per fare i “globuli”

CAP. LXXXIX° ( OTTANTANOVESIMO )

Ricetta per fare “l’encito”

CAP. XC° ( NOVANTESIMO )

Ricetta per fare “l’erneo”

CAP. XCI° ( NOVANTUNESIMO )

Ricetta per fare la “sferita”

CAP. XCII° ( NOVANTADUESIMO )

Offerta per la buona salute dei buoi

CAP. XCIII° ( NOVANTATREESIMO )

Ricetta per fare il “savillo”

CAP. XCIV° ( NOVANTAQUATTRESIMO )

Ricetta per fare la farinata alla cartaginesi

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CAP. XCV° ( NOVANTACINQUESIMO )

Ricetta per fare la crema di frumento

CAP. XCVI° ( NOVANTASEIESIMO )

Ricetta per fare l’amido

CAP. XCVII° ( NOVANTASETTESIMO )

Come preparare il sale bianco

CAP. XCVIII° ( NOVANTOTTESIMO )

Come ingrassare le galline e le oche

CAP. XCIX° ( NVANTANOVESIMO )

Come ingrassare i piccioni novelli

CAP. C° ( CENTESIMO )

Modo di preparare l’aia

CAP. CI° ( CENTUNESIMO )

Perché il gorgoglione non danneggi il grano

CAP. CII° ( CENTODUESIMO )

Se l’ulivo non dà frutto

CAP. CIII° ( CENTOTREESIMO)

Perché le piante di fico non lascino cadere i frutti non ancora maturi

CAP. CIV° ( CENTOQUATTRESIMO )

Perché non vi siano bruchi nella vigna

CAP. CV° ( CENTOCINQUESIMO )

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Perché le pecore non contraggano la scabbia

CAP. CVI° ( CENTOSEIESIMO )

Ungi gli assi con morchia

CAP. CVII° ( CENTOSETTESIMO )

Perché le tarme non tocchino le vesti

CAP. CVIII° ( CENTOTTESIMO )

Perché i fichi secchi si conservino bene

CAP. CIX° ( CENTONOVESIMO )

Se metterai olio in una metreta nuova

CAP. CX° ( CENTOEDECIMO )

Per conservare i rami di mirto o qualunque altro genere di rami

CAP. CXI° ( CENTOUNDICESIMO )

Se un serpente morde un bue o un altro quadrupede

CAP. CXII° ( CENTODODICESIMO )

Perché i buoi stiano bene

CAP. CXIII° ( CENTOETREDICESIMO )

Come preparare il vino per gli schiavi per il periodo invernale

CAP. CXIV° ( CENTOQUATTORDICESIMO )

Come preparare il vino greco se il luogo di produzione è lontano dal mare

CAP. CXV° ( CENTOQUINDICESIMO )

Preparazione dell’acqua marina

CAP. CXVI° ( CENTOESEDICESIMO )


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Come ungere gli orli delle giare perché abbiano buon odore

CAP. CXVII° ( CENTODICIASSETTESIMO )

Se vorrai provare se un vino si conserverà a lungo o no

CAP. CXVIII° ( CENTODICIOTTESIMO )

Come fare per rendere dolce e amabile un vino aspro

CAP. CXIX° ( CENTODICIANNOVESIMO )

Che cosa fare per togliere il cattivo odore al vino

CAP. CXX° ( CENTOVENTESIMO )

Cosa fare per sapere se il vino sia annacquato o no

CAP. CXXI° ( CENTOVENTUNESIMO )

Come fare per preparare vino di Cos

CAP. CXXII° ( CENTOVENTIDUESIMO )

Preparazione di un vino tale che faccia bene al ventre

CAP. CXXIII° ( CENTOVENTITREESIMO )

Metti nel mosto un pizzico di elleboro nero in modo da regolare il ventre

CAP. CXXIV° ( CENTOVENTIQUATTRESIMO )

Come preparare un vino per smuovere il ventre

CAP. CXXV° ( CENTOVENTICINQUESIMO )

Cosa fare se vuoi conservare le lenticchie

CAP. CXXVI° ( CENTOVENTISEIESIMO )

Come conciare le olive verdi

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CAP. CXXVII° ( CENTOVENTISETTESIMO )

Come conciare le olive verdi se vuoi utilizzarle dopo la raccolta

CAP. CXXVIII° ( CENTOVENTOTTESIMO )

Ricetta per fare con le olive “l’epitiro” bianco, nero o di colore vario

CAP. CXXIX° ( CENTOVENTINOVESIMO )

Cosa fare se vorrai avere vino dolce per tutto l’anno

CAP. CXXX° ( CENTOTRENTESIMO )

Ricetta per fare i mostaccioli

CAP. CXXXI° ( CENTOTRENTUNESIMO )

Preparazione di un vino diuretico in caso di difficoltà nell’orinare

CAP. CXXXII° ( CENTOTRENTADUESIMO )

Preparazione di un vino per chi soffre di sciatica

CAP. CXXXIII° ( CENTOTRENTATREESIMO )

Si tengano i cani rinchiusi di giorno perché siano più feroci di notte

CAP. CXXXIV° ( CENTOTRENTAQUATTRESIMO )

Come preparare il vino di mirto

CAP. CXXXV° ( CENTOTRENTECINQUESIMO )

Cosa fare contro le coliche, in caso di dissenteria, nel caso che tenie e vermi ti
tormentino

CAP. CXXXVI° ( CENTOTRENTASEIESIMO )

Contro la dispepsia e la difficoltà di orinare

CAP. CXXXVII° ( CENTOTRENTASETTESIMO )

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Se vuoi intonacare l’abitazione

CAP. CXXXVIII° ( CENTOTRENTOTTESIMO )

Come preparare l’aia per trebbiare

CAP. CXXXIX° ( CENTOTRENTANOVESIMO )

Si cosparga di morchia la legna da ardere

CAP. CXL° ( CENTOQUARANTESIMO )

Quando i peri sono in fiore si faccia il sacrificio per i buoi

CAP. CXLI° ( CENTOQUARANTUNESIMO )

Come fare il sacrificio

CAP. CXLII° ( CENTOQUARANTADUESIMO )

Moltiplicazione degli alberi da frutto

CAP. CXLIII° ( CENTOQUARANTATREESIMO )

Prima di dare avvio alla mietitura, offri il sacrificio della “porca praecidanea”

CAP. CXLIV° ( CENTOQUARANTAQUATTRESIMO )

A quali condizioni e dove si possono comprare tuniche e altri articoli

CAP. CXLV° ( CENTOQUARANTACINQUESIMO )

A quali condizioni si debba affidare ad un imprenditore lo spianamento finale


del terreno

CAP. CXLVI° (CENTOQUARANTASEIESIMO )

Come dare in cura il vigneto ad un imprenditore compartecipe dei prodotti

CAP. CXLVII° (CENTOQUARANTASETTESIMO )

A quali condizioni si possono aggiogare i buoi nei giorni di festa

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CAP. CXLVIII° ( CENTOQUARANTOTTESIMO )

In che modo si debba diradare un bosco sacro

CAP. CXLIX° ( CENTOQUARANTANOVESIMO )

Come procedere con altro sacrificio espiatorio se si voglia zappare in un bosco


sacro

CAP. CL° ( CENTOCINQUANTESIMO )

Cosa fare se vuoi purificare il campo

CAP. CLI° (CENTOCINQUANTUNESIMO )

Doveri del fattore

CAP. CLII° ( CENTOCINQUANTADUESIMO )

Doveri della fattoressa

CAP. CLIII° ( CENTOCINQUANTATREESIMO )

Contratto per la raccolta delle olive

CAP. CLIV° ( CENTOCINQUANTAQUATTRESIMO )

Contratto per la lavorazione delle olive

CAP. CLV° ( CENTOCINQUANTACINQUESIMO )

Contratto per la vendita delle olive sulla pianta

CAP. CLVI° ( CENTOCINQUANTASEIESIMO )

Contratto per la vendita dell’uva sulla pianta

CAP. CLVII° ( CENTOCINQUANTASETTESIMO )

Contratto per la vendita del vino in giare

CAP. CLVIII° ( CENTOCINQUANTOTTESIMO )

Contratto per l’affitto del pascolo

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CAP. CLIX° ( CENTOCINQUANTANOVESIMO )

Sulla vendita dei prodotti degli ovini

CAP. CLX° ( CENTOSESSANTESIMO )

Come piantare i cipressi

CAP. CLXI° ( CENTOSESSANTUNESIMO )

Le scope di rametti

CAP. CLXII° ( CENTOSESSANTADUESIMO )

Il vinello

CAP. CLXIII° ( CENTOSESSANTATREESIMO )

Come misurare il vino agli acquirenti

CAP. CLXIV° ( CENTOSESSANTAQUATTRESIMO )

Eliminazione dell’acqua dai campi in inverno

CAP. CLXV° ( CENTOSESSANTACINQUESIMO )

Quante proprietà medicamentose possieda il cavolo

CAP. CLXVI° ( CENTOSESSANTASEIESIMO )

Cosa fare per liberare il ventre

CAP. CLXVII° ( CENTOSESSANTASETTESIMO )

Rimedio contro le escoriazioni in viaggio

CAP. CLXVIII° (CENTOSESSANTOTTESIMO )

Per eliminare la lussazione con incantesimi

CAP. CLXIX° ( CENTOSESSANTANOVESIMO )

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Come seminare gli asparagi

CAP. CLXX° ( CENTOSETTANTESIMO )

Salatura dei bocconcini alla pozzolana

ALTRE OPERE DI CATONE

LETTERE

COMMENTO

Alcuni studiosi ritengono che di tratti di un certo numero di vere lettere


costituenti il primo epistolario della letteratura latina.
Queste lettere di Catone sono indirizzate:
 A vari corrispondenti;
 Al figlio Marco

MANUALETTO DI STORIA

COMMENTO

Si tratta di un lavoretto storico di scopo pedagogico, scritto per illustrare al


figlio Liciniano ancora piccolo i “mos maiorum”, databile pressappoco al 158-
180 a. C.

66
MANUALETTO DI MEDICINA

COMMENTO

Si tratta di un piccolo manuale medico, che alcuni studiosi ipotizzano che


l’esposizione della materia seguisse un criterio ordinatore per “morbos”, cioè lo
stesso criterio che Catone ha utilizzato nei capitoli medicali del “De agri
cultura”.

AL FIGLIO MARCO

COMMENTO

Sul titolo dell’opera catoniana esistono divergenze tra gli studiosi.


La diversità di opinioni nasce dall’incertezza delle fonti nel trasmettere i
frammenti.
Probabilmente “Ad Marcum Filium” può considerarsi il titolo che si avvicina il
più possibile al contenuto dell’opera.
Anche sulla struttura dell’opera regna l’incertezza, cui contribuisce la
medesima imprecisione delle fonti nelle citazioni di passi: infatti non è chiaro
se essa fosse impostata secondo criteri enciclopedici e prevedesse
un’articolazione nelle discipline fondamentali per l’educazione del cittadino
romano, ciascuna trattata in un libro o se fosse invece più semplicemente
costituita da brevi precetti più o meno occasionali, concentrati tutti in un unico
libro e, eventualmente, raccolti per tema.
Tutto sommato è preferibile la seconda ipotesi, avvalorata dalla struttura del
“De agri cultura”, che , come si è detto è un’assieme di brevi precetti più o
meno occasionali.
L’opera si ripartisce in tre campi d’indagine:
 Sulla medicina: in cui forse Catone sviluppava con sistematicità maggiore
quanto toccava in modo più occasionale nel “De agri cultura”;
 Sull’agricoltura: in qualche modo integrativo dell’omonimo trattato
pervenutoci in forma autonoma e completa;
 Sull’oratoria: si può ipotizzare una qualche trattazione teorica in merito
all’impiego delle ”partitiones oratoririae e dei “tria generi
dicendi”,basandosi probabilmente sulla propria esperienza di oratore.

SUI COSTUMI

COMMENTO

Questa opera contiene precetti sul corretto comportamento morale dell’uomo.

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La scelta stessa dell’aspetto formale è indicativa delle finalità che Catone si
proponeva: fornire dettami su come conservare le virtù avite e tradizionali.
L’atteggiamento assunto da Catone per quanto possiamo cogliere dai pochi
frammenti, è caratterizzata da sentenziosità e si traduce in massime di utilità
pratica.

SULLE COSE MILITARI

COMMENTO

L’operetta godette di lunga fama e forse fu sfruttata da Polibio.


In essa Catone vi mise certamente a frutto la sua esperienza di valoroso
soldato e abile condottiero.

APPUNTI DI DIRITTO CIVILE

COMMENTO

In questi appunti si può rilevare che la composizione di una monografia o una


sezione di opera espressamente dedicata al diritto non stupisce minimamente
nella penna di Catone, che nelle sue opere dà prova efficace di larga
competenza in questo specifico settore delle conoscenza.

DETTI MEMORABILI

COMMENTO

Cicerone e Plutarco citano variamente le “sententiae” catoniane.


E’ possibile che una raccolta di esse sia stata curata dallo stesso Catone, anche
se probabilmente tale raccolta fu ampliata nel tempo, forse sulla base di
materiale autenticamente catoniano, in virtù del prestigio leggendario assunto
dalla figura del Censore.
Ne scaturisce una personalità icastica e mordace, in linea con le caratteristiche
che emergono dai frammenti oratori.
Qualche sospetto però suscita l’eccessiva sistematicità del complesso delle
“sententiae”, che danno l’impressione di voler investire programmaticamente
tutti i settori della vita.

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Forse non poche delle “sententiae” erano originariamente inserite in tutt’altro
contesto catoniano,da cui furono estrapolate con il fine preciso di illuminare
questo o quell’aspetto dell’indole del Censore.

LINGUA E STILE

ESTRATTI

Il discorso sulla lingua di Catone si articola secondo il tipo di opera che si


prende in esame.
La profonda differenza intercorrente tra:
 le esigenze dello stile oratorio e quello storiografico da una parte
 le esigenze di un trattato tecnico sull’agricoltura dall’altra
ha portato Catone a opzioni volta per volta radicalmente diverse.
Pertanto in Catone si identificano due registri linguistici differenti:
 uno più elevato
 uno più “humilis”
Oggi la prosa catoniana può considerarsi più matura di quanto non si credesse
una volta:
 sia per quanto riguarda la capacità di Catone di optare secondo le
circostanze per un determinato impasto linguistico - stilistico piuttosto
che per un altro;
 sia in merito agli aspetti stilistico – retorici della lingua catoniana
Soprattutto si è insistititi sulla necessità di considerare lo stile in rapporto alla
complessa personalità di Catone, che si manifestò in campi molto diversi.
Nel registro più elevato dello stile catoniano rientrano:
 le orazioni
 le origini

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V a rilevato che in queste due opere lo stile è ricco di espedienti che, immessi
in una lingua comune di base, mirano ad elevarne il tono.
Nel registro linguistico basso rientra il “De agri cultura”.
In questa opera si può evidenziare come Catone proceda su due piani
paralleli:
 da un lato impiegando in modo massiccio la terminologia tecnica
 dall’altro lato, seleziona al massimo fino alla monotonia, il lessico usuale
di base, limitandolo a pochi termini, nella precisa volontà di rinunciare a
qualunque cura formale non funzionale al discorso sviluppato
Tuttavia, nonostante tali differenze di livello stilistico, sono isolabili alcune
costanti complessive nel “sermo” di Catone, che accomunano le varie opere tra
loro: si tratta fondamentalmente dell’inclinazione per la “novatio verborum”
legata:
 alla predilezione per il vocabolo espressivo e corposo;
 all’impiego di una terminologia adatta al tema affrontato, che giunge fino
al tecnicismo verbale.
Concludendo si può dire che la lingua di Catone si configura ben più articolata
di quanto si pensasse qualche decennio fa.
A conferma di ciò è possibile identificare una prima creazione di strutture
retoriche ben organizzate nelle orazioni catoniane

FORTUNA DI CATONE NEL TEMPO

COMMENTO

Come si ricava facilmente da quanto s’è detto sino ad ora, molte delle notizie
relative a Catone risalgono direttamente a Catone stesso.
Catone nelle sue opere parlò molto di se stesso, perciò si spiega che non pochi
aspetti dell’odierna problematica catoniana siano stati anticipati dagli antichi
scrittori.
Sono particolarmente importanti quegli spunti auto elogiativi che
condizionarono in seguito l’opinione dei posteri su Catone, sparsi in grande
quantità nelle orazioni.
Questi spunti sono stati ripresi dalla successiva tradizione in autori quali:
 Cicerone
 Livio
Di pari passo con i giudizi favorevoli sulla figura dell’uomo procedono le
citazioni delle opere di Catone da parte di:
 Scrittori arcaicizzanti del secolo secondo dopo Cristo e da Carisio che
citano le orazioni;
 Nonio che cita le “Origines”;
 Varrone, Columella e Plinio il Vecchio citano il “De agri cultura;
 Verrio Flacco, che cita molti luoghi catoniani nella sua opera
Si può affermare che col passare del tempo la figura di Catone divenne
leggendaria.

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Dopo un cenno fugace di Lucillio, spiana la via cicerone che idealizza la figura
di Catone ormai anziano nella sua opera filosofica “Cato maior de senectute”.
Sallustio ne fa quindi un maestro di morale e di lingua e lo sfrutta tanto da
essere definito un saccheggiatore dell’opera catoniana.
Livio cita le “Origines” soprattutto in relazione alle sezioni della più antica
storia di Roma.
Dionigi di Alicarnasso apprezza l’opera storiografica di Catone, come Varrone e
Ottaviano Augusto.
Nella prima età imperiale:
 Valerio Massimo cita ripetutamente Catone, come esempio di virtù;
 Frontino ricorda alcuni stratagemmi militari di Catone;
 Plinio il Vecchio esalta la figura morale di Catone in tutti i campi;
 Silio Italico conosce le opere del nostro autore;
 Plutarco conosce bene sia le opere che la vita di Catone.
L’età degli Antonimi nutre un vero e proprio culto per Catone:
 L’imperatore Adriano antepone Catone a Cicerone;
 Floro riprende la concezione storiografica di Catone;
 Frontone considera Catone il massimo esponente dell’oratoria romana;
 Gellio cita numerosi passi delle opere di Catone.
Anche in testi documentari Catone è ricordato come punto di riferimento
dell’oratoria romana: vedi il retore Mario Romanius Iovinus.
Anche la tradizione grammaticale studia e cita largamente Catone:
 Statilio Massimo;
 Carisio;
 Nonio;
 Servio;
 Pisciano.
Più tardi, Catone è tenuto presente dalla tradizione cristiana che ne utilizza il
nome come un proverbio:
 Vegezio;
 Agostino;
 Gerolamo;
 Isidoro
Nel Medioevo conoscono Catone e lo citano:
 Hildericus;
 Osberno di Gloucester;
 Giovanni di Salisbury;
 Ugo di San Vittore;
 Guglielmo di Malmesbury.
Catone è conosciuto nel mondo tardo – greco/bizantino da Giovanni Stobeo
fino a Teodoro Metochites ( secoli XIII° - XIV° D. C.)
Concludendo si può affermare che la figura di Catone era a tal punto
conosciuta ed autorevole, che sotto il suo nome vennero a poco a poco forgiati
e spacciati come autentici i cosiddetti “Distiche Catonis”, una raccolta di
sentenze che si ispira alla sentenziosità quasi oracolare presente in certi
atteggiamenti autenticamente catoniani, ma che è costituita in realtà da una
serie di falsi accavallatisi nel tempo e concresciuti gli uni sugli altri.

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