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L'ascesa di ottaviano

Nel 44 a.C. gli assassini di Cesare, i cesaricidi, pensavano di eliminare un tiranno per
salvare la repubblica però ottennero l'opposto dato che si creò solamente una lotta per il
potere molto violenta e determinò la fine della repubblica. I congiurati erano privi di un
programma politico per il “dopo Cesare”; i senatori erano divisi e impauriti; i veterani del
dittatore erano disposti ad appoggiare con le armi qualsiasi nuovo capo; i filocesariani
inscenarono proteste così violente da costringere i principali protagonisti della congiura,
Marco Giunio Bruto e Cassio Longino, a rifugiarsi in Oriente. Gli assassini di Cesare
rimasero impuniti e conservarono le loro cariche, ma tutti i provvedimenti presi da Cesare
vennero confermati. Si provò a trovare un compromesso tra i seguaci e gli oppositori di
Cesare al fine di evitare un nuovo scontro civile.
Fu un compromesso di breve durata,infatti emersero due nuove figure: Marco Antonio che
ricopriva la carica di console, cercò di assumere il ruolo di erede politico del dittatore
scomparso ma Caio Ottavio, nipote di Cesare che aveva adottato come figlio e
designandolo erede della sua ricchezza,fu un pericoloso concorrente. Ottavio si preoccupò
di assicurarsi l'appoggio dell’esercito e di attaccarsi le simpatie dei senatori. Inoltre trovò un
importante alleato in Cicerone, secondo lui l'uomo adatto a ristabilire l'ordine e le istituzioni
repubblicane. Il primo scontro si accese sull’assegnazione del governo delle province.
Antonio decise allora di assediare Modena, dato che Decimo Bruto fu contrario a cedergli
la Gallia Cisalpina. Il senato lo dichiarò così nemico pubblico e inviò contro di lui l’esercito
consolare affiancato da quello personale di Ottavio. Nella battaglia di Modena,Antonio fu
sconfitto e dovette rifugiarsi nella Gallia Narbonese, dove poteva contare sull’appoggio del
generale Marco Emilio Lepido. Dopo questa battaglia il senato si oppose alla candidatura
di Ottavio al consolato, usando come pretesto la sua giovane età e il fatto che non aveva
compiuto il prescritto cursus honorum (percorso di incarichi pubblici da compiere per chi
voleva occuparsi del governo della repubblica.)
Ottavio si mosse su Roma: convocò i comizi e si fece eleggere console e revocò l'amnistia
agli uccisori di cesare, inoltre assunse il nome di Caio Giulio Cesare Ottaviano,
proponendosi come ultimo legittimo erede di Cesare.
Nel 44 a.c. Antonio e Ottaviano si incontrarono vicino a Bologna e diedero vita con Lepido
a un secondo triumvirato, si trattò di un accordo privato che venne ratificato con una legge:
la fine delle istituzioni repubblicane. L’accordo aveva durata di 5 anni e spartiva ai tre il
controllo della parte occidentale e centrale dell’impero: ad Antonio toccarono la gallia
transalpina e cisalpina; a Ottaviano l’africa e la sicilia, allepido la gallia narbonese e la
spagna. L’italia restava indivisa.
I triumviri si accordarono per formulare liste di proscrizione, in base alle quali uccisero degli
anticesariani tra cui Cicerone. Caddero anche molti cittadini comuni uccisi solo perché le
loro ricchezze servivano a finanziare gli eserciti dei triumviri. Rimaneva così solo
l’opposizione dei cesaricidi Cassio e Bruto. Questi furono sconfitti da Antonio e Ottaviano
nel 42 a.c. a Filippi.
Con l’accordo di Brindisi del 40 a.c. Antonio ebbe il controllo delle province orientali,
Ottaviano di quelle occidentali, l’Italia fu affidata alle cure di Ottaviano. A Lepido venne
concessa solo l’Africa. Ottaviano in Italia dovette affrontare il problema di distribuire la terra
promessa a circa 180 mila veterani suoi e di Antonio: la distribuzione di terre e la
formazione di nuove colonie diede danno agli italici. Antonio cercò di approfittare delle
difficoltà di Ottaviano inviando in Italia forze legionarie che però vennero bloccate a
Perugia,la resa dei conti era solo rinviata. Antonio si trovava in Oriente a preparare la
spedizione contro i parti, la guerra contro i parti un insuccesso: entrato in Armenia questo
fu bloccato dai nemici e subì enormi perdite. Antonio fece dell’Egitto un regno-cliente di
roma, si comportava in Oriente più come un monarca che come un magistrato il cui potere
deriva da Roma.
Gli insuccessi di Antonio furono per Ottaviano una grande occasione per prevalere sul
rivale. Lepido, per non aver sostenuto Ottaviano, fu privato dell'Africa, solo i due rivali
erano rimasti a contendere il potere. Da una parte le tradizioni italiche, la difesa delle libertà
repubblicane e il riconoscimento di roma come legittima capitale dell’impero; dall’altra la
corruzione e le mollezze dei costumi orientali e il dispotismo di una regina straniera.
Ottaviano riuscì così a presentarsi come il garante dell’impero e del primato di roma,
ottenendo dal senato la revoca dei provvedimenti di antonio, il consenso a marciare contro
il rivale. La guerra fu dichiarata contro cleopatra, lo scontro decisivo fu la battaglia navale di
Azio nel 31 a.c., Antonio e Cleopatra vennero sconfitti e si rifugiarono nella loro corte ad
Alessandria; l’anno successivo vennero attaccati dalle legioni di ottaviano e si diedero la
morte. L’Egitto diventava così una provincia romana e ottaviano restava padrone assoluto
di roma. La conquista del potere da parte di Ottaviano nella battaglia di Azio diede inizio
alla vicenda dell’impero roano, che si resse su istituzioni sempre più lontane da quelle
repubblicane. Per tutta la fase iniziale della vita del principato vi fu una forte continuità con
l'età repubblicana anche se trasformati per potere del principe.
Fin dalla cacciata dei re i due pilastri fondamentali del suo ordinamento politico, l'annualità
e la collegialità delle cariche, impedivano il ritorno alla monarchia e all’affermarsi delle
tirannidi. D'altra parte, nel corso della fase delle guerre civili i romani avevano dovuto
constatare il deterioramento di quei princìpi.
Le guerre civili avevano generato un diffuso bisogno di pace e di ordine che riuscì a
soddisfare Ottaviano che comprese che occorreva governare da re ma senza edificare una
monarchia, egli fece in modo di presentarsi come i restauratore delle istituzioni
repubblicane e garante delle autorità dello stato. Ottaviano realizzò infatti una formidabile
concentrazione del potere senza modificare le istituzioni della repubblica. Egli assunse la
carica di console, che implicava il comando delle legioni. Egli assunse il titolo di princeps
senatus, "primo del senato", che gli dava il diritto di pronunciarsi per primo sulle proposte di
legge, condizionando così il voto degli altri senatori.
Nel corso di una cerimonia rimise nelle mani del senato tutti i suoi poteri e In cambio, il
senato gli conferì il titolo di augustus (venerabile). Insieme a questo titolo gli fu riconosciuto
il ruolo di fondatore e pacificatore della città dopo il disastro delle guerre civili. Ottaviano
rinunciò al consolato e assunse il comando perpetuo delle province: questa carica
rappresentava il nucleo fondamentale del suo potere. Nello stesso anno gli venne
assegnata la tribunicia potestas, ossia il potere del tribuno della plebe anche senza
rivestire la carica, poteva così esercitare il diritto di veto e proporre leggi e convocare
assemblee. Infine, ottenne anche il pontificato massimo,carica religiosa più alta e il potere
censorio. Con questi provvedimenti si realizzò una profonda trasformazione istituzionale:
ma l’accentramento in una sola persona introdusse una nuova figura istituzionale, quella
del principe,considerato solo un magistrato sebbene superiore agli altri.
A livello formale il potere del senato fu mantenuto inalterato ,ma in realtà questa istituzione
venne a poco a poco esautorata. Augusto portò il numero dei membri da 1000 a 600 e
fissò in 1 milione di sesterzi la ricchezza minima per divenire senatori. Anche le antiche
magistrature assunsero sempre più un ruolo di semplice rappresentanza: i due consoli
eletti restavano in carica pochi mesi per poi lasciare il posto a dei sostituti.
Augusto operò in modo da garantirsi il consenso dei veterani, del proletariato italico e della
plebe di Roma: ai veterani assegnò terre e denaro, al proletariato concesse la terra, alla
plebe garantì abbondanti distribuzioni di grano, distribuzioni di denaro, spettacoli e giochi,
uno strumento usato dal potere politico per legare a sé la plebe; inoltre fece grandiosi lavori
pubblici per alleviare la disoccupazione. Per sanare la carenza di una struttura burocratica
e amministrativa adeguata,Augusto introdusse nuove cariche. Grazie alla creazione di un
vasto apparato burocratico, egli offrì possibilità di ascesa sociale a ceti esclusi dalle cariche
dello stato e dall'esercizio di funzioni politiche e amministrative.
Per quanto riguarda l'amministrazione di Roma, venne nominato un prefetto urbano,scelto
tra i senatori, e garantiva l'ordine pubblico nella città. Per la difesa personale
dell'imperatore e per impedire ogni rivolta venne istituita la guardia pretoria con a capo un
prefetto del pretorio. La maggior parte delle cariche amministrative era nelle mani del ceto
equestre: da ricchi finanzieri i cavalieri diventavano così importanti funzionari della
burocrazia pubblica.
Per i contenuti dell'ideologia augustea egli sviluppò un’opera intensa di promozione della
cultura. Quest'opera fu assolta da Clinio Mecenate, fu da allora che si chiamò mecenatismo
l’opera di promozione e diffusione della cultura da parte del potere politico o dei privati.
Augusto divise l’impero in due tipi di province: le province senatorie che erano rette da
governatori scelti all'interno dell'oligarchia senatoria e le province imperiali,quali la Spagna,
la Siria, la Gallia e l'Egitto,considerate quasi un patrimonio personale del principe, erano
invece controllate direttamente da Augusto attraverso i suoi legati.
Quando Augusto morì,nel 14 d.C., il principe stesso era considerato il perno della stabilità
dello stato ma non era una monarchica. Il principe aveva tutti i poteri ma doveva fare i conti
con forze che lo condizionavano: l'aristocrazia senatoria che aspirava a riacquisire lo
spazio perduto; ma anche i militari che avevano un enorme potere. Un elemento della
fragilità istituzionale dell'organismo imperiale era la questione della successione. Augusto
non aveva figli maschi e non poteva comportarsi come un monarca, inoltre egli non aveva
un potere da trasmettere ma un insieme di cariche. Augusto aveva indicato come
successore Tiberio che si era più volte distinto come valido generale. Il vecchio imperatore
lo costrinse a sposare la figlia Giulia conferendogli la potestà tribunizia e il comando
proconsolare, poteri necessari per dargli autorità legale, soprattutto nei confronti del
senato. Tiberio inoltre discendeva da una famiglia senatoria quindi accettabile agli occhi del
senato. Così alla morte di Augusto il senato lo riconobbe come principe come successione
dinastica. Con Tiberio iniziava la dinastia Giulio-Claudia.

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