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CONGIURA DI CATILINA

Data la situazione di crisi a Roma, c’erano delle persone che cercavano di emergere, e uno di questo era
Lucio Sergio Catilina. Quest’ultimo presenta la sua candidatura al consolato nel 64 e nel 63 a.c, entrambe le
volte non andò a buon fine, e una volta fu fermato da Cicerone (console in carica). Lo stesso Cicerone poi
denuncerà una congiura contro Catilina, che è costretto alla fuga in Etruria, dove morirà nel 62 a.C. a
Pistoia.

IL PRIMO TRIUMVIRATO
Nello stesso anno della morte di Catilina, Pompeo fa ritorno a Roma, e fa delle richieste al senato, il quale si
opporrà a queste ultime: La ratifica dei provvedimenti presi da lui in Oriente e la concessione di terre ai suoi
veterani. Pompeo a questo punto per ottenere ciò che desiderava si allea con Cesare nel 60 a.C. Cesare
infatti istitutì una legge agraria per sistemare i veterani ti Pompeo. L’accordo tra i due si allargò anche a
Crasso. L’accordo segreto e privato di questi uomini passa alla storia come “primo triumvirato”.

L’ETA’ DI CESARE
Cesare ottenne il consolato nel 59 a.C., dopo aver distribuito terre ai veterani di Pompeo e dopo aver
ridotto di un terzo il canone di appalto dovuto dai pubblicani, per se’ ottenne che allo scadere del consolato
gli venisse assegnata la Gallia Cisalpina (Italia settentrionale) e la Gallia Narbonese (parte meridionale della
Francia). Cesare partiva da queste piccole conquiste perché voleva conquistare tutta la Gallia.

Prima di partire per la Gallia Cesare affidò tutto a Clodio, ma le sue iniziative spaventarono lo stato che
chiese aiuto a Pompeo. Data la situazione di scompiglio il triumvirato dovette incontrarsi a Lucca. Fu deciso
che Cesare avrebbe avuto il proconsolato in Gallia per altri 5 anni, Pompeo e Crasso il consolato per il 55
a.C. Crasso nel 55 avvia una campagna contro i parti, e muore nel 53 a Carre.

Cesare in Gallia svolge una campagna sanguinosa, che porterà poi alla conquista di Alesia, e alla sconfitta di
Vercingetorige, e quindi alla conquista della Gallia, infatti nel 51 a.C. viene dichiarata provincia romana.

Nel frattempo a Roma il triumvirato era finito, e viveva l’anarchia. La città è in preda agli scontri e rimane
vittima anche Publio Clodio. Data la gravità della situazione, il senato assegnò a Pompeo l’incarico di
console unico. Cesare, scaduto il mandato in Gallia, nel 51 a.C. cerca di ottenere il consolato, ma non gli
viene affidato date le accuse che c’erano sul suo conto. Nel 49 il senato dichiara Cesare nemico della patria,
e a ciò Cesare rispose con un atto di aperta illegalità e ostilità: varca il Rubicone. Con ciò si ha inizio alla
guerra civile, tra Pompeo e Cesare.

La guerra civile ha inizio in Spagna, dove Cesare sbaraglia le legioni fedeli a Pompeo, nella battaglia di
Ilerda, poi passa in Grecia, dove sconfigge i pompeiani nella battaglia di Farsalo. Pompeo si rifugia in Egitto,
dove viene ucciso dal re Tolomeo. Cesare, indispettito da ciò, pose nuovamente sul trono Cleopatra, sorella
di Tolomeo (con la quale si dice che Cesare ebbe anche un figlio e una storia d’amore). Con le battaglie di
Tapso e di Munda, gli ultimi seguaci di Pompeo vengono sterminati.

Tornato a Roma nel 45 a.C., Cesare cerca di essere clemente e cerca di instaurare rapporti di fiducia con
popolo e senato, e inoltre con lui abbiamo un forte accentramento del potere. Cesare durante la sua
dittatura (49-44 a.C.) ricoprì numerose cariche e rappresentò l’assoluto dominatore della vita politica
romana. Inoltre ricopriva anche il ruolo di pontefice massimo. Cesare intraprese un’intensa attività
riformatrice, rese più equa l’amministrazione delle province, fu esteso il diritto di cittadinanza e fuori
d’Italia vennero stanziate colonie di veterani. Aumentò il numero di senatori da 600 a 900, e ampliò la
classe dirigente.

Cesare muore nel 44 a.C., assassinato.


TRAMONTO DELLA REPUBBLICA
La morte di Cesare getta la repubblica nel caos, dal quale emersero due figure, Marco Antonio,
luogotenente Cesare, e Gaio Ottavio (che sarà poi detto Ottaviano), nipote di Cesare. L’erede designato era
Gaio Ottavio dato che era stato adottato da Cesare. I due poi si scontreranno per il possesso della Gallia
Cisalpina (in attuale possesso di Bruto), con la battaglia di Modena nel 43 a.C. dove Antonio fu sconfitto e si
rifugiò nella Gallia Narbonese con il generale Lepido.

La situazione non era stabile, e i due rivali, Ottaviano e Antonio si accordarono per fronteggiare Bruto e
Cassio. Nel 43 a.C. a Bologna infatti nasce il secondo triumvirato (questa volta pubblico), tra Ottaviano,
Antonio e Lepido. Ciò segna la fine della forma repubblicana. I triumviri si accordarono per formulare delle
liste di proscrizione, con le quali ci furono numerose vittime tra cittadini comuni e nemici politici.

L’unica opposizione attiva ai triumviri era quella guidata da Cassio e da Bruto. Infatti tra questi 2 eserciti
avvenne nel 42 a.C. a Filippi, dove Cassio e Bruto vengono sconfitti.

La rivalità tra Antonio e Ottaviano però c’era ancora, infatti i fedeli di Antonio si ribellano a Perugia, ma
vengono repressi. Dopo ciò i triumviri si incontrano a Brindisi nel 40 a.C. per ridefinire il proprio accordo.
Nella spartizione del potere dei triumviri, c’era anche Sesto Pompeo (figlio di Gneo Pompeo), che poi verrà
sconfitto da Cesare nel 36.

Antonio prepara una spedizione contro i parti, ma sarà un grande insuccesso. E inoltre egli avrà una
relazione con Cleopatra, fattore molto importante, perché aiuterà Antonio a fare dell’Egitto un regno-
cliente di Roma.

Tutte le scelte di Antonio furono ottimi pretesti che Ottaviano utilizzò per prevalere su di lui, infatti con la
battaglia navale di Azio, nel 31 a.C., Ottaviano prevale su di lui, e Antonio e Cleopatra si uccidono. L’Egitto
quindi diventa provincia romana.

AUGUSTO
Ottaviano doveva capire come governare la società impedendo di sfociare in guerre civili. Capì che c’era
bisogno di pace e ordine. Si presentò come restauratore delle istituzioni repubblicane, e realizzò una
formidabile concentrazione di poteri.

Nel 31 a.C. Ottaviano diventa console, fino al 23. Nel 29 assume il titolo di princeps senatus, “primo del
senato”; che gli dava il diritto di esaminare e di pronunciarsi per primo sulle proposte di legge. Nel 27 a.C. si
presenta come il restauratore della legalità repubblicana, ed ottiene il titolo di Augustus (“venerabile”). Nel
23 a.C. Augusto rinuncia al consolato e assunse il comando perpetuo delle province. Gli fu assegnata la
tribunicia potestas, il potere del tribuno della plebe anche se non lo era. Poi nel 12 a.C. ottiene il titolo di
pontefice massimo, e infine nel 2 a.C. il titolo di padre della patria.

Con tutto ciò, si realizzò una profonda trasformazione istituzionale, infatti nasce la figura del principe, e il
cosiddetto “principato”, il nome che prende il regime augusteo. La parola principe indica l’appartenente a
una dinastia di sovrani o un titolo nobiliare di alto livello, il detenore di un potere regale o imperiale, su di
lui erano concentrati diversi poteri.

Augusto muore nel 14 d.C. a causa di una malattia.

LA DINASTIA GIULIO-CLAUDIA
Alla morte di Augusto, il problema più importante che c’era era quello riguardante la successione.
TIBERIO
Fortunatamente Augusto aveva provveduto per tempo a indicare un suo successore, infatti nel 4 d. C.
adottò Tiberio, appartenente alla gens Claudio, ma imparentato anche alla gens Iulia, ed è proprio da qui
che nasce la dinastia giulio-claudia.

Tiberio segue maggiormente i voleri di Augusto, infatti egli fu un buon amministratore, e , sotto consiglio di
Augusto, adotta Germanico, figlio di Truso, fratello di Tiberio. Grazie a Germanico Tiberio riuscirà a
consolidare i confini dell’impero, e a stabilirsi lungo il confine del Reno, sconfiggendo i germani. Germanico
assume popolarità, viene mandato da Tiberio in Oriente, e qui muore. Il senato incolpa Tiberio di ciò, e i
rapporti tra quest’ultimo e il senato diventano faticosi, tanto che nel 26 d.C. Tiberio si rifugia a Capri
facendo emergere Seiano, che uccide gli oppositori di Tiberio attraverso i delitti di lesa maestà, che
prevedeva la condanna capitale per tradimento dello stato o per offesa ai magistrati. Di questi delitti verrà
colpito anche Seiano nel 31.

Tiberio muore nel 37.

CALIGOLA
Il senato designa come suo successore Gaio Cesare, detto Caligola.

Salito al potere le sue intenzioni erano quelle di trasformare il principato in una monarchia di tipo
orientale, nella quale i cittadini dovevano venerare l’imperatore e trattarlo come un dio, e instaurò un
regime tirannico e sanguinario nonostante eliminò i processi di lesa maestà.

Con il suo comportamento Caligola si attirò l’odio di tutti, infatti nel 41 d.C., cadde vittima di una congiura.

CLAUDIO
Dopo la morte di Caligola, in senato si aprì un dibattito sul da farsi, ma i pretoriani acclamarono imperatore
il cinquantenne Claudio, ultimo ed unico esponente sopravvissuto della dinastia giulio-claudia.

Il governo di Claudio si rilevò incisivo, grazie a un’attività riformatrice. Egli attuò una riorganizzazione
dell’apparato statale, sviluppò la rete stradale, fece realizzare grandiose opere pubbliche, come il nuovo
acquedotto. Favorì la romanizzazione delle province e ricucì rapporti pacifici con gli ebrei della Giudea.

In politica estera Claudio riportò numerosi successi: creò nuove province e conquistò la Britannia
Meridionale nel 43.

La cattiva fama che circonda Claudio è dovuta soprattutto alle sue 2 mogli, Messalina e Agrippina. La
seconda insistette per far adottare Nerone, e così fece, e si dice che lei fu la stessa che avvelenò Claudio e lo
fece morire nel 54.

NERONE
Giunto al potere a diciassette anni, Nerone subì le influenze della madre e del suo maestro Seneca.

Dopo aver fatto uccidere il fratello, nel 59 d.C. uccide anche la madre, e da qui parte una serie di feroci e
insensati delitti. Nel 65 d.C. scoperta una congiura contro di lui, Nerone avviò una vera e propria politica di
terrore, anche a Seneca fu imposto il suicidio.

Nerone diede anche vita ai giochi neroniani, nei quali l’imperatore si esibiva nelle vesti di poeta o di musico.

Da più parti dell’impero iniziarono a giungere notizie di proteste e sollevazioni contro Nerone, e la rivolta
decisiva fu quella della Spagna. Nerone infatti tentò la fuga, ma vistosi perduto si fece uccidere nel giugno
del 68. Con lui finisce la dinastia giulio claudia.
I FLAVI
La scomparsa di Nerone getta Roma in un periodo di caos, infatti in un solo anno si avvicendano ben 4
imperatori, nel 69 d.C.

In ordine cronologico abbiamo: Galba, Otone, Vitellio e Vespasiano, quest’ultimo infatti trionfa su Vitellio.
Con Vespasiano abbiamo una svolta importante: l’imperatore può non essere romano, infatti egli era un
italico.

VESPASIANO

Vespasiano con un’apposita legge si carica di tutti i poteri, ed è con lui che il principato comincia a chiamarsi
impero. Vespasiano attuò una politica mirante alla pace e alla sicurezza interna. Importante furono le sue
opere pubbliche, come il famosissimo Anfiteatro Flavio (Colosseo). Vespasiano inoltre estese il diritto di
cittadinanza alle comunità della Spagna.

L’evento più importante dell’impero di Vespasiano fu la repressione della rivolta in Giudea. Quest’ultima fu
conquistata dai romani nel 63, ma gli ebrei della Giudea mal sopportavano il dominio romano, e si ribellano
nel 66, ma nel 70 vengono fermati con la distruzione del tempio di Gerusalemme.

TITO E DOMIZIANO

Alla morte di Vespasiano nel 79, il successore è Tito, suo figlio.

Tito viene raccontato come un imperatore buono e comprensivo, e ricordato per le sue imprese benevole,
come il sostenimento delle popolazioni colpite dall’eruzione del Vesuvio. Tito viene soprannominato
“delizia del genere umano”.

Purtroppo egli muore di malattia nell’81, e gli viene fatta l’apoteosi (divinizzazione).

Domiziano fu l’esatto contrario del fratello, infatti si comportava come un vero e proprio tiranno.

Nonostante ciò ottenne ottimi risultati in politica estera.

Egli viene assassinato nel 96 a seguito di una congiura.

Con lui si conclude la dinastia flavia.

IMPERATORI PER ADOZIONE


Il problema della successione divenne nel tempo sempre più grave da gestire, ma si ebbe un importante
svolta nel 96 d.C., quando Cocceio Nerva sale al trono. Egli governò per 2 anni, ma il suo atto più
importante fu quello di adottare pubblicamente Traiano come suo successore.

Iniziava così l’epoca del principato adottivo: il principio dell’adozione forniva finalmente un criterio certo e
trasparente per regolare il problema della successione.

TRAIANO

Ricordiamo Traiano anche perché egli è stato il primo imperatore provinciale, quindi per diventare
imperatori non bisognava più esser per forza romani ma neppure italici.

Traiano fu importante anche per la politica espansionistica, infatti con lui l’impero raggiunge la sua massima
estensione territoriale. Tra il 101 e il 106 conduce numerose vittorie, e la Dacia divenne provincia romana.
In Oriente creò la provincia dell’Arabia Petrea, e riprese anche la guerra contro i parti (113-116)

Traiano muore nel 117


ADRIANO

Traiano aveva provveduto a tempo ad adottare Adriano.

Quest’ultimo dedicò grande cura a migliorare l’amministrazione dello stato e della giustizia, e non si spinse
oltre i territori conquistati da Traiano, bensì si dedicò a curare questi ultimi. La pace e la stabilità politica
furono i fondamentali obiettivi del governo di Adriano, e per quanto riguarda la politica difensiva,
ricordiamo l’imponente Vallo di Adriano.

Adriano fu tuttavia spietato nel domare la nuova rivolta scoppiata in Giudea tra il 132 e il 135.

Adriano morirà 3 anni dopo, nel 138.

ANTONINO PIO

Adriano adottò Antonino Pio, che lo successe nel 138.

In politica estera Antonino proseguì la strategia difensiva, e i suoi furono anni di completa pace, per questo
gli viene attribuito l’aggettivo “pio”. In politica interna promosse iniziative di carattere umanitario e
introdusse principi giuridici importanti.

Antonino pio morì nel 161.

MARCO AURELIO

Prima di morire, Antonino pio adottò Marco Aurelio, un uomo colto, profondo e seguace dello stoicismo.

Marco Aurelio volle associare a sé con pari poteri il fratello Lucio Vero, che morì però nel 169. Questo è il
primo caso di “diaschia”= potere in 2.

Durante il principato di Marco Aurelio l’equilibrio dell’impero cominciò a vacillare, infatti i confini erano
minacciati. Nel corso di 19 anni si ebbero numerose guerre, e altrettanti furono gli arruolamenti
straordinari.

Marco Aurelio muore nel 180.

COMMODO

Nel 175 Marco Aurelio aveva associato al principato il figlio Commodo, ma non fu una buona idea, infatti
egli si rivelò violento e sgregolato.

Commodo sembrò ripetere gli eccessi di Nerone e Domiziano. Per tentare di accattivarsi le simpatie della
plebe e degli eserciti, elargì donativi e organizzò giochi sontuosi, inoltre egli si dedicò al culto della propria
persona più che alla gestione politica dello stato.

Per questo motivo, una congiura ebbe successo e nel 192 egli muore.

I SEVERI
Alla morte di Commodo si scatenarono violenti contrasti per l’elezione del nuovo imperatore, in un clima
che ricordava il 69. I contendenti erano Pertinace, Giuliano, Nigro, Albino e Settimio severo. Quest’ultimo
ebbe la meglio.

SETTIMIO SEVERO

Severo nacque in Africa e governò con l’obbiettivo di restituire stabilità al principato e allo stato.

Severo effettuò una drastica epurazione del senato e delle coorti pretorie, adottò serie di provvedimenti a
favore dell’esercito. Inoltre dedicò cura allo sviluppo delle province. Piuttosto tollerante in campo religioso,
sotto l’influenza della moglie, introdusse a Roma culti orientali. In politica estera riprese la lotta contro i
parti riconquistando la Mesopotamia, qui la morte lo colse nel 211.

CARACALLA

Il successore di Settimio, fu il figlio di quest’ultimo: Marco Aurelio Severo Antonino Bassiano Caracalla. Il
nome Caracalla è legato all’editto del 212, la Costituzione antoniana, che estendeva la cittadinanza romana
a tutti gli abitanti dell’impero.

Questo provvedimento di importanza storica concludeva un secolare percorso di ampliamento della


cittadinanza romana e si trattava di una misura che faceva dell’impero un’unica città.

L’estensione della cittadinanza ha sempre suscitato scalpore, ma ormai il popolo romano comprese che
esso è un potente mezzo di inclusione.

La dilatazione delle spese dello stato era divenuta ormai preoccupante e quindi Caracalla vi fece fronte con
nuove tasse e con l’organizzazione di una spedizione in Oriente contro i parti, che ebbe risultati disastrosi:
Caracalla fu fatto uccidere a Carre nel 217 da Macrino, prefetto del pretorio. Macrino fece acclamare al
trono Elagabalo, nipote di Giulia Domna.

Con Elagabalo i culti orientali facevano il loro ingresso a Roma.

Elagabalo venne ucciso nel 22 da una congiura dei pretoriani, che acclamarono Alessandro Severo.

Con Alessandro abbiamo il sincretismo: l’unione di tutte le religioni e i culti, nonostante egli lodasse
privatamente i santi orientali. Alessandro proseguì anche nell’opera di edificazione del diritto umano, e nel
224 gestì una spedizione contro i parti, ma senza risultati,

Alessandro muore nel 235 per mano dei suoi stessi soldati, quando stava affrontando le popolazioni
germaniche sul Reno.

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