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L'età di Augusto

(31 a.C. - 14 d.C.)

Con età augustea si intende un periodo della storia della letteratura latina il cui inizio è
convenzionalmente fissato nel 31 a.C. (anno della fine della res publica romana con la battaglia di
Azio), e la cui fine coincide con la morte di Augusto, nel 14 d.C.

Contesto storico
Cronologia:
45 Cesare adotta e nomina erede il pronipote Caio Ottavio, che riceverà il nome di Caio Giulio
Cesare Ottaviano (44)
44 Assassinio di Cesare (Idi di marzo)
43 Battaglia di Modena: Antonio è sconfitto da Ottaviano e dai consoli Irzio e Pansa
43 Secondo triumvirato, riconosciuto ufficialmente dalla Lex Titia: Ottaviano, Antonio e Lepido
43 Liste di proscrizione e morte di Cicerone, per volere di Marco Antonio
42 Battaglia di Filippi: morte di Bruto e Cassio
41-40 Guerra di Perugia: il console Lucio Antonio, fautore di Marco Antonio, è assediato da
Ottaviano
40 Trattato di Brindisi: tutto l'Occidente a Ottaviano, l'Oriente ad Antonio, l'Africa a Lepido
39 Accordo di Miseno: riconosciuto a Sesto Pompeo il controllo di Sicilia, Sardegna e Corsica
38-36 Guerra contro Sesto Pompeo
37 Accordo di Taranto
36 Sesto Pompeo è sconfitto a Nauloco da Marco Vipsanio Agrippa, stretto collaboratore di
Ottaviano
36-34 Spedizione di Antonio contro i Parti
35 Morte di Sesto Pompeo
35-34 Spedizione di Ottaviano nell'Illirico
32 Ottaviano muove contro Cleopatra
31 Battaglia di Azio
30 Morte di Antonio e Cleopatra
27 Ottaviano riceve il titolo di Augusto
25 Spedizione contro i Salassi
24-22 Riforma dei poteri attribuiti ad Augusto
19 Definitivo assoggettamento della Spagna
16 Spedizione contro i Taurisci
15 Spedizione in Rezia
12-9 Spedizione contro i Salassi
9 Morte di Druso
8 Morte di Mecenate
8-7 Spedizione di Tiberio in Germania
4-5 d.C. Spedizione di Tiberio in Germania
6 d.C. Guerra contro i Marcomanni
6-9 d.C. Rivolta in Pannonia e Dalmazia
9 d.C. Sconfitta e morte di Varo a Teutoburgo
10-11 d.C. Spedizioni di Tiberio in Germania
14 d.C. Morte di Augusto.

Caratteri generali
L'età di Augusto rappresenta un momento di svolta nella storia di Roma e il definitivo passaggio
dal periodo repubblicano al principato. La rivoluzione dal vecchio al nuovo sistema politico
contrassegnò anche la sfera economica, militare, amministrativa, giuridica e culturale.
La Repubblica romana era ormai preda di una crisi istituzionale irreversibile: Gaio Giulio Cesare
Ottaviano, pronipote di Giulio Cesare e da lui adottato, dopo anni di lotta ottenne il predominio
con la sconfitta del suo unico rivale per il potere, Marco Antonio, nella battaglia di Azio. Entrambi
si consideravano successori di Cesare, ma Ottaviano, più abile e astuto, si era proposto come
campione dell'Occidente, contro un Antonio irretito da Cleopatra e convinto (come del resto
Cesare) che il baricentro dell'impero romano dovesse ormai spostarsi in Oriente.
Anni di guerra civile avevano lasciato Roma e l'Italia quasi senza legge, dopo stragi, proscrizioni e
ripetute confische. Augusto sapeva che il potere necessario per un governo assoluto non sarebbe
derivato né dalla dittatura, messa fuori legge da Antonio nel 44 a.C., né dal consolato.
Nel 23 a.C. rinunciò dunque a questa carica, ma si assicurò il controllo effettivo della vita pubblica,
assumendo le "prerogative" di pressoché tutte le magistrature repubblicane. È questo status
ambiguo, che egli stesso definiva di primus inter pares, a costituire il Principato, che è ben altra cosa
rispetto all'Impero vero e proprio (quest'ultimo non si avrà ufficialmente fino al 70 d.C., con la Lex
de imperio Vespasiani).
Ad Ottaviano fu, innanzitutto, garantita a vita la tribunicia potestas, legata in origine alla
magistratura dei tribuni della plebe, che gli permetteva di convocare il Senato, di decidere, porre
questioni avanti ad esso, porre il veto alle decisioni di tutte le magistrature repubblicane e di fruire
della sacrale inviolabilità della propria persona. Ricevette, inoltre, l'imperium proconsolare maximum,
ossia il comando supremo su tutte le milizie in tutte le provincie (questa era una delle prerogativa
del proconsole nella regione di sua competenza). Il conferimento da parte del Senato di queste due
prerogative gli dava autorità suprema in tutte le questioni riguardanti il governo del territorio.
Il 27 a.C. e il 23 a.C. segnano le principali tappe di questa vera e propria riforma costituzionale. In
particolare, fu proprio nel 27 che Ottaviano assunse il titolo di Augustus, conferitogli dal Senato.
Ottaviano era riuscito ad accontentare l'oligarchia senatoriale conservando almeno esteriormente il
vecchio meccanismo della costituzione repubblicana, ma in realtà il potere politico della vecchia
nobilitas era assai diminuito a vantaggio delle classi emergenti italiche, mentre le libertà
repubblicane scomparivano a vantaggio della figura centrale del princeps.
L'accentramento del potere nella figura di Augusto venne accortamente coadiuvato da una
propaganda di regime che non diede un'immagine di strappo violento con il passato repubblicano,
ma al contrario giocò la carta della riforma conservatrice e tradizionalista. Per tale opera di
propaganda Augusto si servì del suo grande amico ed insostituibile collaboratore Mecenate, che
attirò nel suo "circolo" le principali menti ed i più significativi talenti artistici del momento.
All'altro suo grande amico e collaboratore, Agrippa, affidò invece la gestione dell'esercito.
Augusto fu abilissimo nell'apparire come il conservatore, il restauratore della res publica
tradizionale, il pacificatore dell'impero, a cui distribuiva benessere economico e ricchezza. Non per
nulla si era presentato come il difensore di Roma e dell'Italia contro la minaccia orientale di
Antonio e Cleopatra. Si procalamò difensore dell'antica religione romana contro i culti orientali,
rinnovando antichi culti, festività e templi dedicati alle divinità romane; ripristinò le antiche regole
morali, promulgando leggi contro l'adulterio (Lex Iulia de adulteriis coercendis del 18-16 a.C.) ed il
celibato (Lex Iulia de maritandis ordinibus del 18 a.C. e Lex Papia Poppaea del 9 d.C.). L'ironia della
sorte volle che proprio sua figlia Giulia, moglie di Agrippa, fosse una delle donne più corrotte e
scandalose del suo tempo, tanto da costringere il padre (che la adorava) a mandarla in esilio a
Ventotene.

Le riforme di Augusto
Augusto, negli oltre quarant'anni di principato, introdusse riforme d'importanza cruciale per i
successivi tre secoli:
• riformò il cursus honorum di tutte le principali magistrature romane, rinnovando la nuova
classe politica e aristocratica;
• riordinò il nuovo sistema amministrativo provinciale anche grazie alla creazione di
ventotto colonie e numerosi municipi, che favorirono la romanizzazione dell'intero bacino
del Mediterraneo;
• riorganizzò le forze armate di terra (con l'introduzione di milizie specializzate per la difesa
e la sicurezza dell'Urbe, come le coorti urbane, i vigiles e la guardia pretoriana) e di mare
(con la formazione di nuove flotte in Italia e nelle province);
• riformò il sistema di difesa dei confini imperiali, acquartierando in modo permanente
legioni e auxilia in fortezze e forti lungo l'intero limes;
• fece di Roma una città monumentale con la costruzione di numerosi nuovi edifici,
avvalendosi di un collaboratore come Marco Vipsanio Agrippa;
• favorì la rinascita economica e il commercio, grazie alla pacificazione dell'intera area
mediterranea, alla costruzione di porti, strade, ponti e ad un piano di conquiste territoriali
senza precedenti, che portarono all'erario immense e insperate risorse (basti pensare al
tesoro tolemaico o al grano egiziano, alle miniere d'oro dei Cantabri o quelle d'argento
dell'Illirico);
• promosse una politica sociale più equa verso le classi meno abbienti, con elargizioni
continuative di grano e la costruzione di nuove opere di pubblica utilità (come terme,
acquedotti e fori);
• diede nuovo impulso alla cultura, grazie soprattutto all'aiuto di Mecenate;
• introdusse una serie di leggi a protezione della famiglia e del mos maiorum, le già citate leges
Iuliae;
• riordinò il sistema monetario (23-15 a.C.), che rimase praticamente immutato per due
secoli;
• ristabilì nel calendario l'ordine introdotto da Giulio Cesare, che era stato sconvolto con le
guerre civili, dando poi il proprio soprannome ("Agosto") al mese Sestile invece che a
quello di Settembre, in cui era nato, perché durante il Sestile era divenuto per la prima
volta console e aveva ottenuto grandi vittorie.

La nuova cultura e i "circoli"


Allo sforzo politico di Augusto si affiancò l'elaborazione in tutti i campi di una nuova cultura, di
impronta classicistica, che fondesse gli elementi tradizionali in nuove forme consone ai tempi. In
campo letterario si ebbe inizialmente una fase di grande fioritura, in cui poeti e letterati
contribuirono al programma civico e politico del princeps; successivamente subentrò una fase in cui
le energie spirituali andarono progressivamente spegnendosi e prevalse una letteratura
accademica, povera di contenuti civili; infine, dopo la morte di Mecenate (8 a.C.), incominciò a
farsi strada una vera e propria letteratura di opposizione, soprattutto in campo storiografico, che
indusse Augusto a provvedimenti di tipo repressivo.
Augusto in effetti non era in grado di trattare direttamente con i letterati senza urtarne la
suscettibilità, e del resto intervenire personalmente per imporre loro delle direttive di propaganda
avrebbe smascherato la natura dittatoriale del suo potere; perciò, intelligentemente, egli affidò
tutta la gestione della vita culturale al ricco, coltissimo ed amabile Mecenate, eccezionale public
relation man, dotato di un estremo tatto e di una innata generosità nei confronti degli uomini di
cultura, che protesse e mantenne a spese proprie (di qui il termine "mecenatismo"). Finché egli fece
da intercapedine fra il potere e gli intellettuali, la cultura romana visse un periodo di straordinario
splendore. La sua morte segnò l'inizio della crisi.
Augusto, tramite la mediazione di Mecenate, si avvalse dell'aiuto dei letterati per rielaborare il
mito delle origini di Roma, che trovò come principali interpreti autori come Virgilio, Orazio, Livio,
Ovidio, Properzio e Vario Rufo, tutti facenti parte del cosiddetto circolo di Mecenate.
A fianco di questo vi era poi un altro circolo, quello di Messalla, che ruotava attorno alla figura di
Marco Valerio Messalla Corvino. Di questo secondo circolo facevano parte Tibullo, Ligdamo e la
poetessa Sulpicia; egli era legato anche da amicizia con Orazio e Ovidio. Messalla a suo tempo era
stato un valoroso generale e collaboratore di Ottaviano, che si ritirò a vita privata dopo il 27 a.C..
Questo circolo, in antitesi con quello di Mecenate, rinunciò all'impegno morale e civico a favore di
un'ispirazione agreste ed elegiaca, cioè in favore di un significativo "disimpegno" che è già di per
sé una scelta di campo.
Un terzo circolo autorevole fu quello di Asinio Pollione, il quale creò per primo una biblioteca
pubblica, restaurò in forme grandiose l'Atrium Libertatis ed introdusse la pratica delle recitationes,
ovvero della lettura di prose e poesie in pubblico, in apposite sale davanti ad amici e invitati
(soprattutto presso la nobilitas roamna). Uomo politico del partito cesariano, ebbe attorno al 40 a.C.
un momento di grande fortuna, quando Virgilio gli dedicò la quarta ecloga. Più tardi Ottaviano lo
allontanò dalla vita politica, forse perché anticonformista e libertario. Aveva infatti composto una
storia delle guerre civili, che trattava il tema con grande franchezza e senza concessioni alla
retorica di regime.
I tempi erano ormai maturi perché la letteratura latina sfidasse quella greca, fino ad allora
considerata insuperabile: Orazio primeggiò nella satira e nella lirica, emulando i lirici come
Pindaro e Alceo; Virgilio si distinse nel genere bucolico, nella poesia didascalica e nell'epica,
misurandosi con Teocrito, Esiodo e addirittura Omero; Ovidio fu un virtuoso del metro elegiaco;
Tito Livio eccelse nella storiografia.
Lo stesso Augusto fu un letterato in proprio: scrisse in prosa e in versi, dalle tragedie agli
epigrammi fino alle opere storiche, e coltivò l'eloquenza fin dalla prima giovinezza, con grande
passione e impegno. Non trovando nessuno storico e nessun poeta disposto a cantare le proprie
gesta (Virgilio gli riservò solo un piccolo spazio nel VI libro dell'Eneide), si autocelebrò nelle Res
gestae divi Augusti, cioè "gli atti del divino Augusto", o Index rerum gestarum, un resoconto delle
imprese che aveva compiuto durante la sua lunga carriera politica. Il testo ci è giunto inciso in
latino e in traduzione greca sulle pareti del tempio di Augusto e della dea Roma ad Ancira (latino
Ancyra), l'odierna Ankara in Turchia (Monumentum Ancyranum).

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