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SALLUSTIO e il suo TEMPO 86 a.C. Nasce in Sabina in un’agiata famiglia plebea 63 a.C.

Consolato di Cicerone e congiura di Catilina 60-59 a.C. Primo triumvirato e consolato


di Cesare 58 a.C. Inizio della campagna di Cesare in Gallia Inizia il cursus honorum
nelle file dei populares 54-52 a.C. È questore e poi tribuno della plebe 52 a.C. Scontri a
Roma tra optimates e populares: Pompeo è nominato console unico dal Senato 50
a.C. È espulso dal Senato per condotta immorale È reintegrato in Senato e combatte al
fianco di Cesare 49 a.C. Inizio della guerra civile 48 a.C. Battaglia di Farsàlo È nominato
da Cesare proconsole dell'Africa Nova, dove accumula ricchezze smisurate 46-45 a.C,
Campagne di Cesare in Africa e in Spagna: fine della guerra civile 45 0 44 a.C. È
accusato di concussione, ma Cesare lo salva dal processo Si ritira a vita privata 44 a.C.
Assassinio di Cesare Si dedica all'attività storiografica 43 a.C. Marco Antonio,
Ottaviano e Lèpido formano il secondo triumvirato 36 a.C. Dissoluzione del secondo
triumvirato 35 a.C. Muore
( aio Sallustio Crispo nasce nell’86 a.C. ad Amiterno, città dei Sabini, da famiglia
plebea. Trasferitosi a Roma molto giovane, intraprende il cursus Ronorum quale
homo novus, come hanno fatto Catone il Vec- chio (al quale si ispirerà come a un
modello) e Cicerone. Avversario degli ottimati e soste- nitore dei populares, ottiene la
questura fra il 55 a.C. e il 54 a.C. e il tribunato della plebe nel 52 a.C.; nello stesso
anno si distingue tra gli accusatori di Milone, che in uno scontro armato ha ucciso
Clodio, l’uomo di Cesare a Roma, Nel 50 a.C. i censori lo espellono dal- la lista del
senato per presunta immoralità. Divenuto un deciso sostenitore di Cesare, lo segue
durante la guerra civile: grazie a lui nel 49 a.C. è rielerto questore, col che recupera il
suo posto in senato. Dopo la vittoria di Ta- pso in Africa (nel 46 a.C.), è nominato go-
vernatore della nuova provincia romana (Africa Neva) che ha soppiantato il regno di
Numi- dia, il cui sovrano Giuba si era schierato con i pompeiani. Ma al suo ritorno a
Roma (nel 45- 44 a.C.) è chiamato in giudizio per concussione: Cesare lo salva anche
questa volta. Dopo la morte del dittatore (44 a.C.) Sallustio abbandona la politica e si
dedica all’attività storio- grafica, trascorrendo il resto della vita nella splendida villa che
si è fatta costruire a Roma (gli horti Sallustiani). Muore nel 35 a.C. LA VITA
• Questa progressiva decadenza dell’impero Romano ha un punto di partenza: la
distruzione di Cartagine dopo la terza guerra punica (146 a.C.). La sicurezza e la
prosperità hanno portato un cambiamento della mentalità e dei costumi. I fattori
sono il desiderio di ricchezza (avaritia) e la brama di potere (ambitio). • Gli excursus
sono importanti momenti di riflessione teorica e individuano nella congiura un
sintomo allarmante di una malattia incurabile. Il vero racconto comincia dal capitolo
17. La narrazione è variata con l’inserzione di segmenti “drammatici”, come i discorsi
diretti o le lettere dei personaggi. Vi sono anche importanti parti descrittive, come i
ritratti di Catilina e Sempronia (ritratti paradossali)  Catilina: è un personaggio grande
e potente, ma cattivo e statico (che non si evolve); nonostante questo è dotato di una
grande anima e questo elemento conferisce grandezza anche ad una figura come la
sua. • Tra gli avversari vi è Cicerone, e, anche se secondo Sallustio è un optimus
consul, non prova per lui alcuna simpatia e non gli dà la visibilità di Catilina, né la
possibilità di parlare in un discorso diretto. • L’espressione delle idee viene data a
Cesare e a Catone, che però non compaiono nell’azione fino al momento di parlare;
non sono personaggi, ma figure simboliche delle principali posizioni a Roma: Catone
(tradizione) e Cesare (nuova politica). OPERE: 2. IL BELLUM IUGURTHINUM Narra un
evento storico antecedente all’argomento della prima monografia: guerra di sei anni
in Africa sostenuta dai Romani (dal 111 al 105), contro Giugurta, re della Numidia. La
lotta, insieme con la corruzione della nobilitas, non permette una rapida conclusione
della guerra. LA STRUTTURA 1. Proemio = viene discussa la dignità delle attività
intellettuali e l’utilità della storiografia. 2. antefatto = rapporti tra Roma e Numidia
prima della guerra e le cause. 3. primo excursus = tratta dell’etno-geografia dell’Africa.
4. prima fase del conflitto = corruzione della nobilitas e dure reazioni della plebe. 5.
excursus di mezzo = s’indagano le cause della decadenza della res publica: il punto
d’inizio è di nuovo la caduta di Cartagine e le cause sono sempre la tranquillità, la
prosperità e si aggiunge la mancanza della paura del nemico che fa vertere
l’attenzione alle lotte intere, tra popolo e Senato. 6. seconda fase del conflitto = le
operazioni militari sono condotte da Metello, membro della nobilitas, e da Mario,
homo novus. Contrasti tra i due perché Mario aspira al consolato; Giugurta prosegue
la guerra. 7. excursus finale = tratta della storia leggendaria della città di Leptis. 8.
terza fase del conflitto = Giugurta alleato con il re Bocco della Mauritania, combatte
prima Metello e poi Mario, divenuto console, che ha come questore il giovane Silla.
Giugurta viene consegnato ai Romani da Bocco; Conclusione. • La narrazione è
selettiva = ai procedimenti narrativi si alternano lettere e discorsi che sono essenziali
strumenti di approfondimento psicologico dei personaggi e permettono lo
svolgimento di un tema come la politica. • Per i personaggi principali vi è la tecnica
descrittiva del ritratto. Come nella congiura di Catilina, il protagonista della guerra
contro Giugurta è una figura negativa, lo stesso Giugurta  il suo personaggio cambia
nel corso dell’opera = prima è un giovane di grande forza fisica e intellettuale; dopo la
morte del re Micipsa, Giugurta viene “plagiato” dai romani e diviene corrotto e
“cattivo”; infine, si trasforma in un perdente, che combatte fino alla sconfitta. • Ci sono
più antagonisti di Giugurta perché è un nemico esterno. Le caratteristiche morali di
questi saranno quindi molto diverse: nobili che si lasciano corrompere, membri della
nobilitas capaci ma superbi (come Metello) e homines novi efficienti ma ambiziosi
(Mario). Su Mario si fissa la simpatia di Sallustio: apprezza di lui la capacità di
rinnovamento politico propria dei migliori tra i populares. IDEOLOGIA E ARTE IN
SALLUSTIO Sallustio è un seguace di Cesare ed è a favore della fazione dei populares.
Nonostante ciò lo scrittore è più volte critico verso l’operato della plebe e dei suoi
tribuni, rivelandone gli eccessi dovuti all’arroganza  giudizi di questo genere
dimostrano che egli persegue l’imparzialità attraverso la valutazione attenta ed
equilibrata dei singoli fatti. • Ha come modelli Tucidite e Catone; la storiografia per lui
è un’operazione letteraria e la forma non è un elemento secondario, ma una
componente essenziale. LA LINGUA E LO STILE • uno dei tratti più appariscenti dello
stile di Sallustio è una la patina arcaica che è costante e deriva da Catone. Ci sono
termini desueti e vocaboli elevati, neologismi e parole comuni in accezioni rare 
ricerca della brevitas (concisione e concentrazione del massimo dei significati nel
minimo di parole) e della variatio (scrittura rapida ed essenziale basata
sull'inconcinnitas, cioè proprio il contrario della ricercatezza di simmetria e dei periodi
ampi ed equilibrati che costituivano la concinnitas di Cicerone). • Lo stile è dunque
arduo, asimmetrico e scosceso (così lo definisce Quintiliano). T1: AUTORITRATTO
DELLO STORICO Nel proemio del De Catilinae coniuratione, Sallustio inserisce una
sequenza autobiografica, nella quale “si presenta” al lettore e giustifica la scelta di
dedicarsi all'otium. Giunto a Roma in giovanissima età, egli è stato ben presto
influenzato dall'ambiente corrotto della politica e travolto dall'ambizione. Scampato a
(non meglio precisati) gravi pericoli, ha deciso di ritirarsi a vita privata per coltivare i
propri interessi culturali. Dietro il personaggio dello storico possiamo forse
intravedere la personalità dell'uomo, autenticamente disgustato dal clima infetto della
politica (Sallustio scrive negli anni del secondo triumvirato) e fiero di potersi dedicare
a un'attività utile e dignitosa. Rivoluzionando i termini tradizionali del rapporto tra
impegno e disimpegno, Sallustio lascia infatti intendere che nel contesto della Roma
contemporanea è l'otium, e non il negotium, l'ambito in cui la moralità individuale può
esprimersi più compiutamente e donare alla comunità i suoi frutti migliori.
T2: L'ANIMA E IL CORPO L'anima e il corpo: il de catilinae inizia con una riflessione di
ordine generale sulla su periorità delle attività spirituali rispetto a quelle fisiche. Dal
punto di vista espressivo il brano consente di cogliere akune caratteristiche sulla
lingua dell'autore. Ma il tono sostenuto genera anche periodi ampie costruiti secondo
criteri di simmetria che rispecchiano solo parzialmente rapporto più originale dello
stile Sallustiano. T3: IL PROGRAMMA STORIOGRAFICO E L'ARGOMENTO Il programma
storiografico e l'argomento : Sallustio inserisce nel Proemio la le gittimazio ne
dell'attività storiografica e l'esposizione delle modalità con cui intende trattare i
fattidel popolo romano. Il discorso è svolta secondo un proce dimento argomentativo
che vadal generale alparticolare. Dalla riflessione sulla varietà delle
occupazioniumaneal confronto tra impegno politico militare e attività letteraria,
T7: CESARE E CATONE A CONFRONTO T8: IL CAMPO DOPO LA BATTAGLIA T9:
GIUGURTA Subito dopo aver spiegato la posizione di Giugurta all'interno della dinastia
regnante (+ La guer- ra giugurtina, pp. 437 s.), Sallustio ci propone un vivo ed efficace
ritratto giovanile del personag- gio, dotato di grandi qualità intellettuali e fisiche, e
perciò apprezzato e amato da tutti i Nùmidi. Amano a mano che il giovane si avvicina
all'età adulta, l'anziano re Micipsa ne osserva con cre- scente preoccupazione la
personalità energica e carismatica, temendo che egli possa minacciare la successione
al trono dei suoi figli e legittimi eredi, Adèrbale e lèémpsale, ancora in tenera età.
Suoli) Gli antefatti All'origine della guerra giugurtina vi fu un conflit- to dinastico
scatenatosi alla morte del re di Numidia Micipsa, avvenuta nel 118 a.C. Legit- timi
eredi del regno erano i suoi due figli, Adèrbale e lèmpsale, e il nipote Giugurta (figlio
illegittimo di Ma- stanàbale, fratello di Micipsa), che l'anziano re aveva adottato tre
anni prima di morire per far cosa gradita ai Romani. Giugurta aveva infatti militato con
onore nella guerra di Numanzia, dove aveva ottenuto l'amicizia e la stima di molti
influenti cittadini romani. L'accordo di spartizione pacifica del regno fra i tre eredi si ri-
velò subito fallimentare: Giugurta fece uccidere lèmpsale e ne occupò il regno.
Adèrbale chiese aiuto ai Romani, che inviarono da Roma dieci delegati perché
provvedessero a una nuova spartizione del regno. La guerra giugurtina A Giugurta fu
assegnata la parte orientale, ricca di terre coltivabili, ad Adèrbale quella occidentale,
ricca di por- ti. Ma neppure questa mediazione risolse il conflitto: alla partenza della
delegazione Giugurta invase il terri- torio di Adèrbale, che si asserragliò a Cirta con
nume- rosi Romani e Italici, per lo più mercanti e affaristi, che si erano schierati dalla
sua parte. Quando Cirta cadde (112 a.C.), anch'essi furono uccisi insieme con
Adèrbale. ‘inizio della guerra A Roma il fatto suscitò indigna- zione, ma la nobilitas si
dimostrò riluttante a intra- prendere una campagna punitiva contro Giugurta, il quale,
secondo Sallustio, aveva corrotto numerosi esponenti politici. Le forti pressioni degli
equites ot- tennero che Roma dichiarasse guerra a Giugurta (111 a.C.), ma le
operazioni militari furono condotte inizialmente in modo piuttosto superficiale. Una
svol- ta si ebbe nel 110 a.C., quando l'esercito romano sotto il comando di Aulo
Postumio Albino subì un'umiliante sconfitta e il Senato decise di inviare in Numidia,
l'an- no successivo, Quinto Cecilio Metello, che conseguì i primi importanti successi.
Lasvolta sotto la guida di Gaio Mario Con l'appog- gio della plebe e degli equites Gaio
Mario, luogote- nente di Metello, ottenne il consolato per l’anno 107 a.C. e rilevò il
comando della guerra, reclutando per la prima volta nella storia romana un esercito
di vo- lontari. Nel giro di pochi anni Mario condusse a termine con successo la
campagna in Numidia, grazie al maggior numero di uomini a sua disposizione e
all'abilità di- plomatica del giovane questore Silla (il futuro ditta- tore), che riuscì a
convincere Bocco, re della Maurita- nia, a tradire Giugurta e a consegnarlo ai Romani
(105 a.C.). Nel 104 a.C. Mario celebrò il trionfo: al termine della cerimonia Giugurta fu
imprigionato nel carcere Tullianum e giustiziato. Le conseguenze politiche della guerra
La guerra giugurtina ebbe conseguenze politiche importanti: co- stituì una tappa
decisiva nell'ascesa dei populares, che trovarono in Mario un leader capace di
raccogliere vasti consensi e di imporsi sull'aristocrazia senatoria, e soprattutto
inaugurò un nuovo sistema di arruola- mento, su base volontaria e non più censitaria,
voluto dallo stesso Mario e destinato a modificare profonda- mente gli equilibri politici
su cui si reggeva da secoli la respublica.
T10: MARIO Il successo di un homo novus Tra i personaggi romani che militano in
Numidia contro Giu- gurta, le maggiori simpatie di Sallustio vanno a Gaio Mario, un
homo novus che, con la sua ener- gia, rettitudine ed efficienza si contrappone
nettamente alla nobilitas incompetente e corrotta che controlla la vita politica romana
e che ha gestito indegnamente la prima fase della guerra. Chiaroscuri di una grande
personalità Tuttavia neppure la personalità di Mario è esente da vizi. La complessità
della sua figura, nella quale le molte virtù sono oscurate da una sola ombra, emerge
chiaramente nel “ritratto” che lo storico gli dedica: le notazioni positive, nettamente
pre- dominanti, occupano la parte centrale della descrizione, mentre all'inizio e alla
fine affiora il suo principale vizio, ossia l'ambizione. Tuttavia, a differenza di quanto
avviene per i ritratti del De Ca- tilinae coniuratione, questo contrasto riguarda due
momenti diversi della vita del personaggio. Durante la guerra giugurtina Mario ha una
condotta impeccabile e l'ambizione, che lo spinge a fare carriera politica, non genera
frutti negativi ma, al contrario, contribuisce a rinnovare l'inetta classe politica
nobiliare. Sarà solo in seguito — è questo uno dei rari casi in cui Sallustio introduce
una prolessi, alludendo alle guerre civili — che l'ambizione lo farà cadere. T11: SILLA
La ricerca dell’obiettività Sallustio dedica un ritratto a Silla non tanto per il suo ruolo
nella guerra giugurtina, quanto per quello politico che acquisirà nei decenni successivi
come avversa- rio di Mario (con il quale stabilisce un implicito confronto). Esso non
rivela un deliberato intento di condanna, ma è piuttosto improntato a un'ostentata
obiettività, come sottolinea il riferimento polemico allo storico Sisenna (+ p. 178),
accusato nella premessa al ritratto di aver parlato di Sil- la con scarsa imparzialità
(par. 2). Quest'ultima viene perseguita da Sallustio elencando e bilan- ciando le
caratteristiche negative e le qualità positive: all'ambizione smoderata e all'inclinazione
al lusso, ai piaceri e alla prodigalità sono contrapposti la cultura e l'abilità oratoria,
l'attività e l'impegno, il senso dell'amicizia. Una figura ambigua Emerge dunque una
figura “mista” e ambigua, come ambigue sono la sua scaltrezza e la capacità di fingere.
Il ritratto si conclude con un'allusione sprezzante alle azio- ni compiute in seguito (il
colpo di Stato, le proscrizioni, la dittatura), che aggiunge un contrasto “presente-
futuro” al chiaroscuro che già da giovane caratterizza la personalità di Silla.
Sallustio letteratura latina, Appunti di
Latino
Latino
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• Questa
progressiva
decadenza
dell’impero Romano
ha un punto di
partenza:
la distruzione di
Cartagine dopo la
terza guerra punica
(146 a.C.). La
sicurezza e
la prosperità hanno
portato un
cambiamento della
mentalità e dei
costumi. I
fattori sono il
desiderio di
ricchezza (avaritia) e
la brama di potere
(ambitio).
• Gli excursus sono
importanti momenti
di riflessione teorica
e individuano nella
congiura un sintomo
allarmante di una
malattia incurabile.
Il vero racconto
comincia dal
capitolo 17. La
narrazione è variata
con l’inserzione di
segmenti
“drammatici”, come
i discorsi diretti o le
lettere dei
personaggi. Vi sono
anche importanti
parti descrittive,
come i ritratti di
Catilina e
Sempronia
(ritratti paradossali)
 Catilina: è un
personaggio grande
e potente, ma
cattivo e statico (che
non si evolve);
nonostante questo è
dotato di una grande
anima e questo
elemento conferisce
grandezza anche ad
una figura come la
sua.
• Tra gli avversari
vi è Cicerone, e,
anche se secondo
Sallustio è un
optimus
consul, non prova
per lui alcuna
simpatia e non gli dà
la visibilità di
Catilina, né
la possibilità di
parlare in un
discorso diretto.
• L’espressione
delle idee viene data
a Cesare e a Catone,
che però non
compaiono
nell’azione fino al
momento di parlare;
non sono
personaggi, ma
figure simboliche
delle principali
posizioni a Roma:
Catone (tradizione) e
Cesare
(nuova politica).

• Questa
progressiva
decadenza
dell’impero Romano
ha un punto di
partenza:
la distruzione di
Cartagine dopo la
terza guerra punica
(146 a.C.). La
sicurezza e
la prosperità hanno
portato un
cambiamento della
mentalità e dei
costumi. I
fattori sono il
desiderio di
ricchezza (avaritia) e
la brama di potere
(ambitio).
• Gli excursus sono
importanti momenti
di riflessione teorica
e individuano nella
congiura un sintomo
allarmante di una
malattia incurabile.
Il vero racconto
comincia dal
capitolo 17. La
narrazione è variata
con l’inserzione di
segmenti
“drammatici”, come
i discorsi diretti o le
lettere dei
personaggi. Vi sono
anche importanti
parti descrittive,
come i ritratti di
Catilina e
Sempronia
(ritratti paradossali)
 Catilina: è un
personaggio grande
e potente, ma
cattivo e statico (che
non si evolve);
nonostante questo è
dotato di una grande
anima e questo
elemento conferisce
grandezza anche ad
una figura come la
sua.
• Tra gli avversari
vi è Cicerone, e,
anche se secondo
Sallustio è un
optimus
consul, non prova
per lui alcuna
simpatia e non gli dà
la visibilità di
Catilina, né
la possibilità di
parlare in un
discorso diretto.
• L’espressione
delle idee viene data
a Cesare e a Catone,
che però non
compaiono
nell’azione fino al
momento di parlare;
non sono
personaggi, ma
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Catone (tradizione) e
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