Incominciamo con la
classificazione. Abbiamo MI: Non elastici o rigidi: o Gessi da impronta o Paste
all’ossido di zinco o Resine calcinabili MI termoplastici (sviluppano una rezione di
tipo termico: scaldano quando vanno incontro a indurimento): o Paste termoplastiche
o Cere da impronta MI elastici: o Idrocolloidi Reverbili: agar-agar Irreversibili: la
reazione non dipende dalla T ed è irreversibile: alginati o Elastomeri Polisolfuri
Siliconi per condensazione (ormai non si usano più perché liberano alcol e hanno una
scarsissima capacità dimensionale nonostante l’eccellente capacità di lettura)
Siliconi a polimerizzazione per addizione (polivinilsilossani): sono tra i materiali più
performanti. Hanno un elevatissimo tecupero elastico (99,8%) e sono dotati di
un’ottima stabilità dimensionale. Polieteri IDROCOLLOIDI Gli idrocolloidi sono
stati i primi materiali elastici ad essere impiegati (1925). Essendo molto ricchi
d’acqua, possono deformarsi durante la rimozione dell’impronta e riadattarsi alla
forma originale in virtù della loro elasticità. Tendono a leggere bene le porzioni
sottosquadrate e non si stracciano se lo spessore è costante nelle aree di
sottosquadro. Sono in grado di subire deformazioni elastiche senza rompersi,
presentando solo piccole deformazioni plastiche residue, se sottoposti all’azione di
sollecitazioni agenti per tempi brevi. Forniscono un’elevata riproduzione dei
dettagli: riproducono fedelmente i dettagli (non arrivano fino a 2 micron come i
siliconi ma riproducono bene i dettagli). Sono dotati di resistenza meccanica molto
modesta. Se l’umidità è alta tendono ad assorbire acqua: immersi in acqua,
assorbono liquido, aumentando di volume: (si parla di imbibizione). Conservati
all’aria, tendono a cedere acqua per evaporazione: si parla di sineresi. Hanno quindi
una ridotta stabilità dimensionale e per questo il metodo più sicuro per ridurre al
minimo gli errori dovuti all’instabilità del materiale è quello di procedere subito alla
colatura dei modelli (entro 15 minuti). Idrocolloidi reversibili: AGAR-AGAR Questo
idrocolloide è detto reversibile perché in funzione della T varia lo status del materiale
stesso. Gli idrocolloidi reversibili furono il primo materiale elastico introdotto per
poter prendere l’impronta di zone sottosquadrate. Sono composti principalmente da
acqua e da un’alga giapponese, nota come agar-agar (14%). Gli eccipienti (2-3%) come
talco, calce e borace, modificano la scorrevolezza del materiale. Inizialmente è un gel,
diviene sol dopo 1 h di ebollizione, e mantenuto a bagnomaria alla temperatura di 65°
C. Prima dell’utilizzo viene condizionato a 45° C per max 15 min. Una volta in bocca è
raffreddato e gelificato con acqua a 18-21° C, condotta al portaimpronta dedicato da
due tubicini. La gelificazione richiede 5-7 min. Vantaggi 1) Preciso: il materiale ha un
ottimo comportamento elastico e legge bene i dettagli 2) Fornisce eccellenti modelli di
lavoro 3) Idrofili: assorbono tracce di umidità presenti sulle preparazioni Svantaggi 1)
Il processo di lavorazione è molto lungo e impegnativo (scarsa praticità di utilizzo) 2)
Non si possono colare 2 modelli ma solo 1 (e questo è un limite perché spessissimo in
protesi serve più di 1 modello). Se ne voglio colare un altro devo prendere un’altra
impronta. 3) Necessita di cucchiai dedicati 4) Costo sostenuto per apparecchiatura 5)
Soggetto a sineresi: va colato entro 15 minuti (per ridotta stabilità dimensionale).
L’agar agar oggi non si utilizza più. Idrocolloidi irreversibili: ALGINATO Questo
materiale, in relazione alla T, mantiene inalterato il suo status. L’alginato è un
materiale: Molto utilizzato: quello di gran lunga più utilizzato È di facile impiego
È di basso costo Ha buona tolleranza Ha una buona capacità di riprodurre il
dettaglio È usato principalmente per: o impronte primarie di ordine protesico (per
studiare il caso); o ortodonzia: i modelli sono quasi esclusivamente realizzati in
alginato o per progettazione dei casi clinici: es cerature diagnostiche e per fare delle
simulazioni protesiche. Come viene preparato? Si utilizza: 1) Dosimetri: per scegliere
correttamente quanta polvere e quanta acqua vanno miscelati. È importantissimo
rispettare le dosi. Di solito si ha, a seconda della casa di produzione: Cucchiaio +
dosatore per acqua (dove il cucchiaio serve per versare la polvere nella ciotola); 2
dosimetri: uno per acqua e uno per la polvere. Quello per la polvere si riconosce in
quanto è forato. 2) Scodellina: si lascia manipolare con facilità e si deforma. Questo è
perché il materiale va spatolato in maniera energica. 3) Spatola: per mescolare Nb: le
aso preparano l’alginato mettendo la polvere nella ciotola e riempiendola di acqua
direttamente dal rubinetto in quanto hanno una buona esperienza nella preparazione
dell’alginato. È consigliato se non si ha esperienza utilizzare i dosimetri. Step 1)
Dosimetro per la polvere: prendo la quantità di polvere che mi serve 2) Dosimetro per
acqua: prendo la quantità che mi serve. L’acqua deve avere T di 20° circa (T ambiente).
Se l’acqua usata è calda la reazione sarà accelerata; se viene usata acqua fredda la
reazione è più lenta. 3) Verso il tutto nella ciotola e miscelo energicamente (per 20-30
sec): è importante stendere il materiale sulla superficie della ciotola e spatolarlo con
molta energia, in modo da miscelare del tutto le 2 componenti senza avere grumi 4)
Posiziono alginato sul cucchiaio 1) Ottima riproduzione dei dettagli 2) Facile utilizzo:
bisogna miscelare in uguale quantità le 2 paste 3) Tempo di miscelazione contenuto
(45- 60 sec) 4) Tempo di lavorazione sufficientemente lungo (4-8 min): ho molto tempo
per poter preparare il materiale e posizionarlo all’interno del cavo orale. 5) Idrofobo:
no sineresi/imbibizione. Allontanano l’acqua 6) Buona adesione al cucchiaio anche se
è consigliato uso adesivo 7) Costo contenuto 8) Il comportamento visco elastico del
materiale garantisce una resistenza alla lacerazione del 700%. 1) Scarsa stabilità
dimensionale: la reazione di presa continua nel tempo. Infatti liberano acqua e ossido
Pb, andando incontro a contrazione. Colare entro 24 h. 2) Tendenza alla deformazione
permanente. 3) La liberazione di ossido Pb tende a macchiare irreversibilmente: fare
att.ne quando si usa questo materiale. Se cadono residui di materiale addosso al pz
gli macchiamo i vestiti. 4) Scarsa memoria elastica:97,9%: sono come una sorta di
cicca, in quanto resistono bene alla lacerazione ma non recuperano bene la loro
forma. 5) Sapore e odore molto sgradevole (uovo marcio) 6) Tempo presa lungo: in pz
sensibili al riflesso del vomito non è facile da tollerare. Polieteri Sono dei polimeri a
basso PM, forniti in 2 componenti: 1) Base: formata da un polimero polietereo 2)
Catalizzatore: formato da benzen solfato Sono materiali: Estremamente precisi:
grazie alla polimerizzazione per addizione (non liberano molecole durante la reazione
di presa) Ottima stabilità dimensionale (0,2% che è il limite ingegneristico e coincide
con quella dei polivinilsilossani, ovvero i materiali ad oggi più performanti). Ottima
riproduzione dettagli Molto rigidi e poco flessibile: limite principale: ciò obbliga il
clinico a prendere precauzioni. Quando si è di fronte a dei sottosquadri o pz con
parodonto non integro (denti molto lunghi con esposizione superficie radicolare e
presenza di spazi dentali molto accentuati = pz con grossi sottosquadri) bisogna
mettere a scopo precauzionale della cera per evitare che il materiale entri nel
sottosquadro, altrimenti non si toglierebbe via il cucchiaio dalla bocca senza rischiare
di strappare tutti i denti (togliendo il cucchiaio si rischia di strappare i denti). Elevata
capacità di recuperare elasticamente la forma (pari al 98.9 %). Sono presenti in 3
viscosità: alta/media/bassa. La alta e la media sono usate per il supporto, quella bassa
per il leggere le superfici in modo molto dettagliato (fino 2 micron). Esempi di polieteri
in commercio Un classico esempio di polietere è l’Impregum. Esso esiste in 2 versioni:
1) Impregum Penta: polietere per impronta di precisione (Regular Body) per
l’applicazione della tecnica monofase; 2) Impregum Penta Duosoft H/L: polietere di
nuova generazione per impronta, in 2 viscosità: a. H (Heavy Body): per il supporto b. L
(Light Body): per la lettura dei dettagli. È utilizzato con tecnica simultanea (supporto +
dettaglio); Questo polietere è i più indicato per la presa di impronte per impianti. Un
altro esempio è rappresentato dal Permadyne penta H/L: è formato anch’esso da 2
viscosità diverse (heavy e light) e viene applicato anch’esso con una tecnica
simultanea, ovvero posiziono il Light a livello della superficie che voglio andare a
leggere dettagliatamente nel cavo orale del pz e contemporaneamente posiziono sul
cucchiaio il materiale da supporto. In questo modo posso sfruttare la tissotropia. Per
le sue caratteristiche questo materiale è più indicato per impronte per: Corone e
ponti Inlay e onlay Caratteristiche 1) Tempi operativi di: a. 30-45 sec per
miscelazione b. 2-3 min per la lavorazione c. 4-6 min per la presa 2) Assorbono elevate
quantità di acqua quando ne vengono a contatto e ne rilasciano altrettanto facilmente
in ambienti molto asciutti. 3) Sono gli unici elastomeri a presentare un’espansione
iniziale per imbibizione della durata di circa 1 h, poi diminuiscono per sineresi
ritornando a valori normali. Infatti abbiamo detto essere i materiali che hanno la
miglior stabilità dimensionale (0,2%) assieme ai siliconi per addizione. Questo è dato
dal fatto che non si ha la liberazione di composti secondari. 4) Possono registrare
dettagli al di sotto del µm, come i siliconi, grazie a elevata fluidità e tissotropia. 5) Sono
molto rigidi, con bassi valori di flessibilità, quindi controindicati nel caso di
sottosquadri accentuati o elementi periodontalmente compromessi. 6) È necessario
un adesivo apposito per aumentare l’adesione al portaimpronte. 7) Possiedono
notevole stabilità dimensionale. VANTAGGI SVANTAGGI 1) Eccellente stabilità
dimensionale 2) Molto versatili 3) Idrofili 4) Eccellente riproduzione dettagli 5)
Tissotropia 6) Buona fluidità 7) Possiamo duplicare i modelli 1) Eccessiva rigidità 2)
Idrofili (attenzione a umidità ambientali perché soggetti a sineresi e imbibizione) 3)
Poco flessibili 4) Mancanza dia adesività 5) Scarsa economicità 6) Vanno colati dopo 12
h per garantire il recupero di forma (che arriva fino al 99%) 7) Coefficiente di
dilatazione termica elevato: att.ne a sbalzi di T NDR: questa parte è stata messa anche
da Alice
MATERIALI DA IMPRONTA, Appunti di
Odontoiatria
Università degli Studi di Milano-Bicocca
Odontoiatria