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Occupiamoci ora di andare ad analizzare più nel dettaglio i MI.

Incominciamo con la
classificazione. Abbiamo MI:  Non elastici o rigidi: o Gessi da impronta o Paste
all’ossido di zinco o Resine calcinabili  MI termoplastici (sviluppano una rezione di
tipo termico: scaldano quando vanno incontro a indurimento): o Paste termoplastiche
o Cere da impronta  MI elastici: o Idrocolloidi  Reverbili: agar-agar  Irreversibili: la
reazione non dipende dalla T ed è irreversibile: alginati o Elastomeri  Polisolfuri 
Siliconi per condensazione (ormai non si usano più perché liberano alcol e hanno una
scarsissima capacità dimensionale nonostante l’eccellente capacità di lettura) 
Siliconi a polimerizzazione per addizione (polivinilsilossani): sono tra i materiali più
performanti. Hanno un elevatissimo tecupero elastico (99,8%) e sono dotati di
un’ottima stabilità dimensionale.  Polieteri IDROCOLLOIDI  Gli idrocolloidi sono
stati i primi materiali elastici ad essere impiegati (1925).  Essendo molto ricchi
d’acqua, possono deformarsi durante la rimozione dell’impronta e riadattarsi alla
forma originale in virtù della loro elasticità.  Tendono a leggere bene le porzioni
sottosquadrate e non si stracciano se lo spessore è costante nelle aree di
sottosquadro.  Sono in grado di subire deformazioni elastiche senza rompersi,
presentando solo piccole deformazioni plastiche residue, se sottoposti all’azione di
sollecitazioni agenti per tempi brevi.  Forniscono un’elevata riproduzione dei
dettagli: riproducono fedelmente i dettagli (non arrivano fino a 2 micron come i
siliconi ma riproducono bene i dettagli).  Sono dotati di resistenza meccanica molto
modesta.  Se l’umidità è alta tendono ad assorbire acqua: immersi in acqua,
assorbono liquido, aumentando di volume: (si parla di imbibizione).  Conservati
all’aria, tendono a cedere acqua per evaporazione: si parla di sineresi.  Hanno quindi
una ridotta stabilità dimensionale e per questo il metodo più sicuro per ridurre al
minimo gli errori dovuti all’instabilità del materiale è quello di procedere subito alla
colatura dei modelli (entro 15 minuti). Idrocolloidi reversibili: AGAR-AGAR Questo
idrocolloide è detto reversibile perché in funzione della T varia lo status del materiale
stesso. Gli idrocolloidi reversibili furono il primo materiale elastico introdotto per
poter prendere l’impronta di zone sottosquadrate. Sono composti principalmente da
acqua e da un’alga giapponese, nota come agar-agar (14%). Gli eccipienti (2-3%) come
talco, calce e borace, modificano la scorrevolezza del materiale. Inizialmente è un gel,
diviene sol dopo 1 h di ebollizione, e mantenuto a bagnomaria alla temperatura di 65°
C. Prima dell’utilizzo viene condizionato a 45° C per max 15 min. Una volta in bocca è
raffreddato e gelificato con acqua a 18-21° C, condotta al portaimpronta dedicato da
due tubicini. La gelificazione richiede 5-7 min. Vantaggi 1) Preciso: il materiale ha un
ottimo comportamento elastico e legge bene i dettagli 2) Fornisce eccellenti modelli di
lavoro 3) Idrofili: assorbono tracce di umidità presenti sulle preparazioni Svantaggi 1)
Il processo di lavorazione è molto lungo e impegnativo (scarsa praticità di utilizzo) 2)
Non si possono colare 2 modelli ma solo 1 (e questo è un limite perché spessissimo in
protesi serve più di 1 modello). Se ne voglio colare un altro devo prendere un’altra
impronta. 3) Necessita di cucchiai dedicati 4) Costo sostenuto per apparecchiatura 5)
Soggetto a sineresi: va colato entro 15 minuti (per ridotta stabilità dimensionale).
L’agar agar oggi non si utilizza più. Idrocolloidi irreversibili: ALGINATO Questo
materiale, in relazione alla T, mantiene inalterato il suo status. L’alginato è un
materiale:  Molto utilizzato: quello di gran lunga più utilizzato  È di facile impiego 
È di basso costo  Ha buona tolleranza  Ha una buona capacità di riprodurre il
dettaglio  È usato principalmente per: o impronte primarie di ordine protesico (per
studiare il caso); o ortodonzia: i modelli sono quasi esclusivamente realizzati in
alginato o per progettazione dei casi clinici: es cerature diagnostiche e per fare delle
simulazioni protesiche. Come viene preparato? Si utilizza: 1) Dosimetri: per scegliere
correttamente quanta polvere e quanta acqua vanno miscelati. È importantissimo
rispettare le dosi. Di solito si ha, a seconda della casa di produzione:  Cucchiaio +
dosatore per acqua (dove il cucchiaio serve per versare la polvere nella ciotola);  2
dosimetri: uno per acqua e uno per la polvere. Quello per la polvere si riconosce in
quanto è forato. 2) Scodellina: si lascia manipolare con facilità e si deforma. Questo è
perché il materiale va spatolato in maniera energica. 3) Spatola: per mescolare Nb: le
aso preparano l’alginato mettendo la polvere nella ciotola e riempiendola di acqua
direttamente dal rubinetto in quanto hanno una buona esperienza nella preparazione
dell’alginato. È consigliato se non si ha esperienza utilizzare i dosimetri. Step 1)
Dosimetro per la polvere: prendo la quantità di polvere che mi serve 2) Dosimetro per
acqua: prendo la quantità che mi serve. L’acqua deve avere T di 20° circa (T ambiente).
Se l’acqua usata è calda la reazione sarà accelerata; se viene usata acqua fredda la
reazione è più lenta. 3) Verso il tutto nella ciotola e miscelo energicamente (per 20-30
sec): è importante stendere il materiale sulla superficie della ciotola e spatolarlo con
molta energia, in modo da miscelare del tutto le 2 componenti senza avere grumi 4)
Posiziono alginato sul cucchiaio 1) Ottima riproduzione dei dettagli 2) Facile utilizzo:
bisogna miscelare in uguale quantità le 2 paste 3) Tempo di miscelazione contenuto
(45- 60 sec) 4) Tempo di lavorazione sufficientemente lungo (4-8 min): ho molto tempo
per poter preparare il materiale e posizionarlo all’interno del cavo orale. 5) Idrofobo:
no sineresi/imbibizione. Allontanano l’acqua 6) Buona adesione al cucchiaio anche se
è consigliato uso adesivo 7) Costo contenuto 8) Il comportamento visco elastico del
materiale garantisce una resistenza alla lacerazione del 700%. 1) Scarsa stabilità
dimensionale: la reazione di presa continua nel tempo. Infatti liberano acqua e ossido
Pb, andando incontro a contrazione. Colare entro 24 h. 2) Tendenza alla deformazione
permanente. 3) La liberazione di ossido Pb tende a macchiare irreversibilmente: fare
att.ne quando si usa questo materiale. Se cadono residui di materiale addosso al pz
gli macchiamo i vestiti. 4) Scarsa memoria elastica:97,9%: sono come una sorta di
cicca, in quanto resistono bene alla lacerazione ma non recuperano bene la loro
forma. 5) Sapore e odore molto sgradevole (uovo marcio) 6) Tempo presa lungo: in pz
sensibili al riflesso del vomito non è facile da tollerare. Polieteri Sono dei polimeri a
basso PM, forniti in 2 componenti: 1) Base: formata da un polimero polietereo 2)
Catalizzatore: formato da benzen solfato Sono materiali:  Estremamente precisi:
grazie alla polimerizzazione per addizione (non liberano molecole durante la reazione
di presa)  Ottima stabilità dimensionale (0,2% che è il limite ingegneristico e coincide
con quella dei polivinilsilossani, ovvero i materiali ad oggi più performanti).  Ottima
riproduzione dettagli  Molto rigidi e poco flessibile: limite principale: ciò obbliga il
clinico a prendere precauzioni. Quando si è di fronte a dei sottosquadri o pz con
parodonto non integro (denti molto lunghi con esposizione superficie radicolare e
presenza di spazi dentali molto accentuati = pz con grossi sottosquadri) bisogna
mettere a scopo precauzionale della cera per evitare che il materiale entri nel
sottosquadro, altrimenti non si toglierebbe via il cucchiaio dalla bocca senza rischiare
di strappare tutti i denti (togliendo il cucchiaio si rischia di strappare i denti).  Elevata
capacità di recuperare elasticamente la forma (pari al 98.9 %).  Sono presenti in 3
viscosità: alta/media/bassa. La alta e la media sono usate per il supporto, quella bassa
per il leggere le superfici in modo molto dettagliato (fino 2 micron). Esempi di polieteri
in commercio Un classico esempio di polietere è l’Impregum. Esso esiste in 2 versioni:
1) Impregum Penta: polietere per impronta di precisione (Regular Body) per
l’applicazione della tecnica monofase; 2) Impregum Penta Duosoft H/L: polietere di
nuova generazione per impronta, in 2 viscosità: a. H (Heavy Body): per il supporto b. L
(Light Body): per la lettura dei dettagli. È utilizzato con tecnica simultanea (supporto +
dettaglio); Questo polietere è i più indicato per la presa di impronte per impianti. Un
altro esempio è rappresentato dal Permadyne penta H/L: è formato anch’esso da 2
viscosità diverse (heavy e light) e viene applicato anch’esso con una tecnica
simultanea, ovvero posiziono il Light a livello della superficie che voglio andare a
leggere dettagliatamente nel cavo orale del pz e contemporaneamente posiziono sul
cucchiaio il materiale da supporto. In questo modo posso sfruttare la tissotropia. Per
le sue caratteristiche questo materiale è più indicato per impronte per:  Corone e
ponti  Inlay e onlay Caratteristiche 1) Tempi operativi di: a. 30-45 sec per
miscelazione b. 2-3 min per la lavorazione c. 4-6 min per la presa 2) Assorbono elevate
quantità di acqua quando ne vengono a contatto e ne rilasciano altrettanto facilmente
in ambienti molto asciutti. 3) Sono gli unici elastomeri a presentare un’espansione
iniziale per imbibizione della durata di circa 1 h, poi diminuiscono per sineresi
ritornando a valori normali. Infatti abbiamo detto essere i materiali che hanno la
miglior stabilità dimensionale (0,2%) assieme ai siliconi per addizione. Questo è dato
dal fatto che non si ha la liberazione di composti secondari. 4) Possono registrare
dettagli al di sotto del µm, come i siliconi, grazie a elevata fluidità e tissotropia. 5) Sono
molto rigidi, con bassi valori di flessibilità, quindi controindicati nel caso di
sottosquadri accentuati o elementi periodontalmente compromessi. 6) È necessario
un adesivo apposito per aumentare l’adesione al portaimpronte. 7) Possiedono
notevole stabilità dimensionale. VANTAGGI SVANTAGGI 1) Eccellente stabilità
dimensionale 2) Molto versatili 3) Idrofili 4) Eccellente riproduzione dettagli 5)
Tissotropia 6) Buona fluidità 7) Possiamo duplicare i modelli 1) Eccessiva rigidità 2)
Idrofili (attenzione a umidità ambientali perché soggetti a sineresi e imbibizione) 3)
Poco flessibili 4) Mancanza dia adesività 5) Scarsa economicità 6) Vanno colati dopo 12
h per garantire il recupero di forma (che arriva fino al 99%) 7) Coefficiente di
dilatazione termica elevato: att.ne a sbalzi di T NDR: questa parte è stata messa anche
da Alice
MATERIALI DA IMPRONTA, Appunti di
Odontoiatria
Università degli Studi di Milano-Bicocca

Odontoiatria

Occupiamoci ora di andare ad


analizzare più nel dettaglio i MI.
Incominciamo con la
classificazione. Abbiamo MI:
 Non elastici o rigidi:
o Gessi da impronta
o Paste all’ossido di zinco
o Resine calcinabili
 MI termoplastici (sviluppano
una rezione di tipo termico:
scaldano quando vanno incontro a
indurimento):
o Paste termoplastiche
o Cere da impronta
 MI elastici:
o Idrocolloidi
 Reverbili: agar-agar
 Irreversibili: la reazione non
dipende dalla T ed è irreversibile:
alginati
o Elastomeri
 Polisolfuri
 Siliconi per condensazione
(ormai non si usano più perché
liberano alcol e hanno una
scarsissima capacità dimensionale
nonostante l’eccellente capacità di
lettura)
 Siliconi a polimerizzazione per
addizione (polivinilsilossani): sono
tra i materiali più
performanti. Hanno un elevatissimo
tecupero elastico (99,8%) e sono
dotati di un’ottima
stabilità dimensionale.
 Polieteri
IDROCOLLOIDI
 Gli idrocolloidi sono stati i
primi materiali elastici ad essere
impiegati (1925).
 Essendo molto ricchi d’acqua,
possono deformarsi durante la
rimozione dell’impronta e
riadattarsi alla forma
originale in virtù della loro
elasticità.
 Tendono a leggere bene le
porzioni sottosquadrate e non si
stracciano se lo spessore è costante
nelle aree di
sottosquadro.
 Sono in grado di subire
deformazioni elastiche senza
rompersi, presentando solo piccole
deformazioni
plastiche residue, se sottoposti
all’azione di sollecitazioni agenti
per tempi brevi.
 Forniscono un’elevata
riproduzione dei dettagli:
riproducono fedelmente i dettagli
(non arrivano fino a 2
micron come i siliconi ma
riproducono bene i dettagli).
 Sono dotati di resistenza
meccanica molto modesta.
 Se l’umidità è alta tendono ad
assorbire acqua: immersi in acqua,
assorbono liquido, aumentando di
volume:
(si parla di imbibizione).
 Conservati all’aria, tendono a
cedere acqua per evaporazione: si
parla di sineresi.
 Hanno quindi una ridotta
stabilità dimensionale e per questo
il metodo più sicuro per ridurre al
minimo gli
errori dovuti all’instabilità del
materiale è quello di procedere
subito alla colatura dei modelli
(entro 15
minuti).
Idrocolloidi reversibili: AGAR-
AGAR
Questo idrocolloide è detto
reversibile perché in funzione della
T varia lo status del materiale
stesso.
Gli idrocolloidi reversibili furono il
primo materiale elastico introdotto
per poter prendere l’impronta di
zone
sottosquadrate.
Sono composti principalmente da
acqua e da un’alga giapponese, nota
come agar-agar (14%).
Gli eccipienti (2-3%) come talco,
calce e borace, modificano la
scorrevolezza del materiale.
Inizialmente è un gel,
diviene sol dopo 1 h di ebollizione,
e mantenuto a bagnomaria alla
temperatura di 65° C. Prima
dell’utilizzo viene
condizionato a 45° C per max 15
min. Una volta in bocca è
raffreddato e gelificato con acqua a
18-21° C, condotta al
portaimpronta dedicato da due
tubicini.
La gelificazione richiede 5-7 min.
Vantaggi
1) Preciso: il materiale ha un ottimo
comportamento elastico e legge
bene i dettagli
2) Fornisce eccellenti modelli di
lavoro
3) Idrofili: assorbono tracce di
umidità presenti sulle preparazioni
Svantaggi
1) Il processo di lavorazione è
molto lungo e impegnativo (scarsa
praticità di utilizzo)
2) Non si possono colare 2 modelli
ma solo 1 (e questo è un limite
perché spessissimo in protesi serve
più di 1
modello). Se ne voglio colare un
altro devo prendere un’altra
impronta.
3) Necessita di cucchiai dedicati
4) Costo sostenuto per
apparecchiatura
5) Soggetto a sineresi: va colato
entro 15 minuti (per ridotta stabilità
dimensionale).
L’agar agar oggi non si utilizza più.
Idrocolloidi irreversibili:
ALGINATO
Questo materiale, in relazione alla
T, mantiene inalterato il suo status.
L’alginato è un materiale:
 Molto utilizzato: quello di gran
lunga più utilizzato
 È di facile impiego
 È di basso costo
 Ha buona tolleranza
 Ha una buona capacità di
riprodurre il dettaglio
 È usato principalmente per:
o impronte primarie di ordine
protesico (per studiare il caso);
o ortodonzia: i modelli sono quasi
esclusivamente realizzati in alginato
o per progettazione dei casi
clinici: es cerature diagnostiche e
per fare delle simulazioni
protesiche.
Come viene preparato?
Si utilizza:
1) Dosimetri: per scegliere
correttamente quanta polvere e
quanta acqua vanno miscelati. È
importantissimo
rispettare le dosi.
Di solito si ha, a seconda della casa
di produzione:
 Cucchiaio + dosatore per acqua
(dove il
cucchiaio serve per versare la
polvere nella
ciotola);
 2 dosimetri: uno per acqua e
uno per la
polvere. Quello per la polvere si
riconosce
in quanto è forato.
2) Scodellina: si lascia manipolare
con facilità e si
deforma. Questo è perché il
materiale va spatolato
in maniera energica.
3) Spatola: per mescolare
Nb: le aso preparano l’alginato
mettendo la polvere nella ciotola e
riempiendola di acqua direttamente
dal rubinetto
in quanto hanno una buona
esperienza nella preparazione
dell’alginato. È consigliato se non si
ha esperienza
utilizzare i dosimetri.
Step
1) Dosimetro per la polvere: prendo
la quantità di polvere che mi serve
2) Dosimetro per acqua: prendo la
quantità che mi serve. L’acqua deve
avere T di 20° circa (T ambiente).
Se
l’acqua usata è calda la reazione
sarà accelerata; se viene usata acqua
fredda la reazione è più lenta.
3) Verso il tutto nella ciotola e
miscelo energicamente (per 20-30
sec): è importante stendere il
materiale sulla
superficie della ciotola e spatolarlo
con molta energia, in modo da
miscelare del tutto le 2 componenti
senza
avere grumi
4) Posiziono alginato sul cucchiaio
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1) Ottima riproduzione dei dettagli


2) Facile utilizzo: bisogna miscelare in
uguale quantità le
2 paste
3) Tempo di miscelazione contenuto
(45- 60 sec)
4) Tempo di lavorazione
sufficientemente lungo (4-8
min): ho molto tempo per poter
preparare il
materiale e posizionarlo all’interno del
cavo orale.
5) Idrofobo: no sineresi/imbibizione.
Allontanano
l’acqua
6) Buona adesione al cucchiaio anche
se è consigliato
uso adesivo
7) Costo contenuto
8) Il comportamento visco elastico del
materiale
garantisce una resistenza alla
lacerazione del 700%.
1) Scarsa stabilità dimensionale: la
reazione di presa
continua nel tempo. Infatti liberano
acqua e ossido
Pb, andando incontro a contrazione.
Colare entro 24
h.
2) Tendenza alla deformazione
permanente.
3) La liberazione di ossido Pb tende a
macchiare
irreversibilmente: fare att.ne quando si
usa questo
materiale. Se cadono residui di
materiale addosso al
pz gli macchiamo i vestiti.
4) Scarsa memoria elastica:97,9%: sono
come una sorta
di cicca, in quanto resistono bene alla
lacerazione ma
non recuperano bene la loro forma.
5) Sapore e odore molto sgradevole
(uovo marcio)
6) Tempo presa lungo: in pz sensibili al
riflesso del
vomito non è facile da tollerare.
Polieteri
Sono dei polimeri a basso PM,
forniti in 2 componenti:
1) Base: formata da un polimero
polietereo
2) Catalizzatore: formato da benzen
solfato
Sono materiali:
 Estremamente precisi: grazie
alla polimerizzazione per addizione
(non liberano molecole durante la
reazione
di presa)
 Ottima stabilità dimensionale
(0,2% che è il limite ingegneristico
e coincide con quella dei
polivinilsilossani,
ovvero i materiali ad oggi più
performanti).
 Ottima riproduzione dettagli
 Molto rigidi e poco flessibile:
limite principale: ciò obbliga il
clinico a prendere precauzioni.
Quando si è di
fronte a dei sottosquadri o pz con
parodonto non integro (denti molto
lunghi con esposizione superficie
radicolare e presenza di spazi
dentali molto accentuati = pz con
grossi sottosquadri) bisogna mettere
a scopo
precauzionale della cera per evitare
che il materiale entri nel
sottosquadro, altrimenti non si
toglierebbe via
il cucchiaio dalla bocca senza
rischiare di strappare tutti i denti
(togliendo il cucchiaio si rischia di
strappare i
denti).
 Elevata capacità di recuperare
elasticamente la forma (pari al 98.9
%).
 Sono presenti in 3 viscosità:
alta/media/bassa. La alta e la media
sono usate per il supporto, quella
bassa per
il leggere le superfici in modo
molto dettagliato (fino 2 micron).
Esempi di polieteri in commercio
Un classico esempio di polietere è
l’Impregum. Esso esiste in 2
versioni:
1) Impregum Penta: polietere per
impronta di precisione (Regular
Body) per l’applicazione della
tecnica
monofase;
2) Impregum Penta Duosoft H/L:
polietere di nuova generazione per
impronta, in 2 viscosità:
a. H (Heavy Body): per il supporto
b. L (Light Body): per la lettura dei
dettagli.
È utilizzato con tecnica simultanea
(supporto + dettaglio);
Questo polietere è i più indicato per
la presa di impronte per impianti.
Un altro esempio è rappresentato
dal Permadyne penta H/L: è
formato anch’esso da 2 viscosità
diverse (heavy e
light) e viene applicato anch’esso
con una tecnica simultanea, ovvero
posiziono il Light a livello della
superficie che
voglio andare a leggere
dettagliatamente nel cavo orale del
pz e contemporaneamente posiziono
sul cucchiaio il
materiale da supporto. In questo
modo posso sfruttare la tissotropia.
Per le sue caratteristiche questo
materiale è più indicato per
impronte per:
 Corone e ponti
 Inlay e onlay
Caratteristiche
1) Ottima riproduzione dei dettagli
2) Facile utilizzo: bisogna miscelare in
uguale quantità le
2 paste
3) Tempo di miscelazione contenuto
(45- 60 sec)
4) Tempo di lavorazione
sufficientemente lungo (4-8
min): ho molto tempo per poter
preparare il
materiale e posizionarlo all’interno del
cavo orale.
5) Idrofobo: no sineresi/imbibizione.
Allontanano
l’acqua
6) Buona adesione al cucchiaio anche
se è consigliato
uso adesivo
7) Costo contenuto
8) Il comportamento visco elastico del
materiale
garantisce una resistenza alla
lacerazione del 700%.
1) Scarsa stabilità dimensionale: la
reazione di presa
continua nel tempo. Infatti liberano
acqua e ossido
Pb, andando incontro a contrazione.
Colare entro 24
h.
2) Tendenza alla deformazione
permanente.
3) La liberazione di ossido Pb tende a
macchiare
irreversibilmente: fare att.ne quando si
usa questo
materiale. Se cadono residui di
materiale addosso al
pz gli macchiamo i vestiti.
4) Scarsa memoria elastica:97,9%: sono
come una sorta
di cicca, in quanto resistono bene alla
lacerazione ma
non recuperano bene la loro forma.
5) Sapore e odore molto sgradevole
(uovo marcio)
6) Tempo presa lungo: in pz sensibili al
riflesso del
vomito non è facile da tollerare.
Polieteri
Sono dei polimeri a basso PM,
forniti in 2 componenti:
1) Base: formata da un polimero
polietereo
2) Catalizzatore: formato da benzen
solfato
Sono materiali:
 Estremamente precisi: grazie
alla polimerizzazione per addizione
(non liberano molecole durante la
reazione
di presa)
 Ottima stabilità dimensionale
(0,2% che è il limite ingegneristico
e coincide con quella dei
polivinilsilossani,
ovvero i materiali ad oggi più
performanti).
 Ottima riproduzione dettagli
 Molto rigidi e poco flessibile:
limite principale: ciò obbliga il
clinico a prendere precauzioni.
Quando si è di
fronte a dei sottosquadri o pz con
parodonto non integro (denti molto
lunghi con esposizione superficie
radicolare e presenza di spazi
dentali molto accentuati = pz con
grossi sottosquadri) bisogna mettere
a scopo
precauzionale della cera per evitare
che il materiale entri nel
sottosquadro, altrimenti non si
toglierebbe via
il cucchiaio dalla bocca senza
rischiare di strappare tutti i denti
(togliendo il cucchiaio si rischia di
strappare i
denti).
 Elevata capacità di recuperare
elasticamente la forma (pari al 98.9
%).
 Sono presenti in 3 viscosità:
alta/media/bassa. La alta e la media
sono usate per il supporto, quella
bassa per
il leggere le superfici in modo
molto dettagliato (fino 2 micron).
Esempi di polieteri in commercio
Un classico esempio di polietere è
l’Impregum. Esso esiste in 2
versioni:
1) Impregum Penta: polietere per
impronta di precisione (Regular
Body) per l’applicazione della
tecnica
monofase;
2) Impregum Penta Duosoft H/L:
polietere di nuova generazione per
impronta, in 2 viscosità:
a. H (Heavy Body): per il supporto
b. L (Light Body): per la lettura dei
dettagli.
È utilizzato con tecnica simultanea
(supporto + dettaglio);
Questo polietere è i più indicato per
la presa di impronte per impianti.
Un altro esempio è rappresentato
dal Permadyne penta H/L: è
formato anch’esso da 2 viscosità
diverse (heavy e
light) e viene applicato anch’esso
con una tecnica simultanea, ovvero
posiziono il Light a livello della
superficie che
voglio andare a leggere
dettagliatamente nel cavo orale del
pz e contemporaneamente posiziono
sul cucchiaio il
materiale da supporto. In questo
modo posso sfruttare la tissotropia.
Per le sue caratteristiche questo
materiale è più indicato per
impronte per:
 Corone e ponti
 Inlay e onlay
Caratteristiche
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