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ETÀ IMPERIALE

In questo periodo i rapporti tra letterati e imperatori non sempre furono ottimi. Basti pensare alla vita del
filosofo stoico Seneca che non ebbe mai buoni rapporti con gli Imperatori, Caligola lo voleva
uccidere, Claudio lo esiliò (e Seneca si vendicò prendendosi gioco di lui nella satira Apokolokyntosis)
e Nerone (che era stato pure suo allievo) lo condannò a morte per aver congiurato contro di lui, oppure
all'età di Domiziano. L'Imperatore Domiziano perseguitò infatti letterati e filosofi, che furono ben felici
quando il tiranno morì e venne sostituito dai buoni princeps Nerva (96-98) e Traiano (98-117), che
restaurarono l'antica libertas, e esaltarono i due nuovi imperatori nei loro componimenti condannando
invece la tirannia di Domiziano (per esempio Plinio il giovane nel Panegirico di Traiano e Tacito nella
prefazione dell'Agricola).
Mentre il teatro latino conobbe un periodo di decadenza (l'unico autore teatrale di rilievo fu Seneca con
le sue tragedie), altri generi (come la satira e la storiografia latina) attraversavano un periodo di
splendore. La satira, genere che si prendeva gioco con il risum delle persone che si comportavano
male, attraversò un periodo di grande splendore con grandi autori come Persio e Giovenale. Essi però,
piuttosto che fare attacchi personali (cosa alquanto rischiosa, in quanto le persone prese di mira,
essendo potenti, potevano vendicarsi), condannavano per lo più i vizi e non le persone, con lo scopo
pedagogico di far capire al lettore di non seguire l'esempio delle persone viziate presenti nella satira.
Anche la storiografia conobbe grande successo con autori come Tacito. La storiografia rientra in un
certo senso nel genere encomiastico nel senso che narrando le conquiste territoriali fatte dai romani nei
secoli e nei decenni precedenti in questo modo si esaltava la grandezza di Roma. Ciò non significa
però che gli storiografi latini non critichino talvolta per il loro atteggiamento i romani e i loro imperatori,
soprattutto gli imperatori tiranni. Gli storiografi latini spesso si ispiravano alle opere di Sallustio,
soprattutto per la selettività degli avvenimenti da narrare.
La filosofia ebbe come suo maggiore esponente il filosofo stoico Seneca, mentre l'oratoria attraversò un
periodo di decadenza. Secondo l'oratore Quintiliano (autore tra l'altro dell'Institutio oratoria, la
formazione dell'oratore) ciò era dovuto al fatto che non c'erano più buoni insegnanti e che per
riprendersi da questa decadenza bisognava ritornare a Cicerone, da lui considerato il più grande
oratore e in quanto tale il modello da prendere ad esempio. Per Tacito invece la decadenza
dell'Oratoria era dovuta all'istituzione del principato. Infatti ciò che alimentava la "fiamma" dell'oratoria
erano le lotte politiche; ora che il potere era di uno solo e non vi erano quindi più lotte politiche,
l'oratoria necessariamente è decaduta.
Un altro genere importante della letteratura di quei tempi è l'epistolografia. Tra le epistole più celebri del
periodo argenteo ricordiamo quelle di Seneca e Plinio il giovane. Le epistole di Seneca vennero scritte
negli anni conclusivi della sua vita, quando, abbandonata la vita politica, decise di dedicarsi alla vita
contemplativa, e erano indirizzate a Lucilio, che, oltre a essere amico di Seneca, era anche
governatore della Sicilia. Seneca in queste epistole tenta di insegnare a Lucilio come raggiungere la
virtù, cosa che Seneca stesso, come afferma proprio nelle epistole, non è ancora riuscito a
raggiungere.
Inoltre Seneca in queste epistole tenta di convincere (con successo) l'amico a abbandonare la vita
politica e a dedicarsi alla vita contemplativa. Le epistole di Plinio il giovane erano epistole letterarie
(cioè scritte appositamente per la pubblicazione) e tentano di rispettare la varietas degli argomenti per
non annoiare il lettore. I primi nove libri descrivono la vita quotidiana a Roma mentre il decimo e ultimo
libro è molto importante per gli storici perché contiene il carteggio tra Plinio (all'epoca governatore della
Bitinia) e l'imperatore Traiano che ci fa capire quali erano le relazioni tra imperatori e governatori.
In questo periodo si diffuse il romanzo, che era un genere di origine greca. Il primo autore di romanzi di
rilievo fu Petronio, che forse era l'arbitro dell'eleganza di Nerone. Egli scrisse il Satyricon, un romanzo
parodistico che narrava la storia d'amore pederasta tra Encolpio e Gitone parodiando in questo modo i
romanzi greci che narravano spesso di storie d'amore. Altro autore di rilievo fu Apuleio, autore
delle Metamorfosi, un romanzo che narra la storia di un giovane che viene trasformato in asino e per
tornare normale doveva mangiare un particolare tipo di rose.

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