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SVETONIO

Gaio Svetonio Tranquillo nasce ad Ostia da una famiglia di rango equestre nel 70 d.C.
La sua morte è posta da alcuni studiosi nel 126, altri invece la spostano al 140 d.C.; vive
quindi durante la dinastia Flavia di Domiziano, Nerva e Adriano.
Era autore di biografie; la biografia era un genere letterario minore che si inseriva all’interno
di un macro-genere della storiografia. Era il genere minore della storiografia poiché andava
a scadere nel gossip e di conseguenza non era solenne come gli Annales di Tacito o l’opera
di Tucidide.
L’opera di Svetonio non aveva quindi degli intenti solenni, ma aveva lo scopo di
documentare la vita di personaggi illustri e inserire alcuni aneddoti e curiosità che
mettevano a volte in buona luce i personaggi, altre volte in cattiva luce: per questo si parla
di biografia pettegola.
Grazie a Svetonio, infatti, riusciamo ad avere molte informazioni su alcuni autori (ad esempio
sappiamo che Cesare era solito portare una corona di alloro in testa poiché soffriva di calvizie
precoce).
Inizialmente intraprende la carriera di avvocato a Roma, poi di segretario degli imperatori e
riesce ad inserirsi nell’ambiente della corte imperiale grazie a Plinio il Giovane poichè era già
all’interno.
Sotto l’impero di Adriano venne accusato da quest’ultimo di essere l’amante segreto di sua
moglie (ad Adriano non andava a genio Svetonio e si inventò questa scusa) e per questo
motivo venne allontanato dalla corte imperiale dopo aver fatto da funzionario e
amministratore di biblioteche e archivi. Grazie a quest’ultimo incarico poteva accedere ad
una serie di informazioni private che gli servirono successivamente per la stesura della sua
opera. Trascorre i suoi ultimi anni di vita a produrre le sue opere.

Abbiamo notizia di scritti di carattere storico-antiquario, filologico-grammaticale nonché di


scienze naturali e di varia erudizione, di cui restano però scarsi frammenti. Le uniche opere
conservate in misura significativa sono quelle biografiche: De viris illustribus e De vita
Caesarum.

• La prima opera è il De viris illustribus di cui abbiamo solo una sezione chiamata “De
grammaticis et rhetoribus” dedicata ai grammatici retori; probabilmente era
suddivisa in 5 sezioni dedicate a poeti, oratori, storici, grammatici e retori.
Il De viris illustribus di Svetonio presenta un titolo analogo a un’opera di un
importante personaggio, Cornelio Nepote.
All’interno dell’opera di Svetonio troviamo le vite di personaggi importanti che lui
reputa uomini illustri di un grande livello letterario, importanti per la letteratura
latina.
Ci sono delle biografie isolate nella sezione De poetis, abbiamo quella di Terenzio,
Orazio e Lucano ed è solo grazie a Svetonio che abbiamo le informazioni riguardanti
la loro vita. Infatti, Svetonio narra che Terenzio, durante il suo viaggio verso la Grecia,
smarrì la sua valigia con tutti i suoi scritti e per il troppo dispiacere morì di crepacuore.
• Un’altra opera è il De vita Caesarum che ci è pervenuta per intero. Si tratta di una
raccolta di biografie di imperatori da Giulio Cesare a Domiziano (Giulio Cesare,
Augusto, Tiberio, Caligola, Claudio, Nerone, Galba, Otone, Vitellio, Vespasiano, Tito e
Domiziano).
Oltre alla descrizione della prima fase infantile e adolescenziale, subentra una
seconda fase in cui viene descritta la vita dell’imperatore durante il suo governo e i
tratti caratteriali più difficili, stravaganti e buffi.
La particolarità dell’opera è che Svetonio non comincia con la descrizione della vita di
Augusto, ma parte da Giulio Cesare perché quest’ultimo rappresenta un momento di
totale rottura con il periodo precedente, in quanto è il primo in assoluto a parlare di
dittatura a vita; rappresenta quindi l’inizio della fine della REPUBBLICA ROMANA.
Lo schema è bipartito: in alcune vite, (ad esempio quelle di Caligola e Domiziano) è possibile
individuare una prima parte nettamente positiva e una seconda parte negativa in cui il
principe manifesta vizi e comportamenti da tiranno.
(es. la vita di Caligola: prima sezione descritto come princeps, seconda sezione descritto
come mostrum).

Le biografie che Svetonio ritrae, forse anche a causa dello schema per species, risultano
personalità scarsamente coerenti: la compresenza di vizi e virtù producono la
frammentazione del personaggio piuttosto che ritrarne la contraddittorietà. Questo
risultanto, probabilmente, è dovuto al fatto che all’autore interessano in primo luogo i fatti
e molto meno l’indagine psicologica.

Inserisce aneddoti curiosi, canti, frasi ad effetto, battute, creando così un genere
affascinante.
Svetonio scrive biografie in questo periodo anche perché gli aristocratici erano degli amanti
di intrattenimento. (Giovenale diceva che all’epoca dei Flavi la comunità non voleva altro
che panem et circenses).
Il genere biografico diventa anche un modo di fare storia diversa e in linea con i gusti
culturali.

LO STILE
Lo stile di Svetonio tende ad emulare lo stile ciceroniano, ma finisce col diventare uno stile
più semplice, corretto e chiaro; alcuni autori, però, lo definiscono scialbo e impersonale.
La lingua è sobria ed elegante e la sintassi è abbastanza semplice. Usa con abbondanza
termini tecnici e grecismi.
Inoltre, Svetonio è uno dei primi a tradurre la fisiognomica, ovvero lo studio dei tratti del
volto che rivelano alcuni tratti del carattere.

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