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ecco qui costruir con le mie mani un rifugio di pietre e avr intorno un pezzo di
terra per farne un orto (,..) e penso che in conclusione questo potrebbe andar bene
come luogo della mia vita e anche della mia morte..."(20).
Sono tre finali poetici, ma strettamente connessi con la vicenda dei protagonisti in
cui si riflessa tanta parte dei tre scrittori: e, nello stesso tempo, sono tre finali
semplici, in cui le parole non si arrampicano su se stesse, ma si trasmettono
limpide, trepide, commosse, e naturali. Forse la forza di questa connessione con il
tutto e questa capacit di comunicazione che con il tempo. sono andate
rarefacendosi, lasciateci, dunque, rimpiangere quegli anni sessanta e settanta in cui
i narratori erano ancora capaci di dirci parole udibili, senza l'apporto di mezzi tecnici
di amplificazione e di distorsione. Se poi questa nostra soltanto autobiografia, e
non critica letteraria in senso stretto, lasciateci, almeno in questo scorcio finale
della nostra attivit di lettori appassionati ma irriducibili alle mode, confessare che,
s, dopo gli anni ottanta la narrativa italiana, sotto il gioco eccentrico delle
straordinarie apparenze, ha cominciato a languire nel suo respiro vitale; e noi a
intristire, e forse un poco a morire, insieme a lei.
Per una bibliografia pi esauriente, si vedano:
AA.VV., Storia della letteratura italiana a cura di E. Cecchi e N. Sapegno,
Milano, Garzanti, vol. IX. 1969 ( I l Novecento). Inoltre: