Sei sulla pagina 1di 11

TITO LIVIO:

(59 A.C. - 17 A.C.)


Tito Livio (cognomen ignoto) nacque a Patavium (odierna Padova) probabilmente da
una famiglia agiata: questo dato si deduce dal fatto che potè dedicarsi per tutta la
vita all’attività letteraria senza che gli fosse consentito dall’aiuto di protettori illustri.
Livio si recò a Roma intorno al 30 a.C. per la prima volta con lo scopo di svolgere le
ricerche per la sua opera storiografica, gli AB URBE CONDITA LIBRI (= storia di
Roma a partire dalla fondazione) il cui primo libro fu pubblicato tra il 27 e il 25 a.C.
La pubblicazione di questo libro attirò l’attenzione di Augusto, che intrattenne
rapporti di amicizia con Livio e gli affidò la formazione del futuro imperatore.

AB URBE CONDITA LIBRI (ANNALES):


genere: storiografia (prosa)
struttura: annalistica → rifiuto dell’impianto monografico, ovvero raccontare un solo fatto
storico come faceva, ad esempio Sallustio. Ritorna agli inizi della tradizione storiografica
romana annalistica: avvenimenti storici riportati cronachisticamente (come una
cronaca) anno per anno.
contenuti: dalle origini di Roma (arrivo di Enea nel Lazio) alla morte di
Druso,fratellastro di Augusto, nel 9 d.C. nella battaglia di Teutoburgo
N.B.: forse il progetto prevedeva di arrivare fino alla morte di Augusto (14 d.C) ma fu
interrotto dalla morte di Livio
piano dell’opera: l’opera liviana suddivisa probabilmente già da Livio in decadi
(gruppi di 10 libri), comprendeva 142 libri di cui sono conservati:
- LIBRI I-X (prima decade) dalle origini di Roma alla guerra sannitica
- LIBRI XXI - XLV dalla prima guerra punica (218 A.C.) al termine della prima
guerra macedonica (167 A.C.)
→ di tutti i libri perduti si sono conservati brevi riassunti, redatti probabilmente in epoca
tardo-antica (non in contemporaneità con Livio), chiamati PERIOCHE distribuzione
degli argomenti: Livio narra i fatti in modo più ampio e dettagliato man mano che si
avvicina di più all’epoca contemporanea. Ciò perché i lettori sono più interessati alle
vicende contemporanee, soprattutto in relazione alla crisi politica e sociale (guerre
civili e disordini sociali) che aveva trovato conclusione nel principato di Augusto.
fonti storiografiche di Livio: per la prima decade si rifà quasi esclusivamente agli
antichi annalisti romani (NON ENNIO!!). Nelle decadi successive allo storico greco
POLIBIO (greco ma visse anche a Roma, accolto anche dal circolo degli Scipioni).
Appare invece scarso l’uso delle “origines” di Catone.
uso delle fonti: Livio seleziona le fonti in modo ACRITICO —> non ricerca eventuali
versioni diverse di un fatto per confrontarle e non discute su quale sia la più
credibile.
Il criterio di scelta sembra essere stata la facilità di accesso e la reperibilità.
Livio inoltre non cerca di colmare le lacune della tradizione storiografica; per
completare le notizie con particolari mancanti nelle opere degli storici si sarebbe
potuto servire di fonti indirette (iscrizioni commemorative, atti del senato, archivi dei
pontefici massimi) ma non fa nulla di tutto ciò —> LIVIO PUÒ ESSERE
CONSIDERATO UNO STORIOGRAFO? Più che storiografo in senso stretto, ovvero
intendendo per storiografo uno studioso che va alla ricerca di verità storiche, Livio è
stato considerato uno storico letterato che lavora soprattutto di seconda mano sulla
narrazione di storiografi precedenti; viene dunque definito EXORNATOR RERUM
(res = narrazione di fatti storici,cfr. RERUM SCRIPTORES) uno che “abbellisce la
narrazione storica” —> si preoccupa soprattutto di rendere avvincente per il lettore,
tramite artifici retorici e una narrazione piena di varietà e movimento, la narrazione
dei fatti che trova nelle proprie fonti storiografiche.

RAPPORTO CON IL REGIME AUGUSTEO:


sull’orientamento politico di Livio, abbiamo una testimonianza di Tacito:
“Tito livio autore tra i più illustri per attendibilità esaltò con tanto entusiasmo Pompeo
che augusto lo chiamò “pompeiano”; ma ciò non guastò la loro amicizia. —>
ELOGIARE POMPEO VUOL DIRE AVERE IDEALI REPUBBLICANI
A causa della perdita della sezione degli Ab urbe condita libri relativa alle guerre
civili non è possibile farsi un’idea di come Livio abbia trattato la decadenza della res
publica. Sappiamo sempre da Tacito che ostentava disprezzo e ostilità verso Cesare
e rispetto verso i suoi stessi uccisori: Bruto e Cassio. Tuttavia, un atteggiamento del
genere non desta preoccupazione né particolari sospetti: infatti lo tenne comunque
nella sua cerchia di amici.

-Augusto, soprattutto dopo il 27, desiderava presentarsi come restauratore degli antichi valori
della res publica, più che come erede di Cesare. Quindi la celebrazione delle virtù romane del
mos maiorum e l’esaltazione degli ideali repubblicani presenti nell’opera di Livio, ben si
adattavano all’immagine che il principe voleva dare di sé→ restauratore delle istituzioni
e custode dei valori della res publica.

QUALITA’ LETTERARIE E STILE:


Livio come exornator rerum, costruisce un racconto vario , avvincente, drammatico,
secondo i canoni della STORIOGRAFIA TRAGICA —> si diffonde in età ellenistica;
si definisce tragica o drammatica la storiografia che usa procedimenti tipici del teatro
tragico per variare il flusso narrativo.
quali sono questi procedimenti?
1) articolazione del racconto in una serie di episodi artisticamente unitari
(comprendenti: inizio, peripezie, punto di massima tensione, scioglimento
finale)
2) inserzione di discorsi diretti, utili sia ad illustrare una situazione, sia a
caratterizzare il personaggio che parla
3) colpi di scena e particolari romanzeschi e favolosi (ci si sofferma su elementi
che colpiscono il lettore)
4) indugio su particolari e situazioni che colpiscono emotivamente il lettore,
creando pathos, ovvero partecipazione emotiva

STILE E LESSICO: si può notare una coloritura più arcaica nella prima decade che
si fa più moderata nei libri successivi, fino a scomparire del tutto negli ultimi libri.
L’uso di questa patina arcaizzante non ha un valore ideologico implicito, al contrario
di Sallustio

T1: PRAEFATIO (pag 492)


la praefatio espone i principali punti del programma dell’opera o del metodo
storiografico di Livio, seguendo lo schema tradizionale:
- argomento dell’opera (paragrafo 1)
- professione di modestia (par 2-3): Livio rende omaggio ai suoi numerosi
predecessori che hanno composto opere storiografiche
- difficoltà dell’impresa (par.4): Livio sottolinea la vastità della materia da
trattare, che prende oltre 600 anni di storia.
- piacere del ricordo (par.5): la difficoltà dell’impresa è bilanciata dal piacere
del ricordo di avvenimenti lontani che distolgono l’attenzione dal presente e
dalla degenerazione di Roma
- dichiarazione di imparzialità e veridicità (par. 5)

Caratterizzata da un tono solenne ottenuto attraverso l’utilizzo di una sintassi


elaboratissima (parole ricercate, parole e nessi poco comuni, talora poetici).
Qui Livio tratta degli antichi valori del mos maiorum che hanno portato Roma alla
sua grandezza e tratta anche della loro degenerazione.
Emerge così la visione moralistica della storia romana, tipica della storiografia
latina: quello che interessa a Livio non è stare a giudicare se questi racconti sulle
origini di Roma siano veri o falsi, quel che importa è il messaggio che si può
cogliere attraverso queste gesta.
La visione moralistica di Livio si basa sull’analisi del mores e delle artes (sostituite
poi dall’avaritia e dalla luxuria) che hanno procurato la grandezza dell’Impero
Romano ma che ne provocano anche la successiva degenerazione.
Si percepisce dunque la duplice funzione della storia:
1) magistra vitae→ funzione didattica e pedagogica della storia, la cui utilità
principale è fornire exempla (positivi o negativi) che gli uomini dovranno poi
seguire
2) questa rievocazione degli antichi exempla, della remota storia di Roma, potrà
servire a distogliere le menti dai mali presenti.

LA PICCOLA ENEIDE (p.499)


L’opera di Livio si apre con la fuga di Enea e Antenore da Troia. Il ricordo di
Antenore (fondatore di Pavia) è forse un omaggio dello storico alla sua patria (in
varie leggende si pensava che A. fosse il fondatore di Pavia, ne parla lo stesso
Virgilio nell’Eneide).
Ci sono alcune differenze tra l’opera di Virgilio (Eneide) e quella di Livio, ad esempio
il fatto che Livio per quanto riguarda il viaggio di Enea conosce solo 3 tappe.
Il racconto si conclude con la morte di Enea che verrà poi divinizzato come Iuppiter
Indiges (antica divinità tutelare del Lazio).

LA STORIA DI LUCREZIA (p.519)


storia della vicenda di quella santarellina di Lucrezia che non vi scrivo perchè sono
le 23 e non ho voglia.
-Secondo l’etica tradizionale romana, infatti, la moralità di una matrona si misurava
sulla base della sua dedizione ai lavori tipicamente femminili (tessere, cucinare…)
-Altra virtù considerata naturale per una donna era la castità. L’ adulterio era infatti
ritenuto una colpa gravissima per una donna, punibile addirittura con la morte.
L’adulterio gettava una vera e propria ombra di infamia sulla donna.
-Questa esaltazione dei modelli arcaici di virtù femminile rientrava in pieno nel
programma augusteo di moralizzazione dei costumi e di sostegno alle famiglie
(faceva come il musso, cioè penalizzava con tasse le famiglie meno numerose).

POESIA ELEGIACA
- Si sviluppa a partire dall’età Augustea (fine I sec)

Componimento poetico caratterizzato, a livello formale, dall’uso del distico: schema


metrico formato da un esametro + pentametro.
L’elegia, come quasi tutte le forme letterarie coltivate a Roma, è di origine greca,
ma anche in questo caso il genere viene rinnovato e rivisitato assumendo
caratteristiche specifiche, con ogni probabilità differenziandosi notevolmente dai
modelli.
Quintiliano nel decimo libro della sua institutio oratoria afferma orgogliosamente:
“elegia quoque Graecos provocamus”(anche nell’elegia rivaleggiamo con i Greci).
Comunque è impossibile fare affermazioni sicure riguardo al rapporto tra elegia
Latina ed elegia greca, perché la nostra conoscenza dei testi greci di età ellenistica,
che sono i principali punti di riferimento dei poeti latini, è troppo lacunosa.
Quando parliamo di elegia latina non possiamo metterla sullo stesso piano di quella
arcaica perché il modello dell’ elegia Latina è elegia di età ellenistica, e non
possiamo fare un confronto perché dell'elegia ellenistica ci è rimasto poco e niente.

CONTENUTI:
L’elegia latina ha un contenuto principalmente amoroso e un carattere
autobiografico. Questa poesia si radica nella concreta esperienza soggettiva del
poeta, ma ne rappresenta le singole esperienze attraverso la descrizione di
situazione topiche convenzionali. Quindi presenta una serie di topoi che ricorrono
costantemente.(=stilnovisti)

GLI AUTORI ELEGIACI:


Quintiliano indica come maggiori esponenti della poesia elegiaca quattro autori,
tutti di età augustea:
1) Cornelio Gallo
2) Tibullo
3) Properzio
4) Ovidio
L’elegia, prima di Cornelio Gallo, era stata coltivata da vari poeti neoterici, tra cui
Catullo. Tuttavia Gallo è considerato iniziatore dell'elegia romana perché, a
differenza di catullo, scrisse solo elegie.

CATULLO E LA POESIA ELEGIACA


Catullo viene considerato il primo autore di elegia romana in relazione al carme 68:
in questo carme doctum in distici elegiaci viene creata una correlazione tra lo
sfortunato amore mitologico tra Protesilao e Laodamia e l’amore del poeta per
Lesbia, in linea con i modelli alessandrini.

CORNELIO GALLO
CHI E’?
Uomo nobile di ceto equestre nacque nel 69/68 e fu all’incirca coetaneo di Virgilio, di
cui fu grande amico. Fece una brillante carriera politica conclusasi tragicamente
accusato dai suoi nemici, cadde in disgrazia presso Ottaviano e, condannato
all’esilio e alla confisca dei beni, si diede alla morte intorno al 27.
SCRISSE GLI “AMORES”:
Quattro libri di elegie in cui Gallo canta la sua passione per Licoride. Sotto questo
pseudonimo (secondo un uso consueto della poesia alessandrina) si celava il vero
nome dell’amata che era un’attrice di mimo e amante di altri celebri personaggi,
come Marco Antonio. È difficile ricostruire i caratteri dell’opera di Gallo, dato che ne
sono rimasti solo pochissimi frammenti. Tuttavia alcuni punti appaiono certi:
1) centralità del tema amoroso e dell’elemento autobiografico;
2) il ricorso al mito in relazione alla propria esperienza personale;
3) l’erudizione geografica.

-Gallo dunque fu considerato a ragione l’iniziatore dell’ elegia nella letteratura latina
per aver dato a questa forma letteraria i suoi tratti più caratteristici:
1) impronta autobiografica→ un'autobiografia poetica, in parte immaginaria e
passata attraverso il filtro della letteratura e del mito
2) argomento amoroso
TEMI TOPICI DELL’ELEGIA LATINA (pag 300, c’e più o meno tutto)
L'elegia latina è innanzitutto poesia d’amore, sull’esperienza d’amore il poeta
elegiaco incentra tutta la sua vita e contrappone orgogliosamente la sua scelta agli
altri modelli etici.
SERVITIUM AMORIS:
-La vita del poeta, tutta dedita all’amore, è un servitium una schiavitù nei confronti
della domina, ovvero l’amata capricciosa e infedele (il poeta elegisco è un sottone)

-L’amata tradisce il poeta e lo fa ingelosire concedendosi a fatica.


“Il canto davanti alla porta chiusa” ( παρακλαυσίθυρον) situazione tipica in cui
l’innamorato davanti alla porta dell’amata ne lamenta la crudeltà.
La relazione con la donna è fatta di rare gioie e molte sofferenze. Nonostante ciò
quasi si compiace per le sofferenze d’amore e raramente si ribella (renuntiatio
amoris)

-Il poeta cerca rifugio dalle proprie amarezze e delusioni proiettando la sua vicenda
nel mondo del mito o in una lontana ed innocente età dell’oro. La vicenda d’amore
viene idealizzata assimilandola agli amori del mito e della letteratura. Passata
attraverso questo filtro, la vicenda d’amore dolorosa viene trasferita in un mondo
ideale ed appagante.

Il poeta dedito ad un amore irregolare ed a una passione umiliante,anche a livello


sociale, pratica una vita di nequitia (dissolutezza e depravazione): tradisce i suoi
doveri di civis e i valori del cittadino-soldato al servizio della comunità; infatti il poeta
contrappone alle durezze della guerra le piacevolezze dell’amore, a cui dedica tutto
il suo impegno (alle battaglie militari preferisce le “battaglia di amore”)

IL RUOLO DELLA POESIA:


La poesia elegiaca nasce dall’esperienza diretta del poeta-amante, ma ha anche una
funzione pratica:
Serve come MEZZO DI CORTEGGIAMENTO→ il poeta elegiaco non ha mezzi economici
per soddisfare la sua capricciosa domina, che spesso gli preferisce dei ricchi corteggiatori
che possono farle regali preziosi; quindi il poeta cerca di sedurre l’amata offrendole le sue
poesie che a differenza dei ricchi regali degli altri corteggiatori, hanno il pregio inestimabile
di garantirle fama e gloria immortale.

- L'elegia Latina riprende quella alessandrina di età ellenistica, ma si diversifica perché


il mito non è più il tema principale, e quindi il carattere lirico soggettivo prevale su
quello narrativo-oggettivo

TIBULLO (p302)
La sua nascita è collocata tra il 50 e il 55 a.C. a Gabii da una famiglia di ceto
equestre piuttosto agiata. Probabilmente subì una confisca dei terreni di famiglia a
causa delle guerre civili ; nei suoi componimenti lamenta rovesci economici e
povertà. Il tema della vita in povertà è comune agli alti poeti elegiaci. Fu grande
amico di Messalla Corvino, uomo politico repubblicano che occupò una posizione di
prestigio sotto Augusto e raccolse intorno a sé un circolo letterario. Tibullo seguì il
suo patrono (Corvino) in alcune spedizioni militari affidategli da Augusto in Aquitania
e in Oriente. Visse gli ultimi anni della sua vita in campagna dove, il poeta Orazio, lo
descrive come appartato e malinconico.

Sotto il nome di Tibullo ci è stata tramandata una raccolta di elegie nota come
CORPUS TIBULLIANUM, composta da tre libri, i primi due sicuramente autentici,
il terzo comprende componimenti di altri autori, probabilmente appartenenti al
circolo letterario di Messalla

I LIBRO
Comprende dieci componimenti.
Tra queste cinque elegie dedicate ad una donna chiamata Delia: si tratta di uno
pseudonimo secondo le convenzioni della poesia elegiaca che deriverebbe dalla
grecizzazione del vero nome della donna, Plania (planus = delos in greco). Delia,
secondo i topoi della poesia elegiaca, è descritta come volubile, capricciosa, amante
del lusso e della vita mondana e anche incline al tradimento.
-Tre elegie dedicate a un giovinetto di nome Marato
-Un elogio di Messalla in occasione del suo compleanno
-Elogio della pace e della vita agreste.

ELEGIA I
(PARTE LIBRO) → Tibullo innanzitutto propone la sua scelta di vita, quella del
modesto agricoltore, contrapposta a quella di chi va in cerca di ricchezze. Una scelta
di vita non reale, ma idealizzata, in una campagna idealizzata(che rappresenta un
rifugio per l’autore). La descrizione della vita contadina occupa la prima parte
dell’elegia. Ma dopo la prima parte, il poeta-contadino si trasforma nel poeta-
innamorato e l’amore per Delia diviene centrale.
Ha un valore programmatico→ ovvero l’autore esprime le sue idee in campo letterario e
della vita.
Qui il poeta afferma la sua preferenza per la vita semplice in campagna vicino
all'amata Delia: non desidera né ricchezza né gloria e dunque disdegna la vita
pericolosa del mercante e del soldato.
Il poeta conclude dicendo: ”Si dedichi Messalla alle gloriose imprese militari, poiché
a Tibullo basta la milizia d’amore e il pensiero che Delia gli sarà accanto piangente
nel giorno della morte.”
Il tema dell’amore per la vita campestre compare anche nell’elegia X, dove si
condanna la guerra e si esalta la funzione civilizzatrice della pace: allora si
arrugginiscono le armi e luccicano gli attrezzi del contadino; allora ci si può dedicare
ad un’altra militia, quella d’amore.
(MANCA UNA PARTE CHE E’ SUL LIBRO)

L’ANTIMILITARISMO DI TIBULLO A PAG 321


in questa elegia che chiude il primo libro vengono ripresi alcuni dei temi topici già
trattati nella elegia I. Il poeta condanna la bramosia e l’avidità di ricchezze, che
ritiene essere causa delle guerre e proclama con orgoglio il proprio convinto
antimilitarismo. Tibullo ribadisce quindi la sua scelta di una vita fatta di piccole cose,
di un mondo semplice e rurale riscaldato da affetti sinceri, innalzando un inno alla
pace e celebrando la campagna e i costumi degli avi.

LIBRO II
Comprende sei componimenti tra cui vi sono tre elegie dedicate ad una nuova
protagonista di nome Nemesi, “vendetta” (pseudonimo), ovvero colei che ha
scacciato la crudele Delia dal cuore del poeta, anche se questa nuova amata è
descritta con tratti ancora più aspri: una cortigiana avida e spregiudicata.

TEMI DELLA POESIA DI TIBULLO


AMORE
Descritto secondo i topoi della poesia elegiaca: il servitium amoris nei confronti di
una domina capricciosa, avida di regali, infedele, la gelosia, il vagheggiamento della
morte confortata dalla presenza dell’amata etc. Non è possibile capire fino a che
punto queste poesie parlano di esperienze realmente vissute o si tratti di
rielaborazioni letterarie.

CELEBRAZIONE DEL MITO DEL MONDO AGRESTE


Tibullo si distingue dagli altri elegiaci per l’assenza nelle sue poesie del mondo del
mito. Per gli altri elegiaci il mito è una sorta di rifugio dalle amarezze della vita reale,
dalle delusioni d’amore: essi infatti instaurano un parallelo tra la propria relazione
amorosa e le storie di grandi amori del mito.l
Nelle poesie di Tibullo la funzione di mondo parallelo ideale in cui cercare rifugio da
una realtà inappagante è svolta dalla campagna. Tibullo descrive la campagna
come un luogo idillico in cui vivere serenamente in semplicità secondo i ritmi della
natura, in cui vige ancora una religiosità rustica legata al mos maiorum. Dietro le
descrizioni di Tibullo c’è la campagna italica, con il patrimonio di antichi valori
esaltati dall’ideologia arcaicizzante propagandata dal principato augusteo. Da queste
descrizioni traspare anche la nostalgia per un mondo ormai perduto, fatto di pace
e di serenità, come emerge da alcune notazioni autobiografiche (cfr ad esempio
l’immagine di tibullo bambino che corre per casa)
ANTIMILITARISMO
Il rifiuto delle guerre trova corrispondenza nella esigenza di pace diffusa all’epoca
dopo gli sconvolgimenti delle guerre civili.
NB. È quasi del tutto assente l'erudizione mitologica, caratteristica invece
dell'elegia alessandrina ed è fondamentale nell’opera di Properzio.

PROPERZIO
Nacque in Umbria, probabilmente ad Assisi, intorno al 50 a.C. da una famiglia agiata
di ceto equestre , che però subì lutti e confische dei terreni come conseguenza della
guerra di Perugia .

LIBRO I
Pubblicato intorno al 28 a.C., noto anche con il nome MONOBIBLOS è composto da
22 elegie. Si apre nel nome di Cinzia, l’autore si presenta come innamorato infelice
che ha perso la dignità (anche io ;) ) sottomettendosi ad una domina crudele,
pertanto chiede aiuto alla magia per liberarsi dall’incantesimo, poi alla medicina e
infine agli amici perché lo portino lontano da Cinzia.
L’amore è rappresentato secondo i topoi della poesia elegiaca , compreso il parallelo
che viene instaurato fra la vicenda d’amore personale e i grandi amori del mito
(generalmente a lieto fine) (quello di Atalanta)
(ricorda praeceptor amoris)

II LIBRO
La prima elegia del secondo libro è dedicata a Mecenate .
All’incontro con l’ambiente ufficiale di quest’ultimo si collega la recusatio, ovvero il
rifiuto della poesia epica, probabilmente in risposta all'invito da parte del patronus a
scrivere un poema epico storico celebrativo secondo i dettami della propaganda
augustea.
Properzio si scusa dicendo che “l’esile petto di Callimaco” non è capace di cantare le
imprese eroiche tipiche dell’epica mitologica, così come non è capace di celebrare la
grandezza di Ottaviano e dei suoi antenati frigi (la Gens Iulia si faceva discendere
dal troiano Enea). Così Properzio dichiara la sua adesione alla poetica callimachea.
L’unica fonte di ispirazione del poeta è la sua puella Cinzia e le uniche battaglie che
vuole cantare in poesia sono le battaglie d’amore

LIBRO III
Accanto al tema dell’amore elegiaco (sempre più burrascoso a causa di Cinzia)
compaiono altri temi che rivelano il percorso che il poeta sta compiendo verso la sua
“integrazione difficile” ( cfr Antonio la Penna) al regime augusteo e al suo
programma di propaganda culturale. Il libro, infatti, comprende un carme che celebra
Augusto, un compianto per la morte di Marcello, un elogio dell’Italia
Nelle ultime due elegie il poeta annuncia la fine del suo amore per Cinzia, il
discidium (rottura, separazione) . Non sappiamo di un evento biograficamente reale
o se si alluda, in termini simbolici, all’intenzione di abbandonare la poesia d’amore.

LIBRO IV
Sono due elegie sono dedicate a Cinzia, nelle quali in una di esse appare in sogno
al poeta come un’ ombra nel regno dei morti.
Per il resto, si rivela una svolta definitiva dei contenuti le cui avvisaglie si erano già
notate nel libro III.
Dall’elegia d’amore si passa all’elegia civile.
Negli altri carmi compare una limitata concessione alle direttive della cultura ufficiale
Ma non è poesia celebrativa (epica), ma elegie eziologiche (elegie romane), che
spiegano le origini di miti e leggende della tradizione italica e romana, temi conformi
alla propaganda augustea di restaurazione dei valori e delle tradizioni dell’antico
mos maiorum.
Il modello di questi componimenti elegiaci eziologici è Callimaco, autore di un’opera
intitolata “Aitia”, ovvero le cause / le origini, ovvero una raccolta di elegie eziologiche
di gusto erudito, sulle origini di miti e usanze della Grecia.
Properzio si sente erede di Callimaco tanto da definirsi “Callimaco Romano”.

Elegie eziologiche (elegie romane)


Spiegano le origini di miti e riti della traduzione romana e italica, e sono poi conformi
alla propaganda augustea di restaurazione dei valori e delle tradizioni dell’antico
mos maiorum

T6: un amore folle ma infelice


(carme 1, I LIBRO, distici elegiaci)

v.1: il carme viene introdotto con il nome dell’amata CINZIA (Cynthia), dichiarando
sin dall’inizio il tema centrale non solo del primo carme ma dell’intera raccolta di
componimenti, ovvero l’amore per Cinzia.
Si nota anche l’utilizzo dei termini catulliani “miserum” e “ocelli”(occhietti, occhi dolci)

Ha valore programmatico → come dichiarazione di una scelta di vita che è insieme anche
poesia

Dal verso 9 al 16 il componimento presenta un excursus di carattere mitologico che


mostra il ruolo del mito non solo nel carme ma in generale nell’elegia properziana: il
poeta se ne serve per proiettare la propria storia tormentata sullo sfondo di una
vicenda mitica che funge da exemplum e dall’esito opposto. (il mito ha un lieto fine,
mentre la storia del poeta no)
Il mito in questione è quello di Atalanta, di cui però si distinguono due versioni
differenti:
1) la versione più frequente, che vede Atalanta come una fanciulla velocissima,
figlia di Scheneo, che aveva stabilito di concedere il suo amore soltanto a chi
fosse stato in grado di vincerla nella corsa: ci riuscì il giovane Ippomene,
servendosi di un inganno: fa cadere a terra delle mele d’oro che Atalanta si
attardò a raccogliere. di questa versione resta soltanto un riferimento, forse a
un carme di Catullo che prende in considerazione questa versione del mito,
ad Atalanta come “velocem puella”
2) la versione meno nota, presa in considerazione da Properzio in quanto egli fa
riferimento ai dettami callimachei (la conoscenza di questa versione più
particolare permette al poeta di fare sfoggio di erudizione mitologica).
Secondo questa versione Atalanta era figlia del re dell’Arcadia Iaso e una
giovane cacciatrice, seguace di Diana, che si negava all’amore. Dopo un
tentativo di violenza di due centauri, Ileo e Reso, è averli uccisi, cederà infine
all’amore di Milanione.

MANCANO :
- il pianto solitario (pag. 346)
- poesia d’amore, non d’eroi (pag. 350)
- il mito di tarpeia (pag. 354)

TUTTI IN ITA

Potrebbero piacerti anche