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L’OPERA
L'opera comprendeva in origine i 142 libri eponimi, dei quali si sono conservati i libri 1–10 e 21–
45 (l'ultimo mutilo) e scarsi frammenti degli altri (celebri quelli relativi alla morte di Cicerone col
giudizio di Livio sull'oratore, tramandati da Seneca il vecchio).
L'opera, interrotta dalla morte di Livio, probabilmente doveva comprendere 150 libri ed arrivare
fino alla morte di Augusto, avvenuta nel 14 d.C.
Si sono conservati i libri 1-10 (la "prima decade"), che arrivano fino alla terza guerra sannitica (293
a.C.) e i libri 21-45 (terza e quarta "decade" e metà della quinta), che coprono gli avvenimenti dalla
seconda guerra punica (218 a.C.) fino al termine della guerra contro la Macedonia, nel 167 a.C.
Dei libri perduti si sono conservate (tranne che per i libri 136 e 137) le Perìochae, brevi
riassunti composti fra il III e il IV secolo d.C., forse sulla base di precedenti epitomi (compendi)
dell'opera liviana. La perdita di vaste parti dell'opera è probabilmente dovuta alla sua
suddivisione in gruppi separati di libri, che andarono incontro a diverse vicende.
LE FONTI DELL’OPERA
Il metodo di Livio si fonda su una costruzione storica basata sugli autori precedenti.
Tuttavia, ci tiene ad evidenziare quanto scarse fossero le notizie sull’epoca. Codesta precisazione
viene effettuata all'inizio del sesto libro con una dichiarazione di carattere metodologico.
Dunque, si può evincere che egli non usa documenti originali, ma riprende fonti letterarie,
basandosi sulle opere dei suoi predecessori. Tito Livio aveva, tra l'altro, una scarsissima fiducia
sulle fonti, prediligendo i documenti prescritti, e acquisendo di conseguenza le opere dei suoi
predecessori che avevano raccolto, precedentemente, informazioni riguardo quel periodo. Tito Livio
non ne verifico mai la veridicità.
Comunque, cercò di confrontare le fonti raccolte, come quelle di:
Annales romani della prima decade
monografia di Celio Antripato, relativa alla seconda guerra punica
monografia di Polibio, relativa alla terza decade
“Origines” di Catone
Pur tenendo presenti più tesi e fonti, Tito Livio ne usa una in particolare, e in seguito, tutte le altre
le utilizza come riscontro, menzionando brevemente dei casi di disaccordo con la forte principale,
senza tentare quasi mai di mediare fra le versioni contrastanti per offrire una ricostruzione
plausibile
Il suo lavoro ha rischiato di passare diversamente dal lavoro di uno storico, ma assiste elaborazioni
letterarie a cui sottopose tutto il materiale disponibile, con l'impostazione di discarica morale e
patriottica.
Si servì di particolari formule, che indicano discretamente al lettore che non si rende garante di
ciò che riferisce. Esempi sono:
“traditum est”
“ut ferunt”
“proditum memoriae”
METODO ED IMPIEGO DELLE FONTI
All'impostazione annalistica corrisponde la divisione in decadi. Inizialmente voleva assegnare ad
ogni parte una vera e propria autonomia e indipendenza, anche se si rese conto che non sarebbe
mai stato possibile, dato che molti eventi di storia sono legati indistricabilmente fra loro.
A questo punto usufruisce dei documenti dei suoi predecessori, potendo così maneggiare del
materiale leggendario (esempio: storia di Enea).
Ulteriore caratteristica particolare e come egli abbia analizzato Roma come se fosse la
protagonista della narrazione. Tutto ciò, secondo Livio, è stato motivato dalla presenza di un
disegno provvidenziale che facevo mettere alla prova Roma davanti alle difficoltà. Non solo, a tutto
questo sottende il Mos Maiorum, su cui l'antica Roma si fondava, e Tito Livio ne riconosce
l'importanza.