Sei sulla pagina 1di 4

Tito Livio

Biografia
Tito Livio è nato a Padova nel 59 a.C. da una famiglia aristocratica, e muore nel 17
d.C. a Padova. Si trasferì a Doma per studiare retorica di stampo ciceroniano e
dunque studiò anche filosofia. Tito Livio viene ricordato per essere lo storico dell’età
Augustea. Lo storico è sempre rappresentato come fedele collaboratore del princeps.
Biografia Letteraria
Tito Livio scrive una raccolta di manoscritti storiografici, con il nome di Ab Urbe
Condita, che presenta 142 libri che narrano la storia di Roma dalla fondazione della
città fino alla morte del figlio adottivo di Augusto, Druso; dunque l’arco narrativo va
dal 753 a.C. fino al 9 a.C. All’epoca di Tito Livio l’opera prendeva il nome di
Historiae, cominciata a scrivere negli anni venti a.C.
L’opera è giunta a noi come una raccolta di 35 libri, suddivisi in decadi:
 I° deca: narrazione dalla fondazione di Roma fino guerre sannitiche
 III° – IV° - V° deca: narrazione dalle guerre sannitiche, perse, fino alla prima
guerra Punica. : narrazione dalla seconda guerra Punica fino alla terza guerra
Macedonica. Della V decade abbiamo solo la prima parte.
Lo scopo dell’Ab Urbe Condita
Tito Livio scrive ciò con uno scopo di interpretazione storica, cercando di capire
come Roma fosse riuscita a diventare il centro del mondo sebbene fosse partita come
piccolo villaggio sulle sponde del Tevere. Egli riprende il flusso storico non per
riportarla ma per lasciare un messaggio, dunque uno scopo educativo. Per Tito Livio,
la storia è Magistra Vitae e dunque ella deve insegnare qualcosa agli uomini. Essa è
curatrice per l’uomo e per la sua moralità medesima. Inoltre, Tito Livio è un
moralista, credendo che i Romani hanno perso le proprie virtù e pilastri che hanno
permisero la grandiosità di Roma stessa: c’è corruzione a Roma, denunciando tutto
ciò. Tito Livio risulta un analizzate morale della storia romana, ma che difende la
nobiltà, dunque rimane generale sull’accusa contro la corruzione. Questo è tutto il
contrario dello stile di Sallustio che va contro la corruzione identificandone il
problema nella nobiltà.
Storiografia di Livio
Tito Livio non è molto attendibile a livello storiografico, anche se possedeva una
vasta gamma di fonti storiche. Questo comporta a notare che l’autore descrive nel
dettaglio alcuni passaggi, ma ne tralascia altri perché di poco interesse nel personale.
Tito Livio non è per niente sicuro di alcuni dettagli storici, tanto da utilizzare termini
non precisi nel raccontare la storia. Inoltre, da ciò, Tito Livio inventa passaggi e
dettagli storici, poiché deve risultare ammaliante e affascinante agli occhi dei lettori.
Tito Livio non è stato un bravo geografico collocando gli episodi storici in ammira
vaga e incerta. L’autore non risulta conoscente nell’arte della topografia e della sfera
militare. A Livio interessa solo i Romani e la loro sfera morale. Cesare è stato, al
contrario, uno storiografo molto più attendibile e preciso, sebbene vi sono anche qui
precisazioni da fare, a livello storico.
Tuttavia, Tito Livio risulta un cantore della storia romana, parlando dei personaggi
Romani, sia quelli positivi sia quella negativi, in maniera mitologica e rocambolesca.
Un esempio è Coclide, generale romano che combatté con gli Etruschi di Porsenna,
che viene raccontato come il guerriero che guerreggiò da solo a ponte Sublicio. Un
altro esempio, Scevola, altro generale nella guerra contro gli etruschi, disse al re
Porsenna che l’obiettivo dei romani era uccidere il re barbaro. Altro esempio, è la
famiglia dei Fabi che muoiono, combattendo contro gli etruschi ma permettendo ai
romani di preparare la contro offensiva. Altri personaggi che descrive in maniera
colorita, inventando anche i colloqui, sono Tarquinio il superbo e Lucrezia, donna
violentata dal re e dal figlio di Tarquinio il Superbo, Sesto Tarquinio.
Lucrezia viene costretta a concedersi da Sesto Tarquinio con un coltello, l’episodio
non viene preso seriamente dalla famiglia di Lucrezia, tant’è che la fanciulla si toglie
la vita per vergogna.
Premessa Politica
Tito Livio, anche se storico dell’Età Augustea, riporta di essere nostalgico nei
confronti dell’Età repubblicana.
Dunque, Tito Livio non sembra essere dalla parte del principato di Ottaviano, questo
perché egli inizialmente parteggiava per il pensiero dei repubblicani fino alla
battaglia di Azio.
Ottaviano aveva sicuramente l’appoggio da parte del Senato, anche da figure come
Cicerone. Lo stesso pensiero era presente nella mente di Tito Livio, tuttavia non
appena cade l’ultimo regno ellenistico, egli sembra parteggiare con Augusto, ma non
è del tutto vero. Tito Livio non è un rappresentante esplicito dei repubblicani ma non
è neanche un sostenitore della politica Augustea. Tant’è che Augusto descrivere Livio
come pompeianus ovvero Pompeiano, dunque dalla parte di Pompeo e quindi
repubblicano.
Tito Livio anche se di fronda alla monarchia, egli è colui che aderisce meglio al
sistema creato da Augusto. Tutti i Romani vedono Augusto come il male necessario
per la storia di Roma sia per l’aspetto sociale, sia per quello politico, sia per quello
morale e quello religioso. Tuttavia, i successori di Augusto non saranno all’altezza di
mantenere il titolo di male necessario, poiché saranno visti solo come male presente.
La Prima Deca
Nel secondo libro della Prima Deca, Tito Livio osanna la libertà dell’età
repubblicana, che come tematica ritorna molto spesso nell’opera totale. Quando Tito
Livio descrive la monarchia romana, egli utilizza un’espressione molto forte, ovvero
che la monarchia non è degna di un popolo civile. Successivamente, Machiavelli
ammorbidirà la posizione di Livio sul ciò.
Ma allora perché ha aderito alla politica Augustea? Questo accade perché ricordiamo
che Livio è un grande moralista, che vede nella politica di Roma importanti e
fondamentali aspetti:
I) Augusto, dopo anni di guerra, porta la pace nel territorio Romano.
II) Augusto è garante del funzionamento politico senatorio e degli ordini
sociali repubblicani.
III) Augusto assicura la proprietà privata di ogni singola famiglia, come quella
benestante di Tito Livio.
IV) Augusto propone il Mos Maiorum, ovvero i costumi degli antenati dunque
una morale rigorosa.
V) Augusto rintroduce la religione attraverso la costruzione del Pantheon.
VI) Augusto pone al centro della propria campagna politica la famiglia romana,
il no all’adulterio e al divorzio.
Testi e Brani
La prefazione dell’opera
La non attendibilità della storiografia di Livio si evince già dall’apertura dell’opera.
Livio dice che l’opera possiede due intenti: uno celebrativo mentre l’altro moralistico
ed educativo.
Livio cerca di superare i rozzi scrittori del passato ma, con umiltà ammaliante, dice
che sarà lieto se qualcuno sarà migliore di lui; poiché è lieto di contribuire alla
narrazione della storia di Roma che ha il popolo più grande d pianeta. Livio vuole
capire come Roma sia arrivata ad essere così aurea, sebbene sia partita come piccolo
villaggio. Qui si noti un commento dell’autore che la storia di Roma è travagliata per
i tanti episodi, che la descrizione di così tanti fatti può risultare stancante per alcuni
lettori. Livio nuovamente commenta dicendo che è bello ricalcare il passato perché
l’età antica è pura per la sua antichità. Inoltre appaiono l’insicurezza e la poca
posizione storiografica di Tito Livio, che ne accetta ne respinge le varie fonti sulla
nascita di Roma. Livio sottolinea come i Romani siano partiti, a livello morale, da un
monte per poi scendere sempre più giù, arrivando ai tempi dell’autore dove non si è
più in grado di sopportare né i vizi né i rimedi. L’estratto si conclude con l’antitesi
descritta da Livio che mette a confronto l’inizio grandioso di Roma con la rovina dei
tempi dell’autore; tutto ciò si conclude con l’invocazione agli dei per aiutarlo in
questa lunga impresa.

Potrebbero piacerti anche