Premessa
I liguri sembra che almeno in origine tra l’età del Bronzo finale (1200-900 a.C.) e la prima età del ferro (900-600 a.C.)
occupassero un territorio molto più vasto della Liguria. Dalla Pianura Padana fino al Po. Più ad oriente erano stanziati i
Veneti. Essi erano indoeuropei e la loro lingua era molto diversa dai Celti con cui i veneti confinavano oltre il Mincio. I
veneti non solo allevavano cavalli ma praticavano anche su larga scala la metallurgia del bronzo e del ferro. (Rapporti
con Oriente.) L’attuale Lombardia e il Piemonte erano abitati dagli Insurbi.
La zona delle Alpi centrali vide lo sviluppo di culture importanti… Quella dei Reti, Euganei, dei Camuni.
Etruschi
Il problema dell’origine degli Etruschi è stato uno dei più discussi non solo nella storiografia moderna ma già in quella
antica. Erodoto era convinto che provenissero dalla Lidia e che a guidarli fosse stato il loro eponimo Tirreno subito
dopo la guerra di Troia. Alcuni secoli più tardi Dioniso D’Alicarnasso sosteneva invece che gli Etruschi fossero un
popolo autoctono dell’Italia. Ma sia che fossero immigrati o autoctoni, nel corso dell’8avo secolo gli Etruschi mutarono
profondamente i precedenti villaggi trasformandoli in vere e proprie città.
La società Etrusca doveva essere essenzialmente aristocratica, come dimostrano le tombe dipinte che accoglievano, alla
loro morte, uno dopo l’altro i defunti di una stessa famiglia. Non sono assenti indizi di provenienza dall’Egeo. La loro
lingua non è indoeuropea, mentre si confronta bene con quella dell’isola Egea.
I Latini
Nel Lazio vivevano i Latini. Le loro Città più importanti erano Satrico, Ardea, Preneste, Gabii e Lavinio. Eponimo era
secondo la tradizione il re Latino, che accolse Enea nella sua terra e che Virgilio ci presenta pacifico e garbato.
Inizio…
1. Cronologia
Si può collocare l’inizio della costruzione dell’Impero Romano intorno al XXII secolo a.C. La leggenda, che prova a
ricondurci alla vicenda che porta alla fondazione di Roma, parte dalla caduta di Troia (1084 a.C.). Questa leggenda
visualizza Enea come il progenitore di Roma. Quest’ultimo arriva nel Lazio con i Troiani dopo la sconfitta e lì, dopo
uno scontro iniziale con gli Aborigeni (Da cui discendeva il Re Latino), sposerà sua figlia Lavinia.
Figlio di Enea e Lavinia, Ascanio, fonderà Alba Longa: popolo da cui discenderanno Romolo e Remo.
La data tradizionale della fondazione di Roma: 754 a.C. con Romolo primo Re di Roma. La data finale è molto
dibattuta. Si colloca tradizionalmente al 476 d.C.: caduta dell’Impero Romano d’Occidente, tuttavia ci si potrebbe
spingere fino al VII secolo d.C. in cui, dal punto di vista scientifico termina l’Impero Romano d’Oriente con la
conquista araba della Siria e dell’Egitto
La data poteva essere discussa, mentre il fondatore era un personaggio indiscutibile: Romolo. Secondo una tradizione
sarebbe stato figlio di Dio Marte e di Rea Silvia. Quest’ultima subì violenza da Dio Marte e dette alla luce due gemelli
Romolo e Remo, che suo zio Amulio ordinò subito di uccidere. Furono esposti lungo un’ansa del Tevere, poiché il
fiume in piena provvedesse ad annegarli. Qui tuttavia furono nutriti miracolosamente prima da una lupa accorsa ai loro
vagiti e poi allevati dal pastore Faustolo e da sua moglie Larenzia. Si
detterò alla caccia, vagarono sui monti e nei boschi, si azzuffarono con altri pastori. Infine dopo numerose peripezie,
appresa la loro origine, accorsero ad Alba, uccisero Amulio, liberarono il nonno e la madre e restituirono il regno
d’Alba a Numitore.
Numitore li invitò a fondare una nuova città. I giovani scelsero il sito della futura Roma, ma al momento della
fondazione scoppiò una lite destinata a trasformarsi in tragedia. Poiché erano gemelli e non poteva esistere nessun
criterio di anzianità, Romolo e Remo sotto consiglio del nonno si disposero a prendere gli Auspici (segni inviati dagli
Dei attraverso uccelli, fulmini o altri fenomeni naturali). Remo si appostò sull’Aventino (ne contò 6), Romolo sul
Palatino (ne contò 12). Il fondatore fu dunque Romolo che con un arato tracciò sul Palatino il solco delle mura
proibendo di superarlo in armi. Remo lo derise e attraversò inoltre il solco con armi, il gemello o un suo scherano lo
uccisero.
Fonti e Monarchia
- Tito Livio, Ab urbe condita libri, 142 libri, dei quali si sono conservati i libri 1–10 e 21–45
- Dionisio di Alicarnasso, Discorso sulla storia arcaica di Roma (20 libri di cui ce ne sono pervenuti 10 e
alcuni frammenti)
Le opere non ci sono prevenute per intero, ma i loro frammenti ci permettono di conoscere l’età monarchica e anche i
primi secoli della Repubblica.
Gli autori più antichi a cui i due risalgono sono della fine del III secolo a.C.
Il primo storiografo Romano è Quinto Fabio Pittore. Fabio Pittore era senatore Romano, durante la
seconda guerra Punica. Sappiamo che scrisse in Greco. La sua opera non ci è pervenuta, ma ne
possiamo leggere i frammenti nelle raccolte sia degli storici greci che di quelli romani.
Un altro storiografo è Lucio Cincio Alimento. Sono entrambi autori di opere di carattere annalistico in
lingua greca ed entrambi attivi al tempo della seconda guerra punica. Dionigi ci mostra come
entrambi gli autori avrebbero trattato con maggior dettaglio gli eventi di cui furono testimoni oculari,
mentre si soffermavano solo brevemente sul periodo seguente la fondazione di Roma.
Notiamo infatti come il III secolo a.C. è distante dai primi anni della Repubblica, dunque questo tipo di tradizione la
possiamo definire di un’attendibilità assai dubbia, essendo confluita in essa materiale più o meno leggendario.
Di una generazione posteriore fu M. Porcio Catone, autore della prima opera storiografica in lingua latina, le Origini.
Roma - Estensione geografica
-L’estensione dell’impero Romano ha una scena molto vasta e si espande nei secoli fino a comprendere l’intero bacino
mediterraneo. Cicerone scrisse riguardo al sito dove fu fondata Roma. Esso guarda sia i fattori negativi che positivi
della posizione in cui è sorta quella che oggi è la nostra capitale. Ci mostra come una posizione della città distante dal
mare possa, senza dubbio, essere un modo per salvaguardare la città dai rischi di contaminazione straniera ma oltre
questi motivi moralistici c’è una considerazione assolutamente realistica dei vantaggi che derivavano dal commercio
marittimo. Secondo Cicerone, riferendosi alla scelta del sito dove fu fondata la città da parte di Romolo, si apre una
finestra sulla nuova funzione di Roma. Dalla scelta di questo luogo sembra che Romolo avesse già presagito che la città
avrebbe raggiunto una tale potenza. La popolazione di Roma nell’età di Cicerone era tanto numerosa che il territorio
non era sufficiente a garantirne l’alimentazione. Bisogna tener conto dei trasporti per via marittima costano molto meno
di quelli via terra. Il problema della distribuzione del frumento alla plebe è un problema molto importante. Cicerone
insiste quindi sul fatto che dal punto di vista moralistico il posizionamento sul mare può essere svantaggioso, ma dal
punto di vista realistico i vantaggi sono enormemente preponderanti.
“Romolo seppe in modo davvero divino abbracciare tutti i vantaggi derivanti dalla presenza del mare, ed
evitarne al contempo gli aspetti negativi, fondando la sua città sulla riva di un fiume dal regime perenne e
dalla portata costante, e che sfocia in mare con una foce abbastanza larga da consentire alla città di ricevere
via mare tutto ciò di cui ha bisogno, e al contempo di smaltire per la stessa via ciò di cui ha invece
abbondanza eccessiva; tutto ciò mi fa sospettare che in qualche modo Romolo avesse intuito, con l’aiuto
degli dei, che un giorno questa città sarebbe divenuta la sede e la capitale di un impero mondiale “ Cicerone
-Gli studi della ricerca moderna sottolineano poi altri aspetti geostrategici di Roma.
Non solo la posizione di Roma favorisce il flusso delle popolazioni ma la sua forza è proprio nel gestire gli “stranieri”.
Roma ha la capacità di inglobare, integrare i propri nemici e farne dei “concittadini”. Roma si autorappresenta come
“città aperta”, già all’epoca di Romolo. Nella tradizione moderna si è anche detto che Roma sorgeva su un guado del
Tevere, dunque all’incrocio di importanti vie commerciali che attraversavano l’Italia -> Via Salaria, vie di
comunicazione tra Etruria e Campania (Tevere -> confine tra Lazio e Etruria).
I Re
Romolo fonda la città di Roma, deve, però, attirare popolazione. Nella tradizione c’è la consapevolezza dell’importanza
della demografia: per affermarsi bisogna essere più numerosi. La città deve attirare abitanti e Romolo lo fa attraverso
l’asilo romuleo.
Asilo Romuleo_ Avrebbe garantito a tutti quelli che nelle loro città erano perseguitati per qualche motivo, protezione,
purché si fossero rifugiati a Roma, dove sarebbero diventati cittadini.
Dionisio D’Alicarnasso, parla dell’asilo romuleo dandone un’immagine un po’ più positiva rispetto alla
rappresentazione meno edulcorata che ci fornisce Livio.
A lui si attribuisce…
*Comizi Curiati = In epoca Arcaica a Roma il popolo si riuniva nei comizi curiati e votava curia per curia. Erano gruppi
di cittadini che provenivano dalla zona in cui era nata Roma. Ciascuna Curia aveva a disposizione delle terre pubbliche.
Dopo la scomparsa di Romolo ci fu un lungo interregno e poiché non si sapeva chi scegliere fu chiamato a
governare Roma dalla città di Sabina Cures il buon Numa Pompilio
*Interregno= Periodo di transizione o di supplenza fra alte cariche, che spesso implica inefficienza oltre che provvisorietà.
la conquista e distruzione di Alba Longa dopo il duello fra Orazi e Cruazi (ampliamento della città)
l’integrazione successiva della popolazione di Alba Longa a Roma (fra le gentes vi è quella di Cesare)
Riprende l’espansione verso Sud a danno dei Latini, guerra già avviata dal suo predecessore, conquistando
Politorium
la fondazione di Ostia, secondo la tradizione
la costruzione del primo ponte di legno sul Tevere, il Pons Sublicius. (Ponte Sublicio)
era discendente di Numa Pompilio
La tradizione distingue la monarchia Latino-Sabina (primi 4 Re) dalla monarchia Etrusca (ultimi 3)
In città Tarquinio si fece notare per le sue qualità e la sua generosità, tanto che Anco Marzio volle conoscerlo e, una
volta divenuto amico, prima lo fece entrare tra i suoi consiglieri, poi decise di adottarlo, affidandogli il compito di
proteggere i suoi figli.
La sua abilità militare fu subito messa alla prova da un attacco sferrato dai Sabini; l'attacco fu respinto dopo sanguinosi
combattimenti nelle strade della città, portando non pochi territori di queste genti vinte ai possedimenti di Roma. Fu in
questa occasione che fu aumentato il numero di cavalieri che ognuna delle tre tribù (Ramnes, Tities e Luceri) doveva
fornire all'esercito.
Tarquinio riformò anche lo stato, aumentando il numero dei membri dell'assemblea centuriata a 1.800 componenti e
raddoppiando (o comunque aumentando) il numero di senatori, dai 100 membri romulei ai 200, aggiungendone
comunque altri 100.
SERVIO TULLIO 578 - 534 a.C.
Sappiamo che Servio Tullio era il principe di un territorio conquistato da Tarquinio Prisco e gli viene data in sposa sua
figlia.
Su Servio Tullio ci sono pervenute due tradizioni distinte: la tradizione Latina (da Tito Livio) e la tradizione Etrusca
(dal senatus consultar del 48 d.C., discorso dell’imperatore Claudio)
Le istituzioni di carattere militare e politico: (secondo una timocrazia) – Vediamo che i cittadini romani atti a
prestare il servizio militare furono obbligati ad armarsi a proprie spese. Furono suddivisi in cinque classi (sei
se consideriamo anche quella dei proletarii). sulla base del censo, a loro volta ordinati in ulteriori quattro
categorie:
1. i seniores (maggiori di 46 anni: anziani)
2. gli iuniores (tra 17 e 46 anni: giovani), ovvero coloro che rientravano nelle liste degli abili a
combattere;
3. i pueri (di età inferiore ai 17 anni: i fanciulli)
4. gli infantes (di età inferiore agli 8 anni: i bambini) non ancora in età per prestare il servizio militare.
Questa riforma teneva presente tutte le differenze per patrimonio, dignità, età, mestiere e funzione,
trascrivendo il tutto su pubblici registri. L'arruolamento dei soldati veniva stabilito in caso di guerra
tra le varie tribù presenti a Roma. Il console stabiliva la data dell'inizio della leva; di solito i
contingenti delle varie tribù si radunavano nel Campo Marzio. I motivi per astenersi dalla chiamata
alle armi dovevano essere esaminati e, nel caso in cui non fossero stati validi, si veniva
dichiarati desertor (disertori) e si poteva essere puniti severamente. A volte, come riportatoci da Tito
Livio, i tempi dell'arruolamento non permettevano l'esame delle esenzioni dal servizio, il quale veniva
rimandato a guerra conclusa. Il comando (imperium) era tenuto dal console, che era coadiuvato per le
funzioni amministrative dai tribuni. I centurioni erano scelti dai soldati.
In questo nuovo sistema la prima classe, la più facoltosa, poteva permettersi l'equipaggiamento completo da legionario,
mentre quelle inferiori avevano armamenti via via più leggeri, e dove le prime tre costituivano la fanteria pesante e le
ultime due quella leggera.
Istituzione di un’Assemblea votante nel popolo Romano che elegge i sommi magistrati, i consoli e i pretori, i
censori e può approvare le leggi (radicalmente diversa dalla democrazia Ateniese in quanto non c’era spazio di
discussione e il voto dei votanti ha un diverso valore secondo l’organismo censitario - la ripartizione del potere
politico avviene secondo la ricchezza)
Il servizio militare, a quell'epoca, era considerato un dovere civico e un modo per ottenere un avanzamento di
status all'interno della società. Tuttavia non si può affermare che le classi sociali di Roma fossero create dal
censimento, piuttosto furono da esso enucleate. Sarebbe quindi più corretto dire che la struttura dell'esercito
veniva leggermente affinata, piuttosto che radicalmente riformata. Prima di queste riforme, la fanteria era
divisa nella classis dei cittadini ricchi e nella infra classem dei cittadini più poveri. I secondi erano esclusi
dalla linea regolare di battaglia, in considerazione della qualità scadente del loro armamento. Nel corso della
riforma, questa grossolana divisione sociale binaria tra cittadini più poveri e cittadini più ricchi fu
ulteriormente affinata su più stratificazioni.
Tullio riformò l'esercito intorno al 570 a.C., adottando la formazione a falange e l'armamento degli opliti greci.
La divisione tra i fanti avvenne per censo e non più per provenienza. Questo è ciò che Dionigi di Alicarnasso
scrive, facendo parlare Servio Tullio:
«...ho stabilito di far stimare i beni e di far tassare ognuno secondo questa stima. Perché ritengo che sia vantaggioso e
conveniente per la comunità che chi possiede molto dia molto; e chi possiede poco dia poco...»
Se i Romani potevano eventualmente discutere la data esatta della fondazione della loro città, non discutevano
assolutamente l’anno in cui era stata fondata la repubblica. 509 a.C. La cui costituzione era iniziata da Tarquino
Priscio ed era proseguito sotto Tarquino il Superbo. La cacciata da Roma dei re etruschi e il passaggio dal regime
monarchico a quello repubblicano fu determinato dalla violenza commessa da Sesto Tarquinio (figlio del re
Tarquinio il Superbo) a Lucrezia moglie di Tarquinio Collatino.
Durante una della tante cene fra aristocratici Collatino prese a parlare delle virtù delle proprie mogli convinto che
nessuna potesse superare la sua Lucrezia. Per confermare ciò, propose di prendere i cavalli e andare a guardare cosa
stavano facendo le proprie mogli in loro assenza. Mentre le altre banchettavano allegramente, Lucrezia circondata
dalle ancelle filava la lana. Sesto Tarquinio rimase colpito dalla sua bellezza e qualche giorno dopo andò a casa sua
per sedurla ma senza riuscirci. Allora la minacciò dicendole che l'avrebbe uccisa e avrebbe fatto trovare vicino al
suo corpo un servo sgozzato per fare pensare che erano stati uccisi perché avevano commesso un adulterio. A
questo punto Lucrezia cedette. Dopo chiamò il marito e il padre, raccontò l'accaduto e si infilzò un coltello nel
petto. Così Lucio Giunio Bruto, insieme a Collatino e al padre giurarono di cacciare Tarquinio e di non tollerare
mai più che Roma fosse governata da un re.
Quando il popolo venne a conoscenza dell'accaduto, la sorte dei re fu segnata: gli etruschi furono scacciati e il
comando fu assegnato a due consoli: Lucio Giunio Bruto e Lucio Tarquinio Collatino. Attorno al 509 a. C
la magistratura unica e vitalizia del re fu sostituita da quella collegiale dei consoli.
Così ci fu l'introduzione di una nuova forma di politica: il consolato. Il potere passò nelle mani dei patrizi
(aristocratici e proprietari terrieri), il re fu sostituito da due membri eletti annualmente: i consoli. I consoli avevano
diritto di veto cioè il potere di bloccare una decisione presa dal collega.
Bruto diviene primo console di Roma e accetta la condanna a morte dei figli per favoritismi interni (uno dei figli voleva
riportare Tarquinio a Roma).
Dal punto di vista archeologico mentre durante il periodo monarchico furono compiuti grandi lavori edilizi, dopo ci fu
un immiserimento.
Roma dovette misurarsi con tre gravi problemi: la controffensiva degli etruschi, le rivalità con le altre città latine e le
guerre con i popoli appenninici (Roma uscì vincitrice).
I Tarquini presero d'assedio Roma con l'aiuto del re dei Chiusi: Porsenna, ma furono costretti a ritirarsi in seguito alle
gesta di eroi ed eroine quali Orazio Coclite, Muzio Scevola e Clelia. Dopo essere stato sconfitto Porsenna fu costretto a
lasciare la regione e dare a Roma la libertà.