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Publications de l'cole franaise

de Rome

Letteratura e cultura latine in Italia settentrionale


Alberto Grilli

Riassunto
Alberto Grilli, Letteratura e cultura latine in Italia settentrionale, p. 211-224.
L'Italia settentrionale si presenta in et augustea divisa in regiones che non rappresentano un fondamento valido per
un'indagine sulla cultura locale e i suoi riflessi nell'ambito della letteratura. La distinzione netta si ha invece tra il mondo celtico a
occidente del Mincio e quello a oriente, popolato da genti venetiche. Quello celtico s'impone anche agli elementi romani che si
sono stabiliti nel Nord e determina l'esplosione del neoterismo, che rifiuta i canoni della poesia arcaica romana, si rifa
esplicitamente ai modelli della tradizione ellenistica e alessandrina. Si possono ricordare due nomi, quello di Catullo (il poeta pi
grande) e quello di Valerio Catone (il maestro pi autorevole). Virgilio sar figlio di una cultura diversa.
Il risveglio del mondo venetico pi tardo e rappresenta l'adesione a
(v. retro) un filone sostanzialmente classico, sia nella prosa (Livio), sia nella poesia (per es. Silio Italico).
Le scuole hanno avuto certo una notevole funzione nel formare le culture locali e ne abbiamo tracce a Cremona, a Milano, a
Com, a Vicen- za e ne possiamo intuire la presenza in altri centri, come Vercelli, Nova- ra, Padova, Aquileia. Ma la prevalenza
di Roma, dove si recavano a operare praticamente tutte le personalit letterarie dell'Italia settentrionale, non permise un largo
sviluppo in loco.

Citer ce document / Cite this document :

Grilli Alberto. Letteratura e cultura latine in Italia settentrionale. In: La Citt nell'Italia settentrionale in t romana. Morfologia,
strutture e funzionamento dei centri urbani delle Regiones X e XI Atti del convegno di Trieste (13-15 marzo 1987) Rome :
cole Franaise de Rome, 1990. pp. 211-224. (Publications de l'cole franaise de Rome, 130);

http://www.persee.fr/doc/efr_0000-0000_1990_act_130_1_3839

Document gnr le 16/06/2016


ALBERTO GRILLI

LETTERATURA E CULTURA LATINE


IN ITALIA SETTENTRIONALE

II problema della cultura latina nelle nostre regioni, preso in


assoluto, estremamente vasto ed un bene per me che il campo sia
limitato alla letteratura, anche se questo non facilita il mio compito in altro
senso, come vedremo : mi sento per in buona compagnia, perch mi
sono reso conto che un po' l'ostacolo comune a tutti.
La cultura antica - e con questo vorrei stabilire alcune coordinate
alla mia ricerca - nel mondo antico era formata da due fattori
principali, retorica e filosofia : la prima poteva estendersi ampiamente nel
campo della letteratura (prosa e poesia) e ne abbiamo un valido
esempio nel X libro deM'Institutio oratoria di Quintiliano; la seconda non era
certo la storia della filosofia che oggi insegnata nelle scuole, certo
mai era storia, se non nel senso che ogni scuola teneva a risalire al
proprio fondatore.
Ma per il nostro problema opportuno che ci atteniamo alla sola
letteratura, per pi d'un motivo : prima di tutto perch, per esempio, la
filosofia, che pur rappresenta lo stadio sommo della cultura antica, in
Italia settentrionale ci da troppo poco, alcuni dati su Livio e i suoi
interessi stoici e su Trasea Peto, che ader davvero allo stoicismo; in
secondo luogo perch la letteratura, viceversa, ci ha dato testi che
conserviamo di cui abbiamo frammenti su cui almeno abbiamo informazioni
indirette. Tra letteratura e scuola si pu arrivare, alla fine, a un
bilancio culturale.
Sar bene renderci conto fin dall'inizio che la presenza di begli
ingegni letterari un elemento precario, ma che un Catullo si formi a
Verona, un Cecilio a Corno ha un suo peso a intravvedere le condizioni
culturali delle due citt. In compenso occorre cautela nel valutare i
dati : per esempio che Cecilio Stazio sia un Insubre dice poco niente :
Cecilio ci pu tutt'al pi dire che la gens Caecilia ha avuto presto degli
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interessi in Transpadana, ma sicuramente un Gallo che deve la sua


formazione culturale ad essere stato portato schiavo a Roma1.
Il grande risveglio culturale delle Regioni X e XI investe
sostanzialmente l'area celtica su cui s'esercita l'influenza celtica. Ma fin dove si
pu parlare di questa influenza in senso etnico? Questo pu avere un
senso pieno per Cecilio Stazio, che ricordavamo un momento fa, perch
arrivato a Roma schiavo figlio di schiavo. Ma Valerio Catullo ha
un nome perfettamente romano-italico ; di Elvio Cinna si pu dubitare :
forse si tratta di una gens etrusca che si stabilita in Italia
set entrionale; di Cecilio, comasco, non sappiamo il cognome, che ci potrebbe dire
molto. Ma Valerio Catone, il maestro di tutti i neoterici, e Furio Bibacu-
lo portano nomi squisitamente romani.
D'altra parte, se noi ci rifacciamo a Svetonio, di cui abbiamo la
parte del De viris illustrious che tratta De grammaticis, ci troviamo di
fronte a numerosi nomi di maestri che sono nativi della Gallia
Cisalpina : prima di discuterne, credo che meriti di elencarli, per dare un'idea
di che cosa poteva essere la cultura cisalpina nella scuola di allora :
Octavius Teucer (3) : insegn nella Gallia Togata (II-I secolo, av. Cr.?).
Sescenius Iacchus (3) : id.
Oppius Chares (3) : insegn nella Gallia Togata (I secolo av. Cr.?).
P. Valerius Cato (11) : libertus ex Gallia (I secolo av. Cr.).
C. Albucius Silus (30) : Novariensis (I secolo av. Cr.).
L. Plotius Gallus (26) : et di Cicerone.
M. Antonius Gnipho (7) : ingenuus in Gallia natus (I secolo av.-I d. Cr.).
Q. Remmius Palaemon (23) : Vicetinus (I secolo d. Cr.).

Che significato hanno avuto questi grammatici'? Non dobbiamo


dimenticare che Cornelio Nepote, anche lui - almeno di nascita - un
Cisalpino, dichiara che grammatici si devono chiamare i poetarum
interprtes2, come non dobbiamo dimenticare che appunto poetarum
interpres era il grande Valerio Catone, qui solus legit ac facit poetas, il
solo che legge i vecchi poeti e crea i nuovi3. un fatto che una grossa
differenza nella cultura c', tra il vecchio mondo romano e questo
nuovo mondo a Nord del Po : quella che chiamiamo poesia neoterica
rispetto alla tradizione poetica arcaica.

1 Del significato di Cecilio Stazio mi sono occupato in Grilli 1986, pp. 108-110.
2 Nep. fr. 60 Male. = Suet. gramm. 4.
3 Fur. Bib. fr. 17 Morel.
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Nella realt dei fatti la 'nouvelle vague' settentrionale rifiuta per


principio la gravitas romana e imita il alessandrino : non
questione di generi letterari, perch la satira di Lucilio avrebbe permesso
di ludere, non meno le Menippee di Varrone. Ma n l'una n le altre
conoscono lo scherzo, il : la loro ironia sempre rivolta ad un
fine e quel fine - politico, culturale, morale che sia - sempre serio.
Gi in altra occasione4 ho preso in esame un problema che separa
nettamente Cisalpini e Italici, un fenomeno fonico-retorico che dava alla
poesia tradizionale un'aura di solennit sacrale : ebbene i Cisalpini alla
allitterazione iniziale si ribellano, come si ribellano a un altro
fenomeno nativo del latino, che puntava anch'esso alla solennit, l'uso del poli-
sillabismo. Per il primo fenomeno questione di gusto alessandrineg-
giante, non di tradizione linguistica : noi sappiamo che la tradizione
celtica conosceva l'uso dell'allitterazione con un'intensit maggiore che
non la letteratura arcaica romana e non abbiamo nessun motivo per
pensare che questo fosse differente presso i Celti cisalpini. Del resto
Catullo nel carme 64, che come epillio rappresenta l'incontro fra la
tradizione alessandrina e la tradizione epica romana, non rifugge - se pur
con misura - dall'allitterazione, ma sostituisce alla gravita enniana,
ciceroniana, lucreziana alcuni tocchi dello spumeggiante linguaggio di
Accio, l'ultimo grande tragico.
Dell'imponenza, del significato d'un fenomeno come il neoterismo
documento il fatto che questa cultura delle nostre regioni conquista
Roma attraverso il suo maestro Valerio Catone : la prova pi
convincente di questa conquista culturale C. Licinio Macro Calvo, romano,
ma neoterico.
Come centri in cui sorta questa civilt e da cui si irradiata non
possiamo pensare che alle citt, ed ovvio : la civilt antica nasce in
Italia come civilt contadina, ma si sviluppa come civilt urbana.
Il primo centro urbano risulta essere Verona, non soltanto perch
patria di Catullo, ma perch abbiamo conservato testimonianza di un
notevole benessere economico : non va dimenticato che nell'et antica
benessere economico e diffusione della cultura procedono di conserva,
anche se non sempre alto livello economico vuoi dire alta
rappresentanza di spiriti creatori; si pu vedere il caso di Aquileia e del suo alto,
raffinato livello di vita, che non sfocia in creativit letteraria. del

4 Si veda Grilli 1989, pp. 106-107.


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resto noto a tutti noi quale sia stata la fascia sociale penetrata dai
fenomeni culturali. Appunto per Verona, la villa dei Catulli, sia non sia
concidente con i resti dell'edificio repubblicano sulla punta della
penisola di Sirmione, un fatto incontrovertibile, che si esempla sulle
abitudini dell'alta societ della capitale.
Quanto a Catullo, lo vediamo giungere a Roma gi poeta :
basterebbe a documentare come Vingenium fosse gi completato aaWars l'ode
saffica (e. 51) con cui rivela il suo amore a Lesbia, finissima resa di
quella di Saffo, chiusa da un altrettanto fine osservazione psicologica
sulla passione d'amore. Ma anche nel chiamare Lesbia, donna di
Lesbo, la fascinosa creatura di cui s'era innamorato, Catullo mostrava
di conoscere il dotto particolare che la donna amata da Antimaco di
Colofone si chiamava poeticamente , perch attraverso lo
pseudonimo veniva indicata come la donna di Lidia5. L'aveva imparato in
dotte letture di poesia lo aveva appreso attraverso i versi d'amore di
Valerio Catone (sempre a lui si torna), che portavano essi pure il nome
di Lydia, a ricordare gli del poeta di Colofone?.
Le glorie letterarie di Verona non terminano qui : d'una mezza
generazione pi giovane di Catullo, amico di Virgilio, troviamo un
poeta, Emilio Macro autore d'un curioso poemetto de herbis
(probabilmente un ); quindi a cavallo tra il I e II secolo d. Cr., C. Vibio
Massimo, uomo politico e d'armi, autore di una Storia universale in
cui, ci dice Stazio (silv. 4, 7, 54-55), avrebbe gareggiato con Sallustio in
brevit e Livio in soavit. Segni tutti d'una continuit culturale.
Come seconda citt porrei Cremona, la citt dove Virgilio studi da
ragazzo (almeno fino ai 15 anni): , per quel che mi risulta, l'unica
documentazione certa d'una scuola in quest'epoca, una scuola non di
grado superiore (per quella Virgilio andr a Milano), ma neanche
primaria. Di Cremona era Furio Bibaculo, poeta mediocre, ma proprio per
questo importante per noi la sua fedelt umana al suo maestro e con-
terraneao Valerio Catone; di Cremona era Quintilio Varo, eques Roma-
nus, che a scuola conobbe Virgilio e ne fu amico, come poi si leg con
Orazio alla scuola epicurea di Filodemo : uomo che a una schiettezza
esemplare un un finissimo senso critico per la poesia, che Orazio
conferm ancora anni dopo la morte dell'amico6. Anche il giureconsulto
P. Alieno Varo era di Cremona, forse amico di Catullo, certo di Virgi-

5 Hermesian. fr. 7, 41 Pow.


6 Hor. ars 438 ss.
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lio : ma se dovessimo credere a Porfirione, in patria faceva il calzolaio


e solo a Roma divenne uomo politico e giurista celebre; il che ci fa
vedere quanta fiducia possiamo avere negli autoschediasmi dei
commentatori antichi, che intendono un paradosso stoico d'Orazio in senso
proprio7. Di quanto dives fosse Cremona un po' pi d'un secolo da
quando Virgilio vi era scolaro prova l'avidit bestiale delle truppe fla-
viane nel 69 d. Cr.8; dalla romanizzazione in poi la felice situazione di
Cremona in una ubertosa campagna, nel cuore degli allevamenti dei
famosi suini insubri, grosso centro di mercato, non era cambiata e
possiamo immaginarne il benessere economico nel I secolo d. Cr. gi ben
fondato nel I avanti.
Ho fatto il nome di Virgilio : Mantua me genuit, ma sappiamo
(come ho detto) che Virgilio non ha studiato a Mantova, ma a Cremona
e poi a Milano. Il che pu far pensare che la Mantova etrusca non
avesse radici culturali, mentre la colonia di Cremona aveva assunto tutte le
caratteristiche del centro romano compresa la scuola. C' anche
un'altra soluzione, iconoclasta, ma non improbabile : se la famiglia di
Virgilio ha avuto le sue terre non in prossimit del Mincio, ma sul basso
Oglio, andare a Cremona era pi semplice e pi comodo, se non pi
rapido, che andare a Mantova. A ben vedere, tutta quest'area a Sud
dell'arco dell'Oglio era ideale per la pastura, constatazione che crea
una serie di vincoli particolari con Virgilio : il suo primo
componimento ha il titolo di Canti pastorali; ancora, quando nel II delle Georgi-
che ricorda le campagne e le greggi di Taranto, il pensiero gli torna
con nostalgia incantata ai grassi pascoli della bassa mantovana, in cui
l'umidit della rugiada e del terreno da pastura incessante alle greggi.
Infine la grande novit, il canto cos vissuto dell'allevamento, cavalli,
giovenche e tori, greggi, ci presenta un Virgilio molto pi pastore che
agricoltore.
Concorrono anche due fatti estranei al poeta. Il problema del passo
tanto discusso della Vita probiana, se il luogo di nascita fosse a III a
XXX MP da Mantova, non ha soluzioni se si accetta il III (in tal caso
ogni direzione va bene), ma se si accoglie XXX, secondo la tendenza
della critica attuale9, la distanza ha un senso solo a occidente di
Mantova, a ridosso dell'Oglio, non a sud a oriente, dove a 45 km dalla citt

7 Porphyr, ad Hor. serm. 1, 3, 130 (e quindi si veda tutto il passo oraziano).


8 Tac. hist. 3, 26-33.
9 Vedi Lehnus 1982, pp. 179-211.
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si era al di l del Po al di l dell'Adige, in pieno territorio veronese.


Un fatto storico incontrovertibile viene ad aggiungersi : la confisca
della campagna paterna per la distribuzione delle terre ai veterani;
l'operazione avr sottratto molto all'agro mantovano, ma che s'arrivasse
fino al Mincio, circuendo da Sud il capoluogo, cosa che non mi ha
mai persuaso.
Se ci fondiamo su tutto questo, la situazione di Mantova torna nella
normalit, anche se non del tutto, perch rispetto alle altre citt
settentrionali la sua posizione geografica non delle pi felici per le
comunicazioni; la via fondamentale che lega direttamente la citt a una larga
area padana il Mincio, navigabile dal Garda al Po come c'informa
Catullo10 e, nel V secolo, Sidonio Apollinare, che accenna a un cursus
fluviale11. Ma le vie d'acqua dell'Italia settentrionale hanno trasportato
pi merci che cultura. Quanto alle strade, la spina dorsale dell'Italia
padana, la Via Postumia, procedeva da Cremona a Verona con due ret-
tifili attraverso Bedriacum e Villafranca, da via militare qual'era. A
Bedriaco si staccava un semplice raccordo Mantova-Ostiglia, che
permetteva di arrivare a Padova evitando Verona e Vicenza. Una posizione
che, se risparmi grosse distruzioni alla citt, come nella guerra
accanita tra Flaviani e Vitelliani 12, la isol dalle grandi correnti di cultura
anche quando esse si spostarono sul nuovo asse stradale Milano-Bre-
scia- Verona13.
Abbiamo visto Cremona e Cremona ci ha portato a Mantova : forse
su queste citt mi sono dilungato un po' troppo, ma cos emerso come
possano variare i fattori che aumentano limitano il prestigio culturale
di una citt.
Spostandoci ancora a Ovest, troviamo Ticinum : possiamo dirne
poco, anche se vi nata una personalit di alta cultura, Cornelio Nepo-
te : ma Nepote di famiglia schiettamente romana e non sappiamo se a
Pavia sia nato per caso se la famiglia vi si fosse trasferita temporane-

10 Catull. c. 4, 22-24.
11 Sid. Apoll, ep. 1, 5, 3-4.
12 Tac. hist. 2, 23-24; 44-45; per Cremona . . 8.
13 Una strada Verona-Mantova-Ostiglia non mai esistita, nonostante Radke 1969 s.v.
Mantua; nata solo perch si dato credito a una confusione del Ravennate (p. 253 P.), il
cui passo va diversamente interpretato. Per considerazioni pratiche sul terreno (vedi il
rilievo dei colli Euganei) non mi pare possibile un doppione della strada Padova-Ostiglia
pi a Nord di Este, come propone il Fraccaro nella sua carta dell'Italia antica.
LETTERATURA E CULTURA LATINE IN ITALIA SETTENTRIONALE 217

amente vi si fosse stabilita. Forse i versiculi erotici che ci ricorda Pli-


nio il Giovane14 sono un'opera di giovent che ha unito, tra Pavia e
Verona, Nepote e Catullo, quindi segno di una formazione culturale in
loco; anche l'insistenza con cui Plinio il Vecchio lo chiama adi accola
(e non certo come titolo di merito)15 ci fa pensare che sia giunto a
Roma non molto prima del 65 av. Cr. 16 : altra prova che la sua
formazione culturale era ormai completa.
Che anche Pavia dovesse essere centro di cultura pi meno come
Cremona c'induce a pensarlo anche Tito Cazio che vi era nato (e in
questo caso sappiamo per certo che era insubre), ben noto ancora all'epoca
di Plinio il Giovane come divulgatore dell'epicureismo scientifico17,
della stessa generazione di Nepote di poco pi anziano. Sappiamo
troppo poco della sua vita per poter dire se sia diventato adepto
dell'epicureismo in patria pi tardi a Roma. E qui si presenta un problema che
vale per quest'et tanto a Verona, come a Pavia e, se ne avessimo le
possibilit, anche per altre citt. Sia per i Catulli sia per i Nepoti si
tratta di grosse famiglie che si sono portate in Cisalpina per lo sviluppo di
consistenti interessi economici; su questo non ho nulla da dire, dopo
che ha trattato il problema a fondo e molto bene il Gabba18. Ma per
l'aspetto specifico che qui trattiamo si presenta l'interrogativo : fin
dove si tratta di scuole, diciam cos, pubbliche come a Cremona, a
Milano e pi tardi a Corno? fin dove si tratta di una institutio domestica? Il
problema non fittizio, anzi ne cogliamo tutto il peso dal secondo
capitolo del I libro di Quintiliano, e determina delle differenze, in quanto la
scuola 'pubblica' uno strumento di diffusione della cultura, laddove
la scuola domestica pu dare frutti pi fecondi, ma che si esauriscono
nei confini della domus.
Pi a Nord, sulle pendici prealpine, troviamo due centri urbani che
fermano la nostra attenzione, uno nella Regio XI, in territorio insubre,
Corno, e uno nella Regio X, in territorio cenomano, Brescia.
Ma per Corno non ci soccorrono i tenui fili che ci hanno permesso

14 Plin. ep. 5, 3, 1 (= Nep. fr. 61 Male).


15 Plin. not. 3, 22 (18), 128 : l'epiteto dato per segnalare che anche Nepote, nato sul
Po, non si reso conto dei problemi geografici della sua foce.
16 Sappiamo che appunto nel 65 a. Cr. era presente a Roma per sua personale
testimonianza (fr. 36 Male).
17 Su Cazio si veda Cic. jam. 15, 16, 1, ma anche Plin. ep. 4, 28, 1.
Gabba 1984, pp. 215-219 e 224-25.
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finora di prospettare delle particolari situazioni culturali, almeno


solo pi tardi. Chi era Cecilio, il poeta sodale di Catullo? Perch mai
uno della sua gens, dopo meno d'un secolo, Plinio il Giovane, quando
vuole giustificare i suoi lusus poetici ed elenca tanti poeti dai neoterici
in poi, non nomina Cecilio? Che fosse, come io penso, un liberto di
quella gens non dovrebbe essere sufficiente a spiegare questo silenzio.
D'altra parte non credo che Cecilio non abbia avuto, a differenza degli
altri poeti della sua et, il dono della versatilit poetica e che tutta la
sua produzione sia stata limitata a un poema su Cibele Dindimene,
alessandrinamente dotto. Se vogliamo spremere tutto ci che ci possibile
dal breve carme di Catullo (e. 35), una donna c'era e, se c'era la donna,
c'era poesia d'amore, tanto pi se la donna Sapphica . . . Musa doctior.
Con tutto ci siamo sempre nell'ambito della cultura individuale di
questo Cecilio, che ci sfugge e non ci consente di dare per il I secolo
av. Cr. una definizione delle condizioni culturali pubbliche della citt :
ci per lecito dire che, se vi si affermava e ci viveva un poeta neoteri-
co, l'ambiente doveva essere sufficientemente ricettivo. Non sar una
vana illazione, se calcoleremo questa ricettivit culturale in evoluzione,
grazie alla fondazione, cos recente (89 av. Cr.), della colonia. Io sono
convinto che il momento che ha segnato il destino di Corno per due
millenni nell'et augustea, quando attraverso la pacificazione delle
Alpi Roma apre le vie commerciali col Nord, non solo quelle delle Alpi
Occidentali, ma anche quelle delle Alpi Centrali, vie che avranno il loro
centro urbano principale in Corno ancora all'epoca di Teodorico 19 e poi
al tempo della grande ripresa commerciale nel Medioevo.
giusto da questa et, dal I al II secolo d. Cr., anche che la gens
Caecilia, con la gens Verginia, sar la pi nota gens di Corno e dell'Italia
padana : ai Cecilii si dovr molto dello sviluppo culturale della citt
attraverso l'istituzione di biblioteca e scuole, accanto a doni preziosi
alle pubbliche istituzioni. A renderci conto di come le notizie che
abbiamo sulla scuola dipendono dal caso, vi riferir quanto Plinio appunto
scrive a Tacito sulla sua citt e la scuola20 :
Ero nella mia citt natale e venne a porgermi i suoi saluti il figlio ancor
ragazzo d'un mio concittadino. Gli faccio :
- Studi?
- S, mi dice.

19Cassiod. var. 11, 14, 1.


20Plin. ep. 4, 13, 3-5.
LETTERATURA E CULTURA LATINE IN ITALIA SETTENTRIONALE 219

- Dove?
- A Milano.
- E perch non qui?
E suo padre, che era con lui e lo aveva accompagnato :
- Perch non abbiamo docenti.
- Come non ne avete? Sarebbe stato proprio nell'interesse vostro, voi
che siete padri (ed andato bene che ci fosse un buon numero di padri ad
ascoltare), che i vostri figli studiassero qui, proprio qui. Dove starebbero meglio
che nella loro citt? dove potrebbero essere controllati pi decorosamente che
sotto gli occhi dei padri? con minor spesa che a casa? Che poca cosa , via,
stipendiare dei docenti a spese vostre e quello che adesso spendete
nell'al oggio, nei viaggi, in quanto comprate fuori di casa (e tutto comprate fuori di
casa) metterlo negli stipendi?

un delizioso quadro di vita vissuta, che al tempo stesso ci mette


davanti agli occhi che cos'era il problema della scuola.
Un po' diverso il caso di Brescia : Brixia stata la capitale dei
Cenomni e praticamente sempre stata in pace con Roma, sicch il
suo sviluppo non dovrebbe aver subito strappi. Che sia stata un centro
dove esistevano interessi culturali ci mostrato dal suo noto poeta,
C. Elvio Cinna : della sottigliezza del suo ingegno era sicuro testimone il
suo dottissimo poemetto, la Zmyrna, l'unico che per la sua densa (se
non oscura) dottrina abbia avuto il privilegio d'un commentario,
dovuto per l'esattezza al grammaticus L. Crassicio, non pi d'una
generazione dopo la pubblicazione21.
Pu essere documento indiretto di un tenore culturale anche il
legame che questi poeti conservano con le loro citt : di Cecilio, s'
detto; Catullo torna pi volte a Verona, Cinna non dimentica le campagne
della sua terra22 : ci vuoi dire, comunque lo s'interpreti, che non vi si
sentivano n vi si erano sentiti isolati. Senza dubbio una considerazione
che troverebbe la sua prova certa, se avessimo qualche cosa di locale a
confermarlo : penso, per esempio, documenti epigrafici di livello
letterario, come il materiale che troviamo raccolto nei Carmina Latina Epi-
graphica23, ma la speranza, specie se se ne escludono le iscrizioni
cristiane (che hanno una problematica del tutto diversa), va delusa.

21 Sulla Zmyrna si vede Catull. c. 95.


22 Cinna fr. 9 Morel = Gell. 19, 13, 5.
23 Carmina Latina Epigraphica coli. Fr. Buecheler, Leipzig, 1895 (Amsterdam 1972).
220 ALBERTO GRILLI

almeno dobbiamo far un'eccezione, che ci porta in piena


Regio X : non dobbiamo dimenticare che il pi antico carme epigrafico
dell'agro patavino e non funebre; si tratta di un priapeo a noi ben
noto gi dalla tradizione manoscritta, che lo faceva parte del corpus
Tibulliano24. Che per una dedica rusticana si ricorra a un breve carme
di carattere epigrammatico proveniente dalla tradizione letteraria ci
mostra che Padova in quel tempo era in grado di assimilare cultura
dalla capitale25. Ma che vuoi dire una cultura ripresa del genere
rispetto alla capacit di creazione dei maestri locali ? Per rispondere ci
occorrerebbe sapere nella villa di chi era stato collocato quel priapeo,
perch le soluzioni potrebbbero essere due : un livello talmente alto da
consentire un commercio culturale di somma eleganza che scavalcava i
confini locali, viceversa una prova di scarsa sensibilit per la poesia
come fatto creativo negli ambienti di scuola della citt. Come sempre,
la via di mezzo omne tulit punctum. Padova, come del resto tutta
l'area venetica, non ha partecipato all'esplosione neoterica : la sua
cultura letteraria (ma non poetica) compare appieno con la seconda met
del I secolo av. Cr., e continua per tutto il I dopo. Bastano alcuni nomi
ad assicurarci del livello culturale della citt : Livio, Asconio Pediano,
Trasea Peto, infine Silio Italico; come si vede, uno storico che stato
anche filosofo, uno storico e antiquario, un filosofo uomo politico. Solo
al termine di questa luminosa parabola abbiamo un poeta, per giunta
dalle movenze estremamente classiche. Del resto caratteristica di
tutta la cultura veneta un qual senso di rigore, di attaccamento alla
tradizione. Si potr giustamente dire che in Livio la sensibilit al linguaggio
enniano e poi virgiliano dovuto al fatto di scriver storia, ma la
consapevolezza di quanto seria fosse la missione di Roma nasce dalla
convinzione d'un ideale che solo per caso coincide con quello del principe.
Quanto poi alla Patavinitas, che gli imputata da un feroce purista e
feroce critico di tutto e di tutti, Asinio Pollione, la spiegazione pi
probabile che si tratti di qualche cosa che dipende dalla formazione cul-

24 CLE 861 B. = CIL V 2803; Tibull. Priapea I Lenz : in particolare il priapeo dato
dal codex Cuiacianus. Se i dati del reperimento sono attendibili, l'epigrafe doveva
trovarsi in una villa suburbana (v. CIL p. 274).
25 Naturalmente ci sono stati studiosi che hanno sostenuto la priorit dell'iscrizione
patavina ; ma i motivi del Buecheler per sostenere la priorit del carme augusteo (p. 399)
rimangono i pi convincenti. Sicch da Roma che il testo del carme giunto a
Padova.
LETTERATURA E CULTURA LATINE IN ITALIA SETTENTRIONALE 221

turale che Livio aveva ricevuto a Padova, cos profondamente radicato


da restare impresso nello scrittore anche quando viveva da lungo
tempo a Roma e l scriveva26; per noi bella prova di una cultura locale.
Non c' per molto da consolarci : un altro padovano, Silio Italico,
ci fa concretamente percepire con quanta facilit ci possa sfuggire il
dato di fatto : solo il fortuito e relativamente recente ritrovamento di
un'iscrizione27 ci ha completato il suo nome con un inequivocabile
Asconius, che lo ha fatto padovano e testimone della continuit
culturale della sua citt. Di Padova anche Arrunzio Stella, poeta amico di
Stazio, per cui rimando alla signora Cracco Ruggini.
Anche per Vicenza si pu dir qualche cosa servendoci di un caso,
questa volta insolito, quello del grande grammatico Q. Remmio Palemo-
ne, maestro di Lucano, Persio, Quintiliano. Qui troviamo, tra l'altro,
uno dei pochi accenni alla scuola come centro di cultura. Svetonio
racconta28 che Palemone era verna di una signora vicentina e che ne
accompagnava il figlio a scuola e cos Hueras didicit. A noi importa
ancora di pi la notizia che fu manomesso e and a Roma : dunque,
non aveva imparato solo a leggere e a scrivere, ma aveva potuto
condurre ben oltre gli studi, perch certo la libert gli era venuta solo
quando ebbe dato prova di ben altro sapere. Se questo succedeva a
Vicenza, che Tacito ci dice parvus locus29, tanto pi siamo autorizzati a
pensare che condizioni analoghe, se non anche superiori, avesse la
scuola in centri come Padova Verona Aquileia.
Visto il suo benessere, Aquileia dovrebbe essere, per alcuni secoli,
la citt pi ricca di menti creatrici non solo della Regio X, ma di tutta
l'Italia settentrionale. Sicuramente non le ha giovato di essere la pi
grossa base militare della Cisalpina quale elemento fondamentale per
la chiusura della Alpi Orientali; certo non le ha giovato essere in prima
linea con Ottaviano contro gl'Istri e pi tardi nella guerra civile del
69/70 e pi tardi ancora con Marco Aurelio contro Quadi e Marcoman-
ni. Ma un fatto che quando col cristianesimo Aquileia diventa un
centro di primo piano, non che la sua posizione strategica sia pi facile.
E per, come la cultura ad Aquileia avesse una sua diffusione possono

26 Ce lo fa pensare Quintiliano (inst. 1, 5, 55; 8, 1, 2-3), che parla di verba peregrina.


27 Si tratta di un frammento dei Fasti Sodalium Augustalium Claudialium rinvenuto
ad Afrodisiade in Asia Minore (cfr. Calder 1935, 216-217).
28 Suet. gramm. 23.
29 Tac. hist. 3, 8, 1.
222 ALBERTO GRILLI

provarci le iscrizioni funebri in versi30, tra cui una metricamente


perfetta, in un metro disagevole come lo scazonte : che non si tratti di alta
poesia a noi importa poco, importa invece la perfezione tecnica, perch
questo segno di buona scuola.
Ho cercato motivi valevoli per spiegare il silenzio degl'ingegni let-
terari ad Aquileia; ma per Milano? A Milano sappiamo dell'esistenza di
una scuola superiore gi dalla met del I secolo av. Cr., di Milano Vir-
ginio Rufo, anche se la famiglia originaria del territorio di Corno31;
eppure se durante il principato di Claudio si poteva dire come Veneti et
Insubres curiam inruperint32, questo indicava che le grosse famiglie del
Nord avevano tutte una elevata cultura.
Nulla ho detto delle terre a occidente del Ticino, l'attuale
Piemonte : ma la tradizione letteraria antica ci da ben poco. Ricorder la
singolare figura di C. Albucio Silo di Novara, a noi noto attraverso Sveto-
nio e Seneca padre33, uomo politico in patria, che arriv a Roma con
una eccellente formazione oratoria; ricorder ancora Vibio Crispo di
Vercelli, anch'egli ottimo oratore, di umili origini e formatosi in
patria34.
Avevo anche accennato ai carmi epigrafici : una brillante
documentazione ci danno Vercelli e Milano, ma si tratta di produzione cristiana
che nasce nel momento dei grandi vescovi, Ambrogio e Simpliciano a
Milano, Eusebio e Flaviano a Vercelli35. Proprio il modo peculiare in
cui quella particolare cultura nata non ci permette di trarre valuta-
zioni sui tempi precedenti.
Ma giusto un paio di poveri documenti epigrafici funebri di Torino
dimostrano molto bene come spesso non si tratti di cultura e tanto
meno di reminiscenze letterarie, ma di clichs. Cito un esempio : un
L. Tettienus Vitalis natus Aquileie edocatus Iulia Emona titulum posit . . .
Iulia Augusta Taurinorum, dicit :
Quaerere cessavi numquam nec perdere desi,
mors intervenit, nunc ab utroque vaco36.

30 In base ai Carmina Latina Epigraphica Aquileia offre 13 iscrizioni metriche, cifra


superata solo da Milano (25) e da Vercelli (14, di cui 12 cristiane).
31 Si veda da ultimo Alfldy 1982, pp. 314 e 353.
2T\cann. 11, 23, 3.
33 Suet. gramm. 30; Sen. contr. 7 praef. 1-9; lo ricorda anche Quint, inst. 2, 15, 36; 3,
6, 62.
34 Tac. dial. 8, 1; luv. 4, 81; Quint, inst. 10, 1, 119; Alfldy 1982, p. 358.
35 Con Flaviano arriviamo per al VI secolo.
36 CIL V 7047 = CLE 1092. Per un panorama completo v. Cugusi 1985, pp. 240-242.
LETTERATURA E CULTURA LATINE IN ITALIA SETTENTRIONALE 223

Ma le stesse parole fa incidere v(iva) a Brescia una gentile signora (CIL


V 4656), parole che ancora si trovano sulla tomba d'un duumviro
monetario ad Aosta (CIL V 6842), di un seviro augustale a Verona (CIL
V 3415), d'un liberto di Padova (CIL V 2986), ma anche d'un ignoto
fuori delle nostre regioni, a Roma (CIL VI 30111). Mi pare che esempi
del genere gettino luce su molte cose, tanto da poterci domandare se si
pu parlare di corporazioni di lapicidi che si fanno passare 'modelli'
da offrire al cliente, qualche cosa di paragonabile ai cartoni dei musai-
cisti, che passavano da citt a citt.
Naturalmente ci sono carmi epigrafici su cui non merita fermarsi,
per differenti motivi : i due distici che vengono dal Gran San Bernardo
(CLE 873) non ci dicono di dov'era, dove si era formato il viandante
che li aveva fatti incidere. Viceversa l'iscrizione virgiliana trovata
presso Imponzo nel letto della Bt, di cui mi sono occupato tanti anni
fa37, non rientra nei nostri interessi perch sicuramente opera d'un
maestro di scuola d'oltralpe.
Possiamo avviarci a delle conclusioni constatando che a concretare
un senso di 'cultura' in Italia Settentrionale fa ostacolo l'enorme forza
d'attrazione esercitata da Roma : non abbiamo fatto un nome di
letterato che non abbia concluso la sua carriera letteraria a Roma, salvo il
neoterico Cecilio. A questo s'aggiunga che la civilt era romana e la
provincia non aveva pi senso : all'infuori di Catullo (e anche Catullo
poco), non abbiamo poeta che parli della vita cittadina. Tra gli scrittori
in prosa troviamo qualche cosa di pi in Plinio il Giovane, non nel
Vecchio, che ha un particolare pudore a parlar della sua terra38; neanche
le sue biografie ci dicono niente : in fondo logico, perch all'antico
non interessa il periodo di formazione, ma quello di affermazione della
personalit.
Abbiamo per trovato segni di cultura scolastica a Padova, a Vicen-
za, a Verona, a Cremona, a Milano; non sono improbabili a Corno (dove
la scuola superiore certa col II secolo), a Brescia, forse a Pavia. Ma
un quadro del genere ci assicura che di conseguenza dovevano esserci

L'altro caso cui accennavo CIL V 7097 = CLE 1474, che torna presso che identica in V
8485 (Aquileia), VI 27814, 29011, 30116 (Roma) e II 1580 (Ipsca nella Betica).
"Grilli 1965, pp. 1-8: l'iscrizione CLE 629; dai miei ragionamenti nell'articolo
citato si pu vedere perch accetto il testo dell'epigrafe e rifiuto al v. 2 gli emendamenti
di Oliver 1958, p. 123, accolti da Zarker 1958, p. 67 e da Cugusi 1985, p. 220.
38 Fuori dei libri geografici, Com nominata una volta sola (34, 144) e il Lario due
(9, 69 e 10, 77) pi il fonte pliniano presso il lago (2, 232).
224 ALBERTO GRILLI

scuole anche ad Aitino, ad Aquileia, a Concordia. Non parlo qui del


ludus, della scuola primaria, che ogni citt - municipio colonia -
sicuramente aveva, ma dell'istruzione immediatamente superiore, che
doveva gettare le basi di una cultura letteraria e non.

Alberto Grilli

BIBLIOGRAFIA

Alfldy 1982 = G. Alfldy, Senatoren aus Norditalien, Regiones IX, X, XI, in


Epigrafia e ordine senatorio, Roma, 1982 II, pp. 309-368.
Calder 1935 = W. M. Calder, Silius Italiens in Asia, in CIR, 49, 1935, pp. 216-
217.
Cugusi 1985 = P. Cugusi, Aspetti letterari dei Carmina Latina Epigraphica,
Bologna, 1985.
Gabba 1984 = E. Gabba, Ticinum dalle origini alla fine del IH secolo, in Storia di
Pavia, Pavia, 19841.
Grilli 1965 = A. Grilli, Su un'iscrizione della Carnia, in ASGM, 17/18, 1965,
pp. 1-8.
Grilli 1986 = A. Grilli, Incontri e scontri nel mondo letterario della X Regio, in
Aquileia nella Venetia et Histria (AA XXVII), 1986, pp. 105-118.
Lehnus 1982 = L. Lehnus, Verso una nuova edizione del commento virgiliano
attribuito a Probo, in Scripta Philologa IH, Milano, 1982, pp. 179-211.
Oliver 1958 = J. M. Oliver, AIA, 62, 1958, p. 123.
Radke 1969 = G. Radke, in Kleine Pauly, III, 1969, c. 980.
Zarker 1958 = J. M. Zarker, Studies in the CLE, Princeton, 1958.

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