Sei sulla pagina 1di 4

Che cos e a cosa serve la pronuncia neutra (o standard) duna lingua.

1.1. Durante uno degli incontri periodici per la pronuncia dellitaliano, qui a Venezia, con un gruppo di voi,
emerso che il concetto di pronuncia neutra/standard non sempre chiaro o evidente, n agli italiani n
agli stranieri (pure per la loro lingua).
Mi preme approfondire largomento con tutti gli interessati, anche telematicamente, appunto. Perci,
riassumo brevemente che cosa significa e quale ne sia lutilit, pratica e teorica.

1.2. In fondo, anche per la grammatica e per il lessico, ci si attiene a qualcosa che, seppur inconsciamente,
accettiamo come neutro. Per esempio, sappiamo bene che non si possono considerare neutre le forme
*vadi pure, *se mi dassi retta e *mi pare che hai ragione, e perfino *italiani e non. Infatti, per quanto
senzaltro pi diffuse delle forme neutre vada pure, se mi dessi retta e italiani e no, non sono affatto
accettabili. Per quanto riguarda lultima forma data (*italiani e non), si sa bene che almeno il 70%, se non di
pi, degli italiani (compresi intellettuali, anche seri!) dice e scrive proprio non (!).
chiaro che che la formulazione incriminata significa, in effetti, italiani e non italiani. Per, la grammatica ci
dice chiaramente (?) che la negazione non, necessariamente, seguta da una parola che vuole negare,
appunto; quindi: giallo, non verde; cotto, non crudo; un chilo, non due (chili); coscia, non petto; essere, o non
essere... ma, ce limmaginiamo Amleto che dicesse Essere, o non? ...!?

1.3. Invece, la negazione finale (in italiano vero) solo no. Di nuovo, che lingua italiana sarebbe quella che
che propinasse cose come le seguenti? Piove? Non. Oppure: *Io ti amo, ma tu non. O ancora: *Vieni, o
non? Infine: *Ho ragione, o non?
Quanti non ci possono credere?! Quanti no? Non certo *Quanti non?
A cosa ci porta tutto ci? Non certo a negare la naturale e legittima evoluzione linguistica! Invece, ci
dovrebbe portare a riflettere di pi sulla lingua; su come lusiamo, noi e gli altri. Chi, per *vadi pure, *se mi
dassi retta e *mi pare che hai ragione, si sia sbito schierato a favore delle forme vada pure, se mi dassi
retta e, magari titubando un po, per mi pare che abbia ragione, implicitamente ammette che c una forma
neutra per la grammatica. Ebbene, tale forma neutra non pu riconoscere *italiani e non, ma solo italiani e
no.
Lo stesso avviene per il vocabolario. comprensibile che, essendo tutti legati a un territorio, si tenda a usare
le parole che si sono apprese in famiglia. Ma, pure inconfutabile che parole come *tiretto e *pedalino, per
quanto diffusissime, non sono neutre, ma regionali (per cassetto e calzino, ovviamente)!
1.4. Perci, il neutro nella lingua esiste e come! E la lingua non solo grammatica, vocabolario e scrittura...
Anzi, la lingua , prima di tutto, suono!
Allora, anche per la pronuncia, c senzaltro la forma neutra; anche se la scuola e la societ sembrano
quasi non accorgersene... Si potrebbe anche dire che sarebbe gi un obiettivo pi che sufficiente se la gente

riuscisse a non fare errori di grammatica e a evitare svarioni lessicali; per, quando si tratta dinsegnare una
lingua straniera, anche la pronuncia dovrebbe essere curata, pena lanarchia e lingovernabilit
dellinsegnamento/apprendimento stesso.
Con ci non si vuole dire che tutti gli insegnanti dovrebbero usare sempre la pronuncia neutra. Dovrebbero,
per, essere in grado di riconoscere una pronuncia non-neutra, rispetto a quella neutra, anche per poter
esser in grado di dare le risposte adeguate alle varie, e inevitabili, domande dei discenti.

1.5. Quindi, linsegnate ditaliano, soprattutto allestero, non dovrebbe trasmettere pronunce (chiaramente
non-neutre) come *io penzo, *il zole, *perzo, *cansone, *la pporta, *abbido, *aggile, *la bbarca, *una ggida,
*buho, *bugo, *cambo, *quando costa?, *io dicco, *andatto, *otanta, *afare per i neutri io penso, il sole,
perso, canzone, la porta, abito, agile, la barca, una gita, buco, campo, quanto costa?, io dico, andato,
ottanta, affare e tante altre, che si potrebbero indicare bene solo usando una trascrizione fonetica.
La cosa pi onesta da fare, se allinsegnante, pur impegnandosi, scappa qualche pronuncia regionale (per
non parlare dellintonazione!), sarebbe dammettere chiaramente, fin dallinizio, davere un accento pi o
meno marcato duna particolare regione o citt; ma che c un modo non-regionale, sovraregionale, cio
neutro, di pronunciare litaliano. In fondo, cos per tutte lingue! In ogni nazione estera in cui sinsegni
litaliano, i nativi, per quanto istruiti, pronunciano senzaltro la propria lingua, per quanto forbita e curata, con
tracce pi o meno evidenti daccenti regionali.
Qualsiasi nativo, comunque, in certe occasioni (soprattutto non informali), sa che deve elevare le proprie
scelte lessicali, morfosintattiche e perfino fonetiche. Il problema effettivo, al livello fonico, che spesso non
c piena consapevolezza di ci che sia accettabile e ci che, invece, non lo sia. Di solito, come abbiamo
fatto sopra, la scrittura che aiuta a identificare le deviazioni. Per, nel caso di cielo, scienza, la scrittura
potrebbe fuorviare e non poco! giacch, lunica pronuncia accettabile, e quindi neutra, clo, scnza.

1.6. Per quanto riguarda litaliano, esistono libri, manuali e dizionari, che forniscono proprio la pronuncia
neutra, oltre a tante altre informazioni; fra questi, abbiamo, soprattutto per stranieri: L. Costamagna (1996)
Pronunciare litaliano, Perugia: Guerra (con 4 audiocassette, un cd e un mazzo di carte fonetiche); e L.
Costamagna (2000) Insegnare e imparare la fonetica, Torino: Paravia (con unaudiocassetta); , invece,
assolutalmente sconsigliabile e dannoso (per la pronuncia non-neutra e per le intonazioni innaturali): M.
Svolacchia & U. A. Kaunzner (2000) Suoni, accento e intonazione, Roma: Bonacci (con 5 costosissimi cd).
Inoltre, per italiani e no (!), abbiamo: L. Canepari (1999) Manuale di pronuncia italiana, Bologna: Zanichelli
(seconda edizione molto ampliata, con due audiocassette); e L. Canepari (1999) Dizionario di pronuncia
italiana, Bologna: Zanichelli; , invece, poco affidabile e fuorviante (per le registrazioni e soprattutto per le...
trascrizioni): A. Lori (2000) Speaker, Roma: Rai/Eri (con un cd).
Come si fa a stabilire quale sia la pronuncia neutra duna certa lingua, quando non esistano manuali e
dizionari (attendibili)?
2.1. Ovviamente, si parte dalla lingua, letteraria e no (!), quindi anche colloquiale, che sia, per, esente da
caratteristiche non-neutre dal punto di vista morfo-sintattico e lessicale. Trovati campioni di questo tipo di
lingua, ci si deve accertare che non presentino nemmeno contaminazioni, per quanto riguarda la
pronuncia, che permetterebbero dindividuare un parlante dal punto di vista geografico e sociale. E si pu
procedere, verificando, che non ci sia nulla di quanto indicato sopra ( 1.5), n altre caratteristiche.
Non sapendo (ancora) valutare bene ci che neutro e quello che non lo pu essere, ci si pu affidare al
semplice metodo/criterio seguente. Di solito, i professionisti della voce (cio, attori, doppiatori, presentatori,
annunciatori, cantanti), purch seri, usano una pronuncia neutra, almeno sul lavoro. Quindi, gi questa pu
essere una garanzia sufficiente. Perci, registrando (parti di) trasmissioni radio-televisive, o letture
radiofoniche di prosa, poesia e fiabe (che, vengono ancora fatte, anche se magari in orari non proprio
comodi), si riesce ad avere qualche buon campione da analizare e utilizzare per limitazione. Anche nelle
edicole e nelle librerie si possono trovare cassette interessanti.

2.2. Unaltra fonte importante sono gli eventuali materiali didattici (libri, cassette, e cd [audio, video o
multimediali]), per la pronuncia duna lingua, per stranieri ma anche per nativi. Ovviamente, non c una
garanzia assoluta e automatica che tali materiali siano fatti bene; ci vale, soprattutto, quanto pi laspetto
tecnologico prevalga su quello delleffettiva conoscenza. Infatti, pu succedere che i veri contenuti diventino
quasi seconadri rispetto al tecnicismo.
Altra fonte importante, per poter reperire la pronuncia neutra duna lingua, consiste ancora nei materiali
didattici (libri, cassette, e cd [audio, video o multimediali]), preparati per linsegnamento/apprendimento (della
propria lingua) a stranieri. immaginabile che, chi prepara delle registrazioni per insegnare la propria lingua,
scelga adeguatamente le voci e le pronunce da usare. Rispetto ai materiali per la pronuncia, per quelli di
lingua, la garanzia, che la pronuncia sia adeguatamente neutra, ancora meno scontata e sempre meno
probabile, mano a mano che si va avanti. Comunque, bisogna pur provare...
A cosa pu servire la pronuncia neutra?
3.1. Come per la grammatica e per il vocabolario (lo s visto al 1.2), la forma neutra il termine di
paragone per valutare e giudicare la bont dellapprendimento. Anche per la pronuncia, il termine
decisamente oggettivo, anche se la stragrande maggioranza delle persone native non usa, in effetti, una
pronuncia neutra. Per, serve sempre, come lago della bussola, per non andare alla deriva, senzalcuna
speranza; per non abbandonarsi a improvvisazioni fantasiose e deleterie, e per non abbandonare la
pronuncia a s stessa. Una guida serve, necessaria. E, anche chi non lammette, quando deve controllare
il proprio linguaggio, modifica pure la pronuncia, di solito in direzione di quella neutra, pur se con tante
incertezze, dovute proprio al fatto che non si ha, generalmente, una chiara idea di che cosa sia la pronuncia
neutra.

A che cosa si contrappone alla pronuncia neutra?

4.1. Logicamente, la pronuncia neutra, che unitaria (pur nellelasticit delle varianti ammesse), si
contrappone alle svariate pronunce regionali (e popolari), per i nativi, e alle variegate pronunce straniere per
i non-nativi.
Ora, bisogna considerare perch le interferenze dalla propria lingua su quella straniera, che si studia, sono
tanto complesse e quasi imprevedibili. pur vero che, generalmente, i problemi di pronuncia degli stranieri
che condividono una lingua nazionale sono perlopi comuni a tutti. Ma, altrettanto vero che, a seconda
della zona/regione in cui vivono, i parlanti della stessa lingua, a volte, hanno problemi diversi.
La risposta chiara, se si considerano le varie pronunce regionali, esistenti sul territorio nazionale, dove si
parla una certa lingua. Perci, dovrebbe essere piuttosto evidente limportanza di conoscere adeguatamente
anche le caratteristiche di pronuncia delle varie regioni. Tutto ci al fine di prevedere le interferenze e trovare
i rimedi giusti. Probabilmente, ognuno riterr importante conoscere solo ci che riguarda la zona in cui
insegna. Per, conoscere anche le caratteristiche delle altre zone non pu che migliorare la conoscenza
globale che si ha della propria lingua e, quindi, migliorare anche il proprio insegnamento. Tanto pi che,
oggi, la mobilit interna (oltre che esterna) decisamente in aumento; per cui, ormai, avere allievi, tutti
parlanti esattamente la stessa lingua, anche dal punto di vista fonico, praticamente impossibile.

4.2. Cosa si pu fare, quindi, per arrivare a conoscere (anche solo passivamente), oltre alla pronuncia
neutra, le varie pronunce regionali reperibili sul proprio territorio nazionale? Si pu collaborare,
suddividendosi i compiti. Si deve!

Si pu, quindi, cominciare da un numero relativamente ristretto di lingue, cio: inglese, spagnolo,
portoghese, francese, tedesco (e, magari, nederlandese, greco e russo). Per, non detto che non
possiamo presto espandere la rosa delle lingue a tante altre, soprattutto se troviamo bravi collaboratori.

4.3. A questo proposito, bisogna sbito chiarire che ci sono due tipi di collaborazione possibili. Quella del
locale e quella dellesperto (che possono anche coincidere). La collaborazione del locale, specie se nativo,
importante per individuare i diversi accenti, almeno della propria zona. La collaborazione dellesperto
necessaria per analizzare le caratteristiche degli accenti. Infine, il locale-esperto (sia sotto forma di nativo
che di straniero) riunisce entrambe le capacit/doti.
Il compito del collaboratove locale, perci, consiste nel cercare alcuni parlanti tipici e genuini, che siano
rappresentativi dun certo accento, riconoscibile da parte del nativo medio. Se ci sono pure variazioni
interessanti/notevoli di tipo sociolinguistico, legate al livello sociale, allet, al sesso, &c, bene includere
anche informanti adatti; altrimenti, sufficiente il criterio della tipicit e riconoscibilit.
Una volta individuate le persone adatte, si deve procedere con la registrazione magnetica, da effettuare su
normale cassetta (C60/C90; evitando le micro-cassette, che non sono sufficientemente affidabili), evitando
rumori esterni e specialmente tenendo il microfono (esterno o interno che sia) a non pi di 10 cm e
soprattutto in direzione dun angolo della bocca (non direttamente davanti), per evitare di rovinare la
registrazione col soffio di fiato. Comunque, va sempre tenuto presente che qualche prova, prima della
registrazione, molto istruttiva su come agire.
Ovviamente, il collaboratore locale non obbligato a limitarsi alla propria zona; infatti, se pu, bene che
raccolga registrazioni anche di nativi tipici daltre zone. Pi materiali si raccolgono, soprattutto se buoni e
tipici, prima si riesce a fornire una descrizione completa, da usare poi anche didatticamente, per contrastare
le interferenze.
Inoltre, qualsiasi suggerimento, di tipo fonetico o sociolinguistico, che aiuti a orientarsi meglio, pi che
benvenuto.

4.4. Il compito del collaboratove esperto, poi, quello danalizzare per bene le registrazioni e farne la
descrizione accurata, che servir per confronti con la pronuncia neutra, in modo da poter avere anche le
spiegazioni per problemi fonologici nuovi o inaspettati, con tutte le interferenze possibili...
Il ruolo dellesperto, lo facciamo tranquillamente noi, senza problemi, anche per coordinare; se voi fate la
vostra parte di collaboratori locali, va tutto bene.
Un altro modo per accelerare e completare prima la descrizione, consiste nel trovare, sia fra i nativi, sia fra
gli stranieri, conoscitori della lingua e della struttura fonologica, che abbiano linteresse e le capacit per fare
le analisi, secondo le nostre indicazioni, o in collaborazione con noi. Si potrebbero, perci, considerare
anche altri idiomi, oltre a quelli indicati sopra (inglese, spagnolo, portoghese, francese, tedesco;
nederlandese, greco e russo), comprese le loro varianti regionali; partendo dalle sinossi (che danno le
vocali, le consonanti e lintonazione dalmeno 200 lingue straniere) che appariranno in L. Canepari (2002)
Manuale di fonetica, Torino: Einaudi.
Saremmo felici se qualcuno di voi volesse impegnarsi per diventare collaboratore esperto, sia nativo che
straniero, seguendo le nostre indicazioni, pure a distanza (anche se, ovviamente, un contatto diretto di
formazione sarebbe auspicabile, per guadagnare tempo, specie per chi cominci da zero, o quasi.).
Comunque, fondamentale il ruolo di collaboratore locale, se lo si fa con partecipazione e interesse.
[Luciano C.]

Potrebbero piacerti anche