Sei sulla pagina 1di 2

L’ETA’ GIULIO-CLAUDIA

Dopo la morte di Augusto, nel 14 d.C., il Senato confermò la successione di Tiberio:


con lui, discendente per nascita della gens Claudia, ebbe origine la dinastia giulio-claudia.
Tiberio fu princeps dal 14 al 37, e alla sua morte il suo posto fu preso da Caligola,, il
quale invece fu poi assassinato dopo soli quattro anni di principato da un complotto di
pretoriani.
Fu acclamato imperatore nel 41 Claudio, regnò fino al 54 e dopo la sua morte, avvenuta
probabilmente a causa di un avvelenamento da parte di Agrippina, salì al potere a soli 17 anni
Nerone.

Nel corso di questi anni si assiste a momenti variabili di produzione letteraria: per
esempio, il regno di Augusto fu caratterizzato da una produzione letteraria estremamente
prolifica (Virgilio, Orazio, Properzio). Ma già negli ultimi anni del principato augusteo si erano
manifestati evidenti segni di disagio nei rapporti tra letterati e imepratore. La condanna alla
relegazione di Ovidio era stata ad esempio motivata con l’accusa mossa al poeta di aver
ostacolato con la sua opera il programma di restaurazione morale voluto dal principe.
Da quel momento infatti, sotto i regni di Tiberio, Caligola e Claudio la produzione
letteraria cominciò progressivamente a venire a mancare, sia perché l’apice della letteratura era già
stato raggiunto durante l’età augustea e nessuno si cimentava nel fare un qualcosa che era già
stato fatto nel migliore dei modi in passato, sia per via dei loro continui interventi repressivi nei
confronti degli intellettuali, basti pensare per esempio a Cremuzio Cordo. Egli fu autore di
un’opera d’impostazione filorepubblicana, in cui aveva esaltato i cesaricidi e per questo fu
processato sotto Tiberio ma prevenne la condanna dandosi volontariamente la morte.
Al contrario, durante l’impero di Nerone si assiste a una rigogliosa fioritura letteraria
(Seneca, Persio, Lucano) e ciò avvenne perché fu particolarmente interessato e appassionato alle
lettere e tentò per questo motivo di seguire l’esempio Augusteo.
RITRATTO DI SEIANO
Velleio quindi dedica a Seiano un ritratto che ha le caratteristiche del panegirico, in cui
l’attenzione è posta solo ed esclusivamente sui suoi pregi, escludendo totalmente i vizi. L’autore
infatti lo definisce come un “singularis adiutor”, un eccezionale collaboratore dell’imperatore,
dotato di straordinarie qualità come la lealtà, il vigore fisico e dello spirito.
Nei primi versi per giustificare la scelta di Seiano da parte di Tiberio, Velleio ricorre a
esempi del passato, sottolineando come anche altri grandi uomini, ossia gli Sscipioni e i due Lelii,
Augusto e Marco Agrippa, ebbero collaboratori insigni, a prescindere dalle loro origini modeste,
in quanto le virtù personali sono piu importanti dei nobili natali.
Affiora quindi un atteggiamento favorevole agli homines novi, cioè coloro che
provenivano da una famiglia in cui nessuno mai aveva rivestito alcuna carica pubblica. In uesto
atteggiamento si possono scorgere un indiretto sostegno alla politica di Tiberio, che voleva
rinnovare la classe dirigente dell’aristocrazia senatoria con forze nuove, e il desiderio dello
scrittore di mettere in luce i meriti di quei ceti dal cui ambito egli stesso proveniva.
il ritratto di seiano è comunque controverso in quanto seiano fu poi condannato a
morte dallo stesso imperatore per aver tentato una congiura, quindi non ci viene raccontato
come un modello della storia.

Nella seconda, parte Accanto alla lode del personaggio, c’è la riflessione sulla tendenza
del popolo romano a lodare non tanto le persone perche vengono da famiglia tradizionalmente
importanti ma perche hanno le qualita adatte per essere premiate e lodate. Il ritratto quindi
diviene anche una vera e propria esaltazione di questa cultura romana.
Comincia quindi un elenco di illustri personaggi, per sottolineare ancora una volta come
siano state le strordinarie qualità personali del prefetto e non i suoi natali a far compiere a Tiberio
la scelta del suo collaboratore: vengono citati illustri homines novi Mario, che di osucre origini
ma ha fatto sei consolati di fila, Cicerone, a cui tutti chiedevano consiglio, e Asinio Pollione,che
ottiene tutto perché tutti sono convinti che in lui ci sono delle qualità straordinarie
Questi sono citati anche per mettere in luce che anche Seiano, come loro hanno fatto
in passsato, contribuira al benessere dello stato.

Potrebbero piacerti anche