Sei sulla pagina 1di 4

CESARE:

Gaio Giulio Cesare nasce il 13 luglio del 100 a.C., più giovane di Pompeo e Crasso (106).
Apparteneva alla gens Iulia  famiglia patrizia che si dice discendesse direttamente da Iulo, figlio
di Enea (questa sua discendenza divina avrà un peso nella sua propaganda politica). La sua
famiglia, e di conseguenza anche lui, era molto vicina a Mario e al partito dei populares (per lo
spazio politico anche ai ceti sociali emergenti, al contrario di Silla che era a favore del predominio
dell’aristocrazia). Ricevette una solida istruzione dal grammatico Antonio Gnifone, si reca in Grecia
per perfezionarla. Nel 77 a.C. va a Rodi presso la scuola del retore Apollonio Molone e si accosta
all’atticismo (corrente retorica, modello oratorio sulla sintesi espressiva e formale  brevitas e una
concezione della lingua ordinata  analogia). Nell’ 83 sposa Cornelia, figlia di Cinna (collega di
Mario nel consolato), per riconfermare la sua posizione politica, ma procurandosi l’ostilità di Silla,
quindi nell’ 81 parte per l’Asia avviando la sua carriera militare. Con la morte di Silla (75) torna a
Roma e dà inizio alla sua carriera politica e oratoria (accusa Dolabella di malversazione  reato
commesso da chi, avendone la disponibilità, impiega indebitamente somme di denaro o cose
mobili altrui, o altrimenti vincolate ad una specifica finalità). Cesare si affermò per le sue abilità
oratorie (interprete di un vasto disagio nei riguardi dell’aristocrazia degli optimatesricchi
finanzieri e commercianti dell’ordine equestre emarginati politicamente). Diventa inoltre uno dei
principali referenti dei populares, senza posizioni estremistiche.

Viene eletto questore nel 68 a.C. La sua carriera fu rapida: infatti diviene edìle curule nel 65 a.C. e fa
restaurare la statua di Mario per precisare ancora la sua idea politica. Nel 63 viene eletto Pontifex
Maximus (carica tanto religiosa quanto politica così da orientare l’opinione pubblica). Nello stesso
anno prese luogo la congiura di Catilina (descritta da Sallustio nel De coniuratione Catilinae) nella
quale egli ebbe un qualche luogo. Eletto:

- nel 62  pretore

- nel 61  propretore nella Spagna Ulteriore

- nel 59  console, ponendosi come capo del suo schieramento

Nel 60 (rientrato dalla spagna) realizza il primo triumvirato (patto privato di spartizione del potere)
con Pompeo e Crasso al fine di non perseguire un’altra guerra civile. Dopo il suo consolato ottiene
il proconsolato della Gallia Cisalpina e della Gallia Narbonese per 5 anni. Inizia una campagna
contro gli Elvezi e comincia a concepire il grande progetto di rendere sicuri i confini dello Stato
romano contro i Germani. Questa impresa viene compiuta tra il 58 e il 52 e porta a Cesare grande
prestigio (accresce il suo potere polito e militare e dispone di molte ricchezze). La campagna in
Gallia conferma la debolezza delle istituzioni repubblicane per l’incapacità dei porre un freno alle
ambizioni personali di Pompeo e Cesare (ad esempio)  contavano sempre su appoggio
incondizionato delle loro truppe che erano molto legate alla figura del proprio comandante.

Gli optimates cominciavano a impensierirsi per questa situazione perché vedevano Cesare come
una minaccia per il loro potere. Così misero lo stesso Pompeo contro di lui che durante l’assenza di
Cesare aveva sedato le rivolte causate dalla morte del tribuno Clodio. La morte di Crasso durante
una campagna contro i Parti nel 53 segnò la divisione completa dei rapporti tra Pompeo e Cesare
disfacendo anche il primo triumvirato. Pompeo si era accostato ai nobiles che provavano ad
indebolire la figura di Cesare (ostacolano la sua nuova nomina come console e la proroga del
comando militare). Così si cominciò a pensare ad un nuovo conflitto civile che modificò
radicalmente l’assetto dello Stato romano. Cesare è visto come un iniziatore della figura
dell’imperatore e dell’impero romano. Dopo l’ultimatum che lo obbligava ad abbandonare
l’esercito il 10 gennaio del 49 a.C. oltrepassa il Rubicone con l’esercito ancora armato contro Roma,
per questo venne accusato di essere hostis publicus e così cominciò una nuova guerra civile. Dopo
aver sconfitto i pompeiani nel 46 e nel 45 a.C. Cesare viene eletto console per la quinta volta a vita.
L’aristocrazia temeva l’evoluzione del suo potere in una forma di autocrazia, allora Cesare avviò un
tentativo di riconciliazione attraverso la clementia, suggeritagli anche da Cicerone. Per rinnovare lo
Stato romano attuò nuove riforme estese anche alle provincie tra cui anche quella del calendario
detto appunto “Giuliano”. Però quando cominciò a pensare ad una spedizione contro i Parti cade
vittima di una congiura ordita da Bruto e Cassio (temevano che il potere di Cesare si trasformasse
in potere monarchico) il 15 marzo del 44.

LE OPERE:

Cesare fu un grande intellettuale con un’educazione raffinata e vicino al pensiero epicureo.

Cesare ha composto 14 orazioni

CATULLO:

Poche le notizie certe sulla vita di Gaio Valerio Catullo; le sue poesie d’altra parte non permettono
di ricostruire con sicurezza fatti e date. Proveniva probabilmente da una famiglia altolocata della
Gallia Cisalpina, avevano una villa a Sirmione (lago di Garda) e a Tivoli. Probabilmente dopo il 65
a.C., si trasferirono a Roma, qui Catullo entrò in contatto con un mondo completamente diverso da
quello a cui era abituato (politici corrotti, salotti mondani e intellettuali innovatori). In questo
contesto si innamorò della matrona Clodia, moglie di Quinto Metello Celere e sorella di Publio
Clodio Pulcro. Strinse amicizie con Cornelio Nepote, Calvo e Cinna. Trascorse i suoi ultimi anni di
vita segnati da un'inquietudine interiore e non in perfetta saluta.

84 a.C. → nasce a Verona da famiglia agiata, in rapporti di amicizia con Cesare a Roma frequenta
personaggi di spicco in ambito politico e letterario si innamora di Clodia, sorella del tribuno Publio
Clodio Pulcro (cantata con il nome di Lesbia)

57 a.C. → segue Memmio in Bitinia

54 a.C. → presunto anno della morte a Roma

I NEÒTEROI (I secolo a.C.): sono eversivi e rivoluzionari e sono stati designati come poeti
nuovi/moderni e cantores Euphorionis - imitatori del poeta greco Euforione (neòteroi in greco, novi
in latino) da Cicerone, con intento dispregiativo per indicare la generazioni di nuovi poeti che
hanno un carattere diverso rispetto al passato; accolgono i principi estetici di Callimaco di Cirene:
brevità, raffinatezza formale, erudizione; coltivano generi letterari caratterizzati dalla brevità (epillio,
epigramma); hanno come tematica privilegiata l’amore; non trattano argomenti di interesse
pubblico.

Valerio Catone (poeta e grammatico) è considerato il caposcuola del movimento. Delle sue opere e
dei suoi allievi (Elvio Cinna, Licinio Calvo e Varrone Atacino) non ci è arrivato molto, ma abbiamo
molte poesie di Gaio Valerio Catullo. Le fonti letterarie ne citano però anche di diverse rispetto a
quelle che ci sono pervenute. La crisi della Repubblica li aveva allontanati dall'impegno
nell'esaltazione della res publica. Vivevano invece in una dimensione artistica estetica e intellettuale
della loro poesia. Le loro opere sono l'incarnazione di questo l'oro disimpegno: sono raffinate, di
contenuti ricercati ed eleganti nelle soluzioni metriche e linguistiche.

Generi: epillio (breve poemetto di argomento mitologico in esametri) e l'epigramma (breve


componimento in distici elegiaci, argomento vario).

Precursori: circolo di Quinto Lutazio Catulo (150-87 a.C.) con Levio, Valerio Edituo e Porcio Licinio.

IL LIBER: detto catulliano, ci sono giunti 116 componimenti raccolti in un liber e organizzati in tre
gruppi in base a criteri metrici; questa circostanza rende probabile il fatto che il liber sia stato
allestito e pubblicato dopo la morte dell’autore.

Nugae → Carmi 1-60 → componimenti brevi, di carattere leggero, in metri vari (trimetri giambici,
endecasillabi faleci, strofe saffiche e versi scazonti) e notevole varietà tematica (poesia, amore per
Lesbia, invettive e amicizia). Il termine nugae significa sciocchezze che rimanda un ambito leggero e
disimpegnato.

carmina docta → Carmi 61-68 → componimenti più lunghi e stilisticamente più elaborati in metri
vari (distici elegiaci, esametri, galliambi, gliconei e ferecratei), marcando il gusto erudito della
poesia alessandrina.

epigrammi → Carmi 69-116 → componimenti brevi, in distici elegiaci con gli stessi temi delle
nugae. Non si possono ancora chiamare poesia di invettiva (discorso aggressivo e violento).

Catullo è l'unico poeta di cui abbiamo un'opera con così tanta varietà metrica e tematica (in greco
poikilia, varietas in latino) e molti di questi metri utilizzati sono di derivazione greca.

In tutte e tre le sezioni del liber Catullo applica consapevolmente i canoni estetici della poetica
alessandrina, accennati con alcune allusioni nel Carme 1 e espressamente dichiarati nel Carme 95
(sulla Zmyrna, epillio composto dall’amico Cinna). Questi sono: brevità; raffinatezza stilistica e
grazia; originalità.

A queste tre caratteristiche, nei carmina docta si aggiunge l’erudizione.

Probabilmente non fu ordinato da un letterato suo amico e non da lui stesso. Infatti nel primo
carme Catullo dedica l'opera a Cornelio Nepote chiamandola libellus e non liber, con cui si intende
una sola parte dei componimenti, probabilmente le nugae. Dopo la morte del poeta l'editore (che
si pensa fosse stato proprio Cornelio Nepote) aggiunge i carmina docta e gli epigrammi che
probabilmente erano stati già pubblicati singolarmente.

I carmi brevi: Nuagae ed epigrammi

I carmi brevi (i polimetri e i distici elegiaci) trattano per lo più contenuti leggeri: occasioni e
avvenimenti della vita quotidiana, affetti, odii, ecc.

Si indirizzano a una cerchia raffinata e colta, che coincide con l’ambiente letterario e mondano
della capitale. Immediatezza e spontaneità descrittiva si coniugano con uno strenuo controllo
formale, all’insegna del lepos (grazia), della venustas (eleganza) e dell’urbanitas (raffinatezza, gli
urbani si distinguevano per una maggiore educazione).
I temi → Nei carmi brevi si rispecchia la vita mondana e interiore di Catullo: al primo ambito
tematico ci riportano i tanti riferimenti a occasioni sociali, inimicizie, pettegolezzi e malignità,
violenti attacchi personali motivati da cattive abitudini sociali o da pessimi gusti letterati; al
secondo ambito invece riconducono i versi dettati al poeta dall’amicizia e dalla nostalgia per il
fratello scomparso prematuramente. L’ispirazione autobiografica di questi carmi si unisce a un alto
grado di elaborazione letteraria e cura formale.

Lesbia: Il tema più famoso tra quelli svolti nei componimenti brevi è senza dubbio l’amore per
Lesbia. Lesbia è uno pseudonimo dietro il quale si cela Clodia, sorella del tribuno della plebe Gaio
Clodio: donna intelligente e corrotta, bersaglio di Cicerone nell’orazione Pro Caelio. Lo pseudonimo
è significativo: il riferimento all’isola di Lesbo, patria di Saffo, evoca la passione, l’amore, ma anche
la raffinatezza e l’eleganza proprie dei gusti e dei versi della poetessa greca.

L'amore → Il modo in cui Catullo concepisce l’amore costituisce una rivoluzione etica e sociale:
all’amore vengono applicati concetti e terminologia propri della politica e della religione (foedus
sanctae amicitiae, “patto di inviolabile amicizia”); in nome dell’amore vengono infranti i tabù della
morale tradizionale e si giustifica una relazione extraconiugale (Lesbia-Clodia è infatti una donna
sposata); assorbito dall’amore, non meno che dalla letteratura e dalle amicizie mondane, Catullo
rifiuta tutti gli impegni sociali e politici del civis Romanus.

L’amore per Lesbia è vissuto da Catullo come un’esperienza totalizzante, capace di illuminare da
sola l’esistenza e darle un senso. Ma l’amore è anche causa di lacerazione: in preda alla gelosia per i
tradimenti di Lesbia, il poeta oscilla dolorosamente tra passione e odio. La relazione con Lesbia
causa infine una dissociazione tra componente affettiva (bene velle) e componente sensuale
(amare) dell’amore.

I Carmina docta → Nella sezione dei carmina docta trovano la massima applicazione dei principi
dell’arte callimachea. Di questo gruppo fanno parte: due epitalami (carmi 61 e 62), cioè canti
nuziali; un epillio in galliambi (metro raro) sul mito di Attis (carme 63); un biglietto di dedica del
successivo carme 66 (carme 65); la Chioma di Berenice (carme 66), traduzione artistica di un’elegia
di Callimaco, ma con accentuazione dei temi cari al poeta (fides, “lealtà”, e pietas, “rispetto”).

La lingua e lo stile → La poesia catulliana presenta un’originale combinazione di linguaggio


letterario e sermo familiaris, con prevalenza del primo nei carmina docta, del secondo nei
componimenti brevi. Tipico del sermo familiaris è l’uso di diminutivi e di grecismi tratti dalla lingua
d’uso. Ampio il ricorso al turpiloquio, lingua dell’invettiva, dello sberleffo, della trasgressione.

Òdi et amò. Quare ìd faciàm, fortàsse requìris/ nèscio, sèd fierì sèntio et
èxcruciòr

Potrebbero piacerti anche