LA VITA
Non abbiamo dati certi sulla vita di Publio Terenzio. Nacque probabilmente nel 186
a.C. non a Cartagine, come vuole la tradizione, ma in un’altra zona dell’Africa
settentrionale, come indica il «cognome» Afer. Fu condotto schiavo a Roma dal
senatore Terenzio Lucano, del quale ricevette il nomen una volta affrancato.
Quindi i Tria nomina del commediografo erano Publius Terentius Afer. Nella capitale
Terenzio entrò in rapporti di amicizia con Scipione Emiliano, attratto dal suo circolo e
Gaio Lelio, e ne condivise gli interessi culturali filellenici, che manifestò nelle sue
commedie. Terenzio morì giovane, nel 159 a.C. dopo aver rappresentato gli
Adelphoe (I fratelli), secondo una tradizione, durante o dopo il naufragio della nave
che trasportava preziosi originali di commedie acquistati in Grecia.
LE TIPOLOGIE DI COMMEDIE
Terenzio si dedicò al genere comico, come fece anche Plauto, scrivendo tra il 166 e il
160 a.C. 6 fabulae palliate di titoli greci.
Terenzio non applica precise tipologie di commedia, non risalta più la commedia
della beffa e anche la figura del servo stesso. Non esiste più neanche la tematica del
doppio, ma ritiene molto centrale la commedia dell'agnizione e la commedia dei
caratteri.
LA COMOEDIA DUPLEX
Una caratteristica ricorrente nelle commedie di Terenzio trame basate sul doppio
intreccio. Cioè lo sviluppo di due storie, che alla fine trovano lieto fine comune. Ciò
non lo fece per rendere le trame più complesse, ma l'intento era quello di non
cadere negli stereotipi.
UNA COMOEDIA STATARIA
Tipica delle commedie terenziane è infine la tendenziale staticità e il fatto che esse
risultino basate più sul contenuto dei dialoghi che sull'azione scenica. Infatti fu
definita una commedia stataria, cioè statica, che era poco movimentata.
I PERSONAGGI E I TEMI
Terenzio è autore di un teatro naturalistico, in cui l’attenzione è concentrata sulla
psicologia dei personaggi. Tende ad alterare i caratteri dei personaggi tradizionali,
come accade in particolare nel caso del servus che, nonostante alcuni aspetti simili,
perde la funzione di architetto dell’inganno. In generale in Terenzio il personaggio
assume nel corso dell’azione una sua individuale fisionomia, molto più credibile e
differenziata tra loro. Inoltre Terenzio attribuisce al teatro anche una funzione
educativa, portando il pubblico alla riflessione del mondo e della vita.
TRAME NUOVE
Terenzio approfondisce anche il tema amoroso, l’amore contrastato e il rapporto tra
i padri e figli. Se in Plauto la figura dell’adulescens era quella di fare beffe di fronte
alla severità del padre vecchio, Terenzio invece propone una educazione differente
fondata non più sull'autorità del paterfamilias, ma sul rispetto reciproco e
sull'affetto.
HUMANITAS
Queste tematiche vengono trattate in modo nuovo e originale, incentrate sul
concetto dell'humanitas. Due sono gli aspetti essenziali dell’umano in Terenzio:
humanitas e il senso del dovere nei rapporti sociali, innovativo rispetto alla
philanthropía greca.
I MODELLI E LA STRUTTURA
Le commedie di Terenzio si presentano molto più simili a quelle del greco Menandro
e alcuni autori della Commedia Nuova di età ellenistica. A differenza di Plauto
elimina quasi del tutto la musica, i lazzi verbali, e la rottura dell’illusione scenica per
rendere la vicenda più verosimile.
PROLOGO E POLEMICA LETTERARIA
A differenza di quanto accadeva nel teatro da Euripide in poi, Terenzio non usa il
prologo per esporre l’antefatto dell’azione drammatica, ma per polemizzare contro
i suoi avversari letterari ed esporre i suoi principi di poetica.
Le opere teatrali di Terenzio, troppo aperte alle novità, incontrarono l’ostilità dei
conservatori e uno scarso interesse del pubblico, legato a forme teatrali più vicine al
gusto italico. Terenzio subì soprattutto le critiche di Luscio Lanuvino.
Le accuse erano fondamentalmente tre: aver usato troppo liberamente la
contaminatio; aver commesso plagio, utilizzando personaggi e scene di commedie
greche; e aver scritto le sue commedie
CESARE 312
LA VITA
Gaio Giulio Cesare nacque a Roma nel 100 a.C. Apparteneva alla gens Iulia che era
una famiglia tra le più illustri di Roma, vantando la discendenza da Julo, detto anche
Ascanio, figlio dell’eroe Enea e nipote della dea Venere, ma era ormai decaduta.
Mentre la famiglia paterna era legata a Mario e al partito democratico, quella
materna era politicamente vicina a Silla e agli oligarchici
Cesare mostrò sin dall’inizio le sue simpatie per il partito dei populares («amici del
popolo», «democratici»), che si opponeva a quello degli optimates («ottimati»,
«oligarchici»).
SALLUSTIO
LA VITA
Gaio Sallustio Crispo nacque nella città di Amiternum (presso L’Aquila), all’incirca
nell’86 a.C. Ebbe una vita politica, fu homo novus e si schierò dalla parte dei
populares, cioè la fazione contrapposta all’oligarchia senatoria. Nel 52 a.C., da
tribuno della plebe, prese violentemente posizione contro Milone, l’agitatore
politico legato agli optimates, e contro Cicerone, suo difensore, nella causa per
l’uccisione di Clodio, il capo delle bande dei populares.
Collaborò con Cesare, sebbene con scarsi successi, durante le guerre civili. Alla fine
del 47 come pretore seguì il dittatore nella campagna d’Africa, dopo la vittoria gli fu
affidato il comando dell’Africa nova. In quei mesi di governo accumulò a danno dei
provinciali enormi ricchezze, per le quali a Roma gli fu mossa l’accusa di
concussione. Per evitare la condanna, consigliato da Cesare stesso, nel 44 a.C. fu
costretto a ritirarsi a vita privata negli Horti Sallustiani.
Trascorse qui gli ultimi 10 anni di vita e diede all’attività storiografica, infatti scrisse il
De Catilinae coniuratione e il Bellum Iugurthinum, e un’opera rimasta incompiuta
del progetto delle Histroriae.
LE OPERE
De Catilinae coniuratione
Con il De Catilinae coniuratione («La congiura di Catilina»), composto
probabilmente nel 42-43 a.C., Sallustio interrompe la tradizione annalistica e sceglie
la storia di tipo monografico, occupandosi di un singolo episodio di storia
contemporanea: il moto rivoluzionario organizzato dall’aristocratico Lucio Sergio
Catilina negli anni 63- 62. La congiura di Catilina rappresentava un momento
significativo degli ultimi anni della repubblica romana, nel quale Sallustio individuava
tutti i segni della crisi che ben presto sarebbe esplosa nelle guerre civili. La
narrazione dei fatti è suddivisa in 61 capitoli.
Il proemio del De Catilinae coniuratione è di carattere filosofico. Dopo i capitoli
proemiali, si apre una rappresentazione storica, con l'illustrazione degli antefatti e
la prima fase della congiura. La seconda fase della congiura, poi, vengono
condannati a morte dei catilinari.
Il De Catiliniae coniuratione è sia di carattere narrativo che descrittivo, nel primo
excursus, Sallustio ripercorre la storia di Roma, sottolineando l’antitesi tra la virtù
degli antichi e la corruzione del presente. Nel secondo excursus invece analizza la
situazione storico-politica di Roma hai tempi della congiura. Ciò permette di
presentare la congiura di Catilina come il motivo della crisi istituzionale e morale,
che porterà al principato.
Sallustio si concentra sugli eventi più significativi, inserendo anche parti
drammatiche, dando la parola ai personaggi. I protagonisti sono presentati
attraverso ritratti che rendono omaggio alla loro virtus individuale, si trova anche la
loro analisi psicologica.
Sallustio presenta Catilina sotto una luce non del tutto negativa, cioè come un
individuo malvagio e corrotto per natura, ma anche affascinante, intelligente,
coraggioso, capace di combattere e morire coraggiosamente in difesa delle proprie
idee. L’ambiguità di questo ritratto riflette due contrastanti sentimenti che agiscono
nell’animo dello scrittore: da un lato l’apprezzamento del democratico per le
motivazioni sociali all’origine della congiura, dall’altro la repulsione del senatore per
un progetto di sovvertimento totale dello Stato oligarchico.
Il ruolo di Catone è sopravvalutato, poiché l’autore vede in questo personaggio il
simbolo delle antiche virtù, da cui ha prodotto la rovina dello Stato. Viene sminuito,
invece, Cicerone, nonostante l’oratore nelle sue funzioni di console abbia affrontato
la crisi con successo, perché è nemico personale dell’autore.
Più complesso il ritratto di Cesare: incarna il rispetto delle leggi, il moderatismo e la
clementia. Per scagionarlo da ogni sospetto di complicità con i seguaci di Catilina
vengono operate trasposizioni cronologiche di alcuni fatti
Per Sallustio, solo Catone e Cesare possono salvare la res publica.
De bello Iugurthinum
Il De bello Iugurthinum («La guerra contro Giugurta»), composto verso il 40 a.C.
circa, narra in 114 capitoli un avvenimento storico antecedente la congiura di
Catilina: la guerra che i Romani combatterono dal 111 al 105 a.C. contro Giugurta,
re di Numidia.
Come la congiura di Catilina, la guerra contro Giugurta è oggetto di analisi
storiografica poiché significativa della lotta politica tra optimates e populares.
Anche in questa monografia il taglio è moralistico e apertamente politico. Giugurta
stesso, l’eroe negativo della narrazione, non ha una natura corrotta, come Catilina,
ma si corrompe a contatto con la società romana: dai Romani impara che con la
corruzione tutto è possibile e se ne serve a suo vantaggio. L’eroe positivo della
monografia è certamente il democratico Caio Mario, che è dotato, secondo
Sallustio, di tutte le doti dell’uomo grande;
Le Historiae
Le Historiae, in 5 libri, narravano le vicende dal 78 a.C., morte di Silla, fino al 67
a.C., data della vittoria di Pompeo sui pirati.
Qui troviamo il lato pessimistico di Sallustio,e il lato negativo della storia recente,
dominato da politici corrotti. L’uccisione di Cesare favorisce nell’autore la perdita di
speranza per la soluzione alla crisi della res pubblica.
LA LINGUA E LO STILE
Sallustio predilige un discorso irregolare, pieno di asimmetrie, antitesi e variazioni di
costrutto: inconcinnitas (disarmonia)
Irregolarità e variabilità (variatio) del testo
Periodare parattattico
omissione dei legami sintattici
ellissi dei verbi ausiliari
Utilizzo di arcaismi : novos per novus, lubido per libido, omnis per omnes, -ēre
del perfetto indicativo per –erunt, claritudo per claritas