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DANTE ALIGHIERI

Dante nasce nel 1265 a Firenze. Egli è considerato il più importante autore del mondo classico. È
talmente geniale e diverso dagli altri autori, che è studiato in tutto il mondo. Egli prende la cultura
classica, nel rapporto tra l’uomo e dio, e lo rivoluziona portandolo alla mano di tutti. Ha inventato
la lingua volgare, mettendo insieme tutte le centinaia di migliaia dei dialetti. La sua opera resta una
produzione importante e vasta riguardo i temi. È considerato il padre della lingua italiana. Tra le
opere più importanti ci sono la divina commedia, vita nuova (mette insieme prosa e poesia), scrive
poesie, trattati di teologia, di filosofia, trattati di lingua (sul volgare) e trattati di politica. Uno dei
suoi più grandi estimatori è stato boccaccio, la quale scrisse in tre testi una splendida descrizione
su Dante. Per lui è un genio, un letterato, un pilastro della poesia mondiale. Non abbiamo
documenti sulla sua biografia, e molte parti della sua esistenza restano nel buio, sconosciute. La
maggior parte delle notizie su dante le sappiamo dalla divina commedia. Nasce a Firenze tra il
maggio e giugno del 1265. Si trova in un periodo storico, la sua Firenze è divisa tra Guelfi e
Ghibellini, divisi ancora tra Guelfi Bianchi (papa) e Guelfi Neri (imperatore). La sua famiglia
apparteneva alla famiglia dei guelfi, anche se lui racconterà che i valori dei nobili erano raccolti nel
purgatorio: egli condannerà i vizi e le virtù dei nobili del tempo, chiamandoli come Gente Nova. Il
padre di dante è un umile cambia-valute, di lui dante non parla mai nella divina commedia, ma
parlerà invece dei suoi padri ideali: caccia guida. Lui si è formato al trivio e il quadrivio, che
consistevano nella grammatica, astronomia, ecc.… frequentò brunetto latini, maestro di retorica,
dalla quale prenderà le basi. Appena ventenne avrà la prima donna, Gemma Donati, dalla quale
avrà quattro figli. Di questa donna non abbiamo notizie. La donna che lo ha tormentato è tutta
incastonata nella “vita nuova”: beatrice, colei che beatifica, che rende beata la vita del poeta. Si
tratta di un amore non corrisposto. Nella vita reale si chiama Bice portinai, e racconterà nella vita
nuova che la incontra per la prima volta a 9 anni. Per lui beatrice rende disumane qualsiasi forma e
bellezza, è la donna decantata nel processo del dolce stilnovo, dove lo canterà nel 24° canto della
divina commedia, dove decanterà la bellezza della donna. Si reca a bologna tra l’86 e l’87 e
conosce guido guinizzelli, entra a contatto con altri poeti e fonda i “fedeli d’amore”, fondatori
della poesia del dolce stilnovo. Molti critici letterari dicono che lui si atteggia come IL poeta del
dolcestilnovismo. La morte prematura di beatrice nel 1290 pone fine al momento chiave della vita
del poeta, cominciò a scrivere le rime pietrose, che esprimono un sentimento durissimo riguardo
questo amore impossibile. Dalla morte di beatrice dante trova rifugio nella filosofia, scrivendo il
convivio, che confluirà nelle sue opere. Si appresta a scrivere la divina commedia, un trattato
enorme di teologia.
Un’opera molto importante di Dante Alighieri è “Vita Nuova”. Già il titolo incuriosisce, infatti la
novità delle nostre vite è l’amore. L’amore fa vedere tutto ciò che ci circonda positivamente. E nel
momento in cui manca l’amore, tutto si rabbuia per quanto ci si debba sforzare a vedere le cose
sempre e nonostante tutto come se fossero nuove. La sua vita è resa nuova dalla presenza di
beatrice. È scritta tra il 1293 e il 1295. È un’opera geniale e strana perché è la prima opera che crea
il prosimetro: il prosimetro è un genere letterario che unisce prosa e poesia. Dante mette insieme
la poesia, e la versione in prosa di essa. Prima di ogni poesia Dante scrive una prosa in cui
introduce la poesia appena scritta, e alla fine scrive una spiegazione dal punto di vista testuale,
contestuale e del significato. È costituita da 42 capitoli e 32 testi poetici: la prosa introduce e
spiega i testi poetici: nelle introduzioni scrive che l’amore rende nuove le nostre vite e nelle tesi,
ovvero le poesie, parla delle vicende d’amore e di disinteressato amore tra lui e beatrice, nella vita
reale. Siamo nel medioevo, e nel medioevo tutto è simbolico: tempo, spazio, numeri, vestiario…
sono tutti simboli della vita umana e della vita di dio. Dante incontra beatrice a 9 anni, a 12 anni, e
9 mesi dopo. Tutto ruota intorno al numero nove. Dante racconta un amore non popolare, per
quanto egli si sforza a non renderlo popolare. Egli incontra beatrice per la prima volta in una
funzione religiosa. 9 anni dopo riceve il saluto da beatrice, che per dante diventa perdizione
d’amore. Un giorno dante fa un sogno, sogna la personificazione dell’amore che va in sogno a lui, e
invita beatrice a cibarsi del cuore di dante. Un’immagine dell’amore che torna molte volte,
arrivando alla contemporaneità quotidiana. Vive questo sogno come una sorta di premonizione, si
inventa la donna schermo, una figura che tende a cercare un amore non corrisposto in altre
persone. Quello che non troviamo in una donna o in un uomo amato, lo cerchiamo
ossessivamente in altre persone, purché io possa scordarmi di lei/lui, andando però negli stessi
posti frequentati. Proiettiamo la nostra visione d’amore nei confronti di altre persone, dal punto di
vista etico è un’illusione, e non è etico nemmeno nei nostri confronti. Dante dice che per non
avere la possibilità di incontrare altre donne come beatrice, inventa qualsiasi cosa pur di non
incontrare le donne schermo. Nella prima parte di vita nuova le poesie raccontano un contesto
poetico in cui dante scrive poesie nei confronti dei sentimenti dell’amore, la seconda parte la
poesia d’amore sia disinteressata all’amore, fare poesia per fare poesia. L’ultima parte di vita
nuova, una visione annuncia a dante la morte di beatrice: in questa visione beatrice si trasforma e
si dissolve come in qualcosa che si può solo contemplare: la donna angelicata. La sua morte porta
dante nello strazio più totale. Scriverà le rime petrose, alludendo al cuore di pietra, e troverà
conforto nella filosofia, che porterà la stesura del convivio. Nella divina commedia si allude al
numero 3, nella vita nuova si avrà l’insistenza del numero 9. È tutta un’opera simbolica rispetto ai
nomi, considerata un’opera visionaria e poetica. Nella presentazione dell’opera dante dice che è
un libro della memoria. Il libro diventa il simbolo per antonomasia, per eccellenza, della memoria.
Vita nuova è quel libro che racconta più di tutti la memoria, e non sarà un caso che in campo
semantico tutto il libro sarà metafora di un cammino che compie intorno all’amore. È considerata
un’opera a tema, perché all’interno dei propri interessi tutta una serie di temi che lo scrittore
affronta in prima persona, utilizzando generi diversi.
Le rime di vita nuova sono le rime in vita, le rime in morte e le rime in petrosa. Le rime in vita sono
quelle rime che dante compone quando beatrice è ancora in vita, mentre le rime in morte e le
rime in petrosa le scriverà dopo la morte di beatrice, dove racconta la sua sofferenza e la sua
durezza di cuore. Comprende che l’amore impossibile lo tormenta, e traduce il dolore in poesia,
una poesia disinteressata. Comincia a scrivere poesie semplicemente per lodare la donna amata.

Dopo vita nuova maturano in dante nuovi interessi di carattere etico, filosofico, politico, perché
subito dopo vita nuova dante sorpassa il tema l’amore per la donna, sostituendolo all’amore per la
filosofia. È questo il periodo dell’esilio, che gli fa scrivere opere come il Convivio (filosofia)
paragonandolo ad un banchetto di discipline diverse, che avranno tutte un motivo. Un altro
interesse sarà per la lingua, infatti scriverà de volgare eloquentia, de monarchia e la divina
commedia. Tra queste scriverà le rime: sono 54 testi che non rientrano in vita nuova. Sono poesie
che non entrano in una raccolta ben precisa, dante non decide di catalogarle in un’unica opera.
Finita l’esperienza del dolce stilnovo, le rime avranno un carattere completamente diverso. Le rime
diventano dure, petrose, e l’immagine metaforica delle pietre diventa l’amore non corrisposto. Dal
punto di vista dei temi e del linguaggio, dante dà un’impronta nettamente diversa alla sua poesia.
La poesia manifesto sarà “così nel mio parlar voglio esser aspro”, la possibilità di dire ciò che voglio
e ciò che penso.

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