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MARIA TROVATO

ECCE HOMO-ANTONELLO DA MESSINA

Data 1473
Museo Piacenza, Collegio Alberoni
Tecnica olio su tavola
Dimensioni 48,5×38 cm.

DESCRIZIONE

La tavola di Antonello da Messina raffigura Cristo legato alla colonna


dai soldati romani. Gesù è in posizione frontale e guarda verso il
devoto che osserva l’opera. Intorno alla fronte porta la corona di spine
che stringe i capelli e lacera la pelle. Infatti, dalle spine scendono
sottili rivoli di sangue. Intorno al collo poi è fissato il cappio di una
corda che scende verso il basso. Il volto inoltre ha un’espressione di
grande sofferenza mostrata dalle sopracciglia e dalle labbra rivolte in
basso. Lo sfondo è scuro e privo di dettagli. Infine, in basso, in
prossimità del bordo inferiore del quadro, si trova un parapetto sul
quale un cartiglio mostra la firma del maestro.

INTERPRETAZIONI E SIMBOLOGIA

Ponzio Pilato, governatore romano della Giudea, mostra Gesù al popolo dopo la flagellazione. “Allora Gesù uscì,
portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: «Ecco l’uomo!»”. (Giovanni 19,5)
(Traduzione CEI). Il soggetto dipinto risulta quindi essere così l’incontro tra il tema religioso dell’ECCE HOMO con
quello del Cristo alla colonna della flagellazione. Antonello da Messina contribuì in modo determinante a rinnovare
i modelli della pittura destinata alla devozione privata. Infatti, sperimentò continuamente ricercando esempi
iconografici propri anche della pittura fiamminga.

I COMMITTENTI, LE COLLEZIONI E LA STORIA ESPOSITIVA

Un cartiglio dipinto sul parapetto mostra la firma dell’artista e la data di esecuzione del dipinto: «1473 (oppure
1475) Antonellus Messaneus me pinxit». La tavola con l’immagine di Cristo esposto al popolo era parte del lascito
del cardinale Giulio Alberoni. Il cardinale destinò poi la collezione al Collegio da lui fondato a Piacenza nel 1752,
anno della sua morte. Il religioso acquistò il dipinto di Antonello da Messina, probabilmente, a Roma verso il 1725.
L’opera infatti faceva parte degli arredi di Palazzo Lana Buratti, nel Rione Trevi, nei pressi della chiesa degli Angeli
Custodi. Secondo gli storici, l’opera rientra, infatti in un inventario redatto nel 1588 nel quale viene indicata come
«un quadretto piccolo Ecce homo».

Il dipinto fu, così, annotato in un inventario del palazzo del 1735 e definito «opera dell’antico Antonelli». Fu
nuovamente citato nell’inventario seguito alla morte dell’Alberoni nel 1753. Stefano Pozzi, un pittore
dell’Accademia di San Luca e allievo di Carlo Maratta, nel 1760, stimò il dipinto sei scudi nell’ipotesi di venderlo.
Nel 1761, però, Ecce homo fu trasferito a Piacenza nelle stanze del Collegio Alberoni. Agli inizi del Novecento
nacque tra gli studiosi l’interesse intorno l’arte del Quattrocento. Così, Giulio Ferrari nel 1901 lo propose alla loro
attenzione. Ecce homo comparve per la prima volta ad una Mostra d’arte sacra di Piacenza del 1902.
LO STILE

ECCE HOMO è un’opera devozionale di Antonello da Messina della quale esistono alcune versione custodite in
diversi musei nel mondo. L’artista, nel dipinto di Piacenza, compì una efficace sintesi tra realismo del dettaglio e
monumentalità prospettica. La prima caratteristica è tipica delle opere fiamminghe. La seconda, invece, maturò
nella pittura della penisola italica nel Quattrocento. Il cartiglio appuntato al parapetto rimanda a modelli
fiamminghi. Antonello da Messina ruotò il volto del personaggio in direzione del dipinto per creare un legame
comunicativo con il devoto. Inoltre, l’espressione di Cristo è estremamente espressiva e manifesta il dramma
dell’umiliazione inferta.

LA TECNICA

Il supporto del dipinto è una tavoletta di legno di rovere di circa 5-6 mm di spessore con la fibra disposta in senso
verticale. La preparazione, molto sottile, è composta da una mestica di gesso, colla e medium oleoso, di colore ocra
molto chiaro. Antonello applicò tale composto direttamente sulla superficie della tavola, forse, già trattata con un
leggero strato di colla. Tale era, infatti, il procedimento dell’epoca. Fu Giorgio Vasari, nel Cinquecento, ad attribuire
ad Antonello la diffusione nella penisola italica la tecnica ad olio. Nel corso del Quattrocento l’olio sostituì, poi
quasi completamente la pittura a tempera. Gli storici contemporanei non considerano le fonti di Vasari
completamente affidabili. Comunque, Antonello da Messina, con Piero della Francesca e Giovanni Bellini, ha il
merito di aver diffuso la nuova tecnica presso le scuole locali. Antonello utilizzò il disegno come base per
progettare le sue opere.

IL COLORE E L’ILLUMINAZIONE

ECCE HOMO di Antonello da Messina presenta toni caldi. Infatti sull’intera superficie domina il bruno dello sfondo.
L’incarnato di Cristo tende all’ocra-arancio. L’incarnato chiaro crea poi un forte contrasto di luminosità con lo
sfondo. Anche la corona viene messa in evidenza dal suo colore quasi bianco, contro il bruno dei capelli. La luce
che proviene da sinistra e dal centro crea leggere ombre a sinistra del volto e del corpo di Gesù. Antonello inoltre
illuminò intensamente il corpo di Cristo che viene così quasi ritagliato contro lo sfondo.

LO SPAZIO

Nel dipinto intitolato ECCE HOMO, Cristo è dipinto contro uno sfondo scuro e indistinto. Inoltre, è rappresentato ad
una distanza molto ravvicinata dal fronte del dipinto. L’osservatore ha così la sensazione di trovarsi a poca distanza
da Gesù e di condividerne l’atmosfera intima e drammatica.

LA COMPOSIZIONE E L’INQUADRATURA

ECCE HOMO è un dipinto orientato in verticale. Secondo annotazioni riportate nei documenti storici,
originariamente il dipinto era corredato da una cornice lineare in giallo e oro. Probabilmente tale scelta permetteva
di enfatizzare la tridimensionalità dell’opera. Antonello da Messina replicò altre volte l’inquadratura, del dipinto
nella versione di New York, ospite di una Collezione privata, del Metropolitan Museum of Art, e di Genova di
Palazzo Spinola. Probabilmente il modello di ECCE HOMO conservato a Piacenza trovò maggiori consensi tra i suoi
committenti. Infatti, l’impostazione compositiva è più stabile anche grazie ad una più efficace resa degli effetti
luminosi.

CONFRONTI. LE ALTRE VERSIONI DELL’OPERA

ECCE HOMO è il soggetto di alcuni dipinti di Antonello da Messina, che gli storici datano tra il 1470 e il 1475. La
versione successiva a quella custodita a Piacenza è conservata al Louvre di Parigi e presenta leggere variazioni.
Presso il Metropolitan Museum of Art di New York si trova il Cristo incoronato con le spine, datato 1470. L’opera
differisce dalle altre. L’opera esposta presso la Galleria nazionale di palazzo Spinola di Genova condivide, invece, lo
stesso modello di quella di Piacenza.

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